di SANTO STRATI – Si apre oggi a Torino la XXXVII edizione del salone del Libro. Importante e qualificata la partecipazione della Calabria, presente sia come Regione (Spazio Calabria) sia come Città Metropolitana di Reggio Calabria che fa il bis dell’edizione passata, con notevoli migliorie organizzative per mostrare una “presenza” significativa di un territorio particolarmente attento al libro (Taurianova è stata la Capitale italiana del libro fino allo scorso marzo) e alla formazione culturale dei giovani. Analogo obiettivo che si pone la Regione Calabria che, pur tuttavia, investe ancora poco sulla cultura e la formazione.
Ma sono temi che verranno fuori in questa cinque giorni di incontri, dibattiti e presentazioni di libri ma anche di idee e progetti di cultura.
Calabria.Live al Salone di Torino dedica il suo supplemento mensile Calabria.Libri, con una guida giorno per giorno, degli appuntamenti e degli incontri con gli autori e gli editori che operano in Calabria e chiedono visibilità nazionale (e perché no?) internazionale. Buon Salone a tutti.
Da quanti anni la Regione Calabria partecipa al Salone? Tanti e, a ogni edizione, c’era l’ambizione (e la tentazione) di lanciare il messaggio ben identificabile di una terra che, ingiustamente, era (è ancora) vittima di preconcetti e pregiudizi. La facile affermazione, largamente offensiva e non più tollerabile, di “Calabria, terra di mafia” ha trovato negli anni, terreno fertile tra i media che all’approfondimento preferivano il sensazionalismo. E, non a caso, sulla stampa, in tv, si parlava di Calabria unicamente in occasioni di omicidi, di mafia, faide, maxiprocessi, etc. Tutto il resto veniva bellamente ignorato.
Da una ventina di anni però, il vento è cambiato e una nuova narrazione della Calabria è stata possibile: il quotidiano Calabria.Live – scusate l’autocitazione, visto che l’ho fondato e lo dirigo da 9 anni, ma è inevitabile – ha mostrato che si può fare informazione su “tutto il resto”, ovvero parlare della vera Calabria, la Calabria positiva, con le sue eccellenze, il suo straordinario capitale umano, il forte senso della giustizia e della legalità, il suo patrimonio naturale, artistico e culturale. La sua storia, le sue tradizioni. E la cultura? Quella con la C maiuscola appartiene a un lascito ereditario che si perde nella notte dei tempi: dai classici magnogreci, a Pitagora, ai grandi filosofi e pensatori come Campanella, Barlaam, Gioacchino da Fiore, Telesio giusto per citarne qualcuno, ai suoi scrittori, ai suoi poeti: ieri Lorenzo Calogero e Franco Costabile, oggi Corrado Calabrò e Pino Bova, per citarne qualcuno. Ce ne sarebbe, insomma, di che riempire migliaia di pagine o centinaia di ore di video o podcast.
E il Salone del Libro doveva, poteva, ma può ancora oggi, rappresentare non solo una vetrina per coraggiosi editori che operano in Calabria, ma l’occasione per parlare e far parlare della Calabria e del suo patrimonio culturale.
Non siamo scettici sui risultati passati, ma certo – se sono arrivati – devono essere stati abbastanza modesti, visto che della partecipazione calabrese al Salone – escludendo i media regionali – se n’è parlato sempre pochissimo.
Oggi sarebbe il caso di voltare pagina e avviare un processo reputazionale – non più rinviabile – che parta proprio dai libri, da quella cultura che questa terra detiene in quantità industriale, ha a quintalate da “vendere”.
Ma la cultura non si compra in qualche negozio specializzato o su Amazon, ma offerta, arricchita delle risorse necessarie, per un consumo illimitato, perché – ricordiamolo – può… generare “dipendenza”. La cultura è il patrimonio di un popolo, del suo territorio e stimola il bisogno di conoscenza perché – come dice il sommo Poeta – “non siamo fatti a viver come bruti”.
Con questa premessa, i libri devono diventare, dunque, il pretesto, se non l’opportunità di mostrare il lato meno conosciuto della regione: uno stimolo a cercare percorsi, individuare protagonisti di cultura (i francesi direbbero maîtres à penser), un invito a scoprire i segni identitari di una terra che promana cultura in ogni angolo. Con i vantaggi evidenti che tale operazione porterebbe: la cultura è un traino potentissimo al pari di belle spiagge e montagne incantate e incantevoli. Il turismo culturale, purtroppo, è sempre stato sottovalutato, come quello religioso pur avendo la Regione, promosso e incentivato, per esempio, i percorsi basiliani o quello di San Francesco: non lo sa quasi nessuno dei tantissimi potenziali turisti delle vacanze intelligenti.
È come avere la Ferrari in garage: se nessuno la vede e nessuno sa che ce l’hai, chi ti potrà mai chiedere se gliela fai vedere?
La Ferrari, nel nostro caso, è tutta la Calabria con un patrimonio culturale immenso (e sottovalutato, se non, addirittura, messo in disparte. Un patrimonio che ha bisogno di curatori (e Dio sa quanti giovani laureati potrebbero vedersi offrire un’occupazione seria e stabile senza dover lasciare la propria terra!), ma ha bisogno, prima di tutto, di una specifica opera di valorizzazione e di promozione, con azioni mirate di marketing non improvvisate o basate su paccottiglia gadgettizzata che non serve a nulla.
Si faccia esperienza del passato, scartando iniziative discutibili e prive di risultati, e si metta in piedi una task force culturale con teste pensanti (sono tanti gli illustri calabresi pronti a lavorare e “pensare” gratis) in grado di immaginare scenari diversi e operazioni di grande respiro che offrano quel “rimborso reputazionale” di cui questa terra ha proprio bisogno.
Possiamo dirlo senza timore di essere smentiti: fino a oggi tante belle idee, alcune davvero ricche di suggestioni, ma con pochi riscontri che non hanno lasciato il segno. L’improvvisazione si fa a teatro, non va bene quando c’è da pianificare e programmare il futuro. Quello che abbiamo rubato ai ragazzi calabresi e che sarebbe ora di restituire. Un futuro che la cultura potrebbe aiutare non poco a modificare in positivo, creando occupazione e prospettive di crescita anche nel campo librario.
Quindi, sarebbe opportuno guardare a questa partecipazione non come esposizione di libri con copertine più o meno belle (le potete vedere nelle pagine che seguono) ma come opportunità di crescita per gli editori che operano in Calabria.
Lo abbiamo detto spesso, non ghettizziamo geograficamente una produzione editoriale che non ha nulla da invidiare alle imprese del Centro e del Nord. Solo che le condizioni operative per gli editori del Sud sono decisamente diverse: il divario, purtroppo in costante crescita, si avverte nella quotidianità del lavoro. Nessun sostegno per la distribuzione, nessuna agevolazione che pur sarebbe meritevole visto l’impegno di chi produce cultura (e libri), nessuna iniziativa che permetta la creazione di una rete con il coinvolgimento di tutti gli operatori professionali
E poi manca un piano operativo per le biblioteche calabresi (oltre 600) che potrebbe sostenere l’acquisto di volumi prodotti in Calabria (i 30 milioni stanziati nel 2020 dal Mibact si sono decisamente rivelati insufficienti e la nuova iniezione di contributi del Governo è ancora modesta). Ma non si tratta soltanto di comprare libri per rifornire le biblioteche (alcune di esse non hanno neanche gli spazi per accogliere persino donazioni) ma creare un circuito virtuoso che avvicini i giovani alle biblioteche del territorio. Biblioteche che devono essere centri operativi di cultura, in fattiva collaborazione con scuole e associazioni.
Soprattutto nelle aree interne è fondamentale offrire supporto culturale ai giovani e tenerli lontani dalle lusinghe malavitose: tentazione inevitabile quando non ci sono i ragazzi e offrano spunti di interesse, li avvicinino alla lettura
Insomma, la Calabria legge pochissimo, ma è un gap superabile. La produzione libraria calabrese è una buona base di partenza per tracciare percorsi innovativi per la crescita culturale del territorio.
Se ne dovrebbe parlare al Salone, durante e ma anche dopo, coinvolgendo l’Ufficio Scolastico Regionale (Usr), le associazioni e gli operatori culturali del territorio. Non sembra difficile, basta volerlo, lo chiedono i nostri ragazzi. (s)