di SANTO STRATI – Il centrosinistra scopre, guarda un po’, che uniti si vince e i due risultati, per certi versi clamorosi, di Cosenza e Siderno indicano che il percorso del centro-destra in Calabria subisce un altrettanto clamoroso flop. È un segnale molto importante che il neogovernatore Roberto Occhiuto dovrà tenere con la massima considerazione: se, da un lato, la vittoria pressoché scontata alla regionali ha mostrato le defaillances di una sinistra smarrita e divisiva, dall’altro ha messo anche in evidenza i non malcelati malumori degli elettori del centro-destra. In poche parole, analizzando il voto regionale, alla luce del risultato dei ballottaggi a livello nazionale quasi interamente a favore del centrosinistra, emerge che la Lega, in Calabria, ha perso un cospicuo patrimonio di voti che aveva saputo mettere insieme e la destra della Meloni, i suoi Fratelli d’Italia, non hanno fatto i numeri che ci si aspettava. Cosa significa tutto questo? Che i partiti hanno fatto male i conti nella scelta dei candidati (sia a livello regionale che nazionale) e che gli elettori hanno prima di tutto testa oltre che cuore e vogliono essere partecipi della trasformazione possibile. Non si possono riscattare gli insuccessi con una semplice richiesta di nuova fiducia: a livello nazionale risulta evidente la vittoria delle periferie, che la destra ha scioccamente ignorato o non adeguatamente considerato, a livello locale c’è una chiara bocciatura dell’amministrazione precedente. O, per dirla a brutte parole, è stato bocciato il “sistema Occhiuto”. Francesco Caruso, fedelissimo del sindaco uscente, era espressione dei due Occhiuto e la sua mancata elezione di sicuro rovina il clamoroso successo delle regionali. Del resto, lo stesso neogovernatore proprio a Cosenza, la sua città, ha preso meno voti che a Reggio o a Catanzaro. Qualcosa vorrà pur significare, senza, però, inficiare le buone intenzioni e la visione di futuro che Roberto Occhiuto mostra di avere chiara.
Perciò, a chi avanza il dubbio che il neogovernatore Roberto, fratello del sindaco uscente Mario, possa uscire ridimensionato da questo “risveglio rosso”, occorre dire che si tratta di affermazioni basate più sui sentimenti degli instancabili assertori della campagna elettorale permanente, che non deve finire mai. Bisognerebbe, invece, smetterla di contrapporre a tutti i costi successi e insuccessi inseguendo improbabili confronti: l’amministrazione di Mario Occhiuto, nel bene e nel male, lascia apprezzabili tracce di iniziative importanti a favore della città, e non riteniamo che questo voto debba essere considerato una bocciatura netta, qui è prevalsa una diversa organizzazione del territorio nella ricerca del consenso. La sinistra cosentina è stata brava a ricompattare le sue varie anime divise, cercando quella non impossibile unità che, invece, è mancata nel voto regionale. Col senno di poi, la lezione di Cosenza dovrebbe dare un segnale chiaro al segretario dem Enrico Letta: tre anni di commissariamento in una regione come la Calabria, con una lunga e gloriosa tradizione socialista e riformista, sono stati un oltraggio insopportabile per migliaia di elettori. Cos’altro aspetta Letta per fare piazza pulita degli attuali commissari (regionale, provinciale, etc) e ricostituire con una nuova classe dirigente (e una segreteria di peso) la sinistra (non solo dem)? E non si vengano a riscuotere meriti inesistenti per il successo cosentino: il risultato viene solo dall’infaticabile lavoro di attivisti e elettori di sinistra che hanno creduto nel progetto progressista e riformista che Franz Caruso ha delineato nel suo programma. Certo, qualche punto in percentuale i raid squadristi li hanno levati al centro-destra, qualche maldipancia contro il facente funzioni Nino Spirlì, ha fatto il resto, ma non sono queste le cause di una sconfitta così bruciante: bisogna leggere i desiderata dell’elettorato, proporre idee e persone, non imporre dall’alto personaggi che sconoscono il territorio (non è il caso di Cosenza, il Caruso di centrodestra è stato il braccio destro di Occhiuto sindaco). Roma e Milano docet: il centro-destra ha giocato per perdere, per quali arcani disegni probabilmente non si scoprirà mai.
Ma torniamo in Calabria: il neogovernatore Roberto Occhiuto ha detto chiaramente che la sua vittoria comincerà quando verrano fuori i primi risultati che il suo governo riuscirà a ottenere. Con un impegno – aggiungiamo – che non potrà prescindere da una trasversalità necessaria. La Calabria è di fronte a un bivio: da un lato ci sono strade che portano a un percorso di crescita e di sviluppo (prima di tutto la gestione dei fondi del PNRR), dall’altro semplicemente l’abisso. È proprio questo il vero pericolo che bisogna tenere lontano: la minoranza in Consiglio regionale, alla luce di questo “risveglio” della sinistra calabrese, dovrà svolgere con grande responsabilità il suo ruolo, in modo da aprire un confronto costruttivo su base dialettica. Nella passata consiliatura prima “minimizzata” dalla prematura scomparsa della presidente Jole Santelli e successivamente traviata da iniziative giudiziarie ancora non concluse né con condanne né assoluzioni, la minoranza non ha fatto bene il suo mestiere, diciamolo con franchezza. È dunque l’ora di dare una svolta, perché scelte trasversali non implicano o indicano il ripudio delle proprie idee, semmai offrono il fianco a un confronto sereno che sappia dare il giusto valore ai segnali e alle istanze che arrivano dal territorio. È evidente che bisogna tornare nelle piazze ad ascoltare chi ci vive, chi ci lavora, chi il lavoro lo aspetta o lo cerca, chi ogni giorno spera di poter guardare con più ottimismo verso il futuro dei propri figli. Le condizioni ci sono tutte per fare della Calabria la California d’Europa: tocca ai singoli amministratori, alla Regione, giocare il proprio ruolo sulla linea del rigore, della legalità, della correttezza. (s)