IN UN LIBRO LA PESANTISSIMA DENUNCIA PUBBLICA SULL'ASSURDA "CONTABILITÀ ORALE" DELLE ASL CALABRESI;
Il dottor Santo Gioffrè

LA SFIDA DI GIOFFRÈ AL MALAFFARE SANITÀ
SCOMODE VERITÀ DEL MEDICO-SCRITTORE

di PINO NANO – Le tante scomode verità del medico-scrittore Santo Gioffrè: una testimonianza in prima persona, che equivale a una grande sfida al malaffare che ha pervaso la sanità calabrese. Arriva in libreria il nuovo libro di Gioffrè, ma non è un romanzo storico, come quelli ai quali ci ha piacevolmente abituato: è il racconto amaro di una sconfitta, quella dello Stato, che forse si poteva evitare. Una coraggiosa, pesantissima, denuncia che farà scalpore. Susciterà amarezza e indignazione tra le persone perbene, tra i tantissimi calabresi onesti che hanno diritto e voglia di essere informati su uno scandalo infinito su cui la giustizia dovrà mettere la parola fine. Non caso s’intitola Ho visto. La grande truffa della sanità calabrese.

Il saggio esce grazie alla Castelvecchi Editore che ha fortemente creduto nel progetto del medico scrittore di Seminara, decidendo di farlo arrivare non solo nei luoghi più sperduti del Paese, ma anche all’estero dove spesso la Calabria che viene raccontata dai media è meno crudele di quella che Santo Gioffrè descrive invece in questo suo racconto, dai toni anche drammatici e fortemente sofferti.

Questo suo nuovo libro è in realtà il diario di bordo di una esperienza di governo e di gestione ai vertici della sanità calabrese, «dove può capitarti di imbatterti in un mafioso senza rendertene conto», tanto simile spesso egli è agli uomini di Stato e ai rappresentanti istituzionali di questa moderna Repubblica del caos.

Un pugno nello stomaco, una confessione a cielo aperto, una sfida al Paese, coraggiosissima e plateale, un dossier analitico e documentatissimo sul malaffare della sanità calabrese davvero senza precedenti, ma anche un racconto diretto immediato senza perifrasi o mediazioni di comodo che ti entra nel cuore e nel corpo con una violenza brutale e inimmaginabile. E di fronte al quale, ogni qualvolta vedi in televisione l’immagine stereotipata dell’arresto di un uomo di ‘ndrangheta, il più delle volte di un boss, ripreso in qualche capanno o vestito da contadino, ti viene solo da sorridere, perché oggi i veri boss della ‘ndrangheta sono forse molto di più quelli che Santo Gioffrè descrive nei minimi dettagli lungo il percorso che affronta in “Ho visto”, e che vestono blazer scuri e scarpe firmate da 2 mila euro al paio.

La domanda a cui nessuno forse potrà, o saprà mai dare una risposta credibile, e che noi ci facciamo da giorni è questa: ma dove avrà mai trovato Santo Gioffrè il coraggio di tanta lucidità nella scrittura e nella forza delle accuse che muove al mondo istituzionale calabrese, e non solo calabrese?

Abbiamo allora provato a conoscerlo meglio questo medico scrittore. Anche perché la sua vita di intellettuale è costellata di altre opere di grande pregio letterario.

Nel 1999 pubblica il primo romanzo storico Gli Spinelli e le Nobili Famiglie di Seminara, nel periodo del terremoto del 1783. Seguiranno Leonzio Pilato, La terra rossa, Il Gran Capitán e il mistero della Madonna nera. Ultimo romanzo prima di Ho visto, Gioffrè scrive L’opera degli ulivi, che segna di fatto il suo grande esordio per la Castelvecchi di Roma.

La copertina del libro "Ho visto" di Santo Gioffrè

Uno scrittore dunque di straordinario coinvolgimento emotivo, che usa un racconto per nulla forbito ma lineare, semplicissimo, e lo stratagemma del romanzo per raccontare gioie dolori ed emozioni della sua terra natale, che è la Piana di Gioia Tauro, «infestata dalla violenza e dal pregiudizio storico che tutto ciò che si muove è solo ndrangheta», lui figlio di un paese come Seminara dove la faida di tanti anni fa ha profondamente segnato la vita di ogni ragazzo di allora, quando durante un funerale arrivarono dei killer e spararono contro il corteo, e i ragazzi videro la bara del defunto rotolare per le scale del sagrato della Chiesa, abbandonata da chi la portava in spalla.

Scene di una violenza inaudita, ma che Santo Gioffrè nei suoi romanzi ha cristallizzato in ricordi e immagini di una suggestione senza pari, dove l’Aspromonte – per lui che ne è figlio più autentico di questa montagna – è meno cupo e meno minaccioso di quanto invece da lontano non si possa immaginare.

Fin qui la vita del romanziere, Santo Gioffrè. Ma c’è anche un rovescio della medaglia che è invece quello di un medico che tra Seminara Palmi e Gioia Tauro fa anche tantissima attività politica, impegno che lo vede eletto più volte consigliere al Comune di Seminara, e dal 1994, per due volte consecutive Consigliere provinciale nel collegio Seminara – Delianuova, ma anche assessore alla cultura della provincia di Reggio Calabria.

Vecchio idealista, uomo esteriormente rude, protagonista indiscusso della sinistra storica in Calabria, Santo Gioffrè – che per mestiere fa il medico ginecologo a Palmi ma che è soprattutto conosciuto in Italia come scrittore e romanziere della grande scuola meridionale – nel 2015 viene nominato dalla giunta regionale in carica Commissario Straordinario dell’ASP di Reggio Calabria, e qui incominciano i suoi «guai terreni».

Subito dopo il suo insediamento, incomincia a mettere mano alle poche carte che trova sul suo tavolo di gestore unico della sanità nella provincia più “discussa” d’Italia, e scopre – quasi per caso – che da quel giorno in poi la sua vita avrà a che fare soprattutto con un deficit di bilancio unico in Italia e con un disastro finanziario impossibile da risanare.

Ma l’uomo ha il carattere forte e la tempra giusta per credere di potercela fare da solo, a rimettere ordine in questo caos di totale confusione. Per giorni e notti lavora sulle cifre che ha davanti, ma intuisce immediatamente che molte cose non vanno. E man mano che va avanti nella conoscenza dei dati contabili dell’Azienda Sanitaria si rende conto che ha di fronte un quadro a dir poco scandaloso e allarmante.

Convoca allora i suoi funzionari più diretti, legge tutti i rapporti redatti dai suoi predecessori, cerca insomma di capire perché l’Asp di Reggio Cal fin dal 2013 è senza bilancio consolidato in quanto, quell’anno, fu bocciato e mai più redatto.  Molte delle spese sostenute dalla sanità reggina sono state fatte infatti sulla “parola”.

Cosa significa? Che non ci sono carte contabili. Non ci sono ricevute di pagamenti effettuati. Non ci sono riscontri finanziari. Non ci sono registri contabili affidabili, ma solo «parole affidate al vento e alla memoria di qualcuno». Molte cose sono state acquistate e saldate sulla base di accordi o promesse verbali, «sulla parola», magari con una semplice stretta di mano. Roba da non crederci. Bastava una stretta di mano, e l’affare si chiudeva in quel modo. Ma così andavano le cose, nella più importante azienda sanitaria calabrese.

Verba volant, scripta manent. Santo Gioffrè la chiama “Contabilità orale”, nel senso di contabilità affidata alla memoria storica di qualcuno, di cui però non ci sarà mai traccia vivente. Parliamo di contabilità di milioni di euro mai regolarizzati, e mai trascritti su carte documenti o anche semplici memorandum. Per anni tutto è avvenuto “sulla parola”. Una stretta di mano, uno sguardo ammiccante, un accordo da chiudere, e soprattutto la certezza poi che qualcuno avrebbe alla fine pagato il conto.

E il primo “conto” che Santo Gioffrè, nella sua veste di neocommissario della sanità reggina deve saldare è una “piccola” fattura di 6 milioni di euro ad una struttura privata convenzionata di Reggio Cal.

Avete letto bene. 6 milioni di euro, mica bruscolini.

Dopo 20 giorni dall’insediamento, Santo Gioffrè riceve la visita di un signore, già curatore legale di quella struttura. Nel suo libro Gioffrè fa nomi e cognomi precisi. Il neo-commissario lo riceve ma viene raggelato dal suo racconto.

Questi riferisce che prima del suo insediamento, l’Asp aveva pubblicato una delibera, con tutti i pareri di rito favorevoli, in cui veniva riconosciuto ad una Casa di Cura privata convenzionata un debito da pagare di 6 milioni di euro.

“Dottore, noi avevamo già incassato, nel 2009, i sei milioni che ci dovevate. Poi, nel 2014, io stesso ho curato, a nome del Consiglio d’Amministrazione, la vendita ad altri della Casa di Cura. Ora, scopriamo che si stanno pagando le stesse fatture che, allora, ci furono pagate…”.

Fine della favola?

Niente affatto. Santo Gioffrè chiede ulteriori verifiche e scopre per bocca dei suoi amministrativi che quel saldo di 6 milioni di euro in realtà, per come riferito, era probabilmente avvenuto “sulla parola”. Nel senso che il debito era stato regolarmente saldato dalla Banca tesoriere dell’Azienda Sanitaria, ma nessuna ricevuta specifica, fattura per fattura pagata, era stata trasmessa all’Ufficio Economico-finanziario dell’Asp affinché la partita debitoria, da quel momento in poi, risultasse estinta.

Da qui, poi, la seconda richiesta di saldo, evidentemente vogliamo pensare per via di fatture precedenti già saldate ma assolutamente inesistenti.

Che fare?

Gioffrè, ricevuti i documenti che accertano il pagamento avvenuto, scrive allora di proprio pugno la delibera di annullamento della precedente delibera, e blocca il saldo di 6 milioni di euro disposto per la nuova società.

Il Medico-Scrittore, proseguendo nel suo lavoro di ricerca, scopre ulteriori fatture pagate due volte, soprattutto a multinazionali del farmaco e intuisce il sistema che ha trasformato l’Asp di Reggio Calabria in bancomat. È facile immaginare, a questo punto, cosa accadde nelle settimane successive.

Santo Gioffrè viene cacciato dal suo incarico.

Lo mandano a casa nel giro di qualche giorno, e lo fanno senza pietà, quasi fosse un appestato. Naturalmente, lo mandano via con una “scusa istituzionale” assolutamente “impeccabile”, e fra l’altro anche giuridicamente incontestabile.

L’Anac, l’Autorità Anticorruzione guidata allora da Raffaele Cantone scopre che la sua nomina di Commissario dell’ASP di Reggio Calabria è incompatibile perché Gioffrè, nel 2013, era stato candidato, sconfitto, alla carica di Sindaco di Seminara, un paesino di 1500 mila anime.

Bene, oggi – grazie a questo libro di grande coraggio ed efficacia mediatica vi assicuro – questa storia della “Contabilità orale” farà ormai il giro del mondo.

Mi permetto solo di darvi un consiglio. Davvero avete voglia di capire come, in storie come queste, di grandi affari milionari, si materializza la Ndrangheta?

Bene! Nelle prime quattro pagine di “Ho visto” troverete il racconto dettagliato, inquietante, drammatico e clamoroso di un incontro tra il medico-scrittore e un signore elegante e dall’atteggiamento sobrio che è un affresco attualissimo del rapporto tra la ‘ndrangheta e le Istituzioni di questo paese, e di fronte al quale lo scrittore confessa: «Quando tutto iniziò ebbi subito la sensazione di trovarmi di fronte all’amore e alla morte… Sentii il gelo di quando muore qualcuno… Quell’uomo aveva lavato e asciugato il mio coraggio. Mi sentivo nudo e avevo freddo, il cuore mi sembrava diventato vegetale, non aveva più un battito. In quei momenti è difficile rimanere lucidi. Rimasi muto. Lo accompagnai con lo sguardo, fin quando non si perse tra la folla».

Santo Gioffrè, dunque, non solo “Premio Letterario Nazionale Cronin 2020” in una terra dove se «alzi per un momento la testa, e lo fai fuori dal coro, rischi di beccare un cecchino pronto a farti fuori».

Oggi Santo Gioffrè è diventato, suo malgrado, icona della legalità in tutto il mondo, ma soprattutto testimonial di grande coraggio individuale, perché da oggi in poi – quando si parlerà della sanità calabrese e della “Contabilità orale” dei bilanci milionari delle Asl calabresi – si parlerà per forza di cose di lui, della sua cocciutaggine, e del suo estremo coraggio.

L’intervista che giorno fa gli ha dedicato BBC News, francamente gli rende merito di tutto quello che lui ha fatto in tutti questi anni al servizio della sua terra.

Ma chissà se la penserà allo stesso modo il ministro Roberto Speranza?

Sappiamo solo che in passato i due erano anche grandi amici, lo erano soprattutto un tempo, quando insieme facevamo politica nello stesso vecchio partito comunista. Ma poi, forse, andando Roberto Speranza al Governo come ministro della Salute – con tutti gli impegni istituzionali del suo dicastero – avrà certamente perso per strada pezzi importanti dei suoi ricordi passati, e quindi forse anche una parte importante dei suoi amici più cari.

«Ma ho imparato a mie spese – sorride il vecchio medico di Seminara – che la politica, da sempre per la verità, riserva amarezze di questo genere. Forse anche peggiori di queste. Importante è non serbare mai rancore per nessuno». (pn)