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Domenico Mazza

L’OPINIONE/ Domenico Mazza: Rigenerazione urbana, la scommessa delle città joniche

di DOMENICO MAZZA* – Vivere una città, o tentare di avviarla ad una società di trasformazione urbana, non sempre è facile. Se a questo, aggiungiamo la difficoltà delle (presunte) città dell’Arco Jonico, la cosa si complica ancor di più.

L’assoluta mancanza di servizi, assenza o malfunzionamento dei mezzi pubblici, latitanza dei servizi sanitari, abbondano delle contrade e delle aree periferiche, mancanza di aree comuni e verdi, restituiscono lo specchio di tornasole della situazione che, oggi, realtà come Crotone e Corigliano Rossano vivono. Comprendo che oggi queste città siano difficili da gestire: non tutti i quartieri sono serviti e amministrati allo stesso modo e spesso è sufficiente girare l’angolo per scorgere delle situazioni di degrado.

Tuttavia, il tessuto sociale di una città è lo specchio dei suoi cittadini, ma se queste vengono abbandonate, senza un progetto di rilancio, si corre il rischio di ritrovarsi, tra qualche anno, a vivere in delle zone completamente degradate. Per questo, discutere di riqualificazione o rigenerazione urbana, oggi, è argomento che acquisisce una valenza importantissima.

Soffermiamoci, per un attimo, ad analizzare la situazione post industriale delle due città Joniche. Pensiamo all’ex area industriale di Crotone ed all’area di Cultura, già sede del complesso industriale Enel a Corigliano Rossano. Le due aree sono a ridosso dei principali porti Jonici calabresi, entrambe attraversate dalla statale 106 ed in prossimità dei centri cittadini. Anzi, nel caso della ex centrale Enel, la stessa ora si trova ad essere baricentrica al nuovo tessuto periurbano di Corigliano Rossano.

Bene, queste aree, attualmente, giacciono nel più totale abbandono. Qualche operazione in termini di dismissione sulla centrale termoelettrica, ma niente di più. Se solo provassimo ad immaginare una pianificazione rigenerativa di tali aree, probabilmente avremmo risolto in un colpo solo buona parte delle problematiche che oggi, l’area della Sibaritide e del Crotoniate, vivono. Abbiamo esempi ben più blasonati delle nostre realtà, dove i processi rigenerativi post industriali hanno dato nuova vita e nuova linfa alle città, nonché alle aree circostanti.

Pensiamo a Bilbao, o all’area della Ruhr (Bochum, Dortmund, Duisburg), dove il passaggio alla fase post industriale è stato accompagnato da politiche di rigenerazione urbana su quelli che, un tempo, erano siti industriali fiorenti e che nell’ultimo secolo sono stati totalmente abbandonati al degrado ed all’incuria. Nel caso spagnolo, nel giro di pochi anni, le presenze turistiche hanno ripagato, abbondantemente, gli investimenti, restituendo altresì un incremento notevole del tasso di occupazione ed un innalzamento degli indici di qualità della vita ai cittadini.

Nel caso tedesco, il progetto di rigenerazione ha investito non solo le municipalità che ospitavano i dismessi siti industriali, ma ben 17 comunità contermini oltre a gruppi di pressione, ordini professionali ed imprese che nel giro di 10 anni hanno realizzato più di 100 progetti d’intervento finanziati al 40% dai privati ed al rimanente 60% dalle amministrazioni pubbliche: Comunità Europea, Stato, Regione, Comuni. Risanamento idrogeologico, parchi paesaggistici, attrezzature di housing sociale, in questo processo virtuoso di rigenerazione, hanno portato la metropoli della Ruhr ad essere stata indicata come Capitale europea della Cultura nel 2010.

Ritornando sullo Jonio, come non considerare che le aree retroportuali di Corigliano Rossano e Crotone, sono state inserite in zona Zes. E quale migliore occasione per ricucire questa opportunità assieme al processo di rigenerazione delle aree industriali, coinvolgendo i Comuni contermini alle due città (che rappresentano in entrambi i casi agglomerati di oltre 100mila abitanti) che giocoforza, insieme alle città ospitanti i dismessi siti, trarrebbero giovamento notevole da questa tipologia di politiche rigenerative.

La scommessa che ci attende è quella di trasformare le aree urbane partendo dal principio della cooperazione intercomunale, laddove giocherà un ruolo fondamentale aprire i confini e gli steccati imposti dal decadente campanilismo ad un diffuso senso comune che superi il semplicistico concetto di municipalità.

La politica, gli Amministratori, sono chiamati, oggi, a pianificare ciò che le loro città dovranno essere nei prossimi 50 anni. La green economy è il dettame che l’Europa impone, e prescindendo dai Recovery, esistono fiumi di finanziamenti europei a disposizione di tali sfidanti progettualità che aspettano solo di essere richiesti. Le menti pensanti e rivoluzionarie, caratterizzate anche da un pizzico di sana follia, hanno incontrato storicamente il diniego di buona parte delle popolazioni impattate dal loro agire; vuoi l’attaccamento alle tradizioni, vuoi le circostanze che ci portano a non sperimentare nuove strade rimanendo nei meandri di una memoria ormai sopita.

Tuttavia, quelle stesse menti, magari al tempo del loro operare, criticate, sono puntualmente le stesse che la storia, ciclicamente, restituisce a future generazioni, immortalandone il ricordo. (rkr)

*Cofondatore Comitato per la Provincia della Magna Graecia