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Alessandro Idonea ammalia il Teatro Cilea con "U sapiti com'è"

REGGIO – Alessandro Idonea ammalia il Teatro Cilea con “U sapiti com’è”

È tra risate e applausi che si è aperto, al Teatro “Francesco Cilea” di Reggio Calabria, che si è aperta la nuova stagione teatrale, con lo spettacolo U sapiti com’è di Francesca Sabato Agnetta e con Alessandro Idonea.

Grande soddisfazione è stata espressa da Peppe Piromalli, direttore artistico dell’Officina dell’Arte: «Ripartiamo con cautela riprendendo un progetto culturale interrotto a causa della pandemia ma che deve ricominciare perché senza arte siamo esseri incompleti».

Nel ruolo di Cola, giovane affetto da un ritardo mentale, il vulcanico Alessandro Idonea, secondogenito di Gilberto indimenticabile attore catanese e ambasciatore della tradizione teatrale siciliana. Amori, tradimenti, intrighi, bugie, luoghi comuni si alternano in una storia attuale che fa sorridere e riflettere. Un tema forte quale quello della disabilità non accettata da molti ma difesa da tanti per dare le stesse opportunità a chi è stato messo a dura prova dalla vita.

Indossata la parrucca di Cola, Alessandro si cala in quel personaggio schernito da una comunità ma amato alla follia da una mamma saggia e premurosa preoccupata per il futuro del figlio dopo la sua morte. Sul palco, affiancato da un cast eccezionale composto dagli attori Bruno Torrisi, Giovanna Criscuolo, Manuela Ventura, Angela Sapienza, Manuela Cordovana, Loredana Marino, Enrico Pappalardo, Pietro Privitera, Giovanni Rizzuti, Chiara Barbagallo, Nino Signorello, tutti attori noti e particolarmente affiatati in scena, l’instancabile Alessandro dimostra di aver onorato quell’eredità artistica e morale lasciata dal padre e, nonostante quel nome ingombrante, ha saputo col tempo crearsi una propria immagine dimostrando di essere un attore sensibile, scrupoloso e creativo.

In un vortice di emozioni e risate, si snoda un testo attuale che porta ogni spettatore a riconoscere nei personaggi molti soggetti della nostra quotidianità. Tipologie umane che esistono ancora oggi e che fanno parte di una società spesso sorda all’urlo degli invisibili. Ma non per  Alessandro e la sua compagnia abili a riproporre e regalare al pubblico quella sensibilità d’animo, quell’amore e purezza di esseri umani non contaminati dalla cattiveria e dalla superbia. Il finale è carico di pathos proprio quando Cola sta per morire, tradito da quel fratello che invece doveva proteggerlo, il legame indissolubile tra madre e figlio rimarca che i genitori sono l’unico posto dove l’amore non finisce mai.

«Le partenze sono sempre importanti e le ripartenze ancor di più – commenta a chiusura sipario il direttore dell’Oda, Peppe Piromalli –. Vedere gli spettatori finalmente felici e sereni, è il regalo più grande che potessimo ricevere. I successi non sono decretati dal singolo ma dalla squadra e se siamo riusciti a ripartire è grazie al nostro affezionato pubblico, agli attori che ci scelgono e ai nostri partner concessionaria Geremia mobility e Generali assicurazioni che insieme a noi continuano a sognare». (rrc)