La Giornata Nazionale del Mare, celebrata ieri in tutt’Italia, assume un significato particolare per la Calabria: le immagini dei fondali dello Stretto trasformate in un’ignobile discarica sottomarina parlano da sole. Serve – ha detto il segretario generale della Cisl Calabria Tonino Russo – «un impegno serio e determinato per la creazione di un sistema integrato di depurazione delle acque. Perciò la Cisl rilancia la proposta di un Contratto Istituzionale di Sviluppo, un “CIS Mare Pulito” per una programmazione comune, finalizzata a progettare e realizzare una rete di infrastrutture necessarie alla depurazione e al collettamento fognario. In un momento di crisi sanitaria, economica e sociale in cui è come non mai indispensabile operare, nell’immediato e in prospettiva, per il rilancio del turismo e del territorio, appare chiaro che un patto istituzionale che coinvolga il Governo, la Regione e i Sindaci in un percorso condiviso e coordinato nell’affrontare decisamente il problema, è l’unico modo di salvare e valorizzare la grande e preziosa risorsa naturale, ambientale e paesaggistica costituita dal mare e dagli 800 km di coste calabresi».
Certo, le risorse messe a disposizione dal Recovery Fund per un’Europa più verde” lasciano immaginare di essere – ha detto ancora Russo – «davvero ad una svolta possibile, perché l’Unione Europea considera prioritario il tema della tutela delle risorse naturali e dell’ambiente, prevedendo importanti investimenti. Il Quadro Finanziario Pluriennale (cioè il bilancio a lungo termine) 2021-2027 destina infatti a questo obiettivo, per tutta l’Unione, 356,4 miliardi di euro e il piano Next Generation EU ne stanzia 17,5: un totale di 373,9 miliardi».
La Giornata del mare è nata per «sviluppare la cultura del mare, inteso come risorsa di grande valore culturale, scientifico, ricreativo ed economico». È un modo per attrarre l’attenzione, soprattutto die giovani, sulla necessità di porre la massima attenzione al problema inquinamento e alla necessità di preservare non solo il verde ma anche l’ambiente marino.
Su questi temi, sabato, a Catanzaro i Verdi Calabria hanno aperto un dibattito (in streaming) sullo stato del mare della regione. «Salviamo il nostro mare» non è soltanto lo slogan dell’incontro che ha suscitato molto interesse e raccolto importanti adesioni, ma un obiettivo mirato per una specifica sensibilizzazione ambientale che risulta, a questo punto, quanto mai necessaria e non più rinviabile.
La diretta online è stata moderata da Giuseppe Campana, Commissario regionale Verdi, coordinata da Alessia Alboresi, consigliere comunale di Corigliano Rossano e Elisa Romano, dell’esecutivo nazionale Verdi, con «l’intento di accendere i riflettori sulla questione che attanaglia questa regione da tantissimo tempo».
«Ci sono diverse analogie tra la cattiva gestione dei rifiuti solidi e la cattiva depurazione che affligge le nostre acque – ha dichiarato Elisa Romano – e su tutto questo L’UE fa cassa. Non dimentichiamo che l’inquinamento è infatti dovuto non solo al mal funzionamento dei depuratori ma anche all’utilizzo delle plastiche monouso che tra poco prenderanno il sopravvento sulla fauna marina. Nel nostro percorso di sensibilizzazione, ad oggi abbiamo riscontrato molti atteggiamenti di riluttanza. Di ambiente si parla per essere alla moda ma non si attua concretamente nulla di ciò che si promette. Spero che la politica voglia abbandonare la realizzazione di opere inutili che in maniera vergognosa insegue, ad esempio il ponte sullo Stretto, per dedicarsi ad opere concrete e fattive: l’ambiente non è uno spot pubblicitario da utilizzare nelle campagne elettorali, la noncuranza dell’aspetto ambientale prima o poi presenta il suo conto».
Ad avviso di Silvio Greco, direttore della sede romana e calabrese della stazione zoologica “Anton Dohrn” «È tardi per preoccuparsi del pianeta Terra, che ha un tempo ormai finito; il tema vero di cui occuparsi è quello della qualità della vita sul pianeta, per il tempo che ci resta da vivere. Se le persone capissero una volta per tutta che qualunque gesto che crei danno si ritorce contro di noi, diventeremmo tutti ecologisti. Ma si è volutamente abbassato il livello scolastico e stiamo andando verso un’ignoranza generalizzata che favorisce i populismi sia di destra che di sinistra, un’ignoranza che fa paura. La maggioranza politica di questo Paese – ha concluso Greco – non ha alcun interesse verso la sostenibilità, né sociale né dell’ecosistema. Lo sforzo da fare è quello di lavorare sul tema dell’educazione ambientale. Abbiamo bisogno di cultura, di conoscenza. La politica si deve assumere la sua responsabilità. Un assessore all’ambiente non può parlare senza conoscere, stanno facendo solo del green wash. Si ragiona ancora sulla realizzazione delle discariche quando, invece, la discarica è soltanto la fase terminale di un processo e nella discarica deve arrivare solo il 3% dei rifiuti. Questo è il tempo in cui non si può non essere partigiani nel senso di prendere parte, è troppo importante per la qualità della vita della nostra specie».
Orlando Amodeo, Coordinatore Verdi Crotone, riallacciandosi ai discorsi di Silvio Greco, ha concentrato la propria analisi sulle particelle nocive che inquinano i nostri mari e la relativa fauna. «È vero che abbiamo una grande biodiversità – ha detto Amodeo – ma in tutti i nostri pesci i tassi di particelle chimiche quali fosforo, mercurio, cominciano ad abbondare pericolosamente; se poi aggiungiamo il fatto che consumiamo pesce di allevamento, che è grave fonte di inquinamento, vediamo purtroppo a che futuro stiamo andando incontro. Il territorio di Crotone per 30 anni è stato patria della Montedison, per cui c’è ancora una striscia di 4km sul mare. Si è poi proceduto con la “bonifica”, ma “bonifica” non deve essere solo coprire con della terra e piantare alberi».
A confermare dei dati preoccupanti, anche Domenico Bova, coordinatore Verdi Reggio Calabria. «Reggio – ha detto – dovrebbe essere un’isola felice, grazie alle correnti ed al ricambio frequente di acque, ma in realtà abbiamo gli stessi problemi degli altri, poiché non abbiamo mai acquisito l’assunto di essere uomini di mare. Reggio Calabria è, infatti, una città sul mare ma non è una città di mare. Reggio celebra la montagna nella sua gastronomia, con centinaia di macellerie, ma non ha pesce. Non ha una flotta di pescherecci, è poco avvezza alla cultura del mare. Andando alla questione inquinamento, la velocità con cui le acque meteoriche arrivano a mare, fa sì che se non c’è un controllo a monte, anche con opere di contenimento di determinati rifiuti, soprattutto i solidi urbani, la velocità con cui queste acque arrivano a mare è troppa e si creano danni. Poi subìamo la mancanza di una corretta depurazione, che produce un’iperfloritura algale per cui tutta una serie di specie ittiche è costretta a spostarsi per cercare condizioni di vivibilità. L’inquinamento del mare ha, quindi, creato una distribuzione diversa della fauna marittima. Non ultimo è, inoltre, il controllo dello sversamento dell’amianto. Abbiamo quattro fiumare che circoscrivono il perimetro di Reggio, in cui molti hanno pensato di sversare gli scarti dei propri lavori, l’amianto, che con le acque torrentizie finiva a mare. Ora col superbonus si prevede una grande mole di lavori edili e, quindi, bisogna esercitare dei controlli importanti. Il mare è fonte inesauribile di energia pulita grazie alle correnti ed alle onde, che consentono la produzione di energia alternativa. Spero che nel breve periodo si possa pensare a questo tipo di attività e risorse che investano il territorio reggino».
Non solo la costa, ma anche l’entroterra fa la sua parte nella tutela dei nostri mari. A parlarne, Mariano Marotta, coordinatore Verdi di Catanzaro. «Non è un problema solo dei comuni costieri. Molti comuni dell’entroterra non vengono tenuti in considerazione nella gestione della problematica. C’è, infatti, la convinzione errata che risolvendo la depurazione sui comuni costieri si risolva più in generale il problema – ha detto Marotta – La Calabria ha bisogno di una progettazione di tipo tecnico scientifico, che invece viene lasciata agli amministratori che spesso non hanno la sensibilità o le capacità. La Regione deve immaginare una progettazione che sia quasi pilota e possa essere replicata sul territorio in modo tale che una buona pratica possa poi fungere da motore per il resto».
Secondo Raffaele Greco (Verdi Vibo), «Il mare è lo specchio fedele di quanto avviene sulla terra ferma. Troviamo nelle nostre acque una contaminazione molto intensa con agenti patogeni, di origine principalmente fecale, perché la combinata azione di torrenti e piogge porta a mare, specie dopo la stagione estiva, un forte inquinamento organico. Io penso che il vero problema su cui oggi interrogarci da un punto di vista politico sia il fatto che la Regione, a distanza di 20 anni dalla direttiva quadro 60/2000 e del d.l. 152/2006, non abbia un piano di tutela delle acque regolarmente approvato dal consiglio regionale. Le politiche delle acque – ha concluso – vanno fatte su scala regionale e su scala distrettuale. Purtroppo, ad oggi, non se ne sente parlare. Neanche nel primo abbozzo di campagna elettorale che c’è stata. Dovremmo farne un cavallo di battaglia della nostra prossima campagna elettorale».
Molto dure le parole di Vincenzo Giordano, Consigliere federale nazionale Verdi, che ha definito «un problema di provenienza politica, inutile additare il privato cittadino che fa sì la sua parte, ma deve essere la politica l’elemento risolutore di queste circostanze».
«Parliamo del mare inquinato da quasi 40 anni, anni in cui si sono succeduti i vari governi regionali, comunali e provinciali – ha detto Giordano –. Parlare di ambiente non ha e non dovrebbe avere un colore politico, dovrebbe nascere spontaneo a chiunque occupi un posto istituzionale. Ma come è possibile che nessuna entità politica se non i Verdi abbiano intrapreso questo cammino? Il resto della politica sfrutta la linea verde per accaparrarsi una fetta di elettorato, per poi disattendere ogni promessa. Si tratta di green washing. Il problema ambientale è complesso e ne è responsabile solo la politica. Non dimentichiamo i grandi danni compiuti negli anni ’80 e ’90, in questo frangente c’è stato un abusivismo incredibile, colpa del privato ma anche della politica che ha condonato. Molti degli immobili condonati hanno gli scarichi a mare. Abbiamo inoltre una ferrovia tra la spiaggia e le statali. Non cadiamo nella trappola del politichese, una mente critica che ha un minimo di sapienza su questa Europa prima denigrata e poi presa a braccetto dai vari politici di turno sa riconoscere gli errori fatti. Le elezioni sono imminenti – ha terminato – spero che la popolazione calabrese sappia fare tesoro e cultura di questa memoria e si esprima a dovere».
Tra gli interventi programmati, anche quello di Angelo Calzone, Delegato WWF Calabria. «La politica deve saper fare tre cose: programmare, farsi portavoce delle istanze delle associazioni ambientaliste che spesso sono anche antesignane per quanto riguarda i valori e le problematiche del territorio e, infine, assumere il valore del capitale naturale come stella polare di ogni azione».
La Alboresi ha evidenziato come sia «necessario fortissimamente insistere su una educazione ambientale dei giovani, dall’età scolastica» ed ha posto un accento sulla «Nuova 106 ad Amendolara, che potrà ancor di più inficiare il medio ambiente, ma il cui mare si è dimostrato più resiliente e più intelligente di noi, riportando in vita nientemeno che il meraviglioso corallo rosso, assente dai mari calabresi da decenni».
Le conclusioni sono state affidate agli interventi di Giuseppe Campana e di Silvio Greco. «Le acque calabresi – ha detto quest’ultimo – la loro flora e fauna sono a rischio inquinamento se le persone capissero una volta per tutte che qualsiasi gesto crea danno all’ecosistema e di conseguenza a noi molto probabilmente diventeremo tutti ecologisti, il problema è che anche nel mondo della scuola i temi ambientali non vengono trattati come si dovrebbe creando poca consapevolezza nei ragazzi. Il lavoro che devono fare i verdi è quello incentrato sulla educazione ambientale, insieme alle associazioni ambientaliste perché c’è bisogno di cultura e conoscenza. La politica si deve assumere delle responsabilità perché un assessore all’ambiente così come un ministro della transizione ecologica non può parlare senza concezione di causa».
«Non bisogna lasciare spazio ai populismi di destra e sinistra – ha concluso Giuseppe Campana – che hanno giocato sui temi ambientali per accaparrarsi voti della gente. La questione ambientale non può essere liquidata in quattro righe da inserire in un programma elettorale. È una questione culturale e di volontà politica, di coraggio nell’assumersi delle responsabilità nelle scelte politiche che tutelano il paesaggio e il territorio. Decisivo ora più che mai l’intervento della politica. Noi ci stiamo mettendo il nostro impegno e anche in questo anno di pandemia, nonostante le difficoltà riscontrate, siamo riusciti a rifondare il partito in tutte le federazioni proprio perché crediamo che ci sia bisogno, ora più che mai, di concretezza ed attuazione pratica delle politiche ambientaliste». (rrm)