8 MARZO IN CALABRIA: ESSERE DONNE
LIBERE È UN GIOCO STRAORDINARIO

di GIUSY STAROPOLI CALAFATI – Non si sceglie mai il posto dove si nasce, né cosa nascere in quel posto sconosciuto. Eppure se nasci donna e nasci in Calabria, piuttosto che altrove, verso il Nord dell’Italia per esempio, sei calabrese, sei donna e detieni già il mondo.

Che non è in alcun modo quel tradizionale motivo di peso che tutti pensano, né qualcosa che riguarda il corpo come nel linguaggio poetico, bensì la responsabilità innata delle donne del Sud, che è forza e coraggio, determinazione tipica di questa meravigliosa specie; prodezza ed eroicità delle donne nate nei luoghi impervi, a volte anche in cattività, dove la donna stessa, grazie alla sua temerarietà non cerca di essere celebrata, capeggia le celebrazioni, non chiede di essere festeggiata, festeggia le sue emancipazioni.

Come una colonna magnogreca, tiene alto il suo senso altissimo dell’ onore. E si fa perno nella vita della sua famiglia, centro e luogo nella dimensione in cui lavora, riferimento per le idee, i progetti, le più rispettabili e rispettose rivoluzioni.

L’8 marzo è una giornata celebrativa importante in tutto il mondo, eppure ricordo ancora mia nonna, rifiutare il ramoscello di mimosa che i figli maschi le porgevano. Era per i gerani lei, quelli che con il gambo più grosso e la foglia larga fiorivano tutto l’anno. Noi siamo così, diceva, mostrando la pianta che teneva interrata nel vaso di terracotta sopra il davanzale della sua finestra. Facciamo fiori tutto l’anno, ci apriamo alla vita, e non solo perché la diamo, e siamo di tutti di i colori.

Cresciamo piccole come i fiori minuti, ci facciamo grandi come i più forti e adorniamo le case, le strade, la vita stessa. Vedi la mimosa, potrei mai essere io come quel fiore? E’ solo gialla, sboccia soltanto a primavera, e poi finisce. Ha un ciclo breve. La pianta no, quella avanza, ma il fiore ha il tempo contato. Essere un geranio vuol dire esserci sempre, morto un fiore se ne apre un altro…, ed è così che siamo noi, eterne.

Mia nonna non si era mai arresa, neppure davanti alla forza fisica del marito, né di fronte alla durezza della terra. Si era emancipata con la forza della volontà, credendosi davvero ciò che era, stimando ella stessa il mondo che aveva come madre, moglie, contadina… Così sono state tutte le altre donne del Sud.

A partire dalla Melusina di Corrado Alvaro, alla Cicca di Saverio Strati; da Giuditta Levato a Marianna Procopio, da tutte le donne nate e non nate fino a me, che sento nel cuore l’8 marzo ogni giorno, anche se da qui, dal Sud, vinco o perdo. Perché con la mia vita in questo mondo, io non partecipo, gioco. Chi partecipa si sa, o perde o vince, chi gioca si diverte. E in Calabria, essere donne libere, è un gioco meraviglioso. (gsc)

Le radici profonde dell’8 marzo

di DANIELA DE BLASIO – L’8 marzo ha radici storiche profonde che risalgono al movimento delle lavoratrici nel primo Novecento. La data è stata associata a lotte per l’uguaglianza di genere, la parità salariale, i diritti riproduttivi e altri temi cruciali per le donne in tutto il mondo e per ribadire l’importanza di continuare a lottare per i diritti delle donne.

Fino a qualche anno fa l’8 marzo era, dunque, una data importante per ricordare le conquiste e le lotte delle donne per i loro diritti e la loro dignità, una giornata dedicata alla riflessione, alla consapevolezza e all’attivismo e per ribadire l’importanza di continuare a lottare per i diritti femminili.

Da qualche anno, tuttavia, l’8 marzo ha assunto un significato diverso, connotandosi con un sapore di sconfitta, di rabbia e di frustrazione e divenendo sempre più un’ulteriore motivo di denuncia contro le violenze di genere.

Le donne continuano a essere vittime di aggressioni, stupri e omicidi solo a causa del loro genere. Sono uccise da partner, ex partner, parenti o estranei semplicemente perché sono donne. E questa realtà crudele continua a persistere nonostante gli sforzi per sensibilizzare l’opinione pubblica e per mettere in atto politiche di contrasto alla violenza di genere. Il femminicidio è una piaga sociale che non sembra avere fine.

Dovremmo chiederci come è possibile che, nonostante tutti i progressi compiuti, tutti i traguardi raggiunti dal punto di vista giuridico e sociale, le donne continuino a essere vittime di violenza e discriminazione.

Secondo i dati del Ministero dell’Interno, in Italia nel 2023 sono 106 le vittime donne, di cui 82 uccise in ambito familiare/affettivo. Di queste, sottolinea l’analisi del Viminale, 53 hanno trovato la morte per mano del partner o di un ex partner.

Invece di ridurla a un semplice evento, è importante, pertanto, riconoscere l’8 marzo come un momento per riflettere sulle disuguaglianze e le ingiustizie che le donne affrontano ancora oggi e per ragionare su come agire contro le discriminazioni e le violenze di genere.

Ecco, dunque, che l’8 marzo deve essere celebrato da un’angolazione diversa e più ampia. È un’occasione per onorare le conquiste passate, ma soprattutto per continuare la battaglia per un mondo dove le donne possano vivere libere da violenze e ingiustizie.

Dobbiamo agire con urgenza. Dobbiamo sensibilizzare, educare, denunciare.

Celebriamo dunque la determinazione e la resilienza delle donne! L’uguaglianza di genere non può più essere solo una bella promessa. Deve diventare una realtà concreta per tutte le donne del mondo, che meritano rispetto, libertà e uguaglianza ogni giorno dell’anno, non solo l’8 marzo. (ddb)

[Daniela De Blasio è presidente Lido Reggio Calabria]

L’OPINIONE / Nausica Sbarra: Davanti a noi donne sfide che vogliamo raccogliere per una libertà vera

di NAUSICA SBARRAIn questo 8 marzo ritroviamo la donna in difficoltà antiche e nuove, in un secolo iniziato da poco, purtroppo orientato in molte aree del mondo verso la sopraffazione e lo scarto.

Mentre tutto diventa più complesso, dinamico e imprevedibile, ci sono i problemi con i quali quotidianamente le donne si confrontano: la qualità dei rapporti all’interno della famiglia e nei luoghi della propria presenza, le condizioni per l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro, la flessibilità negli orari e nell’organizzazione, l’esistenza e l’efficienza dei servizi per chi vuole conciliare famiglia e lavoro, la piena attuazione dell’art. 37 della Costituzione e della legge n. 903/1977 sulla parità di trattamento tra uomini e donne in materia di lavoro, la cosiddetta “legge Anselmi”, il rispetto e la sicurezza nei luoghi di lavoro.

Si tratta di contesti e situazioni in cui la donna è oggi alla conquista di nuovi spazi, nuove opportunità, nuovi terreni di dialogo e confronto, oltre il consueto, lungo il sentiero della responsabilità verso se stesse e verso gli altri, per contrastare ogni forma di violenza, di degrado, a cominciare da quello educativo, per formare coscienze in movimento.

Ma insieme a queste dinamiche che ben conosciamo, noi donne ci scopriamo oggi sorelle delle donne iraniane, che in piazza alzano la voce ed esprimono la speranza di liberarsi dal giogo degli estremismi, dell’ignoranza che impedisce libertà e diritti. Siamo a fianco delle donne afghane e di tutte coloro che sono costrette dalla follia umana a lasciare la propria casa, i propri affetti, per sfuggire a persecuzioni, forme di schiavitù e guerra come le donne ucraine. Siamo solidali con le famiglie di tutte e tutti coloro che hanno drammaticamente perso la vita nella tragedia di Cutro e chiediamo rispetto e accoglienza per rifugiati e migranti.

Sono davanti a noi donne sfide antiche e nuove che vogliamo raccogliere per creare nuove opportunità, per una libertà vera. Perché vogliamo testimoniare che è importante oggi più che mai imparare ad ascoltare, capire, rispettare le diversità, le idee altri, in un momento di grande preoccupazione per il futuro dell’umanità, sul piano della pace, della sostenibilità ambientale, del lavoro.

In questo momento difficile, segnato da crisi, pandemia e guerre, dobbiamo e vogliamo essere donne che si documentano e difendono valori, protagoniste nella costruzione della pace, che scelgono la democrazia e il rispetto della dignità di tutti.

Noi donne siamo capaci di una resistenza che ha radici antiche. Siamo e saremo, qui in Calabria e dovunque, protagoniste nella costruzione della pace e di una speranza nuova. (ns)

[Nausica Sbarra è Responsabile Coordinamento Donne Giovani e immigrati Cisl Calabria]

LA CALABRIA RIPARTE DALLE DONNE: AIUTI
E NUOVA LEGGE CONTRO DISCRIMINAZIONE

di ANTONIETTA MARIA STRATI – La Calabria riparte dalle donne, e lo fa nella giornata dedicata a loro, discutendo e approvando la legge sulle Misure per il superamento della discriminazione di genere e incentivi per l’occupazione femminile. Una legge necessaria, soprattutto per la nostra regione e per le nostre donne che, più di tutti, hanno pagato il prezzo più alto nella pandemia in corso a livello di occupazione.

Una misura proposta dalla Giunta regionale su input della vicepresidente della Regione, Giusi Princi, che ha ribadito come «senza parità di genere non si può raggiungere un sistema equo di cittadinanza, né può esserci un reale sviluppo socioeconomico del territorio».

«Se si sommano i dati che certificano lo svantaggio delle donne calabresi – meno occupate, più esposte ai lavori precari, spesso utilizzate senza adeguata valutazione di titoli di studio e professionalità e meno retribuite degli uomini – alla fragilità del welfare calabrese che acutizza la scarsa partecipazione femminile al mercato del lavoro, si coglie un quadro di difficoltà a cui dobbiamo prestare attenzione, energie e risorse» ha dichiarato il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso.

Una parità che non si potrà mai raggiungere se nella nostra regione, i contratti stipulati alle donne sono sotto il 40%, come rilevato dal Gender Policies Report elaborato dalla Struttura Mercato del Lavoro dell’Inapp presentato a dicembre 2021. Tuttavia, il report indica come nelle regioni del Mezzogiorno, nonostante ci sia un numero di attivazioni di contratti a donne al di sotto delle 80 mila unità, c’è un’incidenza del tempo indeterminato superiore alla media nazionale e superiore a quella di diverse regioni del Centro-Nord. Nel caso della nostra regione, i  20.373 contratti presentano una quota stabile del 18%. «Attenzione tuttavia, ad un dato che riduce l’ottimismo – concludono i ricercatori e le ricercatrici –. Proprio in queste regioni, accanto alla ridotta nuova occupazione continua a registrarsi la quota di tempo parziale femminile tra le più alte d’Italia”, fattore che rappresenta una delle cause dei già elevati differenziali retributivi tra uomini e donne».

D’altronde, per poter ripensare e declinare il lavoro femminile, ci vogliono conciliazione, condivisione e innovazione. Parole chiave che sono state fornite dall’indagine La lavoratrice ai tempi del Covid-19, ideata e realizzata con il sostegno della Segreteria regionale dal Coordinamento Donne Cisl Calabria.

È la stessa Nausica Sbarra, coordinatrice di Donne Cisl, a delineare le policy necessarie: « mettere in sicurezza e rilanciare il sistema della sanità pubblica, il welfare territoriale e aziendale; investire in scuola, università, ricerca; investire in innovazione tecnologica e digitalizzazione; investire in occupazione femminile e giovanile; favorire imprenditorialità femminile; combattere le disuguaglianze di genere, generazionali e territoriali; gestire i fenomeni migratori con umanità, legalità, solidarietà e soprattutto inclusione. Le sfide da affrontare riguardano, quindi lavoro, sviluppo, legalità e contrasto a ogni forma di violenza e discriminazione, impegno sociale, salute e sicurezza sui luoghi di lavoro».

Azioni, che la Regione ha già ampiamente delineato nel testo che sarà esaminato a Palazzo Campanella, dove sono previste azioni per il superamento delle differenziazioni di genere nei luoghi di lavoro, certificazione della parità di genere, «individuando e accompagnando a livello territoriale la crescita di opportunità per le donne all’interno delle imprese, l’uguaglianza delle remunerazioni a parità di lavoro, la presenza di politiche per la diversità di genere, la protezione della maternità».

Importante, poi, l’introduzione del Bollino di parità, che verrà assegnato alle imprese pubbliche e private «in possesso della certificazione della parità di genere – si legge nel testo – e che attuano principi di tutela della maternità, gestione della gender diversity, equità remunerativa e processi positivi nella gestione delle risorse umane, opportunità di crescita in azienda per le donne e che utilizzino forme di linguaggio non discriminatorio, così come previsto dalla normativa nazionale ed europea vigente in materia».

E ancora, la Regione intende introdurre misure per contrastare i licenziamenti illegittimi, oltre che promuovere la cooperazione istituzionale con gli Ispettorati interregionali del Lavoro per «prevenire e contrastare le discriminazioni di genere nei luoghi di lavoro». Sono previsti percorsi rivolti alle donne inoccupate o disoccupate al fine del loro inserimento o reinserimento nel mercato del lavoro, nonché all’accrescimento delle competenze nei settori economici più innovativi.

Sarà attivato, poi, nei Centri per l’impiego regionali, il servizio Spazio Donna, dedicato alle politiche attive del lavoro rivolte a donne inoccupate o disoccupate.

Sempre a livello lavorativo, la Regione prevede misure per sostenere l’imprenditoria femminile. Tra questi, c’è l’Avviso – che partirà proprio oggi, 8 marzo, da 6 milioni di euro volto proprio a sostenere l’imprenditoria femminile.

È giunto il momento di trasformare l’imprenditoria femminile in un cardine della nostra economia» ha detto l’assessore regionale allo Sviluppo Economico, Rosario Varì, spiegando che «con questa iniziativa vogliamo anche promuovere e valorizzare la creatività del capitale umano femminile. Per rendere concreto tale obiettivo, abbiamo offerto la possibilità di ottenere l’80% di contributo in conto capitale e fino ad un massimo di 400mila euro di aiuto concedibile. L’8 marzo – conclude l’assessore regionale allo Sviluppo economico – non deve essere più solo la ricorrenza di una giornata di marzo, perché non possiamo più permetterci di fare a meno del contributo attivo delle donne per la crescita economica e culturale della Calabria».

Nel testo, infine, sono previste azioni di welfare aziendale, azioni che favoriscano l’equilibrio tra tempi di vita e di lavoro e benessere collettivo.

La Regione, infine, «entro 120 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, adotta il Piano di intervento per le politiche di genere per l’attuazione delle misure e degli interventi di cui alla presente legge».

Apprezzamento per la legge regionale elaborata dalla Giunta regionale, è stata espressa dal segretario generale di Cisl CalabriaTonino Russo, sottolineando, tuttavia, che «urge l’organizzazione di un welfare realmente rispondente ai bisogni delle persone e delle famiglie, laddove sono soprattutto le donne ad essere impegnate nella cura di figli e persone anziane e fragili».

«È necessario un impegno – ha evidenziato – finalizzato alla creazione di alcune condizioni imprescindibili per l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro: flessibilità negli orari e nell’organizzazione, più estesi congedi parentali, sostegni per la natalità e la cura dei non autosufficienti, servizi per chi vuole conciliare famiglia e lavoro, a partire dagli asili nido. In assenza di queste fondamentali misure, il mercato del lavoro continuerà a marginalizzare le donne, spesso costrette a un part time non voluto e al lavoro nero, senza garanzie e sicurezze».

«Giusta scelta, dunque – ha concluso – quella della proposta di legge che il Consiglio regionale è chiamato a discutere e approvare. Alla politica, però, chiediamo di mettersi in ascolto delle donne e delle famiglie della nostra regione, perché anche la legge in questione sarà poco efficace se non si creeranno strutture di sostegno sociale al lavoro femminile». (ams)

 

Sbarra (Donne Cisl): Un 8 marzo di vicinanza al popolo ucraino e alle comunità ucraine

Nausica Sbarra, resposabile del Coordinamento Donne, Giovani e Immigrati Cisl Calabria, ha spiegato come «in questo 8 marzo 2022  le donne della Cisl calabrese vogliono pubblicamente esprimere la propria vicinanza al popolo ucraino e alle comunità ucraine della nostra regione».

«A tutte le donne – ha aggiunto – che vivono ore di angoscia per i familiari e per sé stesse. Ai loro figli – bambini, ragazzi, giovani – che sperimentano sulla propria pelle la violenza del cinismo di una politica che calpesta persone, diritti, attese, speranze e che si rifiuta di ascoltare la voce della coscienza».

La vicinanza alle donne ucraine – ha proseguito Nausica Sbarra – si accompagna al nostro impegno verso tutte le donne, perché nel nostro Paese e nella nostra Calabria siano protagoniste nella ripresa, per il lavoro di qualità e in sicurezza. A questo tema sarà dedicato il webinar organizzato a livello nazionale, nella giornata dell’8 marzo, da Cgil, Cisl e Uil».

«“Ogni guerra – ha scritto Papa Francesco – lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato. La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male”. Un’altra guerra assurda sta facendo nuove vittime. Il dramma di un popolo diventa il dramma di tutti. Conosciamo bene, attraverso i nostri padri che hanno sacrificato la loro vita, il valore della democrazia e della libertà e lavoriamo ogni giorno perché i nostri figli abbiano un futuro di pace. Il popolo ucraino ha diritto a vivere in pace», ha detto ancora.

«Faremo quanto è possibile – ha concluso la Responsabile del Coordinamento Donne Cisl regionale – per rendere concreta la solidarietà alle donne ucraine che vivono in Calabria, spesso impegnate nella cura dei nostri anziani. La nostra terra ha sperimentato duramente e sperimenta ancora oggi, soprattutto per i giovani, la fatica dell’emigrazione. Conosciamo questo dolore. Come calabresi ci sentiamo perciò a maggior ragione chiamate a sostenere, in questa fase drammatica e convulsa, chi viene dall’Ucraina, sapendo anche che la questione dell’immigrazione non si ferma alla tragedia di queste ore, ma è un problema aperto 365 giorni all’anno. Chiunque fugga dalla guerra, dalla fame, dalla mancanza di libertà e di futuro ha diritto di essere accolto». (rcz)

REGGIO – Donne e Diritti: oggi la presentazione a Palazzo San Giorgio

Stamattina alle 9 a Reggio, nella Sala dei Lampadari Italo Falcomatà di Palazzo San Giorgio saranno illustrati i dettagli dell’evento promosso in collaborazione con le associazioni UDI e Anassilaos Donne e Diritti – oltre l’indignazione. L’iniziativa, prevista per la Giornata internazionale della Donna, si terrà dal 6 al 12 marzo al castello Aragonese.

All’incontro con i giornalisti parteciperanno l’Assessora all’Istruzione, politiche educative e cooperazione internazionale per la promozione dei diritti umani Lucia Anita Nucera, l’Assessora alla Cultura Irene Calabrò, l’Assessora alla Politiche di genere Angela Martino, la Presidente della Commissione Pari Opportunità dell’Ente Teresa Pensabene. Saranno anche presenti il sindaco ff Paolo Brunetti e le artiste coinvolte nell’iniziativa Domenica Caridi, Grazia Marrapodi Lamma e Luisa Malaspina(rrc)

Un palloncino rosso per le donne vittime della statale 106: L’iniziativa delle Associazioni della costa jonica

Attaccare un palloncino rosso lungo la strada statale 106 Jonica, esattamente nei luoghi in cui molte donne hanno perso la vita o subìto incidenti. È questa l’iniziativa promossa per la Giornata internazionale dei Diritti delle Donne promossa dal  Centro Studi “Don Francesco Caporale”  in collaborazione con la Fidapa Bpw Italy, Distretto Sud Ovest, la Fondazione Fidapa Onlus, il Centro Calabrese di Solidarietà, il Centro Antiviolenza “Mondo Rosa”, l’Ande di Catanzaro, l’Anas di Crotone, Et Syssitia Symposium di Torano Castello, con il prezioso sostegno dell’Odv “Basta Vittime Sulla Strada Statale 106” per i rendere omaggio alle tante donne del sud uccise o menomate, in maniera irreversibile, dalla trascuratezza istituzionale.

«Con questa iniziativa, il Centro Studi politico sociali “Don Francesco Caporale” – hanno scritto Paola Bellomo, Costanza Santimone, Fabio Lagonia, Maria Marino, Pietro Donato Ippolito, Alberto Tiriolo, Elena Grimaldi, Francesco Rotundo, Antonio Bitonte – intende celebrare l’8 marzo e al contempo evidenziare come, se è vero che molte tragedie dipendono dalla violenza e dalla sopraffazione nei confronti del mondo femminile, tante altre stragi sono figlie di istituzioni che non mantengono le promesse fatte; la mancata messa in sicurezza della statale jonica è proprio uno dei ripetuti impegni assunti dalla politica e mai onorati».

Il Centro Studi e Ricerche dell’Organizzazione di Volontariato “Basta Vittime Sulla Strada Statale 106” dimostra che solo dal 2013 ad oggi sono 93 le donne che hanno perso la vita lungo la s.s.106, costrette, così, ad abbandonare tragicamente sogni, ambizioni e famiglie. Si tratta infatti di lavoratrici, spesso madri. In alcuni casi si tratta, purtroppo, anche di bambine.

Celebrare, allora, la Donna, lungo la famigerata statale jonica, assume un significato particolarmente rilevante: ricordare il cammino che le donne, non senza difficoltà e per lunghi decenni, hanno dovuto percorrere per arrivare all’emancipazione, ma anche e soprattutto rammentare alle istituzioni quale sia il disagiato tragitto che le donne impegnate a vario titolo, in Calabria, sono costrette ad attraversare quotidianamente, esponendo a costante pericolo la propria incolumità, a causa di quella forma di violenza invisibile che si chiama noncuranza, ovvero carenza di infrastrutture sicure e di manutenzione.

«L’8 marzo sia, allora – si legge in una nota – una giornata per riflettere su quante sfide vi siano ancora da vincere, su come diritti acquisiti e scontati in molte aree del Paese, siano ancora un miraggio in altre. Invitiamo tutti, quindi, ad unirsi a noi l’8 marzo per attaccare un palloncino rosso lungo i guardrail della Jonica in cui vi è stata una donna vittima della strada Statale 106 e poi a condividere una foto o un video nel gruppo Facebook “Basta Vittime Sulla S.S.106”».

«Questo gesto – conclude la nota – vuole essere un ricordo delle troppe vittime che questa strada ci consegna anno dopo anno, ma anche un punto di partenza per chiedere, a gran voce, il cambiamento, affinché la S.S.106 diventi una strada sicura per tutti e consenta agli uomini e alle donne che quotidianamente transitano lungo questa direttrice, di muoversi senza rischiare la vita». (rrm)