ALTA VELOCITÀ FS, IL NODO PRAIA-TARSIA
RICHIEDE UNA SOLUZIONE DI FUNZIONALITÀ

di FLAVIO STASI – Ci sono conti che il nostro territorio deve chiudere, altri che deve riaprire. Di certo è giunto il momento di riaprire quello della storica dimenticanza delle Ferrovie, intese come di mezzo di trasporto e come società, nei confronti dello ionio: un conto amarissimo a carico dei cittadini.

La prova dell’esistenza di tali dimenticanze si riscontrano anche in alcuni episodi di queste settimane. In primis la chiusura della linea per i lavori di elettrificazione che vengono fatti da giugno a settembre: perché non farli solo a Ferragosto, Pasqua e Natale?

Lungi da noi voler ritardare questi importantissimi lavori, ma è evidente come l’enorme problema della mancata elettrificazione della ferrovia ionica non risentirebbe troppo dell’attesa di ulteriori tre mesi (evitando la chiusura estiva) alla luce dei trent’anni di ritardo con i quali questa opera viene presentata.

Oppure si pensi alla enorme difficoltà che si sta facendo per riuscire a non far perdere una misera coincidenza per il Sibari-Bolzano: tragicomico.

Lo dico col massimo rispetto per tutti coloro che lavorano nelle ferrovie, a tutti i livelli: il problema non credo sia la serietà di tecnici ed amministrativi, bensì la percezione del problema e del territorio da parte delle strutture politico-aziendali che sono convinte, da decenni, che lo ionio non sia una cosa che li riguardi, come se fossimo in un’altra nazione o continente.

La vicenda della Praia-Tarsia rappresenta la proiezione più autentica di tale difficoltà, aggravata dal patologico silenzio tombale di una intera rappresentanza territoriale che mi auguro sia inconsapevole di ciò che significherebbe, per il futuro della nostra terra, l’estromissione della Valle del Crati dal percorso della Alta Velocità, quindi l’abbandono del nodo di Tarsia.

È un processo di marginalizzazione e “contenimento barbarico della spesa” che avevano provato ad innescare anche sulla Statale 106, quando solitariamente (purtroppo) mi opposi ad un progetto da 300 milioni di euro che prevedeva un’idea progettuale da deserto atomico, sul quale, ovviamente, il Comune diede un inaspettato (per loro) parere sfavorevole.

Ciò che temo non sia chiaro agli altri amministratori, anche di livello extra-comunale di tutti gli schieramenti e di altri territori, a partire da quelli più meridionali, è che questa vicenda segnerà la mancata realizzazione della Alta Velocità in Calabria, che sarà trasformata in una “rabberciata” alla linea tirrenica.

Del resto, sotto il profilo strettamente “contabile”, il fatto che gran parte della Provincia di Cosenza, nel caso di cancellazione della Praia-Tarsia, continuerà serenamente a preferire altri mezzi di trasporto piuttosto che impiegare un’ora e mezza per raggiungere la stazione AV più vicina, consentirà a Rfi di poter dire che il bacino di utenza non giustifica l’investimento, senza alcun vantaggio per il tirreno e con buona pace di Reggio Calabria, Catanzaro e Cosenza.

Sono profondamente convinto che si tratti di un errore di carattere strategico sul quale la Regione Calabria ed il Ministero debbano quanto meno aprire un confronto, non solo perché quest’area della Calabria ha diritto ad essere collegata come qualsiasi area del resto d’Europa, ma soprattutto perché, se messa nelle condizioni di poterlo fare, può dare un contributo importante al Paese.

Si affronti il tema del nodo di Tarsia, scevri da condizionamenti di carattere politico, non attraverso delle sterili (ed anche poco credibili) criticità di carattere tecnico – che non sarebbero certamente diverse per altri tracciati – ma con una visione strategica dello sviluppo della nostra terra e sono certo che convergeremmo tutti sullo stesso tracciato: noi siamo pronti al confronto. (fs)

[Flavio Stasi è sindaco di Corigliano Rossano]

Il gruppo regionale del Pd chiede formalmente la convocazione di Rfi e Anas per statale 106 e Alta velocità

Il gruppo regionale del Pd chiede la convocazione di Rfi e Anas per quanto riguarda la statale 106 e Alta velocità.

Una iniziativa per fare «il punto della situazione su statale 106 e alta velocità», ha spiegato il capogruppo del Pd, Mimmo Bevacqua.

«Chiediamo formalmente al presidente del consiglio regionale Mancuso e al presidente della IV Comissione Raso la convocazione dei vertici di Rfi e Anas per fare il punto della situazione su statale 106 e alta velocità», dice Bevacqua.

«Da tempo stiamo insistendo sulla vicenda, anche tramite il nostro rappresentante in Commissione Giovanni Muraca, senza avere alcun tipo di risposta. Nel frattempo – prosegue Bevacqua – il governo regionale annuncia e riannuncia finanziamenti e fondi di cui non si ha contezza, come abbiamo avuto modo di dimostrare in occasione di un’apposita conferenza stampa che ha avuto luogo a Lamezia. Chiediamo che si faccia finalmente chiarezza e che i rappresentanti di Anas e Rfi si assumano le proprie responsabilità nelle sedi istituzionali, illustrando nel dettaglio l’utilizzo delle risorse a propria disposizione per queste fondamentali infrastrutture».

«Serve rispetto per il ruolo dell’opposizione – conclude Bevacqua – come noi abbiamo rispetto di chi oggi svolge il ruolo di presidente del Consiglio. Un ruolo da svolgere in maniera imparziale e fornendo le dovute risposte anche a chi cerca come minoranza di svolgere al meglio la propria funzione nell’interesse esclusivo dei cittadini calabresi».

NEI TANTI PROGETTI PER LA CALABRIA SI
CONTINUA A NON CONSIDERARE LO JONIO

Nei giorni scorsi ci è capitato di leggere alcuni dispacci stampa sulla questione della futura linea AV in Calabria e di alcuni progetti collaterali volti a potenziare i raccordi tra le linee storiche e quelle previste.

Alcuni Amministratori del Tirreno e dell’area valliva calabrese hanno addotto singolari teorie sulle motivazioni che dovrebbero spingere Rfi a realizzare la nuova linea AV lungo la dorsale tirrenica nel tratto Praia-Paola.

I Sindaci di Paola, San Lucido e Castrolibero hanno esplicato le loro motivazioni sostenendo che, quasi a compensazione dei 90 anni in cui la ferrovia tirrena-meridionale avrebbe inferto disagi al litorale di ponente calabrese, detto percorso — per non tradire le aspirazioni delle locali Popolazioni — sarebbe quasi dovuto. È stata significata, altresì, a suffragio della tesi sostenuta, la presenza di una cospicua offerta turistica sul richiamato litorale che non può essere ignorata.

«È inimmaginabile che non si pensi —  si legge nell’intervento dei sindaci — ad una proposta che non sia quella del potenziamento linea tirrenica».

A fianco le motivazioni dei sindaci, abbiamo letto di Prelati sibariti che hanno annunciato nefasti presagi circa la realizzazione del Deviatoio di Thurio. Si configura, finanche, un immaginario disegno di cancellazione della stazione di Sibari dalla mappa delle connessioni ferroviarie.

Ancora, autorevoli Docenti universitari che si schierano a spada tratta sull’ipotesi di un percorso esclusivamente tirrenico della nuova Av. Quasi a voler configurare la prevista linea veloce come esclusiva per le esigenze di connessione, nel minor tempo possibile, dello Stretto con la Capitale.

Naturalmente, tali manifestazioni non destano in noi meraviglia alcuna. È risaputo quanto funzionale sia al pensiero centralista ogni possibile sistema utile a giustificare l’ingiustificabile. A fianco quanto detto, si sommano poi piccole visioni localistiche che, evidentemente, annaspano a realizzare quanto il Mondo (per fortuna) si estenda oltre il semplicistico concetto di recinto d’ambito immaginato da Costoro. Tuttavia, ci chiediamo se la Calabria possa considerarsi un territorio in cui le Classi Dirigenti e la civica opinione agiscano per il bene comune piuttosto che per sterili interessi di bottega. Ci domandiamo, ancora, quale sia il senso di ragionare in termini di contesto regionale, se poi ogni ambito si comporta come organismo a parte e smembrato da un ragionamento unitario e di rete. Ma andiamo per ordine e cerchiamo di capire perché quanto contenuto nelle diramate dichiarazioni mistifica la realtà.

Questione tracciato alta velocità

Abbandonare l’idea Praia-Tarsia o la più funzionale Lagonegro-Tarsia, optando per la variante Praia-Paola non giova a nessuno. Neppure al Tirreno! Solo chi non conosce il territorio in questione potrebbe immaginare una nuova linea ferrata lungo l’angusto corridoio di ponente calabrese. La mancanza di aree pianeggianti e la saturazione di zone antropizzate a ridosso della linea di costa porterebbe, inevitabilmente, il tracciato ad un percorso di mezza costa. Considerata la conformazione quasi a falesia dell’intero ambito compreso tra Praia e Paola, la ferrovia si caratterizzerebbe come un continuum di viadotti e gallerie. I circa 80 km di linea da realizzare surclasserebbero, abbondantemente, il numero di km da percorrere su strutture impalcate e trincerate previsti dalle alternative vallive.

È bene chiarire, altresì, che l’eventuale opzione restiling dell’attuale linea tirrenica non rappresenterebbe neppure la copia mal riuscita di binari ad alta velocità. Piuttosto, si tratterebbe di una sommaria velocizzazione. Quest’ultima alternativa, poco gioverebbe alle esigenze del comprensorio tirrenico; ancor meno a quelle di tutta la Regione. Soprattutto, l’investimento — comunque importante — lascerebbe quasi immutate le tempistiche di percorrenza odierna.

Inoltre, trattandosi di soldi pubblici, non troverebbe giustificazione alcuna. Al contrario, il percorso mediano (Pollino-Vallo del Crati) garantirebbe il giusto compromesso ai bisogni delle due coste e dell’area interna. Vieppiù, metterebbe in condizione l’intera popolazione delle provincie di Cosenza e Crotone di poter accedere in tempi europei (max 55 minuti) ai punti di raccordo e smistamento previsti sul tracciato principale.

Questione geografica-demografica

La popolazione calabrese si assesta su circa 1.8 milioni d’Abitanti. La metà di Costoro risiedono tra le provincie di Cosenza e Crotone. La concentrazione antropica delle principali aree urbane regionali della Calabria del nord giace nelle città di Crotone, Corigliano-Rossano e Cosenza. La metà dei 900mila residenti circa del nord Calabria, vive negli ambiti urbani della Città bruzia, della Piana di Sibari e del Marchesato rivierasco.

I significati contesti sono allocati in area valliva e lungo la riviera jonica. La popolazione che gravita sulla sponda tirrenica (da Praia a Paola), invece, resta inferiore a 100mila abitanti; tra l’area valliva e la dorsale dell’Arco Jonico, al contrario, ne risiedono circa 800mila. Anche un bambino comprenderebbe che, a giustifica dei cospicui investimenti previsti per la realizzazione dell’infrastruttura, è necessario mettere in condizioni quanta più utenza possibile di poter fruire dell’opera stessa. È paradossale, se non illogico, se non scriteriato, dare prelazione all’area meno popolata (tra l’altro servita comunque dal raccordo di Praia), lasciando alla mercé di sé stesso il territorio che potrebbe mettere sul piatto un’utenza pari ad otto volte quella tirrenica.

Questione nodo di Tarsia e deviatoio di Thurio

Svuotiamo il campo da una diceria che in taluni ambienti romani e della Cittadella regionale sembra aver preso il sopravvento. Secondo accreditate Personalità politiche, lo Jonio prediligerebbe un tracciato via Tarsia per avere la comodità di una stazione “sotto casa”. Intanto, contrariamente a quanto ancora qualche disattento osservatore pensa, a Tarsia non è prevista alcuna stazione. In realtà, il nodo di Tarsia rappresenterebbe, semplicemente, un’immissione della linea storica sulla futura AV. Quindi, nessun investimento da destinare a mega stazioni (oltretutto non avrebbe neppure senso). Piuttosto, il passaggio da Tarsia, darebbe opportunità a tutto il contesto dell’Arco Jonico di raggiungere i binari veloci senza circoscrivere, da nord a sud, mezza Calabria per raggiungere innaturalmente il basso Tirreno cosentino.

Altra questione non di poco conto, Tarsia non è propriamente il riferimento “sotto casa” dello Jonio. Invero, la località è posta ad una distanza che varia da 25 a 55 minuti dalle Località joniche. Tali tempistiche verrebbero confermate previo operazioni di velocizzazione lungo il tronco jonico e vallivo delle attuali linee ferroviarie, con un progetto chiamato: Bretella di Thurio. Quest’ultimo, da non confondere con la riduttiva proposta di Rfi (lunetta di Sibari), prevederebbe una biforcazione ferroviaria nei pressi dell’ex posto movimento di Thurio (Corigliano-Rossano) con immissione in prossimità della ex stazione di Cassano.

Naturalmente, l’opzione dovrebbe comprendere la messa in funzione della stazione di Cassano e la creazione di una stazione a servizio della Città di Corigliano-Rossano e dell’interland della Sila Greca. L’attuale stazione di Sibari continuerebbe ad assurgere al ruolo che ha sempre svolto, ovvero la porta da e verso la dorsale adriatica. Solo per alcune direttrici, il mancato passaggio su Sibari, sarebbe compensato dalla sosta dei treni sulla reistituenda stazione di Cassano. Il Comune sibarita, quindi, si ritroverebbe ad ospitare due stazioni operative e non già una.

Questione offerta turistica

Contrariamente a quanto molti — non sappiamo se per mancata conoscenza o per mala fede — pensano, l’offerta turistica della dorsale tirrenica cosentina rappresenta meno di un terzo della proposta dell’intera Provincia. Il resto è totalmente concentrato lungo la lingua di costa che distanzia Villapiana da Corigliano-Rossano passando per Sibari (oltre 30 mila posti letto contro i poco più di 10mila compresi tra Praia e Scalea).

Va da sé che considerare i soli posti letto presenti sul Tirreno, disconoscendo l’offerta jonica tre volte superiore, dimostra ampiamente la considerazione che la Politica riserva all’estremo levante calabrese. Se a questo, poi, aggiungessimo i numeri compresi  tra i comuni di Crotone, Isola e Cutro (circa 20mila posti letto), ci troveremmo di fronte al più imponente sistema turistico dell’intera Regione.

Questione politica

Fermo restando quanto sopra dichiarato, resta da capire e decifrare quale sia il ruolo della folta Rappresentanza politica jonica nelle vicende che caratterizzano i prossimi passi della mobilità territoriale. Oggi, l’Arco Jonico, esprime, tra il Crotonese, la Sila, la Sibaritide ed il Pollino, 4 Parlamentari nazionali, 7 Rappresentanti regionali, 13 Consiglieri nelle rispettive Province e due Presidenti di Provincia. Una così corposa presenza istituzionale non esiste in nessun’altra area della Regione. Sarebbe lecito porsi domande riguardo a quale sia l’influenza di questa Rappresentanza, sulle scelte operate dallo Stato nell’ambito territoriale di loro pertinenza. Lo Jonio, d’altronde, si è sempre lamentato di non avere Referenti che amplificassero la voce delle legittime esigenze di quella che potrebbe essere una della aree più produttive dell’intero Meridione.

Tuttavia, oggi, si ritrova in una condizione — pur in presenza di un cospicuo numero di Figure istituzionali — di marginalità rispetto ai processi di crescita. Quanto su riferito, purtroppo, esplica il livello qualitativo di buona parte della nostre Classi Dirigenti. Vieppiù, certifica, per meri fini elettoralistici, succursali interessi agli equilibri del centralismo storico. Non ci risulta, infatti, esclusa una sparuta minoranza delle richiamate Personalità, l’avvio — ai vari livelli di rappresentanza — di interrogazioni finalizzate a chiarire la molteplicità di storture ed aberrazioni nel tempo perpetrate a danno dell’Arco Jonico. (Comitato Magna Graecia)

L’alta velocità, un’opportunità irrinunciabile di sviluppo

L’alta velocità è un fattore determinante per lo sviluppo della Calabria, ma serve che sia reale, competitiva e attrattiva. È su questo che si è incentrato il convegno L’alta velocità che serve alla Calabria e al Sud, svoltosi a Palazzo Alvaro di Reggio Calabria e organizzato dal movimento La Calabria che vogliamo guidato da Giuseppe Nucera.

E proprio Nucera, in apertura, ha ricordato come «l’alta velocità per noi meridionali è una priorità» e di quanto «siamo in forte ritardo rispetto al resto del Paese se consideriamo che da oltre 20 anni le aree del Centro-Nord sono collegate con i treni veloci. Cristo si è fermato a Eboli, ma con l’Alta Velocità possiamo dire che si è fermato invece a Salerno».

Un evento, moderato dal giornalista Paolo Bolano, che ha visto «tanti protagonisti di livello e un coro plurale di voci  – ha detto Nucera – perché ritengo importante allargare il dibattito e ascoltare da vicino le parti in causa, provenienti da diverse zone della Calabria».

Francesco Russo, ordinario trasporti dell’Università di Reggio Calabria, ha evidenziato come una vera alta velocità garantirebbe un aumento del Pil e non solo. 

«Con l’alta velocità per la Calabria ci sarebbe subito un incremento di occupazione e un incremento dello sviluppo sociale complessivo – ha evidenziato Russo – perché aumentando la possibilità di risorse si raddoppierebbe il Pil, l’incremento di Pil differenziale annuale sarebbe un risultato che non si può ottenere con nessun’altra opera infrastrutturale, la Calabria cambierebbe la sua storia».

«L’alta velocità in Sicilia – ha proseguito – è stata trasformata, non ci sarà un’alta velocità in Sicilia e di fatto questo tracciato per l’alta velocità in Calabria è un tracciato a zig zag che tutto è tranne che un’alta velocità».

La prospettiva siciliana è stata approfondita dal prof. Massimo Di Gangi, ordinario trasporti Università di Messina, che ha affrontato il tema dell’alta velocità anche in relazione alla rivoluzionaria opera del Ponte sullo Stretto, infrastruttura che legherebbe la regione siciliana non solo al resto d’Italia ma all’intera Europa.

Aldo Ferrara, presidente Unindustria Calabria, ha puntato l’indice riguardo il reperimento delle risorse necessarie per realizzare l’alta velocità.

«Attualmente non ci sono, si parla di più di 10 miliardi  ha evidenziato – ma io intanto mi preoccuperei che il primo tracciato venga realizzato perché è stato messo in pista. Quello che è certo è che tutti i territori attraversati dall’Alta Velocità hanno una crescita del Pil», ha rimarcato Ferrara evidenziando l’importanza dell’Av per il futuro della Calabria.

Prezioso il contributo offerto da numerosi amministratori dell’alto cosentino, prime sentinelle di territori che chiedono di essere ascoltati sul tema dell’alta velocità: nel corso del convegno hanno preso parola, il video collegamento, Ernesto Magorno, sindaco di Diamante), Biagio Praino, vice sindaco di Tortora) e Giacomo Perrotta, sindaco di Scalea.

Giuseppe Maiolo, presidente del Collegio Ingegneri ferroviari di Calabria, ha evidenziato l’importanza di diminuire il numero di fermate.

«Dopo aver chiesto e ottenuto l’eliminazione del ramo cosentino che avrebbe soltanto allungato i tempi e creato diverse problematiche, adesso chiediamo la riduzione delle fermate per riuscire nell’obiettivo di avere una durata altamente competitiva, attorno alle 3 ore, per il tracciato Reggio Calabria-Roma. Serve la stessa filosofia – ha ribadito – utilizzata per la direttissima Roma-Firenze, senza fermate si possono effettuate interconnessioni per servire le altre città. I Frecciarossa e Frecciargento di oggi fanno troppe fermate, questo significa mancanza sinergia tra il trasporto Frecciarossa e le reti locali».

In chiusura di convegno, l’economista Matteo Olivieri ha messo in guardia rispetto ai paletti alzati dalla Corte dei Conti.

«Calabria e Sud hanno bisogno di collegamenti stabili ed efficienti – ha evidenziato – investimenti che però devono essere fatti bene. Il perimetro delineato dalla Corte dei Conti europea  ha messo in guardia rispetto al tipo di investimenti da effettuare. In Italia il costo per chilometro di Av è il doppio di Germania e Spagna, l’orografia della nostra nazione non aiuta. Solo una parte delle risorse destinate all’Av viene dal Pnrr, il resto sono fondi pubblici, per questo motivo serve prudenza e da economista non posso che sottoscrivere». (rrc)

 

L’OPINIONE / Giovan Battista Perciaccante: Av, Ponte e Porto di Gioia elementi determinanti per il futuro della Calabria

di GIOVAN BATTISTA PERCIACCANTEIl completamento delle opere infrastrutturali relative all’alta velocità Salerno Reggio Calabria e l’avvio delle procedure propedeutiche e necessarie per la realizzazione del Ponte sullo Stretto, in uno con il consolidamento e la diversificazione delle attività del Porto di Gioia Tauro, costituiscono elementi strategici e determinanti ai fini del futuro della Calabria.

Questi previsti interventi infrastrutturali, i più importanti in Calabria e nel mezzogiorno degli ultimi decenni, non possono che essere considerati come parte di un disegno complessivo destinato a trasformare non solo le economie dei territori interessati, ma il sistema dei trasporti nell’intero Paese.

In questo contesto che, in maniera inequivocabile, è da inquadrare in maniera sinergica e strettamente correlata, l’alta velocità riveste un ruolo primario sia come naturale collegamento con le principali direttrici europee che come volano essenziale per il rilancio e lo sviluppo economico e sociale della Calabria e del Mezzogiorno. 

Le grandi opere di reti infrastrutturali, infatti, risultano in assoluto più utili ed efficaci se i singoli interventi che le compongono fanno parte di un piano completo di sviluppo complessivo e articolato. La precondizione è che le scelte siano lineari tanto in termini di direttrici di percorribilità, di interconnessione, di risorse finanziarie, di realizzabilità che di tempi di attuazione. Elementi che al momento, almeno per quanto riguarda l’alta velocità, non appaiono purtroppo così evidenti. 

L’occasione è storica, unica e forse irripetibile per tentare di imprimere un cambiamento di segno positivo al futuro di una regione e di un’intera area del Paese che storicamente risente di un gap infrastrutturale materiale e immateriale che ne condiziona la pesantemente la crescita. 

Sotto questo profilo, duole dover rilevare che i maggiori elementi di indeterminatezza sembrano insistere proprio sulla realizzazione del tratto calabrese dell’alta velocità e della connessa possibilità di valorizzazione della sua parte centrale tendente a fornire un adeguato collegamento con la piana di Sibari, assolutamente determinante ai fini dell’efficacia dell’intera opera.

Lo sviluppo dei territori, delle proprie economie e del proprio benessere passa inevitabilmente attraverso le condizioni di accessibilità e di interconnessione con il resto del Paese e dell’Europa. In caso contrario, gli sforzi e le iniziative che imprese, amministrazioni locali e regioni del Sud provano a mettere in campo per assicurare sviluppo, lavoro e benessere alla collettività risulteranno sempre parziali e mai di taglio decisivo. (gbp)

[Giovan Battista Perciaccante è vicepresidente Ance con delega al Mezzogiorno e Isole e presidente di Ance Calabria]

La consigliera Straface incontra i vertici di Trenitalia per AV Sibaritide-Taranto-Milano

La consigliera regionale Pasqualina Straface, su delega del presidente della Regione, Roberto Occhiuto, ha incontrato i vertici di Trenitalia per discutere del collegamento dell’alta velocità tra la Sibaritide, Taranto e Milano.

All’incontro erano presenti il presidente di Trenitalia, Stefano Cuzzilla, il direttore della direzione Business Alta velocità, Pietro Diamantini, il commissario di ArtCal, Francesco Cribari.

«La soluzione su cui si sta lavorando – ha spiegato Straface – è la creazione di un collegamento dalla stazione di Sibari alle linee del Frecciarossa Taranto-Milano attraverso uno dei nuovi treni performativi che stanno per arrivare sulla linea jonica, di fatto rendendo disponibile il servizio per tutta l’utenza della Calabria del nord. Soluzione, questa, che sarebbe ottimale e permetterebbe al territorio di uscire dall’isolamento e di generare nuove e maggiori occasioni di sviluppo per un’area che si dimostra sempre più strategica per l’intero meridione».

«Dall’interlocuzione con i vertici di Trenitalia – ha concluso – è emerso inoltre come la rete ferroviaria attualmente non sia strutturalmente adeguata a permettere il transito del Frecciarossa, e che sono allo studio soluzioni tecniche che permetteranno in un prossimo futuro di sopperire a questa carenza». (rrm)

Un passo necessario per agganciare quella che è a tutti gli effetti l’area economicamente più sviluppata della regione e con prospettive di crescita ancora maggiori soprattutto nel settore del turismo all’alta velocità recuperando così un gap che in questo momento penalizza fortemente un territorio”.

L’alta velocità che serve alla Calabria e al Sud

di FRANCESCO RUSSO – La questione centrale per lo sviluppo sostenibile, e cioè economico, sociale ed ambientale della Calabria e del Sud è oggi l’Alta Velocità Ferroviaria.

Impatti sulla sostenibilità

Per chiarire i benefici economici e sociali che una linea ad Alta Velocità (AV) a 300 km/h produce in un territorio è sufficiente richiamare i risultati relativi ai 10 anni di esercizio dell’AV in Italia. Risulta che nei territori che hanno l’AV, il Pil è cresciuto negli ultimi 10 anni di 7 punti percentuali in più rispetto ai territori che non hanno l’AV, e ciò sia nelle regioni del Sud che in quelle del Nord: più precisamente una crescita del Pil tra il 6 ed il 12% in più nei 10 anni. È necessario ricordare che il Pil della Calabria cresce di poco meno dell’1% anno, la realizzazione di una vera AV farebbe raddoppiare la crescita annua del Pil.

Inoltre da recentissimi studi, svolti in Europa ed in Asia, emerge che l’AV genera una redistribuzione della occupazione verso le zone con più alta disoccupazione, con un effetto di forte recupero per le aree in ritardo di sviluppo. Per gli impatti ambientali è importante richiamare che tutti gli studi fatti a livello internazionale dimostrano che l’impatto dell’AV, in termini di impronta di carbonio, è un decimo del trasporto aereo per passeggero trasportato sulla stessa distanza. Cioè muovendosi dalla Calabria verso Roma in aereo si produce 10 volte più gas serra rispetto a muoversi con l’Alta Velocità.

Questi risultati estremamente positivi che riguardano tutte le componenti dello sviluppo sostenibile, hanno portato alla crescita a scala internazionale delle linee di AV: oggi ci sono 70.000 chilometri di linee in esercizio e 70.000 pianificate o in corso di costruzione.

I tracciati e i tempi di percorrenza

L’approccio italiano nei primi anni dei XXI secolo, in accordo con il corridoio Berlino-Palermo progettato dall’Europa, era quello di realizzare una linea di AV che attraversasse tutto il paese da Nord sino a Palermo. Nel 2009 sono entrate in esercizio le linee AV Roma-Napoli e Napoli-Salerno, ed è stata completata la AV Milano-Roma. Questi fatti conducevano quindi alla conclusione che si sarebbe realizzata immediatamente l’AV Salerno-Reggio Calabria e l’AV Messina-Catania-Palermo. Così non è stato. La situazione è profondamente cambiata a causa delle decisioni che hanno preso il Ministero dei Trasporti e dalle Ferrovie riguardo l’AV in Sicilia e in Calabria ed il loro raccordo con l’Attraversamento Stabile.

Il primo grave cambiamento riguarda il tratto da Reggio a Salerno e quindi il collegamento con Roma. Collegandosi al sito ufficiale del dibattito pubblico per l’Alta Velocità Salerno Reggio Calabria, si vede che il tempo migliore ottenibile con la proposta attuale del Governo per il percorso Roma-Reggio è di 3 ore e 40 minuti. considerando Villa un poco prima di Reggio, si può stimare un Roma Villa in 3 ore e 30 minuti, pari a 210 minuti, e non 2 ore e 45 come potrebbe ottenersi con un tracciato non a zig-zag come quello che sta portando avanti il Ministero con Ferrovie. Peraltro, come dimostrato nella letteratura scientifica per raggiungere tutti i capoluoghi della Calabria si impiegherà più tempo con il progetto ministeriale, rispetto al tracciato diretto tirrenico.

Nello specifico risulta poco credibile andare da Battipaglia in direzione Potenza e poi a metà strada (Romagnano) tornare verso il Tirreno. Il corretto tracciato dovrebbe evitare questa zeta collegando direttamente Battipaglia con Praia, poi Lamezia con una stazione AV sotto l’aeroporto.

Una corretta pianificazione dovrebbe prevedere una linea AV Jonica che da Battipaglia vada a Potenza e poi a Metaponto sullo Jonio, arrivando poi a Sibari. Realizzando quindi la stazione dell’AV in connessione con la linea Jonica da Crotone. In questo modo tutte le aree Joniche della Puglia, della Basilicata e della Calabria sarebbero integrate nel sistema di AV senza alcun zig-zag. Tutti i territori jonici avrebbero una forte prospettiva di sviluppo sostenibile.

Il secondo cambiamento riguarda la Sicilia. Tutte le fonti ufficiali riportano che a lavori finiti (con oltre 10 miliardi di spesa) il tempo tra Catania e Palermo sarà di 2 ore. La domanda è: perché per una distanza uguale, cioè circa 200 chilometri, tra Roma e Napoli Afragola si impiega un’ora e tra Palermo e Catania il doppio?

Per la Catania Messina a lavori finiti le fonti ufficiali dicono che il tempo sarà di 45 minuti. Anche qui perché, dato che la distanza è di 90 chilometri, si impiega quasi lo stesso tempo necessario a percorrere i 200 chilometri tra Napoli e Roma?

Alla fine il tempo totale sulla Palermo-Catania-Messina sarà di 165 minuti (120+45).

In sintesi in Sicilia si sta realizzando una ferrovia convenzionale e non una AV, ed in Calabria si sta realizzando, unico caso nel pianeta su 140.000 chilometri di linee, una linea AV che invece di ridurre la lunghezza rispetto al tracciato esistente la aumenta, passando da 393 chilometri a 445. In tutta Italia e in tutto il Mondo quando si realizza una linea AV che colleghi due città che stanno agli estremi, la lunghezza dell’AV è inferiore rispetto alla convenzionale esistente. Di solito la riduzione è del 10%. Cioè dai 393 chilometri attuali si dovrebbe passare a 350 chilometri. Invece Ministero e Ferrovie hanno deciso che la lunghezza aumenterà e sarà di 445, con il placet dei Ministri che si sono succeduti negli ultimi Governi.

I costi e i passeggeri potenziali

I costi ad oggi stimati tra AV e Ponte sono più di 50 miliardi. Con questi soldi alla fine si otterrà un tempo complessivo da Roma a Palermo di 393 minuti (165+ 210+ 18 minuti di Attraversamento), cioè 6 ore e 33 minuti. Da tutti gli studi e le ricerche svolte a livello mondiale emerge che la domanda (cioè il numero di passeggeri potenziali) per l’AV cresce in modo deciso, per percorrenze inferiori a 3 ore, sottraendo all’aereo ed all’auto. La domanda continua a crescere sino a percorrenze di 5 ore. Al di sopra delle 5 ore la domanda AV diventa residuale o zero.

Stessi limiti temporali si hanno per le crescite significative di PIL, al di sotto di 3 ore la crescita è massima, tra 3 e 5 è significativa, al di sopra di 5 è del tutto residuale.

Quindi con una spesa di oltre 50 miliardi (Progetto di Ministero e Ferrovie), nessuna città metropolitana sarà sotto le 3 ore, Reggio e Messina saranno nella fascia intermedia mentre Catania e Palermo avranno benefici scarsissimi o nulli. Situazione ben diversa si avrebbe se i progetti venissero modificati riprendendo quelli proposti tra il 2000 ed il 2010. Si avrebbe Reggio e Messina a 3 ore, Catania e Palermo sotto 5 ore, quindi con un impatto formidabile sul Pil della Calabria e della Sicilia, e su quello della Campania, della Basilicata e della Puglia.

Per la Salerno Reggio basta tornare ai progetti fatti tra il 2003 ed il 2008, con un tracciato che accorcia le percorrenze rispetto alla linea convenzionale esistente. In questi mesi si è svolto il dibattito pubblico per la Battipaglia-Romagnano, definita dal Ministero il primo tratto della Salerno-Reggio Calabria. Peccato che Romagnano si trovi più a Nord di Battipaglia, mentre tutti sanno che Reggio Calabria si trova più a Sud. Cioè per andare da Battipaglia a Reggio Calabria, invece di andare verso Sud, con il progetto del Ministero e delle Ferrovie si andrà verso Nord. Rimane qualche perplessità nel vedere che nessuna delle due Regioni interessate, Calabria e Sicilia, abbiano evidenziato questa incongruenza.

Il tema dell’AV a 300 km/h, su un tracciato da AV, viene posto con forza da associazioni culturali, datoriali, sindacali, alcuni parlamentari nazionali e regionali hanno cominciato a porre la questione di una reale AV al Governo centrale.

La vera Alta Velocità ferroviaria è la grande infrastruttura necessaria per cambiare la storia della Calabria e del Sud. (fr)

[Francesco Russo è  prof. all’Università di Reggio Calabria]

ALTA VELOCITÀ IN CALABRIA: ARCO JONICO
CORRE IL RISCHIO DI VENIRE EMARGINATO

di DOMENICO MAZZA – Correva l’anno 2021 quando scrivevo dei possibili benefici derivanti a tutto l’Arco Jonico dalla realizzazione di un’opera pensata a cavallo degli anni ’80: la bretella di Thurio. Purtroppo, al tempo, l’argomento destò poco interesse nelle nostre classi dirigenti.

C’è da dire che le Popolazioni joniche erano e sono talmente disabituate a servirsi di mezzi su ferro che in tanti, Amministratori compresi, disconoscevano cosa fosse un’infrastruttura del genere. In verità, ancora oggi, in molti, neppure immaginano cosa sia la bretella di Thurio e per quale motivo la sua eventuale realizzazione rappresenterebbe un punto di svolta nella mobilità ferroviaria per tutto il vasto ambito compreso tra Corigliano-Rossano e Crotone più relative aree interne (oltre 250mila abitanti).

Aggiungo che, se non avessi ritenuto l’argomento meritevole d’approfondimento, non avrei dedicato un paragrafo del capitolo “mobilità” all’interno del mio libro “La baia della Magna Graecia” all’infrastruttura in questione.

Tornando al nocciolo della questione, negli ultimi giorni, la stampa ci ha deliziato con una serie di comunicati avversi all’idea di realizzazione di un deviatoio ferroviario. Non che la cosa mi stupisca, si intende. Lungo lo Jonio siamo particolarmente bravi a farci la guerra tra poveri. Tuttavia, tacciare l’opera come la narrazione del de profundis per la stazione di Sibari è alquanto surreale. Vieppiù, denota una spiccata tendenza ad una fantasia immaginifica sugli sviluppi che tale operazione avrebbe per quelle Comunità poste a nord di Sibari.

È bene ricordare che infrastrutture similari esistono da tempo immemore sia nella valle del Crati (Bivio Sant’Antonello), sia sul Tirreno (asta di San Lucido). Se oggi il FrecciaRossa Sibari-Bz impiega circa 50 minuti tra Sibari e Paola, anziché 1.15h, si deve al bypass delle stazioni di Castiglione Cosentino e Cosenza. Questo sistema di convogliamento dei treni, inoltre, non è aduso solo in Calabria. Su diversi punti della linea AV To-Sa sono state create aste che consentono ai treni di evitare rotture di carico (cambio di marcia).

Si pensi alla stazione di Napoli Afragola, realizzata su un deviatoio ferroviario che permette ai convogli di evitare ingresso ed uscita da Napoli Centrale. Quanto descritto si traduce in un risparmio netto di circa 30 minuti sui tempi di percorrenza da e per Roma. Si pensi alla futura stazione di Firenze Belfiore, anche questa progettata su un tronco ferroviario che consentirà di accorciare i tempi verso Bologna di quasi 20 minuti.

Ritornando alle nostre latitudini, ormai sempre più lande desolate e depresse e terre povere finanche di idee e progettualità migliorative, l’oggetto del contendere — se progettato come asta con ampio raggio di curvatura (dall’ex Posto Movimento di Thurio alla ex stazione di Cassano) — ridurrebbe i tempi di percorrenza tra Crotone e la tirrenica dalle attuali 3h circa a poco più di 2h.

Ho parlato di ampio raggio di curvatura poiché, ad oggi, si sta facendo confusione sull’idea progettuale. A tal riguardo, il chiarimento fornito dal Sindaco Papasso, su alcuni dettagli tecnici dell’operazione che RFI intenderebbe realizzare, risulta abbastanza esaustivo.

Partiamo dal presupposto che la lunetta di Sibari e la bretella di Thurio non sono la stessa cosa. La prima ipotesi è una progressiva ferroviaria di circa 3 km. Avrebbe un costo abbastanza contenuto, ma non consentirebbe ai treni di accedervi alla medesima velocità esercitata lungo il resto del tronco ferroviario. Pertanto, il vantaggio di evitare il cambio banco nella stazione di Sibari, sarebbe sostanzialmente vanificato da un eccessivo rallentamento dei treni a causa del gomito che si creerebbe in curva.

Il risparmio di tempo nella percorrenza, quindi, si limiterebbe ad una manciata di minuti. Nel secondo caso, invece, la curvatura di percoso (circa 10km) sarebbe quasi impercettibile ed i treni potrebbero mantenere la medesima andatura registrata sul binario jonico. Sicuramente andrebbe messo in cantiere qualche euro in più per la sua realizzazione. Bisognerebbe scavalcare il Crati, la vecchia statale 106 e superare la nuova ss531 in corrispondenza del tratto prossimo al nuovo adeguamento sulla futura variante stradale Sibari/Corigliano-Rossano. L’investimento, però, risulterebbe sempre irrisorio rispetto alla mole di finanziamenti che verranno catapultati nella realizzazione della AV tirrenica.

La creazione della bretella, altresì, consentirebbe ulteriori vantaggi. Intanto, la rimessa in esercizio della dismessa stazione di Cassano Jonio. Ordunque, considerato che il terzo megalotto 106 si raccorderà alla statale 534 a meno di 1km in linea d’aria dalla ex stazione di Cassano, gli avventori provenienti da nord sarebbero messi in condizione di raggiungere il rigenerato scalo in minor tempo rispetto a quanto si impiegherebbe per arrivare alla stazione di Sibari.

Si creerebbero, quindi, le condizioni per un embrione di reale intermodalità ferro-gomma. Parlo di raggiungimento dello scalo da nord su gomma poiché, fino a quando la Politica non si impegnerà a trovare linee d’accordo tra Calabria e Basilicata, le stazioni comprese tra Metaponto e Sibari, continueranno ad essere servite solo da mezzi sostitutivi. Quanto riferito perché le due menzionate stazioni rappresentano servizio di testa per le relative Regioni. Ancora, la realizzazione di una stazione mediana tra aree urbane di Corigliano-Rossano, nei pressi del costruendo nuovo ospedale, permetterebbe di immaginare un’unica fermata dei treni veloci per la Città, lasciando le attuali stazioni al solo traffico locale. Fatto comunque non trascurabile, Sibari continuerebbe ad essere lo snodo ferroviario per tutti i flussi di traffico provenienti dall’Adriatica e diretti verso la Tirrenica e la Jonica sud e viceversa.

In relazione a quanto descritto, è importante che le due principali realtà urbane dell’Arco Jonico facciano squadra. Le esigenze di mobilità di tutto il vasto territorio compreso tra la valle del Trionto e quella del Neto dipendono da come Crotone e Corigliano-Rossano riusciranno a giocare la loro comune partita. L’illustrato discorso vale, anche e soprattutto, riguardo alla futura linea di tracciato che di deciderà intraprendere per la prevista AV Sa-Rc.

Di certo, è surreale che nessun Amministratore del Crotonese abbia proferito parola sulla sciagurata ipotesi di revisione del tracciato AV. Tuttavia, non è ancora troppo tardi per ravvedersi, prendendo posizioni univoche e rispettose delle relative municipalità. Convincerci, d’altronde, che un’opera come la lunetta di Sibari equivalga ad un’idea come la bretella di Thurio, è il classico gioco centralista con il quale ci propinano molliche presentandole come caviale. Del resto continuare con le asservite politiche degli ultimi decenni, esercitate dal Crotonese e dalla Sibaritide ai rispettivi centralismi, non mi sembra abbia arriso particolarmente ai richiamati contesti. (dm)

ADESSO SERVE CHIAREZZA DA RFI SUL TRACCIATO DELL’ALTA VELOCITÀ IN CALABRIA

Tutti i centri toccati dall’AV vorrebbero una fermata: se così fosse, i vantaggi del collegamento veloce sarebbero vanificati. I treni dell’AV servono a velocizzare i collegamenti (Salerno-RC) e rendere Roma più vicina e facile da raggiungere (3 ore 1/2 da RC?). Per questo bisogna spazzare le richieste e le aspirazioni di chiunque e tenere conto del percorso più agile e più agevole. I calabresi (la gran parte) dirà grazie: per gli altri centri bisognerà creare comodi e sicuri collegamenti con la stazione AV più vicina. Ma adesso serve assoluta chiarezza da RFI. (s)

Alta velocità ferroviaria Praia-Reggio Calabria, i dubbi di OrSa sulla politica di Catanzaro e Reggio

Sul tratto dell’Alta velocità ferroviaria che collega Praia a Reggio Calabria, il sindacato OrSa solleva dubbi sul silenzio della politica proveniente da Catanzaro e da Reggio Calabria.

Vincenzo Rogolino, segretario confederale Calabria OrSa, in una nota dice: «Leggiamo che alcuni politici del cosentino insorgono contro il cambio di rotta di Rfi che, grazie all’intervento del Ministro dei trasporti, ha ricollocato sul tracciato originario (dall’OrSa Calabria sostenuto) il progetto dell’Alta Velocità ferroviaria per la nostra regione. Non vogliamo più entrare nel merito, l’abbiamo già fatto in questi tre anni di denunce e abbiamo dimostrato con documenti inoppugnabili che la modifica al tracciato originario è dispendiosa economicamente, inquinante e allunga i tempi di percorrenza. Ci chiediamo, invece, come mai che i deputati del reggino e del catanzarese, dal Pd a Forza Italia, insieme ai vari amministratori locali non abbiano speso una parola nel merito?».

«Come sindacato – è scritto ancora nella nota – non facciamo il tifo per una provincia piuttosto che per un’altra (i Comuni di Cosenza e Castrovillari fanno il proprio mestiere sostenendo il tracciato via Cosenza) ma rivendichiamo il diritto di affermare che il tracciato dell’AV FS deve servire tutto il territorio calabrese, senza particolarità per alcuna provincia, partendo dall’assunto che si deve tenere conto dei parametri sopra citati. Da tempo invochiamo, su questo tema, un confronto pubblico con la classe politica calabrese, purtroppo la strada del silenzio continua a prendere il sopravvento sugli interessi dell’intera collettività».

Continua Rogolino: «Ci piace ricordare quanto dichiarato, tra l’altro, dall’Ing. Prof. Vincenzo Italia di Catanzaro (uno tra i professionisti che ha studiato il tracciato) col quale abbiamo avuto più volte in questi anni, l’occasione di confrontarci su questo tema. L’Ingegnere Italia ha testualmente detto che “…l’Alta velocità non nasce per Cs e Castrovillari, ma per ben 7milioni di cittadini calabresi e siciliani. Se così non fosse anche Catanzaro con Crotone e Locride, potrebbero rivendicare il tracciato AV direttrice Jonica al pari di Cosenza e Castrovillari! L’AV FS deve servire Calabria e Sicilia col più breve tracciato, come ovunque al mondo e non zigzagando”. Non vorremmo, come OrSa Calabria, che questo tira e molla, provocato da certe amministrazioni locali, possa pregiudicare il quadro economico degli investimenti. La politica farebbe bene a rivendicare il tracciato originario, quello per intenderci più favorevole, e sollecitare il potenziamento delle reti cosiddette secondarie.Confidiamo nell’intransigenza del Ministero dei trasporti che già ha dimostrato di muoversi su interessi collettivi e non di cordata. L’OrSa Calabria continuerà a vigilare, così come fatto in questi ultimi anni, affinchè prevalgano i veri interessi del territorio e di tutti i calabresi». (rcz)

I sindaci scrivono a Salvini: Preoccupazione che alta velocità si fermi in Basilicata

«I sindaci dei Comuni della area urbana cosentina, del territorio del Pollino, dello Jonio, della valle dell’Esaro, dei Comuni ricadenti nella destra del Crati e della valle del Crati esprimono profonda preoccupazione perché le scelte annunciate da RFI, di fatto, rinviano sine die la realizzazione dell’intero tratto calabrese della linea ferroviaria di Alta Velocità». È quanto si legge in un documento dei sindaci Demetrio Festa, Roberto Musmanno, Luigi Martirano, Giuseppe Lo Feudo, Franz Caruso, Domenico Lo Polito, Flavio Stasi, Virginia Mariotti, Pino Capalbo e Gianni Papasso che sarà inviato lunedì al ministro Matteo Salvini, al Vice Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Edoardo Rixi, al capo dipartimento del Mit per la programmazione strategica, i sistemi infrastrutturali, di trasporto a rete, informativi e statistici, Enrico Maria Pujia, all’ Amministratore Delegato e Direttore Generale di Rete Ferroviaria Italiana, Gianpiero Strisciuglio ed alla direzione operativa di Rete Ferroviaria Italiana Vincenzo Macello.

Un documento redatto nel corso della riunione dei sindaci, nel corso del quale è stato istituito non solo un tavolo scientifico/politico, ma anche la costituzione di tavolo tecnico-scientifico con i rappresentanti, tra l’altro, della Regione Calabria e di Rfi.

«Anzi, non è infondato il timore che, addirittura, l’Alta Velocità possa fermarsi in Basilicata – hanno scritto i primi cittadini nel documento – tagliando definitivamente il collegamento della Sicilia e della Calabria dalle grandi linee di comunicazione nazionali ed europee. Una eventualità, quest’ultima, che si pone in netto contrasto con la proposta di realizzazione del Ponte sullo Stretto. Infatti, l’attraversamento stabile dello Stretto senza una moderna linea di Alta Velocità ferroviaria rappresenterebbe uno spreco di ingenti risorse finanziarie, dal momento che i tempi di percorrenza, dalla Sicilia e dalla Calabria, verso le direttrici europee rimarrebbero inalterati rispetto a quelli odierni. La fondatezza della preoccupazione dei Sindaci è dovuta alla incertezza e alla confusione a cui sono sottoposti i programmi di Rfi».

«I recenti annunci, sulla progettazione della linea AV ferroviaria di collegamento tra Salerno e  Reggio Calabria – continuano i sindaci – sono la dimostrazione di  come si intende procedere a  danno della Calabria e della Sicilia. Infatti,  senza alcuna motivazione e senza valide e qualificate ragioni tecnico-scientifiche, è stato messo in discussione il progetto rinveniente da uno studio di fattibilità, costato all’erario pubblico per una spesa di circa 35 milioni di euro, che prevede la realizzazione di un percorso che da Salerno si snoda attraverso Romagnano, Praia a mare, Tarsia, Cosenza, Lamezia, Gioia Tauro fino a Reggio Calabria. Lo  studio di fattibilità, oltretutto esplicita sufficienti e ragionevoli motivazioni per escludere il percorso lungo la dorsale tirrenica, per chiari impedimenti dovuti alla conformazione orografica- geologica dei territori interessati».
«In tutte le sedi istituzionali, dal Parlamento alla Regione Calabria – si legge nel documento – il progetto approvato, che si snoda attraverso il passaggio da Praia a Tarsia, è stato presentato come una opzione conveniente e fattibile. Su questo progetto è  stata contestualmente orientata  la programmazione finanziaria con una quota del Pnrr e, soprattutto, con investimenti previsti nel fondo complementare del bilancio dello Stato. Una scelta netta, di assoluta certezza della fonte finanziaria,  compiuta dagli ultimi due Governi nazionali che hanno preceduto l’attuale esecutivo presieduto dalla Presidente on. Giorgia Meloni».
«Infatti, oltre ad un investimento di  1,8 Mld di euro  previsto nel Pnrr – si legge –, con la legge 101 del 2021 è stato  approvato un significativo finanziamento aggiuntivo di ben 9,4 Mld. Tale finanziamento è stato specificatamente finalizzato per un importo di 4,3 Mld per la tratta Romagnano-Praia, 3,9 Mld per la realizzazione del lotto Praia-Tarsia ed 1,2 Mld per il raddoppio della galleria Santomarco. Le scelte e le modalità di tale percorso sono state però  immotivatamente cancellate dai vertici di RFI in sede di “dibattito pubblico” per il lotto Romagnano- Praia. In quella sede, non soltanto è stata proposta l’ipotesi di variazione del percorso lungo la dorsale tirrenica, senza alcun supporto tecnico-scientifico,  ma, si è presentato  un quadro finanziario, che in maniera assai sorprendente, stravolge le scelte effettuate dalla stessa RFI».
«Si presenta, così – viene esposto – un quadro finanziario che prevede un aumento vertiginoso dei costi già programmati. Tutto ciò,  senza credibili e fondate giustificazioni. Basti pensare che quasi l’intero importo previsto per la costruzione dell’opera fino a  Tarsia,  8 Mld dei 9,4 deliberati nel bilancio dello Stato, sarebbe oggi esclusivamente assorbito dai costi del lotto Romagnano-Praia.  Ma ad aggravare il quadro già drammatico, è la notizia pubblicata oggi sulla stampa secondo cui, come dichiarato nella relazione finale al “dibattito pubblico” addirittura ” i fondi non bastano fino a Praia”».
«È grave che tutto ciò avvenga con il complice silenzio del ministro Salvini e dell’intero Governo nazionale – hanno denunciato i primi cittadini – nonché con l’adesione passiva del presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto. I sindaci dei Comuni, riunitisi in data odierna nel Salone di rappresentanza di palazzo dei Bruzi a Cosenza,  chiedono, sulla base delle suddette e  fondate preoccupazioni, un immediato  confronto congiunto  con il Governo nazionale e la  Regione Calabria, per definire una coerente programmazione finanziaria finalizzata ad una realizzazione dell’opera da  Salerno a Reggio Calabria, in maniera compiuta e funzionale».
«È grave che alla cancellazione della scelta dei finanziamenti deliberati dai precedenti Governi nazionali, – viene evidenziato – oggi si voglia sovrapporre la pratica dell’annuncio di  ipotesi di finanziamenti improbabili o addirittura inesistenti, dal momento che non c’è  riscontro e riferimento alle fonti di bilancio. I sindaci chiedono, altresì,  sulla base della relazione finale del “dibattito pubblico “, relativo alla tratta Romagnano-Praia a mare, che venga definito e concordato il percorso più conveniente, fattibile e funzionale non solo ad una sensibile riduzione dei tempi di percorrenza dei collegamenti da Reggio Calabria verso il nord d’Italia e di Europa, ma  alla realizzazione di un percorso che faccia della Alta Velocità l’asse centrale di una rete ferroviaria capace di consentire la piena integrazione ed organicità dei collegamenti per l’intero territorio regionale ed evitare che oltre due terzi  della  popolazione calabrese, in particolare quelli della fascia ionica,  rimanga ancora esclusa  dalle grandi direttrici nazionali ed europee».
«A tal fine, I sindaci auspicano una moratoria – conclude il documento – affinché si possa concertare una programmazione che veda anche la Calabria effettiva destinataria della realizzazione dell’intera opera da Salerno fino a Reggio Calabria». (rcs)