APPELLO DEI CALABRESI A MATTARELLA:
VIGILI SULLA TRANSIZIONE ENERGETICA

La devastazione del territorio calabrese s’impenna invece di arrestarsi. Così un nutrito gruppo di  associazioni immediatamente sostenuto da intellettuali, artisti, soggetti economici, amministratori, uomini e donne delle istituzioni che il degrado mette in difficoltà, ha ritenuto necessario esprimere sofferenza e al contempo proposte concrete per avviare finalmente una stagione politica orientata al recupero della qualità  ambientale e della serenità sociale nella nostra tormentata regione.

La forma comunicativa prescelta è una lettera aperta al Presidente della Repubblica, invocando «una riconversione energetica che non faccia a pugni con il rinnovato articolo 9 della Costituzione, secondo il quale la Repubblica tutela il paesaggio, il patrimonio storico e artistico, la biodiversità e gli ecosistemi». Perché, si sottolinea, «è paradossale che si continuino a costruire impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili che abbattono migliaia di alberi, alterano morfologie a volte già fragili incrementando il dissesto idrogeologico, consumano e degradano il suolo».

La lettera è stata sottoscritta da oltre 100 firmatari fra sindaci, ex senatori ed ex senatrici, situazioni territoriali, associazioni culturali, uomini e donne della cultura, del cinema, e dello spettacolo, parroci, enti pubblici, camminatori ed esploratori che hanno a cuore l’ambiente e il nostro territorio, contadini, aziende e cooperative agricole. Obiettivo della missiva aperta è quello di creare un effetto mediatico positivo oltre che un minimo comune denominatore tra le tante anime dei soggetti e dei comitati pronti a far nascere, a stretto giro, un coordinamento regionale di tutti coloro che si oppongono all’avanzata dell’eolico e del fotovoltaico stragisti, agli impianti di produzione di energia rinnovabile sostitutivi di boschi, terreni agricoli e suolo naturale.

Caro Presidente, siamo italiani della Calabria,  cittadini a vario titolo impegnati nelle vicende intellettuali, politiche, economiche, sociali e artistiche della nazione, e, spinti dallo stesso disagio, dallo stesso dolore e dalla stessa preoccupazione che hanno già prodotto fermento in altre aree del Meridione e delle Isole, ci rivolgiamo a Lei, considerandoLa un garante del buon senso oltre che della Costituzione, mentre nei territori che abitiamo vengono meno ogni giorno le precondizioni della vita, subiscono duri colpi gli ecosistemi, avanza il degrado ambientale  travolgendo il paesaggio e ogni ipotesi di sviluppo rurale e turistico fondato sulle risorse locali e sul presidio umano delle zone montane e collinari.

Questo vasto e progressivo processo di destrutturazione ecosistemica dei luoghi in cui viviamo è generato da una radicalizzazione degli approcci riduzionistici alla crisi ecologica (affrontata esclusivamente come problema energetico), che hanno creato i presupposti della proliferazione indiscriminata di mega impianti eolici e fotovoltaici. Sono passati ora vent’anni dal decreto legislativo 387 del 2003, il cui dodicesimo disgraziato articolo è dedicato alla Razionalizzazione e semplificazione delle procedure amministrative, e possiamo purtroppo constatare di avere vissuto un assalto senza precedenti alla qualità della nostra vita, siamo entrati in un’epoca che i posteri da noi danneggiati potranno legittimamente chiamare “ il Far West delle fonti rinnovabili”.

Signor Presidente noi chiediamo alla comunità nazionale una riconversione energetica che non faccia a pugni con il rinnovato articolo 9 della Costituzione, secondo il quale la Repubblica tutela il paesaggio, il patrimonio storico e artistico, la biodiversità e gli ecosistemi. Le associazioni, i gruppi, i comitati di cui facciamo parte, in questi ultimi vent’anni di attivismo civico, hanno verificato l’aumento dell’inquinamento e delle difficoltà del vivere quotidiano, e segnalano la diffusione di sfiducia, delusione e risentimento nel corpo sociale. Anche noi pensiamo dunque che la transizione ecologica debba essere ricollocata dentro una prospettiva politica e democratica; le comunità locali non possono più subire i loro paesaggi quale risultato di evoluzioni tecniche ed economiche decise senza di loro.

I nostri sindaci, i nostri rappresentanti istituzionali più prossimi, frustrati dall’impossibilità di contribuire a valutazioni così importanti per gli equilibri dei territori che amministrano, sono i soggetti più consapevoli della complessità dei problemi anche da Lei affrontati nei giorni scorsi, quando è  andato a Longarone, sessant’anni dopo il 9 ottobre del 1963,  a commemorare le vittime del disastro del Vajont, 1910 vittime del malgoverno del territorio, del desiderio cieco dell’uomo di piegare a proprio piacimento la natura per guadagnare il massimo profitto, come ha detto il Presidente Fedriga da Lei citato. Lei ha dimostrato di sapere benissimo, e dunque siamo certi di sfondare una porta aperta, che la buona salute dei suoli, insieme all’arresto del loro consumo mediante quell’intervento legislativo  tanto atteso e in fase di stallo da più lustri, è conditio sine qua  non del  contrasto ai cambiamenti climatici: per catturare l’anidride carbonica, per assorbire in sinergia con le piante l’acqua piovana rendendoci meno vulnerabili in caso di forti piogge, per produrre cibo, legna e habitat per tutti gli organismi indispensabili alle reti di vita in cui noi umani siamo impigliati.

Del resto si tratta di compiti e temi a cui ci richiama l’Ispra, con una continua produzione scientifica che dovrebbe rappresentare la bussola delle amministrazioni in materia ambientale, trovandosi in perfetta sintonia con l’Europa; compiti e temi pienamente accolti dal nostro Piano di Transizione Ecologica, che assume la necessità di individuare per gli impianti fotovoltaici ed eolici le superfici idonee coerentemente con le esigenze di tutela del suolo, delle aree agricole e forestali e del patrimonio culturale e paesaggistico in conformità ai principi di minimizzazione degli impatti sull’ambiente, sul territorio e sul paesaggio (lo stesso piano individua come soluzione migliore lo sfruttamento prioritario delle superfici di strutture edificate come tetti di edifici pubblici, capannoni, parcheggi,  aree e siti oggetto di modifica, cave e miniere cessate).

Non è paradossale, signor Presidente, che a fronte di tutti questi sforzi conoscitivi, di queste indicazioni ufficiali e di questa consapevolezza si continuino a costruire impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili che abbattono migliaia di alberi, alterano morfologie a volte già fragili incrementando il dissesto idrogeologico, consumano e degradano il suolo? Per quali ragioni il nostro sistema paese di cui Lei è il Presidente fa entrare la sostenibilità dalla porta per farla uscire subito dopo a calci nel sedere dalla finestra?

Noi ci aspettiamo da Lei una parola di sostegno nei  nostri confronti, perché abbiamo a cuore interessi generali insidiati al momento dal trionfo di interessi particolari; confidiamo in un pubblico intervento da parte Sua sulla questione di fondo da noi sollevata: l’esigenza di produrre sempre più energia rinnovabile deve essere armonizzata con altre pressanti esigenze, non può intaccare il rispetto di principi e valori su cui si fonda il patto sociale sancito dalla Costituzione. Lei il 9 ottobre 2023 ha pronunciato parole sacrosante, alle quali è necessario che seguano fatti concreti, prodotti dai vari attori delle nostre istituzioni e da noi cittadini rimessi nelle condizioni di partecipare a una dinamica democratica degna di questo nome. Presidente ci muove l’ansia di riconciliarci con il mondo che ci ospita, con la natura e l’ambiente in cui siamo immersi, e  immaginiamo che la resistenza nostra, la voglia di non arrendersi allo strapotere di chi preme con la sua forza economica sulle istituzioni per indirizzarne le scelte a proprio esclusivo vantaggio, sia considerata da Lei un’ancella dei compiti della Repubblica. 

Noi ci sentiamo, mutatis mutandis, simili a Tina Merlin, la cui attività  di informazione e denuncia avrebbe meritato l’ apprezzamento e l’appoggio dei Capi dello Stato in carica in quegli anni. Faccia valere il senno del poi, il senno del dopo Vajont, nei nostri tormentati giorni. Siamo Davide che fronteggia Golia, e ci piacerebbe salire sulle Sue spalle per avere più  coraggio e una più solida base. (rrm)

I firmatari

Pino Demasi – Parroco del Duomo di Polistena (Rc ); Margherita Corrado – Senatrice XVIII legislatura; Giulio Santopolo – Sindaco Petrizzi (Catanzaro);  Avamposto Agricolo Autonomo – Santa Caterina dello Jonio (Cz); Alberto Ziparo – Università di Firenze; Gioacchino Criaco  Scrittore; Piero Bevilacqua – Storico; Club Alpino italiano – Sezione Aspromonte (Rc); Cooperativa  di  comunità  A menzalora – Petrizzi (Cz); Azienda agrituristica Il Bergamotto  di Ugo  Sergi – Condofuri (Rc); Francesco  Pileggi – Scrittore; Associazione Culturale Sentieri d’Aspromonte; Movimento Terra e Libertà Calabria; Fattoria sociale  Terre di Vasia – Serrata (Reggio Calabria); Associazione Culturale Il Brigante – Serra  San Bruno  (Vv); Daniele  Vacca – Sindaco Soverato (Cz); Luca Gaetano – Sindaco  di San Ferdinando  (Rc); Piero Polimeni – Ingegnere ambientale; Pino Fabiano – Scrittore; Italia Nostra Soverato-Guardavalle (Cz); Arci Le Cento Città – Crotone; Coordinamento LIPU Calabria; Kalibreria  Associazione Culturale Soverato (Cz); Francesco Di Lieto – Codacons Calabria; Associazione di volontariato Cotroneinforma; Associazione Culturale Conservatorio Grecanico Reggio Calabria; Laboratorio territoriale di San Lorenzo e Condofuri (Rc); Piero  Crucitti – Musicista; Valentino Santagati – Musicista; Mara Papa – Naturalista; Arturo Lavorato – Regista; Felice D’Agostino – Regista; Michele  Conìa – Sindaco Cinquefrondi (Rc); Associazione Culturale Banda Pilusa – Bovalino (Rc); Gruppo archeologico Valle dell’Amendolea (Rc); Associazione Culturale  Sentieri d’Aspromonte (Rc); Elio Lannuti – Giornalista Senatore  XVIII  legislatura; Maria Crucioli – Avvocato  Senatrice  XVIII legislatura; Bianca Laura Granato – Senatrice XVIII legislatura; Italia Nostra – Crotone; Belvedere Borgo Antico Aps  – Belvedere  Spinello (KR); Italia Nostra – Lamezia  Terme; Giuliana Commisso – Docente Unical; Movimento 14 luglio Nicotera (VV); Antonio D’Agostino – Consigliere Comunale  Gruppo Movi@Vento  Nicotera  (Vv); Vittorio  Scerbo – Sindaco Marcellinara (Cz); Stazione Ornitologica Calabrese; Maria Adele Buccafusca – Consigliere Comunale Gruppo Movi@Vento – Nicotera (Vv); Salvatore Pagano – Consigliere Comunale Gruppo Movi@Vento – Nicotera (Vv); Caretta Calabria Conservation; Pantaleone Manno  Allevatore e musicista – Montauro  (CZ); Domenico Minuto – Storico, cittadino onorario di Condofuri per Gallicianò e di San Lorenzo del Tuccio; ASD Cuccuruta Estrema; Il tipico calabrese Museo Osteria    Cardeto (Rc); Agriturismo Seminaroti – Petrizzi  (Cz); Rossana Tassone – Sindaco Brognaturo (Vv); Associazione Culturale BookLab – Cardinale  (CZ); Giuseppe  Maio – No eolico comune di Monterosso  (Vv);

Lorenzo Labate – Guida ambientale escursionistica; Giosuè  Costa – Docente universitario – Consigliere Comunale Cardinale (CZ); Francesco Bevilacqua – Avvocato e scrittore; Azienda agrituristica Zio Nino – Condofuri (Rc); Equosud – Reggio Calabria; Raffaele Dolce – Consigliere Comunale Santa Caterina dello Jonio (Cz); Commissione Regionale Tutela Ambiente Montano del Club Alpino italiano della Calabria;

Pierluigi  Aceti – Direttore Gal Savuto (Cs); Bruno Traclò – Viticoltore e medico – Bova (Rc); Creativi Indipendenti Davolesi; Renato Fida – Responsabile Camera del lavoro di Polistena (Rc); Lara Chiellino – Attrice;

Lino Caserta – Presidente Parco diffuso della conoscenza e del benessere di Ace Medicina Solidale ETS, Reggio Calabria; Emanuele Domenico – Sindaco Palermiti (Cz); Associazione Another Beach Project – Crotone;

Cataldo Perri – Musicista e scrittore; Paolo Napoli – Musicista;  Saverio Pazzano, Consigliere Comunale – Città Metropolitana Reggio Calabria;

Gruppo Ambiente e Territorio Mongrassano Cosenza; Dora Ricca – Regista;  Associazione PietraElisa – Palermiti (Cz); Alice Rohrwacher – Regista (Con la Calabria nel cuore e lo stesso problema in Umbria); Alessandra Corrado – Università della Calabria;  Noemi Evoli – Guida Ufficiale Parco Nazionale d’Aspromonte; Italia Nostra  Palermiti (Cz); Associazione Guide delle Serre; Giovanni De Sossi – Musicista; Lele Dessì – Senatore XVIII legislatura; La Strada – Reggio Calabria; Monica De Marco – Curatrice del Museo delle Ceramiche di Calabria- Seminara (Rc); Associazione Culturale Let us dream – Caulonia Marina (Rc);

Giuseppe Bombino – Professore  Università Mediterranea Reggio Calabria già Presidente  Parco  Nazionale d’Aspromonte; Aldo Femia  Contabile Ambientale Istat; Paolo Cacciari – Associazione  Cittadini per la memoria  del Vajont. Noi 9 ottobre, giornalista,deputato nella XV legislatura;  Patrizia Surace – Avvocatessa e già docente universitaria Unical; Filippo D’Ascola – Centro Nazionale  Coste – ISPRA; Ernesto  Alecci    Consigliere Regionale Calabria; Peppe Marra – Confederazione Usb Calabria; Alfredo  Barillari – Sindaco Serra San Bruno (Vv);  Angelo Calzone – Avvocato  e delegato regionale WWF Calabria; ANPI  Sezione di  Laureana Serrata Galatro (Rc); Associazione Culturale Francesco Vuodo Alessandria  del Carretto  (Cs); Associazione culturale Totarella, le zampogne del Pollino – Alessandria del Carretto (Cs); Antonio  Larocca – Operatore culturale  Alessandria  del Carretto (Cs); Giovanni Veneziano – Operatore sanitario  centro d’accoglienza  Alessandria del Carretto  (Cs); Pino Alfano – Sindaco  di Camini (RC); Giuseppe  Olivadoti – Presidente AMA.M.I. (Associazione Apicoltori) Amaroni  (Cz); Luca Rotiroti  Dottore forestale,  titolare omonima  azienda  agricola  biologica; Silvio Greco  – Biologo marino; vicepresidente Stazione Zoologica Anton Dohrn; Casa delle erbe della Locride (Rc); Comitato Acri ProteggiAMO il territorio (Cs); Liberamente Movimento Sanvitese (Cz); Azienda agricola Donatella Vaccotti – Torre di Ruggiero (Cz); Italia Nostra Sez. Reggio Calabria; Alessia  Alboresi   Assessore  alle Politiche Sociali, Istruzione e Cultura del Comune di  Corigliano -Rossano  (Cs); Maria Salimbeni    Vicesindaco Comune di  Corigliano-Rossano  (Cs); Francesco Angilletta – Sindaco di Mongiana  (Vv); Sergio Santoro – Università  della Calabria;  Gregorio Gallello – Sindaco di  Gasperina (Cz); Biodistretto dell’Alto Tirreno cosentino  Baticós; Giovanni  Alessi – Vicesindaco Brancaleone (Rc); Associazione Primavera Andreolese – Sant’Andrea Apostolo dello Jonio (Cz); CSC Nuvola Rossa Villa San Giovanni (Rc); Walter Fratto – Architetto Paesaggista (Cz)

Giuseppe Antonio Rauti – Capogruppo Chi.Ce in Consiglio Comunale Chiaravalle Centrale (Cz); Pierpaolo Zavettieri – sindaco di Roghudi (Rc)

Domenico Penna – sindaco di Roccaforte del Greco (Rc). 

Il presidente Mancuso: La Calabria in linea con le buone pratiche a tutela dell’ambiente

La Calabria «è in linea con le buone pratiche ambientali, per un uso sostenibile degli ecosistemi e con l’obiettivo della transizione ecologica, per la quale l’Europa mette a disposizione dell’Italia col Pnrr circa 70 miliardi di euro». È quanto ha reso noto il presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso, spiegando che tale risultato è stato raggiunto grazie al «piano di azione 2021-2027, approvato dalla Giunta regionale in attuazione della programmazione del nuovo Por Fesr-Fse (48 milioni di euro di investimento) e finalizzato a proteggere la biodiversità attraverso azioni di tutela e  promozione delle aree naturalistiche, insieme ai molti provvedimenti legislativi approvati dal Consiglio regionale».

«Le linee del piano che si articola in più strategie – ha aggiunto – riconoscono alle infrastrutture verdi (Parchi e Riserve) un ruolo centrale per la conservazione della biodiversità, mentre  il Consiglio regionale, dal canto suo, ha avviato un’intensa attività legislativa volta ad ampliare le aree protette, sia per intervenire sul degrado degli ambienti naturali, che per valorizzarle e renderle fruibili per fare sviluppo e creare nuova occupazione».

«Il Consiglio regionale, in ossequio agli articoli  9 e 32 della Costituzione e alla normativa dell’Unione europea – ha spiegato – con al centro lo strumento ‘Rete Natura 2000’, ha approvato la legge sui ‘Cammini’ naturalistici, storici e spirituali che la Regione, tra le poche in Italia, ancora non aveva; la legge che istituisce la Riserva Naturale del Mesima; la legge che istituisce la Riserva naturale del Vergari; la legge che ha istituito il Parco marino della ‘Secca di Amendolara’ e la legge sulle Piante officinali, per dare  impulso alle tante iniziative imprenditoriali nel settore, tutelando la biodiversità».

Mancuso ha ricordato anche l’approvazione della legge sulle “Aree protette e sul sistema della biodiversità”, «una vera e propria riforma organica che revisiona e aggiorna una normativa risalente addirittura  a vent’anni addietro. Una legge innovativa che consta di oltre 80 articoli e che può consentire alla Calabria di agire con una visione di sistema, per la protezione dei beni ambientali di una regione che per patrimonio boschivo è la quarta d’Italia».

«Gli effetti, spesso tragici, della crisi climatica ed ambientale devono indurci, ognuno per la propria responsabilità – ha detto ancora – a fare di tutto per  preservare l’ecosistema naturale, consapevoli che tanto più stretto è il rapporto tra le persone e l’ambiente che le circonda, tanto più si avverte la centralità nelle nostre vite della natura e della biodiversità». (rrc)

NICOTERA – Il 30 agosto si parla dell’inquinamento marino

Il 30 agosto, a Nicotera, alle 19, a Largo Roberto Il Guiscardo, si terrà l’incontro  su Inquinamento marino a Nicotera: Fiume Mesima o scarichi fognari? Un interrogativo che vive da 30 anni! Opinioni a confronto, organizzato  da Mediterranei News e dal Comitato Spontaneo Tutela dell’ambiente e della costa tirrenica.

Un momento di riflessione sulle condizioni del mare e sugli accadimento di una stagione estiva con punte di esaltazione e altre di demoralizzazione: giornate con mare splendido e qualche altra con la solita macchia marrone. L’incontro, dal carattere scientifico, è stato organizzato da chi si interessa di tale fenomeno da moltissimi anni e non è riuscito, pur avendo interessato tutte le istituzioni, a trovare le cause di tale disastro, che ha messo in ginocchio l’economia ed il turismo della storica città di Nicotera.

Un contributo forte per cercare assieme all’amministrazione, alle associazioni, alle istituzioni, ed a tutti coloro che hanno a cuore il problema, con la indicazione di quelle che potrebbero essere le cause e con le possibili soluzioni. Un sostegno attivo alla comunità che sta soffrendo di una situazione per certi aspetti inspiegabile e, comunque, esistente. Improvvisamente dai giorni di mare cristallino si passa ad altri con la solita macchia marrone.

Interverrà Mimmo Pagano, portavoce di Ddt, che illustrerà del nuovo depuratore consortile. Relazioneranno: Antonio Di Giacomo, che presenterà un progetto per il risanamento delle acque affluenti al mare con l’attivazione di principi chimici, Antonio Montuoro, Direttore della testata “Mediterranei News, che descriverà le criticità riscontrate al sistema fognario, Emilio Errigo, Generale G.F. e Commissario Arpacal che si intratterrà sulle attività svolte dalla struttura regionale, Silvio Greco, Biologo marino e vicepresidente Stazione Zoologica Anton Dohrm, che indicherà i risultati degli accertamenti eseguiti, Salvatore Siviglia, direttore Generale Dipartimento Territorio e Tutela dell’Ambiente Regione Calabria, che illustrerà i risultati delle verifica eseguite dall’Arpacal.

Concluderà l’iniziativa Giacomo Francesco Saccomanno, presidente del Comitato Spontaneo Tutela dell’ambiente e della Costa Tirrenica, che si è sempre interessato del problema. A moderare ci sarà Pino Brosio, giornalista della Gazzetta del Sud. Una tavola rotonda con la partecipazione di tutte le parti interessate e protagoniste, che si presenta appassionante e, comunque, cercherà di chiarire, finalmente, le cause dell’inquinamento e quali possano esser le soluzioni. Un contributo importante alla città di Nicotera ed alla sua comunità. (rvv)

Accordo tra Arpacal e Aeronautica militare per monitoraggio radioattività ambientale

Importante accordo di collaborazione è stato sottoscritto da Arpacal di Cosenza e l’Aereonautica Militare – Distaccamento Aeronautico Montescuro per il monitoraggio e la mappatura della radioattività ambientale nella località di afferenza del Distaccamento Aereonautico cosentino.

Tale monitoraggio e mappatura della radioattività verrà effettuato tramite analisi fisiche di matrici quali terreni, acque, muschi e licheni che si svolgeranno nei laboratori Arpacal.

L’accordo bilaterale permetterà di arricchire ed alimentare i flussi verso la rete nazionale di controllo della radioattività Resorad. alla quale il Servizio Agenti Fisici del Dipartimento Arpacal di Cosenza invia i dati di controllo della provincia di appartenenza.

La rete Resorad si avvale dei rilevamenti radiometrici forniti delle Agenzie Regionali e delle Province Autonome per la protezione dell’ambiente (Arpa/Appa) e degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali per popolare il sistema informativo Sinrad che, raccogliendo i dati prodotti, monitora l’andamento della radioattività nelle matrici dei principali comparti ambientali ed alimentari secondo un piano di campionamento e di misure che garantisce la rappresentatività dei dati sul territorio nazionale. (rcs)

SANT’ANDREA APOSTOLO (CZ) – Al via l’iniziativa “No mozziconi in spiaggia”

A Sant’Andrea Apostolo dello Jonio, l’Associazione Romana Andreolesi Ets, in collaborazione con la Pro Loco Sant’Andrea, promuove l’iniziativa di tutela e di rispetto dell’ambiente No mozziconi in spiaggia, giunta alla sua terza edizione.

L’obiettivo è sensibilizzare contro l’abbandono di mozziconi di sigaretta in spiaggia, mediante distribuzione gratuita (come da locandina) di posacenere ignifughi, per evitare che i mozziconi delle sigarette e il filtro, elemento fortemente inquinante, siano gettati e dispersi nella spiaggia del litorale Andreolese.

L’Associazione Romana Andreolesi e La Pro Loco Sant’Andrea ringraziano quanti, aderendo all’iniziativa, saranno protagonisti e al contempo testimoni di una diffusa e capillare campagna di sensibilizzazione in tema ambientale. (rcz)

Mare Pulito incontra Occhiuto: Illustrata ordinanza che impone obblighi ai Comuni

Continua  la collaborazione tra l’Associazione Mare Pulito e le istituzioni, al fine di garantire l’adeguata tutela del mare calabrese.

Nei giorni scorsi l’Associazione ha incontrato il presidente della Regione, Roberto Occhiuto. All’incontro, a cui hanno partecipato il presidente e il vicepresidente dell’Associazione, rispettivamente Alessandro RuvioGiuseppe Dattilo, è stato illustrato il contenuto della nuova ordinanza, emanata dal presidente Occhiuto, che impone obblighi di controllo e di azioni concrete a carico dei Comuni, delle Province e dell’Arpacal.

Fra i principali obblighi da oggi a carico dei comuni: verificare il corretto funzionamento delle vasche non autorizzate allo scarico e delle fosse di Imhoff; verificare le utenze che, seppur obbligate, ancora non risultano allacciate alla rete fognaria pubblica; verificare la presenza di scarichi abusivi; effettuare la verifica straordinaria sulla funzionalità delle stazioni di sollevamento; inoltre, entro 5 giorni dall’emanazione dell’ordinanza i Comuni dovranno comunicare come intendono dare attuazione alla stessa e dovranno dare comunicazione anche dell’esito delle operazioni svolte; verificare la costante presenza di personale sugli impianti, compresi i giorni festivi; garantire l’accesso all’Arpacal e ai tecnici della Regione a tutti gli impianti, per verificare il corretto funzionamento.

Per quanto riguarda la Provincia e l’Arpacal, in base allordinanza regionale, la prima dovr‡ effettuare controlli straordinari su tutti i territori, mentre la seconda dovrà fornire supporto tecnico, effettuare costanti controlli sui depuratori, predisporre un catasto degli scarichi su supporto informatico e comunicare tutti i dati raccolti alla Regione.

Inoltre, entro 5 giorni dall’emanazione dell’ordinanza i Comuni dovranno comunicare come intendono dare attuazione alla stessa e dovranno dare comunicazione anche dell’esito delle operazioni svolte.

Al fine di garantire l’attuazione concreta dell’ordinanza, è previsto che il mancato delle disposizioni ivi contenute costituire violazione dell’art. 650 del Codice Penale.

A tal proposito, la Regione fa sapere che molti illeciti sono stati già segnalati alle Procure competenti.

Nel corso dell’incontro, poi, si è parlato anche del portale ampliato “Difendi l’Ambiente”, che sarà online dalla prossima settimana. Sul nuovo portale ogni cittadino potrà come sempre inviare le proprie segnalazioni sulle situazioni di criticità, ricevendone immediato riscontro e ottenendo aggiornamenti sulla presa in carico e su come viene affrontata la problematica.

Per quanto riguarda poi le azioni concrete, nel corso dell’incontro è stata comunicata la predisposizione di un potenziamento del controllo delle coste attraverso lutilizzo di droni dotati di termo scanner, con particolare attenzione sull’individuazione di scarichi abusivi e di sostanze inquinanti risalendo il corso dei torrenti.

L’Associazione Mare Pulito, inoltre, riceverà da parte della Regione i report delle attività svolte. (rcz)

All’Unical studiosi italiani sottoscrivono mozione d’intenti per tutela dell’ambiente

di FRANCO BARTUCCIL’Università della Calabria ha ospitato nelle giornate del 22 e 23 giugno, nell’aula “Umberto Caldora” la tradizionale conferenza annuale sulla “Difesa del Suolo e l’inquinamento”, giunta alla 44esima edizione, organizzata  dal LaMPIT (Laboratorio di Modellistica numerica per la Protezione Idraulica del Territorio), dal Centro Studi Acquedotti e Fognature, dai Dipartimenti di Ingegneria Ambientale e Ingegneria Civile e dall’Associazione Idrotecnica Italiana – Sezione Calabria, sotto la direzione dei professori Giuseppe Frega e Francesco Macchione.

Attraverso cinque sessioni di lavoro, con oltre quaranta relazioni svolte da  studiosi italiani provenienti da varie Università del nostro Paese che si occupano di difesa del suolo, dissesto idrogeologico, erosione costiera, risorse idriche e inquinamento delle acque, è stato fatto il punto sulle varie problematiche e questioni poste nel tema stesso della conferenza.

Da precisare, comunque, che alle relazioni presentate hanno contribuito 175 coautori provenienti da 31 Università, di cui 5 Università straniere, nonché dal Cnr, dall’Ispra e dalle Autorità di Bacino Distrettuale.

Gli eventi recentissimi, come la grave siccità di questi ultimi mesi in tanta parte dell’Italia, la disastrosa alluvione della Romagna, la catastrofica alluvione conseguente alla breccia deliberatamente provocata da mano ostile alla diga di Kakhovka in Ucraina, l’inquinamento delle acque interne e costiere, documentano l’importanza e l’urgenza delle tematiche  affrontate nei lavori del Convegno.

Tutto ciò ha portato gli studiosi partecipanti ad approvare alla fine dei lavori una mozione nell’intento di trovare forme di mobilitazione ed impegni precisi da parte delle autorità competenti e delle organizzazioni politiche nel risolvere e tenere sotto osservazione costante i punti in esame.

«La qualità e il grado di approfondimento e di innovazione – è scritto nella mozione – che hanno caratterizzato i lavori presentati documentano che la ricerca italiana, che si svolge in modo diffuso nelle Istituzioni universitarie e di Ricerca in tutto il territorio nazionale, può contribuire, attraverso soluzioni efficienti, efficaci e durature, a risolvere l’atavico problema della messa in sicurezza del territorio nazionale, premessa imprescindibile ad ogni ipotesi di sviluppo responsabile e sostenibile».

«Al riguardo si registrano segnali incoraggianti – continua la mozione – di un infittimento di dialogo tra le Istituzioni di ricerca e gli organismi tecnici operanti sul territorio, che possono incrementare in maniera virtuosa l’attività conoscitiva dei fenomeni naturali e antropici e di definizione degli interventi strutturali e non strutturali (opere e misure di mitigazione) con tecniche moderne e multidisciplinari per la soluzione sostenibile delle problematiche della difesa del suolo e della gestione e tutela delle acque. Ciò nel solco della legge 183/1989 (legge sulla difesa del suolo), del successivo decreto legislativo 152/2006 (norme in materia ambientale), in recepimento della Direttiva europea 2000/60/ce sulle acque e del Decreto legislativo 49/2010 in recepimento della direttiva europea 2007/60/cesu valutazione e gestione del rischi di alluvioni, per un risolutivo affronto della problematica della difesa del suolo, lotta alla desertificazione, tutela delle acque dall’inquinamento e gestione delle risorse idriche, per come delineata dalle norme contenute nella parte terza del decreto legislativo 3 aprile 2006 , n. 152 (Norme in materia ambientale)». 

«Detto dialogo tra istituzioni di ricerca e organismi tecnici va possibilmente ulteriormente promosso e potenziato, essendo esso un elemento indispensabile ai cicli di aggiornamento conoscitivo e revisione dei piani di gestione previsti dagli strumenti normativi appena menzionati».

«Si possono qui registrare azioni stimolanti in alcune realtà distrettuali, nelle quali sono in corso collaborazioni tecnico-scientifiche finalizzate a ‘irrobustire’ la conoscenza, l’analisi e l’interpretazione dei fenomeni indispensabili per la risoluzione delle problematiche in materia di difesa del suolo, tutela dei corpi idrici, tutela dei beni esposti, compromissione del suolo».

«Data l’attualità di ciò che nella legge viene indicato – si precisa nella mozione – circa l’attività conoscitiva, si ritiene utile richiamarne qui letteralmente l’articolazione, auspicando che le attività dei soggetti coinvolti siano polarizzate con rinnovata energia e con il dovuto sostegno del Governo per l’attuazione di quanto è lì delineato: a) raccolta, elaborazione, archiviazione e diffusione dei dati; b) accertamento, sperimentazione, ricerca e studio degli elementi dell’ambiente fisico e delle condizioni generali di rischio; c) formazione ed aggiornamento delle carte tematiche del territorio; d) valutazione e studio degli effetti conseguenti alla esecuzione dei piani, dei programmi e dei progetti di opere previsti dalla presente sezione; e) attuazione di ogni iniziativa a carattere conoscitivo ritenuta necessaria per il conseguimento delle finalità della legge sulla difesa del suolo».

«Si segnala in particolare – dicono infine gli studiosi partecipanti alla Conferenza annuale dell’UniCal  con la loro mozione – l’importanza della sistematizzazione e della condivisione delle principali osservazioni relative al sistema fisico e variabili climatiche. Si auspica che le suddette attività siano svolte in maniera integrata in un’ottica di approccio multidisciplinare/olistico per l’attuazione di percorsi/strumenti di pianificazione e gestione delle risorse acque/suolo, sistema ambientale territoriale e nello specifico: 1) sostenibilità delle risorse idriche; 2) gestione del rischio di alluvione; 3) gestione del rischio di frana; 4) gestione del sistema costiero. La ricaduta di questa modalità di approccio arriva naturalmente fino agli aspetti ingegneristici per la corretta progettazione delle opere».

«Il Comitato Scientifico e i partecipanti alla 44.a Edizione di ICIRBM si faranno carico di veicolare, infine, anche attraverso le organizzazioni che rappresentano le comunità scientifiche e tecniche, proposte di iniziative per l’attuazione piena dei punti sopra richiamati, nel dialogo con gli Organismi tecnici e con le Pubbliche Istituzioni centrali e regionali».

L’evento è stato patrocinato dalla Società Idrologica Italiana, dal Gruppo Italiano di Idraulica, dall’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale e dall’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Cosenza. (fb)

Rapani (Fdi) presenta interpellanza per evitare riapertura impianto di San Sago a Tortora

Il senatore di Fdi, Ernesto Rapani, ha presentato una interpellanza al ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, «per sapere se e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per evitare la riapertura dell’impianto di San Sago a Tortora».

Tale impianto, per il parlamentare, «potrebbe essere in conflitto con le esigenze di tutela ambientale e della salute, sollecitando le Regioni interessate a svolgere un’istruttoria completa ed approfondita, che valuti attentamente, tra gli altri, la pericolosità dei rifiuti trattabili».

«Al Ministro, tra le premesse ho evidenziato che l’eventuale riapertura sta destando grande apprensione, tra cittadini, associazioni e istituzioni locali – ha aggiunto – perché negli anni oggetto di numerose denunce e procedimenti giudiziari per ipotesi di smaltimento illecito di rifiuti solidi urbani provenienti da Calabria, Campania e Basilicata e sversamento di liquami non depurati nel Tirreno. Le preoccupazioni aumentano se si considera che il sito rientra nella perimetrazione del Parco Nazionale del Pollino, l’area protetta più estesa d’Italia, il cui habitat riveste un ruolo fondamentale per la tutela di specie rare e in via di estinzione, e al fiume Noce. Sito nato oltre 30 anni fa come impianto pubblico autorizzato al trattamento dei reflui urbani comunali, poi riconvertito in impianto privato autorizzato al trattamento dei rifiuti speciali pericolosi e non solo».

«L’impianto, infatti – ha proseguito – dovrebbe trattare svariate tipologie di rifiuti speciali liquidi e fangosi provenienti, tra l’altro, da industria tessile, chimica e meccanica, nonché percolati prodotti dagli impianti di discarica e rifiuti provenienti da tutta Italia, che mettono a serio rischio ambientale un territorio come quello della Valle del Noce, tra Calabria e Basilicata, considerato un vero paradiso terrestre».

Rapani ha ricordato che secondo un atto di sindacato ispettivo del 13 gennaio 2022 «“già a partire dal 1992 vi è stato un susseguirsi di eventi riguardanti l’impianto: moria di pesci nel fiume tra l’impianto ed il mare; un tir sorpreso dai Carabinieri a riversare rifiuti pericolosi su un terreno adiacente il fiume Noce”, tutti episodi a cui hanno fatto seguito indagini della Procura di Paola e di Lagonegro ed anche un sequestro giudiziario, il 27 novembre 2013, che ha fermato l’attività delle macchine che trattavano 300 metri cubi di reflui urbani e industriali (in buona parte pericolosi) al giorno, per un totale di 110.000 metri cubi all’anno».

«Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Paola – ha sottolineato il senatore di Fdi nell’interrogazione – disponendo il sequestro preventivo dell’impianto ha riscontrato la presenza di numerose tubazioni volanti, predisposte sulle vasche per bypassare sezioni del processo depurativo, la completa disattivazione della sezione di depurazione relativa alla denitrificazione, l’inefficacia della sezione di depurazione relativa alla ossidazione, il non perfetto funzionamento del sistema di caricamento dei fanghi disidratati e l’inosservanza delle prescrizioni contenute/richiamate nell’Autorizzazione integrata ambientale».

«Da quanto appreso dalla stampa – ha concluso Ernesto Rapani – nei mesi scorsi erano state rinviate le Conferenze dei servizi in cui si sarebbe dovuto riesaminare l’Autorizzazione Integrata Ambientale, perché nella nota tecnica trasmessa, con parere negativo motivato, erano evidenziate, appunto, tutte le criticità della struttura, i vincoli sull’area e la sussistenza degli usi civici che, secondo il dipartimento Ambiente della Calabria, non incidono sul rilascio dell’Aia». (rp)

Il presidente Mancuso incontra Errigo (Arpacal): Puntare su binomio Ambiente-Sviluppo turistico”

Il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, ha incontrato il commissario straordinario dell’Arpacal, gen. Emilio Errigo e alcuni dirigenti. Nel corso dell’incontro istituzionale si è dialogato costruttivamente sul funzionamento e delle future competenze di Arpacal.

«Il ruolo dell’Arpacal è di fondamentale importanza per la tutela, il controllo, il recupero ambientale e per la prevenzione  e   promozione  – ha detto Mancuso – della salute collettiva. Discutiamo di temi e questioni che incidono sul diritto alla salute e sulle prospettive di sviluppo turistico, il che significa che sulla costante attività di contrasto ai reati ambientali bisogna essere conseguenti e rigorosi».

 Il commissario Errigo ha sottolineato la centralità del ruolo istituzionale dell’Agenzia nella tutela, difesa e valorizzazione dell’ambiente della regione e del rinnovato impegno ad intraprendere ogni azione concreta volta al miglioramento della qualità della vita dei cittadini e di quanti decidono di vivere o permanere in Calabria.

«Abbiamo il dovere di garantire alle presenti e future generazioni il diritto di vivere in un ambiente salubre nel rispetto della biodiversità e salvaguardare i fragili ecosistemi. In un prossimo futuro, a seguito delle proposte modifiche alla legge istitutiva di Arpacal, saranno poste in essere le conseguenti iniziative che si renderanno necessarie a difesa dell’ambiente nel suo complesso».

«L’esigenza della transizione ecologica, su cui l’Europa – ha continuato Mancuso – ha posto vincoli ben stretti anche per l’utilizzazione delle risorse del Pnrr, dovrà essere un obiettivo delle nostre comunità. Pertanto, dall’Arpacal ci aspettiamo tutti – e non dubitiamo che la sua governance corrisponderà alle aspettative – l’individuazione e rimozione dei fattori di rischio per l’uomo, per la fauna, per la flora e per l’ambiente fisico».

«A supporto dei provvedimenti legislativi assunti finora dalla Regione – ha concluso il presidente del Consiglio regionale – c’è naturalmente bisogno di colmare l’organico carente dell’Agenzia, dotandola delle figure professionali necessarie e, allo stesso tempo, c’è anche bisogno di investire in formazione ed educazione ambientale. Ribadisco la disponibilità del Consiglio regionale a sostenere le iniziative dell’Arpacal, per la tutela della salute dei calabresi e per la sicurezza del territorio». (rrc)

PONTE, AMBIENTALISTI CONTROCORRENTE
IL PARERE FAVOREVOLE DI FAREAMBIENTE

di ROBERTO DI MARIAVincenzo Pepe, presidente di FareAmbiente ha di recente ribaltato tutti i luoghi comuni dell’ambientalismo “mainstream” a proposito del Ponte sullo Stretto. Nelle sue dichiarazioni, un aperto riconoscimento della sostenibilità ambientale del collegamento stabile tra Sicilia e Calabria.

Pepe arriva a queste conclusioni superando il muro di preconcetti di molti suoi “colleghi” ambientalisti militanti, e prendendo atto dei risultati di studi scientifici e analisi molto approfondite. In particolare, uno studio (“Stretto di Messina e rispetto della transizione ecologica”) pubblicato dal Distretto Rotary 2110, Sicilia e Malta, redatto dagli ingegneri Mollica e Musca, nel quale sono evidenziati i benefici che la realizzazione del Ponte comporterebbe per l’ambiente.

È proprio da questo studio che scaturisce l’enorme riduzione di emissioni di CO2 che si registrerebbe dopo la realizzazione del Ponte. Un ridotto utilizzo del traghettamento da parte del gommato comporterebbe circa 140.000 ton. di CO2 e diverse centinaia di tonnellate di altri inquinanti (ossidi di azoto, di zolfo, particolato, etc.) in meno sullo Stretto.

Una riduzione del 90-95% rispetto alla situazione attuale. Ma questo è solo uno dei tanti aspetti che dovrebbero indurre gli ambientalisti a chiedere loro la costruzione del Ponte. Il progressivo trasferimento del trasporto merci da gomma a ferro è un obiettivo che l’Ue persegue da molti anni: entro il 2030 la quota su rotaia deve essere pari almeno al 30%.

Oggi, in Italia siamo al 13%, ma in Sicilia va peggio: percentuali da prefisso telefonico e treni merci sono praticamente scomparsi dall’isola. Il perché è presto detto: che senso ha trasferire le merci da un camion a un treno che non si sa quando parte e, tantomeno, quando arriverà a destinazione?

Tanto vale farle restare su gomma e scegliere due possibilità: la rete stradale ed il traghettamento a Messina o, più facilmente, il traghettamento Ro-Ro verso il continente, senza cambiare modalità. A dispetto del fatto che entrambe le soluzioni sono molto più impattanti sull’ambiente rispetto al trasporto su rotaia, che può essere rilanciato, in Sicilia, solo realizzando il collegamento stabile con il continente. I treni merci viaggerebbero senza “rottura di carico”, divenendo competitivi con le altre modalità di trasporto, permettendo un facile conseguimento degli obiettivi stabiliti dalla Ue ed evitando le pesanti sanzioni che si prevedono in caso di inadempienza. FareAmbiente lo ha capito.

Sono riflessioni banali ed è difficile credere che siano sfuggite perfino agli ambientalisti più appassionati, ma anti-Ponte sempre e comunque. I quali, peraltro, nelle loro tesi si spingono ad altre valutazioni, che con l’ambiente fanno semplicemente a pugni.
Consideriamo gli effetti che avrebbe il Ponte sulla mobilità delle persone.

Sappiamo che il Ponte comporterebbe l’arrivo dell’Alta Velocità in Sicilia, servendo altri 5 milioni di italiani e metterebbe il treno in condizione di competere con l’aereo, diventandone una validissima alternativa, consentendo di coprire il tragitto Catania-Roma in meno di quattro ore, da centro a centro. Con l’aereo, già oggi, ce ne vogliono quasi cinque, considerando i tempi necessari agli spostamenti centro-aerostazione, controlli, etc.

Meraviglia che i paladini della sostenibilità ambientale senza se e senza, nell’analisi costi-benefici, diano più peso agli aspetti economici che all’enorme riduzione dell’emissione di sostanze pericolose. Il trasporto aereo incide profondamente sul riscaldamento globale ed è per questa ragione che il trasferimento al treno di una quota consistente dei viaggiatori sulle medie distanze rappresenta uno degli obiettivi prioritari dell’Ue. Alcuni Paesi membri – in particolare in Francia – vietano tratte aeree fra città già collegate in Av ferroviaria.

Ma le considerazioni sull’impatto reale del Ponte sull’ambiente, non finiscono qui. Basta allargare lo sguardo al di là dei confini nazionali per rendersi conto che l’isola viene inserita in uno dei corridoio “Core” della rete Ten-T europea dei trasporti. La Sicilia, infatti, si trova al centro del Mediterraneo, un mare che dopo il raddoppio del canale di Suez viene solcato da un quarto del traffico containers dell’intero globo.

Una quantità enorme di merci, in maggioranza diretta dalla Cina all’Europa. Com’è noto, una parte consistente di queste merci sfiora le coste siciliane, attraversa lo Stretto di Gibilterra e viene sbarcata nei porti del Mare del Nord (Rotterdam-Amburgo-Anversa). Se soltanto un’aliquota significativa arrivasse in Europa attraverso un porto mediterraneo, i percorsi di queste navi si accorcerebbero di 5-6.000 km, con una riduzione nelle emissioni in ambiente molto rilevante.

Va rammentato, per la precisione, che il percorso via ferrovia da questi porti verso ipotetiche destinazioni nel centro dell’Europa sarebbe paragonabile, se non inferiore, a quello da intraprendere a partire dai porti del Northern range. La Sicilia, con la sua posizione geografica, è una candidata ideale anche per le sue enormi potenzialità portuali, attualmente inespresse. Il piano regolatore portuale di Augusta prevede – grazie a fondali profondi 22 metri -, quasi 10 km di banchine accessibili alle più grandi navi esistenti. Il doppio di Gioia Tauro, attualmente lo scalo più grande in territorio italiano.

In tal senso, sia Genova che Trieste sono fortemente penalizzate e i disperati e costosissimi interventi necessari per renderle appena più competitive non porteranno risultati concreti: è vero che la contestatissima nuova diga foranea di Genova – che secondo autorevoli esperti finirà per costare oltre 1,5 mld di euro – renderebbe la città ligure in grado di accogliere grandi portacontainers (cosa oggi impossibile), ma offrirebbe meno di un quinto dei banchinamenti che potrebbero essere presto disponibili ad Augusta a costi di gran lunga inferiori. Il PNRR italiano ha puntato tutto sui due porti del nord Italia ma i risultati saranno risibili. Nel silenzio assordante degli ambientalisti di casa nostra.

Per quali ragioni i nobili movimenti ambientalisti – FareAmbiente a parte – non hanno preso atto delle evidenze sopra accennate? Convenienze politiche, inerzia, abitudine o forse la comodità di avere un simbolo contro cui combattere, la cui imponenza fa presa sull’immaginario collettivo, risvegliando ancestrali quanto ingiustificati timori?
Inoltre, è comodo confondere l’impatto estetico, certamente importante, con quello ambientale ma è anche vero che il Golden Gate, il Rion Antirion e il viadotto di Millau sono tra le opere più fotografate al mondo. Manca l’onestà intellettuale, come ha dimostrato FareAmbiente. (rdm)