Elezioni Anci Calabria, i sindaci di Cariati, Parenti e Belsito: Intervenga il presidente nazionale

Filomena GrecoDonatella DepositoElvira Cozza, rispettivamente sindache di Cariati, Parenti e Belsito, hanno scritto al presidente dell’Anci nazionale, Antonio De Caro, per denunciare l’andamento della riunione di Anci Calabria dello scorso 10 febbraio: «svoltasi – scandiscono – al di fuori di ogni ordine e rispetto di regole base».

«Mancata elezione del presidente Anci Calabria, quali sono i sindaci che avrebbero potuto votare e che potranno votare in occasione della nuova adunanza, atteso che possono farlo solo i rappresentanti legali dei comuni non morosi? – chiedono –. Come mai non è stato verificato tutto questo per tempo e non è stato predisposto quanto necessario per la firma dei presenti? E come è possibile, soprattutto, che a determinare disguidi e ad alimentare criticità siano stati e restino addirittura rappresentanti di enti morosi da anni? Come è possibile, infine, che colleghi membri del consiglio dichiarino solo adesso di voler impugnare tutto davanti al Tar nonostante facciano parte del consiglio, nonostante fossero presenti alle ultime riunioni e nonostante non abbiano mai contestato nulla, né al momento della prima convocazione (anzi presentandosi all’assemblea), né durante la riunione del consiglio tenutasi ad horas e che ha deliberato all’unanimità (pertanto, con il loro stesso voto)?».

Avevano diritto al voto i rappresentanti legali dei comuni in regola con i pagamenti delle quote associative al 31 dicembre 2022 più quelli che avevano presentato quietanza di pagamento agli uffici di Anci Calabria entro il 31 gennaio 2023.

«Come è possibile – si chiedono i sindaci – che un’organizzazione regionale e nazionale così importante e autorevole non abbia neppure approvato, prima dello svolgimento dei lavori assembleari di fatto non tenutisi, la lista degli aventi diritto al voto? Come mai non è stato verificato tutto questo e non è stato predisposto quanto necessario per la firma dei presenti?».

«Ciò che si è verificato nella non-assemblea del 10 febbraio scorso – denunciano – è a dir poco vergognoso ed umiliante per la carica istituzionale rivestita da chi era stato convocato per decidere (visto che l’assemblea è sovrana) e che non è stato messo in condizione di poter partecipare ad una decisione presa di fatto solo da alcuni pro domo sua, non essendo mai stati aperti i lavori assembleari dopo ore di attesa».

«È intollerabile ed inaccettabile – hanno concluso Greco, Deposito e Cozza – che eventuali conflittualità, accordi, disaccordi o dinamiche di parte possano incidere così violentemente all’interno della vita democratica della più importante associazione dei comuni italiani, la cui autonomia decisionale interna dovrebbe essere invece considerata valore da preservare, anche alla luce del fatto che molti rappresentanti istituzionali sono stati eletti da liste civiche. È imprescindibile che siano in primis i sindaci, rappresentanti di istituzioni pubbliche a rispettare le regole». (rrm)

L’OPINIONE / Vittorio Scerbo: La “non-assemblea” di Anci Calabria una pagina buia

di VITTORIO SCERBO – Nel 2021, durante l’assemblea congressuale per la presidenza, ricordo che il numero dei partecipanti al voto aumentava, per delega, fino a qualche minuto prima dell’elezione, ed oggi, per una guerra di posizione inutile e dannosa tra partiti si fa la conta numerica preventiva di chi ha più amministrazioni al proprio fianco, infischiandosene invece dei problemi che restano su campo per i Comuni e che continueranno a non avere rappresentanza credibile e autorevole ai tavoli che contano.

Sono questi ormai problemi già noti e atavici per Anci Calabria, e che ho esposto in passato ad ogni occasione, ma credo che in questa fase storica, molto delicata, si sia inferto un colpo devastante al senso di quest’Associazione, con una pochezza e inadeguatezza della politica che, a queste latitudini, sta toccando ormai livelli non più accettabili. Assistere, in alcuni momenti, anche a spettacoli non proprio edificanti credo che sia emblematico della deriva a cui si è giunti: lontano dai problemi della gente e dei territori.

Se questo fervore si mettesse anche per affrontare temi esistenziali del nostro Sud, come oggi richiede quello dell’autonomia differenziata, o la cronica scarsità di risorse o i settori critici dell’acqua e dei rifiuti, allora tante situazioni potrebbero prendere una piega diversa. Ma purtroppo non è così!

Per questo, nel tempo fino al 31 marzo forse è bene ripensare se è ancora un valore fare parte di quest’Associazione, visto che nel 2021 già tutto quello che era bene non accadesse è invece puntualmente successo, ed i fatti registrati me ne hanno dato ragione. Non si è avuto coraggio allora, perché con i sindaci dei grossi centri non candidabili per fine mandato, si poteva immaginare il ruolo di Anci Calabria, al di fuori di “peso”, “colore”, “appartenenza politica”, ma capace di sviluppare quella rete forte tra enti in grado di agire in maniera unitaria a difesa delle medesime istanze ed esigenze che accomunano tutti gli enti dal più piccolo al più grande. Lo avevo scritto nel programma elettorale di allora, così come il recupero delle morosità pregresse per tempo che non avrebbe generato il caos di venerdì.

Termino con le stesse parole con cui commentai la sconfitta contro Manna, ben sapendo di avere la coscienza a posto per il ruolo di sindaco che ricopro, che rappresenta un onore soprattutto perché sta portando agli onori della cronaca in modo positivo la nostra piccola comunità di Marcellinara, per quello che è in grado di esprimere e fare. (vs)

[Vittorio Scerbo è sindaco di Marcellinara]

Elezioni Anci Calabria, i consiglieri di CZ: Si elegga il sindaco del capoluogo per nuova fase di unità

«Si elegga il sindaco del capoluogo di Regione per avviare una nuova fase di unità per la Calabria». È l’appello lanciato dai consiglieri di Catanzaro per le elezioni – imminenti – di Anci Calabria.

«Avremmo fatto questo ragionamento – hanno spiegato – anche se il sindaco si fosse chiamato Valerio Donato, Antonello Talerico o Wanda Ferro, perché l’affermazione del ruolo del Capoluogo è un tema che appartiene a tutti e supera ogni tipo di contrapposizione partitica. Tra qualche giorno, l’assemblea dei Sindaci calabresi sarà chiamata ad eleggere il suo presidente e potrebbe essere questa l’occasione per lanciare un messaggio di forte unità regionalista e di equilibrio tra i territori».

«L’assegnazione della guida dell’Anci regionale al Capoluogo di Regione – hanno aggiunto – frutto di una riflessione bipartisan, eviterebbe scontri tra pur legittime ed autorevoli candidature, ma soprattutto segnerebbe un riconoscimento unitario alla funzione che questa Città deve svolgere statutariamente».

«Questo tipo di riflessione ha portato, nei primi anni del Duemila – hanno proseguito – all’elezione unitaria dell’allora sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo, votato anche dalla sinistra. In quella stagione, l’azione di Anci Calabria fu molto incisiva nel rapporto con la Regione e per la valorizzazione di tutti i Comuni calabresi».
«Noi non chiediamo a Nicola Fiorita di candidarsi alla guida di uno schieramento alla presidenza dell’Anci – hanno specificato –. Non avrebbe senso auspicare una stagione di forte unità tra i Comuni calabresi e nello stesso tempo cimentarsi in una conta fratricida. Chiediamo invece alle forze politiche calabresi, di centrodestra e di centrosinistra, di ragionare su una soluzione che potrebbe aprire una fase di unità, di proposizione, di serrato confronto con la Regione e il Governo, proprio nel momento in cui occorrerà discutere con serietà dell’ipotesi di autonomia differenziata». (rcz)

Autonomia differenziata, Anci Calabria: Rischio di una nazione a due velocità

Gianni Papasso, sindaco di Cassano allo Ionio e consigliere nazionale di Anci delegato a traghettare l’Associazione regionale dei comuni alle elezioni, ha evidenziato come «quelle preoccupazioni che avevamo, in qualità di sindaci di tante comunità calabresi del Sud Italia, sulle maggiori disparità che potrebbe creare la nuova normativa sull’autonomia differenziata, ora sono diventate una preoccupante certezza».

«Il testo approvato dal Consiglio dei Ministri, infatti, lascia tanti dubbi e, soprattutto – ha spiegato – molte caselle in bianco: dalla definizione dei Lep – che dovrebbero essere finanziati dallo Stato – dai capitoli di spesa, ai diritti civili e sociali sull’intero territorio, alla sicurezza nazionale. Sono troppe le incertezze che, secondo l’iter previsto, dovrebbero essere risolte dalla concertazione tra Governo e poteri locali con scarsa interlocuzione con le istituzioni nazionali e con insidiosi trasferimenti di risorse».

«La questione è molto tecnica – ha proseguito Papasso – ma il fine è chiaro: le Regioni con maggiori entrate proprie, ossia quelle del Nord, avranno più risorse a disposizione e saranno, di riflesso, avvantaggiate. Quelle del Sud, invece, saranno molto più svantaggiate visti i gap già in essere. Non lo diciamo noi, lo dicono tanti tecnici, giuristi, esperti – ad esempio – di sanità che stanno ribadendo in queste ore che la riforma, così com’è, spacca l’Italia in due creando un Paese a diverse velocità. I problemi sono tanti: partendo dalla stessa definizione dei Lep, cioè i livelli essenziali delle prestazioni, da garantire a tutti i cittadini da Nord a Sud: la riforma viene varata ma non vengono stanziate le risorse adeguate».

«E – ha concluso il delegato Anci Calabria – se i numeri saranno confermati, per garantire i livelli minimi di assistenza su tutto il territorio nazionale, sarebbero necessari 60 miliardi di euro. Una cifra spropositata che, oggi, le casse dello Stato non possono permettersi. Ma se il testo venisse approvato per com’è scritto, ad essere danneggiate sarebbero quelle regioni del Sud già in difficoltà con la Calabria in testa. Avremmo, infatti, tante regioni a “statuto speciale”: una situazione che aumenterebbe le differenze nel Paese, per esempio, su Scuola e Sanità, materie su cui si rischiano gravi squilibri a causa della differenziazione degli stipendi tra chi lavora al Nord e chi al Sud».

Per Anci «il Ddl Calderoli, poi, allo stato attuale non chiarisce come si individuino i Lep, non dà al Parlamento la possibilità di intervenire realmente sul merito delle intese e lo spoglia completamente della sua funzione perché questi andrebbero fissati con un Dpcm, un decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri. Un atto al limite dell’autoritarismo visti i settori che andrebbe a toccare».

«Non consentiremo – ha concluso Anci Calabria – lo smantellamento della sanità pubblica e della scuola pubblica statale. Non consentiremo, in nessuna forma, la spaccatura dell’Italia. Auspichiamo un intervento forte del Presidente Sergio Mattarella, garante dell’unità nazionale, e auspichiamo la convocazione di un tavolo di confronto nazionale gestito da Anci per discutere dei termini in cui si farà, ammesso che si faccia realmente, l’autonomia differenziata. Pensavamo che i disagi messi in mostra dal periodo Covid e dalla crisi dovuta alla guerra russo-ucraina avessero insegnato qualcosa ad una certa politica ma, evidentemente, non è così». (rcz)

Anci Calabria: I Comuni in difficoltà ad aderire all’Arrical

Gianni Papasso, sindaco di Cassano e consigliere nazionale Anci delegato a traghettare l’associazione regionale dei Comuni in attesa delle nuove elezioni, ha inviato una missiva al presidente della Regione, Roberto Occhiuto, denunciando «criticità nel percorso di adesione dei Comuni ad Arrical, l’Autorità dei Rifiuti e delle Risorse Idriche della Regione Calabria».

«Nell’incontro di fine dicembre – si legge nella lettera firmata da presidente f.f.– molto partecipato e che si tenne lo scorso 28 dicembre, come Anci Calabria, avevamo avanzato la proposta di costituire un tavolo che consentisse un confronto costante onde affrontare e risolvere ogni possibile criticità e/o eventuali altri problemi che potrebbero insorgere nell’applicazione della nuova norma riguardante il ciclo integrato delle acque».

«Da parte dei Comuni infatti – prosegue la nota di Papasso – continuano a pervenire quesiti e richieste che emergono nel corso delle sedute dei Consigli Comunali nella fase di deliberazione di adesione alla proposta regionale. In particolare i Sindaci stanno rappresentando l’urgenza di risolvere le questioni connesse a piani finanziari, tariffazioni e bilanci 2023 rispetto ad adempimenti comunali di imminente scadenza. Segnalazioni che mostrano chiaramente come ci siano delle criticità nel percorso di adesione dei Comuni ad Arrical».

«Pertanto – osserva Papasso – ci permettiamo di suggerire nuovamente la costituzione di un organismo provvisorio composto dai sindaci dei Comuni capoluogo e da una ristretta rappresentanza di Anci. I sindaci calabresi auspicano che si affianchi opportunamente l’organizzazione di un incontro da tenere in tempi brevissimi per concordare un percorso condiviso». (rcz)

Autonomia differenziata, Anci Calabria chiede un Consiglio regionale aperto

Un Consiglio regionale aperto sull’autonomia differenziata. È quanto ha chiesto Anci Calabria in una lettera inviata al presidente della Regione, Roberto Occhiuto e al presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso.

La lettera, inviata dal presidente f.f. Gianni Papasso, sindaco di Cassano allo Ionio e consigliere nazionale Anci delegato a traghettare l’associazione regionale dei comuni verso nuove elezioni previste per il prossimo 10 febbraio 2023, è stata inviata anche al presidente ai presidente della Repubblica, del Senato, della Camera, al presidente del Consiglio dei Ministri, al ministro per gli Affari Regionali, ai parlamentari eletti in Calabria, alla Conferenza unificata, ai capigruppo regionali ed al presidente Anci Nazionale.

«Con l’attuazione del principio dell’autonomia differenziata – si legge nella missiva – le Regioni a statuto ordinario che ne facciano richiesta conseguono la competenza legislativa esclusiva su materie che la Costituzione elenca come “concorrenti” e limitatamente a 3 casi in materia di “esclusiva” competenza statale: organizzazione della giustizia di pace, norme generali sull’istruzione, tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali».

«L’attribuzione di tali forme rafforzate di autonomia – viene spiegato – deve essere stabilita con legge rinforzata formulata sulla base di un’intesa fra lo Stato e la Regione, acquisito il parere degli enti locali interessati, nel rispetto dei princìpi di cui all’articolo 119 della Costituzione in tema di autonomia finanziaria, mentre, dal punto di vista procedurale è approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti. Il problema – si specifica ancora – è la bozza di ddl “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata di cui all’art. 116, terzo comma, della Costituzione” si costituisce di 9 articoli e un allegato. Molte prese di posizione di netta contrarietà, una levata di scudi che ha visto protagonisti tanti Presidenti di Regione e amministratori locali. In prima linea in questa battaglia i sindaci che costituiscono la rete del “Recovery Sud”».

«Non solo non si aggiunge – ha spiegato Papasso – ma al Sud, con l’approvazione del ddl si continuerà a togliere aumentando divario e disparità tra le diverse parti del Paese. La pandemia e le conseguenze della guerra Russo-Ucraina hanno ben sottolineato i limiti delle risposte frammentate a livello territoriale. Il Covid-19 ha fatto barcollare la leggenda dell’efficienza dei sistemi sanitari delle regioni del Nord e ha messo in luce quanto siano fondamentali strategie nazionali di programmazione. Inoltre, se si analizzano gli ambiti in cui le regioni del Nord chiedono l’autonomia come l’energia, i trasporti, l’istruzione e la ricerca, la politica industriale, solo per fare qualche esempio, ci si accorge dell’incompatibilità di fondo di tali richieste con il piano di ammodernamento del Paese, (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) finanziato dalla UE. L’incompatibilità è ancora più evidente se si prende in considerazione l’esigenza di un piano energetico nazionale».

«Pertanto – prosegue la lettera – è prioritaria la definizione dei Lep, sia a livello di dotazione economica che nella loro precisa individuazione, in maniera equa rispetto a tutti i cittadini prescindendo dalla loro provenienza, proprio perché si tratta di “livelli essenziali”. Tutto ciò è opportuno e necessario che avvenga prima che il ddl sia approvato e prima che il Consiglio dei Ministri deliberi le singole intese con le regioni. Strade differenti comporterebbero un’erosione dei fondamentali principi di eguaglianza e solidarietà».

«La determinazione dei Lep, da garantire per tutti i diritti civili e sociali spettanti ai cittadini – ha concluso – è una partita complessa perché riguarda la maggioranza delle funzioni pubbliche, e delicata, perché investe direttamente la fruizione di diritti assicurati dalla Costituzione».

Gioco d’azzardo, Anci Calabria a Mancuso: Sospendere iter legislativo per modifica della norma

Il consiglio regionale di Anci Calabria ha chiesto al presidente del Consiglio regionale della Calabria, Filippo Mancuso, la sospensione dell’iter legislativo per la modifica alle norme di contrasto al gioco d’azzardo patologico.

«Il Consiglio Regionale di Anci Calabria – riunitosi il 6 dicembre u.s. sotto la presidenza del componente anziano Giovanni Papasso (Sindaco di Cassano) – ha preso atto, tra gli altri argomenti trattati – viene spiegato nella lettera inviata al presidente del Consiglio regionale – che nell’ultima seduta il Consiglio Regionale stava apprestandosi ad esaminare ed apportare modifiche alla normativa di cui all’oggetto, dalle quali deriverebbe non solo un maggiore aggravio di responsabilità sulla figura del Sindaco in Calabria ma soprattutto si determinerebbero linee di condotta amministrativa sul tema inevitabilmente disomogenee con conseguente indebolimento del fronte di contrasto al fenomeno di che trattasi” si legge nella missiva indirizzata al consiglio regionale».

«Considerato, peraltro, che nella fattispecie le norme in esame attengono direttamente a profili operativi gravanti sui Comuni e sulla figura dei Sindaci e che in merito – anche in carenza di un C.A.L. da eleggersi – nessun parere è stato richiesto in particolare a questa Associazione che costituisce la entità rappresentativa dei Comuni ed autonomie locali – continua la lettera – l’organo dell’Associazione si è determinato di rivolgere alle SS. LL. richiesta di sospensione detta trattazione dell’argomento al fine di consentire un proficuo preventivo confronto con i Sindaci e di richiedere una apposita audizione che permetta di rappresentare ragioni ed argomenti utili a meglio considerare e definire la vicenda».

«Tanto dovevasi richiedere e rappresentare fiduciosi che verrà dato corso alle richieste avanzate e conseguente rinvio della trattazione nella seduta del Consiglio Regionale del 12 dicembre», conclude la nota. (rcz)

L’OPINIONE / Marcello Manna: Le intercettazioni a strascico e il rapporto tra malagiustizia e amministratori

di MARCELLO MANNA – Accade ormai troppo spesso che la vita amministrativa e politica di un Ente, quale è il Comune, sia temporaneamente interrotta per inchieste giudiziarie. È quello che sta accadendo alla amministrazione comunale di Rende, che ha ricevuto, per ben due volte, parziali provvedimenti interdittivi.

La citata misura è stata applicata per il reato di turbata libertà degli incanti (previsto dall’art. 356 c.p.), relativa alla gara per l’aggiudicazione della gestione del Centro Minori. Devo precisare che la cooperativa “il Melograno” gestiva già prima del mio insediamento il Centro Minori. Le gare che si sono svolte hanno visto sempre e sola tale cooperativa partecipare. Si tratta evidentemente di un settore assolutamente non redditizio e per il quale sono richieste particolari figure specialistiche. La prima gara è andata deserta e alla gara successiva ha partecipato soltanto la cooperativa il Melograno. È ultroneo dire che mai sono intervenuto con chi si è occupato di predisporre la gara, nè direttamente nè indirettamente. Lo comprovano le infinite intercettazioni telefoniche e ambientali alle quali sono stato, insieme con dirigenti e amministratori, sottoposto.

Una metodologia quelle delle intercettazioni c.d. “a strascico”. Si ascolta tutto quello che si può ascoltare, qualcosa verrà fuori!! Una metodologia, quella degli inquirenti, che parte dalla individuazione dell’indagato, per poi trovare reati da contestare.

Una inchiesta che vede effettuare prima le intercettazioni e successivamente, e non come previsto dalla legge, la iscrizione a notizia di reato. Una inchiesta che vede richieste di proroghe di intercettzioni in “fotocopia” ed irregolarità procedurali che, a parere dei Pm nel corso della udienza del Tribunale del Riesame, rappresenterebbero al più un illecito disciplinare.

Come dire che le omissioni del nostro Paese se riguardano Sindaci o amministratori riguardano la materia penale, se fatta dagli inquirenti sarebbero eventualmente meri illeciti disciplinari. Contro tutto ciò personalmente combatterò con grande fermezza. Una particolarità delle inchieste cui sono stato sottoposto riguarderebbe la regolarità delle elezioni amministrative del 2019.

Il Tribunale del Riesame di Catanzaro per ben due volte esclude tale teorema. A dire il vero lo esclude anche l’Autorità Giudiziaria di Salerno che ha effettuato, contro ogni regola sulla competenza territoriale, analoga inchiesta, pervenendo ancora una volta ad un nulla di fatto. Tre procedimenti ma, per come si vedrà, una sola matrice che utilizza separazioni di procedimenti e stralci. Il tema giustizia ed il rapporto tra inquirenti ed amministratori è tema di grande attualità.

Lo avevamo segnalato al nostro presidente De Caro per l’assemblea annuale. L’Onorevole Meloni, Presidente del Consiglio, così come il Ministro di Giustizia dott. Carlo Nordio, hanno affrontato tali temi nei loro interventi (legge Severino, abuso d’ufficio, reati contro la pubblica amministrazione, nonchè la modifica della legge sullo scioglimento dei Comuni). Tuttavia ritengo che solo una politica autorevole che può e deve provenire dai Sindaci e dagli amministratori, da coloro che affrontano quotidinamente le emergenze della nostra terra, possa incidere su questo percorso.
La difesa dei diritti Costituzionali, i presidi di democrazia e di libertà, possono essere tutelati attraverso una incisiva azione che proviene da tutti noi.

Sono certo che questo sarà un tema inclusivo e caratterizzante la politica di Anci Calabria. (mm)

Autorità Idrica, Brunetti scrive a Occhiuto: Sbagliato affidare il servizio idrico a Sorical

Il sindaco f.f del Comune di Reggio, Paolo Brunetti, ha inviato una lettera al presidente della Regione, Roberto Occhiuto e all’Anci Calabria, in cui “biasima” l’unilaterale decisione di affidamento del servizio idrico integrato alla So.Ri.Cal SpA, nonché dell’approvazione dello schema regolatorio di convergenza, quale frutto di un’autonoma intesa tra l’Ente Regionale ed il Commissario straordinario dell’Autorità calabrese, nominato dal medesimo Presidente regionale.

Nei giorni scorsi, infatti, su invito del Presidente della Commissione Consiliare “Assetto del territorio”, Giuseppe Sera, il Sindaco facente funzioni Paolo Brunetti è stato audito per illustrare le novità del servizio idrico integrato, alla luce delle recenti determinazione dell’Autorità idrica della Calabria di affidamento del servizio per l’intero ambito territoriale della Regione Calabria al gestore unico So.Ri.Cal SpA.

Nel consegnare una copia della lettera ad ogni componente della Commissione consiliare, Brunetti ne ha ripercorso i tratti salienti, evidenziando che nel vigente quadro legislativo «le regioni provvedono a disciplinare il governo del rispettivo territorio mentre le competenze degli enti locali sono esercitate attraverso l’ente di governo dell’ambito – prima Autorità Idrica della Calabria (Aic), oggi Autorità Rifiuti e Risorse Idriche Calabria Arrical – ed afferiscono alle funzioni di organizzazione del servizio idrico integrato, di scelta della forma di gestione, di determinazione e modulazione delle tariffe all’utenza, di affidamento della gestione e relativo controllo».

Inoltre ha aggiunto che «dal 13 aprile 2022 e per un anno, in conseguenza dei decreti del Presidente della Giunta Regione Calabria di nomina del Commissario Straordinario della suddetta nuova Autorità Rifiuti e Risorse Idriche Calabria (Arrical), è stata soppressa l’Aic e per effetto decaduti gli organi democraticamente e normativamente rappresentanti gli oltre 400 comuni calabresi».

Per di più, nella nota inviata al Presidente Occhiuto, è stato segnalato «che – salva la necessità che i Comuni calabresi siano celermente rappresentati nell’ Arrical e valutino l’acquisizione di quote della So.Ri.Cal SpA, nel limite idoneo a poter esercitare congiuntamente il controllo analogo – l’urgenza risiede nel fatto che gli enti devono approvare i rispettivi bilancio di previsione per il triennio 2023-2025 nel termine del 31 dicembre 2022».

In conclusione, il sindaco f.f. ha apprezzato l’attenzione riservata da tutti i Consiglieri – di maggioranza e di minoranza – e posto l’attenzione sulla fondamentale collaborazione inter istituzionale – manchevole sulla questione da parte della Regione – che deve caratterizzare il cammino nella direzione di traguardare in modo “ordinato e partecipato”, senza strappi, l’indispensabile sviluppo del servizio idrico teso a qualificare le prestazioni rivolte alle utenze, liberando i Comuni dal “peso” della storica –ed oramai anacronistica – funzione gestoria.

Il Presidente Sera ha rimarcato che il processo di aggregazione nella prospettiva dell’unico gestore non può e non deve prescindere dal fattivo ruolo dei Comuni e delle associazioni dei consumatori e degli utenti. (rrc)

 

Reggio capofila al Sud del progetto “Energia in periferia”

Reggio Calabria sarà il capofila al Sud del progetto Energia in periferia. Lo ha reso noto la vicepresidente della Regione, Giusi Princi, nel corso della conferenza stampa di presentazione avvenuta al Palazzo comunale di Reggio.

Princi si è detta «orgogliosa che Reggio Calabria sia capofila al Sud di un innovativo concetto di solidarietà, uno dei più importanti progetti solidali mai realizzati nel settore energetico. Sono felice che la concreta applicabilità sul territorio avvenga proprio nella nostra regione, nella quale sono tantissime le famiglie a rischio povertà energetica. E come Regione ci dichiariamo immediatamente disponibili ad ampliare il ventaglio delle città in cui portare avanti il progetto».

Presenti anche i partner e promotori dell’iniziativa: Anci, Ipsos Italia, Banco dell’energia, Fondazione Banco alimentare, Adiconsum, Edison, Signify.

«Questa iniziativa, per cui ringrazio tutti i preziosi partner, è davvero una boccata d’ossigeno che mi auguro possa essere mutuata nelle altre province calabresi – ha aggiunto la vicepresidente Princi – perché è un’azione reale, pratica, che sostiene concretamente le persone, le famiglie non in grado di sostenere le spese energetiche. Ben 100 i nuclei familiari in situazioni di difficoltà economica e sociale scelti direttamente dalle associazioni del Terzo settore di Reggio Calabria, a cui la rete di solidarietà pagherà le bollette, a prescindere dall’operatore con cui abbiano in essere il contratto».

«È un aiuto materiale – ha proseguito – a cui seguiranno a breve ulteriori iniziative che la Regione Calabria, dietro forte input del presidente Occhiuto, metterà in campo a sostegno delle famiglie e delle imprese più vulnerabili, avendo avuto il via libera dalla Commissione Europea proprio pochi giorni fa. Il 28 ottobre infatti l’Europa ha approvato un terzo accordo quadro temporale riguardo gli aiuti, ripristinando di fatto le deroghe di sostegno già messe in atto nel corso della pandemia da Covid19, per accompagnare la crisi del momento».

«Entro il mese di novembre pertanto – ha precisato la vicepresidente – la Regione Calabria darà seguito a questa misura europea intervenendo con azioni che interesseranno tutto il territorio calabrese».

«Fare sistema, fare squadra insieme al terzo settore ed al mondo del volontariato per stare accanto alle persone più vulnerabili: è questa la mission del progetto – ha concluso Giusi Princi – è questa la mission che la Regione ha pienamente sposato».

«Ritengo sia importante che nella regione con la più alta percentuale di comuni in pre-dissesto e dissesto si promuovano reti di collaborazioni tra associazioni ed enti. Un esempio virtuoso, questo, che, nonostante non sia risolutivo, può sicuramente essere replicato quale modello virtuoso», ha commentato il presidente di Anci Calabria, Marcello Manna(rrc)