Al Senato la meravigliosa storia Arbëreshë

«Essere Arbëreshë o amare gli Arbëreshë. Abitarli. Io li abito, ho eredità, li amo. Ma non basta. Per realizzare una progettualità bisogna andare oltre. Soprattutto bisogna necessariamente andare oltre ciò che si chiama accademia. Restare dentro il pensare e il pensiero che è lingua, linguaggio, parola. È fondamentale cercare di legare/intrecciare tradizione, religiosità, storia con la letteratura che è alla base di una espressione linguistica, con le arti che sono manifestazioni complesse e articolate con i segni tangibili della creazione di una civiltà, con il rito che lega il tempo dell’Oriente con l’Occidente».

Un evento vero e proprio per il mondo delle Minoranze linguistiche in Italia l’incontro al Senato promosso dalla Fondazione Salvatore Crucitti Onlus, presente, insieme al gotha delle Minoranze linguistiche in Italia, anche Lendita Haxhitasim, Ambasciatrice del Kossovo in Italia. 

È la prima volta che il tema delle lingue parlate che rischiano l’estinzione arriva in una sede così prestigiosa e così solenne sotto il profilo istituzionale come lo è il Senato della Repubblica.

È Demetrio Crucitti, presidente della Fondazione Salvatore Crucitti Onlus promotore del Focus qui al Senato – ad avviare il dibattito, manifestando tutta la sua fierezza istituzionale per essere riuscito ad affrancare il tema della difesa della lingua arbëreshë in una sede così importante come Palazzo Madama. 

«Vuole essere questa – dice ancora Demetrio Crucitti– una intera Giornata di Studi con un tema centrale, “Istruzione e Comunicazione per la Tutela della Minoranza Linguistica Storica Arbëreshë”, e riteniamo sia solo l’inizio di un nostro viaggio all’interno della grande diaspora albanese di questo secolo, uno dei temi più affascinanti della letteratura e della storia moderna. Oggi qui parliamo della tutela della Lingua di Minoranza Storica Arbëreshë riconosciuta dalla Legge 482/99 che attua l’art. 6 della Costituzione ma poco applicata per questa Lingua di Minoranza». 

Forte la denuncia pubblica del vecchio dirigente Rai (Demetrio Crucitti è stato per 10 anni direttore della Sede calabrese della Rai): «Un rapporto dell’Onu – ricorda Demetrio Crucitti – parla di una lingua a rischio estinzione e che viene ancora parlata in Italia da circa 70.000 persone distribuite su 8 regioni prevalentemente del mezzogiorno d’Italia, questo è il dato reale con cui tutti noi dobbiamo confrontarci e misurarci».

Ad aprire i lavori del confronto è il vice presidente del Senato, Maurizio Gasparri, che anche in questa occasione, come sua abitudine, ha affrontato il tema in termini concreti e propositivi: «Trasferirò in Commissione Parlamentare di Vigilanza Rai le vostre ansie e le vostre richieste, perché credo sia giusto e corretto che una grande azienda di Stato come la Rai trovi gli spazi giusti per diffondere le culture minoritarie come le vostre e dedichi attenzione alle popolazioni che ancora in questo Paese parlano lingue antiche ,orali, che rischiano di sparire per sempre».

Ma il senatore Gasparri non è nuovo a materie di questo genere, già in passato e per lunghi anni si è infatti adoperato perché le minoranze linguistiche presenti in Italia potessero trovare la loro giusta collocazione nel quadro più generale delle iniziative culturali più importanti del Paese. 

È il segretario Generale di Figec Carlo Parisi a spiegare il perché Figec abbia scelto di aderire a questa manifestazione così solenne: «Perché crediamo nel pluralismo sindacale e non solo, perché da sempre difendiamo le minoranze culturali e di ogni genere, e soprattutto perché abborriamo il pensiero unico».

Dopo di lui interviene il Presidente della Figec Lorenzo Del Boca, invitato alla manifestazione per spiegare quale è oggi il vero rapporto tra mondo della comunicazione e minoranze linguistiche: «Vicende storiche varie e complesse – spiega l’ex Presidente del Consiglio Nazionale dei Giornalisti Italiani hanno portato, nel corso dei secoli, allo stanziamento sul territorio dello Stato italiano di numerose comunità minoritarie, diverse per lingue, tradizioni culturali e condizioni socioeconomiche. Le minoranze linguistiche riconosciute e tutelate dalla legge oggi in Italia sono dodici: lingue delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate e di quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino, l’occitano e il sardo, ma la legge 482 nata per tutelarne il patrimonio storico non basta più a garantirne la sopravvivenza».

Messaggi forti, segnali precisi, indicazioni e suggerimenti istituzionali che ora finiranno sui tavoli che più contano per essere analizzati e valutati con la giusta attenzione. Non a caso lo stesso direttore della sede Rai della Calabria, Massimo Fedele ha raccontato ai presenti l’esperienza fondamentale che Rai Calabria «ha sempre svolto in difesa della tutela delle lingue in via di estinzione».

Dai temi centrali si passa quindi al tema più specifico della tutela della vecchia lingua parlata d’Arberia. 

In realtà il saluto e la premessa iniziale di Demetrio Crucitti consente agli interventi successivi di liberarsi dai soliti legacci e imbarazzi istituzionali e parlare del tema con la franchezza e serenità necessaria, cosa che fa per primo un grande intellettuale calabrese come Pierfranco Bruni, scrittore, poeta, italianista e critico letterario, esperto di Letteratura dei Mediterranei, Vice presidente nazionale del Sindacato libero scrittori, e rappresentante, per 6 anni consecutivi della cultura italiana nei Paesi esteri per conto del Mic.

«Essere arbëreshë o amare gli Arbëreshë. Abitarli. Io li abito, ho eredità, li amo. Ma non basta. Per realizzare una progettualità bisogna andare oltre…».

Nella sua veste di storico Presidente del Comitato nazionale per la promozione e la valorizzazione delle minoranze etno-linguistiche italiane del ministero della Cultura e consulente culturale della presidenza della Camera, e qui di relatore ufficiale del tema di apertura del Focus, Pierfranco Bruni ricorda che «non esiste ancora in Italia una Biblioteca Nazionale interamente dedicata alla storia e alla lingua albanese, che non esiste un archivio esclusivo dedicato alle minoranze linguistiche, e soprattutto che non esiste un Museo Nazionale della tradizione Arberesche, quanto basta per capire come la politica abbia trattato fino ad oggi questo mondo». 

Basterebbe rileggere la relazione di Tommaso Bellusci “Koine Liturgica nel Rito Bizantino delle Eparchie Arbereshe d’ltalia, per rendersi conto della dimensione reale del problema. Storico collaboratore della Rivista Italo – albanese  Lidhja- Unione  e della Rivista  Lajme – Notizie della Eparchia di Lungro degli italo-albanesi  dell’Italia continentale, Tommaso Bellusci ricostruisce nei minimi dettagli la storia della lingua Arbëreshë, puntando la sua lezione magistrale su quella che il vecchio giurista di Frascineto chiama “la sovranità spirituale nell’ Arberia bizantina”.

Tocca poi a Ernesto Madeo Commissario della Fondazione Regionale istituto di Cultura Arbereshe e sindaco di San Demetrio Corone (CS) spiegare le tante iniziative importanti che la Fondazione sta cercando di realizzare in difesa del patrimonio arberesche: «Siamo appena rientrati da Tirana dove abbiamo portato una delegazione di 200 persone in rappresentanza dei nostri paesi, e dove abbiamo legato con lo stato albanese rapporti di proficua collaborazione culturale».

Testimonianze di vita vissuta al servizio delle Minoranze arrivano anche da Vincenzo Cucci Presidente dell’Associazione Vatra Arbereshe, Chieri (TO);da Fernanda Pugliese, Coordinatore Sportelli Linguistici, Arbereshe e Croato Direttore Editoriale Rivista Kamastra e Videonotiziario, e da Diana Kastrati, Direttore Esecutivo del Centro Studi e Pubblicazioni per I’Arberesh del Ministero dell’Europa e degli Affari Esteri della Repubblica di Albania, che lancia all’assemblea di Sala Zuccari una ennesima provocazione «Si faccia un documento finale di questo incontro e lo si mandi al Ministro della cultura».

In realtà ci pensa l’Eparca di Lungro a chiudere in bellezza la prima parte del dibattito.

Mons. Donato Oliverio Vescovo dell’ Eparchia di Lungro degli ltalo Albanesi dell’Italia Continentale, tiene all’assemblea presente una vera e propria lectio magistralis sulla tradizione arberesche, ma chi meglio di lui?, un appello alla riscoperta dell’identità territoriale, un monito a non rinunciare mai alle battaglie intraprese, un consiglio al mondo della scuola perché nelle scuole si insegni la vecchia lingua parlata, un inno alla chiesa che ha saputo riunire in una sola lingua le varie identità dei territori e delle popolazioni, un richiamo alla responsabilità, e una esaltazione del ruolo dei sacerdoti spar4si per il territorio. 

Le conclusioni dell’assise sono affidate all’assessore regionale Gianluca Gallo, a cui il Presidente della Regione, Roberto Occhiuto ha assegnato la delega delle Minoranze: Faremo di tutto – dice l’esponente politico – per dare a questo tema e a questi problemi la giusta dignità politica e sociale, convinti come siamo che la storia di un popolo parta dalla tutela della lingua orale e che per rafforzare il legame tra presente e passato non si possa prescindere da tutto questo».

Un evento di altissimo valore sociale e politico, dunque dietro il quale – va ricordato – si muove l’attività del Comitato Scientifico, presieduto dallo stesso Pierfranco Bruni. Sarà ora questo Comitato a predisporre un Dossier sullo Stato dell’arte e proposte per l ‘applicazione della Tutela Costituzionale della Popolazione Italo -Albanese, Minoranza Linguistica Storica riconosciuta dalla Legge 482/99, parlante la Lingua Arbëreshë. Lingua a rischio estinzione (Onu). Presenti ieri all’incontro anche Sergio Ferrari, Presidente della Provincia di Crotone, e il sindaco di Lungro Carmine Ferraro, in rappresentanza delle loro rispettive comunità. (pn)

L’OPINIONE / Cataldo Pugliese: Gli Arberëshë, traino delle minoranze d’Italia

di CATALDO PUGLIESEDiventa sempre più necessaria la rimodulazione del posizionamento in Italia delle Comunità Arberëshë, la Minoranza etnico – linguistica più longeva al Mondo. Quella degli albanesi d’Italia che da oltre 600 anni custodisce la propria lingua e la propria identità rappresenta la massima espressione di integrazione sociale e culturale in Europa, con umiltà, fede, determinazione e coraggio.

Non basta, non è sufficiente ciò che le istituzioni hanno fatto e continuano a fare. I valorosi intellettuali arberëshë in prima linea al fianco di Garibaldo durante l’unità d’Italia, non lo avrebbero mandato a dire. Quegli stessi eroi in prima linea durante i moti cosentini, non avrebbero per nulla tollerato i soprusi subiti da una politica nazionale assente e per nulla riconoscente al proprio popolo. Un fazzoletto del nostro paese, caratterizzato da una tradizione diversa, composta da 50 comuni italiani, da un sapere diverso, fatto da qualche centinaio di migliaia di persone, e da un essere orientale, necessita oggi più che mai il giusto riconoscimento e rispetto morale verso i propri cittadini.

I confini non esistono più, come ripetutamente sosteneva uno dei sociologi più famosi del mondo Zygmunt Bauman; l’umanità deve imparare a collaborare attraverso il dialogo, le  diversità arricchiscono e rendono creativi gli esseri umani. Nel prossimo secolo c’è la necessità di unire in un nuovo matrimonio potere e politica e di sviluppare l’arte di coabitare tra culture diverse. Nessuno più del popolo Arbereshe (albanesi d’Italia) può testimoniarlo in Italia e in Europa.

Integrazione, inclusione e accoglienza sono temi su cui bisogna investire sempre più, per la crescita sociale ed economica del nostro paese sono anni che mettiamo in evidenza l’esperienza delle comunità arberëshë, è necessario destinare la dovuta importanza sui temi dell’integrazione e dell’inclusione, l’accoglienza non è in antitesi con identità.

Il 5% della popolazione italiana, ovvero 2,5 milioni di parlanti ha come lingua materna una lingua diversa dall’italiano, e se a queste aggiungiamo le nuove minoranze e i nuovi flussi migratori, ci si rende effettivamente conto, che è obbligatorio rivedere e riformare la legge 482/99 che tutela le minoranze etnico linguistiche. Diciamo no alle solite passarelle dei soliti ignoti, siamo stanchi dei pseudo intellettuali che da decenni invadono il campo generando sterili illusioni.

Occorre invertire la rotta con nuove energie e nuova vitalità, è fondamentale puntare su nuove strategie di comunicazione istituzionale, di un piano di marketing culturale, per sostenere nuove politiche sociali ed economiche, che ascoltino i diritti e che valorizzino le identità, pensando ora più che mai ad una grande Europa Mediterranea. (cp)

 

In Senato si parla degli Arbëresh, patrimonio culturale da preservare

Istruzione e Comunicazione per la Tutela della Minoranza Linguistica Storica Arbëreshe è il tema centrale di cui si parlerà oggi pomeriggio in Senato, nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani, con Demetrio Crucitti, presidente della Fondazione Salvatore Crucitti e già direttore di Rai Calabria. Ha confermato la sua Presenza l’assessore regionale Gianluca Gallo che ha la delega per le minoranze linguistiche

Nella Sala Zuccari del Senato, dunque, alla presenza dei massimi rappresentanti delle minoranze linguistiche storiche, si parlerà di questa minoranza, che in Calabria conta 58.425 persone, in 35 comuni: 27 in provincia di Cosenza, 5 in provincia di Catanzaro, 3 in provincia di Crotone.

Di recente, inoltre, la presidente del Kosovo, Kvjosa Osmani – Sadriu è stata in visita in Calabria.

«Sono qui in mezzo ai miei fratelli e sorelle e porto i saluti affettuosi del mio popolo. Gli arbëresh sono una colonna dell’identità di tutto il nostro popolo e hanno giocato un ruolo importantissimo nel mantenimento della nostra cultura e della lingua», ha dichiarato la presidente durante la sua visita a Frascineto.

«Le comunità arbëreshe, presenti in tantissimi Comuni, per rilevanza numerica ma soprattutto per l’importanza storico-culturale, rendono la Calabria la regione italiana più rappresentativa della minoranza  arbëreshe», ha dichiarato il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso in occasione della visita della presidente Osmani Sandriu.

«Il Consiglio regionale dispone, nel suo Polo culturale ‘Mattia Preti’ – ha ricordato –  di una rilevante sezione multimediale sulle minoranze linguistiche, continuamente implementata per rendere disponibili documenti, immagini e contributi su una realtà che ha una forte valenza anche sociale ed economica».

«Il Consiglio regionale – ha proseguito – per raccontare e valorizzare il patrimonio culturale sulle minoranze linguistiche – come prescrivono la legge 482/99 e quella regionale 15/2003 – di recente ha contribuito alla realizzazione della  Guida di ‘Repubblica’ (intitolata ‘Albanesi d’Italia storie e volti del mondo arbëreshe’) della collana ‘Le Guide – ai sapori e ai piaceri’  edita dal Gruppo Gedi,  che contiene un profluvio di notizie culturali e geografiche, corredate da belle foto, sul popolo arbëreshe in Calabria e nel Paese».

« Queste comunità – ha concluso – originarie dell’Albania e della Grecia, che giunsero in Calabria a seguito di diverse ondate migratorie tra il XV ed il XVIII secolo per sfuggire all’invasione ottomana, oggi  sono considerate un felice esempio di integrazione, proprio grazie al rapporto dialettico tra identità e alterità che i discendenti hanno saputo tramandare».

Sull’importanza che la politica deve dare alla tutela dell’identità arbereshe, patrimonio inestimabile delle bellezze d’Italia, ha parlato Cataldo Pugliese, promotore di Italia delle Minoranze svoltosi a giugno a Tirana, in Albania: «La politica ha la responsabilità morale per il mantenimento e lo sviluppo della comunità arbereshe d’Italia, è un valore distintivo ed unico al mondo. Un attento e accurato percorso di marketing culturale e sociale, diventa oggi più che mai fondamentale  – continua – Pugliese, affinchè rimanga viva la memoria arbereshe in quei 50 comuni italiani che rappresentano delle vere e proprie isole identitarie, d’oriente dentro l’occidente. Quello degli arbereshe è un patrimonio umanitario che affascina tutti coloro che lo scoprono e lo conoscono».

Per Pugliese «è importante che la Regione Calabria si attivi con determinazione per la definizione della Fondazione Arbereshe regionale, e che il Ministero alla Cultura non sottovaluti queste risorse del paese, e sostiene a gran voce le parole di Monsignor Donato Oliverio, vescovo di Lungro, che ci invita a fare rete e tessere relazioni tra tutti gli stakeholder arbereshe di buona volontà, perché l’Arberia tutta venga sempre più conosciuta e apprezzata per il bene turistico e culturale delle nostre comunità, per il bene dell’economia dei nostri borghi, per il futuro dell’Italia del Meridione, per tutte le Minoranze in Italia, per l’Italia intera». (rrm)

Da Vacarizzo il Premier Edi Rama: Ridare dignità e funzione a diverse leggi su tutela minoranze

Ridare dignità e funzioni diverse alle leggi sulla tutela delle minoranze. È l’appello che il premier albanese, Edi Rama, ha lanciato da Vacarizzo Albanese, nel corso della sua «visita speciale in Calabria».

Una visita che è iniziata dall’Eparchia di Lungro,  Frascineto, San Benedetto Ullano, fino ad arrivare a Vacarizzo «dove la cultura arbereshe è una gemma di storia e tradizione», ha detto Rama, di cui poi è diventato cittadino onorario.

L’appello lanciato dal Premier, per il sindaco Antonio Pomillo, «è dal significato profondo di questa denuncia e di questo appello che dobbiamo ripartire per ridare all’identità arbëreshe prospettive fino ad oggi sottovalutate. Tutti questi valori, questi metodi e queste sfide motivatamente rilanciate da Rama dalla sua visita in Calabria rappresentano l’unica uscita di sicurezza per un’Arberia e per un Mezzogiorno che, liberi da inutili divisioni interne e municipalismi autolesionisti, possono condividere una visione unitaria di sviluppo ed essere definitivamente protagonisti del proprio destino e senza alcun complesso di inferiorità in Europa e nel Mediterraneo».

Il primo cittadino, poi, ha evidenziato come da una parte ci sia «l’entusiasmo e la visione di quanti, come il neo concittadino Premier albanese Edi Rama, sono impegnati assieme a noi a costruire ponti di valori ed a rafforzare il dialogo interculturale; a preservare, condividere ed a rinnovare eredità e patrimoni identitari distintivi e ad indicare alternative di pensiero e di azione ad ogni tentativo di omologazione sociale, culturale ed economica, restituendo bellezza e volti attuali a legami secolari».

«Dall’altra, purtroppo – ha aggiunto – la violenza fisica e psicologica, l’arroganza e la barbarie culturale ed il tentativo di ricatto criminale di quanti, come gli ignoti delinquenti che hanno esploso colpi di pistola all’indirizzo di un nostro collega sindaco ed imprenditore dell’Arberia, vorrebbe far fare un percorso inverso alla storia ed al futuro delle nostre popolazioni e di tutta la nostra terra; una deviazione senza uscita, dalla libertà e dalla legalità, alla quale non ci piegheremo e rispetto alla quale, per usare le stesse parole dello stesso Rama, non possiamo permetterci di zoppicare».

«Facendoci interpreti delle preoccupazioni, dello sdegno e soprattutto della sana e pulita passione civica che anima tutta la grande famiglia arbëreshë della provincia di Cosenza e della regione – ha continuato Pomillo – condanniamo senza mezzi termini il gravissimo ed intollerabile atto intimidatorio perpetrato nei giorni scorsi contro la libertà, la serenità e la sicurezza non solo del collega Ernesto Madeo al quale ribadiamo la nostra stima ed amicizia e della sua lodevole e distintiva attività di impresa, ma anche contro quelle di tutto il territorio e della straripante maggioranza dei calabresi onesti e contrari ad ogni declino delle mafie, uniche forme di minoranza, da contrastare senza se e senza ma».

«Analoghi sentimenti di vicinanza e di solidarietà – ha proseguito il sindaco di Vaccarizzo Albanese – tutta la comunità arbëreshë trasmette alla collega Giusy Caminiti di Villa San Giovanni, anch’essa destinataria di ignobile intimidazione che condanniamo.

«Ed è a tutti i calabresi liberi e che sanno e vogliono guardare con i propri occhi al futuro forte ed autonomo della loro terra e di un Sud sempre più meridiano – ha scandito il primo cittadino – che ci rivolgiamo, per ribaltare l’amarezza e la rabbia per quanto accaduto sullo Stretto ed a casa nostra, per superare sempre ogni messaggio negativo e rilanciare semmai col sorriso, la caparbietà e con la qualità ereditata e sublimata da secoli di minoranza linguistica divenuta oggi valore aggiunto di una terra straordinaria, le parole, la gioia e la lucidità condivise nei giorni scorsi nell’auspicio manifestato dal Presidente Rama: sarà un onore – ci ha detto, inorgogliendo la nostra gente – ritornare qui un giorno senza la sicurezza e la scorta ma da solo con la mia famiglia per conoscere meglio questo territorio e la sua gente».

«Era esattamente questo – ha concluso – lo spirito autentico della nostra gente che volevamo far arrivare più di ogni altra cosa al nostro autorevole ospite; ed è, questa, l’istantanea più bella e vittoriosa sicuramente di un evento solenne e prezioso per tutto il territorio, svoltosi ancora una volta nel migliore dei modi grazie alla sensibilità di quanti ancora una volta hanno saputo fare squadra insieme all’istituzione pubblica. È stata e resterà anche e soprattutto l’immagine più bella di un intero popolo che ancora una volta dimostrerà come identità, legalità, cultura ed intraprendenza siano formidabili antidoti tanto all’oicofobia, quanto alla stessa ‘ndrangheta». (rcs)

Per la prima volta in Calabria il presidente del Consiglio d’Albania, Edi Rama

di ITALO ELMO – Il 3-4 giugno 2023 è un appuntamento storico per l’Arberia e per la Calabria che per la prima volta ospiteranno il Presidente del Consiglio d’Albania, Edi Rama. Tutta l’Arberia sarà fiera e onorata di accogliere il Premier Albanese, la sua Signora e la delegazione nelle nostre comunità arbëreshe del cosentino.

Una visita istituzionale e di lavoro tra le comunità arbëreshe, che rende viva e permanente la fiamma che illumina l’Arberia per la salvaguardia del suo patrimonio linguistico, delle sue tradizioni, dei suoi valori secolari.
Ed oggi ce n’è tanto bisogno!
Un insieme di paesi, in aree geografiche di sette Regioni in Italia, che raccolgono attorno a loro decine di migliaia di cittadine e cittadini, insegnanti, studenti, genitori, studiosi ed esperti, da sempre fermamente impegnati nella promozione dei valori e dei princìpi incarnati capace di confrontarsi con le migliori tradizioni europee, garanzia di uguaglianza nella formazione delle nuove generazioni.
Il Presidente del Consiglio d’Albania arriva in un momento in cui l’Arberia è pronta a rispondere in maniera adeguata alle sfide del futuro con investimenti in termini culturali, beni intangibili che potrebbero determinare un periodo di crescita della nostra etnia con in primo piano la salvaguardia della lingua arbëreshe e delle tradizioni locali.
Un viaggio programmato con cura per diverse settimane: era infatti un desiderio del Primo Ministro recarsi in Arberia il prima possibile in visita ufficiale, dando un messaggio molto chiaro in politica interna come in quella estera.
Questo viaggio in Arberia vuol rappresentare una saldatura istituzionale e l’incontro con persone che con ostinata continuità riannodano il filo mai reciso con la nostra storia, con le nostre radici, testimoni e fedeli alle tradizioni più antiche, nonostante le ineluttabili trasformazioni della dimensione spazio-tempo del nostro vivere contemporaneo.
E la memoria torna inevitabilmente a un’altra visita in Arberia del Premier albanese, a San Cosmo Albanese, Strighar, nell’ambito del Festival Euromediterraneo del 2003, quando era sindaco della Città di Tirana. I benefici di quella visita testimoniano i rapporti molto stretti di Edi Rama con l’Arberia sviluppando e favorendo, poi, in qualità di Presidente del Consiglio intensi rapporti con gli Albanesi in Italia, attraverso le istituzioni politiche, culturali e associative presenti sul nostro territorio.
La vista ufficiale in terra calabra, inizia quando nella prima mattinata del 3 Giugno, all’aeroporto di Lamezia Terme, il Presidente del Consiglio d’Albania, la Signora e la delegazione al seguito, vengono accolti dal Presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto e dal Sindaco di Lungro Carmine Ferraro.
La prima tappa riguarderà la comunità arbëreshe di Lungro, con la cerimonia di benvenuto, “mirë se na erdhët”, nella Sala Consiliare, da parte del Sindaco, Carmine Ferraro.
Il programma della visita presenta alcuni appuntamenti significativi, come la tavola rotonda sul tema “L’Albania e l’Europa” che si terrà a Lungro nella tarda mattinata del 3 Giugno presso la Casa della Musica.
Interverranno all’importante appuntamento, il Presidente del Consiglio d’Albania, Edi Rama, Gianluca Gallo, Assessore alle Minoranze della Regione Calabria, Rosaria Sucurro, Presidente dell’Amministrazione Provinciale, Mons. Donato Oliverio, Vescovo dell’Eparchia di Lungro, Demetrio Crucitti, Presidente della Fondazione Crucitti, già direttore di “RAI Calabria”, Enrico Marchianò, Presidente del club “Unesco” di Cosenza.
A moderare l’importante tavola rotonda sarà l’ingegnere-giornalista, Giulia Fresca. La parte in lingua albanese è affidata a Saverina Bavasso dello Sportello Linguistico di Lungro.
Gli Arbëreshë attendono fiduciosi il nuovo corso in Albania che grazie all’azione politica del Presidente del Consiglio, Edi Rama, persona colta e sensibile con una visione europea alle problematiche della diaspora, può proiettare l’Albania in Europa per sposare in pieno anche i diritti delle minoranze etniche e linguistiche come strumento di tutela e di socializzazione.
Una importante occasione di confronto tra le due sponde su tematiche di elevato livello e rappresenterà indiscutibilmente un momento di aggregazione culturale e sociale fra persone che sono quotidianamente impegnate ad accrescere la tradizione secolare dei valori etnici.
Subito dopo, il gruppo di ricerca “Moti i Pare” saluta il Presidente del Consiglio e la Signora con alcuni canti della tradizione arbëreshe.
A Lungro, anche l’incontro ufficiale con l’Eparca degli italo-albanesi, Mons. Donato Oliverio.
È evidente il ruolo culturale che ha avuto la chiesa nel corso di quasi sei sei secoli per la conservazione della lingua e dell’identità arbëreshe.
L’Eparchia di Lungro, con tutti i paesi arbëreshë che la compongono, costituisce una mirabile e gloriosa corona che onora i secoli della nostra emigrazione e della nostra storia in terra italiana. Tanti uomini illustri della nostra Eparchia hanno trasmesso questi grandi valori anche nel campo letterario, artistico, culturale, sociale e politico.
Una Chiesa viva che nel corso dei secoli è stata un baluardo ed una difesa per la fede cristiana cattolica, la lingua, la cultura albanese attraverso il mantenimento costante del rito bizantino e portatori di una civiltà arbëreshe, che trasmette messaggi e valori di fratellanza, di amicizia, di collaborazione e di pace.
Lo slancio verso oriente del Vescovo di Lungro, non è passato inosservato al Presidente del Consiglio d’Albania che ha colto la rilevanza storica, sia ecumenica che sociale.
Il programma della visita prevede nel pomeriggio del 3 giugno, la visita ufficiale alla comunità di Vaccarizzo Albanese (Vakarici), dove l’evento non ha lasciato indifferente l’Amministrazione comunale guidata da Antonio Pomillo che ha scelto di convocare il Consiglio comunale e conferire la Cittadinanza Onoraria davanti all’intero consiglio comunale e alla popolazione, con successivo scambio di doni, evidenziando attraverso un riconoscimento formale il profondo legame che in via duratura legherà l’Arberia all’Albania e al suo Primo Ministro.
L’atto solenne con il quale il Consiglio Comunale di Vaccarizzo Albanese si appresta ad ascrivere tra i suoi cittadini onorari il Presidente del Consiglio d’Albania è, in primo luogo, il riconoscimento e l’alto apprezzamento all’uomo di cultura che occupa un posto di rilievo nella storia politica dell’Albania odierna.
Visita anche al Museo del Costume e degli Ori Arbëreshë, ospitato nel Palazzo Cumano, uno dei più antichi del paese, che ospita, nelle ampie sale, l’esposizione permanente degli splendidi costumi di gala, di mezza gala e giornalieri, di numerose comunità Arbëreshe.
Nella giornata successiva, tappa altrettanto importante sarà Frascineto. Dopo la cerimonia ufficiale nella Sala Consiliare del “Mirë se na erdhët” del Sindaco, Angelo Catapano e i saluti al Primo Ministro e Signora, da parte degli alunni della scuola “Ernest Koliqi” con alcuni canti tradizionali arbëreshë e inni nazionali, sarà visitato il Museo delle Icone e della tradizione Bizantina che rappresenta uno strumento di conoscenza della tradizione italo-albanese di alcune comunità in Calabria ed introduce al mondo bizantino con l’esposizione di alcune icone molte rare e particolari e libri liturgici dal XVII al XX secolo. La visita sarà accompagnata dal Direttore del Museo, Prof.ssa Caterina Adduci.
Da Frascineto, la delegazione albanese procederà per San Benedetto Ullano, che fu sede del Pontificio Collegio Corsini degli Albanesi di Calabria, faro culturale nel Settecento, che diede lustro a tutta l’Italia meridionale con personaggi di spicco.
Dopo la cerimonia di benvenuto da parte della sindaca, Rosaria Amalia Capparelli, nell’antico Palazzo Bisciglia e l’incontro con alcuni sindaci arbëreshë, alcuni provenienti anche dalla Sicilia, il Primo Ministro, la Signora e la sua delegazione, visiteranno la Chiesa della Madonna del Buon Consiglio; visita che sarà accompagnata da S.E. Mons. Donato Oliverio, vescovo di Lungro.
Come a Scutari dove all’interno della Cattedrale di Santo Stefano cattolica o Kisha e Madhe si conserva una copia della venerabile icona della Madre del Buon Consiglio, anche nella cappella della nobile famiglia dei Rodotà dei Coronei, a partire dal 1729, la Madonna del Buon Consiglio, Patrona dell’Albania e degli Albanesi iniziò ad essere venerata con il titolo di Buon Consiglio dagli Arbëreshë di San Benedetto Ullano.
Nel pomeriggio, nella fantastica cornice di AgriArt di Rosella Blandi, tra le più belle strutture agrituristiche dal sapore storico e tra i luoghi più raffinati, oggi, in Arberia, la delegazione albanese potrà ammirare il rituale della vestizione della sposa con il costume nuziale di San Benedetto Ullano, accompagnato da antichi canti di nozze, che permettono di ricostruire le scene nuziali del tempo passato.
A seguire l’inaugurazione del “Museo d’arte a cielo aperto del costume regale arbëresh”. Un percorso della memoria e dell’identità delle comunità, dove il lavoro artistico si rifà allo spirito delle genti, all’importanza delle tradizioni e degli usi e costumi antichi, che, se ben conservati e salvaguardati, possono essere ereditati in modo pieno e consapevole, per essere trasmessi alle generazioni future.
Il gruppo folk “Ullania”, infine, saluta il Presidente del Consiglio e la Signora con alcuni canti della tradizione arbëreshe.
Ringrazio gli amici dell’Albania, in particolare Andrea Kokeri, per essere stato scelto come interlocutore privilegiato e trait d’union tra l’Ufficio di Presidenza del Premier e i Sindaci Arbëreshë. Una fedeltà all’amicizia, mai sopita, profusa con sentimenti veri in tutti questi anni verso i fratelli albanesi dell’altra sponda.
Un plauso meritatissimo ai sindaci, molto sensibili e caparbi ad affrontare e concretizzare le varie problematiche emerse nel corso dei vari colloqui, che hanno permesso di organizzare l’agenda del Premier in modo ottimale, secondo le rispettive esigenze al fine di risolvere tutti gli aspetti tecnici e burocratici per una ospitalità, mikpritia, secondo i segni e i valori distintivi della tradizione albanese.
Nell’agenda del Premier, anche il cerimoniale in più comunità, per il conferimento di titoli a varie personalità, a chi ha operato per decenni, promuovendo la salvaguardia del patrimonio linguistico, letterario, storico e folklorico degli Albanesi d’Italia, favorendo altresì i legami tra gli albanesi d’Albania e di tutta la diaspora. (ie)
[Italo Elmo è Presidente del Centro Studi e Ricerche delle Tradizioni Popolari Arbëreshe di San Demetrio Corone]

Alla Provincia di Catanzaro l’incontro sulla valorizzazione della cultura Arbëreshë in Calabria

Nella Sala Giunta della Provincia di Catanzaro si è svolto un importante incontro istituzionale sulla valorizzazione della cultura Arbëreshë in Calabria.

Ospiti del Presidente della Provincia, Mario Amedeo Mormile, hanno partecipato all’incontro: il vice sindaco di Caraffa Luigi Ciambrone; il sindaco di Gizzeria Francesco Argento; il Presidente del Consiglio Comunale di Caraffa Serena Notaro; il sindaco di Maida, Dario Amantea Galdino; il vice sindaco di Andali, Saverio Costantini ed il sindaco di Marcedusa, Domenico Garofalo, unitamente ad altri rappresentanti della cultura Arbëreshë della Provincia di Catanzaro. 

Un tavolo tematico alla guida del neo Commissario della Fondazione “Istituto regionale Comunità Arbëreshë di Calabria”, organizzatore dell’importante incontro, che ha segnato, partendo dalla consapevolezza della profonda valenza delle tradizioni, valorizzazioni linguistiche e dunque del senso di appartenenza, il punto di partenza per una serie di azioni mirate appunto, alla promozione del nostro ricco e articolato patrimonio culturale.

«Un incontro molto proficuo – ha dichiarato il vicesindaco di Lamezia, Antonello Bevilacqua – che però, ha anche fatto emergere la necessità di programmare una serie di interventi mirati proprio ad evitare il rischio di disperdere uno dei tratti identitari della nostra cultura calabrese».

Gli Arbëreshë della Calabria rappresentano la popolazione più numerosa tra quelle stanziate in Italia, ed anche Lamezia Terme ne ritroviamo una significativa comunità nella frazione di Zangarona, il cui eco culturale, linguistico e storico arricchisce la nostra cultura.

«Ed è appunto prioritario per l’Amministrazione Comunale di Lamezia Terme –  ha concluso il vice sindaco – preservare la cultura Arbëreshë per tramandarne il valore alle nuove generazioni, avendo cura nel rappresentarla adeguatamente al fine proprio di valorizzarne le tradizioni e la cultura, oltre che di curarne l’adeguato radicamento nel tessuto sociale locale. Le minoranze Arbëreshë rappresentano una necessaria e stimolante sollecitazione linguistica e culturale senza la quale, la nostra identità non potrebbe dirsi pienamente realizzata».

«In un quadro di tutela delle peculiarità ed eccellenze della Regione quale appunto terra Straordinaria – ha concluso – prioritario sarà per le istituzioni un programma di  interventi rivolti alla cultura Arbëreshë, in condivisione fra comuni, enti e cittadini». (rcz)

Il Maestro orafo Gerardo Sacco dona la Chiave della Città a Santa Sofia d’Epiro per devozione al suo Santo patrono

Il Maestro orafo Gerardo Sacco ha realizzato la Chiave della città di Santa Sofia d’Epiro, che sarà consegnata nelle mani del sindaco e del Parroco della comunità il prossimo 2 maggio.

Una data non casuale, dato che quel giorno ricorre la memoria liturgica di Sant’Atanasio il Grande, a cui la comunità di Santa Sofia d’Epiro è fortemente devota.

Alle 9.30 sarà celebrata la Solenne Divina Liturgia Pontificale celebrata dal vescovo della Diocesi di Lungro, mons. Donato Oliverio, alla quale prenderanno parte autorità civili, militari e religiose.

Al termine della celebrazione avverrà la cerimonia di consegna della Chiave, atto di affidamento della città alla sua protezione, con il posizionamento sulla statua del Santo patrono da parte del sindaco, Daniele Atanasio Sisca, e la tradizionale processione che si snoderà lungo alcune strade del paese.

Sarà un evento di rilevante importanza, che renderà ancora più solenne un giorno già tanto caro ai sofioti di tutti il mondo.

Il Maestro Sacco, nel concludere la sua opera, commenta così la sua creazione: «Per la chiave mi sono ispirato alla storia di Sant’Atanasio il Grande, soffermandomi soprattutto sulla sua lotta contro gli eretici e sulla trinità. La chiave sarà così composta: all’impugnatura i Cerchi Trinitari di Gioacchino da Fiore, tratti dal Liber Figurarum, per parlare di Calabria e territorio; sul gambo 6 ali a simboleggiare i tre angeli apparsi a Mamre, che simboleggiano la Trinità; infine il pettine, che sarà simboleggiato da un libro per ricordare il grande dottore della Chiesa».

Commozione e gratitudine da parte del primo cittadino Daniele Atanasio Sisca, che in una lettera indirizzata al Maestro Gerardo Sacco si esprime così: «Siamo grandemente onorati di accogliere nel nostro patrimonio religioso l’opera che stai magistralmente realizzando per la nostra comunità. La tua sensibilità nei confronti delle popolazioni arbëreshë ha contribuito ad accrescere il patrimonio e la visibilità dei nostri luoghi e delle nostre tradizioni al di fuori dei confini territoriali. Così come accaduto per l’intero territorio regionale, che hai saputo rappresentare con i tuoi gioielli e che hanno contribuito a far conoscere la Calabria in tutto il mondo. Solo persone illuminate come Te possono contribuire veramente a far progredire una terra come la nostra, che ha ancora tanto da riscattare. Il nostro paese e la nostra gente sono grati nei Tuoi confronti e, in occasione dell’evento di maggio, avrà modo di renderTi il giusto riconoscimento».

L’opera dell’orafo crotonese verrà custodita gelosamente dai suoi cittadini ed arricchirà il già importante patrimonio materiale e immateriale della comunità sofiota.

Tra l’altro, quest’opera è realizzata nell’anno in cui ricorre il 60esimo anniversario dell’attività del Maestro Gerardo Sacco (iniziata nel 1963): un traguardo importante che gli sta facendo tributare importanti riconoscimenti da tutto il mondo. (rcs)

All’Eparchia di Lungro al via l’alfabetizzazione arbëreshe

di DEMETRIO CRUCITTICi  sono volute poche settimane dall’ avviso dell’Eparchia di Lungro, per avere le prime fattive   adesioni per l’attività di alfabetizzazione  arbëreshe, conoscenza di base della  Lingua  parlata  dagli Italo Albanesi di Italia, meglio  conosciuti come Arbëreshe, la cui maggioranza è residente in Calabria fin dal 1400.

Questa  Minoranza Linguistica  Storica, insieme ad altre 11 è tutelata dalla  Costituzione della Repubblica  Italiana, l’attuazione  della Tutela avviene grazie alla Legge 482/99 e dal suo importante Regolamento, dalla Legge Regionale  15/2003  e, prima ancora, per alcuni aspetti relativi alla Comunicazione di Massa, occorre rifarsi alla Legge di Riforma della Rai la Legge 103/75. 

L’avviso della Eparchia di Lungro  degli Italo-Albanesi  dell’Italia  Continentale riporta le immagini delle copertine dei due  volumi  che rappresentano una pietra miliare per l’Alfabetizzazione Arbëreshe per scongiurare l’estinzione della lingua madre arbëreshe. I due volumi  vengono offerti  gratuitamente ai Comuni, Scuole e Associazioni che  si impegnino ad organizzare corsi di  insegnamento/apprendimento.

Prima   di entrare  nel merito delle  iniziative in corso  conosciamo  i  vari nomi che hanno contribuito alla  nascita dei due  volumi,  dalla terza pagina del Volume I  riportiamo: «La  realizzazione dei due  volumi  fu  voluta dall’Associazione Insegnanti Albanesi d’Italia (A.I.A.D.I.)»  cosi si legge  nella  terza  pagina del primo volume, in cui sono riportati  oltre  i nominativi del Direttivo dell’epoca dell’A.I.A.D.I, anche gli autori e tutti  coloro, numerosi, che  hanno  offerto un contributo  culturale:

«Il Direttivo dell’Associazione Insegnanti Albanesi d’Italia  – Aiadi: (Presidente: Prof. Avv. Antonio Vasto; Prof. Francesco Samengo, Ins. Rosa Bruno, lns. Demetrio Emmanuele, Prof. Pasquale Pisarro, Prof. NicoJa Tocci, Prof. Fortuna Rennis, Prof. Angelo Matrangolo) ringrazia i curatori del testo Alfabetizzazione arbëreshe per i loro contributi a fianco specificati: Ins. Carmine Stamile (Alfabeto albanese, vol. I); Prof. Agostino Giordano ( Testi delle parlate arbereslze, voi. I; Letteratura, voi. Il) Prof. Vincenzo Bruno (Folclore, voi.), Prof. Italo Costante Fortino ( Grammatica arbereshe, vol. Il), Prof. Ernesto Tocci (Storia, voi. Il); Papàs Emanuele Giordano (Istituzioni religiose e Musica popolare, voi. Il).

«Ringrazia Italo Elmo per aver messo a disposizione il suo archivio fotografico, da cui sono state tratte la maggior parte delle foto presenti nel testo; e inoltre Fernanda Pugliese, Daniele Moccia, Antonio Frate, Giuseppe Bellizzi, Antonio Tropo, Ernesto Tocci, Antonio Bellusci, Donato Oliverio, Eleuterio Fortino, Pietro Minisci, Agostino Giordano e Giuseppe Schirò Di Maggio, per aver offerto vario materiale fotografico, e l’ispettore Dr. Francesco Fusca per la sua consulenza.  Tale  Iniziativa dell’Eparchia  di Lungo  a distanza di 23 anni, dà merito al lavoro  svolto nel 2000 dal  Gruppo di Lavoro, come riportato in terza pagina del primo volume, coordinato dal  prof.  Italo Costante  Fortino di origine del Comune di San Benedetto Ullano (CS)  ma  apprezzato studioso e ricercatore  dell’  Università  degli Studi di Napoli “L’Orientale”​, Dipartimento  di Studi Letterari, Linguistici e  Comparati».

Alla  data in cui andiamo  in stampa  hanno  aderito Comuni, Scuole e Associazioni, partecipando allo spirito dell’ avviso a firma del  Vescovo  Mons. R.E.Donato Olivero, gli organizzatori  stanno  assistendo gli Enti che,  in questa prima fase, hanno inteso aderire,  segnaliamo che nello spirito della  482/99  la realtà dei nostri  territori  manda un messaggio chiaro  a tutte le Istituzioni  perché nelle more della Legge  482/99  interpellati anche  i genitori  dell’Istituto Comprensivo del Comune di Cerzeto,  questi  hanno subito  accettato la grande  opportunità offerta dalla  iniziativa della Eparchia di Lungro.

Essa ha una doppia  valenza: quella di  accrescere le potenzialità dell’apprendimento studiando una  seconda lingua, in modo veicolare,  Calabria.Live  ha  trattato  questo argomento  riprendendo  un momento  di riflessione  fatta da un pediatra, il dott. Schillaci, che ha illustrato l’importanza  dell’uso delle  lingue  e ha parlato di  Bilinguismo che favorisce  la crescita dei bambini,  i bambini  che  affrontano  le  difficoltà del Bilinguismo. Sembra, ormai,  da  tutti  confermato, accrescono  le loro  capacità  di  apprendimento non solo  nello studio ma anche nella vita. 

E l’altro aspetto importante  da  tenere presente  che  così facendo  si riduce  il rischio  della  estinzione della Lingua Madre, e presto  se  si  attivassero  più servizi  nei Comuni,  negli Uffici pubblici, nelle  Comunicazioni di Massa, radiotelevisione, carta stampata, sanità,  tribunali,  si  creerebbero  opportunità  lavorative  oggi  poco considerate.  Basta  confrontare  quello  che  hanno ottenuto altre Minoranze Linguistiche Storiche, gli appartenenti della popolazione degli Italo-Albanesi  maggiormente rappresentata   in Calabria,  gli alunni  di oggi,  non faranno  alcuno sforzo  a raggiungere  livelli  ottimali per  parlare  anche l’Albanese  di oggi e  quindi  instaurare  rapporti  con  quella  nazione  in forte  sviluppo  di crescita  a cui noi calabresi potremo dare  un importante  contributo facilitati appunto dalla  conoscenza della  Lingua  Madre Arbëreshe.  

I genitori  degli alunni  dell’Istituto I.C. Torano Castello – San Martino di Finita – Cerzeto, plesso di Cerzeto  grazie  anche  alla lungimiranza della Dirigente Scolastica  prof.ssa  Paola Marino  e del sindaco, arch. Giuseppe  Rizzo, hanno  aderito consapevolmente all’iniziativa  meritoria  dell’Eparchia di Lungro di attivare un corso  di alfabetizzazione  Arbëreshe, il docente  sarà  l’insegnate  prof. Carmine  Stamile, che personalmente  ha  contribuito alla stesura dei due volumi, alla presentazione  dell’ iniziativa avvenuta il 9 marzo scorso  ha  partecipato oltre ai genitori, insegnati, dirigente scolastico, assessori e Sindaco e numerosi alunni  della  scuola  anche il Vicario Generale della Eparchia di Lungro  Protosincello  Pietro Lanza.

Abbiamo sentito il Sindaco di Cerzeto, Giuseppe  Rizzo, il quale  ha confermato che il corso si terrà ogni venerdì a partire dal primo venerdì utile e che le lezioni saranno circa una  ventina, ma ci ha confermato che già nella primavera alle porte  saranno interessati anche gli alunni della scuola  media  e sono previsti  corsi  di  Alfabetizzazione  Arbëreshe  anche per  i cittadini di Cerzeto.  

Calabria.Live  mette a disposizione  il  link video, molto  ben curato sia  come immagini, audio ma ricco  di contenuti  tratto dalla pagina  del Comune di Cerzeto in cui  viene  riporto l’incontro  con i genitori, gli alunni, professori  e i vari relatori  giorno 9 marzo  2023, in cui  si è presentato un bellissimo libro:   Le favole di Esopo tradotte  in Lingua  Arbëreshehttps://fb.watch/jfo6h8867_/    

Per  il Comune  di Vaccarizzo  partecipa  lo Sportello Linguistico del Comune, mentre  le Associazioni  sono  nel comune di Firmo: I Castriota; nel Comune di San Demetrio  Corone  l’Associazione Generazione Attiva; Spezzano Albanese  Centro Sociale Anziani  A.P.S. , di cui  pubblichiamo  l’avviso  per l’iscrizione, loro  in questo caso  sono partiti con dei corsi  per i cittadini, c’e’ ancora tempo per  l’iscrizione  che scade il 24 marzo p.v., e per  praticità  del lettore  riportiamo l’ avviso del Centro Sociale Anziani  APS di Spezzano Albanese.

Speriamo  presto  che  le scuole possano dare  un   contributo  a tale  importante iniziativa di Alfabetizzazione  Arbëreshe, mettendo a disposizione  anche le Lavagne  Multimediali  On-line  e creando  corsi curriculari  sperimentali.  

Ricordiamo a tutti i sindaci, Scuole e Associazioni  dei Comuni  appartenenti  alle  Minoranze Linguistiche  Storiche, che il 2023  è l’anno  in cui la Calabria è protagonista,  attraverso  l’Istituto Comprensivo di Borgia (CZ) ( anche se solo per la parte gestionale della rete delle  scuole partecipanti da tutta Italia, all’Iniziativa del Ministero dell’Istruzione  e del Merito  che attuano  percorsi   d’insegnamento  della  Lingua di Minoranza Storica. (dall’ istituto Sabatini di Borgia  dipende  la scuola di Caraffa di Catanzaro  (lingua di Minoranza Storica  Arbereshe).

Ricordiamo che è partita, anche, una  importante  iniziativa presso  il Comune di Reggio Calabria  che vede  interessati circa 10 Istituti Comprensivi,  per un totale di 60 classi, per  l’insegnamento della Cultura e Lingua Greca di Calabria, attraverso l’uso  delle Lim, Lavagne Multimediali online. (dc)

I Comuni arbëreshë calabresi nella Le Guide ai sapori e ai piaceri de La Repubblica

Ci sono anche Vacarizzo Albanese, Frascineto, Civita, Firmo, San Benedetto Ullano, Acquaformosa, Plataci, San Basile e Castroregio, nelle 200 pagine de Le Guide ai sapori e ai piaceri de La Repubblica.

La guida, dal titolo Albanesi d’Italia – storia e volti del mondo arbëresh, dedica uno spazio speciale a Vacarizzo. Un museo del costume nell’antico palazzo. È il titolo del servizio che apre una finestra sulla cittadina collinare.

«È un miracolo antropologico, per usare le parole di Pier Paolo Pasolini – si legge nell’articolo di presentazione della speciale Guida di Repubblica – quello che accade nel quotidiano di circa 50 comunità del Sud Italia, sparse tra Sicilia e Calabria, Basilicata e Puglia, ma anche Molise, Campania e Abruzzo. Un patrimonio unico di tradizioni, costumi, riti, lingua che ha saputo resistere alla dispersione delle migrazioni e dei secoli, tramandato con orgoglio e candidato nella lista del patrimonio immateriale Unesco. È il piccolo mondo antico degli Arbëreshë, gli albanesi fuggiti dalla loro patria a causa dell’oppressione ottomana tra il XV e il XVIII secolo e sbarcati nell’Italia meridionale e insulare, i cui discendenti ancora oggi conservano in molti casi questa forte identità».

«Eravamo e restiamo convinti che tramandare nelle nuove generazioni il patrimonio di conoscenze intorno alla lingua e alla cultura arbëresh e promuovere all’esterno questa preziosa eredità come valore ed elemento distintivo, possa rappresentare un’importante opportunità. Che ognuno di noi possa avere piena consapevolezza della forza della nostra storia e della nostra identità per partecipare alla crescita e allo sviluppo della propria comunità», ha dichiarato il sindaco di Vacarizzo, Antonio Pomilio, con grande soddisfazione.

PALLAGORIO – L’estate arbëreshë con il libro “Quel giorno a Melissa”

Davvero ricca di spettacoli e appuntamenti culturali l’estate pallagorese, dove si susseguono eventi e incontri che ottengono grande successo e partecipazione, come quello organizzato dall’associazione culturale RriMi Bashkë e tenuto presso la propria sede alla presenza dello scrittore Carlo Rizzo, autore del libro “Quel giorno a Melissa” (edizioni Pubblisfera), opera che narra i tragici fatti accaduti il 29 ottobre 1949 in contrada Fragalà a Melissa (KR).

L’ing. Filomena Greco, presidente dell’associazione arbereshe di Pallagorio (KR), nel suo saluto di rito, alla presenza delle associate e dei partecipanti, ha sottolineato l’importanza che riveste il binomio memoria-storia per la RriMi Bashkë, a cui si ispira l’organizzazione di eventi finalizzati a mantenere in vita il ricordo di fatti e tradizioni che rendono distintiva l’immagine identitaria di questa particolare area del crotonese.

Sono tante le iniziative che di anno in anno si organizzano per commemorare gli avvenimenti dell’eccidio di Melissa, ma bisogna ripercorrere la traccia indicata dalla tragicità di questa storia, per non dimenticare e per non far più ripetere in futuro.

La storia racconta di FrancescoGiovanni e Angelina, tre giovani che persero la vita quando i contadini, nel pieno rispetto dei provvedimenti emanati nel dopoguerra con la riforma agraria dell’allora Ministro dell’Agricoltura Fausto Gullo, iniziarono la marcia o, per meglio dire, l’occupazione dei terreni incolti dei latifondisti del luogo: giustappunto nel fondo Fragalà della famiglia Berlingeri.

Una storia, anche la più banale, che ci insegna come non bisogna dare mai niente per scontato, che con il suo tragico epilogo evidenzia come ogni conquista comporti sempre dei sacrifici.

Il prof. Carmine Gentile, con la sua pregevole e singolare capacità descrittiva, dopo un’attenta analisi del periodo storico con cui ha aperto il suo intervento, si è soffermato sui fatti insanguinati di Melissa, sottolineando che furono voluti per opporre sul nascere i moti dei contadini.

Sulla scia dell’analisi contestuale, la prof.ssa Rosina Scalise ha evidenziato alcuni spaccati della vita contadina dell’epoca e interpretato attraverso la lettura alcuni passaggi particolarmente toccanti, tra cui il concetto di condivisione, ormai quasi del tutto perso: ovvero, la tradizione di condividere il pane fatto rigorosamente in casa con il vicinato e il ruolo delle donne, soprattutto di quelle appartenenti al ceto povero, completamente sottomesse ai ‘padroni’ in tutto e per tutto.

Nella conversazione con le personalità chiamate a dialogare con l’autore, Carlo Rizzo ha tenuto a precisare come il suo romanzo non sia una mera ricostruzione dell’eccidio di Fragalà, sul quale è stato scritto di tutto e di più, ma solo una narrazione più estesa che prende spunto da quegli avvenimenti per ‘costruire’ il suo romanzo.

Lo scrittore ha comunque letto due estratti dalla sua opera: uno in cui descrive la straziante sofferenza di Angelina sul letto di morte e l’altro sul ruolo che ebbe la Chiesa nei confronti dei ‘comunisti’ attraverso la scomunica: basti pensare che Francesco e Giovanni non ebbero un funerale e che solo Angelina ebbe una brevissima ‘funzione commemorativa’.

Tra i personaggi del libro, spicca infine la figura di Cicciniello, un personaggio realmente esistito sul quale non si è voluto anticipare nulla ai presenti, proprio per invitare a scoprire la singolarità di questo soggetto leggendo il romanzo. (rkr)