REGGIO CALABRIA – Escursione di “Gente in Aspromonte” alla Fortezza di Rocca D’Armenia

L’associazione escursionistica “Gente in Aspromonte” propone, per domenica 28 gennaio, un itinerario che riguarda la Fortezza di Rocca D’Armenia.

Con la sua maestosa presenza è saldamente ancorata ad una storia intessuta da tristi esodi, strenue difese, difficili conquiste, profonde trasformazioni e vivace vita signorile. La sua denominazione deriva da un nucleo di profughi di origini siriaco-armene che, nel 627 d.C., dopo l’invasione persiana dell’Impero Bizantino, fuggì dall’Oriente, trovando su tale rupe sicuro rifugio. Fu distrutta da due successive invasioni saracene nel 925 d.C. ad opera del primo ministro del califfo di Sicilia Giaffar-Ibn-Ubayd e nel 952 d.C. ad opera dell’emiro di Sicilia Al-Hasan, approdati nel porto di Capo Bruzzano. Gli abitanti superstiti si dispersero nell’entroterra, creando i casali di Motta Bruzzano (Motticella), il Salvatore (Casalnuovo), Ferruzzano, Petracore. Ricostruito in due siti distinti, uno nei pressi dell’abitato prima distrutto e l’altro in prossimità di Capo Bruzzano, fu un centro molto importante nel periodo bizantino e perse importanza nel periodo angioino quando il feudo fu smembrato. La fortezza di Rocca Armenia, dopo aver tenacemente resistito per secoli ai colpi demolitori dei pirati turchi ha ceduto, stremata, ai violenti terremoti verificatesi nel 1783, nel 1907 e nel 1950 che ne hanno determinato l’evacuazione, per cui la triste storia di diaspora non si è arrestata, interessando anche gli antichi centri di Ferruzzano, Brancaleone e Precacore, sui quali aleggiano tristi gli spiriti degli antenati armeni. Il sito archeologico Rocca Armenia, dall’ottobre 2023, è oggetto di un intervento di riqualificazione nell’ambito del laboratorio di innovazione tecnologica sul recupero e valorizzazione dei beni culturali e dei Borghi abbandonati.

Motticella è una frazione di Bruzzano che sorge sul bordo del torrente Bampalona o Torno ed è dominata dal maestoso Monte Scapparone (1038 m. s.l.m.). Il termine che identifica il Borgo fa riferimento alla “Motta”, tipica fortificazione normanna, con il significato di piccola fortificazione; il luogo della fortificazione viene indicato dove sorge la casa Talia, oggi in rovina, chiamata “castello”. Analizzando il nome del nucleo più antico del paese, “Zimbariu”, risalta che la sua origine è molto più antica come testimoniano le tracce di insediamenti greci rinvenuti ad Arsenti nel Comune di Staiti e S. Domenica nel Comune di Ferruzzano, siti vicini a Motticella. Attualmente vi vivono stabilmente poco più che una manciata di abitanti, per lo più anziani, dediti con passione e determinazione all’agricoltura ed alla pastorizia.

L’itinerario ha inizio dall’anfiteatro posto ai piedi del castello, seguendo la strada asfaltata che scende a sx, per circa 100 m., per poi deviare a dx su una carrabile che procede in discesa per circa 200 m. fino a trasformarsi in un sentiero che si snoda a sx, consentendo di attraversare agevolmente due avvallamenti in stretta successione del torrente Trapani ed intercettando, dopo una breve salita, una sterrata carrabile. Si devia a dx procedendo in salita lungo la carrabile che con ampi zig-zag conduce al cancello del giardino di bergamotti dell’azienda Sculli-Crea in prossimità del quale si devia a sx immettendosi in un sentiero che, prima in piano e poi in leggera salita, fiancheggiato a dx dalla recinzione dell’agrumeto, procede agevole tra rade querce ed aree soggette a ripetuti incendi, come testimoniano i fusti anneriti di cisto, fino a condurre ad un complesso di case rurali tra le quali svetta maestosa un’antica torre campanaria adibita a colombaia. Il sentiero procede agevole, prima in piano nella radura un tempo coltivata ad ulivi e poi in salita tra bassi cisti, fino a condurre ad un poggio panoramico che consente una visione a 360 °. Agli occhi dell’escursionista si aprono scorci paesaggistici mozzafiato su evidenti segni di dissesto idrogeologico (Frana di Varellina e Gorne), sulle antiche e sincere testimonianze di secolari fatiche e saggia operosità di un’azione antropica per molti versi caparbia. Si ha modo di constatare con evidenza l’assetto produttivo del territorio e la sua evoluzione nel tempo:
le zone montane dove un tempo mani ruvide e sapienti, con grande fatica e caparbietà, attraverso l’edificazione di muri a secco (armacere), hanno strappato ai declivi piccoli appezzamenti (rasule) coltivati ad ulivi e viti, ora sono completamente abbandonate, in preda ad incendi e ridotte a pascolo brado; negli ampi pianori in abbandono appaiono in bella mostra i ruderi di monasteri basiliani e di grandi caseggiati rurali, testimoni parlanti della floridezza economica del tempo che fu; nel fondovalle, lungo il corso della fiumara Bruzzano, risaltano lussureggianti i bergamotteti, vero e proprio punto di forza dell’economia agricola di quest’area.

E proprio qui che negli anni 50-60 il profumo del gelsomino intrecciava il destino economico dell’intero territorio (Costa dei Gelsomini), che aveva come protagoniste indiscusse le forti e laboriose gelsominaie.
Il sentiero procede ampio, prima in leggera salita e poi in piano, fino a giungere alla Rocca di San Fantino o Phantino che richiama all’esistenza di un monastero basiliano. Tale monolite di arenaria che si erge in forma di dito ammonitore, domina silenzioso la vallata con aria misteriosa e sinistra, in quanto vi aleggiano ancora le leggende di un tesoro nascosto protetto da una maledizione. Ai piedi della Rocca di San Fantino possiamo ammirare due magnifici palmenti rupestri scavati nella roccia. Si imbocca poi una carrabile che, procedendo prima in piano e poi in discesa, conduce al sito dei “Bagni Termali” dove, da una fenditura di roccia, sgorga un’antica sorgente di acque solforose-clorurate-calciche, le cui proprietà benefiche erano ben note ai monaci bizantini che in tale sito, attraverso l’edificazione di apposite vasche per l’uso terapeutico dei fanghi, curavano ogni male.
Dai bagni Termali, procedendo agevolmente in discesa lungo la strada carrabile che si snoda tra aree boscate ad eucalipti ed altre coltivate ad ulivi, si giunge all’abitato di Motticella. Si percorre poi la strada provinciale 196 in direzione Bruzzano per alcune centinaia di metri, per poi deviare a sx. verso la chiesetta bizantina dell’Annunziata. Si procede lungo la strada, prima in asfalto e poi sterrata, fino ad immettersi nella “Strada Consolari”, una via romana di lunga percorrenza per Reggio Calabria attraverso i Campi di Bova, scavata nella roccia, che si snoda prima in discesa e poi in leggera salita, fino ad intercettare prima il breve sentiero e poi la carrabile che riconducono all’anfiteatro della Rocca Armenia, punto di partenza dell’escursione. (rrc)

REGGIO CALABRIA – Escursione di “Gente in Aspromonte” sulle tracce della Fortezza di Ardore

L’associazione escursionistica “Gente in Aspromonte” propone, per domenica 21 gennaio, un itinerario che riguarda la Fortezza di Ardore.

Il sentiero parte dalla C/da Quercia Grande, e da qui si prosegue per un centinaio di metri verso il borgo di San Nicola (San Nico), superato il caratteristico borgo ci immettiamo sulla Via Valle, un piccolo dislivello e siamo in contrada Notaro, da qui si prosegue per un tratto la strada cementata, dopo poco ci immettiamo sulla sterrata che scende tra una vegetazione di macchia mediterranea e dopo qualche minuto siamo al Petto della Valle la parte più alta del sentiero (450 metri), il panorama spazia sulla valle della fiumara Condojanni e con il Tre Pizzi che fa da cornice. Dopo 15 minuti siamo sulla strada che scende alla contrada Petitto, si prende la strada a destra che sale dopo diversi tornanti si arriva al sentiero che ci porta a Bombile, in questo tratto il percorso include un paesaggio suggestivo di calanchi, offre una quantità infinita di panorami tra la fiumara di Condojanni e al vallone della Madonna. Dopo circa 3 km siamo al borgo di Bombile. Si ritorna indietro dallo stesso percorso, all’incrocio si prende la strada a destra che in pochi minuti ci porta alla Quercia Grande, punto di partenza, da qui si prendono le macchine e ci avviamo verso il centro di Ardore per la visita al Castello.

La fortezza edificata dai duchi Gambacorta, nobile famiglia di Melicuccà sorge nel centro storico di Ardore e risale alla prima metà del Seicento. La costruzione del Castello si deve ad Orazio Gambacorta, primo duca di Ardore, per ospitarne la corte e l’amministrazione. L’ edificio utilizzato anche come luogo di difesa si presenta a pianta quadrata e un tempo era munito di quattro torri cilindriche.
Il Castello è rimasto tuttavia incompiuto con il seminterrato che ospitava le cisterne per la raccolta delle acque, le officine, le stalle e altri ambienti. Il piano nobile, sviluppato attorno alla corte centrale, comprendeva la residenza del duca, il carcere e alcuni locali di deposito. Le stanze erano collegate da corridoi e scale, mentre un labirinto di passaggi segreti metteva in comunicazione i punti strategici. L’interno era ricco di arredi e decorato con affreschi. Oggi rimane soltanto la torre esposta a sud, con la vista che spingendosi fino al mare tocca Capo Zeffirio (antico porto di Locri Epizefiri).

La frazione San Nicola è il punto più alto del comune di Ardore e, probabilmente, il più antico. Nata in epoca paleocristiana, la frazione si è sviluppata nel periodo bizantino. Dalla frazione San Nicola si può risalire, in una sequenza di querce secolari, al promontorio Varraro: da qui si possono godere splendide vedute panoramiche che spaziano dal mare Jonio al massiccio dell’Aspromonte.

Splendida per la sua singolare posizione geografica, arroccata in cima a una collinetta vi è Bombile: la sua ricchezza era il santuario della Madonna della Grotta. Il giorno di maggiore affluenza era il 3 maggio. A testimoniarlo oggi rimangono solo le foto, perché a causa di una frana che si è verificata nel 2004 oggi il sito è irraggiungibile. C’era un gemellaggio tra la scuola media di Locri e quella di Malta, gli accompagnatori di questo gemellaggio era “Gente in Aspromonte” lo ricordiamo molto bene, il giorno dopo aver accompagnato gli studenti di Malta presso il Santuario di Bombile, lungo il sentiero di Pietra Cappa, abbiamo avuto notizia della frana al Santuario della Madonna della Grotta, è stata una giornata di continui scambi di notizie tra Malta, che temeva fossero coinvolti i loro ragazzi, e i referenti del gemellaggio.

Un gioiello il centro storico di Ardore dove è possibile visitare il Castello feudale. Edificio quadrato a quattro torri – di cui solo una è oggi intatta – sorge su un rilievo di natura tufacea e fu ampliato durante il periodo bizantino. Nato a scopo difensivo e caratterizzato da imponenti fortificazioni di cui conserviamo testimonianze intatte, ha anche ospitato la corte e l’amministrazione cittadina. Nel 1882 il bellissimo giardino tra il ponte levatoio e la facciata fu espropriato per ingrandire l’adiacente Piazza Umberto I. Considerato uno dei più bei castelli della zona, anche se mai ultimato, oggi ospita grandi eventi, privati e non. (rrc)

REGGIO CALABRIA – Gente in Aspromonte presenta le attività del 2024

Gente in Aspromonte presenta le attività del 2024. Sabato 13 gennaio 2024, presso il “Museo del Bergamotto” di Reggio Calabria c’è stata la presentazione del Programma 2024 dell’Associazione Escursionistica “Gente in Aspromonte” con titolo “Le Fortificazioni in Aspromonte”.

Dopo i saluti del “Padrone di casa”, prof. Vittorio Caminiti che ha accolto con cordialità e cortesia tuti i partecipanti, è iniziata la carrellata di interventi, magistralmente coordinati dalla dott.sa Gabriella Deleo, vicepresidente di Gente in Aspromonte, dando la parola inizialmente al presidente dell’associazione Totò Pellegrino che, dopo aver fatto un piccolo riassunto delle attività svolte nel 2023, ha illustrato il nuovo Programma 2024 che ha per tema “Le Fortificazioni in Aspromonte”.

«Carissimi amici di “Gente in Aspromonte” e amanti della montagna – dice Pellegrino – nell’anno appena trascorso si è parlato molto della segnaletica sui sentieri. Ogni anno che passa aumenta questa conoscenza specifica e lungimirante, ma soltanto se si ha la consapevolezza di cosa vuol dire frequentare l’ambiente montano, rispettando chi ci vive e ci lavora. É fondamentale saper tutelare con cognizione i luoghi, maturando la capacità di leggere i cambiamenti in atto e avendo come supporto l’esperienza e la coscienza dei propri limiti. Questa è la missione di “Gente in Aspromonte”: formazione, conoscenza, frequentazione e impegno per la conservazione dell’ambiente montano. Nel programma per l’anno 2024 abbiamo cercato di mettere insieme tutto questo, frutto dell’impegno di molti Soci volontari, spesso silenziosi e fuori dai riflettori.Approfitto per ringraziarli tutti. L’Associazione continua a crescere ed è un dato positivo, ma non dobbiamo preoccuparci dei numeri dei tesserati o delle attività. Cerchiamo di sentirci più soci che tesserati, più protagonisti che utenti e impegniamoci a dare il nostro contributo per la vita dell’Associazione».

Continua Pellegrino: «Il territorio aspromontano, circondato da un anfiteatro di colline meravigliose è ricco di storia, cultura e antiche tradizioni, ed offre innumerevoli e diversificate possibilità per chi vuole, camminando, scoprire i suoi tesori in tutte le stagioni. Si tratta di sentieri in ambiente naturale, facilmente accessibili e privi di grandi difficoltà. Non occorre essere escursionisti esperti e allenati, è sufficiente un abbigliamento adeguato e la volontà di immergersi nella natura con spirito attento e curioso. Nel programma di questo anno “Le Fortificazioni in Aspromonte” per camminare proprio sui sentieri della storia percorreremo un’innovativa serie di itinerari che privilegiano ambienti di alto valore paesaggistico, naturalistico e storico, caratterizzati naturalmente dalla presenza di importanti opere fortificate. Infatti anche se i segni dei tempi, in alcuni casi sono stati disastrosi e negli ultimi decenni il cambiamento del clima e il comportamento non corretto da parte dell’uomo hanno messo fortemente in crisi le nostre montagne ancora oggi, in tantissimi luoghi dell’Aspromonte è ben visibile una parte di quella che all’epoca era stata una grande fortezza. Le Fortezze in Aspromonte erano state infatti pensate per difendersi dalle scorrerie avversarie ed impedire l’eventuale avanzata delle truppe lungo le valli. Erano pertanto collocate su cime elevate, quasi inaccessibili, ed armate con cannoni in grado di assicurare un esteso campo di tiro. Questa guida, ci condurrà in maniera dettagliata lungo questi percorsi, tutti da godere e da scoprire. L’obbiettivo del nostro programma è condividere con l’escursionista, sia abitante che turista, il nostro passato e celebrare l’eredità storico-bellica delle risorse paesaggistiche, che contribuiscono a rendere unico il territorio dell’Aspromonte. Non pretende di essere completa ed esauriente e non può certamente sostituire l’esperienza, la competenza e la disponibilità di un accompagnatore di alpinismo o di altri esperti, con i quali specialmente i giovani possono scoprire un mondo affascinante e vivere esperienze di gruppo ed emozioni che resteranno indelebili nella loro crescita umana».

«Tuttavia – conclude il presidente – occorre un’opera di educazione della società che inizi proprio dai più giovani, che insegni loro a conoscere la montagna e a frequentarla rispettosamente e civilmente per garantire la tutela della flora, della fauna, delle acque e valorizzare ulteriormente tradizioni e conoscenze locali. Questo piccolo contributo divulgativo vuole essere anche uno strumento agile e pratico per aiutare i ragazzi che si avvicinano alla montagna, forse per la prima volta, a frequentarla preparati ed in sicurezza e a rispettarne il territorio, la cultura e le tradizioni. Conoscere la montagna offre la possibilità di scoprire le relazioni che legano gli elementi naturali e il ruolo che l’uomo deve avere per mantenere il delicato equilibrio ambientale. Tutto ciò contribuisce a fare crescere nel giovane il senso di consapevolezza della propria personale corresponsabilità, nell’uso equilibrato delle risorse naturali ed a promuovere comportamenti corretti e civili, orientati verso lo sviluppo sostenibile».

Dopo questa esaustiva trattazione la dott.sa Deleo ha dato la parola al dott. Riccardo Consoli, ricercatore in Conservazione dei Beni Architettonici e Ambientali, che ci ha raccontato, per sommi capi, un po’ di tutte le sue esperienze, ricerche e studi sui siti archeologici del Parco Nazionale d’Aspromonte sottolineando in particolare gli studi sulla muratura calabrese dall’antichità fino all’epoca medioevale, studi e ricerche che continuerà a fare essendo coordinatore del Progetto Isap.

Dopo del suo intervento la parola è stata data alla Guida ufficiale del Parco d’Aspromonte sig. Lino Licari che a sua volta ci ha parlato delle sue ricerche che hanno portato alla scoperta di circa 31 fortini di cui un primo tratto tra Locri ed il Tirreno situati principalmente lungo gli antichi sentieri che da Locri conducevano a Medma (l’attuale Rosarno) ed in un secondo tratto che attraversava invece tutto l’Aspromonte, da Nord a Sud partendo dal Monte Limina e arrivando fino ad Amendolea di Condofuri definendola «una lunghissima via militare in quota che ha chiamato – con un antico termine grecanico – “Anadromos” delle fortezze, la quale in alcuni punti aveva anche rilevanza commerciale e per certi tratti procedeva in parallelo con i confini dei Calcidiesi reggini. Molti dei risultati delle sue ricerche le ha volute condividere e rendere fruibili a tutti riportandole in alcuni libri da lui stesso redatti tra i quali citiamo “Guida ai siti Archeologici del Parco Nazionale dell’Aspromonte».

Ha concluso l’evento l’ingegnere Sabrina Scalera facente funzione di Direttore dell’Ente Parco Nazionale d’Aspromonte a causa dell’indisponibilità, a causa malattia, del dott. Giuseppe Putortì, la quale ci ha voluto illustrare il progetto, oltretutto già iniziato, necessario per il recupero dei vari siti archeologici presenti all’interno del Parco oltre che al recupero dei sentieri necessari per raggiungere e favorire la fruibilità dei siti stessi.

A fine presentazione l’Associazione Gente in Aspromonte ha voluto offrire a tutti i partecipanti ed ospiti di altre associazioni una degustazione di prodotti tipici della zona Ionica tra i quali il Caciocavallo di Ciminà, i vari salumi di produzione locale di Africo, il pane casereccio di Platì, il miele dell’Azienda Agricola Panzera e tanti altri prodotti accompagnati da un ottimo vino, sempre di produzione locale.

Appuntamento alla prima escursione dell’anno che sarà effettuata domenica 21 gennaio e che ci porterà a scoprire il Castello feudale di Ardore fatto costruire a fine 1600 dai duchi Gambacorta. (rrc)

REGGIO CALABRIA – Gente in Aspromonte conclude il proprio viaggio

Con l’escursione di domenica scorsa (3 dicembre), nei pressi dell’ormai incontrastata Regina dell’Aspromonte “Pietra Cappa” si è concluso il Programma 2023 dell’Associazione Escursionistica “Gente in Aspromonte” che quest’anno aveva come tema “Le Grandi Vie dell’Aspromonte” e che nel corso dell’anno ha potuto ripercorrere molti tratti di dette Grandi Vie che sono, il Sentiero Calabria, il Sentiero del Brigante, il Sentiero Italia, il Sentiero E1, il Sentiero dell’Inglese ed il Cammino della Fede con l’intenzione di scoprirne i vari motivi di interesse Storico, Naturalistico e Religioso.

Nelle circa trenta escursioni che si sono fatte nell’arco dell’anno hanno potuto condividere con i soci, sia quelli nuovi che quelli ormai definiti storici oltre a qualche gradito ospite, magnifici paesaggi, suggestivi sentieri, panorami mozzafiato e visitato in totale armonia con la natura e con l’aria pura, magnifiche foreste e boschi con alberi millenari. Oltre all’aspetto naturalistico, hanno avuto anche l’opportunità di cogliere il lato umanistico potendo conoscere molte persone che vivono ed amano la montagna dell’Aspromonte nonché qualche ultimo pastore con le sue greggi.

Nel corso di quest’ultima escursione, che aveva per titolo “I Giganti della Memoria di San Giorgio di Pietra Cappa”, si è visitato un territorio dove sono ancora presenti spettacolari e vetusti alberi monumentali di castagno, piantati nel X secolo circa dai monaci basiliani che vissero in questa zona. A testimonianza di ciò questi castagni hanno mantenuto anche i nomi dell’epoca. Infatti i partecipanti hanno potuto ammirare il Castagno San Giorgio, il Castagno reale, il Castagno delle fate, il Castagno San Cipriano, il Castagno San Nicodemo, il Castagno San Luca, il Castagno degli Apostoli, il Castagno Potamia, il Castagno del confessionale, il Castagno San Nicola, il Castagno Santo Jerasimu, il Castagno dei gemelli e tantissimi altri come il Castagno Du Vancu con più 12 metri di circonferenza. La vegetazione di San Giorgio ha interessato e meravigliato il gruppo che è rimasto stupefatto davanti a simile maestosità, nel contesto ancora una volta del parco dell’Aspromonte. A completamento di ciò anche la presenza dei ruderi della chiesetta di San Giorgio, un monastero di epoca bizantina del VII-VIII sec. d.C. essa è una delle quattro chiese a croce greca presenti in Calabria, meno famosa di quella di Stilo, ma sicuramente la più grande e maestosa di tutte.

L’unico rammarico che si è destato in quasi tutti i partecipanti è stato il constatare lo stato di abbandono sia dei tanti monasteri visitati, ormai ridotti allo stato di ruderi, che lo stato di questi giganti che stanno morendo senza l’attenzione di chi dovrebbe valorizzarli e proteggere. Pertanto vorremmo chiedere e sollecitare, gli organi di competenza, che non sappiamo individuare, a fare quanto loro possibile per salvaguardare questi beni preziosi che si trovano in questo splendido territorio. (rrc)

REGGIO CALABRIA – Escursione di “Gente in Aspromonte” sulle tracce de I Giganti della Memoria di Pietra Cappa

L’associazione escursionistica “Gente in Aspromonte” propone, per domenica 3 dicembre, un itinerario che riguarda I Giganti della Memoria di Pietra Cappa.

Secondo una leggenda Gesù e i suoi discepoli, predicando la parola di Dio, arrivarono anche ai piedi dell’Aspromonte. Qui fecero penitenza raccogliendo alcuni pesanti massi, ma Pietro a differenza degli altri raccolse soltanto un piccolo ciottolo. Quando Gesù trasformò tutti i massi raccolti dai discepoli in pagnotte di pane, Pietro rammaricato si rese conto dell’errore commesso, volle che quella pietra restasse lì a ricordo della sua malizia. Ma sfiorandolo con un dito lo fece lievitare fino al punto di trasformarlo nell’enorme monolite che è oggi. Prima di arrivare alla “Regina dell’Aspromonte”, si incontrano i ruderi di un grandioso sito, la Chiesetta di San Giorgio, un Monastero di epoca bizantina del VII-VIII sec d.C. È una delle 4 Chiese a croce greca in Calabria, meno famosa di quella di Stilo, ma probabilmente la più grande e maestosa delle quattro.
Motivi di interesse Storico: In alcuni documenti medievali si trova la voce di Pietra Gauca, al posto di Pietra Cappa. La parola significa pietra vuota, scavata e infatti, una pietra erosa dagli agenti atmosferici. Il toponimo tuttavia è riferibile non solo a Pietra Cappa, ma all’intera zona circostante dato che numerose, anche se più piccole, sono le rocce con grotte ed anfratti, tanto da richiamare alla mente i paesaggi della Cappadocia.

L’itinerario parte da Serro Scaru lungo la sterrata che sale e dopo alcuni tornati si prosegue per qualche tratto sulla strada cementata. Arrivati all’incrocio che porta al rifugio Baglì e Polsi, si continua seguendo l’indicazione Polsi. Superato il Castagneto di Natile si scende sulla sterrata per 20 minuti fino a raggiungere I Giganti della Memoria di San Giorgio di Pietra Cappa. Dopo aver superato questo sito, poco più a valle ci immettiamo in un sentiero ora divenuto agevole che s’inoltra nel bosco di castagno misto a specie quercine. Dopo aver superato un rio e lambito uno “Jazzo” (ricovero di ovini) entriamo in questo bosco, dove si incontrano una serie di vetuste e spettacolari piante di castagno. Piantate dai monaci Basiliani nel X secolo circa, restano testimoni superstiti di un antico castagneto che circondava il Monastero di San Giorgio, di cui ancora oggi sono evidenti le tracce murarie e qualche spuntone di colonna semicoperta da rovi. I “Giganti di San Giorgio” sono i silenti testimoni di un tempo di spiritualità, studio e trascrizione degli antichi codici greci. Hanno superato tempeste ed incendi, nel corso dei secoli, ma ora in evidente declino necessitano di protezione e cura. Li ammiriamo in silenzio e con estremo rispetto, stupefatti da una simile vetusta bellezza naturale. Il cammino continua nel fitto del bosco e incrociata la pista principale, la si segue sulla destra, fino al rifugio di San Giorgio (il nome è dovuto al vicino Monastero). Da qui c’incamminiamo seguendo il sentiero tracciato di bianco e rosso. Ad una biforcazione si tralascia il sentiero di destra, per piegare sulla sinistra, in leggera salita, per circa 200 metri, immettendosi sul sentiero che circonvalla Pietra Cappa. Noi proseguiamo sulla sinistra, seguendo il bel sentiero con staccionata in legno, che in breve ci riporta al punto di partenza. Lungo quest’ultimo tratto, suggestiva è la veduta sulla curiosa cupola di Pietra Cappa, che evoca leggende e racconti circonfusi di mistero. Il posto è un vero paradiso terrestre, dove la natura si sposa con la meravigliosa bellezza del paesaggio. Qualunque sia la vera origine di Pietra Cappa, il luogo suggestivo attira da sempre numerosi visitatori, affascinati non solo dalle storie leggendarie, ma anche dai sentieri incantati e dai paesaggi circondati da vegetazione, ricca di colori e profumi, che la mano dell’uomo non è ancora riuscita, fortunatamente, ad intaccare. Inoltre è possibile ammirare i resti bizantini e i ruderi della Chiesa di San Giorgio, che si incontrano lungo il sentiero che conduce a Pietra Cappa.

La prenotazione all’escursione si può fare, telefonando al 348.8134091, inviando una email a info@genteinaspromonte.it o, per i Soci, inserendo un messaggio sul Gruppo di WhatsApp “Gente in Aspromonte”.

REGGIO CALABRIA – Sei associazioni scrivono al ministro perché preoccupate per l’Aspromonte

Associazione Amici di Montalto; Club alpino italiano sezione Aspromonte; Fie Comitato regionale Calabria; Gea – Gruppo escursionisti Aspromonte; Slowfood Reggio Calabria Area Grecanica e Touring club italiano – Club di territorio di Reggio Calabria scrivono al Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin perché preoccupate per l’Aspromonte.

«La presente per significarLe – scrivono – la grande preoccupazione di quanti hanno a cuore il Parco Nazionale dell’Aspromonte e per chiedere la Sua massima attenzione per quanto concerne tutte le questioni e le dinamiche che interessano l’Ente. Apprendiamo dalla stampa il pronunciamento negativo dell’Avvocatura dello Stato in merito alle ultime assunzioni, facendo emergere una possibile illegittimità delle azioni adottate dall’Ente. Tale circostanza rende ancora più debole l’azione amministrativa dello stesso che, con una pianta organica ridotta, fatica ancor di più a svolgere tutte le attività di competenza sul territorio e ad adottare tutte le opportune iniziative di tutela dell’ambiente naturale e della biodiversità, favorendo forme di turismo ed economia sostenibili, promuovendo le tradizioni locali, supportando le comunità locali e scongiurando così lo spopolamento dei territori».

«Auspichiamo – chiude la nota – pertanto che il Ministero sia solerte nel prendere in carico la riferita situazione, al fine di ricondurre il Parco alla piena efficienza, in ossequio altresì all’art. 9 della Cost. – che vorremmo vedere finalmente riconosciuto a un territorio montano dalle straordinarie potenzialità qual è l’Aspromonte – vigilando sul funzionamento dello stesso per valorizzarne i risultati». (rrc)

I Walk the line arriva nel cuore dell’Aspromonte

La linea di ‘I Walk The Line’, il progetto di inclusione sociale della Metro City, la cui parte finale è stata ideata ed organizzata da Svi.Pro.Re., continua a tracciare il proprio solco lungo i sentieri dell’Aspromonte tra i boschi di Gambarie. Dopo la visita al borgo incantato di Gerace, la nota località montana del Comune di Santo Stefano in Aspromonte ha accolto i numerosi studenti reggini ammaliati dai colori straordinari dell’autunno e dai maestosi faggeti.

«La vita è una linea, un cammino sul filo, dal quale spesso si può cadere. E a volte le cadute sono causate da cattive scelte. Il percorso finale di I Walk The Line ha come obiettivo quello di non farvi cadere, di farvi capire quali sono le scelte giuste e cosa fare per evitare i pericoli della vita e della rete. Dopo le settimane su legalità e bullismo, siamo entrati nel capitolo dedicato al territorio».

Sono le parole dell’amministratore unico Michele Rizzo che invita gli studenti a reagire, ad essere protagonisti e allo stesso tempo ad approfondire le potenzialità del territorio metropolitano e a coglierne ogni opportunità.

«Abbiate a cuore il vostro territorio, amatelo, rispettatelo e sfruttatelo nel migliore dei modi. Sappiate che ora tocca a voi. Rimboccatevi le maniche e inventatevi un lavoro, state a Reggio e siate, come ha detto il magistrato dott. Lico, la migliore versione di voi stessi. A voi il compito di risollevare le sorti del nostro territorio».

Oltre 40 studenti dell’istituto scolastico ‘Istituto tecnico commerciale ‘Raffaele Piria’ e dell’istituto tecnico tecnologico ‘Panella-Vallauri’ hanno partecipato attivamente al secondo appuntamento del ciclo dedicato al ‘Territorio’.

«La linea da cui partire non può che essere quella della legalità – spiega il sindaco di Santo Stefano in Aspromonte, Francesco Malara –. Se di base non c’è un comportamento corretto che segue le norme è impensabile poter costruire qualcosa di positivo per il proprio territorio. In una terra ricca come la nostra le opportunità devono essere sfruttate nel modo corretto e secondo la legge. Purtroppo ultimamente si da valore solo alle cose che hanno un prezzo e non alle cose che abbiamo gratuitamente e che la natura ci dona. Dobbiamo invertire questa triste tendenza. Perché rispettare la natura significa proteggere il prossimo».
«Come si fa a camminare sulla linea, a non cadere? – chiede Luca Lombardi ai ragazzi –. È importante riconoscere i veri valori, e noi come guide ufficiali del Parco Nazionale del Parco d’Aspromonte, insegniamo proprio questo, a saper riconoscere le caratteristiche virtuose ed uniche della nostra terra. Con la seconda tappa di Gambarie entreremo nel vivo del ciclo sul territorio, in quanto la meta più ricca sotto l’aspetto naturalistico. Percorreremo il sentiero qualificato come ‘faggeta del benessere’ certificato dal CNR come idoneo alla terapia forestale. Sarà un percorso straordinario».

Parola infine, prima di indossare lo zaino in spalla, alle immagini realizzate dal video Maker Pietro Vizzari. In un emozionante video si sono alternati decine e decine di panorami mozzafiato, dal mare alla montagna, dai borghi antichi della provincia al lungomare di Reggio Calabria, dalle innumerevoli  bellezze architettoniche dei 97 comuni della Città Metropolitana, ai prodotti tipici della nostra terra.‘I Walk The Line’ terminerà il suo viaggio con l’ultimo ciclo finale di incontri dedicati alle tradizioni, alla valorizzazione degli strumenti musicali, come la zampogna, l’organetto o il tamburello.

Sarà un’altra occasione per far comprendere ai giovanissimi le infinite potenzialità della Città Metropolitana di Reggio Calabria, un territorio unico e meraviglioso. (rrc)

REGGIO CALABRIA – Escursione di “Gente in Aspromonte” sulle tracce della vecchia mulattiera di Canolo

L’associazione escursionistica “Gente in Aspromonte” propone, per domenica 19 novembre, un itinerario che riguarda la vecchia mulattiera di Canolo.

Questa piccola porzione di territorio Aspromontano viene considerata una “finestra tettonica” in quanto geologicamente è un piccolo blocco calcareo-dolomitico rispetto al blocco granitico-cristallino di cui è composto l’Aspromonte. Ma accanto al panorama mozzafiato possiamo rimanere stupefatti anche per quello che contiene il sottosuolo. Numerose, infatti sono le grotte che possono essere visitate, la più grande tra tutte la grotta di Zagaria, nelle viscere del monte Giunchi. Un territorio peraltro dove si incontrano i due elementi della natura, aria e terra, con la roccia calcarea di Monte Mutolo che grazie alla sua robustezza, alla sua bellezza naturale e alla sua particolare cromatura è nota come la “Pietra di Canolo”. Siamo in un mondo di rocce austere, un deserto di terrore, al punto che non è facile descrivere o immaginare. Canolo e le sue rocce meritano di essere ammirati.

Tra i Santuari ricordiamo quello antichissimo dedicato a Maria S.S. di Prestarona e la Chiesa di San Nicola di Bari: “Eterno cantiere”, emblema negli anni, delle condizioni di dissesto e pericolo che hanno sempre dominato il paese ed ancora oggi simbolo di questa situazione. La leggenda vuole che proprio la bacchetta del Santo, rappresentata da una formazione rocciosa nella parete di Monte Petto, protegga il paese dal crollo di quest’ultimo. Nel 1723 era stato eretto l’altare del S.S. Crocefisso, ad opera del sacerdote Paolo Fazzari di Antonimina.

Per chi ha voglia di storia Canolo, per chi non lo conosce, merita una visita alle le sue case costruite una sull’altra, fra le viuzze strettissime che si stringono l’una all’altra. I vicoli del centro storico sono contornati da splendidi palazzi del passato, antichi fasti dei signori del luogo di cui ormai rimane ben poco. Primo fra tutti il Palazzo De Agostino. Costruito nel ‘700, è dotato di un portone d’ingresso di alto valore architettonico, opera delle maestranze dell’epoca.

L’abitato di Canolo Nuovo nato come conseguenza dell’instabilità geologica del vecchio centro si trova invece, oggi, sui piani della Melia al centro dell’omonimo altopiano. Dal centro di Canolo Nuovo, costeggiando nel primo tratto la strada asfaltata, prenderemo la pista a sinistra che presto ci porterà verso l’acqua di Gazzarri. Avendo unito i tratti più significativi dei vari sentieri in un percorso in linea, quindi, proseguiremo nella direzione di Passo Schiavone, toccando le terre dell’Africano per poi inoltrarci nella lecceta del “Fiorentino”. Da qui scenderemo verso il vallone di “Tri Furci” che ci guiderà sulle sponde della fiumara Ciurla, al bivio Malavindi, dopo aver ammirato il corso molto caratteristico della fiumara Serra. Raggiunta l’area della cabina Enel posta sulla strada provinciale, camminando tra i prati seguiremo la pista a destra che scende verso Zovaianni. Attraverseremo questo antico luogo abitato da pastori, famoso per le grotte, poste a ridosso del torrente Pachina, e anche per la produzione di un profumato formaggio di capra. Raggiungeremo, scendendo, la contrada Zimbario, ancora segnata dai resti delle antiche “Zimbe” dei maiali, mentre in lontananza faranno da sfondo le Timpe di Monte Mutolo. Ammireremo il forte contrasto dei colori, dato dal verde dei prati da una parte e dalle rocce del Mutolo dall’altra. Superato Monte Giunchi dopo piccoli tornanti ci troveremo ad imboccare una antica scaletta scavata nella roccia che ci porterà attraverso la via Castello al suggestivo Borgo di Canolo Vecchio. Il borgo pittoresco, con le case costruite una sull’altra, con le viuzze strettissime che si susseguono e i vicoli contornati da splendidi palazzi del passato, resta la testimonianza degli antichi fasti dei signori del luogo di un tempo, di cui ormai rimane ben poco.

La prenotazione all’Escursione si può fare, telefonando al 348.8134091, inviando una email a info@genteinaspromonte.it o, per i soci, inserendo un messaggio sul Gruppo di WhatsApp “Gente in Aspromonte”. (rrc)

REGGIO CALABRIA – Tre Aie risplende grazie ai volontari di Plastic free

Una mattina all’insegna della scoperta della natura selvatica dell’Aspromonte e della sua salvaguardia è stata quella di sabato 11 novembre sotto la guida di Plastic Free e delle associazioni escursionistiche reggine: Associazione Guide Parco, Cai Giovani Reggio Calabria, Passi Narranti e PerlAspromonte.

Un gruppo numeroso e unito che ha fatto squadra per prendersi cura del cuore verde della Calabria nell’area che va da Tre Aie a Fragolara.

«Un sentiero escursionistico frequentatissimo dai turisti e dai nostri concittadini e un’area picnic bellissima ma devastata dal passaggio dell’uomo. Ci siamo trovati di fronte a uno scenario disarmante, con centinaia di rifiuti di plastica e ingombranti abbandonati in natura là dove dovrebbe ancor più essere salvaguardata», affermano i referenti Plastic Free organizzatori dell’evento: Serena Pensanene, Ludovica Monteleone, Beatrice Romeo, Alberto Fio e Giovanni Mannuzza.

Di fronte a uno scenario del genere, però, il gioco di squadra ha fatto la differenza e in pochi minuti l’area picnic di Tre Aie è tornata al suo splendore.

Tra i rifiuti raccolti, uno ha destato particolare scalpore: una lattina di alluminio risalente al 1983, ritrovata in un sacco ormai inghiottito dalla terra nel vicino torrente.
Il segno e la dimostrazione di quanto impattanti possano essere per la natura i rifiuti abbandonati e quanto un gesto del presente possa avere poi forti ripercussioni anche nel futuro.

La giornata è stata arricchita dalla sapiente guida dell’Associazione Guide Parco, del Cai Giovani, di Passi Narranti e PerlAspromonte che hanno portato “a casa loro” i volontari in maglia blu, svelando segreti e curiosità del bosco dell’Aspromonte, unendo cultura e attivismo ambientale.

Si rientra in città, dunque, soddisfatti del lavoro svolto e con tanto entusiasmo da portare anche ai prossimi appuntamenti. (rrc)

REGGIO CALABRIA – Escursione di “Gente in Aspromonte” sulle tracce del Sant’Ilarione

L’associazione escursionistica “Gente in Aspromonte” propone, per domenica 12 novembre, un itinerario che riguarda Sant’Ilarione.

La particolarità, una tra le tante, è legata all’affascinante unione di colline, monti e cascate in un intreccio naturale che non può che estasiare chiunque la visiti. Nelle zone montuose delle Serre calabre si raggiunge un’altezza massima di 1241 metri, e dove troviamo una flora ricca di lecci, castagni, abeti e pini. Degradando verso la collina troviamo la tipica macchia mediterranea, mentre sulla costa un terreno argilloso da una parte e con agrumeti dall’altra. Il territorio è attraversato dalle fiumare Allaro, Amusa e Precariti.

L’Eremo di Sant’Ilarione, struttura di fondazione tarda bizantina che fu intitolata al culto del santo di Gaza dai monaci greci arrivati in Calabria nei secoli VIII-X nel cui interno sono conservati la statua in legno di Sant’Ilarione, un dipinto ad olio della Madonna col Bambino del ‘600, un dipinto del Beato Pietro e altre opere. Sant’Ilario Abate fu dichiarato protettore di Caulonia nel 1629 dal vescovo Carlo Pinto di Nicotera delegato di Papa Urbano VIII.

Cerchi un luogo che ti faccia staccare dalla routine quotidiana? Sei nel posto giusto. L’Eremo di Sant’Ilarione sorge su uno sperone di roccia che si insinua in un’ansa della fiumara Allaro, precisamente sul territorio di San Nicola, una frazione di Caulonia, in provincia di Reggio Calabria. Il complesso monastico presenta caratteristiche architettoniche tardo-medioevali che si possono facilmente ricondurre al monachesimo medioevale bizantino fortemente radicato nel territorio. Il Santo avrebbe, secondo la tradizione, trascorso gli ultimi anni della sua esistenza in questi luoghi: da qui l’origine del culto e dell’eremo a lui dedicato.

Il percorso agevole e raramente frequentato, permette di conoscere uno degli angoli più belli del territorio. Dopo aver lasciato il ponte di Agromastelli si scende verso la fiumara Precariti e ci immettiamo sulla pista del sentiero del Cammino della Fede, si percorre per qualche Km il greto del fiume nell’imbocco del Torrente Angri, si sale per un centinaio di metri e siamo al ponte storico di Campoli. Ci sono diversi terreni coltivati a vigneto, inoltre qui inizia la sua lunga discesa verso il mare del torrente Precariti. Si prosegue sulla strada asfaltata e dopo circa 1 Km siamo all’incrocio di Santo Todaro, ancora un centinaio di metri e raggiungiamo quindi la strada provinciale che attraversa sia Calatria che il vallone di Calatria che fiancheggia la strada, imbocchiamo ora il vallone ghiaioso e lo seguiamo a sinistra continuando a scendere mentre vediamo sfilare sulla nostra destra il borgo di Calatria. Anche il contesto rurale delle frazioni è interessantissimo: inoltrandosi nel cuore di questo territorio la vista offre vedute naturalistiche di incantevole bellezza, con paesaggi collinari dove si possono distinguere i vigneti e tutta la vegetazione tipica della macchia mediterranea. Al ponte si svolta a sinistra immettendoci in una strada di ghiaia dopo circa 1 Km raggiungiamo il ponte di San Nicola. Superato il ponte si scende sulla sterrata che ci porta al Convento incastonato tra le aspre montagne ricoperte di fichi d’India, alberi di cipressi, ulivi, aranci, e accompagnato dalla voce del fiume che scorre sotto. Qui sorge l’Eremo di Sant’Ilarione. La chiesetta, in pietra chiara, sul cui fianco sinistro è miracolosamente aggrappato un ulivo, è semplice al suo interno, ma forte di spiritualità. Oltre la Chiesa non è possibile visitare altro. Resta comunque il fatto che in luoghi come questi, è stata vitale la dottissima Calabria, che pochi conoscono, vale a dire quella forgiata dai monaci basiliani.

La prenotazione all’Escursione si può fare, telefonando al 348.8134091, inviando una email a info@genteinaspromonte.it o, per i soci, inserendo un messaggio sul Gruppo di WhatsApp “Gente in Aspromonte”. (rrc)