Mio Caro Patre, lo spettacolo teatrale per i Circoli e i calabresi nel mondo

Mio Caro Patre è un’opera teatrale che è stata realizzata a Rossano e che è per avvicinare i calabresi nel mondo alla propria regione d’origine, che può essere vista su Youtube.

Un lavoro fortemente voluto da Salvatore Tolomeo, presidente della Associazione calabro- lombarda e presidente della Federazione dei Circoli calabresi (Tolomeo è anche componente della Consulta regionale dei Calabresi nel mondo) col contributo della Presidenza della Regione Calabria.

Mio Caro Patre, ovvero l’epistolario di Rosarbino Di Ciccio De Marco. Componimento in versi in vernacolo di Ciccio De Marco, figlio del poeta peritese Ciardullo. Ciccio De Marco immagina che questo giovane, Rosarbino, partito dal suo paese dalla Calabria per fare il soldato a Milano, scriva al padre delle lettere, in un misto dialetto-italiano, dove racconta quello che gli capita in caserma e nella città lombarda. Il risultato è esilarante

Grazie alla squadra tutta calabrese: il grande comico Renato Converso che interpreta Rosarbino, Euristeo Ceraolo (detto Gino) suo paziente compagno di militare e il grande talento artistico del regista Renato Pagliuso.

La magia della fisarmonica nel sogno, sullo sfondo della scena è del Maestro Dario Ramazzotti.

Ciccio De Marco è morto a 95 anni in una casa di riposo alle porte di Milano, il 15 Febbraio 2013, dove ha vissuto gli ultimi anni della sua vita. Poeta dialettale cosentino e attore teatrale, figlio di Michele, conosciuto da tutti come Ciardullo.

Il suo paese natale è Pedace, nella presila cosentina. Tra le sue opere più famose ricordiamo: “Mio caro patre” – ovvero l’epistolario di Rosarbino, la raccolta di poesie “Suonni” e i lavori teatrali “Fegato gruppo C” e “A criatura”.   (rrm)

Lo spettacolo è disponibile online su youtube: “Mio caro patre” con Renato Converso

Link: https://www.youtube.com/watch?v=JvOewSTlD0k 

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È TEMPO DELL’AGRI-CULTURA IN CALABRIA
COSÌ “COLTIVARE IL FUTURO” È POSSIBILE

Si può unire l’innovazione e la tradizione nel segno dell’agricoltura? Certamente, ed è quello che vuole fare Coltivare il futuro, il progetto ambizioso presentato nei giorni scorsi a Lamezia Terme – che si svolgerà in forma online dal 30 gennaio al 2 febbraio – e che coinvolgerà i calabresi nel mondo, in particolare di Canada, Argentina, Brasile e Australia.

L’evento si pone come mission quella di porre l’intera Regione Calabria, al centro del dibattito sull’agricoltura del domani e dunque, sull’innovazione tecnologica e nuovi servizi. Una dimensione digitale che unirà diverse dimensioni del tema agricoltura che, naturalmente, confluiranno sulla necessità di far crescere il nostro territorio.

Idee, innovazioni, risultati e nuove sfide saranno al centro di questo meeting dal sapore mondiale, dove imprenditori e diversi protagonisti del settore si confronteranno per lavorare meglio in squadra, ed offrire al consumatore finale, l’eccellenza della filiera agroalimentare calabrese su temi come i distretti del cibo, le energie rinnovabili nelle aziende agricole, l’Apicoltura e l’agricoltura di precisione, non dimenticando Pnrr ed altre tematiche affini.

Presenti il presidente del Consiglio comunale, Giancarlo Nicotera, che ha evidenziato l’importanza del «turismo delle radici, che collega la nostra regione con Canada, Australia, Argentina e, in generale, con tutte quei paesi dove i calabresi si trovano», il vicesindaco Antonello Bevilacqua, che ha ribadito l’importanza di «rendere partecipi i giovani dei progetti di sviluppo», i sindaci di Maida e Soveria Mannelli, Salvatore PaoneMichelino ChiodoVittorio Caminiti, direttore dell’Accademia del Bergamotto, Sam Sposato, di Casa Calabria International, Antonio Alvaro, presidente del Distretto del Cibo di Reggio Calabria e Leopoldo Chieffallo, presidente di LameziaEuropa.

L’ideatore, Eugenio Mercuri, ha evidenziato come «la piattaforma digitale rappresenta una grande opportunità- L’obiettivo è quello di dialogare con tutti coloro che possono fornire un contributo importante. Anche per l’imminente futuro, gli incontri in presenza fisica e sul digitale dovranno camminare di pari passo».

Quella che si svolgerà tra pochi giorni è stata definita dall’assessore regionale all’Agricoltura, Gianluca Gallo, come «una iniziativa intelligente in un momento di grande difficoltà», dove «l’agricoltura è in ginocchio». Per Gallo, infatti, è necessario «abbassare i costi» e «aumentare i ricavi» e, per arrivare a ciò, serve «aumentare la qualità dei prodotti e promuovendoli sapendo vendere la nostra storia millenaria nella maniera migliore possibile».

«Vogliamo aiutare i piccoli imprenditori a vendere i loro prodotti nelle comunità dei calabresi all’estero e in tutto il mondo. L’idea del turismo delle radici si pone proprio l’obiettivo di arrivare ai calabresi di I, II, III e IV generazione e far conoscere loro la terra dei loro padri o nonni» ha dichiarato Sam Sposato di Casa Calabria International, mentre il presidente di LameziaEuropa, Leopoldo Chieffallo, ha evidenziato come «agricoltura e turismo vadano di pari passo perché qui in Calabria abbiamo un’enorme quantità di microclimi e varietà di specie agricole che, automaticamente, questa diventa una regione estremamente appetibile all’estero, con i giovani calabresi che, se coinvolti adeguatamente, possono essere gli assoluti protagonisti delle professioni del futuro in questo settore».

Vittorio Caminiti, ha ribadito come Coltivare il futuro sia «una grande opportunità per promuovere le eccellenze calabresi» e ha parlato di «agri-cultura», ossia tutto ciò che si realizza in ambito agricolo. Per il presidente del Museo del Bergamotto, infatti, l’agri-cultura è «l’unica strada ci può dare un futuro, può dare un futuro ai nostri ragazzi e può far arrivare il nostro prodotto in tutto il mondo».

Il sindaco Mascaro, infine, ha ribadito come l’agricoltura può «essere il volano giusto per la ripartenza della nostra Calabria», e come sia il momento giusto per parlare di cultura e agri-cultura. (rrm)

La Consulta dei Calabresi nel mondo ha incontrato i candidati presidenti

Un incontro in streaming tra la Consulta dell’Emigrazione (dei Calabresi nel Mondo – 41 consultori) e i quattro candidati alla Presidenza della Regione. Un momento importante che si è svolto venerdì 24 settembre con la partecipazione diretta di Mario Oliverio e Luigi De Magistris e Pietro Molinaro (su delega di Roberto Occhiuto) e di Marcello Anastasi (su delega di Amalia Bruni).

L’incontro – moderato dal direttore di  Calabria.Live Santo Strati – ha offerto ai candidati presidenti un quadro ampio della rilevanza della Consulta dell’Emigrazione (un organismo istituito con una legge regionale) sul cui ruolo il direttore Strati ha sollecitato gli interventi dei candidati. 

L’ex presidente Mario Oliverio ha ricordato di aver varato lui stesso le modifiche alla legge originaria che istitituiva la Consulta e nel contempo ha sottolineato l’importanza del coinvolgimento dei calabresi nel mondo nelle politiche regionali. Luigi De Magistris ha concordato sulla necessità di un ruolo molto più convidivo e attivo dei calabresi nel mondo, una risorsa che serve a mantenere vivo il legame con la terra d’origine, ma allo stesso tempo costruire opportunità di interscambi tra la Calabria e i Paesi dove sono presenti importanti comunità di calabresi.

Pietro Molinaro (che ha parlato per conto di Occhiuto impegnato in una manifestazione a Villa San Giovanni) ha ribadito quanto già espresso e riportato anche da Calabria.Live dal candidato unitario della coalizione di centro-destra: «Dobbiamo far rinasce nei nostri concittadini l’orgoglio di essere calabresi, dobbiamo far conoscere all’Italia intera una Calabria che il Paese non si aspetta». Occorre partire dalla reputazione e, da quetso punto di vista, il ruolo di testimonial dei nostri conterranei all’estero diventa fondamentale.

Marcello Anastasi (che ha preso il posto di Amalia Bruni, assente per altri impegni) su sollecitazione del direttore Strati ha confermato che nel programma della coalizione di centrosinistra non si parla di calabresi nel mondo, ma è una lacuna che sarà presto colmata. 

Si pensi che nel mondo ci sono all’incirca sei milioni di calabresi. Solo a Roma se ne contano 600mila e nell’intera Lombardia superano il milione e duecentomila. 

La Consulta, nominata dal presidente ff Spirlì lo scorso aprile, raggruppa 41 consultori in rappresentanza delle 200 associazioni sparse in ogni angolo del mondo. Il vicepresidente esecutivo è Salvatore Tolomeo.

I candidati e i delegati hanno preso l’impegno di riconfermare o nominare ex novo la Consulta entro 30 giorni dall’insediamento del nuovo Presidente (come previsto dalla legge) e di inserire la Consulta stessa nella divisione Internazionalizzazione al fine di garantire i mezzi e le risorse necessarie per il miglior funzionamento dell’organismo regionale. I calabresi nel mondo è stata un’unanime affermazione dei quattro candidati sono una risorsa essenziale per la Calabria e vanno considerati al massimo.

guarda il video dell’incontro in streaming

I calabresi nel mondo incontrano in streaming i candidati alla Presidenza

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Promosso dal nostro quotidiano, domani sera, venerdì 24 alle 21 incontro in streaming tra i quattro candidati Presidente alla Regione Calabria, Amalia Bruni, Luigi De Magistris, Roberto Occhiuto e Mario Oliverio e i 41 componenti della Consulta dell’Emigrazione (ovvero l’organismo che riunisce tutte le associazioni dei calabresi nel mondo), collegati da ogni parte del mondo. Modera il direttore di Calabria.Live Santo Strati.

È un importante momento di confronto con le comunità di calabresi all’estero, attraverso i rappresentanti della Consulta nominati alcuni mesi fa in base alla legge regionale che ha costituito questo organismo per mantenere vivo il legame tra la Calabria e i suoi figli lontani. È un organismo regionale che dipende direttamente dal Presidente della Regione ed è retto da un vicepresidente (Salvatore Tolomeo) e un consiglio direttivo espressione delle oltre 200 associazioni di calabresi sparse nel mondo, nominati lo scorso aprile dal Presidente ff Nino Spirlì.

Si calcola che siano oltre sei milioni i calabresi sparsi nel mondo: una grandissima comunità che rappresenta una risorsa straordinaria per la regione, in quanto, attraverso le associazioni, vengono mantenuti stretti i legami con la terra lontana. Nel processo di ricostruzione della reputazione, un momento di estrema delicatezza e importanza per la Regione, i calabresi all’estero (o sparsi in Italia: oltre 600mila a Roma, 1.200.000 in Lombardia, solo per dare qualche numero) rappresentano i migliori testimonial di una terra che produce e, purtroppo, distribuisce (vedendole andar via) eccellenze in tutti i campi: nelle istituzioni, nella società, nell’impresa, nella cultura, nella medicina, nella scienza. Frenare l’esodo dei cervelli in fuga (soprattutto giovani laureati che non trovano prospettive né opportunità nella propria terra) e la possibilità di far rientrare in Calabria eccellenze che vivono fuori saranno i temi dell’incontro dei candidati per la Cittadella di Germaneto e i rappresentanti dei calabresi nel mondo. (rrm)

COSA POSSONO DARE I CALABRESI LONTANI
E COSA DEVE FARE LA REGIONE PER LORO

di SANTO STRATI – Esistono tante Calabrie. Quella fisico-geografica che dal Pollino si tuffa nello Stretto, tra Jonio e Tirreno, e le altre che vivono nel cuore di oltre sei milioni di calabresi che stanno lontano dalla propria terra. Quelli che hanno dovuto (a volte voluto) andar via e che conservano un ricordo forse sbiadito seppure carico di odori, sapori, immagini, di memoria di persone o cose. Quelli che, in gran parte, non sono più tornati, epperò mantengono una grande malinconia a volte velata dalla tristezza di una fine consapevolmente vicina senza aver ribaciato almeno una volta la terra che ha dato loro i natali. È quel sentimento che il poeta Corrado Calabrò ha definito calabresità, che chiunque sia nato in questa regione si porta dentro, nel proprio dna, e, incredibilmente, riesce a trasmettere alle generazioni successive: ci sono le seconde, terze, quarte generazioni di calabresi sparse in ogni parte del mondo che, pur senza conoscere la terra dei loro padri, la sentono propria, l’avvertono come una meravigliosa proprietà – impalpabile – che li fa sognare e li fa palpitare. Sono i calabresi nel mondo, una comunità grande quanto Roma e Milano messe insieme, che spesso non parlano italiano (ma il dialetto sì) e si sentono partecipi di quell’orgoglio unico di tale appartenenza. Soffrono quando leggono o ascoltano in tv le tragedie che, puntualmente, colpiscono la Calabria, inorridiscono davanti alle spietate cronache di morti ammazzati di mafia,, o di processi interminabili contro il malaffare – perché la stampa nazionale e straniera quando parla di noi si nutre solo di cattive notizie – e, a volte, gioiscono nel vedere qualche immagine della Calabria “bella” (non basterebbero migliaia di pagine, volendo mostrare quanti tesori inesplorati e sconosciuti sono lì, trascurati o, peggio, ignorati) che appare sul New York Times (ha messo la Calabria tra le mete di sogno dei turisti, qualche anno fa) o sulle tv planetarie di Murdoch. E piangono lacrime d’orgoglio quando scoprono che uno di loro – un calabrese – raggiunge vette importanti, si fa onore nella società, nella scienza, nelle istituzioni, dando lustro a una terra che dev’essere solo riscoperta, non inventata. Perché ha migliaia di anni di storia alle spalle, è al centro della culla della civiltà, e – per inciso – ha dato persino il nome alla grande Italia.

Quest’oceano di uomini, donne, anziani, adolescenti, giovani, di cui sappiamo poco e che, per contro, non sa molto della terra dei propri avi, è una risorsa inestimabile per la regione: è un’occasione straordinaria per utilizzare dei testimonial sinceramente autentici a marcare la differenza che tutti gli italiani ci invidiano. I calabresi fanno comunità, è un insieme coeso e inossidabile di persone che la diaspora ha portato lontano, anche nei posti più sperduti della terra. Eppure, quando s’incontrano – anche da perfetti sconosciuti – scatta un senso di fratellanza che è unico e inimitabile: figli di una madre matrigna che li ha fatti andar via se non allontanati, ma è madre di sangue, di passione, di dolore, di cui non ci si può dimenticare. Il grembo di questa terra è stato sempre gravido di gente destinata ad andar via: la storia dell’emigrazione di inizio secolo ha tanta narrazione calabrese. Prima partivano i braccianti, i contadini, gli artigiani, la valigia di cartone, alla bell’e meglio legata con lo spago, le lacrime negli occhi e la speranza – quella fortissima – di poter tornare, facendo crescere e studiare i figli, con il sacrificio della lontananza e delle rinunce; oggi continuano ad andar via, ma sono i figli di quelli che i nostri emigrati hanno mandato a scuola: col trolley, abbandonano affetti, amori, amicizie, abitudini, e vanno dove c’è qualcuno in grado di apprezzare le loro capacità e le loro competenze. Sono i giovani cervelli in fuga che non è più la madre matrigna che manda via, ma la stupidità e l’ottusità dei governanti che hanno distrutto e continuano a martoriare questa terra: abbiamo tre università che sfiorano l’eccellenza e sfornano fior di laureati e ricercatori, ma per loro non ci sono opportunità né di lavoro, né di crescita, né di formazione. Nè tantomeno prospettive di vita, col sogno di una famiglia, nella terra dei padri, dove l’aria è buona, non si dorme in soffitte spesso putride, e si mangia da mamma o da nonna in attesa di mettere su casa. Vanno tutti a lavorare all’estero o nelle metropoli italiane dove fanno ricche le multinazionali che ne intuiscono il valore e lo sfruttano rapacemente, visto che chi li ha formati non sa utilizzare questi giovani capaci. Destinati a far ricche le regioni già ricche sera alcuna possibilità di offrire alla propria terra competenza e capacità. E questa è la storia più triste della diaspora calabrese: abbiamo rubato il futuro ai nostri ragazzi e continuiamo a sottrarlo alle future generazioni: la Calabria deve cambiare registro, deve puntare sulle sue risorse, quel patrimonio umano che è straordinario e che può (deve?) rientrare. Per crearsi una vita migliore, speranze di futuro e vedere sviluppare la propria terra dove far crescere i propri figli.

Ebbene, la Regione (intesa come ente) fino ad oggi ha trascurato in maniera colpevole i suoi figli lontani, salvo a destinare qualche spicciolo alle tante associazioni di calabresi nel mondo – mille, qualche volta duemila euro – per contribuire alla solita festa di tarantella e salsiccia. Ma non è questo che serve, non è questo che crea coesione: non cercano – i nostri fratelli che vivono lontano – un tiepido segnale di presenza: vogliono partecipare, esser partecipi di una rinascita possibile, vogliono contribuire alla crescita che non è più un miraggio, e – ove ci siano le condizioni – vogliono ritornare.

Con la nascita della Consulta dell’emigrazione (voluta da una legge regionale) sembrava ci fossero i presupposti per cogliere la grande opportunità offerta dai calabresi nel mondo. Non se n’è fatto nulla, al di là di un po’ di viaggi (a carico della comunità regionale) promo-istituzionali su cui preferiamo stendere un velo pietoso. La compianta Jole Santelli, appena nominata presidente, aveva capito – una volta chiarito l’equivoco della Fondazione su cui c’è un processo penale in corso e che nulla ha a che vedere con la Consulta – che i calabresi nel mondo erano una risorsa in utilizzata, una miniera di opportunità per la regione. La sua fine prematura ha interrotto il sogno di coinvolgere come testimonial i calabresi nel mondo e creare un grande intelligente interscambio tra la Calabria e il resto del pianeta: opportunità di commerci, con incremento dell’export delle nostre eccellenze agro-alimentari – e attrazione di capitali di ricchi calabresi (ce ne sono tantissimi ad aver fatto fortuna all’estero) intenzionati a investire in Calabria.

La presidente Jole aveva intuito che la Consulta dell’Emigrazione non poteva essere più un club di pochi privilegiati con rimborso spese dei viaggi per incontrarsi qualche volta in Regione e scambiarsi modesti pareri e curiosità, bensì si dovevano mettere insieme, in rappresentanza di tutte le comunità di calabresi presenti in ogni parte del mondo, degli autentici innamorati della propria terra, disposti a lavorare gratis, per costruire un modello funzionale di continuità territoriale. Aprire gli atenei calabresi ai ragazzi, figli di emigrati, disposti a trasferirsi (e probabilmente a restare anche dopo la laurea), offrire agevolazioni per l’acquisto di terre e di aree da destinare a iniziative industriali, attrarre investimenti, facilitare il cosiddetto turismo di ritorno. Solo quest’ultimo, si consideri, porterebbe ogni anno centinaia di migliaia di turisti (aggiuntivi al turismo tradizionale) desiderosi di conoscere le terre dei padri: un indotto produttivo senza eguali per la popolazione e gli addetti al turismo. Per mandare avanti questi progettii non serve inventare nulla, basta far lavorare i consultori.

Poco prima di morire, la presidente Jole aveva espresso al direttore generale della Giunta Tommaso Calabrò il desiderio di rinnovare, con questi obiettivi, l’organismo dei consultori. Calabrò ha profuso energie e risorse ed è riuscito a individuare in pochissimo tempo i nuovi componenti della Consulta dell’Emigrazione (che, ripetiamo lavorano gratis): bene la Giunta regionale ha atteso quasi sei mesi per dare il via all’ufficialità, pur nella precarietà del Governo, ma non ha saputo cogliere il senso del progetto della Santelli. La burocrazia regionale ha vinto ancora una volta aiutata anche dalla malavoglia di qualcuno di rendere operativo un organismo di grande responsabilità, cui assegnare impegni su cultura, turismo, internazionalizzazione, emigrazione di ritorno.

I consultori nominati alcuni mesi fa non sono stati messi in condizione di lavorare – probabilmente con il pretesto del governo regionale in prorogatio – ma hanno comunque espresso entusiasmo e molte idee, con tanta voglia di mettersi a disposizione dei calabresi e della Calabria: il nuovo Governo regionale, qualunque esso sarà, non trascuri la magnifica opportunità di mettere a profitto un organismo della regione in grado di produrre ricchezza, oltre a mantenere vive le tradizioni, nel solco della cultura di cui la Calabria è ricca (e sfortunatamente grande esportatrice passiva). Contiamoci, costruiamo, attraverso le aree territoriali dei consultori, un’ampia rete di contatti che produca benessere e salvaguardi la nostra storia. Di calabresi, orgogliosi delle proprie origini. (s)

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OGGI UN INCONTRO INFORMALE A FALERNA

Stasera, a Falerna c’è una riunione informale dei consultori attualmente in Calabria (molti ritornati per le vacanze).«L’incontro – ha dichiarato a Calabria.Live il coordinatore e vicepresidente della Consulta Salvatore Tolomeo – più che una rimpatriata dei presenti in Calabria in collegamento con tutti gli altri assenti rimasti all’estero, si pone l’obiettivo di una opportunità di discussione sul ruolo rivestito su nomina della Regione Calabria.
I Consultori, ovunque presenti, hanno espresso entusiasmo, capacità professionali e sopratutto grande voglia di contribuire allo sviluppo socio-economico della Calabria con la realizzazione di programmi e progetti che si potrebbero realizzare insieme alla Regione Calabria con importanti ritorni per l’economia calabrese.
Per concretizzare ciò è però indispensabile un tavolo permanente di confronto per passare dalle idee alle fasi operative, una collaborazione continua e, non secondari, i tempi di realizzazione. Ovviamente occorre fornire gli strumenti normativi idonei come il Bilancio ora inesistente, il coinvolgimento nelle iniziative regionali fuori della Calabria, una struttura adeguata  con competenze per pianificare e realizzare i progetti.
È un auspicio che la prossima Presidenza dovrebbe recepire per il bene comune Calabria». (rcz)

 

 

 

A Falerna s’incontrano i Consultori Emigrazione della Regione Calabria

Riunione informale per un confronto di idee tra i calabresi nel mondo e i vari consultori che attualmente si trovano in Calabria. Martedì 17 agosto alle ore 19 a Falerna Lido presso il ristorante Riva sul lungomare Aldo Moro, i Calabresi Emigrati presenti in Calabria si riuniscono per incontrare le istituzioni della Calabria e discutere con loro di progetti e programmi che si possono realizzare insieme per sviluppare l’economia e diffondere la Cultura della Calabria.
Tutti gli altri Consultori nel Mondo parteciperanno da ogni parte del Mondo in diretta streaming.
Il Vice Presidente della Consulta Salvatore Tolomeo, catanzarese a Milano, confida molto sulla potenzialità della rete mondiale dell’emigrazione calabrese per realizzare progetti che consentano di apportare economie e sviluppo.

Sarà l’occasione per dialogare su iniziative e progetti che vedranno la Consulta dei Calabresi nel Mondo impegnata nei prossimi mesi, dopo la consultazione elettorale, per dare slancio e vigore alla rete delle comunità calabresi nel mondo. I calabresi che vivono fuori della regione (si calcola siano circa sei milioni complessivamente),  non solo sono i migliori testimonial della propria terra, ma rappresentammo il legame ideale tra chi vuole ritornare, chi vuol investire in Calabria, chi vuole aprirsi a nuovi mercati. Quindi progetti di economia per dare aiuto al territorio calabrese, ma non solo: i programmi di cultura (vero motore di sviluppo in Calabria) per la formazione dei giovani figli di calabresi che vivono all’estero e le iniziative per il cosiddetto turismo di ritorno saranno un importante banco di prova per i consultori eletti nei mesi scorsi e che, con buona probabilità, saranno riconfermati dal nuovo governo regionale.

La Regione ha fino ad oggi trascurato, colpevolmente, la Consulta riservando poche risorse giusto per sagre e feste paesane che poco servono per la crescita e lo sviluppo della Calabria: la compianta Jole Santelli voleva puntare su queste figure di calabresi (peraltro impegnati senza alcuna retribuzione) appassionati e innamorati della propria terra anche se lontani per costruire un’importante realtà di quanti hanno la Calabria nel cuore e vogliono essere presenti e attivi protagonisti nel rinnovamento della propria terra.

Partecipano a questa importante convention anche alcuni parlamentari e consiglieri regionali, nonché esponenti dell’attuale governo regionale, con cui potrà avviarsi un utile confronto costruttivo e ricco di prospettive. (rcz)

 

Consulta dei Calabresi nel Mondo: Salvatore Tolomeo a capo del Direttivo

Con l’elezione del Consiglio Direttivo e del vicepresidente, la Consulta dei Calabresi nel Mondo, organo costituito con la legge regionale 8 del 2018, entra in piena operatività. Si sono, infatti, svolte ieri, in videoconferenza tra i Consultori dell’Emigrazione dei Calabresi e la Regione Calabria, le elezioni del Vice Presidente della Consulta e del Comitato Direttivo (8 Membri). All’unanimità Salvatore Tolomeo, catanzarese da 50 anni a Milano, è stato eletto Vice Presidente, ossia Coordinatore, della Consulta mentre nel Comitato Direttivo sono stati eletti: Vincenzo Daniele – Australia; Daniela Callea – Canada; Luigi Patitucci – USA; Corrado Bosco – Brasile; Mariel Pitton Straface – Argentina; Nicolas Nocito – Uruguay; Silvestro Parise – Germania; Francesco Serratore – Italia.
Il Direttore Generale alla Presidenza, dott.Tommaso Calabrò, ha illustrato l’intenso e proficuo programma che, insieme ai Consultori di tutto il Mondo, la Regione Calabria intende sviluppare per rafforzare non solo le relazioni sociali e culturali, ma anche economiche e imprenditoriali potendo contare sulla autorevole presenza ovunque nel Mondo dei rappresentanti delle comunità calabresi.
Già sono in cantiere alcune ipotesi di lavoro come quello della valorizzazione della Dieta Mediterranea made in Calabria, l’incentivazione del turismo di ritorno, il ritorno alla terra col recupero dei casali abbandonati.
Nell’immediato, è stato concordata la realizzazione di un portale web dedicato alla Consulta che consentirà un rapporto ravvicinato tra la Calabria e i suoi rappresentanti nel mondo. (rcz)

Consulta dei Calabresi nel mondo, Tolomeo: «Attacchi ingiustificabili all’organo regionale»

Riceviamo e pubblichiamo da Salvatore Tolomeo, presidente della Federazione Italiana Circoli Calabresi

Caro Direttore,
fra qualche giorno dovrebbe insediarsi, in videoconferenza e senza costi, la Consulta Emigrazione dei Calabresi e, puntualmente, anziché stimoli propositivi per incentivare i Consultori nominati ad impegnarsi ancor di più per diffondere nel migliore dei modi la Calabresità nel mondo, giungono (per fortuna sempre e soltanto dal solito mezzo stampa) dure critiche alla Regione Calabria nella persona del suo Presidente ff Spirlì per le nomine dei Consultori fatte a fine gennaio.
Nel ricordare che l’incarico è a titolo di volontariato e senza alcun compenso ma conferito sulla scorta di determinati requisiti di esperienze e dimostrazione di attiva rappresentanza associativa, rammarica non poco dover ancora leggere che il Presidente ff Spirlì ha sbagliato la nomina a Consultore nei confronti del compianto Franco Perrotta, deceduto in ottobre in Brasile ove rappresentava con immensa passione e competenza la comunità calabrese.
Da anziano esperto uscente, apprezzo invece la decisione della Presidenza di non depennare Franco Perrotta dalla lista dei Consultori per ricordarlo da titolare per quanto ha fatto in tanti anni di incarico e sostituirlo dopo l’insediamento che avverrà fra non molto.
Sono andati a “sfriculiare” nel passato di Maria Loscrì nominata per la Calabria, per pendenze giudiziarie private risalenti al 2006 e definite nel 2016. Senza entrare nel merito della condanna (definita lieve dallo stesso giornale) a 15 giorni e sospesa, ritengo che questo non possa essere elemento di imbarazzo, come riportato, per essere nominato a Consultore, senza oneri e compensi a carico della Regione. Se solo si volesse fare una ricognizione di quanti superpagati nella pubblica amministrazione ricoprono ancora i loro posti, ci sarebbe da sospettare  allora che qualcuno, magari escluso dalla Consulta, utilizza ogni mezzo per gettare fango su un organismo composto da persone per bene che hanno, oltre alla moralità, un fine comune: contribuire a diffondere nel mondo la Calabresità positiva delle origini delle quali ognuno ne va fiero.
Siamo invece alquanto sorpresi dal silenzio mediatico calato sulle scandalose attività predatorie della Fondazione Calabresi nel Mondo, sciolta nel 2015 e ancora oggi in liquidazione, beneficiaria di 12 milioni (sì, 12 milioni) di euro per progetti dei quali nessuno sa gli effetti che hanno apportato con i 126 (sì, 126) dipendenti  tra cui il famoso paroliere Mogol in arte Giulio Rapetti, 8 dirigenti a 13.000 euro mensili. e una pletora di animatori ed esperti.
Oggi 3 marzo presso il Tribunale di Milano doveva riprendere il processo all’ex Presidente  On.Pino Galati. Forse per evitare di parlare di questa ex Fondazione con annessi e connessi si vuole sviare la cronaca cercando le pagliuzze nella Consulta “dei Calabresi nel Mondo” inducendo ad un improprio e pregiudizievole accostamento? Il sospetto è fondato.
Salvatore Tolomeo – Presidente Federazione Italiana Circoli Calabresi – Milano

Nella foto, tre consultori dell’organo regionale appena rinnovato: Enrico Mazzone (Canada), Salvatore Tolomeo (Italia) e Vincenzo Daniele (Australia

LA CONSULTA DEI CALABRESI NEL MONDO
IL VALORE AGGIUNTO DI CHI VIVE ALTROVE

di SANTO STRATI – Rinnovamento e innovazione: sono queste le parole chiave per descrivere la nuova Consulta regionale dei calabresi nel mondo, di cui il presidente ff. Nino Spirlì ha firmato ieri il decreto di nomina dei nuovi consultori. Non sarà un organo meramente rappresentativo (come istituito dalla legge regionale 8 del 2018), ma la nuova Consulta ha l’ambizione di portare a termine un ampio progetto per il coinvolgimento a 360 gradi della vastissima comunità calabrese presente in ogni angolo della terra.

La Calabria ha una storia lontana di emigrazione, con percorsi diversi, fatti di privazioni, rinunce, sacrifici, ma soprattutto tanta determinazione, quella che contraddistingue i calabresi e li proietta, quasi sempre, ai vertici di professioni, imprese, istituzioni. Dovunque, si trova sempre un calabrese ai posti di comando, nella scienza, nella medicina, nelle multinazionali, nelle alte sfere governative e istituzionali, perché i calabresi la voglia di rivalsa, di riscossa, ce l’hanno nel dna. Un popolo capace di sopportare di tutto, ma ugualmente in grado di produrre eccellenze, con uomini e donne che hanno fatto e fanno grande il nome della loro terra. Con sempre un fortissimo senso di appartenenza e l’orgoglio della propria calabresità.

Questa terra, che ha il triste primato dell’export delle eccellenze (che vanno altrove a fare la fortuna di aziende, città, Paesi) deve ricostruire da zero la sua reputazione e mostrare le tantissime positività che è in grado di esprimere: risorse umane, competenza, capacità e una ricchezza del territorio praticamente inutilizzata. Parlano da sole le meraviglie dell’antica civiltà magno-greca, gli 800 km di costa quasi incontaminata, tre parchi nazionali, tre enclavi linguistiche, cultura e tradizione da fare invidia a chiunque. Eppure della Calabria si parla solo quando ci sono morti ammazzati, grandi processi di mafia, retate contro il malaffare. Nel mondo manca la vera immagine di un popolo operoso, sano, cresciuto a pane e legalità, nel rigore della giustizia e dell’eguaglianza, con un innato senso di accoglienza, e una forte vocazione al lavoro. Lavoro che non c’è, soprattutto per i giovani, cui abbiamo rubato il futuro, e i quali hanno diritto a immaginare una crescita nel territorio che gli ha dato i natali, per costruire una casa, una famiglia, una carriera. Sono in tanti, tantissimi, quelli che se ne sono andati, molti per scelta, troppi per necessità, con per entrambi un groppo in gola per non poter mettere a disposizione della propria terra risorse, capacità e competenze. I nostri medici, i nostri ricercatori, solo per fare un esempio, sono nelle migliori università del mondo, hanno studiato in Calabria (dove, non dimentichiamolo, ci sono tre Atenei che sfiorano l’eccellenza), ma non hanno trovato le opportunità per restare o tornare, per offrire il proprio contributo di conoscenza e competenza alla Calabria che li ha cresciuti e formati.

Serve proprio a questo la Consulta regionale appena rinnovata da un motivatissimo presidente Spirlì, sulla traccia un percorso avviato dal direttore generale della Presidenza della Regione Calabria Tommaso Calabrò su input della compianta Jole Santelli. La presidente Jole aveva intuito e visto nelle comunità presenti in tutto il mondo una spinta propulsiva per una vera rinascita del territorio con il contributo non piccolo che i calabresi nel mondo, autentici ambasciatori della propria terra, sono in grado di offrire. Sono i nuovi consultori il valore aggiunto di cui la Regione deve avvalersi per intessere una rete di relazioni, di rapporti a tutti i livelli: la cultura, le imprese, l’ambiente, il turismo, l’interscambio commerciale. Ogni consultore dovrà sentire su di sé l’impegno morale di rappresentare la sua terra nei confronti della comunità calabrese in ogni Paese, deve sentirsi testimone e attivo propugnatore di iniziative che ridiano non solo smalto a una Calabria sbiadita e opacizzata da troppa trascuranza di governanti e politici, ma offrano l’occasione per far sentire la Calabria vicina ai calabresi che sono lontani e avvicinare sempre di più questi ultimi alla propria terra. Ci sono calabresi di terza e quarta generazione che hanno imparato dai nonni il dialetto, ma non hanno mai messo piede in Calabria e non nascondono la voglia di un ritorno a seguire il percorso delle proprie origini. È una delle tantissime cose su cui la nuova Consulta dovrà confrontarsi in una sfida che sarà facile vincere se ci saranno la collaborazione e l’impegno di tutti per un comune obiettivo. Fare della Calabria la California d’Europa, con una grande attrazione per gli investimenti (da parte di calabresi diventati grandi dirigenti d’impresa – e ce ne sono tanti) e una spinta per il nostro export agro-alimentare che può trovare nuovi importanti mercati.

Ci sono tre segmenti legati tra loro, nell’obiettivo di crescita e sviluppo: cultura, turismo ed enogastronomia. Quest’ultima è il collante per l’attrazione culturale che muove il turismo ormai  sempre più diversificato: esperienziale, spirituale (il turismo religioso ha potenzialità gigantesche in Calabria), gastronomico (e qui non ci batte nessuno), oltre, naturalmente, alla forte attrazione paesaggistica. Abbiamo, tanto per fare un altro esempio, nel Museo archeologico di Reggio Calabria i Bronzi che rappresentano una delle più straordinarie testimonianze della civiltà classica: potrebbero fare più visitatori del Colosseo se solo venisse promozionata in maniera adeguata la loro presenza all’interno di una regione tutta da scoprire, ospitati in un Museo che è una meravigliosa realtà che troppi purtroppo ancora sconoscono (calabresi inclusi).

È l’occasione, questa Consulta, per un cambio di passo nella strategia di comunicazione della Regione, con il coinvolgimento dei calabresi lontani: nel mondo si calcola ce ne sono oltre sei milioni, nelle varie generazioni, con tante eccellenze di riferimento, orgoglio di Calabria (si pensi al premio Nobel Renato Dulbecco, nato a Catanzaro) e, soprattutto tanta storia alle spalle, con nomi illustri nel campo della filosofia, della letteratura, della cultura, della scienza. Abbiamo un solco da seguire, quello tracciato da Tommaso Campanella, con la sua Città del Sole, da Bernardino Telesio, da Gioachino da Fiore, scrittori come Corrado Alvaro, Saverio Strati e Leonida Repaci, Pitagora di Crotone, in uno sterminato elenco che continua ad arricchirsi di nuove eccellenze. Ecco, bisogna impegnarsi a far conoscere la storia della Calabria ai calabresi lontani, accogliere i figli dei nostro emigrati, offrire opportunità di tornare e, magari, restare e avviare un’attività nella terra degli avi. Senza trascurare di offrire una narrazione diversa al mondo intero: quella di una Calabria che vuole crescere e ha bisogno di far conoscere agli altri le straordinarie risorse di cui è naturalmente ricca.

Servono progetti, idee, però è necessario superare inutili antagonismi, per lavorare insieme. C’è tantissimo da fare, dal turismo di ritorno alla diffusione della cultura e il mantenimento delle nostre tradizioni popolari, dalle opportunità occupazionali e di fare impresa all’interscambio con i Paesi dove sono presenti consistenti comunità calabresi. È la Calabria nel mondo, un logo ideale su cui operare, dimenticando il passato (è ancora aperta la ferita della Fondazione Calabresi nel mondo, esperienza fallimentari con sprechi da codice penale, assolutamente infruttuosi) e guardando al futuro.

Lo dobbiamo ai nostri ragazzi, sia quelli che sono nati e vivono in Calabria e quelli che vorrebbero venire a vivere e lavorare, con l’intento e l’obiettivo di creare condizioni di vita ideali, dove casa, famiglia e lavoro sono il paradigma di una bella esistenza, dignitosa ed esemplare, che tutti hanno diritto non solo di sognare ma anche di ottenere. In Calabria.  (s.)

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LA NUOVA CONSULTA REGIONALE DEI CALABRESI NEL MONDO

Il decreto n. 4 del Presidente f.f. della Giunta regionale Nino Spirlì, ai sensi della legge reg. 8/2018  costituisce la Consulta regionale dei Calabresi nel mondo che risulta così composta:

1) Presidente della Giunta Regionale che la presiede;

2) Rappresentante proposto dalle associazioni con sede in Calabria, iscritte nel registro di cui all’art.11: Maria Concetta Loscrì;

3) Rappresentanti indicati dalle Associazioni con sede nel territorio Italiano, iscritte nel registro di cui all’art. 11: Salvatore Tolomeo, Francesco Serratore;

4) Cittadini calabresi residenti all’estero, indicati dalle associazioni iscritte nel registro di cui all’art.11, secondo la seguente ripartizione territoriale:

FRANCIA: Mariano Porpiglia;

BELGIO: Berenice Vilardo;

SVIZZERA: Vincenzo Bruzzese;

REGNO UNITO: Francesco Mazzei;

GERMANIA: Silvestro Parise;

BRASILE: Rosaria Anele, Corrado Bosco, Franco Perrotta, Luca Motta Blotta;

ARGENTINA: Irma Rizzuti; Leonardo De Simone, Olga La Rosa, Murgia Marcela

VENEZUELA: Alfredo Mazzuca;

CILE: Laura Iannicelli

USA: Daniele Maggiolino, Sergio Gaudio, Umberto Turano, Luigi Patitucci;

CANADA: Menotti Mazzuca, Enrico Mazzone, Daniela Callea, Nicola Isabella;

AUSTRALIA: Vincenzo Daniele, Antonio Mittiga, Vincent Morfuni, Princi Martino;

COLOMBIA: Alessandra Morales;

URUGUAY: Nicolas Nocito;

GIAPPONE: Elio Orsara;

5) Giovani residenti all’estero, di età inferiore ai 30 anni, designati dalle rispettive associazioni o federazioni iscritte nel registro di cui all’art. 11:

FRANCIA: Maria Leccadito;

GERMANIA: Clemente Forciniti;

BRASILE: Chiara Readi;

ARGENTINA: Mariel Pitton Straface:

CILE: Fiorella Siclari Cardenas;

USA: Nico Novelle;

CANADA: Giovanna Giordano;

AUSTRALIA: Annalisa Lo Pianto;

COLOMBIA: Ana Maria Roa;

URUGUAY: Fabrizio D’Alessandro.

A CHICAGO IL MUSEO DELL’EMIGRAZIONE
UNA GRANDE TESTIMONIANZA CALABRESE

di PINO NANO – Spetterà probabilmente al Console Generale d’Italia a Chicago tenere a battesimo, nei prossimi mesi, il Grande Museo degli Italiani d’America che sta per nascere nel cuore di “Casa Italia” ai margini della City, per una iniziativa che è tutta calabrese.

L’idea del Museo è infatti nata e cresciuta tra i calabresi che vivono a Chicago, e che da quasi 30 anni organizzano a Sthon Park la Grande Festa di San Francesco di Paola. Tra gli organizzatori materiali del Museo ci sono Joe Bruno, per lunghi anni consulente privilegiato dell’Emigrazione per la Regione Calabria e personaggio carismatico della Little Italy di questo Stato, insieme alla meravigliosa dinastia dei Turano, sono i “re del pane” dell’Illinois, il cui capostipite Renato Turano, già Presidente della Camera di Commercio d’Italia a Chicago, è stato per lunghi anni anche Senatore della Repubblica Italiana in rappresentanza dei nostri emigrati in USA.

Il Museo – anticipa Joe Bruno – ospiterà all’inizio le fotografie di almeno 500 italiani che qui in Illinois hanno contribuito con il proprio lavoro e i propri sacrifici a rafforzare l’economia americana di questi ultimi 60 anni in America, e che oggi sono ancora qui tra di noi, con le proprie famiglie e le loro imprese-modello. Dopo quello di Ellis Island a New York, dunque, nasce oggi in USA un nuovo Museo dell’Emigrazione Italiana, e questa volta non per raccontare – come a Ellis Island- il dolore e la solitudine di mille traversate atlantiche diverse, e le tragedie private e personali di chi aveva scelto i porti di Alifax o di New York per tentare l’avventura americana, ma per raccontare invece il grande “sogno americano”, che per molti di loro è poi diventato realtà.

Insomma, un Museo – spiega Joe Bruno – che possa conservare per sempre testimonianze volti e racconti del meglio del Made in Italy in Nord America.

C’è un vecchio poeta che i calabresi d’America ricordano e che hanno imparato ad amare più di quanto in Italia non si ami Quasimodo o Ungaretti. Il suo nome è entrato ormai nella leggenda, e non soltanto qui a Chicago o a New York. Si chiamava Ciccio Errigo.

Prima di emigrare, Ciccio Errigo era uno dei protagonisti principali delle tradizionali feste patronali di Reggio Calabria, e forse proprio per questo la città dello Stretto non lo ha mai dimenticato.

Ciccio Errigo era l’animatore-principe dei famosi carri allegorici della festa patronale di Reggio, ma era anche, soprattutto, il poeta della miseria e della solitudine di chi era partito. Qui, in America, la gente lo ricorda proprio per questa sua grande capacità di saper raccontare il dramma dell’emigrazione. Nessuno meglio di lui aveva saputo cogliere e, quindi cantare in versi, la tragedia di chi partiva in cerca di un futuro diverso.

Una delle sue liriche più conosciute, che ancora oggi circola qui in America tra i ragazzi che frequentano le scuole di lingua italiana, parla di un giovane disperato che lascia la Calabria, sognando di poter trovare oltre oceano la vera ricchezza.

“Addio Calabria mia, addio terra che non mi desti pane, dove lavorai come un cane e non mi desti mai un soldo di bene; addio. Addio terra dove la gente soffre sta zitta e non si lamenta, addio mia sposa, addio Papà e Mamma, vado in America per ritornare presto”.

Ma per primo lui, il vecchio Ciccio Errigo, sapeva perfettamente bene che il suo “ragazzo” non sarebbe mai più ritornato a casa.

“Mi porto nel cuore questo destino amaro, addio amici, addio mia bella età, vado in America”.

E una volta arrivato nella baia di New York, vedendo scivolare a ridosso della fiancata della sua nave la Statua della Libertà, il ragazzo di Ciccio Errigo saluta la sua nuova patria.

“Saluti ‘Merica!… Ti portu la mé vita, li brazza e la frunti sudata! E tu mi scusi si non vestu di sita e si ti porgiu ‘sta manu ‘incallita!…”.

Che vuol dire: “Salve America, ti porto la mia vita, le mie braccia e la fronte piena di sudore. Ti prego di scusarmi se non vesto di seta e si ti porgo questa mano piena di calli”.

Non a caso, al centro di questo nuovo Museo dell’Emigrazione Italiana a Chicago ci saranno dei pannelli luminosi su cui sarà possibile rileggere alcuni dei brani più belli del poeta reggino.

Joe Bruno – storia la sua di un falegname calabrese di Marano Marchesato che qui a Chicago ha fatto davvero tanta strada e tanta fortuna – non si smentisce mai, e ancora una volta, aiutato dai fratelli Turano, soprattutto Tony Turano, ha deciso di lasciare nel cuore della city un segno indelebile del passaggio degli italiani da queste parti.

Per la comunità calabrese è un fiore all’occhiello in tutti i sensi.

Per la comunità italiana è un “regalo speciale” che i calabresi d’America hanno deciso di lasciare al popolo americano.  (pn)