ENERGIA, OCCHIUTO: CI SIANO VANTAGGI
PER CHI PRODUCE FA FONTI RINNOVABILI

di ANTONIETTA MARIA STRATI – La Calabria è una regione che produce tanta, troppa energia. Eppure, i calabresi pagano le stesse bollette degli altri cittadini di regioni che producono meno energia. Come fare allora? Una idea l’ha offerta il Governatore della Regione, Roberto Occhiuto, intervenendo a Buongiorno Regione.

Il Governatore ha evidenziato come «sulle autonomie regionali penso innanzitutto che vada applicata la Costituzione, che stabilisce che i diritti devono essere assicurati ai cittadini italiani in maniera uguale e uniforme su tutto il territorio nazionale».

«Per questo occorre la perequazione, proprio per dare la possibilità alle Regioni più povere di assicurare gli stessi diritti a tutti. Al termine della perequazione, quando tutti i cittadini hanno acquisito gli stessi diritti, se poi ci sono Regioni che hanno capacità fiscali maggiori, credo che sia giusto consentirgli interventi ulteriori per i loro cittadini».

Occhiuto ha rilevato come «purtroppo la perequazione in questo Paese non ha mai funzionato negli ultimi anni, anzi quando si sono finanziati i servizi pubblici, lo si è fatto in ragione della spesa storica e non dei fabbisogni standard. Cominciamo a cambiare queste cose. Per quanto riguarda le materie delegate, ho già detto al ministro Calderoli che su questo tema noi accettiamo la sfida col governo».

«Faccio un esempio molto attuale, quello sull’energia – ha spiegato –. La mia Regione produce molta più energia rispetto a quella che consuma, ma i miei cittadini pagano le bollette elettriche allo stesso modo dei cittadini di altre Regioni che producono meno energia. Eppure produciamo una percentuale molto più alta di energia da fonti rinnovabili e dall’idroelettrico. Perché la mia Regione non può, dunque, tenere per sé i maggiori introiti fiscali derivanti da una maggiore produzione di energia alternativa?».

«Se io domani – ha continuato – dovessi ricevere un gruppo industriale che vuole realizzare un grande impianto eolico offshore, visto che la Calabria è una Regione molto esposta al vento, io dovrei convincere le popolazioni a ospitare quell’impianto.
È una cosa complessa, difficile, lo faccio perché è giusto per il Paese, ma sarebbe ancora più giusto che i cittadini avessero dei vantaggi concreti».

«Se non si interviene in questo modo, dando appunto dei vantaggi ai territori che investono sulle rinnovabili, non ci può essere un reale incentivo allo sviluppo dell’energia pulita», ha concluso il governatore.

E proprio di autonomia regionale e costituzione ha parlato, nei giorni scorsi in una intervista a La Repubblica Napoli, il presidente della Svimez, Adriano Giannola.

Nell’intervista, Giannola ha parlato di un’autonomia regionale che «è un siluro alla Costituzione sin dal 2001, ed è fuori dalla legge del 2009 che è stata elaborata e firmata dall’attuale ministro Calderoli. Questa si chiama eversione».

L’autonomia, che «è prevista dalla Costituzione – ha detto il presidente della Svimez –. Se fosse intellettualmente onesto, Fassino dovrebbe illustrare la corretta procedura prevista dall’articolo 116, che prevede possibili maggiori competenze per le Regioni e chiude con una frase molto semplice: “Nel rispetto dell’articolo 119” e della legge del 2009 mai applicata, dove si parla di fondi perequativi, senza vincolo di destinazione, e si rinvia a un altro stile ancora».

Del tema ne ha ampiamente parlato Pietro Massimo Busetta in un suo editoriale, sottolineando come «il Sud può contribuire insieme a tutto il Paese alle energie rinnovabili o anche ad ospitare i rigassificatori, ma non si vede il motivo per cui le pale eoliche, o i campi di impianti solari, che certo non migliorano il paesaggio, possano essere messe sulle colline siciliane o sul tavoliere delle Puglie o sugli Appennini e non possano essere piazzate invece anche sulle Alpi, o i rigassificatori non siano distribuiti per tutto il Paese».

«Bene bisogna – ha continuato – che ogni realtà regionale possa essere autonoma rispetto all’energia che consuma e nel caso invece si debba ricorrere a quella di regioni diverse, che queste siano indennizzate per il servizio che compiono nei confronti del Paese. Perché deve essere chiaro a tutti che gli impianti che creano energia sono un peso per le realtà che le accolgono che devono essere compensate in qualche modo».

Busetta nel suo editoriale ha ribadito che non è necessario «che profeti improvvisati e mai visti si presentino al Sud per venderci come opportunità quelle che invece sono solo esigenze legittime, ma da considerare più prezzi da pagare che incassi da ricevere. Il Sud non chiede soltanto di essere interlocutore adulto del sistema Paese, ma pretende di non essere considerato area coloniale nella quale catapultare, oltre che  i paracadutati della politica,  profeti per convincere i più riottosi della bontà di progetti della cui esigenza sono portatori le aree più industrializzate».

D’altronde, è da tanto ormai che la Calabria si sta muovendo sul tema dell’energia, soprattutto delle rinnovabili. Era il 25 maggio del 2021 quando l’allora assessore regionale all’Innovazione e Ricerca, Sandra Savaglio, aveva annunciato che «la Calabria può essere un centro di riferimento sulle energie rinnovabili e, con i suoi siti di ricerca, si candida a essere un nucleo strategico sul Mediterraneo nell’ambito del Pnrr».

E da qui, tantissime cose sono nate in Calabria. Sono nate le prime Comunità energetiche (secondo un report de La Repubblica, attualmente ce ne sono quattro), il presidente della Regione ha stipulato un importante accordo con il Gestore Servizi Energetica, società del Ministero dell’Economia, dalla durata di tre anni.

Un protocollo, questo in particolare, che prevede di sostenere la Regione Calabria nella pianificazione energetica regionale generando modelli virtuosi di economia circolare e agevolando il raggiungimento dei target di sostenibilità attraverso la diffusione delle fonti rinnovabili, dell’autoconsumo e della riqualificazione energetica del patrimonio edilizio pubblico.

Le fondamenta ci sono. Serve solo attuare quello che Occhiuto ha suggerito, in modo da consentire ai cittadini calabresi di beneficiare del vantaggio di avere l’elettricità a km zero e prodotto in modo pulito. Se ciò venisse fatto, la Calabria potrebbe essere apripista per una perequazione che non è mai stata applicata. (bl)

 

Torna il Frecciarossa notturno tra Milano e la Calabria per il Ponte di Ognissanti e Immacolata

Nelle giornate del 28 ottobre, 1° novembre e 7 dicembre, tornano i collegamenti notturni dei Frecciarossa tra Milano e la Calabria. Trenitalia, infatti, ha predisposto sei nuovi collegamenti in occasione dei ponti di Ognissanti e dell’Immacolata.

Il Frecciarossa notturno partirà da Milano Centrale alle 21.20, con arrivo a Reggio Calabria alle 8.18 della mattina seguente. La partenza da Reggio Calabria è invece fissata alle 22.19, con arrivo a Milano alle 8.50 del giorno dopo. Disponibile nei sistemi di vendita di Trenitalia il Frecciarossa notturno ferma a Milano Rogoredo, Reggio Emilia AV, Bologna Centrale, Firenze Santa Maria Novella e, in Calabria, a Paola, Lamezia Terme Centrale, Rosarno e Villa S. Giovanni.  Il collegamento di ritorno per il ponte dell’Immacolata, previsto l’11 dicembre, verrà inserito successivamente nei canali di vendita con il completamento dell’offerta invernale.

Per raggiungere la Sicilia, inoltre, è possibile usufruire delle navi veloci di Blujet (Gruppo FS) in connessione con il Frecciarossa da Villa San Giovanni, per un facile interscambio fra i due mezzi di trasporto. Un servizio che si aggiunge alle Frecce e Intercity che collegano nord e sud del Paese per un’offerta sempre più flessibile, integrata e attenta alle esigenze di mobilità delle persone che, viaggiando di notte, potranno dedicare maggiore tempo allo svago e alla famiglia durante i ponti di novembre e dicembre. (rrm)

La Calabria protagonista della Festa del Cinema di Roma con Gratteri, La Ruina e altri

La Calabria giusta e contemporanea sfila alla Festa del Cinema di Roma sotto l’egida dei Bronzi di Riace, che quest’anno festeggiano i 50 anni dal loro ritrovamento.

Dal 21 al 22 ottobre, infatti, tantissime le personalità calabresi che animeranno la kermesse: il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, l’attore Saverio La Ruina, la performer di danza/teatro Maria Luigia Gioffrè e i musicisti-compositori Remo De Vico, Dario Della Rossa, Massimo Palermo, Alessandro Rizzo del MIAI (Museo Interattivo di Arte Informatica di Cosenza), sono tra gli ospiti più attesi del Cube Stage, l’ipertecnologico palco cubico interattivo con audio e video mapping 3D, voluto dalla Regione Calabria per la stagione di grandi eventi nazionali e internazionali nel cinquantenario del ritrovamento dei due guerrieri di bronzo.

A una settimana esatta dal successo dell’inaugurazione con il lancio di ‘Calabria Straordinaria’, la nuova campagna cinematografica della Regione Calabria Dipartimento Turismo – Marketing territoriale e Fondazione Calabria Film Commission con Elisabetta Gregoraci diretta da Giacomo Triglia, avvenuta alla presenza di Anton Giulio Grande, Commissario Straordinario della Fondazione Calabria Film Commission, il Cube Stage torna nel weekend di chiusura della Festa della Cinema. Show immersivi che aumentano la realtà delle performance live di artisti calabresi contemporanei tra i più apprezzati e innovativi, con gli echi classici della Magna Grecia e con i Bronzi stessi, autentiche meta-celebrity della Festa del Cinema di Roma con l’emozionante virtual-documentary proiettato all’interno del Cube Stage.

A 30 anni dalle terribili stragi che uccisero i giudici Falcone e Borsellino, il 21 ottobre alle 18.00, il Cube Stage diventa un luogo di riflessione sul tema delle mafie con il procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri. Da trent’anni in prima linea contro la ‘ndrangheta e coordinatore di indagini internazionali, il magistrato calabrese in dialogo con la giornalista Eva Giovannini (Rainews24) interviene con il suo libro Complici e Colpevoli (Mondadori). Un saggio che indaga nei meccanismi della criminalità organizzata contemporanea capace d’infiltrarsi nel Nord Italia e in Europa, passando inosservata con l’avallo delle nuove tecnologie e della solita complicità di politica e imprenditori.

A seguire, alle ore 19.00, The Finding of Memory performance dell’artista Ehab Halabi Abo Kher, presentata da Mudiac, il Museo Diffuso d’Arte Contemporanea di Catanzaro.

Intense le letture di Saverio La Ruina, fine attore, drammaturgo e regista teatrale italiano nato a Castrovillari, che sarà accompagnato nelle sue performance dalle installazioni audio video del Cube Stage, il 22 ottobre a partire dalle ore 19.15, mentre in apertura il Live set del Laboratorio Elettroacustico del Miai (Museo Interattivo di Arte Informatica di Cosenza) formato dai musicisti  e compositori Remo De Vico, Dario Della Rossa, Massimo Palermo, Alessandro Rizzo; a chiudere la serata, il dj set a cura di DJ Miniera, duo formato da Giuseppe Armogida (Catanzaro, 1985), filosofo e docente di Estetica, e Marco Folco (Roma, 1989), collezionista di suoni e divulgatore di musiche rare.

Con il Cube Stage – promosso da Regione Calabria per Bronzi50, in collaborazione con Fondazione Calabria Film Commission e Fondazione Cinema per Roma – prosegue la nuova narrazione contemporanea della Magna Grecia e della Calabria che ha visto nell’estate 2022 la rinascita dell’intero territorio calabrese, attraverso nuove visioni e valorizzazioni.

È così che, da ottobre a dicembre 2022 e ancora per tutto il 2023, la Calabria “viaggerà” in Italia e nel mondo, raccontandosi attraverso interventi artistici dal linguaggio contemporaneo che ne presenteranno la bellezza e la ricchezza nelle grandi città. (rrc)

A Lamezia si è riunito il PD regionale: al centro analisi del voto e futura attività politica

Si è riunito, a Lamezia Terme, il gruppo consiliare del PD, presieduto da Mimmo Bevacqua. Al centro del confronto, l’analisi del voto e la funzione del gruppo regionale nell’attuale scenario politico regionale e nazionale.

A tal fine si è deciso di mettere in campo una serie di iniziative con le forze sociali, economiche, del terzo settore e delle istituzioni locali per porre al centro dell’agenda politica calabrese i bisogni e le aspettative dei cittadini: sanità, Pnrr, fondi comunitari, mobilità, lavoro, terzo settore e i rapporti con gli enti locali, a partire da Anci e Upi  che si svolgeranno nelle prossime settimane.

Il Pd vuole tornare ad essere centrale nel dibattito politico calabrese e riannodare i rapporti con il territorio e i cittadini che, anche attraverso l’alta percentuale di astenuti, hanno dimostrato la propria distanza da partiti e istituzioni.

All’incontro ha preso parte anche il consigliere e segretario regionale del Pd Nicola Irto, appena eletto a Palazzo Madama, al quale sono stati formulati i migliori auguri per la sua nuova esperienza politica e manifestata, contestualmente, la disponibilità a lavorare insieme per il rilancio dell’attività del partito in Calabria. 

Pertanto il gruppo del Pd proseguirà la propria attività in massima sinergia con il partito regionale per potenziare e accelerare il percorso di rigenerazione avviato con il rinnovo degli organismi territoriali. (rcz)

Caro Times, la Calabria non è il cuore della mafia

di GIUSY STAROPOLI CALAFATIDite, dite, cos’è esattamente il cuore della mafia?

È forse la clonazione forzata e abusiva del vitale muscolo umano, con effetto del medesimo formidabile battito? È un progetto ‘mpacchiuso di asini mezzi pazzi che si impappinano nel naturale verso del raglio? È una irreversibile febbre da parrasìa che slenta e sclera il cervello umano? È forse il piglio feroce dei diavoli contro il sentimento dei resistenti? Cos’è?

“Il cuore della mafia” è l’accusa più infamante e schifosa che si insiste nel far pesare sulla storia della Calabria, e su tutto il suo popolo. La mafia è un dramma universale che, forse, anzi certamente attecchisce con maggiore forza nelle terre più depresse, disagiate e sole, ma non per questo è necessario geolocalizzarla a Sud, tra i fuochi del Mezzogiorno, le diaspore del Meridione, facendo rapporto a una banale e assai stereotipata leggenda antica (Osso Mastrosso e Carcagnosso) in grado di umiliare la dignità di una terra gloriosa come la Calabria, e quella dei suoi uomini.

La mafia è un viaggio dal precario equilibrio che fa sosta dove più le aggrada. E gira il mondo intero anche in meno di 80 giorni. La Calabria è certamente una meta, ma il relativo non può sempre passare a tutti i costi per assoluto. Costa vite, come nelle guerre di mafia.

La Calabria è malata di questo cancro, è vero, ma non è il solo manicomio in cui la mafia folle sbarella. E se c’è un dolore che fa tremare il cuore dei calabresi, è l’offesa insistente di chi invece di guarirla, aiutarla a stare meglio, darle speranza, la sotterra. La confina al cuore della mafia.

Il vero hub della mafia, non è in Calabria che sta, (non solo) la bussola orienta di precisione, e indica oltre che i punti cardinali, il petto della più varia e svariata antimafia che la Calabria la tiene nel suo principale mirino, e che alla signora (mafia), nei bordelli comunitari di detenzione del titolo, tiene il filo del potere, e favorisce la logica della superbia. Scribi e farisei, maestri del nulla.
Ma che tipo di cuore avete voi che pur di mettere in croce una regione intera, arrivate a definirla il cuore della mafia? E fate gravare sul cuore dei figli l’errore dei padri, il disappunto degli occhi del mondo?

Un cuore di pietra forse, uno schifosissimo cuore di ferro. Un cuore arrugginito di latta. Venite a viverla e a soffrirla, la Calabria, invece di crocifiggerla. Sentirete batterle in petto il cuore di carne che ha. E piuttosto che infliggerle ulteriore dolore, le darete conforto. È questione di umanità.

The Times è crudele, non pensa a nulla se non all’effetto. Nei giorni scorsi, con un titolo assai bastardo e irregolare consegna la Calabria al massacro. Altro che morzello di Catanzaro!

“Mafia hub hires cuban doctors as Italy’s medics shun region”

Nel cuore della Calabria, The Times ‘people’, batte incessante il mio cuore, batte eccitato il cuore dei miei figli, batte forte quello di famiglie intere di gente per bene. Battono i sacrifici di molti, il lavoro di tanti, i lutti e le feste di tutti. E batte anche il cuore di giornali come The Times quando, per osservare la Calabria, anche nel dare appeal a un titolo di giornale, rigettano, con responsabilità e senso di giustizia, stereotipi e pregiudizi. 

Saremo pure nati un lembo di terra un po’ malandato e forse anche un tantino maledetto noi calabresi, ma il cuore di chi vive quaggiù, batte più forte di quello della mafia. La Calabria è il nostro cuore. (gsc)

COLLASSO OCCUPAZIONALE PER I GIOVANI
IN CALABRIA SENZA LAVORO SONO IL 55,6%

di FRANCESCO RAO – I nostri giovani, dopo aver compiuto tanti sacrifici per conseguire l’ambito titolo di studio, oggi non riescono a mettere a frutto le loro conoscenze e affrancarsi dalla disoccupazione. Le cause di tali circostanze, in buona parte, sono rintracciabili in una serie di scelte fatte in passato e le responsabilità maggiori ricadono principalmente nella miopia della politica.

Quanto per cambiare, è stato speso moltissimo tempo per confrontarsi sul sesso degli Angeli, trascurando la vera e propria  valenza dell’ascensore sociale, rappresentato dai percorsi d’istruzione e dalla loro spendibilità nel mondo del lavoro. Per rimanere in tema, il numero chiuso per l’accesso alle Facoltà di Medicina sono state una scelta lungimirante? Oggi, tra le cause del mancato adeguamento tra domanda e offerta, proveniente direttamente dai mercati del lavoro, i Giovani del Meridione sono tristemente collocati all’angolo e pressati al muro dal collasso occupazionale che non potrà essere sanabile nel breve periodo.

La Calabria, nel 2017, restava al top in Ue, per tasso di disoccupazione giovanile, attestandosi al 55,6%. Ad oggi, non sono avvenuti grandi cambiamenti e persiste quel triste ancora quel primato patologico. Detto ciò, provo ad illustrare velocemente cosa è accaduto dal 1990 ai nostri giorni, tentando di analizzare brevemente le dinamiche Europee e mondiali afferenti al mondo dell’istruzione e del mercato del lavoro. Da una parte troviamo quanti hanno accolto, con umiltà ed entusiasmo, la tesi di Jeremy Rifkin guardando i processi di globalizzazione come una vera e propria opportunità.

A fronte di tali indicatori, sono state predisposte forme di adeguamento mediante l’istituzione di corsi di studio tesi a preparare i Giovani alle nuove competenze richieste da quel futuro che stava sopravvenendo. Dall’altra parte, cito l’esempio dell’Italia, in quel periodo era impegnata a reagire all’agenda politica del momento nella quale l’onda  lunga creatasi a seguito di tangentopoli, dall’ascesa di Berlusconi, dalla Destra al Governo, dal primo Governo Prodi, dall’adozione dell’Euro, con annessa la lotta eterna consistente nel decidere il rapporto di cambio lira/marco tedesco ecc. ecc.

Tutto ciò, purtroppo, oggi rappresenta la scadente cornice messa a disposizione dal Legislatore per il futuro dei nostri Giovani, costretti a non potersi posizionare positivamente all’interno del mercato del lavoro, tanto per inflazione di competenze quanto per problematiche legate alle tipologie cangianti dei contratti di lavoro. A ciò si aggiunge la penuria delle azioni concrete,  messe in atto per tentare di riportare nell’alveo ciò che oggi è diventato un vero e proprio fiume in piena identificabile nel crescente fenomeno della disoccupazione  giovanile. Allora come oggi, si è rimasti inermi a pensare che fosse sufficiente attutire l’urto sociale del momento, spendendo una marginale preoccupazione per il delicatissimo ambito maggiormente esposto e sperando nella così detta mano invisibile, pronta a riporre in equilibrio le condizioni venutesi a generare. Quella scelta ha cancellato il futuro di tutte quelle persone che oggi, alla soglia dei 40 anni, non hanno lavorato, versando contributi pensionistici nemmeno per un solo giorno.

Tanto per cambiare, noi Italiani, siamo stati sempre bastion contrario a fronte dell’innovazione; invece di leggere con attenzione i mutamenti sociali e farli immediatamente nostri, abbiamo saputo reagire al cambiamento epocale del mondo del lavoro ampliando i percorsi di studio in maniera così virtuosa per contare infiniti corsi di laurea, per giunta poco spendibili nel mercato del lavoro italiano ed in gran parte dell’Europa. Tutto ciò è avvenuto mentre l’Ocse e l’Invalsi illustrava le dinamiche del cambiamento e richiamava gli Stati, compresa l’Italia, a porre maggiore attenzione verso quali skills promuovere nei campus universitari e negli Istituti Superiori. L’effetto della mancata ed oculata attenzione verso i nostri competitor è stato ed è alla base di quanto viene dettato attualmente dal Mismatch tra domanda e offerta di lavoro.

Queste dinamiche di primissimo interesse, oggi coinvolgono i nostri Giovani e le loro famiglie, in modo particolare, quest’ultime, impegnate prima a sostenere la quotidianità dei loro figli nel percorrere la strada dell’istruzione e successivamente nel vederli penare a fronte del vortice della disoccupazione o, per la mancata gratificazione economica a fronte del lavoro svolto spesso in maniera precaria. Con l’avvento di Industria 4.0, le generazioni che oggi hanno un’età compresa tra 10 e 12 anni applicandosi soprattutto in matematica, informatica, lingue (inglese, arabo e cinese) troveranno in futuro maggiore opportunità occupazionale; anche lo studio della medicina e della chimica riscoprirà una nuova stagione, in questi ambiti sarà indispensabile approcciarsi all’informatica, alla robotica ed all’intelligenza artificiale.

Per le attuali generazioni, prive di occupazione,  a seguito delle letture e dagli studi sino ad ora compiuti e seppur la mia conoscenza non sia di rilevanza scientifica, l’unica chance intravedibile nel breve e medio periodo consisterà nel sapersi rimettere in gioco, reinventando un lavoro destinato a valorizzare ciò che ci circonda e ponendo il valore aggiunto delle nostre tradizioni  come un vero e proprio Brand da offrire a quote di mercato vogliose di vivere esperienze di accoglienza, cultura, prodotti locali e saperi dei quali il Meridione è ricco. Quanti sceglieranno di percorre questa strada, dovranno saper adempiere ad un primo ed importantissimo requisito: è vietato improvvisare, come purtroppo è stato fatto in passato, vendendo una pessima immagine dei nostri saperi e dei nostri luoghi.

Le parole d’ordine dovranno essere sostenibilità e qualità. Oggi, contrariamente al passato, possediamo i vettori giusti per canalizzare tali offerte e vi sono anche importanti finanziamenti per raggiungere gli obiettivi prefissati. Tali mezzi, da una parte alimentano alla massima velocità la diffusione del bello e potranno divenire il vero e proprio acceleratore del territorio e delle Comunità coinvolte. Perciò è sconsigliabile continuare ad usare i Social e la comunicazione in generale, in maniera spregevole. Si pensi per una volta all’importanza della web reputation da inquadrare anche come sistema di tenuta sociale.

L’esasperazione trasmessa mediante i vettori informatici crea vuoti economici ma anche nevrosi sociale. Queste scelte, qualora non governate adeguatamente dalle persone,  rappresenteranno un rinnovato senso di distruzione, volto a coinvolgere  quanti hanno intenzione di superare le difficoltà riconducibili alle tre generazioni viventi costrette a segnare il passo per mancanza di opportunità. Papa Francesco, durante il rientro da un viaggio in Marocco ha affermato: “chi costruisce muri finirà prigioniero delle sue barriere”.

Adesso, dipenderà soltanto da noi essere o non essere protagonisti. Ricorrendo ai nuovi modelli occupazionali, riconducibili soprattutto ai modelli di Start-Up, è possibile trasformare la tradizione in innovazione, interpretando il paradigma della criticità come una opportunità che sicuramente potrà conferire al Meridione una posizione attrattiva capace di aprire un dialogo con quanti non conoscono la parte bella delle nostre realtà.

Questa strada, messa a sistema, potrebbe aprire anche un nuovo percorso nel quale sia possibile infondere quella fiducia e quell’ottimismo indispensabile a superare l’attuale malessere sociale, rappresentato dalla disoccupazione, sempre più simile ad un vero e proprio male dal quale i nostri Giovani ne sono le vittime innocenti?

La Politica, in tal senso, é chiamata a dare risposte alle analisi offerte dalle scienze sociali e in tal senso, vorrei auspicare che la Campagna Elettorale in corso potesse immediatamente avere una svolta in meglio. Seguendo i vari Talk televisivi mi sembra di essere in una delle feste di paesi nei quali gli organizzatori, per raccogliere fondi, ricorrono al vecchio metodo dell’incanto, nel quale ad aggiudicarsi il bene é il miglior offerente. (fr)

(Francesco Rao, giornalista e sociologo, è Presidente del Dipartimento Calabria della Associazione Nazionale Sociologi)

PONTE, CALABRIA E SICILIA ASPETTANO
E INVIDIANO QUELLO CROATO (2,4 KM)

di ROBERTO DI MARIA – Pochi giorni fa abbiamo assistito all’inaugurazione del ponte di Sabbioncello, un’infrastruttura che elimina la cesura che separava Dubrovnik e le splendide spiagge del Peljašac dal resto della Croazia.

Adesso, grazie a un ponte strallato di 2,4km costruito da imprese cinesi e pagato all’85% dall’Ue, poche decine di migliaia di cittadini croati e centinaia di migliaia di turisti non dovranno più prendere il traghetto o superare la frontiera bosniaca.
Un corridoio che nulla ha a che vedere con la Rete TEN-T europea ma che è stato fortemente voluto da tutti i governi di un Paese di soli 4 milioni di abitanti (meno della sola Sicilia) per ragioni di continuità territoriale.

Vengono alla mente altre infrastrutture che, pur essendo previste all’interno della rete Europea AV/AC, interessando molti milioni tra cittadini e turisti e un’economia (quella siciliana) che, per quanto debole, è pur sempre del 25% maggiore di quella dell’intera Croazia, non appaiono tra i programmi elettorali dei partiti italiani.
Al di là dell’Adriatico, un ponte si fa senza polemiche, al di qua non si fa. E non si dica che i benefici che il “nostro” ponte non sono stati evidenziati infinite volte all’opinione pubblica e ai tanti governi che si sono succeduti alla guida dell’ex Bel Paese. O che la stessa Ue non ci ha ripetutamente chiesto di mettere fine a questa marginalizzazione che non è più solo sociale ed economica ma è diventata strategica ai fini del controllo del Mediterraneo centrale. Arrivando a darci risorse sufficienti (PNRR) per costruire una cinquantina di Ponti sullo Stretto. Raccomandandoci di spenderle per il 70% nel Mezzogiorno.
L’Italia, da quest’orecchio non ci sente e inventa penose scuse per rimandare l’opera che le farebbe recuperare il prestigio perso nel mondo. Scuse cadute una dopo l’altra ma sufficienti a ricoprire di bronzo le facce degli imbarazzanti Ministri dei Trasporti che si sono succeduti negli ultimi decenni. Né sono mancate, in passato, proposte da parte (guarda caso) di gruppi cinesi interessati alla costruzione, riscuotendone il pedaggio per un periodo congruo. E, come abbiamo visto, i cinesi fanno sul serio. Nulla da fare.
Conosciamo bene le resistenze alla realizzazione di quest’opera da parte di diverse formazioni politiche, ma persino quella che più delle altre si era opposta all’opera (il M5S) si è in larga parte convertita alla necessità di iniziare a compensare il Sud per la valanga di voti presi nel 2018.
Qualche disinformato dirà che, finalmente, l’opera è stata riavviata dal governo Draghi, ma le modalità scelte rimettono ottusamente in discussione tutto quello che era stato fatto negli ultimi 30 anni e che avevano portato persino all’aggiudicazione dell’appalto. Una presa in giro in quanto la soluzione a tre campate, rispolverata dal governo uscente, comporta tali difficoltà tecnico-costruttive da somigliare a un accantonamento a tempo indeterminato; magari per aprire la strada a quell’Opzione Zero tanto cara al Ministro Giovannini.
A proposito dei partiti, dopo l’indizione delle elezioni del 25 Settembre, sul Ponte è sceso un silenzio assordante. Non soltanto da parte del centro-sinistra da sempre contrario ma anche da parte del centro-destra.
Chi non ricorda il famoso plastico e il contratto sottoscritto da Berlusconi alla presenza del “notaio” Vespa in prima serata TV? Ebbene, nella sua prima intervista televisiva il cavaliere, tra tante promesse, il Ponte non l’ha neanche nominato. Meloni non ne parla da mesi, forse anni e Salvini sembra più interessato al destino degli immigrati clandestini che alle sorti dei siciliani e dei calabresi.
Tornare a parlare di quest’infrastruttura, magari con la serietà che l’argomento richiede, sarebbe un segno di maturità, fosse soltanto per essere intellettualmente onesti con gli elettori. Un primo, fondamentale passo per affrontare l’insostenibile disparità di condizioni tra nord e sud. O, forse, il tema è secondario e “de minimis non curat praetor”? (rdm)

L’OPINIONE / Giusi Princi: Calabria ai vertici delle performance a esami di stato non è estemporaneo

di GIUSI PRINCI  – Tra giugno e luglio si raccoglie il grano, vero oro dei popoli, lo si accatasta, si fanno i conti, e poi si valuta che stagione è stata. Mi piace associare in senso figurato la raccolta nei campi alla chiusura d’anno scolastico, al termine degli esami di maturità e di tutto il lungo percorso di formazione e istruzione che li precede.

Nonostante anni connotati da stravolgimenti di ogni tipo dettati da una pandemia devastante, in una terra già difficile quanto ricca di potenzialità quale è la Calabria, il raccolto quest’anno è stato più che soddisfacente: i ragazzi della nostra terra svettano in cima a tutte le classifiche d’Italia, grazie ai loro risultati alle prove di maturità che giungono al termine di un ciclo di studi probabilmente tra i più impegnativi di sempre.

È un risultato che ripaga. Dietro i risultati che racconta la tabella delle percentuali, so per certo che c’è una scuola che non si è arresa, come Istituzione, alle avversità contingenti; c’è un lavoro durissimo e qualche volta poco conosciuto di docenti eccezionali; c’è soprattutto la resilienza di un popolo, quello calabrese, che ha saputo da sempre fare di necessità virtù con la sua operosità e il suo ingegno. Lo so per certo perché provengo dal mondo della Scuola e ho potuto constatare nella quotidianità come l’articolazione di un percorso virtuoso faccia inevitabilmente esplodere la ricchezza dei nostri ragazzi, che si impongono poi nelle università e nelle professioni. Creare condizioni di studio ottimali qui in Calabria è un aspetto centrale del mio mandato, come mi è stato chiesto dal Presidente Roberto Occhiuto sin dal primo giorno d’insediamento, affinché il capitale umano che finora abbiamo esportato possa invece rientrare in Calabria ed essere volano di una Calabria diversa, migliore.

Qualcuno, a cui è caro un certo fatalismo che spesso ha ingabbiato le nostre grandi qualità, dirà che si tratta soltanto di un sogno. Ritengo che i sogni restino tali a vita se nessuno prova a realizzarli. Noi ci proviamo. Il nostro obiettivo è di creare già ora i presupposti, le condizioni strutturali, perché i ragazzi non fuggano via dalla Calabria, perché finisca quell’esodo autunnale caratterizzato da pullman, treni e aerei che partono dalle nostre città carichi di speranze per fare tappa altrove. Una fotografia che intendiamo cancellare dall’immaginario collettivo delle famiglie di Calabria, ormai abituate e rassegnate a questo.

La Giunta Occhiuto vuole infatti arrestare lo stillicidio attraverso il quale le nostre migliori menti devono allontanarsi da questa regione; al tempo stesso, intendiamo richiamare già adesso i migliori giovani che si stanno distinguendo lontano da qui per un riscatto sociale, culturale e professionale meritato.

Perché i nostri ragazzi meritano di poter contribuire a fare del nostro futuro una realtà degna di essere vissuta pienamente. Scuola, dunque, che va intesa come vero ascensore sociale. Il risultato che pone la Calabria al vertice delle performance agli Esami di Stato non è estemporaneo e non è frutto di improvvisazione o di errori di calcolo. Parte da lontano ed è il risultato di un intero ciclo di studi; tant’è che quest’anno più che mai, dato che è pesato nella conta per il 50% è il credito scolastico accumulato nel triennio finale.

L’esame non ha fatto che confermare un dato facile da prevedere. Allora un plauso al nostro oro, al nostro grano, ai ragazzi e alle loro famiglie, ai docenti, a tutti coloro i quali credono nel lavoro e lavorano per l’Istituzione Scuola. Un plauso per tutti i calabresi che pensano ancora che il valore della cultura sia un investimento importante. Noi non staremo solo a guardarli, saremo al loro fianco. (gp)

L’OPINIONE / Giusy Staropoli Calafati: Cari viaggiatori state certi che la Calabria vi ruberà il cuore

di GIUSY STAROPOLI CALAFATIAmici, viaggiatori, turisti, villeggianti, gente in viaggio… 

Semmai decidiate di spatriare durante un vostro qualunque tempo di recupero, e venire fino in Calabria a recuperare, alla ricerca di nuovi itinerari da seguire, luoghi autentici da scoprire, e indimenticabili avventure esperienziali da fare, sappiate sarà necessario essere consapevoli che potrebbe accadere. 

Cosa? Che la Calabria vi rubi il cuore. 

Essa ha una speciale carta geografica a calamita, più d’una in qualche caso, che vi potrebbe condurre oltre il suo classico definito luogo geografico. Altrove. Che non è un posto qualunque ma un certo prezioso andare.

È la sua letteratura. La sua storia, il suo Sud reale.

Vi sono infatti uomini, ivi nati e formati, e consapevolmente aderenti al ‘900 storico-letterario italiano, che tra miti racconti e leggende conducono anima e corpo, pure in apnea, fino alle pendici del suo paradiso. 

Eccovi una breve legenda.

Leonida Repaci: esplorazione della Costa Viola, con tutti i colori della creazione e il dolore del pesce spada che decide di arenarsi e morire, pur di seguire la sua femmina arpionata; Corrado Alvaro: atterraggio morbido nel cuore delle Alpi Aspromontane, incontro coi pastori e pellegrinaggio a Polsi, dove l’uomo attraverso la fede esplora il suo inabissato spirito.

Francesco Perri: inoltro fin dentro la valle delle grandi pietre, a Pietra Cappa, il monolite più alto d’Europa; Saverio Strati: ritrovo nell’anima viva di Africo vecchio, tra i resti delle scuole elementari costruite da Umberto Zanotti Bianco; Mario La Cava: avanzamento a piedi nudi lungo i caratteri dello Jonio blu mare, tra le distese miagolanti di spiaggia dorata; Franco Costabile: avvio intorno a tutti gli altari dotati di rosa nel bicchiere della regione, in cui all’inno del canto dei nuovi emigranti, si celebra il Sud reale della via degli ulivi. 

A piè di pagina, di tutte le geo carte a disposizione, ulteriori indicazioni su come raggiungere, ad esempio, la pietrosa di Leonida e Albertina, su come affacciarsi dalle rimembranze di Giuseppe Berto al faro di Capo Vaticano, come arrivare a Scilla fin sopra lo scoglio dell’ulivarella. E ancora: come giocare alle nocciole nella piazzetta di Sant’Agata del Bianco, come accendere una teda nella notte buia della montagna.

Come arrivare a San Costantino di Briatico, ipogeo di Luigi Maria Lombardi Satriani, inclusa la strada per Sant’Irene, lo scoglio e il mare di Ulisse. I tanti paesi natali di tutti, già mappati dal destino. E poi la terra fertile sotto i mandarini della sibarite, l’acqua ribelle del fiume Lao, le cascate del Marmarico, i loricati del Pollino, l’isola di Dino, le valli Cupe, la Ferriera Borbonica, i calanchi bianchi come la neve, Gerace, le processioni di ritorno e le avanzate di Mata e Grifone.

Capo Colonna, Locri di Nosside, l’arco Magno, e tutto il resto che esiste e che non è magari segnalato da Maps, e per non correre il rischio di perdere proprio in Calabria, tra la straordinarietà di questa terra dei viventi, i viaggiatori destinati altrove. Magari tra gli acquerelli del Codice Domenico Romano Carratelli , o del Codex Purpureus Rossanensis. 

A Paola, a Paravati, a Tropea, tra le tante destinazioni, troverete le reliquie del Creatore di questo capolavoro che è la Calabria ruba cuori. A Paola San Francesco, a Paravati Natuzza Evolo, a Tropea Don Mottola. Poi altrove edicole votive e grotte e nicchie.

Ogni destinazione dentro la destinazione sarà a sua immagine e a immagine della Magna Grecia, che non è tragedia ma bellezza. Tanto che i figli di Omero vi accompagneranno a iosa ovunque e altrove. Anche dove lo zoppo fa il suo salto.

Ogni luogo dove le carte vi condurranno sarà una scoperta sorprendentemente istagrammabile. (gsc)

L’OPINIONE / Emilio Errigo: Perché la Calabria deve essere amata

di EMILIO ERRIGO – Da più parti mi chiedono garbatamente, quale siano le vere motivazioni che mi inducono a scrivere sempre bene della Terra mia: “la Calabria”!

Ora cerco per quel che posso e come posso fare, di tentare di condividere con quanti hanno la fortuna e l’intelligenza di leggere il quotidiano e i numerosi speciali di Calabria.Live, le verissime motivazioni.

In primis, mi viene in mente il mio luogo di nascita anagrafica, città capoluogo di Reggio Calabria, poi perché ho dovuto lasciare giovanissimo la mia amata Calabria, per adempiere al periodo del servizio di leva obbligatoria, per me, arruolato nel Corpo della Guardia di Finanza, il primo ottobre del 1977.

Fino alla maggiore età ho vissuto, giocato e mi sono pure divertito tanto, in giro per mari e monti della Calabria, da un comune all’altro, in movimento continuo, per via della mia passione, il canto e i balli di Calabria. Quindi ho indossato con gioia,  pure i tradizionali vestiti folcloristici  Calabri-Grecanici, rappresentativi della storia ultra millenaria della Magna Grecia.

Mi ha affascinato talmente tanto il servizio militare nelle Fiamme Gialle, che ho presentato domanda di essere raffermato oltre i tre anni di ferma obbligatoria. Sono alla soglia del quarantacinquesimo compleanno vissuti con anima e il Corpo della Guardia di Finanza. Quante esperienze e rischi operativi, senza fine mai!

Ho da sempre nutrito un’attrazione controllata, verso il mondo della narrativa verista e naturalista, Corrado Alvaro, Leonida Repaci, Gaetano Cingari, Saverio Strati, Domenico Ficarra, Giovanni Verga, Luigi Pirandello, Èmile Zolà, i miei scrittori preferiti, non meno importanti di tanti altri  scrittori del vero, calabresi, siciliani, italiani e stranieri.

Lo studio del diritto, dell’economia e della giurisprudenza, sono stati la mia seconda attività intellettuale, tanto che dopo il conseguimento delle due lauree la prima, in giurisprudenza e la seconda, in economia e commercio, a cui ho aggiunto due master di II livello, specialistici in Homeland Security e poi in Sicurezza e Cooperazione Internazionale, ho insegnato quasi tutti i diritti e materie economiche-tributarie, negli Istituti di Istruzione della Guardia di Finanza,  e da circa 4 anni in Università della Tuscia, dove sono titolare di due materie: “diritto internazionale e del mare” e di “management delle attività portuali”.

Non ho mai dimenticato le mie origini territoriali  e famigliari, di cui ne vado fiero e sono orgogliosissimo all’infinito.

La lettura di due storici libri-verità del grande giornalista-scrittore della Calabria, ora editore, Santo Strati, Buio a Reggio e La Calabria nel Cuore, mi hanno creato i giusti presupposti emotivi, per chiedere al caro vero amico della Calabria e dei calabresi, il sopra citato Santo Strati, di essere accolto tra coloro che vogliono contribuire a rendere onore alla verità, rappresentando la Calabria così com’è, con l’aggiunta di qualche nota di colore e profumi, tutti a base di bergamotto, gelsomino, zagare di agrumi e fiori di Calabria.

Credetemi che ho letto e studiato tanto, al punto tale che devo ogni anno sostituire i miei occhiali da lettura.
“La Calabria quanto la amo”! Non saprei farne a meno, non riuscirei a respirare senza i profumi intensi della mia terra lontana, che per tenermela dentro il cuore, le scrivo lettere d’amore e di profondo rispetto.

Andate a leggere su Calabria.Live alcune delle mie lettere d’amore, altre le troverete navigando sul web. Mi sono convinto che la Calabria deve essere amata, per tante ragioni conosciute o meno, per tutte le sofferenze e privazioni che dovuto subire e accettare, il Suo Popolo.

La Calabria deve essere amata, perché se lo merita, per tutti quei calabresi, dico ancora, con la C maiuscola, che l’hanno onorata, rappresentata nel mondo del sapere e della cultura, in tutto il pianeta terra, in Italia e all’estero.

Io per quel che ho potuto è così come mi è stato possibile, ho contribuito, sia pur in minima parte, a rafforzare l’immagine e il prestigio della Calabria, senza nulla pretendere o chiedere ad alcuno.
Amo la Calabria e la continuerò ad amare, con tutto il cuore, fin che il buon Dio lo vorrà! (er)

[Emilio Errigo è nato in Calabria, Generale in aus della Guardia di Finanza].