Italia del Meridione: «Uno schiaffo alla dignità della Calabria gli ospedali da campo»
Secondo il Movimento politico Italia del Meridione, guidato da Orlandino Greco, «Quella degli ospedali da campo è uno dei più grandi schiaffi alla dignità dei calabresi. Ci sono tante infrastrutture, come quella di Cariati, che potrebbero essere messe a disposizione del nuovo Piano anti-Covid».
In una nota l’ex consigliere regionale Greco stigmatizza la situazione della proroga del commissariamento: «Il sistema sanitario calabrese, attorno al quale ha banchettato per anni il malaffare, è una bomba sociale ad orologeria. Resistono isole di eccellenza, come il reparto trapianto reni di Reggio Calabria, il Sant’Anna Hospital di Catanzaro, i tanti medici e manager della nostra provincia e le associazioni che suppliscono alle carenze del servizio pubblico con la loro medicina solidale. Resistono anche i cittadini e i sindaci, le prime vere vittime di questo sistema sull’orlo del collasso, che oggi hanno pacificamente manifestato a Cariati per chiedere pubblicamente la riapertura del proprio ospedale. Un presidio geograficamente fondamentale per tantissimi cittadini del basso Jonio cosentino e che, com’è noto, fu cinicamente chiuso attraverso i tagli lineari del piano di rientro della sanità calabrese. Una situazione che creò e che continua a creare tanti disagi agli abitanti di una zona già di per se in grave ritardo di sviluppo per ciò che concerne la viabilità e non solo.
«Da ex sindaco e da cittadino che vive le difficoltà dei nostri territori, che quotidianamente visito in lungo e in largo per percepirne anche e soprattutto le istanze provenienti dal basso, non posso che esprimere la mia totale solidarietà rispetto all’iniziativa messa in campo quest’oggi.
«Tra le quattro regioni che il governo ha inserito nelle aree rosse, la Calabria presenta una situazione differente, e per certi versi paradossale, legata alla storia del commissariamento della sanità regionale, alle carenze infrastrutturali e ai ritardi nella spesa dei fondi del governo: non c’è più tempo da perdere!»
Dal punto di vista di Greco «È ormai caduto, in modo plateale e a tratti naif, alla luce delle maldestre giustificazioni televisive, il mito del commissariamento come strumento con cui le riottose regioni del Sud devono essere ricondotte sotto l’imperio della legge. Alla Calabria servono competenze, attitudini scientifiche, esperienze manageriali complesse, conoscenza analitica delle regole di finanza pubblica e che di certo non mancano nel vivaio di intelligenze che la nostra terra può vantare. Occorre, dunque, dire basta alle beghe istituzionali, alle toppe peggio dei buchi, agli scaricabarile: bisogna fare cerchio, da Roma alla Calabria, per ridare linfa ad un settore indispensabile per la vita è il benessere di tutti noi. La situazione è grave ma non seria, forse siamo ancora in tempo per evitare il precipizio». (rcs)
Tolomeo: «Caro Gino Strada, non si faccia coinvolgere nel Commissariamento della Calabria»
Una lettera a Elisabetta Strada, figlia di Gino, consigliere regionale della Lombardia, è stata inviata dalla Federazione Italiana dei Circoli Calabresi presieduta da Salvatore Tolomeo, perché convinca il padre a non cadere nel “tranello” del Commissariamento della sanità calabrese.
«Cara Elisabetta – si legge nella lettera –, per tramite di Enrico Marcora alle regionali abbiamo sostenuto con molto piacere la tua candidatura, senza mai chiedere nulla per la dignità e onestà che ci contraddistingue. Per l’affetto che abbiamo conservato nei tuoi confronti, ti chiediamo di dissuadere tuo padre dall’accettare il boomerang della nomina di “aiuto” Commissario Sanità in Calabria dove già è atteso da una dura contestazione popolare.
«Si sminuirebbe la storia di Gino Strada fatta di altruismo e solidarietà universale se andasse a farsi coinvolgere in un sistema di Commissariamenti della Sanità in Calabria fortemente contrastati perché, tutti rigorosamente provenienti da altre Regioni, hanno fruito di lauti compensi, pur sempre assenti, e portando la sanità allo sfascio totale sotto la regia governativa ora scoperta grazie alle inchieste giornalistiche su Cotticelli (voluto dai M5S) e Zuccatelli (candidato alle politiche a Cesena con LEU e non eletto ma voluto da Speranza), oltre al predecessore Massimo Scura (renziano di Gallarate). Non te ne aggiungo altri essendo numerosi.
Presidente Mattarella, il 19 novembre accolga i 400 sindaci calabresi!
di SANTO STRATI – Giovedì prossimo 19 novembre, 400 sindaci di tutta la Calabria (mancheranno solo quelli dei comuni commissariati) saranno a Roma per un sit-in davanti a Palazzo Chigi, per incontrare il presidente Conte, esporre le criticità della regione e chiedere interventi risolutivi.
Ci permettiamo di suggerire ai sindaci (e all’Anci Calabria che ha organizzato la manifestazione) di chiedere, anzi esigere un incontro con il Presidente Mattarella. Abbiamo bisogno che il Capo dello Stato ascolti il grido di dolore che viene dal profondo Sud, da una Calabria sempre più abbandanata e dimenticata, ancor soggetto di colonizzazione “politica” e di spartizioni che niente hanno a che vedere con il benessere e lo sviluppo di questa terra. E la salute, oggi in primo piano davanti all’insidiosa e terribile minaccia del coronavirus, è al primo posto nelle istanze della Calabria.
Siamo certi che il Presidente Mattarella non si sottrarrà a dare quel segno di attenzione che i calabresi, per il tramite dei loro primi cittadini, invocano. Il Presidente Mattarella conosce e ama la nostra terra e ha a cuore il benessere e ideali condizioni di vita di tutti gli italiani, ma sa bene che la Calabria, pur esportando eccellenze e distribuendo in ogni parte del mondo i suoi figli migliori che danno con orgoglio lustro alle proprie origini, ha bisogno di maggiori cure e attenzioni rispetto alle regioni più fortunate del Centro-Nord.
L’incontro che Mattarella non crediamo vorrà negare alla Calabria, per restituirle quella dignità defraudata in queste ultime settimane, avrà un significato specifico, soprattutto in questo momento che la Calabria è in primo piano per le sue difficoltà nella gestione della salute dei suoi cittadini. La regione patisce oggi anche una vacatio amministrativa resa ancor più dolorosa dalla perdita della giovane presidente Santelli, ma ha la capacità di risollevarsi e di rimettersi in gioco. Per questo non deve bastare ai nostri primi cittadini, che riempiranno piazza Colonna in attesa dell’importante incontro con il capo del Governo, il dialogo con l’Esecutivo: è necessario il gesto di attenzione di Mattarella. Presidente inviti e accolga i sindaci della Calabria per dimostrare che il Paese è unito e forte proprio perché sa essere unito e coeso e non può accettare che ci siano cittadini di serie B. (s)
UNA MANIFESTAZIONE PROMOSSA DALL’ANCI (l’Associazione Nazionale dei Comuni italiani)
Ieri pomeriggio a Lamezia si sono incontrati i sindaci di Anci Calabria per preparare l’appuntamento della prossima settimana.Tutti i sindaci calabresi saranno il 19 novembre a Roma per chiedere il superamento del commissariamento della Sanità in Calabria. Previsto un Sit-in di protesta davanti a palazzo Chigi alle 12, con la partecipazione in presenza di tutti i sindaci della Calabria finalizzato ad ottenere, tramite il recepimento di proposte di emendamento ed integrazioni da recepire in sede di conversione in legge del “Decreto Legge Calabria”.
In considerazione della delicata situazione in cui versa la sanità regionale, i sindaci chiedono che vengano introdotte queste modifiche all’interno del documento governativo:
Superamento del commissariamento della Sanità nella Regione Calabria.
Abbattimento e ripiano del debito storico del settore determinatosi nelle stagioni commissariali.
Potenziamento del personale nella rete sanitaria regionale con superamento delle rigide barriere poste dall’art. 11 del precedente provvedimento “Calabria”.
Richiesta di immediata adozione od integrazione Piano Covid con allestimento dei necessari posti letto di terapia intensiva e subintensiva con:
conseguente assunzione del personale medico e paramedico occorrente;
acquisizione delle necessarie strumentazioni elettromedicali per riattivazione e potenziamento delle capacità degli Ospedali Spoke e di quelli Generali, nonché dei Dipartimenti di Prevenzione, con riguardo alla medicina territoriale e realizzazione degli USCA.
Coinvolgimento dei Sindaci a partire dalla immediata attivazione delle Conferenze Sanitarie Aziendali e dalla convocazione urgente dei Presidenti delle suddette Conferenze al fine di definire congiuntamente agli organi regionali e nazionale le modalità e le linee principali di azione per uscire il prima possibile dal Commissariamento ed avviare una nuova stagione della tutela della salute dei cittadini calabresi e del rilancio della sanità pubblica regionale. (rrm)
SFASCIO SANITÀ, LA DENUNCIA DELLE ‘IENE’
UNA VERGOGNA TOTALE PER LA CALABRIA
di SANTO STRATI – Ancora una volta è una trasmissione televisiva a squarciare il velo della vergogna infinita della sanità calabrese, vergogna che però non è solo degli inetti amministratori che si sono succeduti in oltre dieci anni di commissariamento, ma investe tutto il Paese. Non è tollerabile ascoltare le dichiarazioni dei medici in prima linea, con un’abnegazione davvero eroica nei confronti di chi ha bisogno di cure e assistenza nella pandemia, né tanto meno vedere che a fronte dello sfascio di ospedali che cadono a pezzi (Locri), tra sporcizia e abbandono totale, ci siano reparti nuovi (Gioia), teoricamente immediatamente pronti a entrare in funzione, che, invece, rimangono chiusi.
È di questo che dovranno parlare gli oltre 400 sindaci, in rappresentanza di tutti i comuni della regione che giovedì 19 hanno organizzato un sit-in davanti a Palazzo Chigi. Dovranno chiedere l’azzeramento del debito della sanità, per poter ripartire in modo adeguato, dovranno opporsi al commissariamento, contestando il decreto apparso oggi sulla Gazzetta Ufficiale, ma soprattutto dovranno spiegare l’impossibilità di essere normali in una terra che dovrebbe produrre ricchezza dalle sue risorse naturali, artistiche, dall’eccellenza dei suoi scienziati e di tanta sua gente. L’impossibilità di garantire salute e benessere a poco meno di due milioni di italiani che hanno la sola colpa di essere nati in Calabria. È amarissima questa affermazione, in contrasto con il grande orgoglio che contraddistingue il senso di appartenenza dei calabresi, quella “calabresità” che mette in moto una marcia in più, perché ogni calabrese sa che per lui ogni cosa sarà più difficile. Per questo i calabresi che lasciano la Calabria raggiungono rapidamente posti di grande rilievo in tutti i campi: si fanno valere, perché hanno conquistato con capacità, impegno e competenza il ruolo che si addice loro. Quelli che rimangono non sono da meno, ma per loro è ancora più difficile, perché in questa terra non viene riconosciuto il merito, non vengono valorizzate le risorse umane, non vengono offerte opportunità di crescita e di utilizzo delle competenze maturate in atenei che sfiorano l’eccellenza.
Invece viene garantito un servizio sanitario da terzo mondo, con il disprezzo totale delle vite umane e nessuna vergogna per l’inezia con cui si affrontano i problemi. Ieri pomeriggio, in tv il presidente facente funzioni Nino Spirlì, ospite di Tiziana Panella a Tagadà su La7, ha tuonato contro la candidatura di Gino Strada suggerita dai Cinque stelle come futuro commissario della sanità calabrese, rivendicando la qualità e le professionalità presenti in Calabria. Ma non basta chiedere di attivare oltre 200 nuovi posti di terapia intensiva, quando poi manca il personale: medici, infermieri, tecnici specializzati. E non si fa nulla per sbloccare assunzioni, creare occupazione, formare tecnici, infermieri, specializzati. E i soldi – che ci sono – non vengono nemmeno utilizzati: 86 milioni per l’emergenza Covid non si sa che fine abbiano fatto, se non che non sono stati utilizzati. E le Iene di Italia 1 lo hanno documentato in modo efficace.
Ancora una volta gli italiani si sono trovati inorriditi di fronte allo schifo documentato dalla trasmissione tv: sono anni che Le Iene battono il territorio calabrese, denunciando il degrado e l’abbandono. Possibile che nessuno, il giorno dopo chieda mai scusa e si faccia da parte, lasciando spazio a chi ha veramente a cuore questa terra? Come si fa a tollerare la mancanza delle Usca (Unità speciali destinate alle cure a domicilio per i malati di covid che non avrebbero bisogno del ricovero ospedaliero)? Come si fa ancora a parlare di Hotel Covid (dove alloggiare i malati di covid che non possono tornare a casa per non infettare i familiari) che nessuno da maggio a oggi è riuscito a individuare? Eppure ci sono decine di strutture ricettive praticamente deserte. Sarebbe anche un modo di far superare la crisi ai disperati gestori e creare occupazione: servono infermieri specializzati per assistere i pazienti in via di guarigione, ma ci sono nuove opportunità di lavoro giacché la filiera degli Hotel Covid ha bisogno di cucina (cuochi, addetti alla preparazione dei cibi, etc) lavanderia, servizi di pulizia, etc. Neanche questo smuove la burocrazia regionale che impedisce, nonostante l’emergenza, di velocizzare procedure stupide e semplici: no, accanto all’incapacità di politici e funzionari, abbiamo anche l’ottusa burocrazia che blocca, ostacola, annienta qualsiasi briciolo di iniziativa.
Come si può affrontare la seconda ondata dell’emergenza Covid quando manca il minimo coordinamento, una guida autorevole che decida, nel bene o nel male, quanto è necessario fare? Inutile protestare contro la zona rossa, anzi ringraziamo il cielo che, forse, con questo sacrificio eviteremo di vedere intasate le terapie intensive fino a far scoppiare gli ospedali, ma bisogna cambiare, con assoluta urgenza, rotta. Da oggi, con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del nuovo decreto Sanità, sono sospesi tutti gli incarichi di commissari e dirigenti medici in Calabria: li dovrà riaffidare il nuovo commissario che ancora non c’è. L’impavido quanto inossidabile compagno Roberto Speranza, ministro della Salute, aveva scelto un uomo d’apparato, indifferente alle proteste e alle documentate obiezioni su questa nomina. Il premier Conte, in un risveglio di coscienza civile, sta pensando a Gino Strada. Ottima scelta se affiancata dalle tante professionalità presenti nella regione e rafforzata dalla disponibilità dichiarata da scienziati calabresi che, anche nel caso vivano fuori, sono pronti a offrire gratuitamente il proprio aiuto, a cominciare dai Rettori Giovambattista De Sarro dell’UMG di Catanzaro ed Eugenio Gaudio della Sapienza, per finire all’emerito cardiologo prof. Franco Romeo (già chiamato a dare consulenza alla Giunta) e all’illustre farmacologo Pino Nisticò (già presidente della Regione Calabria). Forse l’arrivo di un nome di grande prestigio renderà più facile trasformare in modo radicale lo sfascio in efficienza e produttività. Ce la possiamo fare, ma servono serietà e impegno e la collaborazione trasversale di tutte le forze politiche. Ed è quest’ultima la vera grande difficoltà, quella che impedisce di diventare un Paese normale. (s)
Pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto Calabria sul commissariamento della Sanità
È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale di ieri con entrata in vigore da oggi il decreto sulla proroga del commissariamento della sanità in Calabria. Il decreto (n. 150 del 10 novembre dovrà essere convertito in legge entro 60 giorni dai due rami del Parlamento.
Nel decreto è stata inserita anche la norma che fa slittare, causa pandemia, la data delle elezioni che si dovranno tenere tra tra il 14 febbraio (prima data utile) e il 28 marzo.
Nel decreto non c’è alcun riferimento alla nomina del commissario ad acta, mentre è prevista la permanenza dei commissari e dei direttori generali nominati in base al precedente decreto e in carica al 3 novembre 2020.
Il decreto avrà durata biennale, con verifiche obbligatori ogni sei mesi sullo stato di attuazione delle misure necessarie per il ripristino delle normali condizioni amministrative in ambito sanitario. Secondo il decreto, spetterà al commissario ad acta la nomina dei commissari Asp e delle Aziende ospedaliere nonché i direttori generali degli enti del servizio sanitario regionale e qualsiasi altro organo ordinario o straordinario. Alla data odierna cessano dunque dalle loro funzioni tutti i commissari (incluso Zuccatelli che aveva la gestione dei due ospedali catanzaresi Mater Domini e Pugliese Ciaccio).
La nomina del nuovo commissario è attesa per oggi stesso. (rrm)
Il testo completo pubblicato dalla Gazzetta Ufficiale di oggi
SI FA “STRADA” UN’ALTRA IPOTESI SANITÀ
MA SERVE UNA SQUADRA DEL TERRITORIO
di SANTO STRATI – Nessuna pregiudiziale nei confronti di Gino Strada, fondatore di Emergency medico pluridecorato per il suo impegno civile sui fronti caldi della guerra, a difesa di profughi, rifugiati, ultimi. Il suo nome, lanciato dal Presidente dell’Antimafia, il grillino Nicola Morra, è quello più gettonato a Palazzo Chigi per rimpiazzare subito l’infelice scelta di Giuseppe Zuccatelli, attuata in piena autonomia dal ministro Speranza. Gino Strada ha autorevolezza, competenza e abbastanza personalità per ridare smalto alla sbiaditissima immagine della sanità calabrese. Il premier Conte, secondo alcune indiscrezioni, ieri sera lo ha sentito per sondare la sua disponibilità, sempre tenendo presente i messaggi “bellicosi” che arrivano a tutta la Calabria per il nuovo commissario. Con una indicazione precisa di gran parte dei calabresi: «non vogliamo Zuccatelli».
Come sarebbe accolto il nome di Strada dai calabresi? Non c’è, indubbiamente, un rifiuto in termini pregiudiziali, visto che ancora una volta la scelta cadrebbe su uno “straniero”, pur essendoci in Calabria tantissime eccellenze in campo medico, scientifico e manageriale, ma qualche perplessità è legittima. Se da un lato, un grande amico dei calabresi come il deputato azzurro Osvaldo Napoli si domanda se «Davvero Conte pensa che non ci sia un-calabrese-uno con le qualità e i titoli per organizzare il piano Covid in Calabria? Lo dica con grande chiarezza, non si nasconda dietro gli argomenti da leguleio» e, incredibilmente, Matteo Salvini chiede che la scelta ricada su un manager calabrese, dall’altra parte la società civile calabrese – attenuata la rabbia, vista la volontà di rimuovere subito Zuccatelli – mostra una certa disponibilità su Gino Strada, al quale non viene negata la tradizionalmente calorosa accoglienza, ove si verifichino una serie di condizioni.
La prima condizione, è evidente, è che il fondatore di Emergency smetta di fare il giramondo e accetti di fermarsi in Calabria tutto il tempo necessario per portare a termine il difficile compito assegnato: i calabresi sono stufi di manager “turisti” che passano due giorni in Calabria e gli altri quattro nelle proprie residenze. La seconda è che Strada metta insieme subito una squadra di eccellenze locali che lo affianchino a risolvere tutte le criticità del comparto sanitario calabrese, coinvolgendo soprattutto le Università. Abbiamo una Facoltà di Medicina a Catanzaro che sforna continuamente straordinarie figure di scienziati, specialisti ed esperti che il mondo intero s’accaparra subito e che ha al suo interno delle professionalità a valore di eccellenza, a partire dal Rettore dell’Università Magna Graecia prof. Giovambattista De Sarro. Ci sono tanti calabresi illustri scienziati pronti a rimboccarsi le maniche – a titolo gratuito – per regalare e mettere a disposizione della alla propria terra capacità e competenze: per esempio il Rettore della Sapienza Eugenio Gaudio, l’ex presidente della Regione il farmacologo di livello internazionale Pino Nisticò, lo stesso supercardiologo prof. Franco Romeo, appena chiamato come consulente covid dalla Giunta). Con un gruppo di scienziati di questo livello il lavoro di Strada (affiancato ovviamente anche da vice, almeno questi calabresi, con provate capacità manageriali che conoscono il territorio e le problematiche della Sanità. Bastano nomi come Rubens Curia e Gianfranco Luzzo per rivoltare, anche dal punto di vista amministrativo, il sistema sanitario calabrese.
Per far digerire la nuova scelta di uno “straniero” al presidente Conte servirebbe, però, un altro colpo di teatro: l’azzeramento del debito sanitario della Calabria. Si potrebbe così ripartire da zero, con i conti in ordine e l’obiettivo di attivare ospedali dismessi, creare occupazione, attivare opportunità di cura nella propria terra alle migliaia di calabresi che ogni anno sono costretti a cercare assistenza e cure al di fuori (vale solo questo 300 milioni di spesa annua), rendere produttive le aziende ospedaliere com’è giusto che sia in un Paese civile, in modo da affrontare non soltanto l’emergenza covid ma offrire un futuro più sereno a chi ha bisogno di cure ospedaliere, di interventi chirurgici, di diagnostica avanzata, senza bisogno di ricorrere alle strutture private. Il benessere dei cittadini calabresi deve essere al primo posto tra le priorità da seguire per garantire crescita e sviluppo del territorio.
Per questa ragione l’azzeramento del mostruoso debito della Sanità calabrese è il punto di partenza, la conditio sine qua non, per poter ripartire e garantire la necessaria assistenza, anche al di là del flagello covid. Ma se il nuovo commissario (Strada o chi per lui) non si trova con i conti in ordine e deve preoccuparsi di pagare debiti pregressi, difficilmente potrà cambiare il volto della sanità calabrese. Nessuno ha la bacchetta magica, ma l’azzeramento del debito (fattibile data l’emergenza che ha tolto i picchetti al deficit strutturale dei Paesi come il nostro) diventa un passepartout per garantire ai calabresi salute, benessere e sanità d’eccellenza. Perché, è bene ricordarlo, in Calabria ci sono medici, scienziati, ricercatori di altissimo livello pronti a dare il massimo (come già hanno dimostrato durante la prima fase della pandemia) per far tornare il sorriso ai nostri conterranei sfortunati che potranno curarsi nella propria terra, avendo vicino il conforto dei propri cari, senza bisogno di affidarsi ai viaggi della speranza.
Detta così sembra facile, ma – attenzione – non è difficile se la politica, per una volta, riesce a interpretare le esigenze, i bisogno di un intero territorio che è stato svenato, sventrato, distrutto, solo per interessi di parte. Ci sono aziende sanitarie pubbliche che non presentano un bilancio da anni e si parla di miliardi di debiti: ma chi sono i creditori? Chi ha preso due tre volte lo stesso pagamento e chi – disgraziato lui – attende novecento giorni per vedersi saldata una fornitura? C’è da fare una grande pulizia e un nome di prestigio potrebbe aiutare nell’operazione, sempre che – sia ben chiaro – si realizzino le condizioni prima indicate. Occorre finirla di affidarsi alla formula “un uomo solo al comando”, serve fare squadra. Solo una squadra di eccellenze può produrre eccellenti risultati. Ben venga Gino Strada (di cui s’ignorano le competenze amministrative) e gli si affianchi una squadra di manager che sappiano mettere ordine nei conti e pianificare le necessità del territorio investendo le risorse che ci sono e non sprecandole o disperdendole in inutili soluzioni col sapore dell’eterna provvisorietà. Tanto per fare un esempio, ci sono decine di ospedali abbandonati che si possono rimettere in funzione attrezzandoli non solo per affrontare l’emergenza, avendo chiara una visione strategica per il futuro.
I calabresi chiedono questo al presidente Conte e al presidente della Repubblica Mattarella: di non essere colonizzati, di non essere trattati come sudditi, ma come cittadini, con diritti e doveri uguali a quelli di qualsiasi altro cittadino di qualsiasi altro luogo della penisola. Il divario di trattamento (89 euro al nord, poco meno di 16 euro nel Mezzogiorno per le spese mediche) non può continuare, perché è una vergogna nazionale.
I calabresi, adesso, a viva voce, invocano un manager calabrese per la sanità e sarebbe magnifico veder premiate le personalità che ci sono (e sono tante), ma sia ben chiaro che non è il certificato di nascita che fa la differenza. Il grande Umberto Zanotti Bianco, nato in Grecia e cittadino del Nord, sposò la causa del Mezzogiorno spendendo ogni risorsa a favore della popolazione meridionale: il futuro commissario (se proprio ci deve essere, sempre che non venga, auspicabilmente, bocciato il decreto Sanità) non dev’essere nato tra Jonio e Tirreno o tra Pollino e l’Aspromonte, ma deve avere vivo uno spirito meridionalista. L’accoglienza calabrese è storica e le braccia sono sempre aperte, purché ci sia serietà e senso di condivisione, ci sia spirito di collaborazione e impegno per una comune crescita. Una condizione che fino ad oggi non si è mai realizzata in dieci anni di commissariamento: se il Governo ritiene opportuno decidere per i calabresi e gestire la sanità, lo può fare. Ma con spirito nuovo e la giusta attenzione, il giusto rispetto che i calabresi meritano. Diversamente, sarà la classe politica calabrese, ahimè, a contrastare l’eventuale azione deleteria dell’Esecutivo. (s)
NON CI STA “SPERANZA” PER I CALABRESI
MINISTRO SORDO, DIFENDE LA SUA SCELTA
di SANTO STRATI – Per togliere dall’imbarazzo in cui s’è cacciato il ministro della Salute Roberto Speranza c’è solo una via: che il neo-commissario Giuseppe Zuccatelli annunci di voler rinunciare all’incarico “per motivi personali” (ovvero perché glielo impone il partito) e si rimescolano le carte. Sono troppe le sollecitazioni, le critiche e le spinte a suggerire un ripensamento per una decisione troppo affrettata e – come ha detto il sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà – «calata dall’alto». Speranza ha “lottizzato” il commissariamento della sanità calabrese decidendo da solo, sordo alla proposta della destra unita di nominare Guido Bertolaso (un nome che sembrava ideale per il ruolo: medico, una grande competenza dell’emergenza, ottime capacità organizzative) e ugualmente insensibile alla “suggestiva” indicazione dei Cinquestelle di Gino Strada, il medico fondatore di Emergency. Anzi più che candidato dei grillini (com’era stato a suo tempo il generale Saverio Cotticelli) Gino Strada è sponsorizzato dal presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra, il quale è bravo a criticare le passate lottizzazioni selvagge della Casta salvo poi calcarne il percorso, senza alcun ritegno.
Intendiamoci, Gino Strada è un nome di grande prestigio, un medico che si è fatto le ossa nell’emergenza dei Paesi più disperati, e merita il massimo rispetto e l’apprezzamento di tutto il Paese per il suo impegno umanitario. Ma – come direbbe Di Pietro – che c’azzecca con la Calabria e il disastro sanità? Abituato a edificare ospedali da campo con fango e mattoni, a fare miracoli di medicina generale là dove mancano farmaci, dispositivi e macchinari salvavita, ma con i conti della disgraziata sanità calabrese cosa potrebbe fare? È, purtroppo, il solito copione dei grillini per acchiappare pubblico per il proprio teatrino ormai sempre più deserto (e non a causa del covid): i cinquestelle sono in caduta libera (come Salvini) e in Calabria la grande pattuglia eletta nel 2018 sa già che potrà dimenticarsi di Montecitorio e Palazzo Madama alle prossime politiche. Serve tenere alta l’attenzione, con effetti spettacolari e nomi di grande suggestione, non importa se il buon Gino Strada verrebbe stritolato da bilanci infarcitissimi di svarioni ed errori (spesso voluti per non encomiabili finalità) e noi poveri calabresi ci troveremmo in braghe di tela guardando dove farci curare degnamente in altre regioni, vista l’impossibilità di assistenza a casa nostra. È un atteggiamento che i calabresi non dovranno sostenere e meno che meno subire, denunciando subito il disegno di Morra, il quale è un ligure trapiantato a Cosenza che, evidentemente, non ha per niente a cuore la salute dei calabresi.
E la sua manovra trova conforto nel documento firmato da numerosi parlamentari e consiglieri comunali del M5S (Bianca Laura Granato, Giuseppe Auddino, Elisa Scutellà, Elisabetta Maria Barbuto, Francesco Sapia, Alessandro Melicchio, Margherita Corrado, Laura Ferrara, Giuseppe Marasco, Michaela Anselmo, Domenico Santoro, Giuseppe Giorno e Milena Gioè) con cui si prendono le distanze dalla nomina di Zuccatelli. «Non possiamo permetterci – si legga nel documento – un’altra figura inadeguata a sovrintendere alla sanità calabrese. Abbiamo chiesto al nostro Capo delegazione, Alfonso Bonafede di rappresentare al Presidente Conte e al ministro Speranza la nostra proposta di revoca della nomina di Zuccatelli con effetto immediato o, tutt’al più, il suo mancato rinnovo con l’entrata in vigore del nuovo Decreto Calabria, che avverrà a giorni. È fondamentale – hanno concluso i portavoce del Movimento 5 Stelle – avere la certezza che la Calabria sia messa questa volta in buone mani. Siamo sicuri che il nuovo decreto potrebbe essere salvifico per la sanità calabrese solo se la sua attuazione sarà affidata alle persone giuste».
Come sceneggiata d’appoggio a Nicola Morra diremmo che è niente male. Peccato che ci faccia tornare alla mente i giorni di maggio dello scorso anno quando la ministra della Salute Giulia Grillo vantava le doti del gen. Cotticelli individuato per “capacità e rigore” e l’attuale viceministro Pier Paolo Sileri a Calabria.Live dichiarava: «Un decreto che cambierà quello che è il futuro dei cittadini e dei pazienti calabresi. Un qualcosa che mancava e finalmente rompe con il passato… servirà più dialogo per far capire la bontà di questo decreto». Lo abbiamo visto e l’indignazione che ha preso indistintamente tutti i calabresi (ma crediamo anche buona parte degli italiani) vedendo la punta di Massimo Giletti domenica sera col gen. Cotticelli ha superato ogni limite. L’ex commissario ha candidamente ammesso di non aver fatto praticamente nulla in questi 18 mesi, salvo la visita ecumenica al procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri: ma se qualcuno gli ha impedito di fare il suo lavoro, di portare a termine i suoi compiti, perché non è tornato a piazza Matteotti, in Tribunale, a denunciare fatti e persone alla Procura di Catanzaro?
A una cosa, oltre che fa indispettire e incazzare i calabresi, la puntata di Giletti è servita: far capire agli italiani che esiste un’altra sottospecie d’Italia (la Calabria) dove tutto è possibile, dove gli ospedali non vengono più costruiti dopo l’istituzionale posa della prima pietra, dove si licenziano fior di primari e specialisti, dove si chiudono strutture e si cancellano posti letto “per risparmiare” e contenere l’immane debito. Con costi per la collettività che sono mostruosi. Ebbene che serva da monito la nauseante denuncia de l‘Arena di Giletti, perché i calabresi non sono più disponibili a questi giochi di potere sulla propria pelle.
Giochi di cui si è reso protagonista assoluto il “meridionale” Speranza (è lucano) il quale sembra ignorare che nel Mezzogiorno le cose più semplici sono sempre più complicate. E ha ritenuto di poter applicare le logiche spartitorie romane anche in Calabria, sulla pelle dei calabresi. Pur rimproverato dal suo compagno Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana («non si può fare così»), preso di mira da tutta l’opposizione e da qualche esponente della sinistra, il ministro Speranza – che ha un cognome adeguato alla situazione ma risulta lui inadeguato all’emergenza covid – ha deciso che Zuccatelli (guarda caso “compagno” di Liberi e Uguali, vicino a Pier Luigi Bersani) è l’uomo giusto al posto giusto. E quando il neo commissario è stato sbertucciato su tutta la rete con il video delle femministe (da lui autorizzato e non rubato a sua insaputa) dove diceva che le mascherine non servono a un c…, non ha trovato di meglio il nostro ministro della Salute che difendere il povero commissario perché «una frase non cancella 30 anni di curriculum». E su questo concordiamo: Zuccatelli non è adatto non perché a fine maggio sosteneva l’inutilità delle mascherine (opinione discutibile, ma pur sempre opinione personale, anche se azzardata e inopportuna se detta da un medico igienista), ma perché è sufficiente guardare cosa ha fatto con la sua gestione a Cosenza (vedi l’INRCA, l’Istituto di ricerca e cura degli Anziani) prima e a Catanzaro poi con i due ospedali cittadini. Basti per tutte la mancata realizzazione dello “Spallanzani del Sud”, ovvero l’ospedale regionale Covid per la cura e la ricerca del coronavirus, che avrebbe trovato posto nell’ex Facoltà di Medicina (Villa Bianca) pronta per l’uso e che il Rettore dell’Università Magna Graecia Giovambattista De Sarro si era impegnato a rendere operativo in poche settimane. Sono passati mesi, mancano posti letto e soprattutto non c’è ancora nella regione un ospedale Covid che Zuccatelli cocciutamente voleva ad ogni costo all’interno delle aule degli specializzandi del Mater Domini, mettendo a rischio contagio studenti, docenti e operatori sanitari che vi lavorano dentro.
La proposta di Bertolaso, giacché è ritenuto un uomo di Berlusconi non poteva essere ovviamente accolta da Speranza o dal governo giallo-rosso, ma Gino Strada è notoriamente fin troppo a sinistra per piacere ai suoi stessi “compagni”. Però, scusate, si continua sempre a parlare di “forestieri”, come se in Calabria non ci fossero fior di scienziati, manager, dirigenti sanitari in grado di affrontare e risolvere il nodo sanità. No, occorre mortificare come sempre questa terra, ma non siamo certi che la cosa questa volta passi senza suscitare sdegno.
In serata il presidente ff Nino Spirlì ha nominato consulente della Giunta per l’emergenza covid il prof. Franco Romeo, un ‘autorità nel campo della cardiochirurgia. Una delle tante eccellenze calabresi che si spendono (gratuitamente) per la propria terra, dove peraltro c’è già un candidato ideale come commissario per la Sanità. I calabresi pensano a Rubens Curia, un medico reggino, virologo, con larga esperienza manageriale proprio nel campo della sanità. Ex di sinistra, già consigliere comunale, oggi indipendente, a capo di un movimento che si batte per la salute dei calabresi (Comunità Competente).
Più di un anno e mezzo fa, a febbraio 2019, lanciando il suo movimento Curia aveva dichiarato: «Ho deciso di avviare una battaglia culturale sulla sanità in una Calabria dai molti paesini sparsi in zone pedemontane dove ogni servizio tende a morire. Senza tutela della salute si incoraggia lo spopolamento dei nostri borghi. Io faccio delle proposte, ci metto la faccia come ho sempre fatto nella mia vita ed invito quella che definisco “Comunità competente” a scendere in campo». Un programma spiegato meglio nel suo libro Manuale per una riforma della Sanità in Calabria, che evidentemente il gen. Cotticelli s’è guardato bene dallo sfogliare. Curia rappresenta la discontinuità e l’esigenza di un progetto, questa volta sì, davvero nuovo per rivoluzionare il comparto salute e garantire benessere e cure in casa propria a tutti i calabresi.
Ma Curia è troppo perfetto, troppo competente, troppo indipendente, per piacere a un governo composto da dilettanti allo sbaraglio, incapaci di apprezzare il merito. I calabresi, però, lo ripetiamo, questa volta sono davvero incazzati: i nostri parlamentari sono avvisati e non possono fingere di ignorare le istanze del territorio. Abbiano la forza e la dignità di battere i pugni nei Palazzi del Potere, mettendosi tutti insieme, trasversalmente, dalla parte della Calabria e dei calabresi, per convincere il Parlamento a bocciare il decreto Calabria e avviare l’azzeramento del debito della sanità, condizione sine qua non per poter ripartire in modo serio e garantire cure e servizi assistenziali degni di questo nome. I calabresi, quando si tornerà a votare, sapranno chi ringraziare. (s)
Maria Tripodi (FI): Il Governo si fa beffa delle richieste degli amministratori locali
La deputata azzurra Maria Tripodi stigmatizza l’atteggiamento del Governo che continua a ignorare le richieste che provengono dagli amministratori loclaali. «Il Governo – dice la deputata – continua con il favore delle tenebre a propinare dpcm e nomine senza condivisione alcuna, per poi auspicare collaborazione. Sabato sera è toccato alla Sanità regionale calabrese. Dopo i vergognosi fatti noti della gestione precedente, l’esecutivo facendosi beffa delle richieste degli Amministratori locali e della proposta avanzata da Forza Italia che aveva individuato in Guido Bertolaso, la figura più adatta e da subito disponibile a ricoprire tale delicato ruolo, per poi successivamente porre fine ad un Commissariamento che dura da ben 11 anni, nomina invece Giuseppe Zuccatelli cesenate, rappresentante di Leu che addirittura avalla tesi negazioniste». Secondo la Tripodi è «un sonoro schiaffo alla Calabria, al buonsenso, al diritto alla Salute dei Cittadini. Un atto quello del Governo e del Ministro Speranza che suona come un Commissariamento anche della dignità dei Calabresi. Non lo consentiremo! Insieme ai colleghi parlamentari ci batteremo per restituire ai cittadini il diritto alla salute salute sancito dalla Costituzione è valido anche per la nostra regione». (rp)
LA SANITÀ CALABRIA TORNI AI CALABRESI
È MOBILITAZIONE CONTRO IL COMMISSARIO
di SANTO STRATI – La grande mobilitazione che si sta registrando in Calabria contro la proroga del decreto Sanità e contro la nomina del supercommissario è un importante segnale che qualcosa sta veramente per cambiare. I calabresi si sono rotti le scatole dei giochi partitici che perpetuano l’idea di una sanità calabrese sottoposta al Governo e a interessi politici e non a rispondere agli interessi dei calabresi. La nomina del dott. Giuseppe Zuccatelli, attualmente commissario dei due ospedali catanzaresi, dopo la rovinosa e imbarazzante intervista dell’ex commissario generale Cotticelli, è venuta con una rapidità talmente sorprendente che ha lasciato interdetti molti calabresi. E meno male che proprio nel pomeriggio di sabato c’era stata la bella e civile manifestazione in piazza Italia a Reggio con tutti i 97 sindaci della Città metropolitana che intendevano farsi portavoce del disagio dei loro concittadini. Tra le poche cose, chiedevano una scelta condivisa, ma i giochi partitici hanno avuto, come al solito, il sopravvento. Non sappiamo quanto abbia giocato a favore del “compagno” Zuccatelli la vicinanza a Pier Luigi Bersani e a LiberieUguali (che è poi il partito del ministro della Salute Roberto Speranza), ma a pensar male – diceva Giulio Andreotti – si fa peccato però spesso ci s’azzecca. E il sospetto d’una scelta che risponde esclusivamente a interessi partitici (o politici, se volete) cresce di ora in ora e fa ribollire il sangue dei calabresi.
Dieci anni di commissariamento hanno provocato semplicemente voragini amministrative e lutti evitabili dovuti a reparti chiusi, mancanza di medici e personale specializzato, frutto di una schizofrenica corsa al risparmio sulla pelle dei calabresi. Costretti a recarsi fuori regione per curarsi (uno “scherzo” che costa ai calabresi quasi 300 milioni l’anno) o a rinunciare a cure essenziali. Queste sono responsabilità politiche da cui nessuno può pensare minimamente di allontanarsi. E prima o poi arriverà il momento dei conti con l’unica arma che possiede il citatdino, il voto.
Una cosa appare evidente: i calabresi sono stufi di essere commissariati e vogliono gestire da soli, in proprio, la sanità. Vogliono fare le scelte che riterranno adeguate per garantire il benessere e la salute dei propri figli, dei propri cari, di loro stessi. Dunque, occorre dire basta al commissariamento e dire un NO, grande quanto un palazzo, alla proroga dello scellerato decreto a firma pentastellata dello scorso anno. Un provvedimento di legge che ha portato ulteriori disastri, peggiorando i conti e dequalificando totalmente l’offerta dei servizi per la salute. La proroga del decreto, decisa, anche questa, con una rapidità insolita è la risposta sbagliata del Governo centrale alle istanze dei calabresi. Occorre opporsi, con tutti i mezzi legittimi, alla sua conversione in legge, tenendo a mente che, se il decreto non riesce a finire entro 60 giorni sulla Gazzetta Ufficiale, decade e con esso si ovviamente annulla la misura del commissariamento.
Il ministro Speranza, ci rendiamo conto, si è trovato già ai primi di marzo con una cosa inaspettata, una patata bollente che avrebbe messo in difficoltà scienziati e specialisti, figuriamoci per un laureato di tutto rispetto della Luiss (ma in Scienze Politiche) che di medicina immaginiamo sappia quanto un idraulico sulle valvole cardiache. Non sarebbe la prima volta di un “incompetente” (non è offensivo, ministro, sia ben chiaro) al ministero sbagliato: ci sono i consiglieri, i consulenti, i funzionari, i burocrati che fanno tutto, ma hanno pur sempre bisogno di una guida. E questa guida, ahimè, ha mostrato troppe incertezze nella prima fase della pandemia e sta rivelandosi ancora più debole in questo secondo girone dei supplizi dove emerge l’incapacità di chi sta al governo (non solo del ministro della Salute) di prendere provvedimenti e scelte che non siano dettate dall’improvvisazione o da mere finalità politiche.
Scegliere il nuovo commissario (al quale il decreto “prorogato” assegna poteri superiori persino a quelli del presidente della Regione) per sostituire il buon “vecchio” generale Cotticelli tradito dal suo candore e dalla spietatezza di chi gli stava accanto, meritava quanto meno una riflessione più appropriata. Ma nel coro di contrarietà da parte della destra (non aspettavano altro per fare propaganda elettorale) si sono levate voci perplesse anche dalla sua stessa parte politica, a partire da Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana che ha detto, con molta onestà «capisco l’urgenza, ma così non si può fare». E lo stesso sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà, eletto dal centrosinistra ed esponente dem, non ha esitato da prendere le distanze: «Pur non esprimendo giudizi sulla qualità della persona individuata – ha dichiarato–, non possiamo che constatare, con grande rammarico, che il metodo utilizzato sia esattamente lo stesso che come sindaci abbiamo contestato. Nonostante la richiesta di coinvolgimento avanzata da tutti i sindaci della Città Metropolitana, assistiamo all’ennesima nomina calata dall’alto, senza alcuna concertazione, senza alcuna condivisione, senza il coinvolgimento del territorio e di chi quotidianamente lo rappresenta».
Sono parole che pesano come macigni e indicano chiaramente che l’indignazione ha raggiunto livelli ormai non più controllabili. Tutti contro il decreto, contro il commissariamento e l’iniziativa dei sindaci calabresi con la campagna “La Calabria non ci sta” – siamo certi – porterà a una mobilitazione di massa di cui il Governo e il Parlamento dovranno tenere conto. Ma non basta dire no al dcreto, no al commissariamento, bisogna andare oltre e pretendere a titolo di risarcimento danni che venga cancellato il debito della sanità e si possa ripartire da zero. Con professionisti e manager locali, seri e preparati (e non ne mancano) con cui garantire non solo i Livelli essenziali di assistenza, ma le cure e l’attenzione che ogni calabrese ha diritto di ricevere.
Massimo Giletti, ieri sera, ha ospitato il generale Cotticelli perché spiegasse il senso dell’orribile figuraccia: la toppa, a volte, si sa, può essere però peggiore del buco. L’ex commissario ha mostrato tutta l’inadeguatezza con cui ha portato avanti l’incarico (assegnato – ricordiamolo – dallo stesso premier Giuseppe Conte che gliel’ha levato, con il plauso di Matteo Salvini, vicepresidente del Consiglio, che oggi lo contesta). Ma, dopo diciotto mesi di inazione, s’è dovuto attendere una trasmissione televisiva per capire a che punto fosse precipitata la situazione della sanità calabrese?
Bisogna dire grazie a Massimo Giletti che, con passione e convinzione, porta avanti battaglie a volte impossibili, ma svelare gli altarini o rivelare i retroscena non serve solo a far crescere la rabbia e l’indignazione (e Lino Polimeni di Calabria.Tv ospite della serata, non ha mancato di farlo notare, unitamente al sindacalista di Reggio Nuccio Azzarà). A volte lo svelamento di sotterfugi e brogli per via giornalistica vellica la sensibilità di qualche giudice che non ama apparire distratto e apre un fascicolo ove s’intravvedano ipotesi di reato. Ma non dobbiamo arrivare a pensare di risolvere con la magistratura (ben vengano comunque le inchieste e le giuste punizioni per ladroni e mascalzoni) i problemi del territorio. Occorre ricominciare e l’occasione – tremenda ma unica – del coronavirus ce ne offre l’opportunità. Ricominciare il processo di crescita sociale proprio dalla crisi covid. Pensando al futuro dei nostri figli, alle prospettive che non stiamo lasciando loro. In una terra difficile, maledetta, ma unica e di cui ogni calabrese è innamorato pazzo. E in amore, come in guerra, ogni arma è permessa per giungere al risultato. (s)