Gli splendidi 90 anni del prof. Corrado Calabrò

Oggi il prof. Corrado Calabrò compie 90 anni: una tappa importante per un illustre e grande figlio della Calabria. Poeta, giurista e uomo delle Istituzioni, Corrado Calabrò ha messo insieme tre ruoli apparentemente separati, ma in realtà intimamente collegati. La grande cultura giuridica e l’esperienza nei Ministeri hanno pesato sul suo “essere poeta” portandolo a livelli eccellenti (candidato al Nobel per la letteratura) e conquistando con edizioni in ben 18 lingue delle sue poesie una platea mondiale di suoi adoranti lettori. La Calabria, fiera e orgogliosa di avergli dato i Natali, celebra questo compleanno con gli auguri e l’affetto che merita un figlio importante, profondamente innamorato della sua terra

AUGURI, PRESIDENTE

di PINO NANO – Corrado Calabrò, sono 90 Anni di storia calabrese in giro per il mondo. Corrado Calabrò è stato uno dei testimoni più attenti e più severi della storia Repubblicana. Ne è stato a suo modo artefice e costruttore insieme, custode e garante, interprete e giurista di rango, ambasciatore suo malgrado delle sue origini reggini nei consessi più esclusivi della poesia mondiale, ma soprattutto ideologo e ispiratore di scelte di politica nazionale che hanno profondamente trasformato la storia italiana. Da magistrato, è stato l’autore di quella che è forse la più incisiva e creativa sentenza del Consiglio di Stato negli ultimi settant’anni, quella che ha istituito il giudizio di ottemperanza, rigenerando letteralmente il giudizio amministrativo.

Lui si racconta così: “Mi sono laureato giovanissimo in giurisprudenza nell’Università di Messina, che allora aveva docenti come Pugliatti e Falzea, a giugno del quarto anno. Ho vinto qualche mese dopo un concorso al Ministero del Lavoro e venni assegnato all’ufficio legislativo dove nel 1962 scrissi per intero la legge sul contratto di lavoro a tempo determinato, che non subì alcuna modifica in parlamento e che rimase in vigore per 40 anni. Vinsi poi il concorso a magistrato della Corte dei Conti. Ma nel contempo Manzari, che mi aveva conosciuto quando era Capo di gabinetto al Ministero del Lavoro, agli inizi del 1964 mi chiamò alla Presidenza del Consiglio, dove aveva assunto uguale incarico con Aldo Moro. Fu un’esperienza in prima linea, indimenticabile. E tuttavia, malgrado l’intensità del lavoro alla Presidenza, volevo entrare nel Consiglio di Stato. Volevo entrarci per concorso, non per nomina governativa. Ricordo che mi alzavo così alle 4 e mezza e studiavo fino alle otto, qualche volta con la mia primogenita Maria Teresa in braccio. Alle otto e mezza ero in ufficio, e venivo assorbito dal lavoro incalzante. Nel giugno ‘68, vinto il concorso, passai al Consiglio di Stato e lasciai la Presidenza del Consiglio in coincidenza con l’uscita di Moro. Successivamente, alternando con l’attività giurisdizionale, sono stato in 14 Ministeri con 22 Ministri diversi”.

Dal 1963 al 1968 Aldo Moro, dunque, lo chiama a Palazzo Chigi come Capo della Segreteria tecnico-giuridica del Presidente del Consiglio dei Ministri, un incarico di una delicatezza infinita, ma c’è ancora chi ricorda che nei Palazzi che allora contavano si raccontava che solo una persona avrebbe potuto svolgere quell’incarico senza nessun problema collaterale, e quella persona era il grande giovane giurista calabrese Corrado Calabro.

Nasce tra i due un rapporto così viscerale che alla fine Corrado Calabrò per raccontare Aldo Moro userà questa frase: “Moro era un uomo di Stato, con una visione politica di lungo respiro affrancata da sovrastrutture di qualsiasi genere, anche religiose, benché fosse profondamente cristiano. Aveva un senso del dovere quasi sacrale. Ed era un uomo di una soavità indicibile, tanto quanto era imperioso Fanfani. La sua azione di governo era lenta ma determinata. Negli anni della sua presidenza mi piace ricordarlo ci fu in Italia una straordinaria ripresa economica”.

Corrado Calabrò, un “principe” della Prima, della Seconda e anche della Terza Repubblica. Oggi, nel giorno del suo novantesimo compleanno, possiamo anche dire “Un uomo di Stato al servizio della poesia”. O meglio, “un poeta cresciuto nel mondo ovattato della diplomazia e dell’alta burocrazia istituzionale”.

Ma è forse proprio questa l’immagine più veritiera che si può dare oggi di Corrado Calabrò, per lunghissimi anni Grand Commis di Stato, magistrato attentissimo e innovatore, oltre ogni previsione, giurista come pochi in Italia, consulente privilegiato e corteggiato di decine di Governi diversi, intellettuale di altissimo profilo prestato alla politica ma mai schiavo del potere, anzi consigliere controllore e giudice severissimo e al di sopra di ogni sospetto degli inquilini che si sono succeduti nel tempo a Palazzo Chigi. Come tale, era amato adulato rispettato invidiato, ma anche inviso e mal sopportato. Lui sorride alla sua maniera di sempre, amabile e disarmante, ti guarda dritto negli occhi e ti sussurra “Ma questo è il gioco della vita.

Ma lui questo lo aveva già colto e intuito da giovane assistente universitario, e allora per dimostrare forse a sé stesso di essere ancora capace di grandi cose, di giorno seguiva gli affari di Governo e di notte si rituffava nel suo scrigno più intimo, che era appunto il mondo segretissimo della poesia d’autore.

Il suo fascino poetico-dice di lui la critica che oggi più conta- non conosce confini né di tempo né di spazio geografico, neanche ora che di anni il vecchio magistrato ne ha 90, e quando si parla di lui persino i suoi avversari più dichiarati usano lo stesso tatto e la stessa amabilità con cui Corrado Calabrò ha sempre vissuto la sua vita. “La vera originalità di Corrado Calabrò- scriveva di lui Carlo Bo nel 1992, individuando uno dei motivi centrali dell’intera sua opera- sta nell’essersi staccato dai modelli comuni per inseguire una diversa sperimentazione poetica. Ha cantato non il suo mare, ma piuttosto l’idea di un mare eterno e insondabile”.

Nel luglio 2018 l’Unione Astronomica Internazionale, su proposta dell’Accademia delle Scienze di Kiev, assegna all’ultimo asteroide scoperto il nome di Corrado Calabrò “per avere rigenerato la poesia aprendola, come in sogno alla scienza”. Quattro anni più tardi, giugno 2022 a Madrid, gli viene assegnato il “Premio Internazionale Escriduende”, e tutto questo alla presenza dei massimi scrittori europei, americani ed africani, un premio legato al suo ultimo libro, “Quinta Dimensione”, tradotto anche in spagnolo e che gli vale la gloria accademica di mezzo mondo. Un libro, il suo -sottolineano gli intellettuali spagnoli che hanno scelto la sua opera- che è quasi un testamento ideologico e spirituale della sua opera. In quella occasione il grande Luis Alberto de Cuenca commentava così il Premio al poeta calabrese Corrado Calabrò: “Corrado Calabrò es autor de los versos más memorables que se han escrito en italiano durante los últimos sesenta años”.

“Corrado Calabrò è l’autore dei versi più memorabili che siano mai stati scritti in italiano negli ultimi sessant’anni”.

Per il poeta Corrado Calabrò, arriva dunque dalla Spagna l’ennesima consacrazione ufficiale della sua arte poetica, e più in generale per la sua straordinaria capacità letteraria. In Spagna questa volta lo premiano per il suo ultimo libro “Quinta dimensione”, edito dalla Mondadori, una raccolta di poesie scelte che vanno dal 1958 al 2021, “poesie di un grande poeta contemporaneo quale è Corrado Calabrò” -si legge nella motivazione del Premio- e in cui il grande giurista, per anni anche Grand Commis di Stato, si riconferma poeta di grande respiro internazionale.

Di origini calabresi, fratello di quel famoso don Italo Calabro, l’apostolo degli ultimi, e oggi in odore di santità, Corrado “il principe” si racconta sempre con questo grande senso della modestia che è innata nel suo corpo, lui figlio del mare nel senso più bello del termine, perché cresciuto in una casa che dava direttamente sul mare di Bocale, cullato e coccolato dalla magia delle sirene dello Stretto di Messina, atleta e sportivo appassionato di lunghe nuotate, figlio illustre di una città come Reggio Calabria che gli ha regalato un’infanzia bellissima e una famiglia che ha segnato profondamente la vita di questa parte lontana della Calabria contemporanea.

«Avevamo una casetta di vacanze a Bocale, che dava sulla spiaggia. – racconta a Francesco Subiaco che gli chiede una intervista per “Dissipatio”- Lì ho trascorso le mie estati dai dodici ai quindici anni. Poi ci siamo trasferiti sulla costa ionica, tra Locri, Gioiosa, e Riace. Facevo nuotate di chilometri e chilometri, uscivo la notte con i pescatori, andavo a caccia alzandomi prima dell’alba. Era tale il mio affidamento al mare che talvolta, mentre facevo il morto dopo ore di nuoto e sotto un sole cocente, mi assopivo a braccia e gambe aperte. Una volta, a Gioiosa Ionica, quando avevo sedici anni, mentre, a un paio di chilometri dalla costa, semiassopito mi lasciavo trasportare placidamente dal mare, sentii un urto in una spalla e subito dopo tre, quattro mani che brancicando mi afferravano dai capelli: una barca a vela di pescatori mi aveva investito; mi avevano scambiato per un naufrago e cercavano di tirarmi a bordo con un raffio… Ma facevo anche letture furiose. Lessi allora tra l’altro, a quattordici anni, l’edizione divulgativa dello stesso Einstein della relatività ristretta; da lì nacque il mio interesse per l’astrofisica che mi ha accompagnato poi tutta la vita.D’inverno il mio “doppio” s’immergeva nello studio: non si scherzava con lo studio a casa mia. Una volta che riportai due sette in pagella mio padre mi disse: “Figlio, siamo ancora al secondo trimestre; hai tempo per riparare”.

Uomo di grande charme e di grande fascino. Presidente dell’Associazione magistrati del Consiglio di Stato dal luglio 1999 al settembre 2001, dal 2005 al 2012 è stato poi Presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. Ma di lui si potrebbero dire mille altre cose diverse e insieme, proprio per via dei tanti vissuti attraversati e percorsi.

Tre anni fa Corrado Calabrò torna in edicola con la nuova edizione di un saggio famosissimo che ha già riscosso successi e consensi di critica oltre ogni misura, “Quinta dimensione”, 330 pagine, Mondadori Editori, un’opera antologica preziosa e aggiornata alla sua produzione più recente, mantenendo inalterata la struttura in sezioni che illumina i temi fondamentali della sua sessantennale attività di scrittura, un vero e proprio autoritratto poetico da cui emerge la forte consapevolezza raggiunta con la piena maturità espressiva, capace di stabilire rapporti profondi fra testi nati in momenti diversi della vita.

Un Corrado Calabrò mai scontato, mai ripetitivo, mai stanco, anzi continuamente in movimento e alla ricerca di nuove rotte. Non a caso forse, il mare, “l’astrofisica e l’amore risultano gli elementi cardine intorno ai quali ruota il pensiero emozionale del poeta, tenuti insieme dall’energia che dà forma alla salda pronuncia del dettato, tra classico e sperimentazione, nella variabilità di forme che spaziano dal poemetto all’epigramma”.

Ma quale è il vero Corrado Calabrò che conosciamo? Il poeta cita Oscar Wilde, “Man is least himself when he talks in his own person. Give him a mask, and he will tell you the truth”, “Un uomo non è del tutto sé stesso quando parla in prima persona. Dategli una maschera, e vi dirà la verità”.

Il primo volume di poesie di Corrado Calabrò, scritto tra i diciotto e i vent’anni, venne pubblicato nel 1960 dall’editore Guanda di Parma col titolo Prima attesa. Sono venuti poi numerosi altri volumi, tra cui: Agavi in fiore (1976), ed. SEN; Vuoto d’aria (1979 e 1980, tre edizioni), ed. Guanda; Presente anteriore (1981), ed. Vanni Scheiwiller; Mittente sconosciuta (1984), ed. Franco Maria Ricci; Rosso d’Alicudi, pubblicato nel 1992 (tre edizioni) da Mondadori, raccolta completa (all’epoca) delle poesie di Calabrò; Lo stesso rischio (Le même risque) (2000), ed. Crocetti; Le ancore infeconde (2001), ed. Pagine. Nel 2002 ancora Mondadori pubblica una vasta raccolta dell’ultraquarantennale produzione poetica di Calabrò, in un Oscar dal titolo Una vita per il suo verso (due edizioni). Del 2004 è invece la raccolta Poesie d’amore, edita da Newton & Compton. Nel 2009 escono ancora due importanti raccolte: La stella promessa, nella collezione “Lo Specchio” di Mondadori; T’amo di due amori, raccolta tematica delle sue poesie d’amore (con un CD che contiene 19 poesie lette da Giancarlo Giannini), Vallardi. Ma assolutamente particolari, perché propongono la poesia in una forma saettante di estrema brevità, sono le due ultime raccolte italiane, Dimmelo per SMS (Vallardi, 2011) e Rispondimi per SMS (Vallardi, 2013).

“Sì, bastano tre versi o anche meno per fare una poesia, come “La penuria di te mi affolla l’anima” – sorride il vecchio Presidente del Consiglio di Stato. Per fortuna, ora che ha chiuso definitivamente con la sua carriera di successi istituzionali, Corrado Calabrò, l’uomo che da giovanissimo era stato scelto dal Presidente Aldo Moro come suo consulente di fiducia, oggi può anche permettersi di raccontarsi per intero e fino in fondo, e di declamare in pubblico il meglio del suo genio poetico. Con nel cuore, il ricordo magico e bellissimo della spiaggia di Bocale e del mare d’inverno della sua Reggio Calabria.

Non diremmo tutto se non ricordassimo che sono almeno una trentina le traduzioni delle poesie di Corrado Calabrò, tra cui cinque in spagnolo; quattro in svedese, tre in inglese; due in francese, russo, ungherese, ucraino; una in tedesco, rumeno, serbo, greco, polacco, danese, ceco, cinese, portoghese.  È la conferma assoluta, dunque, del grande valore internazionale della poetica di Corrado Calabrò che da giovane magistrato spesso usava degli pseudonimi per firmare le sue cose più belle, “ma un magistrato in carriera trent’anni anni fa in questo Paese così chiuso a riccio forse non avrebbe mai potuto accettare che un magistrato scrivesse di amore e di dolcezza eterna”. E allora, lui si nascondeva dietro altre sigle.   Per fortuna, ora che ha chiuso definitivamente con la sua carriera di successi istituzionali, Corrado Calabrò, l’uomo che da giovanissimo era stato scelto dal Presidente Aldo Moro come suo consulente di fiducia, oggi può anche permettersi di raccontarsi per intero e fino in fondo, e di declamare in pubblico il meglio del suo genio poetico. Con nel cuore, il ricordo magico e bellissimo della spiaggia di Bocale e del mare d’inverno della sua Reggio Calabria.

Tra i libri di Corrado Calabrò, sono 23 i libri di poesie pubblicati in Italia e 34 quelli pubblicati all’estero, in 20 lingue, tra cui sette in spagnolo. Tra i suoi principali libri troviamo “Una vita per il suo verso”, Oscar Mondadori, 2002, “La Stella promessa”, Lo Specchio Mondadori, 2009; “Quinta Dimensione”, Oscar Mondadori, 2021. Tra i libri pubblicati all’estero vi ricorso “Astroterra”, Kiev, 2020, e “Quinta dimensión”, Sial Pigmalión, 2022. Dalle sue poesie sono stati prodotti vari compact disks e alcuni dei suoi testi sono stati presentati in teatro, in recitalspettacoli, in 34 città italiane e anche all’estero. Il suo poemetto “Il vento di Myconos” è stato trasposto in musica classica.

Una carriera da record. Storia di una eccellenza tutta italiana.

Per la sua opera letteraria, badate bene, gli è stata conferita la Laurea Honoris Causa dall’Università Mechnikov di Odessa nel 1997, dall’Università Vest Din di Timisoara nel 2000, e dall’Università statale di Mariupol nel 2015. Per il suo libro “Acuérdate de Olvidarla”, invece gli è stato assegnato nel 2015 il Premio Internacional de Literatura Gustavo Adolfo Bécquer. Nel 2016 l’Università Lusófona di Lisbona ha poi attribuito al poeta calabrese il Riconoscimento Damião de Góis, e il 12 giugno 2022 a Madrid, per “Quinta Dimensión” gli è stato invece assegnato il Premio Escriduende.

Quinta dimensione. Poemas escogidos 1958 – 2021” raccoglie sessant’anni di versi, dedicati al mare, che spesso richiama l’idea di malinconia, solitudine e libertà, con l’aggiunta di due riflessioni dell’autore sul suo percorso esistenziale come poeta.Che dire di più? Alla sua età, e con lo spirito che si ritrova, c’è da giurare che presto lo rivedremo in qualche altro grande teatro d’Europa a recitare le sue poesie e a raccontare la sua terra come solo lui sa ancora fare. Un uomo di Stato e di letteratura di grande fascino, e che è stato bello incontrare e conoscere.

Buon compleanno Presidente. (pn)

Prestigioso riconoscimento spagnolo a Corrado Calabrò

Sabato scorso a Madrid, in occasione della Fiera del libro, è stato conferito al prof. Corrado Calabrò – insigne giurista, apprezzatissimo poeta e scrittore, vanto della Calabria – il premio Escriduende, quale migliore poeta italiano contemporaneo tradotto in spagnolo.

Sono sette i libri di Calabrò tradotti in spagnolo; cinque pubblicati in Spagna, uno in Messico, uno in Argentina. L’ultimo è Quinta Dimensiòn, uscito in questi giorni, un volume di 860 pagine che contiene l’opera omnia poetica di Corrado Calabrò, con testo italiano a fronte. Quinta Dimensione, pubblicato in Italia da Mondadori, è da poco uscito nel mercato librario italiano in una nuova edizione rivista dall’autore.

Relatore è stato Luis Alberto de Cuenca, insigne cattedratico e prestigioso poeta e accademico spagnolo, già Ministro della Cultura, il quale ha dichiarato: “Corrado Calabrò è autore dei più memorabili versi che siano stati scritti in italiano negli ultimi sessanta anni”.

L’evento è stato condiviso da autori spagnoli, latino-americani e africani di lingua ispanica nonché da docenti di una dozzina di Università dei tre continenti. (rrm)

Premio Strega: incanta la Calabria narrata da Giusy Staropoli Calafati

di PINO NANO –  Proposto dall’illustre poeta, scrittore e giurista calabrese Corrado Calabrò, Terra Santissima, il romanzo della scrittrice calabrese Giusy Staropoli Calafati, Laruffa editore, è oggi il libro “calabrese” candidato alla LXXVI edizione del premio Strega 2022. È bastato che la notizia facesse il giro dei social per scatenare un infermo di reazioni a catena, positive, piene di amore per la gente di Calabria, e soprattutto di grande curiosità per un romanzo che racconta la bellezza superlativa dell’Aspromonte.

Gli Amici della domenica, il gruppo storico della giuria del premio, martedì hanno proposto i 74 libri di narrativa italiana pubblicati tra il 1° marzo 2021 e il 28 febbraio 2022 “degni di partecipare” al Premio Letterario Italiano forse più famoso nel mondo. Spetterà ora al Comitato direttivo del premio scegliere i 12 titoli finalisti che si disputeranno la cinquina da cui verrà il vincitore dell’ambito riconoscimento. Tra i 74 titoli candidati allo Strega c’è dunque anche Terra Santissima, il nuovo romanzo della scrittrice calabrese Giusy Staropoli Calafati edito da Laruffa editore, un libro che sin dalla sua prima uscita pubblica ha riscosso ampi consensi generali soprattutto dalla critica più accreditata. Una rivelazione in senso assoluto per questa giovane intellettuale calabrese che oggi ha privilegio di raccontare la sua terra di origine ai grandi giurati del Premio Strega, e questo grazie alla segnalazione autorevole e solenne che gli è stata fatta da un poeta elitario e così amato come lo è Corrado Calabrò, calabrese anche lui come Giusy Staropoli Calafati.

– Giusy, come sta vivendo la notizia della sua presenza allo Strega?

«Lo Strega è uno dei premi italiani più prestigiosi e importanti per uno scrittore. Ci sono passati i più grandi. Da Flaiano a Pavese, a Moravia, a Elsa Morante fino a Corrado Alvaro. Con Quasi una vita vinse lo Strega nel 1951. Ed io, comunque andrà a finire questa avventura, che se anche si fermasse qui realizzerei un grande sogno, è a lui Corrado Alvaro che voglio dedicare la candidatura al premio Strega di Terra Santissima. A Lui e a Francesco Perri. A lui, a Francesco Perri e a Mario La Cava. Al trittico delle lettere: a Saverio Strati-Carmelo Filocamo-Walter Pedullà. Sono loro i padri della scuola alla quale mi sono formata. Alla Calabria che con passione e orgoglio mi onorerò di rappresentare».

– Giusy, deve essere  una bella soddisfazione comunque essere già arrivati a questo punto, non crede?

«Essere proposta allo Strega è un risultato importante. Ma è soprattutto la ricompensa a non avere mollato mai, ad averci sempre creduto, e crederci ancora. E perché forse la letteratura davvero potrà salvare la Calabria. Allo Strega, con Terra Santissima, viene proposta la Calabria. San Luca, Polsi, Pietra Cappa, tutto l’Aspromonte. Il coraggio dei calabresi, la dignità descritta da Alvaro. Mia madre e mio padre. I miei nonni, i miei figli, ma soprattutto gli uomini e donne in grado di resistere quotidianamente “al dubbio che vivere rettamente sia una cosa inutile”.  Ora non mi resta che incrociare le dita. E che più persone possibili lo possano leggere. In Calabria, in Italia. Ovunque.

– Terra Santissima, ricordiamo arriva allo Strega su proposta di Corrado Calabrò, famosissimo grand commis di stato, giurista di altissimo profilo istituzionale, ma anche scrittore e tra i più importanti poeti italiani contemporanei. Ma leggiamo insieme quello che Corrado Calabrò ha scritto per lo Strega:

«Andata via – scappata – con la famiglia a nove anni, la giornalista Simona Giunta torna in Aspromonte per quello che avrebbe dovuto essere un breve servizio giornalistico sulla ‘ndrangheta, ma ne viene attratta irresistibilmente con un richiamo profondo e un’immanenza pervasiva. Solo chi vi è nato conosce veramente l’Aspromonte: una montagna verde come la Svizzera ma dalla quale si vede il mare che abbraccia su entrambi i lati la Calabria, terra bella e incontaminata dai paesaggi incantati sotto un cielo azzurrissimo, abitata da persone vere, estremamente ospitali ma capaci di determinazioni estreme, persone che sono nel mondo e fuori del mondo, sospese tra la realtà mutante e regole di vita non scritte eppure rispettate religiosamente».

Ma l’ex Consigliere di Stato va ancora oltre e aggiunge: «Alla religiosità (che è altra cosa della religione) è legata sacrilegamente la “Santa”, la ‘ndrangheta, che pur avendo esteso i suoi tentacoli alle città dell’intera penisola mantiene in Calabria radici tenaci con l’intimidazione generata dalla sua ferocia. Con un linguaggio incalzante, insaporito da espressioni dialettali, talvolta decantate poeticamente, Giusy Staropoli ci rivela un mondo vero, non omologato con gli stereotipi dei resoconti di chi non lo sente dentro come parte inscindibile di sé.

«Parliamo di “Un amore appassionato per la sua terra, che si metastatizza nell’amore della giornalista per un pastore, anima la descrizione di luoghi e di consuetudini di vita, restituendoci in modo palpitante l’attrazione fatale nella bellezza e nella perdizione di una Terra Santissima, nella quale – conclude Corrado Calabrò – tanti uomini e donne sanno resistere quotidianamente “al dubbio che vivere rettamente sia una cosa inutile”.

«Una scrittura potente e una trama romantica e feroce», dice di Terra Santissima il giornalista-scrittore Mimmo Nunnari.  «Un libro controcorrente ma anche un libro di protesta» aggiunge lo scrittore Santo Gioffrè. Senza dubbio, un romanzo di grandissimo impatto mediatico, scritto da una scrittrice di cui sicuramente sentiremo parlare nei mesi e negli anni che verranno. E questo, ne siamo certi, a prescindere da come andrà a finire il Premio Strega 2022. (pn)

Rhegium Julii: da 52 anni il prestigio culturale della Calabria

Con la consegna dei premi della 52.ma edizione, il Premio Rhegium Julii da Reggio si è confermato come prestigioso evento culturale che onora tutta la Calabria. I cinque premiati di quest’anno, del resto, danno un respiro nazionale a un riconoscimento sempre più ambito: Giuseppe Aloe (premio Corrado Alvaro per la Narrativa), don Luigi Ciotti (premio Leonida Repaci per la Saggistica), Roberto Pazzi (premio Lorenzo Calogero per la Poesia), Sergio Zoppi (premio Gaetano Cingari per gli Studi Meridionalistici), Giuseppe Smorto (premio speciale Rastignac per il Giornalismo). La cerimonia si è svolta nell’aula magna del Dipartimento di Architettura dell’Università Mediterranea, con la conduzione della giornalista Ilda Tripodi. La giuria, presieduta dal prof. Corrado Calabrò, era composta da Giuseppe Caridi, Gioacchino Criaco, Luca Desiato, Mimmo Gangemi, Dante Maffia, Annarosa Macrì, Domenico Nunnari, Giuseppe Rando

Il presidente del Circolo Rhegium Julii Pino Bova, affiancato dal presidente della giuria Corrado Calabrò, ha voluto sottolineare l’orgoglio e la soddisfazione di un’iniziativa cresciuta nel tempo diventando sempre più prestigiosa e importante. «La storia del Rhegium Julii – ha detto Bova – , nei suoi 53 di vita, non ha mai avuto connotazioni effimere e consumistiche, ma ha offerto sempre qualcosa di più: un cielo aperto sulla vita ricco di idee, di passione civile, di spinte all’edificazione culturale alimentata dai contributi di pensiero dei fondatori e l’entusiasmo dei nuovi talenti. Il Rhegium Julii, grazie alla spinta ed alla generosità dei tanti soci volontari che hanno assicurato la continuità, ha saputo coinvolgere personalità straordinarie come Gilda Trisolini, Emilio Argiroffi, Pasquino Crupi, Ernesto Puzzanghera, Francesco Fiumara, esaltare le presenze importanti di Leonida Repaci, Fortunato Seminara, Saverio Strati, Mario La Cava, Antonio Piromalli prima e oggi degli scrittoriMimmo Gangemi, Gioacchino Criaco, Mimmo Nunnari, Annarosa Macrì, i poeti Corrado Calabrò e Dante Maffia che hanno trascinato tutti con la forza di un fiume in piena. Ed è da queste opportunità, dal desiderio di accrescere ulteriormente il confronto oltre ogni barriera culturale, ideologica e di pensiero, che nacquero i Premi nazionali e internazionali Rhegium Julii che hanno registrato la presenza delle più grandi firme culturali del Paese e del mondo. Oggi l’Associazione sembra non fermarsi in più. Ha rafforzato la fede nella cultura, nella creatività, nell’antico sogno che ha fatto nascere la Polis prima, un Paese democratico poi. C’è la coscienza di un servizio non ancora concluso, di una missione da compiere. Sotto i nostri occhi il mondo è sofferente per le insopportabili violenze, diseguaglianze, disumanità e a tutti appare essenziale lottare con convinzione per la salvaguardia della bellezza, del pensiero, dell’educazione al dubbio, che restano principi fondamentali per la qualità della nostra vita. Siamo consapevoli che il Rhegium Julii è solo uno strumento di questo territorio, di questo Paese, e, come sempre, continuerà a rispondere all’appello. Il Rhegium Julii ci sarà».

Il chi è dei premiati:

  • GIUSEPPE ALOE

Nasce a Cosenza nel 1962. Collabora con il Prof. Franco Cordero presso l’Università degli Studi La Sapienza di Roma. Fonda il circolo culturale I Barbitonsori e pubblica il volume Libromastro. Con Cristiano Spila pubblica successivamente Geographyca – due storie siciliane. Si trasferisce a Milano e per l’editore Giulio Perrone pubblica un libro di racconti Non pensare all’uomo nero… dormi. A seguire escono ancora Non è successo niente (2009) e Lo splendore dei discorsi (2010). Nel 2012 è finalista al premio Strega con La logica del desiderio (2011). Nel 2020 pubblica il suo libro Lettere alla moglie di Hagenbach – editore Rubbettino con il quale è stato protagonista di uno dei Caffè letterari del Rhegium.

Premio “Corrado Alvaro” per la narrativa

Lettere alla moglie di Hagenbach (2020 – Rubbettino)

Relatore: Luca Desiato

‘Una parte di me sta franando in me stesso’… E’ l’incipit del romanzo di Giuseppe Aloe.  Sono parole del protagonista Flesherman, criminologo di fama, che sta seguendo indizi che lo porteranno allo scrittore Hagenbach.

Le lettere spedite a Dora, morente in ospedale, e che non saranno mai lette, sono come un filo d’Arianna impossibilitato a collegare inseguitore e inseguito. Dolente metafora di una mancanza di connessione che riguarda tutti.  C’è nel romanzo come un’atmosfera estraniata: personaggi e azioni accadono ma non si intersecano. E tale estraniamento rende ogni cosa fluida e inafferrabile. Quasi a ribadire che la realtà è in continuo movimento ma è come rinchiusa in un acquario, quasi metafora di kafkiana memoria.

La cifra riepilogativa di questo romanzo di Aloe pare essere che la realtà è qualcosa di inconsistente, e scoprirlo è una perdita irreparabile che conduce a un dolore estraniante, fisico e metafisico, che intride vicenda e personaggi.

Con stile lucido e razionale l’autore ci racconta un’esistenza colta davanti a un bivio. Arrendersi e non proseguire nel cammino, oppure proseguire, con la possibilità e il desiderio di incontrare, forse, opportunità inclusive e salvifiche.

  • DON LUIGI CIOTTI

Nato a Pieve di Cadore nel 1945 ha fondato il Gruppo Abele, associazione che promuove l’inclusione e la giustizia sociale. Nel 1975 ha creato l’Università della strada, un centro di ricerca, informazione e formazione che sviluppa esperienze editoriali, bibliotecarie e riviste di contenuto sociale. Impegnato in progetti di cooperazione allo sviluppo delle aree più povere del mondo si è distinti per le denunce e il contrasto al potere mafioso. Tra i suoi libri: Chi ha paura delle mele marce (Sei, 1992), La speranza non è in vendita (Giunti, Gruppo Abele, 2011), Un prete contro la mafia (Bayard, 2015), L’eresia della verità (Edizioni Gruppo Abele, 2017), Lettera ad un razzista del terzo millennio (Edizioni Gruppo Abele, 2019), Per un nuovo umanesimo (Solferino, 2019), Droga, storie che ci riguardano (Edizioni Gruppo Abele 2020), L’amore non basta (Giunti, 2020)

Premio Leonida Repaci per la saggistica editore Giunti.

L’amore non basta (2020 – Giunti)

Relatrice: Annarosa Macrì

Un libro scandito in tre parti: Nel nome del Padre, Del Figlio, e dello Spirito Santo.

Un libro che è un segno di croce, e che comincia così: “Il segno di croce me l’ha insegnato mia mamma”. Il racconto di una esistenza che è una preghiera, imparata a Pieve di Cadore, a metà del Novecento, in una cucina povera e gelata: io avevo bisogno di Dio per dare un senso alla mia vita – dice don Ciotti – e Dio aveva bisogno di me, per seminare giustizia nel mondo.

Per questo, quest’uomo pregava da bambino, per questo prega, da adulto e da prete, don Ciotti, che, per la prima volta, in questo libro, scrive la sua storia. E la definisce una “autobiografia collettiva” – una preghiera collettiva! – perché nessuno vive da solo e per sé solo: la vita è un grande viaggio, su un sentiero, spesso in salita, che nessuno ha scelto, dove si incontrano tanti compagni di strada: qualcuno ci sostiene e ci aiuta nel cammino, qualcuno rallenta, perché è stanco o sofferente, qualcun’ altro si ferma, perché non ce la fa più. Sono le vittime – della mafia, della droga, della violenza, della miseria, della vita – a cui don Ciotti insegna a rimettersi in cammino.

Ma l’amore non basta: ci vuole senso di responsabilità e di giustizia. E noi sentiamo che non è una fine. La preghiera, e la vita, continua.

  • ROBERTO PAZZI

Scrittore, poeta. Ha fondato la scuola di scrittura creativa Itaca. E’ stato docente all’Università di Ferrara e di Urbino. Ha scritto numerose raccolte di versi tra cui Calma di Vento (Premio Montale), La gravità dei corpi (Premio Frascat, Calliope e Marineo), Un giorno senza sera. Esordisce in narrativa con Cercando l’imperatore (Premio Bergamo e Selezione Campiello), La principessa e il drago (Finalista al Premio Strega e Premio Rhegium Julii), Vangelo di Giuda (Superpremio Grinzane Cavour). Nel 2020 ha pubblicato l’opera omnia di poesie Un giorno senza sera (La nave di Teseo). E’ tradotto in oltre venti paesi esteri. Da dodici anni scrive per il Corriere della sera, il Resto del carlino, La Nazione e il The New York Times.

Premio “Lorenzo Calogero” per la poesia

Un giorno senza sera (2020 – La nave di Teseo)

Relatore: Dante Maffia

Un’antologia, dunque, una scelta dai vari libri pubblicati da Roberto Pazzi, con l’aggiunta di alcuni inediti. Dichiara l’autore che “Alcune poesie… sono state riscritte”, come spesso fanno i poeti quando rileggono il loro esordio.

Piace il fatto che a compilare l’antologia sia lo stesso Pazzi e non il solito critico che spesso, per criteri discutibili, non sceglie il meglio.

Le poesie qui raccolte dimostrano che Pazzi ha avuto, sin dal suo esordio, una voce chiara e perentoria, che non ha mai fatto la rincorsa per allearsi alla moda dei minimalisti e degli incomprensibili, dei balbuzienti, dei sostenitori della casualità. La sua poesia ha corpo e anima, sa volare e far volare, fare incontrare la meraviglia e l’incanto e squarciare i nodi del vento che mostrano sempre la bellezza: “Impara da me, così veloce / a catturare la preda; / vivi due volte, / il sogno della cosa / e il gesto della presa”.

  • SERGIO ZOPPI

Laureato in scienze politiche all’Università di Firenze con Giovanni Spadolini si avvicina agli ambienti del cattolicesimo democratico e diviene caporedattore della rivista Nuovo Osservatore diretta da Giulio Pastore. Nel 1968 pubblica per Vallecchi il suo primo libro Romolo Murri e la prima Democrazia Cristiana. Negli anni 70 comincia ad occuparsi dei temi del mezzogiorno fino ad occupare il ruolo di presidente e direttore generale del FORMEZ. Eè chiamato a svolgere il ruolo di sottosegretario alla Funzione pubblica nel primo governo Prodi e poi quello di sottosegretario alla Pubblica istruzione nel primo governo D’Alema. Pubblica, tra gli altri Il sud tra progetto e miraggio (Donzelli 1994), Il mezzogiorno di De Gasperi e Sturzo (Rubbettino 1998), Il mezzogiorno delle buone regole (Il Mulino 2000), Una lezione di vita: Saraceno, la Svimez e il Mezzogiorno (Il Mulino 2002), De Gasperi e la nuova Italia (Rubbettino 2004), Umbero Zanotti Bianco, patriota educatore, meridionalista (Rubbettino 2009) Premio Rhegium Julii.

Premio “Gaetano Cingari” per gli Studi meridionalistici

Questioni meridionali –Editore Il Mulino

Relatore: Giuseppe Caridi

“Questioni Meridionali” è un qualificato contributo storico culturale alla questione delle questioni italiane, ormai rimossa dal dibattito politico e civile della nazione.  Sergio Zoppi, autorevole studioso della materia, erede e interprete della lezione dei grandi meridionalisti del passato, in questo saggio racconta la storia di un piccolo gruppo di personalità della cultura e dell’impresa napoletana fondatore di “Questioni Meridionali”, rivista che mostrò il volto doloroso e drammatico del Mezzogiorno: analfabetismo, indigenza, scarso sviluppo, malattie nel periodo in cui il fascismo controllava l’intera vita nazionale e aveva dichiarato inesistente il dualismo e il divario Nord Sud. “Questioni Meridionali” è stata una forma di resistenza civile, in anni in cui sull’Italia pesavano negativamente la chiusura all’Europa e le angustie di un’autarchia che non è stata solo economica. Zoppi ha il merito di far riemergere i contenuti di una iniziativa editoriale attorno a cui, senza ipocrisie e con lucidità, un gruppo di personalità –  ancorché inascoltato –  ha indicato la via per giungere ad un riscatto permanente del Mezzogiorno.

  • GIUSEPPE SMORTO

Entrato nel 1980 a Repubblica con una borsa di studio Fieg-Fnsi, Giuseppe Smorto è stato Capo Redattore dello Sport, del Venerdì e della Cronaca di Torino. Dal 2003 al 2016 ha diretto il sito del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari. Ha chiuso la sua carriera interna come vicedirettore del giornale, per oltre tre anni, sotto la direzione di Mario Calabresi.

Ha vinto i premi “Saint Vincent”, “Biagio Agnes” per il giornalismo, il Sangiorgino d’oro del Comune di Reggio Calabria, e proprio quest’anno il premio “Oxfam contro le disuguaglianze” per un articolo sulla Sanità in Calabria pubblicato sul Venerdì di Repubblica.

Ha curato i libri “Il mondo di Gianni Mura”, “Gianni Mura e i racconti della bicicletta” . Quest’anno ha pubblicato il libro-inchiesta “A sud del Sud” , viaggio dentro la Calabria tra diavoli e resistenti, edizioni Zolfo.

Premio speciale “Rastignac” per il giornalismo

A sud del Sud – Editore Zolfo

Relatore: Mimmo Nunnari

A sud del Sud è il resoconto di un cammino appassionato nei luoghi dell’anima meridionale. Un viaggio in una terra enigmatica “violenta e violentata”, come definiva la Calabria don Italo Calabrò.

Smorto ha scritto questo libro in punta di penna per non fare rumore, ribaltando le banalità trite e ritrite che si scrivono su questa antica regione. Ha raccontato di bellezza, di persone, di grande umanità, di rinascita e del male assoluto: la ‘ndrangheta che è la tragedia più grande.

Il risultato è un libro straordinario su un pezzo d’Italia erede della civiltà classica, di un’umanità che ha viaggiato nel mondo, portando braccia e cervelli per aiutare lo sviluppo degli altri e che aspetta pazientemente il suo riscatto. (rrc)

A Corrado Calabrò il Premio Speciale Morgantina

Prestigioso riconoscimento al poeta e magistrato reggino Corrado Calabrò, a cui è stato conferito il Premio Speciale Morgantina, per «le qualità artistiche, per le caratteristiche di stampo esistenziale, per l’autenticità della parola lirica».

Il prestigioso riconoscimento rientra nell’ambito della seconda edizione del Premio Internazionale di Poesia Morgantina, organizzato dall’Accademia di Sicilia

Calabrò, si legge nella motivazione, è stato premiato sopratutto per «l’ultima raccolta dal titolo L’altro, in cui evidenzia – sul filo dell’ironia – una fondante cifra sull’uomo e la sua stessa esistenza». (rrm).

L’attrazione dell’oltre nella poesia di Corrado Calabrò (autori vari)

di SANTO STRATI – Cos’è l’attrazione dell’oltre? Per un poeta è sicuramente il superamento della dimensione tradizionale e l’attraversamento della realtà con occhi allo stesso tempo distaccati ma partecipi. Al poeta, grande poeta calabrese, Corrado Calabrò la rivista Spiritualità & Letteratura, edita dalla Fondazione Thule Cultura di Palermo ha dedicato due corposi fascicoli, racchiusi in un unico libro, proprio sull’ “attrazione dell’oltre”. Un’analisi introspettiva sulla figura di Calabrò ma soprattutto sulla sua vastissima opera creativa.

Nella sua introduzione, Corrado Calabrò, afferma che «la nostra visione della realtà è un miraggio». Una visione olografica. «Ci è sconosciuta, insomma – sostiene – non percepita nella sua fondamentalità, la stessa realtà che ci circonda e ci permea, la realtà di cui siamo fatti. Noi tocchiamo solidi e liquidi, vediamo i colori, sentiamo suoni, odori, sapori: sono solo manifestazione metamorfiche che i nostri sensi ci porgono». Un’idea della poesia, ma soprattutto della vita, che il poeta Calabrò trasferisce dall’uomo (giurista, intellettuale, studioso) all’artista che crea, mediante i versi, emozioni e sensazioni perché si comprenda il senso della propria esistenza. È questa la vera forza poetica di Calabrò, il costringere alla riflessione cavalcando un’onda poetica trascinante e travolgente, e allora avviene che i suoi versi coinvolgono in modo atipico il lettore, ne saggiano l’intelligenza e ne stimolano risposte in termini di sentimento. Perché – ricordiamolo come disse Anassagora – l’uomo è nato “per contemplare il cielo e l’origine di tutto l’universo”.

Chi conosce la poesia di Corrado Calabrò, troverà in questa corposa raccolta di saggi (400 pagine) un’ulteriore risposta al perché le sue liriche vanno ben oltre la tradizionale suggestione che il verso riesce a dare. Il lettore riuscirà ad apprezzare ancora di più la profondità di alcune liriche, scoprirà la grandezza poetica di un inguaribile sognatore. «Sono una barca spogliata di vela che anela inutilmente al mare aperto» scrive in una lirica il poeta Calabrò: è il riferimento costante al “suo” mare, alla “sua” Calabria che, insieme all’amore, sono i temi dominanti di tutta la sua produzione poetica.

Del resto, 23 libri di poesia sono la testimonianza di una vitalità creativa che ha pochi eguali: in questo volume ci sono un centinaio di contributi di studiosi, scrittori, saggisti, poeti e operatori culturali che parlano e documentano un’attività invidiabile e superlativa di un “poeta del mare e dell’amore” e costituiscono un incentivo a rileggere, riguardare, ritrovare versi indimenticati per cogliere l’essenza vera di una concezione di vita, moderna perché basata sul classicismo, tra il mito e la metafora, tra il sogno e la realtà, l’immaginazione e il tecnicismo del quotidiano.

Non si faccia, però, l’errore di considerare questo libro la summa esaustiva della poetica di Calabrò: il poeta non dorme mai, sogna, vive, racconta. E molti altri, continuamente, parlano e parleranno di lui. Un bel libro per apprezzare ancor di più il grande poeta Calabrò, che della Calabria è un orgoglioso e più che illustre figlio. Il volume è curato da Tommaso Romano e Giovanni Azzaretto. (s)

L’ATTRAZIONE DELL’OLTRE NELLA POESIA DI CORRADO CALABRÒ
edizione fuori commercio, a cura di Tommaso Romano e Giovanni Azzaretto
Quaderni di Spiritualità & Letteratura – Fondazione Thule Cultura, Palermo

Al poeta Corrado Calabrò il Premio Bertrand Russell dell’UniMediterranea

Un nuovo, prestigioso riconoscimento per il poeta e giurista Corrado Calabrò, grande orgoglio della Calabria, riconosciuto in tutto il mondo: l’Università Mediterranea di Reggio gli ha assegnato il premio Bertrand Russell “ai Saperi Contaminati”. È il premio istituito dalla Fondazione Mediterranea in partnership con la Facoltà di Ingegneria dell’Università Mediterranea che viene assegnato ogni anno a personalità del mondo della cultura. Calabrò ha ricevuto l’ambito riconoscimento per la sua attività letteraria e poetica che ha fatto da pendant al suo prestigioso percorso professionale nella magistratura. Com’è noto, il prof. Corrado Calabrò, reggino innamorato perso della Calabria e del suo mare, è stato per lunghi anni al vertice della magistratura amministrativa fino al Consiglio di Stato, senza mai, per questo, trascurare la sua straordinaria capacità di “poetare”. La poesia di Calabrò accarezza l’anima e induce alla riflessione mescolando amore e passione con tenerezza e realtà, tecnologia con sentimento, suggestione con vita reale.

Premio Russell a Corrado Calabrò

La cerimonia di consegna del Premio oggi pomeriggio a Reggio a Palazzo Zani, nella biblioteca di Giurisprudenza. Calabrò è stato accolto dal direttore del Dipartimento Digies Massimiliano Ferrara, dal presidente della Fondazione Mediterranea Vincenzo Vitale, dal presidente del comitato scientifico della stessa fondazione Antonino Monorchio, da Giuseppe Barbaro (Dipartimento Diceam) e da Raffaello Abenavoli, segretario della Fondazione, con relazioni di Pino Bova, presidente del Circolo culturale Rhegium Julii, e dell’avv. Nico D’Ascola. Una magnifica lectio magistralis dello stesso Calabrò ha coronato la serata. (mp)

Quinta Dimensione – Poesie scelte 1958-2018 di Corrado Calabrò

Chi pensa che i libri di poesia non abbiano mercato o siano soltanto destinati a un pubblico troppo ristretto dovrà ricredersi di fronte a Quinta dimensione – Poesie scelte 1958-2018 di Corrado Calabrò. Basterebbe il lungo e appassionato poema Roaming che apre la raccolta a motivare la lettura delle altre 245 liriche di questo straordinario volume di oltre 300 pagine (Mondadori editore). Corrado Calabrò è un poeta sui generis: ha saputo in sessant’anni di poesia coniugare il rigore dell’uomo di legge e delle istituzioni con l’incanto di una poetica non convenzionale, molto spesso destinata a scuotere sentimenti e passionalità con la suggestione di versi che illustrano, raccontano, costruiscono e disfano. Il Calabrò giurista è un alter-ego del Calabrò poeta o è vero il contrario: le due vite non s’incrociano, come rette parallele, binari di un’esistenza vivida e ricca, però aiutano a comprendere l’uomo, con i suoi echi millenari della Magna Grecia o i profumi della sua Calabria.

50 anni di uomo di legge e 60 anni di poesia, con una (fortunatamente) mancata contaminazione delle parti. Corrado Calabrò giurista, presidente AGcom, più volte capo di gabinetto e infine consigliere di Stato è la fotografia di una vita al servizio delle istituzioni e del Paese; Calabrò poeta è una sinergica realtà che smuove passioni, esalta la carnalità dell’amore, ispira i sensi, provoca commozione, scatena sentimenti. Il poeta sa farsi tramite dei luoghi della vita, delle sensazioni, dei sogni, impossibilitato a non mutuare con il lettore lo spirito del tempo (Zeitgeist) e la pratica del vivere quotidiano. Il risultato è una gradevole sensazione di intimismo condiviso che avvolge nello scorrere dei versi chi cerca nella poesia i segni vitali dell’essere uomo. E chi è il lettore di poesia? È sicuramente ben diverso dal lettore di romanzi o di saggi: è in realtà un sognatore o forse soltanto un avventuriero letterario in cerca di parole solo a lui comprensibili e riservate.

Se guardiamo bene, l’opera poetica di Corrado Calabrò si muove su tre piani: l’amore, il mare, la Calabria. Che poi sono una sola cosa: Il mare di quella Calabria che gli ha dato i natali è l’immenso oceano dell’amore che caratterizza gran parte della sua produzione poetica. Calabrò è il cantore dell’amore e quindi della vita, della passione, della sofferenza, della morte: i suoi versi non offrono indulgenze al lettore, lo rapiscono senza farsene accorgere, lo trascinano in abissi di suggestioni e sensazioni che solo il vero poeta riesce a trasmettere, a suscitare. Il poeta Calabrò non declama, ma offre il dialogo col suo lettore, che – senza saperlo – esprime il suo impalpabile feeling al poeta.

Si diceva prima di Roaming: è straordinario questo lungo poema che in 602 versi racconta una vita, tra sogno e realtà, tra desiderio e passione, tra modernismo e tradizione. Quasi una trasmissione televisiva, in versi, che spazia in lungo e in largo, senza soluzione di continuità, a inseguire eventi e avvenimenti, persone reali e forme idealizzate dal sogno, in un affascinante delirio di passione quando “sotto stupite stelle / si smarrisce per noi la distinzione / tra provenienza e destinazione”.

Si farebbe un torto, però, al poeta Calabrò se si riducesse l’attenzione al solo Roaming: Quinta dimensione è un libro da tenere sul tavolo o sul comodino, un pronto soccorso al desiderio di indifferenza, alla malinconia, alla voglia d’amore, al bisogno di fuga, all’esigenza di stabilità. Sfogliando le pagine s’incontrano affreschi di sentimento che disarmano l’innocua paura della parola scritta. Non è facile sfuggire ai versi di Calabrò che, inesorabile, colpisce – com’è d’obbligo al poeta – ferisce e risana. Il tocco del poeta è lieve, ma le parole sono macigni, incantano, affliggono, esaltano e inteneriscono. È una giostra di stimoli differenti che s’inseguono con l’obiettivo di scavare a fondo nell’animo di chi è pronto a rivivere il senso dei versi e nutrirsi della loro inesauribile efficacia.

Non è  un mestiere per tutti il poetare, ma la parola che si fa verso illude e riesce a scuotere sentimenti che s’immaginavano repressi o del tutto assenti. È la magia di chi – davvero pochi, in verità – sa costruire con le parole un universo dove ognuno riesce a individuare una o più stelle di riferimento. In una “quinta dimensione” che Corrado Calabrò dona con questo libro, con le sue liriche, parlando al cuore perché la testa intenda, tra sperimentazione e classicismo. Forte di una maturità poetica di cui non capiterà mai di stancarsi. (Santo Strati)

Corrado Calabrò
Quinta dimensione
Mondadori editore,
304 pagg, 18 euro

Incontro col poeta e giurista Corrado Calabrò: il mondo ha bisogno di poesia

In occasione della Giornata mondiale della Poesia Calabria.Live ha incontrato il poeta e giurista Corrado Calabrò. Reggino di nascita, romano di adozione, uno dei maggiori poeti viventi con libri tradotti e pubblicati in tutto il mondo. L’ultimo Quinta dimensione (di cui si può leggere nostra la recensione nella sezione Libri) sarà presentato il 2 aprile a Milano alla Mondadori di piazza Duomo, con la partecipazione di Marco Corsi e Carlo Di Lieto che converseranno con l’autore.

Corrado Calabrò a Milano

Calabrò racconto della sua poesia, delle sue passioni e dei suoi amori: la Calabria, l’astrofisica, i sentimenti. È un piacere ascoltarlo e seguirlo. L’intervista è del nostroi direttore Santo Strati (rrm)

Il Premio “Alvaro” a Catanzaro: lo scrittore è tornato al suo liceo

27 ottobre 2018 – Ha un doppio significato la scelta di tenere a Catanzaro la cerimonia del XII Premio Corrado Alvaro che si è svolta ieri. Da un lato la “presenza” istituzionale della Regione a un Premio che è diventato maturo e importante e che merita di essere ulteriormente valorizzato a livello nazionale, dall’altro il “ritorno” al suo liceo dello scrittore, che proprio al Galluppi di Catanzaro ha fatto gli studi liceali. Per questo la giornata dedicata a Corrado Alvaro ha suscitato tanta emozione insieme con una sentita partecipazione degli ospiti e del pubblico intervenuto.
È la prima volta che il Premio, ideato dalla Fondazione Corrado Alvaro che ha sede a San Luca ed è presieduta da Aldo Maria Morace, un italianista di chiara fama, si svolge a Catanzaro: in questa città lo scrittore conseguì nel 1931 al Galluppi la maturità classica e il “suo” liceo ha voluto festeggiarlo all’Auditorium Casalinuovo con la partecipazione di studenti provenienti da vari istituti cittadini e una rappresentanza dell’istituto Comprensivo San Luca, accompagnata dalla dirigente scolastica Carmela Rita Serafino.
Morace ha aperto i lavori ricordando la molteplicità della produzione di Corrado Alvaro dal teatro, al giornalismo e alla narrativa sottolineando quanto all’estero, tra gli intellettuali, la figura e l’opera di Corrado Alvaro sono molto note e intrinsecamente legate alla Calabria. A sottolineare l’importanza della manifestazione l’Assessore regionale all’Istruzione e alle Attività culturali, Maria Francesca Corigliano, che ha rimarcato la centralità di Alvaro per la nostra identità e l’attività di promozione che la Giunta regionale sta attuando sugli autori calabresi di ieri e di oggi.
«Questa giornata – ha detto la Corigliano – si inserisce pienamente nel quadro complessivo di valorizzazione della letteratura calabrese che con il Presidente Oliverio abbiamo avviato puntando a coltivare la memoria verso i protagonisti della narrativa del Novecento e intensificando il confronto con gli autori calabresi di oggi che hanno raggiunto un notevole successo tra il pubblico e contribuiscono a narrare la Calabria oltre gli stereotipi. E di questi autori, alcuni sono anche membri della Giuria di questo prestigioso Premio, di cui va dato merito alla Fondazione Corrado Alvaro, che lavora con dedizione in un contesto complesso, decisamente difficile eppure centrale per il rilancio della nostra terra».
L’Assessore, inoltre, ha ricordato che sono diverse le attività che la Regione promuove nell’ambito del programma del diritto allo studio in ottica di valorizzazione culturale, per avvicinare i più giovani al retaggio storico della Calabria. La Giuria del Premio, nominata dalla Fondazione, è stata presieduta da Carmine Abate e composta da, Domenico Dara, Marisa Fasanella, Cataldo Perri e Corrado Calabrò, che non ha potuto prendere parte alla giornata per sopravvenuti impegni.
Il Presidente Mario Oliverio, insignito dalla Fondazione Alvaro di un riconoscimento per la vicinanza istituzionale, ha voluto inviare un messaggio ai partecipanti al Premio, in cui ripercorre le attività che la Regione ha intrapreso per valorizzare la figura di Alvaro ed evidenzia: «il suo monito celeberrimo “La disperazione più grave che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile” resta come un monumento nella nostra coscienza collettiva ed è destinato a perdurare sempre valido nel tempo futuro».
Lo scrittore Carmine Abate ha annunciato e presentato i vincitori delle due sezioni del Premio, presenti in sala, e che hanno ritirato le targhe realizzate dal maestro Rosario La Seta, dopo aver ascoltato le motivazioni esposte da Dara e Fasanella. A Giuseppe Lupo è andato il premio per la sezione Narrativa col romanzo “I giorni del nostro incanto” (Marsilio) e a Salvatore Maira il premio per la sezione Narrativa opera prima con “Diecimila muli. Romanzo di uomini e bestie” (Bompiani).
Agli scrittori vincitori, gli alunni del Liceo Classico “P. Galluppi” hanno rivolto quesiti e riflessioni dopo aver approfondito la lettura dei loro testi, animando un dibattito proficuo e interessante, tra modernità e tradizione, a cui ha contribuito la Preside del Liceo, Elena De Filippis, la quale, inoltre, ha offerto a tutti le suggestioni degli anni giovanili passati da Alvaro tra i banchi della scuola catanzarese e nella società cittadina dell’epoca, sottolineando come lo scrittore abbia saputo narrare la Calabria arcaica che ha incontrato nella sua giovinezza con grande forza evocativa.
Un premio di studio è stato assegnato dalla Fondazione alla giovane Rosalba Peronace per la tesi di laurea dal titolo “Gente in Aspromonte: la geografia dell’Aspromonte nell’opera di Corrado Alvaro”, discussa all’Università di Pisa.
Nel foyer dell’Auditorium la Biblioteca Comunale De Nobili ha allestito una mostra libraria con numerose edizioni delle opere alvariane, una delle quali con dedica e autografo di Corrado Alvaro al bibliotecario dell’epoca Filippo De Nobili, a cui la biblioteca stessa è intitolata. In rappresentanza dell’Amministrazione comunale di Catanzaro era presente il vicesindaco Ivan Cardamone, che ha ringraziato l’Assessore Corigliano e ha evidenziato la sinergia tra istituzioni in ambito culturale che a Catanzaro, grazie all’intervento della Regione Calabria, sta producendo fatti positivi, tra cui la giornata dedicata ad Alvaro, le mostre al Complesso del San Giovanni, i grandi eventi e i festival. L’assessore alla Cultura e vicesindaco del Comune di Catanzaro aveva già espresso la soddisfazione per l’evento: «La città di Catanzaro è orgogliosa di poter ospitare la XIII edizione del Premio letterario nazionale “Corrado Alvaro”, un appuntamento di alto profilo culturale che conferma il ruolo e la dimensione della Città Capoluogo di regione quale sede privilegiata dei grandi eventi». Cardamone ha insistito sulla valenza dell’iniziativa nei confronti delle nuove generazioni: «La manifestazione ha offerto l’occasione agli studenti della città di confrontarsi con scrittori calabresi insigniti del prestigioso riconoscimento. Proprio il coinvolgimento dei più giovani costituisce il valore aggiunto di questa iniziativa che intende non solo rendere omaggio alla figura di Corrado Alvaro, ma anche coinvolgere il mondo della scuola in un percorso mirato a promuovere la conoscenza della letteratura calabrese e dell’identità locale».
Alla Città di Catanzaro la Fondazione Alvaro ha simbolicamente attribuito un riconoscimento in memoria degli anni vissuti dallo scrittore e per l’attenzione che da molti anni la comunità catanzarese tributa all’autore di “Gente in Aspromonte”.
Presenti alla manifestazione anche il consigliere regionale Arturo Bova, presidente della Commissione antindrangheta e il Commissario prefettizio di San Luca, Salvatore Gullì, intervenuto nel corso della cerimonia. Un momento speciale della mattinata è stato dedicato al ricordo di Alessandro Leogrande, giornalista prematuramente scomparso a cui è stato assegnato un riconoscimento postumo alla memoria per il romanzo “La frontiera” (Feltrinelli).
La lunga e bella giornata dedicata ad Alvaro è proseguita nel pomeriggio in Auditorium con un reading letterario di Carmine Abate e con musiche di Cataldo Perri, Checco Pallone, Enzo Naccarato e Piero Gallina. (rcz)

Nella foto di copertina: Gli scrittori Domenico Dara e Carmine Abate, il vincitore Giuseppe Lupo e l’assessore Maria Francesca Corigliano