Crotone: dal oggi al via la prima spedizione di rifiuti pericolosi

Parte finalmente da Crotone il primo carico di rifiuti pericolosi, residui industriali mai smaltiti correttamente. La giornata di oggi (18 agosto 2025) segnerà, dunque, per i cittadini crotonesi, un momento atteso da oltre 25 anni: inizierà la rimozione definitiva dei residui industriali depositati a pochi metri dal mare e mai smaltiti correttamente.

Questi residui industriali, contaminati e illecitamente fatti abbancare sull’arenile adiacente al mare cristallino, saranno portati via.

Lunedì prossimo, dunque, inizierà il viaggio di oltre 400.000 tonnellate di rifiuti NON pericolosi e di 360.000 tonnellate di rifiuti pericolosi (NON contenenti Tenorm e Amianto), fuori da Crotone e dalla Regione Calabria.

Si inizierà con circa duemila tonnellate di rifiuti non pericolosi, delle circa diecimila tonnellate attualmente già rimosse, stoccati nelle baie di protezione e sicurezza realizzate in aree di proprietà privata da Eni Rewind S.p.A., denominati D15 non Tenorm.

Dopo le procedure di caratterizzazione, selezione e omologazione, i materiali saranno caricati su oltre 100 automezzi pesanti (circa 15 camion al giorno) e trasferiti in impianti e discariche autorizzati in varie regioni d’Italia.

Durante tutte le fasi, saranno effettuati rigorosi controlli ambientali e sanitari grazie al supporto dell’Arma dei Carabinieri – Legione Calabria – Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari e dei tecnici di ARPACAL.

Questa bonifica rappresenta la prima vera azione concreta contro una discarica abusiva, mai autorizzata per questo scopo, dalla Regione Calabria e dove per decenni sono stati depositati rifiuti contenenti metalli pesanti, radionuclidi e amianto. (rr)

STOP A RIFIUTI TOSSICI A CROTONE
PORTATI DA ALTRE REGIONI D’ITALIA

di ANTONELLO TALERICO – La necessità impellente di intervenire in maniera concreta a tutela dell’area del Sito di Interesse Nazionale (SIN) di Crotone-Cassano-Cerchiara, una delle zone più gravemente compromesse d’Italia sotto il profilo ambientale e sanitario mi ha portato a presentare una proposta di legge regionale che contiene “Disposizioni per la tutela dell’area del Sin di Crotone-Cassano-Cerchiara dai rifiuti pericolosi e radioattivi non prodotti nel territorio regionale”.

Come si legge nella mia relazione introduttiva, per decenni, questo territorio è stato sede di intense attività industriali che, in assenza di adeguati interventi di bonifica, hanno lasciato un’eredità pesante in termini di contaminazione del suolo, delle acque e dell’aria.

Il Sin di Crotone si estende per 1.448 ettari di aree a mare e complessivi 884 ettari a terra, comprendendo il perimetro industriale della città di Crotone e le discariche a mare ex Pertusola Sud e Fosfote. All’interno del sito sono state accumulate nel corso del tempo oltre due milioni di tonnellate di rifiuti tossici contenenti metalli pesanti come arsenico, mercurio, piombo, cadmio e zinco, molti dei quali notoriamente cancerogeni e mutageni. Questi materiali derivano dalle attività industriali chimiche e metallurgiche svolte, sin dagli anni venti del Novecento, da società come Pertusola Sud S.p.A. e Montedison/Fosfotec, e sono rimasti sul territorio anche dopo la cessazione delle attività, avvenuta negli anni Novanta, senza che sia mai stata effettuata una bonifica adeguata.

Le conseguenze per la salute pubblica sono state gravi e documentate da numerosi studi epidemiologici, condotti dall’Istituto Superiore di Sanità, da Arpacal e dai Registri Tumori, che hanno messo in luce un eccesso di mortalità e morbilità per tumori polmonari, linfomi e leucemie infantili, nonché un incremento significativo della mortalità per malattie respiratorie croniche e cardiovascolari.

La popolazione è risultata esposta a sostanze tossiche persistenti attraverso l’aria, il suolo e le acque, compromettendo le condizioni di vita e aumentando il rischio sanitario collettivo.

Le falde acquifere risultano contaminate, mentre sversamenti nel mare Ionio e discariche abusive collocate in prossimità della costa mettono a rischio non solo l’ecosistema marino, ma anche due settori vitali per l’economia regionale come il turismo balneare e la pesca.

Il Sin di Crotone, dunque, non è soltanto un problema locale, ma rappresenta una questione di sicurezza nazionale, che tocca contemporaneamente profili ambientali, sanitari ed economici. Nonostante le numerose denunce e richiami provenienti dalla Corte dei Conti, dalla Commissione Europea e dallo stesso Ministero dell’Ambiente, la bonifica del sito è rimasta sostanzialmente inattuata, ostacolata da lungaggini procedurali, responsabilità istituzionali frammentate e resistenze politiche e industriali.

I dati sono allarmanti e richiedono una risposta istituzionale ferma e responsabile.

È in questo contesto che si inserisce la presente proposta di legge, che intende introdurre un divieto – temporaneo e mirato – all’immissione, al trattamento, allo stoccaggio e allo smaltimento di rifiuti pericolosi e radioattivi ai sensi del D.Lgs. 152/2006 sia i rifiuti radioattivi e le scorie definite dal D.Lgs. 101/2020, nonché qualsiasi altra sostanza pericolosa per la salute umana o per l’ambiente, non prodotti nel territorio calabrese, limitato esclusivamente all’area del Sin.

L’obiettivo è semplice e al contempo fondamentale: impedire che un territorio già duramente colpito da decenni di incuria e contaminazione venga ulteriormente sovraccaricato da nuovi flussi di rifiuti provenienti da fuori regione, aggravando una situazione ambientale già drammatica.

La proposta si muove nel pieno rispetto dell’ordinamento costituzionale. Trova fondamento nell’articolo 32 della Costituzione, che tutela la salute come diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività, e nell’articolo 117, terzo comma, che attribuisce alle Regioni competenzeconcorrenti in materia di tutela della salute e governo del territorio. La giurisprudenza costituzionale, inoltre, riconosce alle Regioni la possibilità di adottare misure normative specifiche, purché giustificate da esigenze concrete, documentate e localmente circoscritte, come nel caso in esame.

Il provvedimento non introduce un divieto generalizzato, bensì una misura delimitata nel tempo e nello spazio: cesserà automaticamente di avere efficacia una volta concluse le operazioni di bonifica ambientale dell’area interessata, così come previste dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza

Energetica. A garanzia dell’efficacia e della precisione dell’intervento, si prevede che l’Arpacal proceda alla perimetrazione tecnica dell’area di rispetto ambientale, tenendo conto di parametri scientifici quali lo stato di contaminazione del suolo, la vulnerabilità degli ecosistemi e la presenza di insediamenti umani.

La proposta prevede inoltre l’attivazione di misure informative e preventive a vantaggio delle comunità locali, nonché un regime sanzionatorio severo ma proporzionato, che mira a scoraggiare ogni violazione della normativa e a garantire il rispetto dell’ambiente e della salute pubblica.

In definitiva, si tratta di un intervento doveroso e coerente con i principi di precauzione, responsabilità e salvaguardia della salute. La Regione Calabria, attraverso questa legge, riafferma il proprio impegno per la tutela dei cittadini e del territorio, in un’ottica di giustizia ambientale e di concreta protezione delle aree più fragili del suo tessuto territoriale. (at)

[Antonello Talerico, consigliere regionale]

CROTONE – Sabato l’incontro “Alle urne con consapevolezza”

Sabato 31 maggio, al Museo di Pitagora, si terrà un incontro pubblico sui temi del prossimo referendum, organizzato dal Consorzio Jobel.

Informare correttamente per esercitare il diritto al voto con maggiore consapevolezza: perseguendo quest’obiettivo, in previsione del referendum abrogativo, in cui il prossimo 8 e 9 giugno la cittadinanza dovrà esprimersi su temi che riguardano il lavoro e la cittadinanza.

Si tratta di un momento di confronto e approfondimento aperto alla cittadinanza, che prevede l’intervento dei docenti dell’Università della Calabria, Piero Fantozzi e Antonella Costabile. Moderati dal presidente di Jobel, Santo Vazzano, analizzeranno i temi centrali del prossimo appuntamento referendario. (rkr)

CROTONE – Successo per KRIU – KRotone Identità Urbane

Si è concluso, con successo, a Crotone, la seconda edizione di KRIU – KRotone Identità Urbane, il progetto di arte pubblica curato da Gulìa Urbana e promosso dal Comune di Crotone, che dall’8 al 14 maggio ha trasformato i quartieri 300 Alloggi e San Francesco in un laboratorio urbano condiviso.

Quattro grandi murales – firmati da Insane51VesodTony Gallo e Mandioh – hanno dato vita a una nuova geografia estetica e simbolica, radicata nelle storie e nei desideri della comunità residente. KRIU si è affermato come modello concreto di rigenerazione culturale, capace di unire creatività, territorio e inclusione sociale.

«KRIU è un percorso che vuole fare dell’arte pubblica un elemento centrale nella crescita culturale e sociale della nostra comunità – ha dichiarato Vincenzo VoceSindaco di Crotone –. Queste opere rappresentano non solo un importante intervento di riqualificazione urbana, ma anche un simbolo di identità, memoria e partecipazione collettiva».

Il progetto si conferma come una delle esperienze più significative di arte urbana attiva nel panorama calabrese: un cantiere culturale che mette al centro l’identità dei quartieri, restituendo dignità ai luoghi attraverso la bellezza.

«Abbiamo scelto di non calare l’arte dall’alto, ma di farla nascere dentro il quartiere, come grido collettivo di orgoglio e desiderio di bellezza – ha dichiarato Giacomo Marinaro, curatore del progetto e fondatore di Gulìa Urbana –. KRIU è la dimostrazione che i margini possono diventare centro, se ascoltati e valorizzati».

Insane51, pioniere della double exposure, ha realizzato un’opera tridimensionale visibile con lenti anaglifiche, in cui la figura umana diventa metafora di armonia e tensione interiore. Una tripla aureola e la Tetraktýs pitagorica richiamano la storia filosofica della città, in un omaggio visivo alla sua eredità. Tony Gallo, con “Super Hero”, ha dedicato il suo murale ai bambini del quartiere. Un ragazzo su una BMX circondato da creature simboliche incarna la forza dell’immaginazione e dell’eroismo quotidiano: la periferia come spazio poetico.

Vesod ha intrecciato geometria sacra e forze naturali, ispirandosi ancora alla Tetraktýs pitagorica. Un faro tra onde e fiamme guida lo sguardo verso un prisma trasparente che riflette la città di Crotone, simbolo di equilibrio tra caos e ordine, memoria e futuro. Mandioh ha affrontato il tema della salute mentale con un’opera delicata e potente. Lo sguardo della figura ritratta invita all’ascolto, alla vulnerabilità condivisa e alla cura. Un gesto artistico di empatia che sollecita un dialogo aperto su fragilità e benessere interiore.

Oltre agli interventi artistici, KRIU ha proposto talk pubblici, momenti musicali e visite guidate aperte a cittadini e scuole. Il coinvolgimento diretto della comunità ha trasformato l’evento in un processo partecipativo, in cui l’arte è diventata linguaggio comune e occasione di dialogo tra generazioni.

«KRIU è molto più di un progetto artistico: è un messaggio potente di bellezza e speranza. L’arte, insieme ai tanti interventi che la nostra amministrazione sta portando avanti nel quartiere 300 Alloggi, contribuisce a creare un clima nuovo, quasi magico», ha detto Sandro Cretella, vicesindaco del Comune di Crotone.

Le opere realizzate entrano ora a far parte di un itinerario permanente, liberamente fruibile, che proietta Crotone tra le nuove destinazioni dell’arte contemporanea nello spazio pubblico. (rkr)

CROTONE – La mostra “Madre: rituali di memoria”

di BRUNELLA GIACOBBE

Un pellegrinaggio dell’anima, una devozione commovente, il riferimento certo di ogni cittadino crotonese. Torna, dopo il grande successo dello scorso anno, dal 16 maggio al 2 giugno, la nuova edizione di “Madre – Rituali di memoria”, mostra immersiva e site-specific che ha registrato quasi un migliaio di presenze nel 2024 e mira ad altrettante per il 2025. L’evento, ideato e curato dall’architetto Raffaele Caccavo ha luogo presso la Torre Aiutante del Castello di Carlo V di Crotone.

La mostra, in forma ampliata e rinnovata, abbraccia un altro luogo simbolo della città: l’intera architettura della torre aiutante del Castello Carlo V, in pieno centro storico. Propone un viaggio immersivo nel cuore della devozione mariana crotonese. È un percorso che intreccia arte contemporanea, antropologia e memoria popolare, mantenendo saldo il suo centro simbolico, il fulcro della memoria collettiva: la Madonna di Capocolonna, icona religiosa e culturale che definisce l’identità votiva della città.

«Madre nasce da questa urgenza emotiva: raccontare e condividere proprio il senso di appartenenza, i ricordi sempre vivi, dei gesti, delle parole, delle notti di Maggio, dei colori, delle voci e del calore di questa storia” – afferma il curatore Raffaele Caccavo –. Nasce anche dal desiderio di restituire forma visibile a ciò che vive nel cuore e nel rito. Non è soltanto una mostra da osservare. La definisco un’esperienza da attraversare».

A rendere ancora più significativo il percorso di quest’anno è la partecipazione straordinaria del Maestro orafo Gerardo Sacco. Espone per la prima volta una sezione interamente dedicata alla Sacra Effige trafugata e poi ritrovata, con materiali originali e documenti che raccontano non solo la perdita, ma anche la rinascita spirituale e simbolica di un’intera comunità.

«La mia storia personale e professionale è profondamente legata alla Madonna di Capocolonna.  Luce per me nel buio, madre che consola, presenza benefica che tutti i crotonesi portano con loro ovunque vadano. Ho voluto rendere omaggio non solo all’immagine sacra, ma soprattutto alla forza silenziosa della fede di questo popolo che ha resistito e resiste ad ogni tentativo di usurpazione. Quella fede che ci tiene uniti, nel dolore e nella speranza, che ci fa gioire insieme ogni volta», dichiara il Maestro Sacco. Il percorso include opere pittoriche inedite e provenienti da collezioni private. Raccontano il ritorno dell’Effige e il suo incontro con il popolo non attraverso la rappresentazione statica, ma evocando suoni, odori e voci così familiari eppure sempre nuove. Seguono installazioni realizzate con materiali di recupero. Viene infine proiettato un estratto del documentario “Madre” di Maria Alessandra Manfredi, che aggiunge uno sguardo poetico e intimo sul pellegrinaggio. Lo racconta dal punto di vista della comunità che lo compie, passo dopo passo.

“Madre – Rituali di memoria” non è solo una mostra, ma un atto di partecipazione collettiva. È un ringraziamento vivo a Crotone, alla sua gente, a tutte le persone che rendono possibile questo progetto con la loro presenza, il loro ascolto, il loro entusiasmo.

«Ogni visitatore è parte attiva di questo rito condiviso. Sentiamo il bisogno di restituire alla città uno sguardo su sé stessa», commentano gli organizzatori Maria Alessandra Manfredi e Raffaele Caccavo. Rendono possibile tutto ciò anche grazie alla collaborazione attiva dell’Associazione Multitracce. (bg)

A Crotone una due giorni sulla rete delle Donne della Magna Grecia

di ARISTIDE BAVANei giorni scorsi le sezioni Fidapa di Roccella, Siderno, Brancaleone, Melito, Reggio Calabria, hanno preso parte, unitamente alle sezioni Fidapa di molti altri centri della Calabria ad una nuova tappa del progetto  “Rete Donne della Magna Grecia” che si è tenuta a Crotone. 

Hanno partecipato, tra le altre, le Sezioni di Crotone,  Trebisacce, Corigliano, Rossano, Cirò Marina, Botricello, Catanzaro, Soverato,  Kroton che hanno effettuato un “viaggio alla scoperta della scuola pitagorica femminile”.

Per l’occasione hanno aderito  al protocollo della “rete” le sezioni di Canosa, Gallipoli, Terlizzi, Terra d’ Otranto, Tursi, Taranto, Salandra, Pisticci Marconia del Distretto Sud Est, Spezzano Albanese del Distretto Sud Ovest, Comiso e Vittoria del Distretto Sicilia. Due giornate caratterizzate da variegati momenti culturali che hanno interessato anche il il Museo Archeologico Nazionale del Parco di Capocolonna dove si è tenuto un apprezzato convegno che ha avuto come appendice una sfilata dei gioielli linea magna Grecia del maestro Gerardo Sacco che si è anche intrattenuto a lungo con le rappresentanti della Fidapa.

Il gruppo ha, anche, visitato il Museo archeologico e varie “bellezze” della città. Significativo anche un apposito spettacolo della Compagnie danze storiche Le Krotoniadi del teatro danza Olimpia. All’incontro oltre alle varie sezioni Fidapa della Calabria hanno anche partecipato socie Fidapa provenienti da Campania, Basilicata, Sicilia e Puglia, presenti anche molte autorità Fidapa del Distretto Sud Ovest dalla Presidente Franca Dora Mannarino alle Past President Fiammetta Perrone e Pina Genua Ruggero; la segretaria Laura Gualtieri e le componenti del Collegio dei Revisori Rosalba Viscomi e Mimma Palumbo.

Le sezioni del Distretto Sud Ovest della Fidapa Bpw Italy hanno creato  questa ipotesi progettuale basata su una rete per realizzare in collaborazione iniziative culturali sulla tematica “Donne della Magna Graecia”.

L’attività, estremamente interessante, fa parte del tema internazionale, Nuove azioni attraverso la cooperazione, ed ha come  il filo conduttore la volontà condivisa di creare rete per valorizzare le donne del passato, del presente e del prossimo futuro. All’incontro convegnistico, moderato da Rosaria Vazzano, ha anche partecipato il sindaco di Crotone. Vincenzo Voce.

L’evento che si è accompagnato alla Rete Fidapa Donne Magna Greciaè stato presentato con il titolo “Kroton: Viaggio alla scoperta della Scuola Femminile Pitagorica”. Ed è stato arricchito da un  Tour nei Parchi e Musei archeologici Nazionali crotonesi, luoghi suggestivi che fanno rivivere la storia Magno Greca e scoprire la Scuola Pitagorica Krotoniate Femminile.

Tra i luoghi più apprezzati dell’evento  le visite guidate al Castello di Carlo V e al Museo Archeologico nazionale nonché a  Piazza Pitagora. (ab)

 

CROTONE – L’autostazione Romano è cardioprotetta

L’Autostazione Romano di Crotone è diventata ufficialmente una struttura cardioprotetta: è stato, infatti, installato un defibrillatore semiautomatico Dae, uno strumento vitale che consente un rapido intervento in caso di arresto cardiaco

Grazie a questo dispositivo, chiunque si trovi all’interno o in prossimità della struttura potrà contare su un presidio salvavita immediatamente disponibile.

Il dott. Giovanni Capocasale, direttore del centro Simeup accreditato dalla Regione Calabria, ha consegnato all’ing. Dino Romano, titolare dell’azienda, una Targa di “Struttura Cardioprotetta”, che è stata affissa all’esterno della stazione.

Un’iniziativa che potrebbe rappresentare un modello da seguire a livello nazionale, capace di integrare il trasporto pubblico con la prevenzione sanitaria.

Questo riconoscimento è molto più di un simbolo: è la testimonianza concreta dell’impegno quotidiano per garantire sicurezza, professionalità e cura verso tutti coloro che transitano per l’autostazione.

La presenza del Dae rappresenta una vera e propria rete di sicurezza per i cittadini e i viaggiatori: ogni minuto guadagnato in un’emergenza cardiaca può aumentare significativamente le possibilità di sopravvivenza.

L’installazione del Dae è solo una parte del progetto. L’ing. Romano ha voluto compiere un passo ancora più decisivo: formare oltre 30 dipendenti dell’autostazione, certificandoli all’uso corretto del defibrillatore.

Per raggiungere questo obiettivo, l’Autostazione Romano Crotone ha collaborato strettamente con la Simeup Crotone (Società Italiana di Medicina di Emergenza e Urgenza Pediatrica).

Un team di istruttori nazionali — Gaetano Nicoletta, Roberto D’Aguì e Davide Messina — sotto la guida esperta della dott.ssa Anna Maria Sulla, ha tenuto un corso intensivo e coinvolgente. Grazie alla metodologia dinamica e pratica, il personale ha appreso tecniche fondamentali per agire con prontezza ed efficacia in situazioni di emergenza.

«Una menzione speciale  – si legge in una nota – va al signor Francesco Aprigliano, che ha curato in modo impeccabile l’organizzazione interna del personale. Il suo contributo è stato fondamentale per il successo del progetto: ha saputo gestire in maniera ottimale la logistica, coordinando tempi e presenze e garantendo un supporto continuo all’attività formativa svolta dalla Simeup Crotone».

Inoltre, durante la cerimonia, il dott. Capocasale ha ottenuto una nuova promessa dall’Ing. Romano: il progetto di cardioprotezione sarà esteso anche ad alcune linee provinciali verso l’entroterra crotonese.

L’idea è quella di installare defibrillatori sui pullman in servizio extraurbano e formare gli autisti alla gestione delle emergenze cardiache. Nasceranno così i “Pullman salva una vita”, mezzi che viaggeranno non solo tra i paesi, ma anche tra le possibilità di sopravvivenza di chiunque si trovi in difficoltà. (rkr)

CROTONE – Domenica in scena “Benvenuti in Casa Esposito”

È con lo spettacolo “Benvenuti in Casa Esposito”, in programma domenica pomeriggio al Teatro Apollo di Crotone alle 18, che si chiude la rassegna “Crotone… Voglia di Teatro”, curata da Gianluigi Fabiano. La Rassegna “Crotone… Voglia di teatro”, con ben dieci appuntamenti, è realizzata con il patrocinio dell’amministrazione comunale di Crotone e co-finanziata con “risorse PSC Piano di Sviluppo e Coesione 6.02.02 erogate ad esito dell’Avviso “Programmi di Distribuzione Teatrale” della Regione Calabria – Dipartimento Istruzione Formazione e Pari Opportunità – Settore Cultura”.

La commedia, in due atti, è scritta da Alessandro Siani, Paolo Caiazzo e Pino Imperatore. L’allestimento è arricchito dalle musiche di Andrea Sannino e Mauro Spenillo, dalle scenografie di Roberto Crea e dai costumi curati da Lisa Casillo.

Sul palco Giovanni Esposito e Nunzia Schiano in una imperdibile commedia, ricca di colpi di scena e messaggi di grande valore etico, che riporta alla luce gli aspetti più cafoni e ridicoli della criminalità, rispolverando la grande tradizione comica napoletana. Un modo nuovo di raccontare e denunciare la malavita, perfettamente in linea con i contenuti del romanzo bestseller “Benvenuti in casa Esposito” di Pino Esposito, che è stato un vero e proprio caso letterario. In scena insieme a Giovanni Esposito e Nunzia Schiano troviamo Susy Del Giudice, Salvatore Misticone, Gennaro Silvestro, Carmen Pommella, Giampiero Schiano e Aurora Benitozzi. (rkr)

LE “IGNAVIE” POLITICHE CHE CONDANNANO
L’ARCO JONICO ALL’OBLIO: SERVE SINERGIA

di DOMENICO MAZZA – Da qualche anno, con non poche difficoltà, si è fatta forte la volontà di immaginare un contesto allargato che partendo dall’attuale Provincia di Crotone spaziasse lungo l’area della Sibaritide fino a lambire la Lucania.

Un nuovo perimetro d’area vasta, ma a saldo zero per lo Stato, per accomunare i territori omogenei del Crotoniate e della Sibaritide sotto un unico contenitore amministrativo coordinato da due Capoluoghi di riferimento: Crotone a sud, Corigliano-Rossano a nord.

Una biogeocenosi territoriale che dalle comuni radici storiche basasse la propria azione amministrativa sui diversi punti di contatto tra gli ambiti componenti la vasta area, per creare la sintesi perfetta in un distretto policentrico e plurale. Un processo geo-politico, quindi, al fine di riequilibrare su principi di pari dignità, territoriale e demografica, gli ambiti dei Capoluoghi storici calabresi con la nascente geolocalizzazione dell’Arco Jonico sibarita e crotoniate.

 

Sibaritide-Pollino: idea ammuffita dalla storia e rispolverata da una Classe Politica che arranca a stare al passo con i tempi

Tuttavia, un tessuto sociale e un ambiente istituzionale poco predisposti al cambiamento, tendono a sfavorire processi di amalgama territoriale. Si prediligono, invero, visioni decadenti o menefreghismi politici verso progettualità di ampio respiro. A tal riguardo, negli ultimi mesi, lungo la Sibaritide, è tornato in auge il sentimento autonomista che circa 30 anni fa aveva visto uno sterile dibattito politico, poi finito nel nulla, di istituire la sesta Provincia calabrese (Sibaritide-Pollino).

Senza considerazione alcuna della ormai risicata demografia regionale, illuminati da salotto, nell’area che un tempo appartenne alla nobile Sybaris, rimuginano sulla creazione di ulteriori ambienti amministrativi. Di contro, nel Crotonese, con apatia e inerzia, si preferisce soprassedere rispetto a quelle tematiche che potrebbero rappresentare innovativi processi di emancipazione territoriale e di crescita sociale e sostenibile. Si predilige, piuttosto, delegare le forme di protesta a sterili dibattiti social, invece di incalzare le Classi Dirigenti, trincerate nei palazzi e allineate ai diktat del potere centralista consolidato.

Una spocchiosa retorica da bassifondi che divide i territori invece di unirli 

Contrariamente a ogni logica, nella Sibaritide si avverte da tempo un atteggiamento di superiorità nei confronti delle popolazioni del Crotonese. Una spocchia che si manifesta nel sottintendere differenze tra le due realtà, senza però mai esplicitarle chiaramente. Si cercano di narrare fantasiose ricostruzioni che dovrebbero palesare diversità tra i due contesti. Tuttavia, quando si chiedono chiarimenti a riguardo, si piomba in imbarazzanti silenzi.

Verrebbe da pensare, ma non è vero, che storia ed economia potrebbero essere rivendicazioni alla base di presunte superiorità di un ambito sull’altro. Tuttavia, entrando nel merito, si scorgono argomenti che, più che convincere, generano sogghigni: alta densità criminale e ritardo culturale che vedrebbero il Crotonese soccombente rispetto la Sibaritide.

Tali astruse teorie, tuttavia, vorrebbero narrare una concezione che nella realtà dei fatti, però, è diametralmente diversa. Come se i contesti di quella che un tempo fu la ex Calabria Citra fossero illibati o esenti dalle medesime dinamiche che affliggono il Crotonese. O come se il nord-est calabrese fosse custode di chissà quale levatura culturale da sentirsi superiore a un ambito che racchiude quasi tre millenni di storia.

Questa retorica da ghetto ha prodotto un risultato evidente: una separazione netta tra i due ambiti e un non-dialogo che ha reso impossibile qualsiasi forma di collaborazione reale. E, ahinoi, le conseguenze dell’illustrato ghetto culturale sono sotto gli occhi di tutti. Gli assi infrastrutturali terrestri, che avrebbero dovuto unire alto e basso Jonio cosentino e crotonese, sono ancora fermi a un livello inaccettabile.

Una condizione, quella della mobilità negata, che offende la dignità dei Cittadini residenti nell’estremo lembo di levante calabrese. Ormai, diventa sempre più calzante il termine “Altra Calabria” per inquadrare geograficamente la Sibaritide e il Crotonese. Un’area, l’Arco Jonico calabrese, figliastra non solo rispetto al resto del Paese, ma relativamente la stessa Calabria.

Il mancato collante infrastrutturale alla base del ritardo storico dei due territori 

Si pensi a quale narrazione ci sarebbe stata se il Crotonese e la Sibaritide avessero avuto una connessione carrabile a quattro corsie o un asse ferroviario moderno a doppio binario. Sarebbe bastato un intervallo di tempo compreso tra i 30 e i 50 minuti per raggiungere l’aeroporto Pitagora anche dai lembi più periferici dell’estremo nord-est calabrese. Il maggior bacino d’utenza avrebbe consentito allo scalo picchi di crescita notevoli, rendendolo punto di riferimento per la mobilità dell’intera area jonica.

E invece, l’Establishment delle due aree costiere continua a guardare altrove. Si contempla, come se affetti da una degenerata Sindrome di Stoccolma, alle aree vallive dell’Istmo e della val di Crati, anziché cercare alleanze strategiche tra territori omogenei che condividono problemi e potenzialità. I contesti vasti (Area centrale e Area nord Calabria) in cui gli ambiti jonici sono incastonati restano in perenne crisi e sembrano essere ormai un vincolo più che un’opportunità. La provincia Crotonese, troppo piccola e impalpabile, mai realmente svezzata da Catanzaro, arranca a trovare una dimensione.

La Sibaritide, un grande riferimento geografico, ma dalla risicata demografia, resta inquadrata in un contesto provinciale elefantiaco e con cui non condivide alcun tipo di processo economico. Vieppiù, le dinamiche centraliste, tipiche dei Capoluoghi storici di Provincia, avvolgono i territori jonici in una stretta mortale da cui non riescono a divincolarsi. Forse sarebbe il momento di ridiscutere una nuova organizzazione territoriale che tenga conto di realtà più affini, per renderle più produttive e competitive.

Avviare iniziative congiunte tra Corigliano-Rossano e Crotone per sensibilizzare le popolazioni sui problemi comuni 

Negli ultimi tempi, strutture politiche e organizzazioni datoriali, spesso e volentieri, stanno organizzando iniziative congiunte tra Corigliano-Rossano e Castrovillari per discutere di questioni dirimenti per il territorio. Tra gli argomenti oggetto dei dibattiti figurano: alta velocità ferroviaria, difficoltà di accesso alle aree interne, trasversali stradali pensate e mai realizzate e molto altro.

Nessuno, tuttavia, ha pensato ad analoghe iniziative che coinvolgano Corigliano-Rossano e Crotone. Le due Città, non solo rappresentano i principali centri urbani dell’Arco Jonico, ma fanno da confine a una delle più grandi aree interne d’Italia e già inclusa nella Snai (Strategia Nazionale Aree Interne): il Cirotano-Sila Graeca.

Sembra non esserci alcun interesse ad affrontare il disastro infrastrutturale che nell’asse Corigliano-Rossano/Crotone trova la sua più alta espressione. L’inquinamento industriale imposto dallo Stato, tanto a Crotone quanto nella Sibaritide, diventano vessilli da utilizzare solo a ridosso di vuote campagne elettorali. Latitano, invero, pianificazioni sistemiche per tutto il comparto enoico, agroalimentare e per il settore turistico.

Tematiche, quelle citate, che dovrebbero invogliare a trovare soluzioni comuni per unire i lembi jonici, piuttosto che dividerli. Solidarietà, sussidiarietà dovrebbero essere le linee guida di un partenariato pubblico/privato in cui l’agire politico, fedele ai dettami raccomandati dall’Europa, potrebbe favorire processi di coesione sociale ed economica. Forse, più che parlare di differenze tra la Sibaritide e il Crotonese, bisognerebbe concentrarsi su affini interessi e soluzioni condivise. Tuttavia, quanto detto, richiederebbe coraggio, visione e prospettiva; parametri su cui, al momento, le Classi Dirigenti dei due contesti sembrano arrancare.

Fin quando non ci sarà la consapevolezza che la vertenza jonica potrà essere risolta se inizierà un lavoro di sinergie politiche tra Crotone e Corigliano-Rossano, probabilmente la narrazione del territorio continuerà a essere quella di landa desolata e depressa descritta negli ultimi decenni. Contrariamente, l’avvio di azioni cooperative, in virtù della rappresentanza demografica inverata dal territorio unitario di riferimento, potrebbe essere la chiave di svolta per uscire dal ricatto centralista e avviarsi al riscatto sociale.

La sintesi dell’area omogenea composta dalla Sibaritide e dal Crotoniate andrebbe a rompere cristallizzate geometrie che vogliono i due ambiti proni ai desiderata dei rispettivi centralismi storici.

Per Corigliano-Rossano e Crotone dovrebbe essere imperativo pianificare insieme il futuro. Non già e non solo per i rispettivi ambiti urbani, ma per tutto il vasto perimetro che dal Lacinio, passando per la Sila, lambisce la Lucania e che alle due Città joniche guarda come naturali riferimenti. (dm)

[Domenico Mazza è del Comitato Magna Graecia]

EMILIO E RRIGO, IL “NEMICO” CHE VUOLE
SALVARE CROTONE E LA CALABRIA

di SANTO STRATI – Quando il generale della Guardia di Finanza Emilio Errigo, che stava facendo ottimamente il lavoro di commissario all’Arpacal, mi disse che il Governo della Meloni gli chiedeva di andare a “bonificare” da commissario straordinario i tre Siti di Interesse Nazionale di Crotone, Cerchiara e Cassano allo Ionio, lo guardai con ammirazione e sincero apprezzamento, ma smontai subito il suo genuino entusiasmo di “uomo dello Stato”: «è un importantissimo riconoscimento alla sua capacità, ma, generale, non si aspetti riconoscenza. Anzi, conoscendo bene questa terra, le anticipo che con questo delicato incarico si farà molti nemici. Non sarà una passeggiata e si prepari a masticare amaro. Nulla, comunque, che possa sconvolgerla, generale, abituato com’è a ben altre e più pericolose sfide».

Mai profezia è stata più facile, c’è voluto un anno di fatica e impegno costante per diventare, Errigo, da “salvatore” dell’inquinamento da rifiuti tossici nei cosiddetti Sin a “nemico” da combattere a colpi di carta bollata. La diffida del Governatore Roberto Occhiuto contro la sua ordinanza che ordina di smaltire i rifiuti di Crotone a Crotone, nella discarica autorizzata di Columbra là dove arrivano ogni giorno rifiuti tossici da ogni parte d’Italia, è l’ultimo tassello di quella che si profila come una nuova indigesta “guerra” Stato-Regione. L’ordinanza di Errigo – che prevale sulla Regione e che rientra nei poteri del commissario straordinario del Governo – si basa su un ragionamento logico: visto che nell’area crotonese si smaltiscono (con adeguata sicurezza) i rifiuti tossici mandati da ogni parte del Paese, perché non possiamo far “lavorare” le scorie radioattive e gli altri rifiuti speciali dell’ex area industriale di Crotone?

Perché inviarli, con costi stratosferici, attraverso navi speciali ad altre discariche che trattano questo tipo di scorie? Siccome il nostro è un Paese che va sempre contro la logica e le soluzioni funzionali, com’era da aspettarselo, è successo il finimondo. Sindaco, Amministrazione Provinciale e, ora, il Presidente della Regione, tutti contro Errigo, diventato improvvisamente il “nemico” numero uno di Crotone. Il commissario “sgradito” da cui pretendere le dimissioni immediate a causa dell’ordinanza che vuole solo il bene del territorio. Ordinanza, che, peraltro, è un atto di Governo, non la “scellerata” trovata di un altissimo ufficiale della Finanza (generale a riposo) che ama visceralmente la sua terra e ha ha sempre rivelato un profondissimo senso dello Stato.

Il curriculum del generale Errigo, del resto, parla da solo: ha combattuto la mafia in Sicilia con Falcone, rischiando sempre in prima linea sul Mediterraneo quando era giovane ufficiale della Finanza, e i suoi gradi li ha conquistati tutti sul campo. Ovunque sia stato mandato a difendere e proteggere lo Stato per il quale ha prestato, tantissimi anni fa, giuramento sulla Costituzione e le leggi. Lo stesso Stato che più volte gli ha affidato missioni quasi “impossibili” (inclusa quest’ultima dei Sin calabresi) riconoscendogli capacità, competenza e assoluta fedeltà alla Repubblica. Un uomo tutto d’un pezzo, oggi giustamente amareggiato, che non viene mai a patti con nessuno, al di sopra o al di fuori della Legge.

E tutto quello che ha fatto lo certifica: conosce il mare come pochi in tutte le sue angolazioni, inclusa quella economica (è docente di Diritto del Mare all’Università della Tuscia) ed è abituato a svolgere con assoluta dedizione qualunque incarico gli sia stato affidato. Perché da uomo dello Stato sa deve difenderlo, proteggerlo, salvaguardarlo, per il bene comune e quello dei cittadini. Basti vedere l’ottimo lavoro svolto in qualche anno come commissario dell’Arpacal, l’Agenzia regionale per l’ambiente incarico assegnatogli con convinzione (e successiva e lusinghiera soddisfazione per i risultati raggiunti) dallo stesso Presidente Occhiuto che oggi, invece, lo “combatte”.

Crotone un tempo era la “Stalingrado” del Sud con i suoi stabilimenti industriali altamente inquinanti, autorizzati a produrre perché avevano portato lavoro e occupazione in una terra dimenticata da Dio e dagli uomini. Poi la crisi ha lasciato il deserto industriale con un micidiale deposito di scorie radioattive e tossiche da smaltire, di cui per anni ci si è bellamente dimenticati, ovvero la trascuratezza dei governanti ha avuto la meglio sui rischi per la salute degli abitanti di quel territorio.

I numeri relativi a malattie derivate dall’inquinamento industriale del Crotonese, sono impietosi e danno il senso di come, spesso, lo Stato si dimentichi del Sud o lo metta nelle ultime pagine della sua agenda. La nomina del commissario straordinario ai Sin di Crotone, Cerchiara e Cassano allo Ionio aveva interrotto questa “dimenticanza” e il generale Errigo, lasciata l’Arpacal – risanata e fatta ripartire con nuovi ed efficaci programmi e progetti di attività a salvaguardia dell’Ambiente calabrese – si è dedicato anima e corpo a studiare il problema e individuare le migliori soluzioni. Non dev’esser stato un lavoro facile dare ascolto a tutte le realtà del territorio coinvolte, valutare l’inefficienza di quanto fatto finora e scegliere un percorso ottimale di risanamento.

La verità è che il gen. Errigo è stato lasciato solo, a combattere donchisciottamente contro la burocrazia, la cecità amministrativa, l’insulso atteggiamento dei politici della zona. La sua scelta, possiamo dirlo, è stata coraggiosa e deriva dal suo essere uomo di azione e non di carte: lo ha spiegato chiaramente con un’accorata lettera ai cittadini di Crotone.

La politica, però, vuole il sopravvento, perché ogni soluzione – in Calabria, anzi, in tutto il Paese – deve rispondere a logiche partitiche o correntizie, dove qualunque pretesto è buono per attaccare l’avversario politico, in assenza di quella sana dialettica sempre auspicata e benedetta dal buon senso, ma mai applicata.

Lo Stato, attraverso il generale Errigo, ha individuato la soluzione più consona e più efficace per affrontare il problema delle tonnellate di scorie da smaltire. Se ne facciano una ragione gli amministratori locali, oppure facciano “guerra” allo Stato in nome di un ambientalismo che mostra troppe idealizzazioni e poco realismo.

Abbiamo fin troppi esempi cui riferirsi per capire che in questo caso la dilazione, i continui rinvii, l’indecisionismo, non fanno altro che aggravare una situazione già da troppo tempo insostenibile che rischia di divenire irreversibile.. E i cittadini di Crotone dovrebbero dire grazie al loro “salvatore”: Gen. Errigo non arretri, il tempo le darà ragione! (s)