Una bella quasi inedita storia calabrese: quella dello stoccafisso

È una bella storia, per molti versi inedita, quella dello Stocco (stoccafisso) che a Mammola e Cittanova è diventato istituzione, una storia che non poteva non diventare libro: La Via italiana dello Stoccafisso a cura dell’Accademia dello Stoccafisso di Calabria, edizioni LYRIKS 2021, è stato presentato nell borgo di Gerace nella elegante location di Palazzo Sant’Anna  con il patrocinio del Comune di Gerace.Un’iniziativa voluta dal geracese doc avv. Francesco Maria Spanó direttore risorse umane presso LUISS Guido Carli nonchè Ambasciatore dell’ Accademia italiana del peperoncino – Alessandria.
L’iniziativa, organizzata in collaborazione con l’associazione Leggendo Tra Le Righe e con il progetto Siamo tutti Ruggero – Gerace Città Normanna, ha visto la presenza del vice sindaco della Città Salvatore Galluzzo con i saluti di benvenuto e del giornalista Tonino Condò del TRG @RAI3 Calabria.
Un saluto speciale di accorata amicizia tra la Norvegia, paese produttore dello Stoccafisso, e l’Italia che ne è il suo massimo importatore, è arrivato da Karl Henrik Bingen della Reale Ambasciata di Norvegia che ha riservato affettuose parole di sostegno.
Sono intervenuti il prof. Ludovico Abenavoli, direttore della Scuola di specializzazione Malattie Apparato Digerente, Università “Magna Græcia” di Catanzaro e già coautore del prezioso libro, con un pregevole intervento di natura scientifica sulle numerose proprietà benefiche del merluzzo atlantico, molto diffuso sulle tavole del Sud Italia, e i suoi rapporti con la dieta mediterranea.
Francesco Maria Spanò
Francesco Maria Spanò ha ripercorso con un appassionato escursus le numerose peculiarità presenti nel libro a partire dal rapporto storico culturale tra l’Europa e la numerose testimonianza rimaste vive nel borgo di Gerace, dove lo Stoccafisso si cucina ancora oggi in maniera pregevole e dove la presenza Normanna è rappresentata in tutta la sua magnificenza dall’architettura presente, fino a rievocare lo storico incontro in piazza del Tocco tra il gran conte Ruggero d’Altavilla e il fratello Roberto il Guiscardo.
Tra gli interventi i saluti del vice presidente del’Accademia dello Stoccafisso di Calabria Nino Cannatà, curatore della pubblicazione, che ha messo in luce i valori della “Dichiarazione di Portonovo” sottoscritta nel 2015 da numerose accademie e confraternite sparse su tutto il territorio nazionale con l’obiettivo di promuovere l’aspetto storico-culturale legato alla diffusione dello Stoccafisso.
La proficua conferenza, viatico di un ulteriore incontro nel prossimo autunno con tanto di degustazione dello Stoccafisso, è stata moderata da Marisa Larosa, presidente di Leggendo Tra Le Righe

Francesco Maria Spanò: Gerace la città delle Cento Chiese

Difficile non innamorarsi a prima vista di Gerace, la bella cittadina nella Locride: è un luogo mistico e insieme pieno di vitalità che invita il visitatore a scoprire i suoi segreti e le sue storie. Lo stesso succederà con quanti si avvicineranno al bel libro di Francesco Maria Spanò  Gerace, la città delle Cento Chiese  (Gangemi Editore), presentato la scorsa settimana al Museo archeologico di Reggio. Spanò è ovviamente di Gerace, come di Gerace è il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri che ha scritto una breve introduzione al volume. Difficile non restare avvinti e incantati dalle tante testimonianze che disegnano una città che non si può fare a meno di amare ed ammirare, invidiando i suoi abitanti e le personalità che da lì hanno preso il via verso altri lidi. Nella diaspora calabrese di persone illustri, i geracesi primeggiano nel campo della cultura e del giornalismo e hanno lasciato evidenti tracce in tanti altre aree della società.

Spanò, senza indulgere alla malinconia di un figlio devoto, riesce a raccontare la “sua” città servendosi anche di una grande ed apprezzabile varietà di immagini fotografiche che illustrano scorci e famiglie di cui non si potranno mai perdere le tracce. Non a caso il sottotitolo del libro tradisce questo obiettivo: “storie e immagini rivissute”. È il rivissuto, in effetti, il vero protagonista di questo libro: «Non saprei vivere in nessun’altra città» scrive Nicola Gratteri, e Leon Panetta (ex capo della CIA) di rincalzo dichiara la sua devozione: «Sono orgoglioso di essere figlio di un geracese». Così, Spanò confessa che «lasciandomi trasportare dall’intensità» degli episodi di un tempo “raccontato” «mi è inconsapevolmente accaduto di dare nuova vita agli avvenimenti stessi e di vederli alla base della mia identità». Una dichiarazione d’amore che spiega perché, sfogliando queste pagine, si avverte l’appartenenza a un luogo che sembra inventato eppure esiste e rivela una grande storia fatta di persone, avvenimenti, persino di piccoli curiosi banali istanti di vita, che acquistano un vigore inaspettato in queste preziose pagine di ricordi e di emozioni.

«La memoria della sensazione – dice l’autore – ha valicato i confini della narrativa fotografica. E sono stato travolto da un torrente di momenti felici, di attimi extratemporali che poi sono diventati la Gerace dei volti, dei gruppi della chiesa, dei personaggi illustri e delle famiglie a me care, dei simboli, delle stagioni di una terra che vede da sempre i colori del mare».

Un suggerimento: non è un libro che deve seguire il naturale scorrere delle pagine. Va aperto a caso e ogni immagine s’impadronisce dell’incauto lettore, curioso ma magari svogliato, che si scopre coinvolto da una semplice immagine in un gioco di rimandi e di connessioni che il filo del tempo riesce a intessere in maniera incredibile e da cui non si vuole più uscire. Si sfoglia, si legge il libro e si diventa, orgogliosamente, cittadini di Gerace, custodi immaginari delle sue Cento Chiese, del suo passato magno-greco, in un percorso esperienziale che viene voglia di condividere con le persone care. Calabresi e non: Gerace è la Calabria, ma non solo. È quanto riesce a trasmettere l’autore, Francesco Maria Spanò, uno dei tantissimi calabresi che non nasconde l’orgoglio di sentirsi tale e la soddisfazione di saper trasmettere la sua “calabresità” ai figli e ai figli dei figli che verranno. Con amore, devozione e quella sana passione per le nostre origini che tutto il mondo ci invidia. (s)