Memorandum per Falcomatà pronto a rientrare al Comune di Reggio

di  PAOLO BOLANO – L’Amministrazione Comunale di Reggio ha messo le bandiere. Torna il nostro grande sindaco Falcomatà dopo due anni di “ferie”. I cittadini sono felici. Adesso dopo 8 anni di amministrazione di “sinistra” le cose cambieranno. Credetemi. Da otto anni aspettiamo, in periferia, i lavori per le fogne. Aspettiamo strade, cunette, tombini puliti. Aspettiamo i marciapiedi. Signor Sindaco Falcomatà: manca l’illuminazione, manca l’acqua spesso nelle case. Certo, anche se siamo al Sud, in periferia, mancano cinema e teatri. Dimenticavo, signori che amministrate questa città Metropolitana, che guadagnate al mese: 15 mila euro il sindaco; 8 mila euro gli assessori; 2 mila euro i consiglieri, vi ricordo che in questa periferia di Reggio non c’è un centro per anziani, per giovani, mancano le biblioteche, gli autobus passano quando si ricordano.

Basta! Diciamo basta! Speriamo che mi sentiate tutti voi a casa, miei concittadini. Intanto, udite, udite: torna dalle “ferie forzate” il sindaco Falcomatà. Ben tornato sindaco. Auguri! Ci dobbiamo fidare che nel bilancio del prossimo anno tutto questo sarà fatto? Oppure, continuate a prenderci in giro?

Fino a oggi, per otto anni cosa avete fatto? Ditelo ai cittadini, venite in periferia a dirlo, vi batteremo le mani. I cittadini delle periferie non sanno ancora cosa avete fatto. Non vi riconoscono più. Da otto anni vi siete allontanati dalle periferie. Pensavano che vi sareste dimessi visto che il programma non lo avete realizzato. Loro pensavano. Non è così. Le poltrone sono comode. Ma i vostri partiti di “sinistra” che caz… fanno. Perché non vi prendono a calci in C…. E vi buttano via? Hanno capito che gli avete fatto perdere quei quattro voti che gli erano rimasti? Bandista! Non lo hanno ancora capito? Poveracci! Qualcuno si permette di dire: pagliacci. Io non lo dico per il rispetto che ho della vera politica. Dimettetevi  comunque, ascoltate le mie parole.

Signori dei partiti di “sinistra”, fateli dimettere se siete ancora in grado. Salvate almeno i vostri partiti. Salverete ancora qualche voto. La democrazia ha bisogno di tutti i partiti. Chiamate a raccolta i vostri uomini. Andate da Padre Pio. Chiedete perdono per quello che non avete fatto per Reggio e per le periferie. Dopo, riunitevi con quelli che sanno. Con quello che resta dei veri politici e preparate un progetto vero di rinascita di Reggio e delle sue periferie. Fate così. Ascoltatemi una sola volta. Lo so che ormai, da quando non vi batto più le mani mi considerate il primo vostro nemico. Ma io racconto i fatti cari signori. Se voi non realizzate fatti positivi sono colpe vostre non mie che faccio il mio mestiere di giornalista. Io amo la politica. Certamente fuggo dai politici come voi.  Continuo.

Intanto, i giovani diplomati e laureati partono. Vi siete dimenticati? Sono stanchi di aspettare. Hanno visto il deserto in questa”sinistra”. Vanno via. Eppure la bella politica era nata in questo nostro Mediterraneo, dove poi si è affermata la democrazia (inventata dai Greci). Signori della politica. Oggi Il Sud aspetta ancora di colmare il divario col Nord. Prima i soldi li tenevano i baroni, padroni della terra. Oggi 8 persone al mondo posseggono la ricchezza di 4 miliardi di cittadini. Vi pare corretto? Il mondo si è incartato.

Ragioniamo anche su questo. Ma torniamo a Reggio. Che futuro ha questa città? Secondo me: zero. Ormai, di questi amministratori non si fida più nessuno. Io prevedo, in futuro, quando la gente sarà più matura, una rivolta popolare. Gente disperata che distruggerà quello che trova davanti senza costruire il nuovo. Mi auguro di no. Ergo. Signori rappresentanti dei partiti avete capito che serve una politica che parta dal basso? Vi do un consiglio, fatela partire dalle periferie abbandonate. Guadagnerete in seguito.

Capisco che ormai la rivoluzione tecnologica di questo millennio rende i partiti meno importanti. Però, attenzione, la democrazia senza i partiti non funziona. Lo avete capito? Sveglia! Vedete, oggi, al posto dei partiti, degli apparati, sono scesi in campo personaggi senza competenze. Signori della politica, avete visto i danni che hanno procurato? Vergogna. Riparate i danni. Cominciate a fare politica seria. Lo sapete che oggi il valore del lavoro dipende, in primis, dalla tecnologia incorporata? I lavori poveri di tecnica avranno in seguito poca importanza. Volete dirlo in giro voi che ancora vi riempite la bocca di sinistra? Sapete che oggi tra la tecnica e il capitale chi conduce le danze è la tecnica? Insomma, la tecnologia messa in campo spalanca la strada per l’incontro storico tra capitale e lavoro. Sarà la tecnica che terrà in piedi il capitalismo.

Aprite un dibattito su questo invece di dire e fare stronzate tutti i giorni. Sinistra, batti un colpo se esisti ancora. Illumina questi signori. Sinistra, devi aprire le sezioni e iniziare tutto daccapo se vuoi ancora esistere. Chiama i bravi, licenzia tutta la squadra dei “carrialandi”. Non ti servono più. Non ti porteranno più neanche un voto. I problemi sono più seri di quanto si creda. Ragioniamo assieme.

Infine, attenzione, le disuguaglianze rendono fragile l’Italia e il nostro Sud. Serve più scuola, più lavoro, più formazione, più cultura, più Sud appunto. Più periferia “rammendata” sostiene Renzo Piano. Colmare il divario: Reggio Emilia non può avere 63 asili e Reggio Calabria soltanto 3 in questo millennio. Perché non fate nulla per modificare questa triste realtà? Perché non avete fatto nulla fino a oggi? Le nostre periferie reggine non potranno più sopportare ciò. La politica stia in campana se vuole costruire una società nuova, fa ancora in tempo. Noi cittadini delle periferie aspettiamo con ansia di votare quella politica nuova che ci dia garanzie. Una politica onesta, leale, professionale, capace di far uscire la nostra periferia dal buio dove certa politichetta l’ha relegata. ν

L’OPINIONE / Francesco Cannizzaro: L’egoismo personale e politico di Falcomatà

di FRANCESCO CANNIZZAROLa Severino è una legge da rivedere. Così come alcuni aspetti dell’abuso d’ufficio. Su questo, adesso, siamo tutti d’accordo. Anche se anni fa non fu esattamente così. Ma lo sappiamo, la Sinistra tende a essere “giusta” solo quando le cose accadono dalle sue parti, altrimenti è solo severa, non giusta.

Noi invece, coerenti e garantisti sempre, condanniamo fermamente, oggi più che mai, una legge che mette quotidianamente a repentaglio l’attività di sindaci ed amministratori locali. Anche quando sindaci e amministratori sono di partiti opposti a noi. Pertanto, auspico che il nuovo Governo possa rivedere presto questi aspetti.

Andando però ben al di là delle beghe tra correnti politiche, la questione qui non riguarda solo l’esasperazione di un reato o gli effetti giusti/sbagliati di una legge. La questione è più delicata, più complicata, più generale. Perché qui si tratta dalla vita o della morte di un’intera Città e, di conseguenza, della correlata Provincia. Che è qualcosa di più della resistenza a cui fa appello Giuseppe Falcomatà. 

Reggio non ha di che resistere. La resistenza per come la interpreta il sindaco eletto, va chiamata per quello che è: egoismo. Personale e politico. Non c’è altro modo per definirla. La vera resistenza la sta facendo lui che, contro la volontà della stragrande maggioranza dei reggini, detiene le chiavi di una città imprigionata al volere di pochi, pochissimi. Ecco perché Falcomatà non può lanciare appelli di quel genere… Proprio lui che, invece, ha una responsabilità immane (diretta e indiretta) rispetto al disastro generale in cui versa oggi una delle città più belle d’Italia. Potenzialmente.

Il reato, discutibile o no, c’è. La legge, discutibile o no, è in vigore. Di conseguenza lui è impossibilitato ad esercitare il ruolo. Perché costringere i cittadini, per un altro anno (o magari di più, visto che arriverà anche il giudizio in Cassazione), a sopportare questo stato di abbandono e degrado totale?! Mollando la presa dimostrerebbe piuttosto un’altezza istituzionale straordinaria, riconsegnando le chiavi di Reggio ai reggini, restituendo davvero potere decisionale ai cittadini.

Reggio Calabria è allo stremo. E non è certo colpa della Severino, dell’abuso d’ufficio contestato nel caso Miramare o dei brogli elettorali. Fatti gravissimi, ovviamente, ma che sono piccoli squarci se messi a confronto con l’enorme voragine rappresentata dall’incapacità amministrativa che le giunte del primo e del secondo tempo targato Falcomatà hanno palesato. Non me ne voglia nessuno dei sindaci, degli assessori, dei delegati, contro cui personalmente non ho nulla, né tanto meno il partito e la coalizione che rappresento. Quelle dell’attuale Amministrazione, tutte brave persone prese una ad una, tuttavia incapaci di gestire un Comune come Reggio ed annessa Città Metropolitana. Non è l’essere brave persone a fare di per sé un buon governo. 

Ecco perché il mio, di appello, è a non appigliarsi al comma della legge, all’interpretazione della condotta, o alla “resistenza dei cittadini”, cosa improponibile e pure offensiva… le cose a cui mi appello ed a cui dovrebbe appellarsi ogni singolo reggino sono l’onestà intellettuale, la responsabilità, una presa di coscienza vera. 

Reggio, proprio adesso, ha bisogno di un loro gesto d’amore dei suoi amministratori. Il coraggio di gettare la spugna a volte vale più di restare in piedi 12 round per poi crollare comunque al tappeto. Perché i pugni li stanno prendendo i reggini, non loro. Loro però, in questo momento, sono padroni di scegliere per i reggini, per tutti coloro i quali vedono in Reggio Calabria un potenziale straordinario ma inespresso. E che l’hanno vista sempre indietreggiare, dal primo giorno di commissariamento ad oggi. Nemmeno l’ordinario funziona, nessun indicatore sociale segna normalità. Non si può negare l’evidenza!

Il Sindaco, deve mollare la presa, costi quel costi, per amore della Città, della Democrazia, della Libertà. Non è questione di Severino o non Severino… qui si tratta di avere il coraggio di mettersi da parte, a prescindere! È la città che lo chiede, non la politica. Farebbe l’unica scelta saggia.

Invito, quindi, ogni cittadino di Reggio a far sentire la propria voce, in maniera civile però forte (molto forte!), senza limitarsi alle chiacchiere al bar, agli articoli di sfogo, alle lettere anonime, ai post sui social o, ancora peggio, alla rassegnazione. Magari con un atto dimostrativo palese che, una volta per tutte, faccia rendere conto agli inquilini di Palazzo San Giorgio e Palazzo Alvaro che è il momento di fermarsi.

Il CentroDestra farà sicuramente la sua parte affinché ciò avvenga. Perché andare avanti per inerzia è solo altamente nocivo.

Reggio, ora, ha bisogno di tutti noi. Ciascuno può fare il suo. Basta volerlo! (fc)

Processo Miramare, Giuseppe Falcomatà condannato anche in appello

La Corte di Appello di Reggio Calabria ha emesso la sua sentenza, confermando la condanna per Giuseppe Falcomatà, sindaco sospeso di Reggio Calabria. La sentenza, dunque, è un anno di reclusione per Falcomatà.

Per gli altri ex assessori coinvolti, la Corte di Appello ha emesso una condanna di 6 mesi di reclusione. Si tratta di Acquaviva Giovanna Antonia, Anghelone Saverio, Neri Armando, Nardi Patrizia, Marino Giuseppe, Muraca Giovanni, Quattrone Agata, Spanò Maria Luisa, Zagarella Paolo, Zimbalatti Antonino.

«Non c’era nessun pronostico alla vigilia quindi aspettiamo di capire meglio le motivazioni che hanno motivato la sentenza. Sono sereno e tranquillo come prima. Sul piano giudiziario aspettiamo di conoscere le motivazioni; ci tengo a ringraziare i miei avvocati Panella e Caiazza che hanno fatto un ottimo lavoro e adesso aspettiamo. La città in questi mesi con i due sindaci facenti funzione e con la maggioranza ha retto il colpo, adesso si tratterà di resistere ancora un po’», ha detto Falcomatà dopo la lettura della sentenza.

Franco Germanò, già assessore comunale, ha commentato la sentenza: «La giustizia ha fatto il suo corso, adesso tocca alla politica. Il Consiglio Comunale e quello Metropolitano non hanno più legittimazione politica e devono essere sciolti. Per dimissioni del sindaco sospeso, auspicabili ma non probabili, oppure per dimissioni vere dei Consiglieri Comunali».

«Qui e ora serve un atto politico forte, da parte di chi riveste ruoli istituzionali – ha proseguito – per dimostrare che il senso vero del fare politica è solo servizio alla comunità, è solo onore e orgoglio di rappresentare i cittadini. È necessario che tutti i consiglieri del centrodestra si rechino dal Segretario Comunale e rassegnino le loro dimissioni. Dal Segretario Comunale, così come prevede la legge, perché abbiano valenza giuridica e esplichino gli effetti voluti».

«Qui e ora servono i Partiti – ha detto – che hanno una responsabilità enorme nella gestione di questa fase politica che si apre davanti a noi. Devono con chiarezza chiedere ai propri Consiglieri il passo indietro che la Città invoca. Devono poi garantirsi la sottoscrizione, da parte dei candidati non eletti, di una dichiarazione di rinuncia al subentro in Consiglio Comunale ai Consiglieri dimissionari».

«Qui o ora servono serietà e responsabilità – ha concluso –. Devono prevalere l’amore per la Città, la coerenza, il rispetto per le Istituzioni e per i cittadini. Serve uno scatto d’orgoglio in alternativa alla conservazione dello status quo. Solo così potremo sperare di riaprire una pagina nuova per la nostra Reggio, proponendoci come alternativa seria e credibile a una classe dirigente che ha ampiamente dimostrato i propri limiti e il cui unico obiettivo è stato quello di conservare posizioni di potere e di privilegio».  (rrc)

 

“DEMOLITION-PEOPLE“ CONTRO LA CITTÀ
REGGIO SUBIRÀ UN CRIMINE URBANISTICO

di SANTO STRATI – A ragione, moltissimi reggini sono convinti che il progetto di demolizione di Piazza De Nava, “salotto” della città, dirimpettaia al Museo dei Bronzi, sia un vero “crimine. urbanistico”. A nulla valgono le prese di posizione di intellettuali, professionisti, imprenditori, semplici cittadini che temono il “vandalismo autorizzato” che qualcuno vuol mascherare come “restauro”, ma in realtà, secondo il progetto, una vera e propria “devastazione” della piazza. Senza alcun vantaggio per i cittadini, in spregio a qualunque buonsenso che, quantomeno, inviterebbe a un confronto schietto e senza  prevaricazioni. Il problema è che per fare un confronto occorrerebbe che ci fosse qualcun0 con cui dialogare: purtroppo non si vede nessuno. Tutti sordi e muti, tanto che la domanda che nasce spontanea è: ma dove vivono gli amministratori di Reggio? Si guardano mai in giro a vedere lo stato di abbandono in cui è ridotta quella che un tempo era Reggio “bella e gentile”? Basterebbe fare una passeggiata sul Corso, o in via Marina (senza bisogno di vedere il disastro delle periferie completamente dimenticate) per avvertire un fortissimo senso di vergogna per l’incapacità di agire. E poi qualcuno si chiede perché la gente non va a votare.

Questa brutta storia di piazza De Nava è semplicemente l’esempio tangibile dell’inefficienza, dell’indifferenza e dell’insensibilità che viene dimostrata verso cittadini, tartassati – per fare un esmepio –  da un servizio rifiuti che, pur richiedendo altissimi oneri, funziona malissimo. E non è solo un problema di pulizia e decoro: è tutta la città che si sente dimenticata, non-governata (attenzione non malgovernata) da amministratori comunali e metropolitani che si entusiasmano per qualsiasi iniziativa pseudoculturale (ma ce ne sono state e ce ne sono di ottime da far invidia alle capitali della cultura, con associazioni che fanno tantissimo ricevendo in cambio il nulla totale) e dimenticano di guardare ai problemi di ogni giorno. Eppure, crediamo, non servirebbe molto per trasformare il cosiddetto fancazzismo di tanti in una inedita e inedita operatività. L’efficienza si attiva pensando al bene della città, ma servono modelli (che non ci sono), servono riconoscimenti (solo di merito, non finanziari) a chi si adopera per tenere pulito il pezzo di strada prospiciente il proprio portone o pulire le scalinate storiche di via Giudecca (grazia Angelina De Salvo e tutti gli altri “angeli” della città che continuano imperterriti a mostrare quanto la città è nei loro cuori). Ma sono episodici gesti di civismo e buona volontà, frutto di spontaneismo che deriva dall’amore per la città, e finisce tutto lì. E pensare che ai tempi di Italo Falcomatà, il sindaco della primavera reggina, passavano le autobotti con acqua profumata di bergamotto  (dopo la regolare raccolta della spazzatura) per rendere ancora più pulita e vivibile la città. E il buon Falcomatà (padre) subiva con molta felicità il rito mattutino del caffè con gli spazzini (si chiamavano così perché spazzavano per davvero) felici di avere reso la città più bella e persino profumata. Un altro mondo, difficile da replicare soprattutto perché manca una classe politica e dirigente degna di tale appellattivo.

Piazza De Nava, dicevamo, è l’esempio più orrido di come non si amministra una città, ignorando le elementari basi del buonsenso e del bene comune. Se c’è questa rivolta “popolare” che cresce di giorno in giorno non ci vuole la zingara per capire che il malcontento qualche base la deve pur avere. Ma qualcuno ha pensato  che la “creazione di uno spazio ampio in cui tenere mostre ed eventi folcloristici (inclusi pipi e patate e il panino cu satizzu?) forse non è proprio quello che avevano in mente i progettisti della piazza originaria? Per questo vi invitiamo a leggere quanto scrivono Vincenzo Vitale, presidente della Fondazione Mediterranea e il prof. Pasquale Amato, apprezzato docente e storico reggino, strenui difensori della piazza, contro l’imbarbarimento del potere (ma quale?) che vuole invece distruggerla.

Ma non è solo piazza De Nava: il Lido (per il quale si aspetterà, naturalmente, il prossimo mese di luglio per decidere gli interventi da fare), l’aeroporto su cui sono destinati 60 milioni del Contratto interistituzionale di Sviluppo (che ci auguriamo non saranno utilizzati per chiudere con la rete “il gallinaio” aeroportuale), i rifiuti che appestano l’aria e rendono invibile qualunque angolo della cità,, un Piano Turismo inesistente e tantissimo altro ancora.

Reggio non si merita tutto questo né tantomeno può continuare ad essere una città dei facenti funzione: se è rimasto un briciolo di dignità tutto il consiglio metropolitano e comunale dovrebbe andarsene a casa e riconsegnare la città al popolo. Ma così vincerà la destra! griderà subito qualcuno, per legittimare un’improvvida occupazione del potere. Sceglierà il popolo reggino da chi farsi amministrare, scegliendo – speriamo – chi saprà portare argomenti e ragioni serie per una vera rinascita della città. Augurando ogni bene al giovane Falcomatà, con l’auspicio per lui e per la città che possa uscire indenne dalla brutta storia del Miramare e riprendere il suo posto alla guida della città, non possiamo fare a meno di far notare che, in caso di una nuova sospensione in base alla legge Severino, sarebbe gradito un atto di rispetto nei confronti dei reggini che l’hanno votato (soprattutto per fermare il forestiero leghista). (s)

Reggio: lo sfogo dell’ex vicesindaco Tonino Perna che stamattina firma le dimissioni

Dopo l’annuncio di sabato sera, ieri mattina allo Spazio Open di Reggio, l’ex vicesindaco Tonino Perna, introdotto dal giornalista Franco Arcidiaco, ha sfogato tutta la sua rabbia per il metodo con cui il sindaco “sospeso” Falcomatà si è “liberato” di lui. Neanche una telefonata di cortesia, Perna ha appreso da un comunicato stampa che era stata revocata la sua nomina, con il mantenimento, però, delle deleghe da assessore. Ovviamente il prof. Perna, con la sua storia non poteva certamente rimanere in una Giunta che mostra già affanno prim’ancora di cominciare a lavorare.

«Non so nemmeno io – ha detto il prof. Perna, economista molto apprezzato non solo a Reggio ma a livello nazionale – come ha fatto a convincermi all’epoca ad accettare il ruolo di vice sindaco. Giuseppe Falcomatà è una figura umanamente complessa che meriterebbe uno studio approfondito e particolare. Ho creduto nella ‘svolta’. I primi tempi c’era un’interlocuzione su tutto ma poi ho constatato che non c’è alcuna programmazione a Palazzo San Giorgio, per nessun tema».

A proposito della nomina revocata, Perna è tagliente: ««Il problema non è il modo, ma più semplicemente politico. Se Brunetti ha fatto meglio di me, comprendo benissimo la sua decisione, ma non credo che sia stato questo il motivo. Non è normale un avvicendamento un’ora prima che fosse pronunciata la sentenza. Non è una questione personale, ripeto mi dispiace per la città, perché nel momento in cui arrivano le risorse del PNRR, nel momento in cui bisognerebbe riorganizzare tutto, dare la spinta, metterci tutta l’anima, per farla risorgere come merita, si rimette tutto in discussione».

Decisamente, il problema è politico, se si sono già registrati diversi mal di pancia in seno al Partito democratico i cui vertici non sono stati minimamente né consultati né preavvisati. Una gestione “personalistica” che apre una voragine tra i rapporti in seno al partito che stava preparandosi per tornare al congresso, dopo tre anni di commissariamento.

Intanto, l’unica cosa certa sono le dimissioni dell’ex vicesindaco demansionato a semplice assessore: stamattina il prof. Perna rassegnerà le proprie dimissioni, firmando l’atto di rinuncia davanti al segretario generale del Comune. Domani, forse, è un altro giorno… (rp)

L’OPINIONE / Nino Mallamaci: servire Reggio, non servirsene

di NINO MALLAMACI – “L’Amministrazione andrà comunque avanti”. In questa frase c’è molto della vicenda politica e amministrativa di Giuseppe Falcomatà, ma anche di quella della città di Reggio e, allargando il discorso, della Calabria. Questa terra viene usata dai suoi cittadini, dai politici nostrani e importati, dai catapultati o paracadutati in delicati ruoli amministrativi e gestionali. Raramente si affaccia sul palcoscenico qualcuno che si impegni nella cosa pubblica per la propria gratificazione personale, la qual cosa non mi scandalizzerebbe affatto, ma anche per tentare di fare qualcosa per il popolo.
La condanna di Falcomatà non è per nulla un fulmine a ciel sereno. Era impressa nei fatti, che hanno avuto una linearità e una logica semplicissime: tu dai a me, io do a te, e per fare ciò apparecchiamo quello che serve. Ci sarebbe stato da stupirsi se le cose fossero finite in maniera diversa. E Falcomatà, come nulla fosse, continua a maneggiare Reggio come fosse cosa sua, un affare della sua famiglia e dei suoi amici. Tutte le sue scelte, dai risultati peraltro disastrosi, sono improntate a tale impostazione. D’altra parte, ciò è in estrema coerenza con la scaturigine della sua sfolgorante carriera, di matrice ereditaria.

Ma cosa dire degli altri, dei suoi supposti avversari? Tutti abbiamo bene in mente il percorso che ha portato la destra a una candidatura perdente in partenza. Da quella parte, tra i maggiorenti con diritto di parola, solo il deputato Cannizzaro si è battuto fino alla fine per contrastare il diktat di Salvini, anche lui calato a Reggio per piegarla ai suoi scopi. Come Davi, in cerca di visibilità, o De Magistris, disposto a tutto pur di conquistare una nuova tribuna dopo gli anni napoletani. Io non so cosa sarebbe successo se il PD non avesse chiuso all’ipotesi di primarie blindando la candidatura di un primo cittadino fallimentare da ogni punto di vista. Forse oggi non ci troveremmo con una città decapitata in un momento così delicato, quando ingenti risorse sono a disposizione e potrebbero essere usate per dare una parvenza di normalità a un territorio letteralmente distrutto, bombardato da una pessima amministrazione.

Allo stesso modo, non so cosa sarebbe successo se la destra avesse avuto il coraggio di dire no a Salvini e alle sue pretese. Certamente, i reggini non si sarebbero trovati davanti a una scelta obbligata dalla pochezza, dalla estraneità, dalla sciatteria, dalla inadeguatezza, di quel candidato. E anche se c’è chi, come me, mai e poi mai avrebbe dato il proprio consenso, forse ci saremmo risparmiati il “secondo tempo” (a proposito, è mai iniziato?) della già allora probabilissima anatra zoppa, per di più incapace anche con entrambi gli arti funzionanti.

L’aspetto grave e preoccupante, adesso, non è quello che è successo, che è esattamente quello che doveva succedere. Anche se Castorina gongola, e l’associazione dei sindaci esprime una solidarietà che sa di corporativo, noi cittadini ci dobbiamo preoccupare. Potremmo essere facili profeti se pronosticassimo una conclusione rapida della legislatura, determinata non dalla volontà dei protagonisti di questa tristissima pagina – i quali si acconciano già a una gestione a tirare a campare in attesa di tempi migliori – ma da fattori di instabilità oramai quasi incontrollabili. Al di là di ciò, però, è la città che non può aspettare. Si sveglino, i reggini. Reclamino un ritorno alle urne in tempi brevi Una pretesa tuttavia non sufficiente. Esigano in più un patto solenne tra Reggio e la sua classe dirigente – se ne esiste una – di destra, di sinistra, di centro. Sul palcoscenico salgano la città e i suoi mille problemi, non i tanti personaggi in cerca d’autore. Necessitiamo di persone che abbiano in animo di Servire Reggio, e non di servirsene per l’ennesima volta. (nm)

Pizzimenti (Cittadini per il Cambiamento): Falcomatà si dimetta prima della sospensione da parte della magistratura

Il presidente dell’Associazione Cittadini per il CambiamentoNuccio Pizzimenti, ha chiesto che il sindaco di Reggio, Giuseppe Falcomatà, si dimetta prima della probabile sospensione, prevista dalla Magistratura per il 19 novembre, «per rispetto verso gli elettori e la città tutta».

Per il primo cittadino, infatti, sono stati chiesti un anno e dieci mesi di reclusione per il Caso Miramare, e Pizzimenti, oltre a chiedere le dimissioni, ha chiesto al sindaco di non compiere altri attivi amministrativi, «in modo che i cittadini possano ritornare alle urne, si trovasse un  impiego lontano dalla politica, per il bene  di una comunità che deve rinascere. In ogni caso, il Consiglio Comunale è investito delle implicazioni da noi evidenziate, per il bene e la rinascita della nostra città ormai in un baratro immane»

Per Pizzimenti, «la Legge Severino, a nostro modesto avviso dovrebbe essere modificata, in quanto  non ci appare eticamente e giuridicamente corretto, anche sotto il profilo costituzionale, che il ruolo del sindaco condannato per reati abbastanza gravi, eventualmente sospeso dall’Autorità Giudiziaria per 18 mesi, venga surrogato da un vicesindaco facente funzioni, non votato dai cittadini per un compito così delicato».

«Pertanto – ha aggiunto – riteniamo un’imposizione legislativa, la surroga con il vicesindaco f.f., che per quanto ci è dato sapere, non ha suscitato reazioni ostative, probabilmente per scarsa percezione della grande implicazione sul piano amministrativo e dell’accessibilità democratica di un’istituzione primaria per i cittadini, quale il Comune».

«A tale proposito – ha evidenziato – è opportuno, ricordare che la legge elettorale, sancisce che nei Comuni con popolazione superiore 15.000 abitanti, il Sindaco venga eletto, a suffragio universale e diretto, contestualmente all’elezione del Consiglio Comunale. Noi vorremmo sapere per comprendere meglio, quale sia il motivo che contraddice la legge e il mandato popolare, affidando a persona non eletta, la carica del Sindaco condannato e sospeso?».

«Al riguardo, riteniamo che – ha spiegato – quando un sindaco  viene condannato bisognerebbe tornare alle urne, per eleggere un nuovo Sindaco e non sospenderlo per 18 mesi. Altresì va messo in forte evidenza che, in linea generale, la problematica concernente l’estensione dei poteri del Vicesindaco, ha formato oggetto di due pareri del Consiglio di Stato (n. 94/96 del 21 febbraio 1996 e n. 501/2001 del 14 giugno 2001), chiaramente orientati verso una configurazione non restrittiva dei poteri del Vicesindaco, sulla base della considerazione che, secondo i principi generali, la preposizione di un ‘sostituto’ all’ufficio o carica in cui si è realizzata la vacanza, implica di norma l’attribuzione di tutti i poteri spettanti al Sindaco».

«Il Supremo Consesso Amministrativo – ha spiegato ancora – ribadisce l’esigenza di continuità nell’azione amministrativa dell’ente locale, postulando che in ogni momento debba esserci un soggetto giuridicamente legittimato ad adottare tutti i provvedimenti oggettivamente necessari, nell’interesse pubblico. Pertanto, al Vicesindaco reggente deve essere riconosciuta  pienezza di poteri anche per quanto concerne la revoca o nomina degli assessori».

«Ma attenzione! – qui l’incongruenza legislativa – i pareri del CdS. (pareri, non sentenze) – ha proseguito Pizzimenti – risalgono al 2001, ben 11 anni prima della Legge 6 novembre 2012, n. 190 – Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione (Legge Severino), Decreto legislativo 31 dicembre 2012, n.235. La legge fino a che punto condanna il dolo, se, nello stesso tempo – sorprendente abbaglio legislativo – premia la continuità amministrativa, di un consesso delegittimato da una giunta coinvolta a pieno titolo in una delibera palesemente illegittima? Al fine di chiarire questi interrogativi, chiediamo che – ove, come ormai appare probabile, e come i cittadini legittimamente si aspettano, considerata anche la precedente condanna della dr. Angela Marcianò, venga emessa sentenza di condanna, e si produca all’interno del Consiglio Comunale, una interrogazione parlamentare in merito,  e/o un rilievo presso il Consiglio di Stato al riguardo».

«Per questo – ha aggiunto – (ed altri gravi motivi, non da ultimo, la sentenza della Corte Costituzionale – 23 giugno – 11 luglio 1961, n. 40. “Tra le diverse mozioni che dell’ordine pubblico si hanno nella legislazione, la nozione da accettarsi, ai fini dello scioglimento dei consigli comunali, è quella che attiene alla sicurezza ed alla quiete pubblica”. Sicurezza e quiete pubblica fortemente messa a rischio a Reggio Calabria, dal disastro ambientale e sanitario dei rifiuti, della viabilità, dei servizi minimi essenziali, della trasparenza amministrativa, delle sospensioni per i voti dei defunti, per l’abuso nella gestione dei fondi vincolati, sulle ripetute bocciature e fallimenti amministrativi su tutti i fronti, sul disgregamento di ogni concetto di famiglia e di appartenenza, dovuto ad una neo emigrazione mai vista negli ultimi 50 anni)». (rrc)

 

Incendi / Falcomatà: intervenga subito anche l’Esercito

di Giuseppe Falcomatà – Ancora fiamme, ancora pericolo, ancora danni incalcolabili, la nostra montagna e le nostre colline continuano a bruciare. Incendi attivi anche oggi nei Comuni di San Luca, Grotteria, Mammola, San Giovanni di Gerace, Martone e Gioiosa ionica, Cardeto.

Chilometri e chilometri di verde continuano a bruciare, sono minacciati anche i faggi secolari del Parco Nazionale dell’Aspromonte, patrimonio Unesco. Si teme anche per il Santuario di Polsi. Ieri abbiamo chiuso al traffico la Sp1 nel tratto dello Zomaro. Chiediamo a tutti i residenti di fare massima attenzione, di allontanarsi se possibile dalle zone colpite e di evitare di percorrere le strade interne adiacenti alle zone incendiate.

In Prefettura è stato attivato il Coc (centro operativo comunale). Siamo in contatto con i sindaci di tutti i Comuni colpiti che, lottando in prima linea, si stanno letteralmente gettando tra le fiamme pur di salvare il salvabile. Nei giorni scorsi abbiamo chiesto in Prefettura di poter dispiegare l’utilizzo di uomini e mezzi dell’Esercito, che sono attivi da oggi. Abbiamo ottenuto la dichiarazione dello stato di calamità per il risarcimento dei danni e noi stessi, se necessario, accederemo al fondo di riserva della Città Metropolitana per sostenere chi nel fuoco ha perso tutto.

La priorità oggi è spegnere questo inferno. Ma da domani qualcuno dovrà spiegarci PERCHÈ è mancata completamente la prevenzione, PERCHÈ se c’erano le risorse disponibili non sono stati acquistati per tempo i mezzi aerei e di terra, PERCHÈ ci sono responsabili che con questo disastro hanno avuto il coraggio di andarsene in ferie. Tutti PERCHÈ ai quali, da domani, chiederemo risposte.

Ora lavoriamo in silenzio, e rispettiamo chi da giorni respira fumo e ingoia sudore e lacrime.

[Giuseppe Falcomatà è sindaco metropolitano di Reggio Calabria]

NEL NOME DI ITALO UN’ALTRA PRIMAVERA
FALCOMATÀ: ECCO LA REGGIO DI DOMANI

di GIUSEPPE FALCOMATÀ – È un periodo di grosso fermento in termini di programmazione e sviluppo per una Città che ha iniziato il nuovo decennio, segnato da un’atroce pandemia, con grande speranza ed ottimismo. L’innovazione più importante si può tradurre, in termini sartoriali, nella ricucitura fra il mare e il territorio, un rapporto recuperato e che, a piccoli passi, si sta concretizzando in un unico, immenso e bellissimo lungomare, da Catona fino a Punta Pellaro. 

Venticinque chilometri di bellezza che si possono cominciare ad ammirare partendo dal Waterfront e dai tanti cantieri aperti su tutta la tratta costiera, con un passaggio determinate sul Parco Lineare Sud. Se spingiamo l’orizzonte un po’ più in là, possiamo immaginare il Centro delle Culture del Mediterraneo, il Museo del Mare disegnato da Zaha Hadid, sul quale il Governo ha investito 53 milioni di euro riconoscendolo fra le 14 opere strategiche per il rilancio del Paese dopo la crisi innescata dal Covid.

Insomma, non c’è giorno che, dagli uffici di Palazzo San Giorgio, non arrivi la notizia di qualche bando vinto o di un finanziamento pronto a contribuire al rilancio di Reggio. Si pensi soltanto al programma “Qualità dell’Abitare”, un progetto ambizioso che ha visto premiate le nostre idee con un contributo del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti pari a 45 milioni e che verrà equamente distribuito per cambiare il volto dei quartieri di Arghillà nord, Modena-Ciccarello e Reggio Sud-Gebbione.

Insomma, iniziamo a dimenticare la Città che, fin qui, abbiamo da sempre conosciuto. La Reggio che, faticosamente, ha resistito a 70 anni di promesse, sprechi ed incompiute è destinata a non esistere più. Oggi, finalmente, c’è una visione. Adesso, esistono programmi capaci di stravolgere in positivo ogni contesto sociale ed urbano del territorio. Perché, il cambiamento, non investirà soltanto il settore dei Lavori pubblici o delle Grandi opere, ma insisterà fortemente sulla vita di ogni cittadino dopo l’approvazione dei Piani di Zona che rappresentano, in tutto e per tutto, la “Magna Carta” del Welfare cittadino col potenziamento e l’avvio di nuovi ed importantissimi servizi. Operazioni di una straordinaria complessità, possibili soltanto grazie a risorse esterne al bilancio ordinario dell’Ente e che classificano Reggio Calabria ai primi posti in Italia in termini di rendicontazione dei fondi comunitari. Ecco, questa è la grande capacità dimostrata da una classe dirigente sempre pronta di individuare e spendere somme che, in altri tempi, tornavano languidamente nelle casse di Roma o Bruxelles. E’ la Reggio delle opportunità quella che sta prendendo forma in questi anni duri di programmazione e ricostruzione. Questa capacità indiscutibile, dunque, ci mette al riparto dalle preoccupazioni che sarebbero potute sorgere di fronte alla mole di finanziamenti pronti ad arrivare attraverso il Recovery fund e il Pnrr. 

Ambiamo a diventare fulcro nel Mediterraneo, una realtà che accetta le sfide sul territorio e si confronta con i cambiamenti globali. Puntiamo a diventare Città che vuole resistere ai danni causati dall’uomo nel corso di un secolo che ha piegato il Pianeta e risponde con Piani di sviluppo ad impatto climatico zero e alla cancellazione del consumo del suolo, con programmi che mirano a rinvigorire la linea verde della Collina di Pentimele e rispettano i nostri magnifici litorali. 

L’approvazione, dopo decenni, del nuovo Piano Strategico Comunale, del Piano di spiaggia o del Piano del verde sta a dimostrare proprio questo. Dal primo giorno del nostro mandato sapevamo di dover ingaggiare una lunga battaglia contro il conservatorismo, il piagnisteo e i pregiudizi. Reggio non sarà più la Città che “non ha mai venduto grano”. Sarà, invece, l’emblema di una rivoluzione culturale e sociale che, con l’aiuto di ogni cittadino, potrà diventare esempio in un’Europa nuova.

[Giuseppe Falcomatà è il sindaco di Reggio Calabria e della Città Metropolitana dal 2015]

SINDACO IN CALABRIA, UN RUOLO DIFFICILE
I PIÙ GRADITI VOCE (KR) E FALCOMATÀ (RC)

Fare sindaco non è un lavoro facile, figuriamoci essere il primo cittadino di una città o un paese della Calabria, una terra tanto bella quanto complicata, dove bisogna combattere, quotidianamente, con tante, innumerevoli problematiche che affliggono questa terra e che devono essere risolti al più presto. Cionostante è facile sentir dire ai primi cittadini che fare il sindaco è il mestiere più bello, malgrado il carico di incombenze e di burocrazia che caricano di responsabilità  (spesso discutibili) di non facile gestione. Vedi i problemi di bilancio e il rischio di dissesto sempre in agguato e, per contro, assurdi procedimenti giudiziari come quello che ha colpito la sindaca di Crema denunciata perché un bimbo si è fatto male all’asilo. Su questo episodio, il sindaco di Bari  De Caro ha detto che «lo Stato deve metterci nelle condizioni di fare il nostro lavoro serenamente. Non chiediamo l’immunità o l’impunità, chiediamo solo di liberare i sindaci da responsabilità non proprie»

Essere sindaco non è semplice, soprattutto nelle aree del Mezzogiorno, eppure, nella Governance Poll 2021 realizzata da Il Sole 24Ore, sull’indice di gradimento dei sindaci, sono tanti i primi cittadini del Sud a essere nei primi posti di questa classifica e, tra questi, a sorpresa, al 13esimo posto c’è il sindaco di Crotone, Vincenzo Voce, eletto lo scorso settembre, con il 58,5% di gradimento da parte dei suoi concittadini: il giorno dell’elezione l’indice di gradimento era al 63,9%.

Dopo il sindaco Voce, c’è al 40esimo posto il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, con il 56% di gradimento (era del 58% il giorno dell’elezione). Al 63esimo posto Mario Occhiuto, sindaco di Cosenza, con il 53% ((era al 59% il giorno dell’elezione), al 64esimo posto Maria Limardo, sindaco di Vibo Valentia con il 52,5% (era al 59,5 il giorno dell’elezione), e al 70esimo posto Sergio Abramo, sindaco di Catanzaro, con il 50% (era al 64% il giorno dell’elezione). È quest’ultima la peggiore performance rispetto al valore del giorno dell’elezione.

Intendiamoci, sono classifiche su cui incidono elementi non omogenei ed è evidente che le regioni meridionali hanno problematiche ben diverse da quelle delle ricche regioni del Nord. Indubbiamente è un’indicazione del trend di popolarità che rispecchia le iniziative dei rispettivi primi cittadini nei confronti dei propri amministrati. Il primo, in assoluto, è il sindaco di Bari Antonio Decaro (attuale presidente dell’Anci, Associazione dei Comuni italiani) con un consenso rimasto pressoché immutato (-1,3%) rispetto al giorno dell’elezione

L’indagine mette in brutta luce i sindaci delle grandi città (Sala a Milano è all’81° posto, la Raggi a Roma è al 94°, l’Appendino a Torino al 95°) e fornisce un dato che, incidentalmente, riguarda i calabresi: è quello relativo al sindaco di Napoli Luigi de Magistris, in corsa per la presidenza della Regione. L’ex magistrato si posiziona al 104° posto, ovvero il penultimo, con una performance che lo fa precipitare dal 66,9% ottenuto dopo le lezioni del 2016 al 31,9%.

Quello redatto da Il Sole 24 Ore, è «un sondaggio – hanno spiegato gli organizzatori all’Ansa – che coglie i trend degli amministratori locali 16 mesi dopo lo scoppio della pandemia, in una fase che oggi non è più dominata dai contagi e dalla crisi economica, ma dalle prospettive di ripresa di tutte le attività grazie al crescendo della campagna di vaccinazione».

Insieme alla classifica di gradimento dei sindaci, c’è anche quella dei Governatori, che vede Luca Zaia, governatore del Veneto, al primo posto. Nino Spirlì, presidente f.f. della Regione Calabria, non è all’interno della classifica – che prende in considerazione l’anno 2020-2021, in quanto ha preso la guida della Regione a ottobre scorso, a seguito della prematura scomparsa della presidente Jole Santelli.

Tornando ai sindaci, la posizione ricoperta dal sindaco di Crotone è, sicuramente, un ottimo segnale, sopratutto per una città che, poco a poco, si sta rimettendo in piedi dopo un lungo commissariamento, cercando di risolvere tutte quelle problematiche e criticità che, senza un sindaco e una giunta, erano irrisolvibili.