Il dato è particolarmente interessante: alta l’affluenza alle urne per il ballottaggio nei due capoluoghi Reggio e Crotone, ma anche nei quattro centri calabresi (Taurianova, Castrovillari, San Giovanni in Fiore e Cirò Marina) con uno scarto medio di quasi dieci punti rispetto al primo turno. È un segnale importante che sottolinea la voglia di partecipazione attiva dei calabresi alla politica: alle 23 di domenica, primo giorno, ha votato quasi il 40% degli aventi diritto. Il valore più alto a Reggio con il 40,42%, il più basso a San Giovanni in Fiore con il 35,88%. A Castrovillari la percentuale dell’affluenza al voto, sempre alle 23 di ieri, è del 40,57,80%, del 39,89% a Crotone, del 38,78% a Cirò Marina e del 36,78% a Taurianova.
La massima attenzione va, ovviamente, alla Città metropolitana di Reggio, dove la sfida tra l’uscente Giuseppe Falcomatà (centrosinistra) e il candidato del centrodestra Antonino Minicuci, potrebbe risolversi anche per una manciata di voti. La città è praticamente divisa in eguale misura tra chi vuol dare fiducia al nuovo (Minicuci) e chi intende concedere un secondo tempo al sindaco uscente.
È stata una campagna elettorale cattiva e difficile, dove non è stato risparmiato alcun argomento tra i due sfidanti per sminuire l’appeal dell’avversario. Minicuci – “burocrate” di successo a Genova dove era segretario generale fino a gennaio scorso – ha puntato sulle “inefficienze” dell’Amministrazione Falcomatà che è rimasta praticamente sei anni a governare la città. Era il 26 ottobre del 2014 quando il giovane figlio dell’indimenticabile Italo Falcomatà – sindaco della “primavera reggina” – conquistava al primo turno Palazzo San Giorgio con oltre 58mila preferenze e una percentuale del 60,99% di voti (con undici liste). La destra, all’epoca, gli aveva contrapposto Lucio Dattola, con nove liste, ma l’allora presidente della Camera di Commercio di Reggio raccolse solo poco più di 26mila preferenze con il 27,33% dei voti.
Falcomatà ha perso al primo turno il 23% dei voti della passata consultazione del 2014, pur con lo stesso numero di liste, e ha superato di tre punti e mezzo lo sfidante Minicuci. I valori del primo turno hanno confermato una quasi equidistanza tra i due maggiori protagonisti della consultazione del 20 settembre scorso: 35.109 voti Falcomatà (37,17%) contro i 31.820 (33,69%). Le due settimane in vista del ballottaggio hanno dunque visto i due sfidanti giocarsi tutte le carte per convincere i pentiti del non voto. La percentuale di affluenza è stata del 66,18%, molto alta rispetto alle previsioni, ma al ballottaggio, abitualmente, si dimezza: dai dati emersi alle 19, invece, appare evidente che non ci sarà una forte astensione e si potrebbe arrivare abbondantemente a superare il 50 % di affluenza.
Falcomatà ha “attaccato” il suo antagonista palesando ai reggini il rischio di «consegnare la città alla Lega». Un’argomentazione modesta dal punto di vista politico, ma probabilmente efficace per raccogliere consensi anche tra chi ha manifestato chiaramente una forte delusione sull’operato dell’amministrazione Falcomatà in questi sei anni di governo della città. Falcomatà ha chiesto un “secondo tempo” per una partita che evidentemente non ritiene conclusa e quindi, questo ballottaggio, in realtà, diventa un referendum pro o contro di lui e la sua Amministrazione. La destra scalpita e si dichiara sufficientemente ottimista sul risultato: i numeri fanno immaginare uno scenario diverso. C’è da capire la posizione di Angela Marcianò e il suo “suggerimento” di voto a quanti le hanno dato fiducia. Un endorsement mascherato a Minicuci l’ha già fatto con il video predisposto per ringraziare i reggini per i 13.165 voti conquistati (13,94%). Nel filmato, sottolineato da una azzeccata canzone di Fiorella Mannoia che pare scritta apposta per rivelare tutto l’astio della Marcianò nei confronti di Falcomatà (che la cacciò dalla sua prima Giunta, togliendole la delega ai Lavori Pubblici), ci sono evidenti allusioni al “peso del coraggio” per “cambiare”: se il video dovesse far breccia tra i suoi elettori, per il sindaco uscente la sfida diventerebbe più complicata.
La Marcianò ha raccolto 7.189 preferenze in più rispetto alle sue quattro liste: effetti del voto disgiunto, che, in genere premia la persona ma penalizza le liste. Ma di questi oltre 7mila voti quanti sono quelli sottratti a Falcomatà e quanti quelli al centrodestra di Minicuci? Bella domanda con improbabile risposta. Se, per ipotesi (per giocare un po’ con la fantapolitica), dividiamo equamente il valore, abbiamo un pacchetto di voti di circa 3600 preferenze che andrebbero a ciascuno dei due sfidanti e prevedendo un’affluenza intorno al 50%, significherebbero 2 preziosi punti di percentuale aggiuntivi che potrebbero fare la differenza. Ma i calcoli, in politica, sono ben altra cosa e non bisogna mai dimenticare che, alle comunali, il voto è spesso “ballerino”, c’è chi cambia idea continuamente e chi fa il tifo come allo stadio. Se ci aggiungiamo la novità del ballottaggio – inedito per la città di Reggio – diventa ancora più difficile capire cosa sceglieranno i reggini. Si vota fino alle 15 di oggi e dopo comincerà lo spoglio. I reggini, per strada e nei bar, raccontano un’altra storia: «non vincerà il migliore, voteremo il meno peggio». (s)
La foto di copertina è di Luigi Palamara.