Saccomanno (Lega): «Le strane vicende dell’Adsp di Gioia Tauro devono far riflettere»

di GIACOMO FRANCESCO SACCOMANNO – Abbiamo più volte segnalato delle situazioni non condivisibili in relazione all’amministrazione dell’Autorità di sistema portuale di Gioia Tauro. Una gestione poco trasparente e che non ha raggiunto, certamente, i risultati sperati. Bisogna tener ben presente che l’aumento di transhipment è la conseguenza dell’impegno e della costante attività posta in essere dai terminalisti e di tutti gli attori portuali. Tanto è vero che il 2 gennaio 2023 si dovrà ricordare perché alle 8 del mattino sono state registrate, in contemporanea, ben diciassette navi attaccate lungo le sue banchine.

Ma, Gioia Tauro non può essere soltanto ed unicamente un sistema di trasporto merci concentrata nelle funzioni di trasbordo di container. Vi è un retro porto che potrebbe, veramente, dar decollare la Calabria ed il sud, ma non si hanno notizie di interventi o di una possibile pianificazione. Anzi, non sembra che l’A.p. abbia nemmeno approvato un dovuto piano regolatore. Ma, a parte tali considerazioni, certamente molto rilevanti, non può non commentarsi negativamente quello che è accaduto in questi ultimi mesi.

Dal ritardo nel segnalare il problema Ets, alla rimozione dell’incaricato all’anticorruzione, alla censura di questo atto da parte dell’Anac, alle dimissioni del segretario generale Prezioni, alla convocazione dell’organismo di partenariato delle Risorse del Mare in ritardo e senza consegnare la documentazione all’Uniport e a Unindustria, che ne hanno contestato la validità sia per la mancata concessione dei termini minimi per come previsti dalla legge e sia perché non è stata trasmessa la documentazione. Con l’evidente non partecipazione degli stessi.

È valida tale riunione? Anche su questo si dovranno eseguire i dovuti accertamenti e, comunque, indipendentemente dalle possibili e gravi violazioni di legge, bisogna prendere atto che vi sono una serie di irregolarità che potrebbero mettere a rischio la corretta attività dell’organismo. Sul punto, appare indispensabile una dovuta riflessione, specialmente da parte degli organi di controllo e da parte dell’Autorità Giudiziaria che dovranno, sicuramente, verificare se la gestione dell’Adsp rientri o meno nei canoni di correttezza amministrativa. La legalità non ha colori o mentori. O si professa seriamente con condotte adeguate o non esiste. (gfs)

(Giacomo Francesco Saccomanno è commissario regionale della Lega in Calabria)

Saccomanno (Lega): «A Cosenza la questione morale non può essere ad intermittenza»

«Amministrare un territorio e una città in Calabria non è, sicuramente, una cosa semplice e spesso bisogna assumere delle decisioni importanti che possono, anche, essere molto difficili. Ma, la necessità di essere coerenti e rispettare la “questione morale”, spesso sbandierata e tante volte dimenticata, non può nascondersi. Questa sinistra che attacca le persone per bene solamente per avere, disgraziatamente, dei parenti “ingombranti”, ma lontani dalla propria vita ed esistenza, poi si dimentica di allontanare dalle amministrazioni soggetti che sono imputati nel processo Rinascita Scott oppure sono stati arrestati per essere considerati presunti prestanomi di boss locali! Ben sappiamo che il soggetto si presume innocente fino alla condanna definitiva». Lo dichiara il commissario regionale della Lega in Calabria, Giacomo Francesco Saccomanno.

«Ma, questo non vuol dire sorvolare su questione gravi. Non si tratta di violare la legge o altro, ma solamente di calpestare quell’etica tanto gridata quando riguarda altri e nascosta quando riguarda la propria area politica. La morale non può essere come un “elastico” -per non ripetere delle frasi storiche, ma poco opportune-: stringerla quando riguarda gli altri e specialmente la destra e allargarla a dismisura quando si riferisce alla sinistra! La Lega ritiene che tutte le amministrazioni debbano guardarsi dentro e fare, se necessario la dovuta pulizia, ma allorquando ciò non avviene i riflettori delle persone per bene, dei partiti e delle Forze dell’Ordine devono cominciare ad illuminare questi meandri oscuri e nefandi. All’amico e collega sindaco di Cosenza, che conosco da moltissimi anni, non posso che consigliare, se accetta, un richiamo alla sua professionalità e alta moralità, che certa politica non può sporcare». (rcs)

Riparte il roadshow del commissario della Lega Giacomo Saccomanno

Riparte il roadshow del Commissario Regionale Giacomo Francesco Saccomanno sui territori: dopo l’incontro a Catanzaro con eletti e segreteria regionale, altra riunione partecipata e proficua con i dirigenti della Provincia di Reggio Calabria. 

Tanto entusiasmo e voglia di ripartire dopo le limitazioni del Covid che hanno bloccato ogni attività sui territori. Il Commissario ha portato i saluti dell’assessore Tilde Minasi impegnata in Provincia di Cosenza e dopo quelli di Franco Recupero, Emiliano Imbalzano, Giuseppe De Biase, Nino Minicuci e del Consigliere Regionale Giuseppe Gelardi, ha informato i presenti delle indicazioni emergenti dal Consiglio Nazionale Federale ed ha invitato tutti a impegnarsi fortemente per la nuova campagna per il tesseramento 2022, per le amministrative e per i referendum. Dopo gli interventi di Raffaele Scarfò, Giuseppe Polimeni, Renato Bellofiore, Domenico Fedele, Mario Mazza, Giovanni Saffioti, Giuseppe Gelardi, la seduta si è conclusa con l’intervento finale di Saccomanno che ha invitato tutti «a fare squadra ed a lavorare per raggiungere quei risultati che sono alla portata del partito e che potranno veramente cambiare la Calabria, essendo la Lega un movimento che può e deve fare la differenza». (rrc)

Lega Calabria: Misura di sostegno a Città Metropolitane in pre-dissesto sia allargato a capoluoghi di Provincia e Enti Minori

Il commissario regionale della LegaGiacomo Saccomanno, ha chiesto che la misura finanziaria che il Governo sta studiando per sostenere le città metropolitane in pre-dissesto, sia estesa anche alle città capoluogo di Provincia e a Enti Minori.

«Le modifiche per la redazione dei bilanci comunali – ha spiegato Saccomanno – hanno evidenziato una situazione quasi generale di difficoltà finanziaria che rischia di portare molti enti al dissesto. Di ciò si è reso conto anche il Governo che sta studiando nella manovra finanziaria un sostegno alle città metropolitane in pre-dissesto. Situazione che interessa la gran parte degli enti calabresi in relazione alla circostanza che, da una parte, i tributi non vengono versati nella loro interezza e, dall’altra, in conseguenza del necessario ricalcolo di tutti i disavanzi passati al fine di rendere il bilancio più trasparente».

«Nel passato, infatti – ha proseguito – molte amministrazioni riportavano un incasso dei tributi superiore all’effettivo e, quindi, il disavanzo era quasi colmato da tale operazione del tutto fittizia. Ultimamente, si è chiesto, invece, di determinare concretamente i disavanzi che spesso sono stati sottostimati. Tale operazione, naturalmente, ha aggravato la situazione degli enti che si sono visti obbligati a costruire un bilancio più adeguato alle effettive condizioni, con un conseguente aumento del disavanzo che nel passato era stato sottostimato».

«Situazione, questa – ha spiegato – che ha messo in difficoltà tanti comuni già in situazioni precarie, come, ad esempio, San Lucido, Acquappesa, Belvedere Marittimo, Vibo Valentia, Reggio Calabria, Torino, Napoli, Palermo, ecc. Lo Stato sta cercando di intervenire per i maggiori comuni, ma sarebbe importante che la misura riguardasse tutte le città capoluogo di provincia ed anche gli enti minori che dovrebbero essere sostenuti per superare tali difficoltà e non pregiudicare ulteriormente i cittadini di molti enti meridionali – come la Calabria -, che già non usufruiscono dei minimi servizi essenziali».

«Ad esempio, la città di Vibo Valentia – ha spiegato ancora – ha ereditato una serie di bilanci ove sono stati sottostimati i disavanzi e, quindi, nel riordino richiesto dalla normativa, oggi si è trovata con cifre superiori a quelle che, invece, ci sarebbero state se non ci fosse stata la necessità di una richiesta correzione. Tanto è vero che i miglioramenti apportati negli ultimi anni sono stati annebbiati da una situazione passata che ha eliminato i benefici di una ultima gestione attenta e oculata».

«Tale situazione che interessa, ripetesi, molti comuni calabresi – ha concluso – deve portare ad una richiesta al Governo di immediato intervento, quantomeno per i capoluoghi di provincia, se non per tutti quelli di una certa importanza, al fine di evitare un’ecatombe finanziaria e l’ulteriore diminuzione dei già scarsi servizi minimi. Sul punto, sarebbe auspicabile che ci fosse un’unica voce e non si facessero speculazioni che non portano a nulla, ma solamente ad un danno per i territori e per le comunità». (rcz)

Carlo Tansi contro le mire di Spirlì a futuro candidato governatore

Pesante attacco di Carlo Tansi, leader di Tesoro di Calabria, contro le mire di Nino Spirlì che vorrebbe essere candidato da Salvini governatore alle regionali.

«Il Mago Nino Spirlì – ha detto Tansi – fa carriera giorno dopo giorno, scalando posizioni nel cuore del segretario Salvini, forse raccomandato da Maurizio Crozza in persona anche se in apparenza nella sede centrale della Lega in via Bellerio, a Milano, l’imitatore più bravo in circolazione amato non lo è di certo. Ma il brillante comico genovese resta comunque alquanto interessato alla vicenda, perché ritengo ci tenga ad avere già pronto un collaudato personaggio macchiettistico di punta nella futura edizione della sua fortunata trasmissione».

«La verità, però – ha aggiunto – nel caso di specie è tutt’altro che umoristica, soprattutto per la Calabria per cui il lìder maximo leghista ha indicato come possibile, anzi probabile, aspirante governatore del prossimo quinquennio sempre il caro Mago perché starebbe lavorando in maniera soddisfacente. Uno che, quasi per caso, non venendo eletto da alcuno bensì essendo tirato fuori come il classico coniglio dal cilindro da capitan Matteo, si è ritrovato ad assolvere alla delicata missione di presiedere uno degli enti Regione più complessi del Paese per una serie di motivi da metà ottobre dell’anno scorso. Lo ha fatto come noto quale vice ‘tecnico’, e quindi adesso facente funzioni nella carica più alta, della sfortunata Jole Santelli, surrogata da lui perché venuta prematuramente a mancare».

«Un evento tragico e luttuoso – ha proseguito Tansi – quest’ultimo, dispiaciuto a chiunque sul piano umano, ma che come non bastasse di per sé ad amareggiarci tutti ha portato in dote alla nostra amata terra anche ‘l’annacatore di pecore’, come egli stesso suole definirsi, più famoso d’Italia. Ribadisco, di recente rilanciato per il cruciale appuntamento elettorale di fine 2021, all’indomani della sua visita romana al plenipotenziario ministro Giancarlo Giorgetti, con tanto di inchino a lui e agli interessi del Nord difesi con le unghie e con i denti dal Carroccio».

«Ma, al di là di ogni considerazione – ha detto ancora Tansi – se alcuni aspetti folkloristici del personaggio Spirlì, probabilmente persino accentuati ad arte su consiglio di qualche esperto di comunicazione del partito, possono addirittura, torno a ripetere, strappare una risata o apparire per un momento simpatici, la realtà fa, invece, piangere per l’incredibile numero di errori, pagati a carissimo prezzo dai cittadini dell’intera regione, in particolare in un frangente così delicato in virtù della grave pandemia in corso. Fin troppo facile, a riguardo, fare subito una battuta su ‘Nino nostro’ tratta dal celebre film Karate Kid: ‘Metti la cera togli la cera’, che con le sue cervellotiche ordinanze puntualmente bocciate dal Tar qui da noi si è tramutata in: ‘Chiudi le scuole apri le scuole’, nella speranza di non dover, ahinoi, dare ancora una volta ragione al controverso ma di sicuro arguto Andreotti il quale, mutuando il giornalista Prezzolini, sosteneva ironico: ‘In Italia non esiste nulla di più definitivo del provvisorio’».

«E se si verificasse – ha concluso – pure stavolta in Calabria sarebbe una sciagura, ma che io e soprattutto il sempre crescente popolo arancione accanto a me e a Luigi de Magistris scongiureremo». (rrm)

«MANCANZA DI BUONSENSO»: ECHI DI LEGA
IN REGIONE E SPIRLÍ CRITICA IL GOVERNO

di SANTO STRATI – Non piacciono a nessuno le nuove misure introdotte dal l’ultimo decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (dpcm) e come potrebbero? Ci eravamo illusi che il temuto lockdown 2 fosse un’ipotesi remota, ma le cifre del contagio non lasciano scampo. Siamo di nuovo in piena epidemia, anche se – grazie al cielo – il numero dei decessi non è quello della fase acuta della pandemia di marzo-aprile, ma crescono a dismisura le prognosi di positività al virus. Le quali indicano brutalmente una cosa fin troppo evidente: il contagio non s’arresta e cresce in misura esponenziale. La tracciatura immaginata come soluzione ottimale mediante l’app Immuni non funziona perché non tutti hanno scaricato l’applicazione per lo smartphone, ma c’è da dire che anche tantissimi che avrebbero voluto farlo hanno dovuto rinunciare per l’incompatibilità con i telefonini di qualche anno fa. E, poi, non è detto che chi ha Immuni sul telefono comunichi al servizio sanitario che è positivo. Per non parlare della caotica e allucinante situazione dei tamponi la cui gestione è davvero da dilettanti allo sbaraglio. I pochi mesi di tregua e di illusoria scomparsa del virus non sono stati utilizzati dal Governo e dai ministeri coinvolti per mettere in pratica le misure di prevenzione, per attuare il rifornimento di scorte dei materiali necessari al personale medico-sanitario, per attivare, per esempio, i ventilatori polmonari acquistati e tenuti imballati alle prime timide avvisaglie di un’estate “sicura”.

In questo contesto, il presidente facenti funzioni della Regione Calabria Nino Spirlì, scaraventato in una situazione emergenziale e di gestione amministrativa alla quale non era preparato, ha tirato fuori gli artigli, subito dopo la sua prima ordinanza, e si è lanciato in una feroce invettiva contro il Governo, accusandolo di essere «privo di buonsenso». Il nuovo Dpcm? «Assolutamente inutile» – ha detto dall’ufficio ereditato inaspettatamente all’ottavo piano della Cittadella di Germaneto. «L’incapacità di questo Governo di ascoltare la voce dei territori e le urgenze di tutte le categorie sociali e produttive – da detto– non solo sorprende, ma offende il senso di unità nazionale di cui tutti gli italiani, oggi, hanno assolutamente bisogno. Mentre, con belle parole, il presidente del Consiglio e i suoi ministri chiedono, appunto, una nuova unità nazionale, al chiuso del Palazzo la umiliano fino al punto di privarla di ogni possibilità di vita futura. In questa nostra Italia il quadro sociale e politico è davvero drammatico. Purtroppo, decine di migliaia di imprese rischiano di morire inutilmente. Per ore e giorni, abbiamo tentato, purtroppo invano, di convincere l’esecutivo a non chiudere l’Italia. Ma quello che è venuto fuori è una finta vita e una vera morte».

Per poi aggiungere: «Penso a tutte quelle categorie di lavoratori che avrebbero trovato ristoro alle proprie fatiche se solo avessimo consentito lo svolgimento delle attività nelle ore più consone a ciascuna professione. Mi chiedo quali esperti abbiano individuato il luogo del contagio nella controllata e rispettosa convivialità. Mi chiedo quali studi abbiano acclarato che i teatri, i luoghi dell’arte e dello sport – che seguono, già dal primo allarme, tutte le indicazioni governative con rispetto e rigore – possano essere una minaccia alla salute pubblica». E non ha torto a proposito del teatro: secondo l’Agis nel periodo 15 giugno-10 ottobre, a fronte di 2.782 spettacoli e 347.262 spettatori, c’è stato un solo contagiato. I contagi avvengono sui mezzi pubblici – dove la gente si accalca – nei trasporti aerei e ferroviari, nonostante i lodevoli sforzi delle Compagnie: ma chi lavora e studia prende i mezzi. L’assembramento è inevitabile, il rischio di contagio altissimo.

Ma torniamo a Spirlì: un bellissimo discorso e un’apprezzabile presa di posizione a favore di esercenti e imprenditori ormai alla canna del gas, peccato che nel suo intervento riecheggino echi salviniani, lo stesso motivetto che da giorni sentiamo ripetere nei confronti del Governo da Lega e Fratelli d’Italia (Berlusconi è più moderato e suggerisce un esecutivo di unità nazionale per affrontare la nuova crisi). Del resto, quale migliore opportunità per Salvini – visto che ha un suo uomo al vertice regionale (la presidente Jole nominò Spirlì su espressa indicazione del leader della Lega) – di tentare di arrestare la frana che ha investito la Lega (4% a Reggio Calabria!) in tutto il Mezzogiorno? E Spirlì, intellettuale che merita rispetto per le sue qualche volta bizzarre idee sulla libertà di linguaggio, si presta agevolmente, dimenticando o fingendo di dimenticare che era pronta la sua sostituzione con Sergio Abramo già la scorsa settimana se non ci fosse stata la prematura dipartita della presidente Jole. L’attuale sindaco di Catanzaro sarebbe stato nominato vicepresidente, in grado di fronteggiare quella inevitabile sede vacante della presidente prevista nella prossima primavera per motivi di salute e cura. La Jole è scomparsa d’improvviso, i patti col “nemico” Salvini a favore di Abramo sono saltati. E, inopinatamente, Spirlì si è trovato nella stanza dei bottoni, dove – metaforicamente – magari non sapeva nemmeno dove fosse l’interruttore della luce. Assistito da bravi e capaci funzionari, questo senz’altro, ma una guida che abbia polso è fondamentale e irrinunciabile, perché poi l’ “esercito” sappia cosa fare.

Spirlì non ha avuto il suo quarto d’ora di celebrità di warholiana memoria, ha, invece, a disposizione l’intero palcoscenico e se dovesse andare in panico bisogna comprenderlo. In realtà il neopresidente ff ha mostrato, inaspettatamente, di saper interpretare in modo adeguato gli echi leghisti che vengono da Roma: anche se accusare il Governo di mancanza di buonsenso è come sparare sulla Croce rossa. È vero che siamo di fronte al dilettantismo più sfrenato e a continui colpi di scena che rivelano, purtroppo, l’assenza di qualsiasi copione e la realtà di un’improvvisazione continua. Solo che a teatro un buon guitto con l’improvvisazione ci va a nozze, anzi spesso dà il meglio di sé, ma qui non si recita a soggetto: ci sono infelici e funeste realtà di morti, di ricoveri in terapia intensiva, di ospedali e presidi impreparati e lasciati, ancora una volta, a gestire l’emergenza facendo ricorso alle sole forze disponibili. Medici e personale sanitario che stanno mostrando ancora una volta il grande senso di abnegazione, di massima attenzione, a rischio anche della propria incolumità, per accogliere i malati da ricoverare, da intubare e da assistere.

Salvini, nonostante non ne stia azzeccando una dall’estate dello scorso anno al ‘malefico’ Papeete, ha capito che deve tentare la qualunque per rimanere a galla, ovvero al centro dell’attenzione. La Calabria era perduta? Eccola ritrovata con un Presidente pronto a difendere con le unghie e con i denti l’idea leghista , per permettere a Salvini di “riprendersi” (ma quando mai l’ha avuta?) la Calabria. Tant’è che il leader in felpa d’ordinanza sta sondando il terreno, a proposito delle prossime elezioni regionali calabresi, per tentare il colpaccio, d’intesa con Berlusconi: cedere qualche provincia importante (Napoli?) nel risiko delle discutibili spartizioni tra la coalizione dei centro-destra che ha assegnato la Calabria a Forza Italia. E nel caso ha anche l’uomo giusto da piazzare come candidato presidente: l’avvocato Cataldo Calabretta, attuale commissario straordinario della Sorical. Il quale non ha mai sfoggiato la cravatta verde nelle sue continue apparizioni in programmi televisivi che lo vedevano immancabile ospite, ma è di “area”. Espressione che significa che potrebbe anche essere digerito facilmente dalla Meloni, disposta a sacrificare Wanda Ferro – vera candidata con buone chances di successo ma non proponibile perché in quota a Fratelli d’Italia, e un po’ meno – salvo ordini da Arcore – dai forzisti calabresi. I quali, per inciso, sono senza coordinatore regionale e si muovono in ordine sparso, facendo finta di ascoltare il coordinatore provinciale reggino Francesco Cannizzaro la cui nomina, a norma di statuto, potrebbe essere considerata azzerata. Non c’è una bella aria in casa degli azzurri e le beghe interne  sembrano difficile da superare con il sorriso: non hanno bisogno di rifarsi il guardaroba per Germaneto – vestono abitualmente con molta eleganza – Roberto Occhiuto e Gianluca Gallo, allo stato vicecapogruppo a Montecitorio e attuale assessore regionale all’agricoltura, che appaiono gli unici in grado di coagulare consensi in una destra che sembra orientata – qualora non ritrovi una vera unità – a ripetere l’insuccesso di Reggio e Crotone di qualche mese fa.

La verità è che al posto di insultarsi a vicenda, i leader politici e i ministri, a cominciare dal premier Conte, dovrebbero cominciare a pensare seriamente a un “gabinetto di guerra” che il presidente Mattarella, a norma della Costituzione, dovrebbe presiedere per combattere il più insidioso dei nemici fino ad oggi apparsi sul fronte mondiale. Perché non è solo ai morti, che meritano ogni rispetto prima d’ogni altra cosa, che bisogna pensare: le vittime sono molto più ingenti. Il nuovo lockdown 2, con le sue mezze chiusure, porterà sul lastrico migliaia di esercenti e di imprenditori, ai quali bisogna ristorare immediatamente le perdite. Diversamente, ci sarà una dramma sociale dalle conseguenze inimmaginabili. Una nuova gigantesca povertà alla quale nessun Mes, nessun Recovery Fund – quando arriveranno – potrà più mettere rimedio. Troviamolo il buonsenso, da tutte le parti, e coralmente s’individuino le soluzioni non solo per i positivi e i contagiati ma anche per tutti coloro che hanno già perso molto e rischiano di perdere davvero tutto. (s)

Scivolone del vicepresidente Spirlì con la campagna “Scegli calabrese”

Non sappiamo chi abbia suggerito al vicepresidente della Regione, Nino Spirlì, fine intellettuale della Magna Grecia, di abbinare il simbolo della Lega allo stemma della Regione nella campagna promozionale “Scegli calabrese” che nessuno sa da chi è stata commissionata ed eventualmente pagata. Se poi è frutto di una sua personale idea, va ancora peggio. Come si fa a mettere sopra i peperoncini o i maccheroni di Calabria – dove peraltro è in minore evidenza lo stemma regionale – il logo Lega Salvini Calabria?

Ma siamo ancora in campagna elettorale? A parte che qualcuno ha fatto notare che è stata utilizzata la foto di un supermercato di Helsinki con i pomodorini siciliani, risulta quanto meno imbarazzante l’invito a consumare prodotti calabresi con la sponsorizzazione della Lega. Non sono mancate le più che giustificate proteste, mentre la campagna “a cura della vicepresidenza della Regione Calabria” è improvvisamente “scomparsa” dai social.

«A questo serviva l’ingresso della Lega nel governo della Regione Calabria? – ha commentato su facebook Pippo Callipo –  A usare i prodotti calabresi e il logo istituzionale della Regione per fare propaganda a un partito che, tra l’altro, ha sempre disprezzato noi e la nostra cultura? Se si vuole sostenere chi produce e chi consuma calabrese lo si faccia con atti concreti, non con “campagne” che fanno emergere solo luoghi comuni e scarso senso delle istituzioni».

Il gruppo dem in regione, guidato da Mimmo Bevacqua, ha consegnato un’interrogazione per la presidente Santelli chiedendo conto dell’iniziativa che, in ogni caso, – a quanto pare – ha provocato qualche imbarazzo persino in casa centrodestra. Le buone intenzioni non giustificano la mescolanza sacro/profano. (s)