L’allarme inascoltato di Siclari del 31 gennaio
Il senatore: «Persi 90 giorni contro il Covid-19»

di SANTO STRATI – Era il 31 gennaio, giorno di audizione in Senato del ministro della Salute Roberto Speranza. Cinque giorni prima, Marco Siclari, giovane senatore calabrese di Forza Italia aveva lanciato un appello inascoltato (vedi calabria.live del 25 febbraio) sui rischi della pandemia da Coronavirus. Già si erano persi quattro giorni dal suo appassionato intervento in Senato e ancora nessuno immaginava quello che sarebbe capitato da lì a poco. Il 31, con molta discrezione, il Governo lanciava uno stato di emergenza di sei mesi, a fini precauzionali, ma nessuno era stato adeguatamente informato. Dopo la relazione del ministro, l’intervento del senatore Siclari, medico e dirigente sanitario, era stato ancora più intenso e vibrante di quello di pochi giorni prima. Siclari aveva intuito la gravità della situazione e ne aveva tracciato gli scenari, senza descrizioni apocalittiche, ma non per questo meno allarmanti.

«Parliamo di sanità pubblica – aveva detto Siclari –. Parliamo della tutela della salute e della vita dei nostri cittadini, soprattutto dei più deboli». Siclari si rivolge al ministro Speranza: «Abbiamo ascoltato con estrema attenzione la sua relazione che condividiamo, ma non basta. Non basta perché non riferisce provvedimenti concreti ed efficaci per prevenire nell’immediato il contagio di ciò che potrebbe rappresentare una gravissima pandemia, forse la più grave degli ultimi cent’anni. E per recuperare tempo prezioso, soprattutto prima che si diffonda in Italia, così com’è accaduto in due mesi in Cina, in soltanto due mesi, da novembre ad oggi. Ministro, abbiamo ascoltato anche le dichiarazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che ha ammesso che il rischio globale derivante dal coronavirus cinese è elevato. Sia per la sua aggressività sia per la sua pericolosità e soprattutto per la facilità con cui si trasmette tra le persone. Si trasmette come un virus influenzale: ciò vuol dire che fra tre mesi avremo picchi massimi, entro aprile, forse maggio. Dalla sua relazione si evidenzia che non abbiamo dati certi, non conosciamo il numero degli ammalati, non abbiamo certezza di quante persone siano guarite. Non sappiamo dove sono finiti i cittadini che hanno lasciato Wuhan e sono arrivati in Italia nell’ultimo mese, duemila e quattrocento persone».

«Lei ha dichiarato – ha proseguito Siclari nel suo intervento del 31 gennaio – che in Italia abbiamo i controlli più alti e ha chiesto una riunione internazionale di tutti i ministri della Salute dell’Unione Europea per capire come affrontare la situazione. Ministro, io le consiglio di andare in Europa e di portare quelle che sono le nostre indicazioni. Noi abbiamo i migliori scienziati al mondo, la migliore ricerca al mondo, e non dobbiamo aspettare che gli altri ci dicano, gli altri ministri degli altri Paesi europei come dobbiamo intervenire».

Siclari chiedeva al ministro di diffondere un messaggio per comunicare «come contenere la trasmissione del contagio nell’immediato, cosa che oggi non è accaduto. Contatti l’ambasciata cinese, signor ministro, e faccia contattare dall’ambasciatore tutti i cinesi che sono arrivati nell’ultimo mese in Italia. Facciamo degli esami clinici per vedere se ci sono portatori sani di questo virus, perché non lo sappiamo, e consigliamo a tutti di indossare le mascherine: negli aeroporti, nei treni, nei centri commerciali, nei punti affollati. Non dobbiamo vergognarci, non dobbiamo aspettare magari di dirlo tra una settimana quando sarà già tardi». Era il 31 gennaio, il senatore Siclari, cui non vogliamo attribuire il ruolo di Cassandra, aveva messo in guardia il ministro della Salute, l’intera aula del Senato. Aveva lanciato un allarme preciso e circostanziato, da uomo di medicina. Non è stato ascoltato. Anche se poi il suo documento di prevenzione da epidemia (un accurato decalogo delle cose da fare) è stato perfino apprezzato al livello europeo

Sono stati persi 90 giorni, non sappiamo quanto avrebbe potuto essere circoscritto e limitato il contagio: il 21 febbraio è scoppiato il caso Codogno, il giorno d’inizio di questa disgraziata guerra contro il nemico invisibile che ancora non si è riusciti a domare. Sono seguiti i provvedimenti di chiusura (fa fine dire lockdown, attenua la gravità dell’isolamento forzato in casa), a cascata, in modo generico, imponendo restrizioni, cambiando continuamente le misure, nel disperato tentativo di non sbagliare. Eppure, quando tutto questo sarà finito – perché dovrà pur avere una fine – bisognerà chiedersi degli errori, delle incapacità, delle lampanti incompetenze che hanno guidato la strategia del fronte antivirus.

Non è rimasto solo Siclari, inascoltato, come è avvenuto per il dott. Salvatore Spagnolo (calabrese di Simeri Crichi, chirurgo a Rapallo) che suggeriva con convinzione l’uso dell’eparina per bloccare le morti da embolia polmonare che il coronavirus continuava a provocare in misura crescente (vedi calabria.live del 26 aprile). Due medici, due calabresi. Appassionati del loro lavoro, nel credo d’Ippocrate, e calabresi “emigrati” come tante altre centinaia di teste pensanti, eccellenti risorse nel campo della scienza, della tecnica, della cultura, costretti a lasciare la propria terra per assenza di opportunità.

Per troppo tempo abbiamo permesso a chi ci governa di decidere per i nostri giovani, ovvero non decidere ignorando colpevolmente le loro capacità e competenze, rubando letteralmente il futuro a migliaia e migliaia di laureati e ricercatori. Un impegno che la nuova Giunta ha promesso di prendere seriamente a cuore. Noi ci saremo, non solo come rigorosi giornalisti testimoni della realtà regionale, ma soprattutto come calabresi che hanno a cuore questa terra e il futuro delle nuove generazioni. Servono risorse (e ci sono, l’Europa ce le dà, i passati governanti sono stati capaci di restituire milioni di euro non utilizzati!), ma serve l’intelligenza di aprirsi al confronto, ascoltare anche l’avversario politico, se il fine ultimo è il bene comune. Il nuovo governo regionale sta mostrando una inaspettata vitalità, una grande voglia di determinazione e di risultato. L’opposizione, per favore, smetta di fare polemiche montate sul nulla e presenti progetti, proposte, idee e dialetticamente si confronti: l’assemblea regionale deve diventare protagonista di questa voglia di cambiamento che tutti i calabresi chiedono a gran voce. È finito il tempo delle manovre di Palazzo e delle clientele: insieme si possono vincere tutte le sfide, anche le più grandi. E quando si sarà sconfitto il nemico di oggi bisognerà essere già pronti a costruire il domani che oggi, in piena emergenza, non bisogna assolutamente smettere di progettare. Non è solo un auspicio, è una drammatica necessità a cui tutti sono chiamati, ognuno per la sua capacità e la propria competenza, dovrà dare il meglio, pensando ai ragazzini smarriti di oggi di fronte al misterioso virus che li ha tolti da scuola e li trattiene a casa. Questi ragazzini si ricorderanno di questi terribili giorni, capiranno quanto ha pesato il sacrificio di medici, infermieri, operatori sanitari morti per assistere e salvare altre vite, e apprezzeranno quello che oggi scienziati, imprenditori politici hanno saputo progettare e costruire, per restituire un futuro che non potrà più essere rubato. (s)

Il sen. Marco Siclari respinge le accuse e qualsiasi ipotesi di collusione mafiosa

Il senatore azzurro Marco Siclari, frastornato e avvilito dall’ordine d’arrresto per il quale è stata chiesta l’autorizzazione al Senato, ha ritenuto opportuno far conoscere il suo pensiero e le ragioni a sua difesa, che, come spiega, rendono incomprensibile l’infamante accusa che gli è piovuta addosso. Nell’inchiesta Ephemòs del procuratore Giovanni Bombardieri, le accuse contro il senatore sono molto gravi: voto di scambio elettorale politico-mafioso, ovvero il magistrato inquirente lo ritiene colluso alla mafia.

Siclari ha scritto un lungo post su Facebook: «Dopo le notizie uscite sulla stampa nazionale sento il dovere e la responsabilità morale di fare chiarezza nel rispetto di chi mi conosce, di chi mi ama, di chi ha votato, dei miei colleghi, di chi crede nella mia persona, nella Giustizia e nei giovani che non si piegano.

👉🏻 Pensavo fosse uno scherzo.
Non avrei mai e poi mai e poi mai e poi mai potuto pensare fosse vero.
Quando sei certo di aver rispettato e onorato in ogni momento della tua vita la Legge, lo Stato, la famiglia, i cittadini, i tuoi amici, i tuoi pazienti, i bisognosi, la Magistratura, le Forze dell’Ordine e dormi così sereno che non sentì il campanello alle 6.00 del mattino che suona per quasi 30 minuti (così ha detto il portiere), e poi ti svegli trovando un messaggio in segreteria che ti riporta nel buio della notte, ti crolla il mondo addosso.

👉🏻 Vivo Roma dall’età di 20 anni, qui ho terminato i miei studi in Medicina e Chirurgia, mi sono specializzato, ho conseguito Master e Corsi di Alta Formazione fino a diventare da subito Direttore Sanitario a Roma. Mi sono sposato ed ho un figlio che oggi compie 5 anni e che rappresenta la mia più grande ricchezza ed il mio più importante traguardo.

👉🏻 Faccio politica a Roma sin dai tempi dell’università. Sono stato Senatore Accademico per ben 3 volte a Tor Vergata, Coordinatore Comune di Roma e Regione Lazio dei giovani di Forza Italia.
A 29 anni vengo eletto Consigliere Comunale a Roma e lavoro per ben 5 anni a favore dei giovani e delle università come delegato del Sindaco ai rapporti con Università ed Enti di Ricerca.

👉🏻 A 40 anni vengo chiamato dal partito per aiutare la Calabria come candidato al Senato della Repubblica e per la prima volta dopo 20 anni trascorro 28 giorni consecutivi in Calabria nelle segreterie politiche di partito e nella mia segreteria politica pubblica aperta in campagna elettorale a tutti i cittadini e situata nel pieno corso di Reggio Calabria, a spiegare il mio programma elettorale a tutti coloro che venivano spontaneamente ad incontrarmi.

👉🏻 Vinco il collegio uninominale e vengo nominato capogruppo Commissione Salute del Senato.
Rientro a Roma, dove vivo da sempre con la famiglia, ed inizio a lavorare, senza perdere tempo, per la Calabria, i calabresi e per il Paese.
Tutti i calabresi iniziano a conoscermi per le mie battaglie in aula ed in Piazza Montecitorio sul “diritto alla salute”, sui “trasporti” e sul “futuro dei giovani”

👉🏻 Basta scorrere il mio profilo facebook, la mia scheda in Senato, o ricercare su google per approfondire il lavoro portato avanti con costanza e senza pausa.

👉🏻 Improvvisamente, dopo 42 anni di vita vissuta nel rispetto della Legge, dello Stato, della famiglia, del prossimo, dei cittadini e dopo cinque anni fatti da Consigliere Comunale in maggioranza a Roma Capitale, improvvisamente mi ritrovo accusato di “voto di scambio politico mafioso” in Calabria senza aver mai aver incontrato mafiosi o fatte promesse o effettuato raccomandazioni.

👉🏻 Mi viene contestato di aver avuto un incontro nella mia segreteria politica (non casa o a cena o altro), che come tutte le segreterie politiche d’Italia è aperta a tutti i cittadini in campagna elettorale, con un signore ritenuto vicino a delle famiglie mafiose.
Questo signore ho letto dalle carte dell’inchiesta, all’epoca risultava persino innocente perché assolto in un processo di primo grado ma con un processo in appello pendente ancora senza giudizio, quindi per lo Stato incensurato.

👉🏻 Questo signore sarebbe stato accompagnato nella mia segreteria (aperta a tutti e davanti a tutti i collaboratori), per 30 minuti di incontro, dal medico curante del figlio.
Questo medico curante è il Presidente della più importante Cooperativa dei Medici di Famiglia di Reggio Calabria dove ben 84 medici di famiglia fanno capo a lui, nonché attuale Responsabile dei Medici di Famiglia nella Task Force istituita dall’Asl per l’emergenza Coronavirus a Reggio Calabria. La nomina è stata data dal Commissario della Salute della ASP e dal direttore (nominati su indicazione del Governo Nazionale).

👉🏻 Il Presidente della Cooperativa dei Medici di Famiglia di Reggio Calabria, era considerato, fino ad ieri (sono certo che dimostrerà la sua estraneità), uno tra i professionisti più in vista di Reggio Calabria. Un politico, come il sottoscritto, tutto può pensare tranne che una persona così seria, un professionista spendibile e preparato possa presentarsi ad un appuntamento con un “mafioso”.
Ribadisco che il giorno in cui questo signore viene accompagnato (non ricordo di aver parlato) nella mia segreteria politica aperta a tutti e alla luce del sole, per lo Stato italiano risultava un cittadino incensurato ed addirittura assolto in primo grado (così si legge dalle pagine dell’inchiesta con un processo pendente in appello).
Mi domando come potevo mettere in dubbio l’onestà di quella persona che era stata accompagnata dal Presidente e che allora era oltretutto incensurato ed “innocente” per i giudici italiani? Come potevo sapere chi fosse e cosa avesse avuto in passato o nel presente se vivo a Roma da 22anni e non avevo mai avuto rapporti con il Signore ne prima ne dopo quell’unico incontro (qualora fosse avvenuto l’incontro)?

👉🏻 Ribadisco: vivo a Roma da 22 anni e non avrei mai potuto sapere chi fosse quel signore ne i presunti legami che oggi vengono contestati a quel signore, diversamente non gli avrei mai permesso di parlare con me.
Non posso conoscere tutti coloro che vivono in Calabria o a Reggio Calabria e certamente conoscendo il Medico non avrei mai pensato che potesse presentarmi un cittadino condannato o pregiudicato che di fatto non lo era.

👉🏻 Non ho mai dato niente in cambio di qualcosa, ne chiesto qualcosa in cambio di altro. Sono convinto che c’è stato un errore che verrà chiarito facendo leva sulle carte dell’inchiesta.
Dalle indagini, infatti, è evidente che si tratta di rapporti che aveva quel signore con il Medico che mi ha citato nei suoi discorsi senza però mai chiedermi di interessarmi per quel trasferimento che ho appreso ieri dalle carte processuali e per il quale non mi sono mai occupato (nelle indagini non vi è intercettazione o prova)

Nelle indagini, infatti risulta che:

– NON HO MAI promesso nulla a nessuno, chi mi conosce lo sa. Nelle indagini non vi è ne intercettazione ne prova documentale di un mio “accordo” con il tizio (che risulterebbe venuto in segreteria una sola volta con il Presidente della Coop dei Medici di Famiglia) o con il medico

-NON VI È alcuna intercettazione o prova del presunto colloquio avvenuto tra me, il signore ed il medico nella mia segreteria davanti a tutti i collaboratori. Nelle indagini infatti non vi è traccia, prova o intercettazione del colloquio (oltretutto non conoscendolo non ricordo nemmeno di averlo incontrato) ma presumono che ci sia stato perché il tizio entro nella segreteria politica pubblica aperta a tutti e alla luce de sole

– NON conoscevo e NON conosco quel signore se non per i presunti 30 minuti di colloquio (che nemmeno ricordo, ma che mi vengono contestati) che sarebbero avvenuti alla presenza del Presidente della Cooperativa dei Medici di Famiglia nella segreteria politica pubblica aperta a tutti e alla luce del sole. Nelle indagini non vi è né intercettazioni né traccia o prova di telefonate o incontri passate, presenti o future tra me e quel signore

-NON HO MAI NÉ SENTITO NÉ il signore nei 24 mesi successivi a quell’incontro. Nelle indagini infatti non vi intercettazione, traccia o prova di una telefonata o di un incontro tra me e quel signore nei 24 mesi successivi (sono trascorsi esattamente 24 mesi da allora)

– NON HO MAI avuto il suo cellulare né mai sentito al telefono. Nelle indagini, infatti, non vi è traccia di una telefonata

– NON HO MAI visto o sentito la ragazza o la signora che avrei dovuto raccomandare. Nelle indagini non vi è traccia della “richiesta di raccomandazione” fatta al sottoscritto né da parte del medico né da parte del signore

– NON VI È telefonata o intercettazione ambientale o altro che documenta la richiesta di raccomandazione fatta dal Medico di Famiglia al sottoscritto a favore della ragazza (o signora)

– NON HO MAI telefonato ad alcun esponente di PosteItaliane per raccomandare la ragazza o la signora. Nelle indagini non vi è intercettazione né prova

-NON HO MAI interessato altra persona per agire per conto mio a favore della ragazza o signora per essere raccomandata a Poste Italiane. Nelle indagini non vi è intercettazione o prova

– NON HO MAI chiesto voti in cambio di altro. Nelle indagini non vi è traccia di accordi o promesse e soprattutto tutta la provincia di Reggio Calabria ne è a conoscenza della mia rettitudine

– Nella mia segreteria ho incontrato nei 28 giorni di campagna elettorale centinaia e centinaia di cittadini così come fanno tutti i candidati nel periodo elettorale e non posso ricordare di aver incontrato quel signore accompagnato dal Presidente per una normale presentazione (non può essere per ragioni diverse). Infatti non vi è ne prova ne intercettazione della conversazione avvenuta ne del contenuto. Secondo l’accusa il signore aveva il telefono fuori uso per giorni)

– IL TOTALE DEI CONSENSI DATI AL CENTRODESTRA SONO 86.440 VOTI COMPLESSIVI IN TUTTO IL COLLEGIO. I voti, invece, che avrebbe dovuto portare al CENTRODESTRA il signore, secondo le indagini, riguardano i comuni di:
Sinopoli 435 pari a 63,41% dei votanti di quel comune
Sant’Eufemia 782 pari a 46,11% dei votanti di quel comune
In quegli stessi comuni, però prendo meno voti del candidato del centrodestra alla Camera dei Deputati che ottiene a Sinopoli il 65.15% (!) e a Sant’Eufemia il 48.08%. (!). Quindi non capisco nemmeno l’eventuale vantaggio che avrebbe vantato o potuto vantare quel signore alla lista del Centrodestra al Senato. In tutti i comuni della provincia le percentuali della Camera si assomigliano a quelli del Senato.
Quindi i cittadini hanno votato secondo volontà. Vorrei chiarire inoltre che non esiste la preferenza!
Nessuno ha scritto Siclari nella scheda ma hanno votato o centrodestra, o centrosinistra o M5S. Per essere più chiari, bastava votare qualunque partito di destra (4 partiti) per votare automaticamente Siclari in quanto candidato unico della coalizione.

👉🏻 Viene spontaneo chiedersi: “come è possibile che un clan tra i più potenti al mondo avrebbe spostato dei voti (stiamo parlando di una probabile contestazione di pochi centinaia che non sembrano però esserci perché al Senato ci sono stati addirittura meno voti rispetto alla Camera in percentuale) per avere al “servizio”, nella peggiore delle ipotesi, un medico professionista e Senatore della Repubblica che non ha mai mai mai avuto ombre di questo tipo nella vita, che vive fuori dalla Calabria da 22 anni, per poi eventualmente chiedere in 24 mesi (ventiquattro lunghi mesi) il trasferimento di una persona (incensurata) da un ufficio postale all’altro? Un clan potentissimo in 24 mesi avrebbe invece potuto chiedere l’interessamento del Senatore verso appalti, banche o nomine importanti, società, ecc e non un trasferimento di una ragazza di 27 anni da un ufficio postale all’altro (rispetto a cui, oltretutto non c’è traccia o prova o intercettazione alcuna di un mio interessamento) e che un clan potentissimo avrebbe potuto fare sicuramente da solo

👉🏻 Da cittadino onesto, sono rammaricato, pensavo di aver fatto del bene al nostro Paese e al nostro territorio, e penavo che venisse apprezzato invece sono stato considerato diversamente da come lavoro e vivo

👉🏻 Conservo il rispetto verso il lavoro dei magistrati e sono certo che ci sarà Giustizia. La mia elezione al Senato della Repubblica ha avuto importanti effetti collaterali devastanti, ingiustificabili e incomprensibili verso la mia persona e la mia famiglia

👉🏻 Di fronte alla mia coscienza, ai fatti accaduti realmente, alle parole di conforto degli avvocati, all’incoraggiamento dei tanti amici e colleghi parlamentari, ho deciso di lavorare come e più di prima a favore de nostro Paese e del nostro territorio calabrese.

👉🏻 Per questo motivo oggi, nonostante la sofferenza che porto nel cuore, sarò in Senato a fare il mio dovere.
In queste ore sto continuando a lavorare sull’emergenza sanitaria nazionale del Coronavirus così come ho fatto nelle ultime 6 settimane offrendo massima collaborazione istituzionale e fattiva al Governo e al Ministro Speranza che ha recepito 5 proposte elaborate dal sottoscritto, su 14 punti approvato nell’ultimo Decreto del Consiglio dei Ministri.

👉🏻 Abbraccio i miei colleghi parlamentari e tutti i vertici di partito che hanno subito telefonato per farmi sentire la loro vicinanza, il loro sostegno e mi hanno esplicitamente chiesto di continuare a lavorare nelle sedi istituzionali così come sempre fatto.
Ringrazio tutti, politici, amici, miei elettori, miei concittadini, parlamentari di tutti i partiti che hanno espresso vicinanza, uomini dello Stato e delle Istituzioni per tutti i messaggi e gli attestati di stima che continuano ad arrivare

👉🏻 Non morirò MAI con accuse così infamanti.
Il mio binario è quello della Legge ed è a senso unico

👉🏻 Sono sempre stato profondamente credente e continuo a guardare avanti con fiducia verso lo Stato e sopratutto con grande fede.
Si, perché quando sai di non aver commesso quanto ti viene contestato, documentato persino dall’assenza delle prove… pensi soltanto alla fine… alla fine della vita

👉🏻 Per questo mi aggrappo alla fede e continuo a coltivare il sogno di costruire con enormi sacrifici, in modo sano e migliore il futuro di mio figlio e della mia famiglia».

Fin qui lo sfogo e le ragioni del sen. Siclari, che questa mattina era in Senato, al lavoro come tutti i giorni. (rrm)

La Ndrangheta nelle ultime elezioni regionali?
Già “condannati” dai media i politici sott’accusa

di SANTO STRATI – Non si è ancora insediato il Consiglio regionale della Calabria e già cominciano le “assenze” forzate: gli arresti domiciliari che la Direzione Distrettuale Antimafia ha disposto per il neoconsigliere regionale Domenico Creazzo, di fatto, impediranno all’ex vicepresidente del Parco d’Aspromonte nonché sindaco (da oggi ex) di Sant’Eufemia d’Aspromonte di entrare a Palazzo Campanella. Entrare fisicamente, ovviamente, perché al momento l’accusa – pesantissima – di associazione mafiosa e scambio elettorale politico-mafioso non annulla il suo status di consigliere regionale. Una situazione che ricorda la dimora coatta inflitta al presidente Mario Oliverio che gli impedì per alcuni mesi di essere presente sia in Consiglio regionale che nel Palazzo della Giunta. Un provvedimento ai limiti della costituzionalità di cui non si parlava più fino ad oggi.

L’operazione coordinata dal procuratore Giovanni Bombardieri ha provocato 65 arresti, di cui 53 in carcere e 12 ai domiciliari, tra capi e gregari e il coinvolgimento di due politici molto conosciuti, con l’obiettivo di decimare la cosca Alvaro di Sinopoli. Un plauso senza riserve, come per tutte le iniziative giudiziarie contro la mafia e il malaffare. Però, l’arresto del neoconsigliere regionale Creazzo (8.033 voti il 26 gennaio scorso) e la clamorosa richiesta avanzata al Senato di autorizzare l’arresto del senatore villese Marco Siclari (eletto nel 2018 con 181.849 voti) per l’ipotesi di reato di scambio elettorale politico-mafioso, hanno reso l’inchiesta ancora più eclatante, con una risposta mediatica straordinaria. Che il pm Bombardieri – persona pacata e non in cerca di visibilità – probabilmente non cercava. I media sono invece alla ricerca della spettacolarizzazione continua, con buona pace della presunzione d’innocenza, e frullano tutto, senza alcun rispetto per le persone coinvolte. È il caso di domandarsi se il progresso dell’informazione (ormai immediata attraverso il web) debba passare per il trionfo dell’inciviltà, se il cinismo della cronaca debba prevalere sulla dignità degli accusati (su cui ancora non c’è un giudizio penale).

Premesso il massimo rispetto dovuto nei confronti di chi combatte tutti i giorni contro la ‘ndrangheta, il cancro più invincibile di questa terra, e che sulla legalità non ci possono essere né se né ma, qualche perplessità risulta, dunque, legittima sulla gogna mediatica cui vengono sottoposti gli indagati, già “condannati” dai magistrati inquirenti prima ancora di comparire davanti a un magistrato giudicante e prim’ancora che sia stata emessa una qualsiasi sentenza. I pm fanno il loro mestiere che è quello di condurre le indagini e sostenere la pubblica accusa, ma la reputazione di una persona perbene – non importa chi essa sia, semplice e anonimo cittadino, o rappresentante delle istituzioni – non può essere calpestata in questo modo dalla stampa e tv che infangano e “condannano” a priori chiunque vada sott’accusa. Non tocca alla stampa giudicare, quello è lavoro per i giudici, ma prima che ci sia una condanna la nostra Costituzione vuole che prevalga la presunzione d’innocenza.

Risulterà vero e dimostrato un ignobile scambio di voti col placet di una cosca mafiosa? Ben venga una condanna pesantissima ed esemplare, ma che ci sia una condanna. I processi non si fanno sui giornali o in tv e allo stesso modo non si presentano gli accusati – fatta salva l’eventuale flagranza del reato – come i “mostri” da sbattere in prima pagina. La storia degli ultimi 50 anni avrebbe dovuto insegnare qualcosa: ricordate il caso Tortora? molti giornali lo condannarono già dalla prima ignobile foto con i ferri ai polsi. Invece continua a crescere un’ansia giustizialista che mal si concilia col dettato costituzionale e i media, spesso, ci sguazzano dentro, pur con qualche eccezione. Basta guardare i titoli di qualche testata nazionale o di molte testate on line dedicati a questa vicenda che assegnano ai politici coinvolti la patente di mafiosità, senza alcuna riserva.

Giornali e tv, in gran parte, dimostrano infatti di cavalcare le motivazioni dei magistrati inquirenti “condannando” nei titoli gli indagati della procura antimafia. Esiste una notizia criminis e c’è un’indagine, ci sono arresti (i reati mafiosi non prevedono l’avviso di garanzia) e ci sono personaggi di conclamata personalità mafiosa. La notizia va data ovviamente con la dovuta evidenza senza nascondere nulla. Calabria.live non si occupa di cronaca nera o giudiziaria, quindi non troverete altri servizi sull’argomento, se non queste note contro il pessimo lavoro di gran parte dei media. Va informato giustamente e adeguatamente il lettore/spettatore/navigatore, però risulta prevalere sempre più di frequente il clamore e il sensazionalismo da sparare in prima pagina e chi se ne frega di mogli, figli, genitori che improvvisamente si ritrovano con la consapevolezza che niente sarà più come prima. Almeno ci fosse una giustizia veloce a condannare se colpevoli o assolvere se non colpevoli, invece ci sono tempi lunghi, lunghissimi e le esigenze di custodia cautelare (spesso legittime, qualche volta immotivate) servono solo a rovinare delle vite, indipendentemente se ci sia stato il reato o meno, se si è colpevoli o non colpevoli, se si è attori protagonisti o inconsapevoli comparse di un meccanismo giudiziario che prima stritola e poi non chiede nemmeno scusa.

La politica, purtroppo, continua non decidere di fare l’opportuna e adeguata operazione di pulizia nelle liste dei candidati, lasciando poi alla magistratura il compito di “stanare” le mele marce. E se poi qualcuno degli indagati, alla fine di un giudizio che non sarà rapido né immediato, dovesse risultare estraneo, ovvero “innocente” (o come recita il verdetto “non colpevole”), chi gli ridarà l’onore per la perduta reputazione? «La politica – ha fatto notare il consigliere regionale Pippo Callipo – deve svegliarsi e arrivare prima della magistratura: liberare le istituzioni dai tentacoli di ‘ndranghetisti e affaristi deve essere la madre di tutte le battaglie. La politica non può continuare a fare finta di niente. Lo abbiamo detto più volte in campagna elettorale: non si può essere disposti a tutto per vincere, è necessario che chi si candida ad amministrare la cosa pubblica faccia pulizia senza aspettare che arrivino le inchieste giudiziarie. Vigilare sulla composizione delle liste è possibile». Si dichiara garantista la neopresidente Jole Santelli: «La magistratura fa il suo lavoro e la politica non può che prenderne atto. Per quanto mi riguarda, sono garantista: ritengo che occorra estrema prudenza e, soprattutto, sia sempre necessario evitare condanne preventive. La lotta alla criminalità organizzata è una priorità nella nostra terra: bisogna evitare di sovrapporre i campi per non incorrere in strumentalizzazioni».

Non entriamo nel merito dell’inchiesta Eyphemos, non è mestiere nostro, ma un’accusa, ancor più infamante come quella di collusioni mafiose, dovrebbe basarsi su dati oggettivi (ci sarebbero molte inquietanti intercettazioni) e prove che, in questo caso, secondo molti giuristi, non nascondono problemi di dubbia costituzionalità: il voto è segreto, come si fa a stabilire che tot elettori hanno eseguito alla lettera l’ordine del mafioso di votare un candidato piuttosto che un altro? Come vengono contati o indicati i voti di scambio espressi in segreto all’interno di una cabina elettorale? Basandosi solo sulle percentuali dei consensi raccolti? La legge nell’accentuare le linee altamente punitive della norma precedente non ha dato risposte in questo senso.

Il reato di scambio elettorale politico-mafioso (art. 416 ter del Codice penale) è stato sostanzialmente modificato con la legge 21 maggio 2019 n. 43, entrata in vigore l’11 giugno dello scorso anno. Recita la nuova formulazione: «Chiunque accetta, direttamente o a mezzo di intermediari, la promessa di procurare voti da parte di soggetti appartenenti alle associazioni di cui all’articolo 416-bis o mediante le  modalità  di  cui  al  terzo comma  dell’articolo 416-bis in cambio dell’erogazione o della promessa di erogazione di denaro o di qualunque altra utilità o in cambio della disponibilità a soddisfare gli interessi o le esigenze dell’associazione mafiosa è punito con la pena stabilita nel primo comma dell’articolo 416-bis.

La stessa pena si applica a chi promette, direttamente o a mezzo di intermediari, di procurare voti nei casi di cui al primo comma.

Se colui che ha accettato la promessa di voti, a seguito dell’accordo di cui al primo comma, è risultato eletto nella relativa consultazione elettorale, si applica la pena prevista dal primo comma dell’articolo 416-bis aumentata della metà. [si arriva a 22 anni, ndr]

In caso di condanna per  i  reati  di  cui  al  presente  articolo consegue sempre l’interdizione perpetua dai pubblici uffici».

Probabilmente in tanti non conoscevano l’esatta formulazione del reato contestato ai due politici, su uno dei quali l’aula del Senato dovrà valutare l’eventuale fumus persecutionis. Se avete letto i tre commi che abbiamo riportato qualche riga su avrete le idee più chiare. O forse no.  (s)

 

In Calabria paura del contagio del coronavirus
L’allarme da medico del senatore Marco Siclari

di SANTO STRATI – Marco Siclari, senatore azzurro alla prima legislatura, ma prim’ancora medico e dirigente sanitario, aveva lanciato, per primo, un allarme inascoltato già lo scorso 26 gennaio, invitando il ministro della Salute Roberto Speranza a riferire in aula. Il ministro si è presentato quattro giorni dopo, quattro giorni preziosi per valutare in tempo i provvedimenti da prendere per la “straordinaria” prevenzione che il senatore aveva suggerito, un documento elaborato con alcuni colleghi anche cinesi e statunitensi. Adesso, la regione teme il contagio, quello di ritorno, quello potenziale dei suoi figli che vivono nelle zone colpite dall’epidemia e sottoposte a una pesante quarantena e che pensavano di tornare dai propri familiari in Calabria. A questo proposito Siclari mette in guardia sul probabile arrivo di emigrati e studenti: «Sta accadendo – ha detto – che mentre noi chiudiamo in Lombardia qualche città, in Piemonte qualche altra città, i cittadini,come pure gli studenti universitari che hanno visto le università chiuse del Nord, stanno tornando al loro paese d’origine. Quindi abbiamo un controesodo nelle proprie terre d’origine che può preoccupare. Noi dobbiamo consigliare a questi studenti, se hanno frequentato loro colleghi che vengono dalle città o dai comuni che sono stati messi in quarantena, di porsi il problema della quarantena anche loro, una quarantena volontaria. È un appello da estendere a tutti i governatori delle Regioni».

La Presidente Jole Santelli ha colto gli appelli che sono giunti da varie parti della regione e ha subito formulato l’ipotesi di un’ordinanza con le misure precauzionali rispetto all’emergenza coronavirus e le varie proposte sono al vaglio del comitato tecnico scientifico della Protezione Civile Nazionale che aspetta il parere vincolante del ministro della Salute. L’ordinanza regionale prevede la chiusura delle scuole e delle università e la sospensione delle manifestazioni pubbliche, nonché misure relative al controllo aeroportuale per il transito nazionale, l’istituzione di un ulteriore numero verde gestito dalla Protezione Civile Regionale e dal Dipartimento Sanità. L’ordinanza contiene anche l’adozione di misure precauzionali relative alle persone che arrivano in Calabria dalla cosiddetta “zona rossa” (intendendo, perciò, gli 11 comuni interessati dalle misure più restrittive) e le zone ad alto rischio, Cina e Corea. Se appare corretta l’adozione della quarantena là dove esistono focolai di infezione, d’altra parte non sembra opportuno “bloccare” città e attività in nome della cautela: occorre semmai predisporre i necessari presidi – come suggerisce il sen. Siclari – per evitare che i luoghi della sanità diventino essi stessi un focolaio dell’epidemia, in assenza di accorgimenti necessari per la prevenzione.

Ieri mattina, a SkyTg24, il sen. Siclari aveva esposto la sua preoccupazione di medico, sottolineando la necessità di bloccare la trasmissione del virus, anche utilizzando un questionario da lui elaborato con altri colleghi, che permette di fare uno screening preliminare sugli arrivi. Il questionario (che dovrebbe essere adottato a breve anche dal Parlamento Europeo) andrebbe compilato alla frontiera e alle dogane prima dello sbarco o della discesa dei passeggeri di navi, aerei, treni, pullman, nonché applicato su autisti e viaggiatori. Siclari ha ipotizzato, in caso di un forte coordinamento europeo sui controlli, l’eventuale sospensione del trattato di Schengen. «Se i Paesi europei non si adeguano e non si coordinano – ha detto Siclari – agiamo da soli con controlli per chiunque arriva, utilizzando il questionario, il cordone sanitario e la quarantena obbligatoria quando necessaria».

Sottoporre il questionario – afferma il sen. Siclari – significa poter conoscere lo stato di salute, dove e come hanno trascorso gli ultimi 30 giorni (in Cina o a contatto con persone provenienti dalla Cina o che sono stati nel paese nell’ultimo mese). Un questionario che permette di monitorare ogni ingresso e ogni eventuale ricovero, includendo anche i familiari che fanno visita negli ospedali, dove va anche indicato dove si è diretti, in modo da poter controllare eventuali rischi di ulteriore contagio.

Secondo il sen. Siclari in accordo con la Protezione Civile e utilizzando l’esercito vanno predisposti centri di prima selezione specifiche per chi ha sintomi da coronavirus in modo da evitare che vadano in ospedale a contagiare pazienti e personale medico e paramedico, com’è avvenuto in Veneto. Il tampone obbligatorio (gratuito) permetterà di individuare tra i ricoverati e i loro familiari eventuali tracce del virus, che com’è noto ha caratteristiche asintomatiche.

Il Governo nel decreto contro il coronavirus ha accolto le misure proposte dal sen. Siclari, recepite anche dal Consiglio d’Europa, bloccando iniziative pubbliche che prevedano di mettere a contatto grandi masse di persone e imponendo la quarantena là dove si siano riscontrati focolai di contagio. Il rischio è che ogni Regione attivi un suo protocollo che non necessariamente rispetta le indicazioni del decreto contro l’epidemia. E sarebbe un grave errore, perché sarebbe inevitabile una dispersione di risorse e di forze. A Cosenza, il sindaco Mario Occhiuto ha annullato la tradizionale Fiera di San Giuseppe. A Belvedere Marittimo il sindaco Vincenzo Cascini ha disposto la chiusura delle scuole (motivandola con l’esigenza di una necessaria disinfezione) e nell’alto Tirreno Cosentino, a Cetraro, Fuscaldo, San Demetrio Corone sono andate in autoquarantena alcune famiglie rientrate dalle cosiddette zone rosse della Lombardia. A Castrovillari il sindaco Domenico Lo Polito ha annullata la sfilata di Carnevale e i sindacati confederali Cgil CIsl e Uil Calabria hanno chiesto un incontro urgente alla Presidente Santelli e il sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà ha invitato chi rientra dalle regioni del Nord a comunicare alle autorità sanitarie il loro arrivo per valutare l’eventuale quarantena volontaria presso il proprio domicilio. In poche parole, l’appello ai calabresi che vivono nelle regioni sottoposte a quarantena è di non tornare in Calabria, in questo momento. La prevenzione deve prevalere sulla paura, la consapevolezza e la ragione devono vincere la pur legittima voglia di scappare lontano e tornare nella propria terra. Quindi, è evidente che sarebbe opportuno rinviare i rientri in Calabria da zone a rischio.

I media, in verità, stanno forse esagerando: si consideri che il tasso di mortalità – con tutto il rispetto dovuto per chi è rimasto vittima del virus – è molto basso. Per intenderci, solo ogni giorno si contano una decina di morti vittime di incidenti stradali, ma questo non significa che bisogna abbassare la guardia. Il problema principale è che ancora non si è capito come ha fatto l’Italia ad essere il terzo Paese per numero di contagi. La risposta, molto banale ma più che ovvia, è che probabilmente negli altri Paesi non hanno attuato un’adeguato screening per valutare correttamente l’entità del contagio, come stiamo facendo in Italia. È una guerra contro l’ignoto che si è accanito, incredibilmente, contro le opulente regioni del Nord, trascurando il Centro-Sud. Ma è l’Italia tutta che deve combattere unita e con convinzione contro l’epidemia. Perché a Milano i bar sono costretti a chiudere alle 18? Fino alle 18 non c’è rischio di contagio? Possono far sorridere alcuni provvedimenti, ma si devono accettare le indicazioni della task force governativa e le misure imposte vanno sopportate se si vuole uscire da quest’incubo, senza commettere errori provocati da superficialità o approssimazione.

Marco Siclari a SkyTg24

Siclari a SkyTg24 ha ribadito che occorre fare tesoro degli errori compiuti dalla Cina «che s’è trovata improvvisamente con un picco di persone infettate e con un picco di medici e infermieri infettati. Noi dobbiamo evitare questo. Dobbiamo permettere al Paese di poter dare assistenza sanitaria a tutti per i prossimi mesi, anche qualora ci fosse un picco importante. per cui la prima cosa che bisogna fare è mettere in sicurezza le strutture sanitarie private, pubbliche, ospedali e centri di ricerca, dove chiunque, preso dal panico, dalla paura, va in prima persona a rivolgersi, per chiedere assistenza e diagnosi certa. Noi abbiamo fatto delle proposte: Caro Governo, fai un accordo con la Protezione civile e con l’Esercito. Negli ospedali più importanti di tutte le città, a Roma l’Umberto I, il Gemelli, Tor Vergata, il San Raffaele a Milano, il Gom che è l’ospedale metropolitano di Reggio Calabria, attrezziamo questi punti centrali dove va il cittadino a curarsi con delle strutture esterne, roulottes, moduli prefabbricati, però all’esterno, che siano dedicati a quei cittadini che hanno il sospetto di avere contratto il coronavirus. Evitiamo che possano entrare in un Pronto Soccorso o in un’area interna di qualunque ospedale, perché significherebbe chiudere l’ospedale, com’è avvenuto al Nord, e trovarci i medici infettati. Noi abbiamo bisogno degli ospedali, abbiamo bisogno dei medici, abbiamo bisogno degli infermieri e sempre di più per i prossimi giorni e le prossime settimane. perché aumenteranno i turni e crescerà il numero dei medici e degli infermieri che dovranno recarsi a domicilio per fare il tampone. Ecco le soluzioni immediate sono due: attrezziamo le strutture esterne e cerchiamo di formare i militari, gli infermieri e i medici per andare al domicilio di chi ha bisogno di assistenza. Occorre prendere atto che l’unica arma che abbiamo è la prevenzione per contenere il contagio».

Al momento tutti i casi sospetti in Calabria, dopo il controllo col tampone, hanno comunque dato esito negativo. Occorre, però, ugualmente tenere alto lo stato di allerta. Oggi a Catanzaro si terrà in Prefettura un vertice regionale, concordato con la Presidente Santelli, al quale partecipano i prefetti delle cinque province calabresi, i questori e i comandanti regionali e provinciali dell’Arma, i comandanti dei Vigili del Fuoco, il dirigente della Protezione Civile Calabria e altri responsabili sanitari e delle forze dell’ordine della regione: l’obiettivo è concertare una comune azione di prevenzione, l’arma più efficace contro la diffusione del virus. (s)

Il video del sen. Marco Siclari a SkyTg24

Siclari (FI): Coronavirus, il governo introduca questionario per i viaggiatori

Porta la firma del senatore capogruppo in commissione igiene e sanità Marco Siclari, del deputato Roberto Bagnasco della commissione affari sociali e di  Fulvio Martuscello della commissione salute del Parlamento Europeo la proposta di Forza Italia di introdurre un questionario oblbigatorio per i viaggiatori in arrivo in Italia per evitare e contenere l’epidemia del coronavirus.
«Apprezziamo l’impegno del Governo e dei sanitari e dei medici per il lavoro svolto sulla prevenzione della diffusione del virus, – affermano i tre parlamentari – ma riteniamo vada assolutamente rafforzato monitorando tutti coloro che entrano in Italia via aerea, via mare e via terra (dogana). Per tale motivo abbiamo elaborato, anche con il contributo di alcuni esperti e ricercatori nel campo della prevenzione e della virologia italiana, un questionario da somministrare a tutti coloro che viaggiano verso il nostro Paese con qualunque mezzo di trasporto per appurare se nell’ultimo mese possano essere stati a contatto con persone a rischio infezione ovvero siano state in luoghi possibili focolai primari o secondari del coronavirus e ci permette di conoscere anche i loro dati personali, i loro contatti, dove alloggeranno, per quanto tempo ecc. Il test sarà somministrato durante il viaggio dal personale di bordo che dovrà avvisare il cordone sanitario negli aeroporti o porti di destinazione qualora ci fossero alcune risposte affermative».
«Forza Italia – affermano i firmatari del documento – non vuole restare inerme rispetto ad un virus così invasivo, aggressivo e vuole dare il proprio contributo per circoscrivere più possibile l’azione eventuale del virus ed impedire la diffusione del contagio su larga scala che avrebbe effetti devastanti e mortali per un numero indefinito di persone. Il Virus non risulta presente in Italia ma potrebbe entrare attraverso gli oltre 25.000 passeggeri che ogni giorno arrivano dalla Cina con voli indiretti o attraverso centinaia di migliaia di passeggeri che arrivano da altri paesi e che negli ultimi 30 giorni potrebbero essere stati in Cina. Vogliamo discutere con il Ministro su questa opportunità importante di somministrare il questionario in Italia e magari condividerlo anche con gli altri paesi europei. Il questionario dovrà essere compilato obbligatoriamente e verrà punito, a norma di legge, chi dichiarerà il falso. La prevenzione deve essere rafforzata soprattutto dopo quanto accaduto ad Hong Kong che, in queste ore, ha adottato misure severissime per prevenire la diffusione ed il contagio del coronavirus imponendo la quarantena obbligatoria di 14 giorni per tutti i passeggeri provenienti dalla Cina che dovranno restare isolati nelle stanze di hotel o in appositi centri usando persino dei braccialetti chiediamo al governo italiano di rafforzare la prevenzione e la profilassi contro la diffusione della pandemia. Nello specifico Hong Kong, che, vista la vicinanza al focolaio primario di diffusione del virus, ha notizie dirette rispetto all’incontrollabilità della diffusione dell’epidemia, e ha, inoltre, annunciato che punirà chi violerà le nuove disposizioni con una multa fino a 3.200 dollari e una condanna a sei mesi di carcere». (rp)

IL QUESTIONARIO PER PREVENIRE L’EPIDEMIA PROPOSTO DAL SEN. MARCO SICLARI AL MINISTRO DELLA SALUTE

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I calabresi di Roma incontrano Tajani: l’Europa deve occuparsi della regione

Incontro con il Presidente uscente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, con i calabresi di Roma. Un’iniziativa dell’Associazione Brutium presieduta da Gemma Gesualdi, che ha visto la partecipazione del sen. Marco Siclari e dell’ex presidente della Regione Calabria Pino Nisticò. Un incontro serrato dove l’ex presidente Nisticò ha avuto modo di esporre il suo manifesto-appello ai calabresi per chiamare a raccolta «gli uomini per be della società civile, che rappresentano la cosiddetta ‘maggioranza silenziosa’ per attivare insieme a loro un processo di vera e propria ‘rivoluzione’ culturale della Regione». Un progetto che è stato ampiamente accolto dal presidente Tajani il quale ha tenuto a sottolineare come la Calabria e tutto il Mezzogiorno rappresentano la vera scommessa per il futuro dell’Europa. Servono – ha detto il presidente Tajani – uomini e donne che si impegnino seriamente e con assiduità a fare del Parlamento europeo un riferimento costante per tutto il Sud. Non servono figure simbolo che poi non frequenteranno mai Bruxelles o Strasburgo (al contrario del presidente Berlusconi che ha confermato il suo impegno a essere costantemente presente se sarà eletto), ma professionisti della politica che siano in grado di comprendere e utilizzare le opportunità che l’Europa offre e metterle al servizio del Mezzogiorno». Tajani – che è candidato nel collegio di Centro per le elezioni europee – si riferiva, senza giri di parole, alle candidature-immagine di Matteo Salvini e Giorgia Meloni, che in Europa sicuramente non metteranno piede, se eletti.

L’esperienza di Tajani (eletto Presidente del Parlamento europeo nel gennaio 2017) è più che positiva. «Per i miei figli – ha detto – e per le nuove generazioni voglio un’Unione europea nuova, con i citatdini al centro. Un’Unione che crei crescita e nuovi posti di lavoro, attenta all’ambiente e capace di proteggere i cittadini anche dalle minacce derivanti dalla digitalizzazione a cominciare da disinformazione e fake news. occorre un’Europa più unita, democratica e solidale, in cui le decisioni vengano prese dai rappresentanti eletti dai cittadini. L’Italia dev’essere al centro di questa Europa, tornare protagonista puntando sull’industria e sulle sue eccellenze».

Marco Siclari ha ringraziato il Brutium ricordando che «È da oltre 20 anni, dai tempi dell’università che mi divido tra Roma e la Calabria e ho sempre frequentato le associazioni di calabresi a Roma, dove da sempre faccio parte del direttivo, e che mostrano nella capitale le capacità e le professionalità che ogni anno vengono premiate come eccellenze calabresi. Soltanto a Roma, noi cittadini di origine calabrese, siamo in 400.000. Le nostre associazioni sono sempre state il volano del messaggio positivo che arriva dalla Calabria: i calabresi sono persone capaci e oneste le quali, se ne hanno la possibilità perché esistono le condizioni, riescono ad ottenere risultati brillanti in ogni ambito lavorativo». (gsp)

Marco Siclari (FI): azzerare il debito per risanare la Sanità in Calabria

Il senatore azzurro Marco Siclari, capogruppo in commissione Igiene e Salute, in una conferenza stampa a Palazzo Campanella a Reggio, ha fatto il punto sulla situazione della sanità in Calabria, alla luce del deludente Decreto Calabria varato giovedì scorso dal Consiglio dei Ministri convocato in via straordinaria a Reggio.

Secondo il sen. Siclari è previsto in Calabria un ammanco di 1.410 medici: le carenze principali riguarderanno la medicina d’urgenza con 245 medici, l’anestesia e rianimazione con 63 medici, la ginecologia con 51 medici, la chirurgia generale con 90 medici, la pediatria con 150 medici e la psichiatria con 90 medici (FNOMCeO-ENPAM-SUMAI-ANAAO). Occorre, dunque, prima di ogni cosa, sbloccare i concorsi, predisponendo i bandi che permettano di selezionare i medici sulla base del merito, della comprovata esperienza e della continua formazione professionale. Bandi che prevedano incentivi economici per i medici che vengono da strutture all’avanguardia delle regioni del nord o che dimostrano un numero importante di interventi nella loro specializzazione.

Il sen. Siclari ha snocciolato . i numeri che riguardano il suo impegno in Commissione Sanità: in un anno 16 interrogazioni sulla sanità; una mozione per ridiscutere sul regolamento che disciplina il commissariamento; due  importanti audizioni sulla sanità calabrese (Scura e Oliverio); un’audizione del ministro Grillo sul decreto Calabria; oltre 60 comunicati stampa per stigmatizzare la grave situazione della sanità in Calabria. «Sono soddisfatto, in minima parte, – ha detto Siclari – ma sono contento da medico prima e da calabrese dopo perché questo lavoro che ho perseguito con costanza in Senato come mai fatto da nessun parlamentare calabrese di qualunque partito per il diritto alla salute, ha determinato o sicuramente contribuito a portare l’attenzione delle tv nazionali Le iene e Striscia la notizia che ringrazio, a nome dei calabresi, per aver portato a conoscenza con le immagini quanto ho denunciato (gli ascensori rotti a Locri e altro) ed ha costretto il Governo a dichiarare l’emergenza sanitaria in Calabria».

Siclari contesta il Decreto Sanità: «Non si parla minimamente di come faranno a ripianare il debito, a migliorare l’assistenza sanitaria, a migliorare l’organico ridotto all’osso, a migliorare l’edilizia ospedaliera che è fondamentale negli ospedali calabresi (abbiamo strutture senza agibilità e improponibili in alcune zone). Non dicono come faranno rispettare il piano di rientro (non è riuscito nessun commissario), perché dovrebbero ammettere ulteriori tagli all’assistenza sanitaria che porteranno un aumento del numero di calabresi che si cureranno fuori Calabria. Hanno pensato solo a come nominare nuovi direttori generali e commissari».

La proposta che viene da Siclari è un Decreto “Salva Calabria” dove lo Stato deve accollarsi il debito perché c’è la responsabilità anche dello Stato che con il commissario ha creato l’emergenza sanitaria, ha creato nuovo debito e soprattutto perché il tavolo tecnico dell’Agenas non si è accorto che mancano i bilanci dal 2012, ovvero da 6 anni. Disponibilità ad ipotecare l’aumento  delle imposte regionali che già paghiamo (nessuna tassa aggiuntiva). Noi calabresi vogliamo pagare il debito, non vogliamo elemosinare nulla a nessuno. «Siamo disponibili – dice Siclari – persino a pagare tutto il debito in una sola generazione. Dilazionare il debito in 30 anni pagando 1,50 euro al mese a cittadino. Il costo di un cappuccino al mese. Piuttosto che pagare il cappuccio da subito per il piano di rientro con la certezza scientifica che tra 10 anni siamo punto e da capo come già accaduto. Una volta azzerato il debito sarà possibile sbloccare i concorsi, incentivare la formazione continua, investire nel rinnovo degli strumenti tecnologici, programmare e organizzare la nuova rete ospedaliera e sanitaria in Calabria». Il risultato – sostiene Siclari – sarà di avere un maggior numero di pazienti che possono curarsi in Calabria e recuperare almeno il 70% dei 360 milioni che i calabresi spendono per curarsi fuori regione. Un progetto del genere vedrà 1500 posti di lavoro per i medici e oltre 5000 posti di lavoro nelle nuove strutture ospedaliere, tra infermieri, operatori sanitari, addetti ai servizi. (rp)

Siclari (FI), Commissione Sanità: il ministro Grillo spieghi il decreto Calabria

La Commissione Sanità ha accettato la richiesta del sen. Marco Siclari (FI) di audire il ministro della Sanità Giulia Grillo.  Il senatore azzurro continua la sua battaglia contro la sanità “malata” in Calabria. «Abbiamo avuto modo  – scrive in una nota – di assistere a presenze, dichiarazioni e promesse da parte del Ministro Grillo. Non siamo le iene, ma siamo i rappresentanti del popolo, e per queste ragioni il Ministro deve dare risposte in sedi istituzionali e poi alle televisioni. Sull’emergenza assistenziale che riguarda la sanità calabrese non si può soprassedere. È troppo tardi per promettere, occorre agire ed il Ministro con il Governo nazionale è l’unico a poter intervenire con un decreto speciale per dare assistenza ai cittadini e non per togliere fondi alla sanità calabrese, così come prevede l’attuale decreto presentato dal Ministro. Per questo chiedo al ministro Grillo di presentarsi in Commissione Igiene e Sanità per spiegare cosa intende fare per mantenere gli impegni presi garantendo il diritto alla salute. Il tema della salute dei calabresi è stato argomento della commissione salute del Senato ed i senatori componenti della commissione sono perfettamente a conoscenza della gravità dei dati e delle problematiche che ho denunciato in quella sede alla presenza di Scura e di Oliverio prima ancora che arrivassero le televisioni. Chiedo al Ministro di agire con responsabilità politica e rispetto istituzionale e di venire in commissione salute prima che venga approvato quel decreto che attualmente è privo di ogni contenuto che riguarda prettamente l’assistenza sanitaria mentre, invece, obbliga la sanità calabrese a spendere meno in servizi sanitari per rispettare il piano di rientro che ad oggi è stato complice di chi ha ucciso la sanità in Calabria».

«Ho proposto di invitare il Ministro Grillo in Commissione Igiene e Sanità perché è quella la sede naturale, idonea e opportuna per discutere del futuro della sanità calabrese non di certo le tv. La mia istanza è stata accettata adesso attendiamo che il ministro si presenti e ci faccia capire con quali strumenti intende intervenire per risolvere l’emergenza sanitaria in Calabria. Un’emergenza che va oltre i conti e le cifre ma che riguarda da vicino l’assistenza offerta e l’inadeguatezza di strutture, mezzi e numero di risorse umane che non risultano contemplati nel Decreto Calabria che il ministro vuole approvate. Di questo vogliamo parlare con la Grillo e spero vivamente che non si perda altro tempo. Presentarsi e dare spiegazioni è doveroso da parte del ministro perché nel decreto che intende presentare al Consiglio dei Ministri si affrontano sicuramente tante emergenze, come quella di far rientrare i conti e la legalità nella sanità calabrese, ma non si affronta il problema principale, ovvero, la qualità del servizio assistenziale offerto», ha detto il senatore azzurro.

Il senatore Marco Siclari capogruppo di Forza Italia in Commissione Igiene e Sanità dopo aver fatto del diritto alla salute il suo cavallo di battaglia non intende assistere a ulteriori inganni da parte del Governo: «Parliamo di un’emergenza che, aldilà dei conti da rimettere in regola, deve rientrare per garantire a tutti i cittadini cure adeguate con personale in numero idoneo e in strutture degne. Non possiamo più perdere tempo ed è per questo che occorre un confronto in commissione con tutti i senatori con lo scopo di migliorane il contenuto e discutere meglio le misure che intende adottare perché, ad oggi, non vi è nulla che riguardi da vicino l’assistenza sanitaria, ma soltanto la riduzione dei costi della sanità calabrese che aggraverà ulteriormente la situazione delle strutture pubbliche e private», ha concluso il senatore azzurro. (rp)
Il video dell’intervento di Siclari in Commissione Sanità:
https://www.facebook.com/MarcoSiclariPaginaUfficiale/videos/602901296893888/

Siclari (FI): Decreto Calabria, un altro annuncio a vuoto

Il senatore azzurro Marco Siclari ha diffuso una nota in cui esprime la profonda amarezza per il nuovo annuncio a vuoto sulla Sanità in Calabria. «Sono profondamente deluso – scrive Siclari – prima da cittadino calabrese e poi da capogruppo della commissione igiene e sanità del Senato, perché dopo aver denunciato in commissione Senato ed in Aula per 12 mesi i problemi della sanità calabrese e dopo aver assistito alle continue presenze in Tv del Ministro Giulia Grillo sul dramma dell’emergenza sanitaria calabrese, il Governo presenta un Decreto Calabria vuoto ed inconsistente».

«Ha deluso ogni aspettativa. Ed oggi, dopo aver letto il Decreto, posso affermare, purtroppo, che è venuta in Calabria solo per passeggiare tra corridoi degli ospedali senza andare ad approfondire le vere criticità della nostra sanità. Ha incontrato la stampa annunciando e decantando dati e numeri che già 12 mesi fa io avevo posto alla sua attenzione. Aspettavo con ansia da cittadino calabrese e da rappresentante istituzionale del territorio, le soluzioni anticipate in quell’occasione dal ministro per risolvere l’emergenza sanitaria ma, alla fine, i 5stelle ha fatto il solito annuncio vuoto di contenuti che non porta alcuna risoluzione ai problemi atavici che viviamo in Calabria».

«Entrando nel merito del Decreto Calabria – dice il sen. Siclari –  emerge che non vi è nulla di sanitario e non risponde alle esigenze di salute dei calabresi. Nell’art. 1, continuano a non essere garantiti i LEA . Sembra fatto esclusivamente per ragioni di legalità e trasparenza e ciò va bene. Ma la Sanità? C’è il rischio di ingessare ulteriormente la sanità calabrese, senza dare risposte immediate alla domanda di cure. Anzi le tempistiche sono lunghe e complesse, tali per cui sembra il Commissariamento del Commissariamento, un commissariamento alla potenza, al quadrato, un Supercommissariamento che continua alcune misure positive, senza essere inserito in un quadro organico e sistematico e senza che sia presente neanche come obiettivo quello della tutela della salute dei calabrese. Si tratta di una ulteriore penalizzazione dei cittadini calabresi. Quindi pagano i cittadini per errori della politica regionale e nazionale! Ecco perché il Movimento Cinque Stelle continua a perdere consensi, perché i loro decreti non sono coerenti ai loro annunci. Dopo questa ennesima vergogna politica, adesso sono ancora più determinato di prima a fare la battaglia per la salute dei calabresi». (rp)

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Siclari (FI): Tutti i mali della sanità in Calabria in un’intervista tv

Il senatore azzurro Marco Siclari in un’intervista video di Giovanni Cedrone per Sanità Informazione spiega la difficile situazione della sanità in Calabria e della costante emigrazione nel resto d’Italia cui sono sottoposti i pazienti calabresi per potersi curare in maniera adeguata.
«Serve un tavolo tecnico – spiega Siclari a Sanità Informazione – composto dal Ministero della Salute, dal Ministero Economia e Finanze e i direttori delle strutture sanitarie regionali calabresi, a partire dal Dipartimento della sanità calabrese. Dobbiamo far capire che c’è una emergenza e che deve essere affrontata prima che arrivino le disgrazie». E, con rammarico, ammette: «Da medico non faccio altro che trasferire i pazienti dalla Calabria al resto d’Italia».

L’intervista a Marco Siclari di Sanità Informazione