Sta riscuotendo grande interesse e molta curiosità il progetto di Mediterreanean Life di Porto Bolaro, nell’entroterra della costa reggina, presso lo stand del WaterFront Lab del 59° Salone Nautico in corso a Genova. L’ambizioso progetto da diverse centinaia milioni di euro punta a riqualificare una delle zone più degradate della città, trasformandola in un polo d’attrazione internazionale, con importanti ricadute occupazionali e di sviluppo del territorio. Calabria.Live ne ha illustrato alcune settimane fa i punti salienti con l‘intervista al progettista Pino Falduto.
Il progetto “Mediterranean Life” è stato realizzato tecnicamente dagli architetti Giancarlo Ferrante, Giuseppe Falduto, Stefano Lionte e Federica Cilea, con i collaboratori Nicola Zera Falduto e Paolo Siclari ed è stato già presentato al Comune, che nei mesi scorsi ha convocato l’apposita Conferenza dei Servizi. L’iter burocratico per le autorizzazioni, quindi, è già partito, anche se servono pochissime deroghe. L’area interessata dall’intervento è di proprietà della società che ha ideato del progetto e rispetta già la destinazione urbanistica. Si trova al di fuori di ogni tipo di vincolo aeroportuale ed è completamente edificabile. Porto Bolaro, in sostanza, ha pensato questo progetto per migliorare casa propria con uno sguardo più ampio alla città e al circondario, che avrebbero ricadute eccezionali.
Allo stato attuale, lo scorso 16 settembre, la società capofila del progetto, la Porto Bolaro, con un ricorso ha chiesto che le Pubbliche Amministrazioni interessate (Regione, Comune e Città Metropolitana) «si esprimano, ai sensi dell’art. 14 c. 3 della legge 241/2019 sul progetto di fattibilità tecnica ed economia presentato, indicando prima della presentazione del progetto definitivo le condizioni per ottenere sul progetto definitivo stesso intese, pareri, concessioni, autorizzazioni, licenze, nullaosta, assensi comunque denominati». In poche parole, non si può procedere “al buio” alle operazioni preliminari (che costeranno svariati milioni di euro in scavi, indagini geologiche, studi accurati di fattibilità, ecc.) in assenza di un preciso parere della Conferenza dei servizi preliminare al progetto. Infatti era stato richiesto un progetto di fattibilità tecnica ed economica ai sensi del Dlgs 50 del 2016, ma la richiesta non è coerente con la fase in cui l’iter amministrativo si trova. La conferenza – è stato fatto notare nel ricorso presentato dalla società Porto Bolaro – è finalizzata solo a verificare, prima della presentazione del progetto definitivo e delle istanze specifiche di richiesta di concessioni demaniali quali siano le condizioni per ottenere i necessari pareri, concerti, nullaosta, autorizzazioni, concessioni o altri atti di assenso. Lo studio di fattibilità presentato – sostiene la società capofila del progetto – è più che sufficiente per le Amministrazioni interessate per poter determinare sulla fattibilità dell’iniziativa imprenditoriale.
Il successo e l’interesse suscitato al Salone di Genova del progetto Mediterranea Life dovrebbe sollecitare l’invio degli atti al Consiglio Comunale, Metropolitano e Regionale per una rapida valutazione dell’iniziativa. Che, al contrario del Porto Turistico di Lamezia Terme sponsorizzato dalla Regione Calabria (il cui progetto è anche presente al Salone Nautico, sempre presso lo stand della Waterfront Lab), è bene ricordarlo, è un progetto che sarà realizzato esclusivamente con fondi privati e presenta caratteristiche innovative in grado di attrarre gran parte delle svariate migliaia di diportisti che attraversano la rotta del Mediterraneo: un percorso obbligato che vedrebbe l’area di Reggio Calabria un punto di approdo eccellente, anche per le imbarcazioni di lusso. (rrm)
di SANTO STRATI – A vedere le immagini, in rendering, del progetto Mediterranean Life, viene subito da pensare “ma è Reggio o Dubai”? Il progetto è grandioso, impegnativo, sicuramente ambizioso, ma rivela subito l’entusiasmo e la passione del suo ideatore, Pino Falduto, designer e project manager, attuale proprietario del centro commerciale Porto Bolaro e della omonima, splendida, Marina che si affaccia sullo Jonio. Proprio da quest’ultima partirà lo sviluppo visionario di una città che “sfrutta” il suo mare per una progettualità nuova, fatta di turismo nautico, turismo culturale, turismo congressuale. Tre volte turismo, con alla base il pieno di cultura che il territorio reggino offre e che nessuno, ahimé, tenta di valorizzare in maniera adeguata.
Non è un sogno, ma un ragionamento (vedi l’intervista video a Pino Falduto) che parte dalla considerazione che Reggio è al centro del Mediterraneo, lungo una virtuale autostrada del mare che parte dalle Americhe e giunge in Cina attraversando lo Stretto di Messina. Lungo quest’ “autostrada d’acqua” passano migliaia di yacht, in cerca di approdi suggestivi (ma soprattutto funzionali): da qui l’offerta ricettiva (con hotel a 7 stelle, ma anche a 4 e 5), resort, gastronomia e cucina tipica del territorio, ampia attrazione culturale (bastano i Bronzi nel magnifico Museo Archeologico di Reggio), e tutti i servizi che servono la portualità dei “ricchi” naviganti. C’è una domanda di servizi di altissima qualità e manca l’offerta, mancano le strutture e i servizi adeguati, non mancano, invece, le risorse del territorio: culturali, paesaggistiche, ambientali, gastronomiche, che vanno semplicemente valorizzate e sfruttate in un’intelligente ottica di crescita e sviluppo, capace di guardare alle unicità che Reggio, la Calabria, è in grado di offrire.
Il progetto è grandioso: Pellaro, a pochi km dal capoluogo, è il naturale prolungamento del Parco lineare Sud a cui sta lavorando l’Amministrazione Falcomatà, quindi andrebbe a coinvolgere la stazione ferroviaria di Reggio e soprattutto l’Aeroporto dello Stretto, facendo diventare la Città un hub fondamentale per il turismo del Mediterraneo. Alberghi, centri benessere, ristoranti e punti vendita di tipicità del territorio, un teatro coperto da 1800 posti, un’arena per spettacoli, un museo che racconti il territorio e produca interesse e nuovi visitatori al Museo della Magna Grecia dove sono custoditi i Bronzi, un porto turistico da centinaia di posti barca, un attracco importante per le navi da crociera, uno shopping center, ma non solo. Nel disegno di Pino Falduto (che è affiancato nell’impresa da Building SpA di Torino e Immouno di Milano) c’è spazio anche per una struttura ricettiva per gli anziani, con accoglienza sanitaria di primissimo ordine, e servizi di accoglienza in grado di offrire ai pensionati (non di lusso) la possibilità di una individiabilissima qualità della vita. Non si dimentichi la mitezza del nostro clima che potrebbe far dimenticare le stagionalità corte cui siamo abituati. C’è la possibilità di creare un’offerta turistico-ricettiva per dodici mesi: nei mesi “caldi”, da marzo a ottobre il mare per le vacanze, negli altri il turismo congressuale che fa numeri spaventosi ed è continuamente alla ricerca di soluzioni di grande pregio.
Si tratta, dunque, di centuplicare l’attrattiva del territorio, puntare sull’eccellenza culturale che, nel caso dei Bronzi e del loro Museo, è unica, offrire un’adeguata proposta di “turismo” che guardi alle capacità (finora, purtroppo, inespresse) della città di Reggio. Una Città che può e deve diventare un polo di attrazione mondiale. E soprattutto offrire grandi opportunità di occupazione e lavoro ai suoi giovani, laureati e non.
Il lavoro: il progetto ha una caduta occupazione prevista di circa seimila posti di lavoro, tra diretti e indotti, oltre a quasi duemila per la realizzazione (fattibile in tre anni). Altro che boccata d’ossigeno per Reggio: è lavoro sicuro, a casa propria, per migliaia di reggini. E naturalmente non va dimenticato il traffico che andrebbe a generarsi per l’Aeroporto e le altre soluzioni di mobilità.
Un bellissimo progetto che qualsiasi amministrazione locale, qualsiasi ente regionale dovrebbe immediatamente valutare e promuovere, tenendo presente che prevede il pieno rispetto dell’ambiente, della natura e del territorio. Invece, la burocrazia la fa da padrona e la proposta è stata fino ad oggi guardata con sufficienza, se non indifferenza, da chi ci governa. Se esistono le condizioni di fattibilità (e qui servono autorizzazioni per gli studi adeguati), perché rinunciare a priori a una grandissima opportunità che trasformerebbe Reggio e darebbe un impulso nuovo a tutta l’area metropolitana?
L’investimento (gigantesco) è privato (c’è molto interesse da grandi investitori e fondi esteri), non vengono richiesti contributi da Regione, Città Metropolitana e Comune, ma un parere favorevole per poter iniziare gli studi tecnici di fattibilità. Il rischio sismico – che potrebbe sembrare un ostacolo – è altresì aggirabile con strutture oggi in grado di resistere ad eventi di grande intensità (basti pensare al Giappone). Disgraziatamente chi amministra non guarda al bene comune, ma troppo spesso si lascia condizionare da valutazioni superficiali o di parte, perciò il tempo passa e nessuno si pronuncia in merito, lasciando tutto a bagnomaria, col rischio di veder dirottato altrove l’investimento.
Mediterranean Life è un’occasione, un’opportunità, che merita una urgente risposta. Nessun imprenditore s’azzarda a mettere su uno studio di fattibilità in assenza di un parere favorevole preventivo sulla realizzabilità del progetto, per poi vedersi bocciare dal politico di turno strategie e piani di sviluppo. Serve dunque un sì per iniziare le valutazioni richieste dalla legge o un no motivato sostenuto da precise indicazioni. Le ricchezze del territorio non si muovono, gli investitori invece, sì. Non giochiamoci questa opportunità.
Il mare, con la cultura, è la vera risorsa della Calabria. Il Mediterraneo è il mare del mito, potrà diventare il volano della crescita, non più rinviabile, del nostro territorio. Non lasciamo cadere nel vuoto il progetto di un designer visionario che sconterà così il suo torto maggiore: quello di essere perdutamente innamorato della sua terra e di voler offrire un futuro di lavoro e di crescita ai giovani e ai suoi conterranei. (s)
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