Mario Oliverio, si è detto pronto a «ritirare la mia candidatura e sedermi attorno ad un tavolo con la Bruni e De Magistris, se loro faranno altrettanto, ricercando poi la candidatura capace di unire su basi pluralistiche e democratiche le diverse anime del centrosinistra e per mettere a disposizione ogni energia e progettualità per definire una strategia vincente rispetto al centrodestra».
«Il tutto – ha dichiarato Oliverio – nello spazio di pochissimi giorni, in maniera da non concedere margini a furbizie o a tornaconti strumentali. In merito alle candidature, anche queste non vanno affidate all’arbitrio di nessuno ma a un codice etico oggettivo, poggiante su regole e leggi applicabili in ogni stato di diritto, rifuggendo da fondamentalismi fuorvianti e liberticidi».
Oliverio parla agli altri due candidati di centrosinistra: «A chi, come Amalia Bruni sostiene che l’unico obiettivo per i progressisti calabresi debba essere quello di rimettere in piedi la Calabria, rispondiamo, senza se e senza ma, che questo dovrebbe essere per ciascuno di noi, tutti, nessuno escluso, la priorità delle priorità».
A questo proposito, «mi preme ricordare come, da sempre – ha detto ancora – questo sia stato l’assillo, che ha rappresentato l’anima di tutte le mie dichiarazioni, assieme al carattere inclusivo, democratico e pluralistico su cui doveva, e comunque dovrà, poggiare l’unità del centrosinistra. La candidatura a Presidente doveva essere espressa ricorrendo alle elezioni Primarie, come fortemente e inascoltatamente richiesto da più voci».
«Sottolineo, infine, come la mia decisione – ha spiegato ancora – di scendere in campo e quindi affrontare, congiuntamente ad una vasta area del centrosinistra che condivide con me questa scelta, da protagonisti la competizione elettorale, è arrivata buon’ultima e distante nel tempo rispetto alle altre, dopo aver verificato che le mie parole rimanevano non solo senza risposta, ma addirittura senza interlocuzione».
Poi Oliverio fa riferimento al sindaco di Napoli: «De Magistris affida la sua risposta ad una replica in cui sostiene che non basta evitare la polverizzazione delle candidature ma occorre dare un carattere effettivamente alternativo al progetto progressista anche facendolo sostenere da persone credibili».
«Ora, malgrado tutto – ha concluso Oliverio – voglio prendere positivamente ed estremamente sul serio le affermazioni di Amalia Bruni e di Luigi de Magistris». (rcz)
di FILIPPO VELTRI – Quello che in queste ore sta avvenendo nel campo del centro sinistra per le regionali e le comunali di Cosenza è un’autentica tragedia. Che ha un colpevole in primo luogo che si chiama Pd e nella fattispecie il suo segretario nazionale Enrico Letta.
I fatti sono arcinoti: tre candidati alla presidenza della Regione e un numero imprecisato a sindaco di Cosenza. Come dire: sconfitta già certa nel primo caso e assai probabile nel secondo. Ora alla presentazione delle liste mancano tre settimane, poco ma in tempo per cercare di arginare questa slavina annunciata. Ma il pallino è nelle mani di Letta che ha sin qui mostrato di non tenere molto in conto la Calabria.
Un cumulo di errori come se si giocasse per perdere già in partenza, ma in politica questo è un errore capitale. Ovviamente in questa tragedia politica ci sono anche altre responsabilità ma sono tutte riconducibili agli errori marchiani di Letta e dei suoi emissari in Calabria.
Che cosa si può ora fare? Un ultimo appello è quello lanciato da Jasmine Cristallo, che in tempi e condizioni normali non avrebbe fatto perdere altro tempo nell’essere raccolto: Amalia Bruni, Luigi De magistris e Mario Oliverio facciano un atto di generosità politica. Loro tre non portano alcuna responsabilità ma il popolo del centro sinistra (che ancora esiste) sarebbe loro grato sempre, se però da Roma (o da Pisa, non lo sappiamo) Letta dia un segnale chiaro e inequivocabile.
Il centrodestra insegna che alla fine il valore dell’unità paga. In Calabria in assenza di quel segnale Roberto Occhiuto può risparmiarsi anche i soldi per fare i manifesti elettorali di propaganda. Se ci sei caro segretario Letta batti un colpo. (fv)
di PINO TASSI – Sono un grande sostenitore dell’alleanza tra Pd, M5s, Leu, e metteteci pure verdi e civismo democratico. Ho accolto positivamente l’accordo raggiunto in Calabria. Più volte vi ho sentito sottolineare che l’alleanza tra le forze progressiste deve avere come fondamento e cemento unitario la buona politica, la trasparenza e l’essere al servizio degli interessi collettivi.
La candidata alla presidenza della giunta regionale, Maria Antonietta Ventura, ha preannunciato che si dimetterà dalla presidenza del Cda della società di famiglia, la Francesco Ventura costruzione srl. La domanda che vi pongo, è se siano sufficienti queste dimissioni per fugare ogni tipo di sospetto di un eventuale conflitto d’interessi.
Nessuno mette in discussione le qualità morali, l’onestà e il rigore personale di Maria Antonietta Ventura. Nessun accostamento c’è nella mia riflessione sulle vicende giuridiche del fratello, le eventuali colpe del fratello non possono ricadere sulla sorella, anche se alcune questioni andrebbero chiarite, come la vociferata interdittiva mafiosa emessa in Puglia verso una società del consorzio di cui fa parte la Ventura Costruzione.
Quello che vi pongo è la questione del conflitto d’interessi. Sappiamo tutti che in Italia c’è una pessima legge in materia, voluta dal centro destra per coprire e permettere l’attività politica di Silvio Berlusconi. Voi, oggi, siete i massimi rappresentanti di quelle forze, Il Pd, il M5s, la sinistra, che hanno denunciato sempre questa carenza e hanno chiesto più volte una legge più rigorosa.
Oggi, siete, quindi, chiamati ad esprimervi se c’è o se si potrebbe manifestare un conflitto d’interesse tra la Ventura, il suo ruolo di presidente o di consigliere regionale e l’attività della Ventura costruzione.
Dal sito della Francesco Ventura costruzione apprendo che nel corso di questi anni hanno eseguito:
la realizzazione dell’Alta Velocità sulla linea Roma-Napoli…
La realizzazione del collegamento ferroviario del Porto di Gioia Tauro;
L’ammodernamento dell’intera rete a scartamento ridotto non solo delle Ferrovie della Calabria ma anche delle Appulo Lucane…
Nei prossimi mesi, e nei prossimi anni, inizieranno ad arrivare i miliardi del Recovery Plan, al cui centro c’è l’alta velocità ferroviaria, la linea jonica, e tante altre infrastrutture. Per la realizzazione di questi progetti, delle gare relative, un compito importante verrà svolto dalla regione Calabria.
Lo scenario che si preannuncia, è di uno strisciante conflitto di interesse su cui la destra batterà ogni giorno. Se la Francesco Ventura andrà a vincere degli appalti, chi toglierà il venticello malevole che non sia stata aiutata, se perderà che non sia stata penalizzata, se avrà dei subappalti poi il venticello malevole diventerà una tempesta. E, poi, sul ventilato Ponte di Messina qual è l’idea e la posizione che prenderà Maria Antonietta Ventura?
Fare politica e amministrare in Calabria non è facile, qui più che altrove serve che il candidato delle forze progressiste sia come la moglie di Cesare. Cesare disse che sua moglie non doveva essere nemmeno toccata dal sospetto.
Ecco perché vi chiedo un’ulteriore riflessione. Maria Antonietta Ventura può essere una ottima candidata al Parlamento, alle Europee, ma non credo che sia la migliore scelta per la presidenza della Calabria. E, quello che più mi preoccupa, è che in questo modo si forniscono argomenti a iosa ai nemici dell’alleanza tra i vostri partiti e movimenti. Datemi argomenti convincenti per andare a votare e non essere costretto, per la prima volta nella mia vita, ad andare al mare o in montagna. (pt)
di PINO GRECO* – Carissimi, rimango stupito della proposta del PD di spostare il centro decisionale per le questioni calabresi fuori dalla nostra regione, ma addirittura di indicare chi e come deve rappresentare l’intero Centrosinistra della Calabria al tavolo romano come se non bastasse il commissariamento.
Ancora una volta, i vertici del PD preferiscono una via solitaria e tutta in salita. Evidentemente, non è servita la dura lezione delle elezioni del Gennaio 2020. Non ci si rende conto di come alla nostra gente nulla interessa delle grandi manovre di palazzo. Mentre i vari TanDem si sfaldano con accuse che vanno dall’inaffidabilità a quella di avere nelle liste “indagati”, e per di più “comunista” (a tal proposito rivolgo a Mimmo Lucano la nostra solidarietà), diventa chiaro come la Calabria sia diventata terreno di scontro di battaglie che si svolgono fuori dalle mura della nostra Regione.
Eppure, è bastato che si avanzasse una possibile candidatura di un illustre calabrese, autenticamente di sinistra, rigoroso, serio, equilibrato, competente, che ha dedicato la sua vita all’impegno totale per l’affermazione dei valori della legalità e della lotta alla mafia senza per questo essere un giustizialista, affinché ritornasse a battere il cuore di molta gente, di tanti militanti, dirigenti di base e non solo, professionisti, per il ritrovato gusto dell’impegno politico, sociale, civile in poche parole la voglia di andare a votare. Mi permetto di dire che occorre ascoltare tutti, confrontarsi Senza Paura.
Avviare, finalmente, il processo di Pacificazione a partire dai gruppi dirigenti sempre più lontani dai territori : unire e non dividere. La Calabria non può più essere sotto protettorato e sorvegliata speciale. Ascoltare la forze sociali è un dovere non un’elargizione. Proporre la via per uscire dai drammatici problemi che la nostra gente vive quotidianamente deve essere la bussola per chi è dirigente del Centrosinistra, della Sinistra nella nostra bellissima, difficile, complicata terra.
Deve essere chiaro che non si è interessati ad avere uno “strapuntino” in questo o quel Consiglio, e per questo allearsi con chiunque a prescindere, nella logica “dell’accattonaggio” del voto. Il candidato alla Presidenza della Regione Calabria, per il Centrosinistra, deve essere il garante di una ritrovata unità, di una coalizione ampia che coinvolga la Sinistra, il Centrosinistra, il Mondo Cattolico, i Movimenti, l’Associazionismo, quelle soggettività politiche che oggi vengono inspiegabilmente escluse da ogni discussione e contributo. Se si prestasse più orecchio alle questioni calabresi scevri da altre dinamiche, forse la soluzione potrebbe essere già a portata di mano.
Si vuole di nuovo consegnare la Calabria alle destre? Distintamente e con immutata passione. (pg)
Sabato 20 marzo, alle 17.30, sulla pagina Fb del Circolo di Vallefiorita e del PD di Catanzaro, è in programma l’iniziativa Il Partito Democratico riparte dai territori, promosso dal Circolo PD di Vallefiorita.
Il circolo di Vallefiorita, tra i più attivi della provincia, che ha tra i suoi iscritti l’ex presidente della Provincia e attuale componente dell’Assemblea Nazionale, Enzo Bruno (che interverrà al dibattito), con questa iniziativa vuole promuovere un confronto e una discussione sul nuovo corso del Partito Democratico in un’ottica di rilancio dell’attività politica anche in vista delle prossime elezioni regionali.
Intervengono Antonio Iamello, Antonio Pellegrino, Lino Puzzonia, Alberto D’Arrò, Marco Rotella, Tonino Benincasa, Angela Robbe, Salvatore Passafaro, Gianluca Cuda, Stefano Graziano, Aquila Vilella, Fabrizia Caridi, Rosalia Pezzaniti, Patrizia Loiarro, Maurizio Caligiuri, Panti Narciso, Danilo Scollato, Nicola Irto.
Ha espresso grande soddisfazione il Pd di Cittanova per la decisione dell’Asp di Reggio Calabria, che consentirà agli anziani di vaccinarsi a Cittanova nei locali dell’ex Ospedale, dove sarà allestito un Centro di Vaccinazione.
«Si tratta – si legge in una nota – di un importante risultato ottenuto grazie all’impegno del PD, del sindaco e dell’Amministrazione Comunale. Occorre, pertanto, mettere in evidenza l’azione sollecita profusa dal Sindaco e dall’Amministrazione comunale nell’interlocuzione continua e serrata con l’Asp reggina per rivendicare la necessità di avere un Centro di vaccinazione anche a Cittanova».
«Accanto a ciò – continua la nota – si sottolinea il sollecito impegno dell’On. Nicola Irto e del Gruppo regionale del PD, interessati del problema da parte del nostro circolo, i quali incontrando il Commissario per la sanità Guido Longo hanno chiesto e condiviso l’impegno ad aumentare del 30 per cento i punti di vaccinazione nella regione, comprendendo tra questi Cittanova, Laureana e Delianuova».
«Avevamo denunciato da settimane – viene ricordato nella nota del PD – il fatto che non si potessero esporre a gravi rischi le persone fragili over 80 anni, ben 700 nostri concittadini, facendoli recare nel pieno dell’inverno presso strutture di altri comuni, per due volte nell’arco di tre settimane, per poter effettuare le dosi di vaccino. E abbiamo avanzato, con grande forza, la richiesta di predisporre quanto necessario per consentire ai nostri concittadini di potersi vaccinare nel proprio comune di residenza, considerata anche l’esistenza di una struttura come quella ospedaliera pienamente idonea per tale servizio».
«Adesso – continua ancora la nota – grazie al positivo risultato ottenuto, i nostri anziani potranno recarsi presso i propri medici di famiglia per prenotare il loro vaccino. Sarà altresì essenziale garantire il vaccino al proprio domicilio a quanti non sono in grado di muoversi dalla loro abitazione. Occorrerà, inoltre, tenere elevata l’attenzione, col fine di individuare le soluzioni più efficaci e razionali che consentano di favorire la somministrazione dei vaccini in maniera tempestiva e capillare, a cominciare dalle fasce più deboli della popolazione e dalle categorie maggiormente esposte al rischio contagio, con un chiaro piano operativo da parte dell’Asp e attraverso comunicazioni altrettanto chiare e uniformi».
«Con tale spirito – conclude la nota – continuerà l’impegno del PD cittadino per tutelare i diritti della nostra comunità e perché essa venga rispettata, con il forte auspicio di uscire presto da questa difficile emergenza, creare le condizioni per rimettere in moto il tessuto socio economico cittadino e tornare a poter vivere senza le attuali limitazioni guardando con fiducia al futuro». (rrc)
Il gruppo reggino del Partito Democratico, in merito alle elezioni della Città metropolitana, in programma per questa domenica, 24 gennaio, ha ribadito che «le elezioni per il rinnovo del Consiglio Metropolitano sono un fatto necessario ed urgente, non rinviabile, soprattutto oggi che ci troviamo ormai a tre giorni dal voto».
«La Città Metropolitana di Reggio Calabria – si legge in una nota – ha di fronte a sè degli appuntamenti improcrastinabili, dei veri e propri treni che passano una volta sola e che la nostra comunità politica non può permettersi di perdere. Ci riferiamo ad esempio all’approvazione del bilancio previsionale dell’Ente, la cui scadenza è fissata per il prossimo 31 gennaio, atto fondamentale attraverso il quale fissare le principali linee di sviluppo del territorio metropolitano, su assi strategici come quello della viabilità, della scuola, dell’ambiente, ed ancora la cabina di regia per il perfezionamento del Recovery Plan e la programmazione della spesa delle risorse in esso contenute».
«Inoltre – continua la nota – non è procrastinabile la grande partita dell’aeroporto dello Stretto Tito Minniti, con la possibilità attuale che la Città Metropolitana entri nella governance della società di gestione per poter incidere concretamente, dall’interno, sulle linee di sviluppo presenti e future dello scalo. Ed ancora il piano per la gestione degli impianti di trattamento dei rifiuti, il circuito delle acque, le urgenze sulla viabilità».
1Tutti aspetti di straordinaria importanza – conclude la nota – che necessitano l’urgente composizione di un Consiglio legittimo, operativo, che possa pienamente rappresentare non solo le istanze politiche degli amministratori attualmente in carica, ma soprattutto le necessità evidenziate dai Comuni in un territorio cosi vasto ed eterogeneo che ha il diritto ad essere rappresentato in maniera compiuta». (rrc)
di SANTO STRATI – È consuetudine, oltre che legittima aspirazione, per chi giunge alla fine del mandato (parlamentare, governatore, sindaco…) riproporre la candidatura cercando la conferma. Nel caso di Mario Oliverio, governatore uscente della Calabria, che proprio venerdì ha ricevuto l’appoggio di 100 sindaci e 150 rappresentanti di circoli dem (con 5000 firme da mandare a Roma), l’idea del bis era scontata, avendo annunciato in più occasioni che si sarebbe ricandidato, e la strada della riconferma potrebbe essere persino in discesa se non dovesse difendersi dagli “amici” di casa propria, i suoi compagni di partito. La “guerra” col Pd è lampante e l’assenza a Catanzaro all’assemblea dei circoli di numerosi esponenti del partito è stata la conferma più evidente: c’è, di fatto, uno schieramento, anche regionale, contro Oliverio (tra cui Nicola Irto, Giuseppe Falcomatà, Franco Iacucci, Giovanni Puccio,Bruno Censore, Mimmetto Battaglia, Carlo Guccione) che sposa la tesi romana del rinnovamento e insiste sulla necessità di una nuova fase. In poche parole «Oliverio non è ricandidabile» e «c’è bisogno – come ha detto il commissario Graziano – di unità, lealtà e responsabilità per costruire un patto civico ampio e plurale in grado di far recuperare al Partito democratico la fiducia del calabresi».
Fiducia che Oliverio è convinto di avere. «Me lo chiedono i calabresi, – dice in sintesi il presidente Oliverio nell’intervista a Calabria.Live — e Roma non può imporre soluzioni verticistiche che non tengano conto della volontà degli elettori di questa regione». È risoluto e convinto Oliverio e nemmeno tanto arrabbiato con la Direzione Pd che da diverse settimane gli manda un messaggio chiarissimo: non intendiamo ricandidarti. E l’ultimo avviso è arrivato proprio dall’attuale commissario dem per la Calabria, Stefano Graziano, che, insieme con il responsabile dem del Mezzogiorno Nicola Oddati, insiste a dire che «alla luce del mutato quadro politico nazionale, è stato imboccato un sentiero nuovo e che su questo percorso si lavora per vincere la sfida elettorale», contestando la partecipazione «ad iniziative autoconvocate che si contrappongono platealmente alle indicazioni politiche degli organismi dirigenti». In poche parole, Oliverio è, evidentemente, un personaggio “scomodo” per la Direzione dem e la sua candidatura un boccone difficile da inghiottire. La verità è che il candidato Oliverio “imbarazza” il PD: ha fastidiose e scomode pendenze giudiziarie (ma nessuna condanna), la sua gestione passata ha incontrato e registra ancora troppi “scontenti” (sia a livello politico che tra i singoli cittadini), e da tempo si fa strada la convinzione che la sua ricandidatura possa, in pratica, consegnare la Regione al centro-destra. Serve – dicono alla Direzione PD un “uomo nuovo” (anche d’intesa con i grillini) per un recupero di immagine in una regione dove le lotte interne hanno lacerato e frammentizzato il partito.
Mancherebbe a tutt’oggi, però, la proposta alternativa, il nome “nuovo” del candidato governatore di centro-sinistra su cui convergere. In realtà, ne circolano tanti, a partire dall’attuale presidente del Consiglio regionale Nicola Irto, ma il problema è come ritrovare l’armonia e la pace tra i dem calabresi se – è la voce da Roma – Oliverio non «fa un gesto di responsabilità e si ritira»? L’ipotesi del candidato «indipendente e slegato dai partiti» portata avanti dai grillini di governo trova, del resto, molte perplessità in casa dem, ed è su questo che le cose minacciano di complicarsi, a tutto svantaggio di Nicola Zingaretti & co, mentre Matteo Renzi vuole restare osservatore silente di questa nuova spaccatura interna.
Mario Oliverio ha dalla sua i vantaggi e gli svantaggi di tutte le ricandidature: rispetto agli avversari sei giudicato per quello che hai fatto (e spesso può essere un vantaggio netto), ma allo stesso tempo rischi di vederti contestato anche il più piccolo gesto politico, qualunque iniziativa tu abbia preso nel corso della presidenza. Non sta a noi, e soprattutto in questa sede, tracciare il bilancio della presidenza Oliverio, quanto presentare il “candidato”, con le sue idee e i suoi programmi. Nel corso dell’intervista video, Oliverio non nasconde la soddisfazione di chi crede di aver fatto un ottimo lavoro e di meritare la possibilità di portare a termine progetti appena avviati (una consiliatura è breve – dice il Presidente – per completare idee e progetti), ma i suoi detrattori gli obiettano troppi personalismi e una conduzione votata più all’apparire che al fare. Osservazioni che il Presidente Oliverio rimanda bellamente al mittente: si attribuisce il merito della Zes di Gioia Tauro («che è ormai pronta al decollo») e replica sulla mancata nomina di un assessore al turismo, la cui delega ha trattenuto per sé, che «a parlare sono i numeri e sono i fatti: vanno giudicati i risultati raggiunti in questi anni, nel corso della mia presidenza. E sono numeri di tutto rispetto».
E sulla burocrazia, il “mostro” che tutto divora e distrugge, ammette di aver fatto poco, ma di voler affrontare con spirito diverso il problema. Perché i calabresi dovrebbero votarlo? SuperMario (per distinguerlo dall’altro Mario candidato antagonista per Germaneto, il sindaco di Cosenza Occhiuto) snocciola dati, fatti, numeri: «Mi propongo per il bis perché i calabresi me lo chiedono». «I calabresi – sostiene Oliverio – mi apprezzano, valutano positivamente il lavoro che è stato avviato in questi anni e mi hanno chiesto di continuare per non interrompere questo progetto che è stato messo in campo. Un progetto che ha consentito di recuperare ritardi accumulati nel corso di decenni e mettere la Calabria su una direzione di crescita e di sviluppo. Naturalmente una legislatura non basta per i problemi di una regione come la Calabria, che a lungo è stata mantenuta in una posizione di marginalità».
La spina più dolorosa riguarda la Sanità: la gestione Oliverio, per la verità, ha mostrato troppe debolezze e troppi personalismi: «Non mi hanno fatto fare il governo della Sanità, un settore vitale per la società. – dice Oliverio – E per una regione come la Calabria avere sottratto la sanità alla podestà del governo democratico della Regione è stato un danno le cui conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Mi sono battuto che la gestione commissariale a cui è affidata la sanità dal 2010 fosse superata, mi sono battuto non per avere potere ma perché il potere di decidere i programmi e come affrontare la riorganizzazione del sistema sanitario fossero rispondenti alle esigenze dei calabresi. Invece i governi che si sono succeduti, incluso l’ultimo giallo-verde, hanno deciso di mantenere la gestione commissariale». I suoi detrattori, per la verità, gli attribuiscono pesanti responsabilità proprio sull’ “assenza” di iniziative della Regione contro il decreto Calabria che ha finito di affossare la sanità nella regione.
Non è, però, soltanto sui problemi irrisolti della sanità che vengono le obiezioni contro Oliverio. Perché allora questa barriera da Roma? «Non parlerei di barriera – dice Oliverio – si tratta di rispettare l’autonomia dei territori, nel rispetto dello statuto: nei territori c’è un’organizzazione che deve essere rispettata e messa nelle condizioni di poter esprimere la propria volontà, il proprio orientamento. Mi pare che sia anche questa la bussola che guida l’azione di Zingaretti, nell’esperienza di direzione del partito. Graziano, pensa invece di fare il plenipotenziario cancellando la volontà di una realtà importante e soprattutto soffocandone le pulsioni, soffocandone le chiare espressioni di volontà. Quello che conta è il territorio, un’organizzazione sul territorio non può subire un diktat, tra l’altro senza motivazioni, senza proposte alternative. Fino ad oggi – rimarca Oliverio – non ci sono state motivazioni, almeno formali, se non quelle di un giudizio positivo da parte di esponenti nazionali del partito democratico e non ci sono proposte alternative».
Intanto, all’interno del PD, in Calabria, attacchi e frecciate e nuovi endorsement, sono ormai all’ordine del giorno, in attesa che Oliverio decida la data delle consultazioni elettorali. I calabresi sono fin troppo disorientati dalle indicazioni che vengono da Roma, si frantumano vecchi accordi e si riscoprono alleanze che sembravano sopite. Il punto principale rimane uno solo: Oliverio è in lista col Pd o viaggerà da solo? Su questo dilemma si consuma anche la farsa delle primarie («non ci sono candidati, non servono», dice Oliverio) e i tanti dubbi sulla data delle elezioni che dovrà essere indicata proprio dal Presidente.
Il capogruppo alla regione, Domenico (Mimmetto) Battaglia ha suggerito, sull’esempio che viene dall’Emilia-Romagna, di spostare la data delle elezioni al 26 gennaio, al fine di approvare la legge di Stabilità entro dicembre. «Considero un dovere – ha detto Battaglia – da parte di tutti assicurare una chiusura ordinata della legislatura, e con senso di responsabilità consentire al Consiglio regionale di discutere e approvare la manovra economica assicurando così alla nostra regione la continuità amministrativa evitando i tempi di stasi, che rifletterebbero negativamente le loro conseguenze sulla già debole struttura produttiva calabrese. Concludere la decima legislatura senza garantire l’approvazione del Bilancio 2020 e di numerosi progetti di legge in dirittura di arrivo e tanto attesi dalle categorie sociali e produttive, per l’Assemblea regionale significherebbe tradire il mandato per il quale siamo stati eletti da tutti i cittadini calabresi». Le opposizioni hanno subito risposto che, in tale ipotesi, verrebbe comunque meno il sostegno necessario all’approvazione di molti provvedimenti, quindi sarebbe meglio andare a votare al più presto.
I più maliziosi insinuano che Oliverio stia soppesando i pro e i contro di chiudere alla data esatta (il 24 novembre) la legislatura. «Deciderò la data delle elezioni entro la prossima settimana» – ha dichiarato a Calabria.Live. Ma i suoi fans sono smarriti su quale sia l’opportunità migliore. Anticipare la data (il 1° o il 15 dicembre) significherebbe bloccare una qualsiasi possibilità di intesa dem-grillini su un nome comune (che non sarebbe comunque quello di Oliverio); spostarla a gennaio equivale a offrire più tempo agli avversari per la campagna elettorale, che sarà – facile prevederlo – senza esclusione di colpi. Oliverio ritiene difficile che l’esperienza del nuovo governo possa avere riflessi (nel bene o nel male) sul futuro governo della Regione: i pentastellati eletti in Calabria sono divisi su un eventuale accordo sul modello nazionale, prevedono, nel caso di una lista comune, una débâcle clamorosa. L’eurodeputata Laura Ferrara e il presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra sono contro Oliverio e, al massimo, concedono un’intesa sul nome di un indipendente slegato dai partiti, ma l’altra anima dei grillini si rende conto che più tempo passa e più si logora il loro difficile rapporto col territorio. L’abbandono della sen. Silvia Vono a favore di Italia Viva di Matteo Renzi è un segnale chiaro che la disorganizzazione del movimento (che aspirerebbe a essere partito, ma non ci riesce senza tradire l’idea di rottura col passato) sta producendo molti malumori in regione ed probabile prevedere altre “emigrazioni”.
Mario Oliverio venerdì scorso 27 settembre al Teatro Comunale di Catanzaro, festeggiato all’Assemblea dei Circoli PD
Oliverio su tutto ciò mantiene un invidiabile ottimismo. Ritiene di avere la vittoria in tasca, anche se l’uso del simbolo – ha sottolineato il commissario Graziano ai giornalisti – «è esclusivamente in capo al commissario». Tradotto in soldoni, vuol dire che se questa “guerra” fratricida non trova immediata tregua, Oliverio dovrà farsi una lista propria e sfidare il partito. Con conseguenze che nemmeno il più esperto dei politologi potrebbe immaginare: alle passate elezioni del 23 novembre 2014, la coalizione che appoggiava Oliverio portò a casa 490.229 voti (61,41%): la lista “Oliverio Presidente” raccolse 97.618 voti, mentre quella col simbolo del partito democratico 185.209, ovvero il doppio. Una lista civica di Oliverio quanto avvantaggerebbe il centro-destra (che mostra ancora qualche disorientamento tra chi vuole Occhiuto e chi no)? Il Presidente resta imperturbabile alla domanda: «Io sono incoraggiato da una coalizione di centro sinistra che ha invitato il partito a sostenermi (all’assemblea dei circoli non era ufficialmente presente il partito democratico): mi auguro che il Pd possa ritrovare le fila di un rapporto con questa coalizione, soprattutto per evitare strappi senza ragione». (s)
P.S: Repetita iuvant. Questa intervista (quella a Occhiuto pubblicata il 22 settembre e le altre che seguiranno nelle prossime domeniche ai candidati a governatore) non sono spot elettorali: Calabria.Live non parteggia per alcuno, se non per i calabresi e la Calabria tutta. Chiunque ha idee da presentare, argomenti su cui ragionare, troverà qui una piazza aperta e disponibile a diffondere, nella dialettica del confronto, opinioni e proposte. La Calabria ha bisogno di concretezza, non di parole vuote che, ormai, per fortuna, non riescono ad incantare più nessuno. La sfida alle prossime regionale non va giocata sui nomi, ma sulle idee e su propositi realizzativi per far crescere la nostra terra, per dare finalmente un futuro (in casa) ai nostri ragazzi, per trasformare la Cenerentola del Mezzogiorno nella California d’Europa.
21 ottobre – Questa sera su Rai1 l’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano sarà ospite per un’intervista da Fabio Fazio a Che tempo che fa. Un’ospitata “scomoda”, tra i mugugni dei parlamentari leghisti della Commissione di Vigilanza che hanno chiesto in vari modi a Fazio e alla RAI di non invitare l’uomo simbolo del modello Riace nell’accoglienza ai migranti. «Nonostante la revoca agli arresti domiciliari – hanno scritto in una nota i parlamentari della Lega membri della commissione di Vigilanza – è evidente come Lucano sia accusato di aver violato norme civili, amministrative e penali sull’accoglienza. Chiediamo quindi che Fazio non chiami il sindaco in trasmissione. La tv pubblica non può divulgare modelli distorti sull’onda di strumentalizzazioni ideologiche. Sulla questione prepareremo, inoltre un’interrogazione in Commissione di Vigilanza Rai». I parlamentari della Lega in Commissione di Vigilanza sono: Paolo Tiramani, Massimiliano Capitanio, Simona Pergreffi, Dimitri Coin, Igor Iezzi, Giorgio Maria Bergesio e Umberto Fusco.
Ai leghisti ha risposto con un tweet Davide Faraone, membro della Commissione di Vigilanza, di area PD: «Secondo i parlamentari della Lega Mimmo Lucano non dovrebbe essere invitato in trasmissione da Fazio perché comunicherebbe modelli distorti e lontani dalla legalità. Se questo è il criterio, chiederei alla Rai di far sparire dagli schermi Salvini ed i dirigenti Lega». Contro la presa di posizione della Lega si è schierato anche il Partito democratico:«La Lega vuole limitare la libertà di informazione e distruggere un modello di accoglienza che ha funzionato. Per questo vuole censurare l’intervista di Fabio Fazio a Domenico Lucano. Sono metodi di altre epoche storiche, non applicabili nel 2018 e in una democrazia moderna. I parlamentari leghisti in Commissione di Vigilanza Rai dovrebbe dimettersi per inadeguatezza. E quelli del Movimento 5 stelle non hanno niente da dire?».
La Federazione della Stampa e l’Usigrai (il sindacato dei giornalisti Rai) a questo proposito hanno fatto pervenire un perentorio messaggio al governo: «Rassegnatevi, i partiti non possono e non devono decidere chi può e chi non può essere ospite di una trasmissione. Come non devono mettere bocca sui sommari dei Tg. O peggio sui direttori di reti e testate. Siamo certi che nessuno in Rai cederà al veto dei parlamentari della Lega su Domenico Lucano. La soluzione non è mai cancellare. Ma semmai aumentare le occasioni di ascolto, di confronto e di dibattito. È di questo che si nutre la democrazia liberale».
Per questo l’intervista di stasera di Fazio a Mimmo Lucano diventa imperdibile. Com’è noto, l’ex sindaco (il prefetto di Reggio lo ha sospeso dall’incarico e il Tribunale del Riesame ha disposto il divieto di dimora a Riace) continua a raccogliere tanta solidarietà in ogni parte d’Italia e non solo. In più si sono mobilitati artisti, intellettuali, esponenti politici, a sua difesa e crescono iniziative in suo favore. È importante ascoltare dalla viva voce – in diretta – di Lucano le sue idee, i suoi progetti che molti vogliono soffocare, le sue ragioni. Non dovrà difendersi (ci sono i tribunali per questo) ma raccontare pacatamente come stanno i fatti, cosa è successo prima, cosa è successo negli ultimi tempi, cosa potrebbe succedere domani. La gente deve potersi fare un’idea personale, senza obbligo di schierarsi pro o contro, ma soprattutto è giusto lasciar parlare e quindi ascoltare Lucano.
In Calabria il modello Riace ha fatto scuola: ovviamente se sono stati commessi reati i responsabili dovranno essere giudicati e subire le conseguenze, ma – una volta tanto – c’è da sperare che la giustizia non rispetti i suoi usuali tempi biblici. Occorre in questo caso che il processo, ove vi siano rinvii a giudizio, sia rapido, veloce e lontano da qualunque condizionamento. Purtroppo la tv ci ha abituati a processi mediatici che assolvono e condannano con una faciloneria che fa paura: evitiamo, questa volta, di creare presunti eroi o indifendibili “colpevoli”. Lucano è una persona per bene, parlano per lui dieci anni di accoglienza. I giudici ci dicano dove e come ha sbagliato, nel caso i fatti lo accertino, ma rispettino l’uomo e le sue idee e, soprattutto, rispettino i calabresi che sul modello di Lucano hanno mostrato, come sempre, di saper interpretare a pieno i sentimenti di accoglienza e solidarietà. E cioè facciano presto, prima che il processo mediatico che inevitabilmente verrà divida l’Italia e il Paese, tra chi stima Lucano e chi non lo approva. (s)
23 settembre – Se venissero confermate le voci, la sfida per la conquista della poltrona della Cittadella di Germaneto, il prossimo anno, diventerebbe tutta cosentina: a sfidare Oliverio (di San Giovanni in Fiore) due cosentini doc, Mario Occhiuto (attuale sindaco di Cosenza) e l’europarlamentare pentastellata Laura Ferrara.
Dopo l’ufficializzazione della ridiscesa in campo di Mario Oliverio, che punta a una riconferma come Presidente della Regione, si vanno delineando le altre candidature per la conquista di Germaneto. Con buona pace di Sergio Abramo, il centro-destra sembra voler convergere sul sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, su cui andrebbero a concentrarsi anche i voti di Lega e Fratelli d’Italia. Non c’è alcuna ufficializzazione, anche perché manca ancora un anno, ma soprattutto risulta difficile interpretare i malumori che da più parti, nel centro-destra, continuano a registrarsi. A Fiuggi, sotto sotto, in questi giorni si è sentito tutto e il contrario di tutto, con la sensazione che, nonostante le rassicurazioni e i buoni propositi, ci sia molto da ricucire tra Forza Italia e Lega, anche soprattutto a livello regionale. In Calabria, com’è noto, l’affermazione degli azzurri è stata determinante per contenere lo “sfascio” provocato dai pentastellati e la Lega (che ha eletto Salvini proprio a Reggio Calabria) lo riconosce in pieno, tanto da non avere dubbi che la poltrona di governatore dovrebbe spettare a Forza Italia. L’on. Domenico Furgiuele, segretario regionale della Lega e uomo di Salvini in Calabria, mostra, però, perplessità su una lista unica di sapore civico, dove ogni alleato possa portare l’acqua del suo mulino. In ogni caso, qualsiasi ipotesi di candidatura “forte” dovrà tenere conto delle elezioni europee di primavera e degli scenari politici che si andranno a delineare. Occhiuto, a Fiuggi, con il fratello Roberto (deputato di Forza Italia) e la coordinatrice regionale Jole Santelli, non smentisce la sua probabile candidatura «Sono tanti a sollecitarmi a correre per la Regione, ma voglio riflettere, ci devono essere le necessarie convergenze di tutti i partiti del centro-destra». L’idea, detta in soldoni, è una lista civica con un progetto di sviluppo che vede partecipi e coinvolti tutti gli schieramenti del centro-destra. Unica chance – aggiungiamo noi – per controbattere un pd lacerato e incapace di esprimere l’unità necessario per il rilancio e il Movimento Cinque Stelle che, alle politiche in Calabria, ha raccolto a piene mani tra gli elettori insoddisfatti di pd e forza Italia. L’incognita – che le elezioni europee potrebbero sciogliere – è se i grillini faranno il bis beffando, di nuovo democrat e soprattutto azzurri.
Il Movimento Cinque Stelle – secondo i rumours di Montecitorio – sembra orientato a puntare su Laura Ferrara, unica europarlamentare calabrese, che ha fatto in questi anni un lavoro serio impegnandosi anche oltre le linee del Movimento. D’altro canto l’azzardo degli sconosciuti, riuscito alle politiche, potrebbe risultare fatale nella corsa a governare la Calabria. (s)
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