Sabato 20 marzo, alle 17.30, sulla pagina Fb del Circolo di Vallefiorita e del PD di Catanzaro, è in programma l’iniziativa Il Partito Democratico riparte dai territori, promosso dal Circolo PD di Vallefiorita.
Il circolo di Vallefiorita, tra i più attivi della provincia, che ha tra i suoi iscritti l’ex presidente della Provincia e attuale componente dell’Assemblea Nazionale, Enzo Bruno (che interverrà al dibattito), con questa iniziativa vuole promuovere un confronto e una discussione sul nuovo corso del Partito Democratico in un’ottica di rilancio dell’attività politica anche in vista delle prossime elezioni regionali.
Intervengono Antonio Iamello, Antonio Pellegrino, Lino Puzzonia, Alberto D’Arrò, Marco Rotella, Tonino Benincasa, Angela Robbe, Salvatore Passafaro, Gianluca Cuda, Stefano Graziano, Aquila Vilella, Fabrizia Caridi, Rosalia Pezzaniti, Patrizia Loiarro, Maurizio Caligiuri, Panti Narciso, Danilo Scollato, Nicola Irto.
Ha espresso grande soddisfazione il Pd di Cittanova per la decisione dell’Asp di Reggio Calabria, che consentirà agli anziani di vaccinarsi a Cittanova nei locali dell’ex Ospedale, dove sarà allestito un Centro di Vaccinazione.
«Si tratta – si legge in una nota – di un importante risultato ottenuto grazie all’impegno del PD, del sindaco e dell’Amministrazione Comunale. Occorre, pertanto, mettere in evidenza l’azione sollecita profusa dal Sindaco e dall’Amministrazione comunale nell’interlocuzione continua e serrata con l’Asp reggina per rivendicare la necessità di avere un Centro di vaccinazione anche a Cittanova».
«Accanto a ciò – continua la nota – si sottolinea il sollecito impegno dell’On. Nicola Irto e del Gruppo regionale del PD, interessati del problema da parte del nostro circolo, i quali incontrando il Commissario per la sanità Guido Longo hanno chiesto e condiviso l’impegno ad aumentare del 30 per cento i punti di vaccinazione nella regione, comprendendo tra questi Cittanova, Laureana e Delianuova».
«Avevamo denunciato da settimane – viene ricordato nella nota del PD – il fatto che non si potessero esporre a gravi rischi le persone fragili over 80 anni, ben 700 nostri concittadini, facendoli recare nel pieno dell’inverno presso strutture di altri comuni, per due volte nell’arco di tre settimane, per poter effettuare le dosi di vaccino. E abbiamo avanzato, con grande forza, la richiesta di predisporre quanto necessario per consentire ai nostri concittadini di potersi vaccinare nel proprio comune di residenza, considerata anche l’esistenza di una struttura come quella ospedaliera pienamente idonea per tale servizio».
«Adesso – continua ancora la nota – grazie al positivo risultato ottenuto, i nostri anziani potranno recarsi presso i propri medici di famiglia per prenotare il loro vaccino. Sarà altresì essenziale garantire il vaccino al proprio domicilio a quanti non sono in grado di muoversi dalla loro abitazione. Occorrerà, inoltre, tenere elevata l’attenzione, col fine di individuare le soluzioni più efficaci e razionali che consentano di favorire la somministrazione dei vaccini in maniera tempestiva e capillare, a cominciare dalle fasce più deboli della popolazione e dalle categorie maggiormente esposte al rischio contagio, con un chiaro piano operativo da parte dell’Asp e attraverso comunicazioni altrettanto chiare e uniformi».
«Con tale spirito – conclude la nota – continuerà l’impegno del PD cittadino per tutelare i diritti della nostra comunità e perché essa venga rispettata, con il forte auspicio di uscire presto da questa difficile emergenza, creare le condizioni per rimettere in moto il tessuto socio economico cittadino e tornare a poter vivere senza le attuali limitazioni guardando con fiducia al futuro». (rrc)
Il gruppo reggino del Partito Democratico, in merito alle elezioni della Città metropolitana, in programma per questa domenica, 24 gennaio, ha ribadito che «le elezioni per il rinnovo del Consiglio Metropolitano sono un fatto necessario ed urgente, non rinviabile, soprattutto oggi che ci troviamo ormai a tre giorni dal voto».
«La Città Metropolitana di Reggio Calabria – si legge in una nota – ha di fronte a sè degli appuntamenti improcrastinabili, dei veri e propri treni che passano una volta sola e che la nostra comunità politica non può permettersi di perdere. Ci riferiamo ad esempio all’approvazione del bilancio previsionale dell’Ente, la cui scadenza è fissata per il prossimo 31 gennaio, atto fondamentale attraverso il quale fissare le principali linee di sviluppo del territorio metropolitano, su assi strategici come quello della viabilità, della scuola, dell’ambiente, ed ancora la cabina di regia per il perfezionamento del Recovery Plan e la programmazione della spesa delle risorse in esso contenute».
«Inoltre – continua la nota – non è procrastinabile la grande partita dell’aeroporto dello Stretto Tito Minniti, con la possibilità attuale che la Città Metropolitana entri nella governance della società di gestione per poter incidere concretamente, dall’interno, sulle linee di sviluppo presenti e future dello scalo. Ed ancora il piano per la gestione degli impianti di trattamento dei rifiuti, il circuito delle acque, le urgenze sulla viabilità».
1Tutti aspetti di straordinaria importanza – conclude la nota – che necessitano l’urgente composizione di un Consiglio legittimo, operativo, che possa pienamente rappresentare non solo le istanze politiche degli amministratori attualmente in carica, ma soprattutto le necessità evidenziate dai Comuni in un territorio cosi vasto ed eterogeneo che ha il diritto ad essere rappresentato in maniera compiuta». (rrc)
di SANTO STRATI – È consuetudine, oltre che legittima aspirazione, per chi giunge alla fine del mandato (parlamentare, governatore, sindaco…) riproporre la candidatura cercando la conferma. Nel caso di Mario Oliverio, governatore uscente della Calabria, che proprio venerdì ha ricevuto l’appoggio di 100 sindaci e 150 rappresentanti di circoli dem (con 5000 firme da mandare a Roma), l’idea del bis era scontata, avendo annunciato in più occasioni che si sarebbe ricandidato, e la strada della riconferma potrebbe essere persino in discesa se non dovesse difendersi dagli “amici” di casa propria, i suoi compagni di partito. La “guerra” col Pd è lampante e l’assenza a Catanzaro all’assemblea dei circoli di numerosi esponenti del partito è stata la conferma più evidente: c’è, di fatto, uno schieramento, anche regionale, contro Oliverio (tra cui Nicola Irto, Giuseppe Falcomatà, Franco Iacucci, Giovanni Puccio,Bruno Censore, Mimmetto Battaglia, Carlo Guccione) che sposa la tesi romana del rinnovamento e insiste sulla necessità di una nuova fase. In poche parole «Oliverio non è ricandidabile» e «c’è bisogno – come ha detto il commissario Graziano – di unità, lealtà e responsabilità per costruire un patto civico ampio e plurale in grado di far recuperare al Partito democratico la fiducia del calabresi».
Fiducia che Oliverio è convinto di avere. «Me lo chiedono i calabresi, – dice in sintesi il presidente Oliverio nell’intervista a Calabria.Live — e Roma non può imporre soluzioni verticistiche che non tengano conto della volontà degli elettori di questa regione». È risoluto e convinto Oliverio e nemmeno tanto arrabbiato con la Direzione Pd che da diverse settimane gli manda un messaggio chiarissimo: non intendiamo ricandidarti. E l’ultimo avviso è arrivato proprio dall’attuale commissario dem per la Calabria, Stefano Graziano, che, insieme con il responsabile dem del Mezzogiorno Nicola Oddati, insiste a dire che «alla luce del mutato quadro politico nazionale, è stato imboccato un sentiero nuovo e che su questo percorso si lavora per vincere la sfida elettorale», contestando la partecipazione «ad iniziative autoconvocate che si contrappongono platealmente alle indicazioni politiche degli organismi dirigenti». In poche parole, Oliverio è, evidentemente, un personaggio “scomodo” per la Direzione dem e la sua candidatura un boccone difficile da inghiottire. La verità è che il candidato Oliverio “imbarazza” il PD: ha fastidiose e scomode pendenze giudiziarie (ma nessuna condanna), la sua gestione passata ha incontrato e registra ancora troppi “scontenti” (sia a livello politico che tra i singoli cittadini), e da tempo si fa strada la convinzione che la sua ricandidatura possa, in pratica, consegnare la Regione al centro-destra. Serve – dicono alla Direzione PD un “uomo nuovo” (anche d’intesa con i grillini) per un recupero di immagine in una regione dove le lotte interne hanno lacerato e frammentizzato il partito.
Mancherebbe a tutt’oggi, però, la proposta alternativa, il nome “nuovo” del candidato governatore di centro-sinistra su cui convergere. In realtà, ne circolano tanti, a partire dall’attuale presidente del Consiglio regionale Nicola Irto, ma il problema è come ritrovare l’armonia e la pace tra i dem calabresi se – è la voce da Roma – Oliverio non «fa un gesto di responsabilità e si ritira»? L’ipotesi del candidato «indipendente e slegato dai partiti» portata avanti dai grillini di governo trova, del resto, molte perplessità in casa dem, ed è su questo che le cose minacciano di complicarsi, a tutto svantaggio di Nicola Zingaretti & co, mentre Matteo Renzi vuole restare osservatore silente di questa nuova spaccatura interna.
Mario Oliverio ha dalla sua i vantaggi e gli svantaggi di tutte le ricandidature: rispetto agli avversari sei giudicato per quello che hai fatto (e spesso può essere un vantaggio netto), ma allo stesso tempo rischi di vederti contestato anche il più piccolo gesto politico, qualunque iniziativa tu abbia preso nel corso della presidenza. Non sta a noi, e soprattutto in questa sede, tracciare il bilancio della presidenza Oliverio, quanto presentare il “candidato”, con le sue idee e i suoi programmi. Nel corso dell’intervista video, Oliverio non nasconde la soddisfazione di chi crede di aver fatto un ottimo lavoro e di meritare la possibilità di portare a termine progetti appena avviati (una consiliatura è breve – dice il Presidente – per completare idee e progetti), ma i suoi detrattori gli obiettano troppi personalismi e una conduzione votata più all’apparire che al fare. Osservazioni che il Presidente Oliverio rimanda bellamente al mittente: si attribuisce il merito della Zes di Gioia Tauro («che è ormai pronta al decollo») e replica sulla mancata nomina di un assessore al turismo, la cui delega ha trattenuto per sé, che «a parlare sono i numeri e sono i fatti: vanno giudicati i risultati raggiunti in questi anni, nel corso della mia presidenza. E sono numeri di tutto rispetto».
E sulla burocrazia, il “mostro” che tutto divora e distrugge, ammette di aver fatto poco, ma di voler affrontare con spirito diverso il problema. Perché i calabresi dovrebbero votarlo? SuperMario (per distinguerlo dall’altro Mario candidato antagonista per Germaneto, il sindaco di Cosenza Occhiuto) snocciola dati, fatti, numeri: «Mi propongo per il bis perché i calabresi me lo chiedono». «I calabresi – sostiene Oliverio – mi apprezzano, valutano positivamente il lavoro che è stato avviato in questi anni e mi hanno chiesto di continuare per non interrompere questo progetto che è stato messo in campo. Un progetto che ha consentito di recuperare ritardi accumulati nel corso di decenni e mettere la Calabria su una direzione di crescita e di sviluppo. Naturalmente una legislatura non basta per i problemi di una regione come la Calabria, che a lungo è stata mantenuta in una posizione di marginalità».
La spina più dolorosa riguarda la Sanità: la gestione Oliverio, per la verità, ha mostrato troppe debolezze e troppi personalismi: «Non mi hanno fatto fare il governo della Sanità, un settore vitale per la società. – dice Oliverio – E per una regione come la Calabria avere sottratto la sanità alla podestà del governo democratico della Regione è stato un danno le cui conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Mi sono battuto che la gestione commissariale a cui è affidata la sanità dal 2010 fosse superata, mi sono battuto non per avere potere ma perché il potere di decidere i programmi e come affrontare la riorganizzazione del sistema sanitario fossero rispondenti alle esigenze dei calabresi. Invece i governi che si sono succeduti, incluso l’ultimo giallo-verde, hanno deciso di mantenere la gestione commissariale». I suoi detrattori, per la verità, gli attribuiscono pesanti responsabilità proprio sull’ “assenza” di iniziative della Regione contro il decreto Calabria che ha finito di affossare la sanità nella regione.
Non è, però, soltanto sui problemi irrisolti della sanità che vengono le obiezioni contro Oliverio. Perché allora questa barriera da Roma? «Non parlerei di barriera – dice Oliverio – si tratta di rispettare l’autonomia dei territori, nel rispetto dello statuto: nei territori c’è un’organizzazione che deve essere rispettata e messa nelle condizioni di poter esprimere la propria volontà, il proprio orientamento. Mi pare che sia anche questa la bussola che guida l’azione di Zingaretti, nell’esperienza di direzione del partito. Graziano, pensa invece di fare il plenipotenziario cancellando la volontà di una realtà importante e soprattutto soffocandone le pulsioni, soffocandone le chiare espressioni di volontà. Quello che conta è il territorio, un’organizzazione sul territorio non può subire un diktat, tra l’altro senza motivazioni, senza proposte alternative. Fino ad oggi – rimarca Oliverio – non ci sono state motivazioni, almeno formali, se non quelle di un giudizio positivo da parte di esponenti nazionali del partito democratico e non ci sono proposte alternative».
Intanto, all’interno del PD, in Calabria, attacchi e frecciate e nuovi endorsement, sono ormai all’ordine del giorno, in attesa che Oliverio decida la data delle consultazioni elettorali. I calabresi sono fin troppo disorientati dalle indicazioni che vengono da Roma, si frantumano vecchi accordi e si riscoprono alleanze che sembravano sopite. Il punto principale rimane uno solo: Oliverio è in lista col Pd o viaggerà da solo? Su questo dilemma si consuma anche la farsa delle primarie («non ci sono candidati, non servono», dice Oliverio) e i tanti dubbi sulla data delle elezioni che dovrà essere indicata proprio dal Presidente.
Il capogruppo alla regione, Domenico (Mimmetto) Battaglia ha suggerito, sull’esempio che viene dall’Emilia-Romagna, di spostare la data delle elezioni al 26 gennaio, al fine di approvare la legge di Stabilità entro dicembre. «Considero un dovere – ha detto Battaglia – da parte di tutti assicurare una chiusura ordinata della legislatura, e con senso di responsabilità consentire al Consiglio regionale di discutere e approvare la manovra economica assicurando così alla nostra regione la continuità amministrativa evitando i tempi di stasi, che rifletterebbero negativamente le loro conseguenze sulla già debole struttura produttiva calabrese. Concludere la decima legislatura senza garantire l’approvazione del Bilancio 2020 e di numerosi progetti di legge in dirittura di arrivo e tanto attesi dalle categorie sociali e produttive, per l’Assemblea regionale significherebbe tradire il mandato per il quale siamo stati eletti da tutti i cittadini calabresi». Le opposizioni hanno subito risposto che, in tale ipotesi, verrebbe comunque meno il sostegno necessario all’approvazione di molti provvedimenti, quindi sarebbe meglio andare a votare al più presto.
I più maliziosi insinuano che Oliverio stia soppesando i pro e i contro di chiudere alla data esatta (il 24 novembre) la legislatura. «Deciderò la data delle elezioni entro la prossima settimana» – ha dichiarato a Calabria.Live. Ma i suoi fans sono smarriti su quale sia l’opportunità migliore. Anticipare la data (il 1° o il 15 dicembre) significherebbe bloccare una qualsiasi possibilità di intesa dem-grillini su un nome comune (che non sarebbe comunque quello di Oliverio); spostarla a gennaio equivale a offrire più tempo agli avversari per la campagna elettorale, che sarà – facile prevederlo – senza esclusione di colpi. Oliverio ritiene difficile che l’esperienza del nuovo governo possa avere riflessi (nel bene o nel male) sul futuro governo della Regione: i pentastellati eletti in Calabria sono divisi su un eventuale accordo sul modello nazionale, prevedono, nel caso di una lista comune, una débâcle clamorosa. L’eurodeputata Laura Ferrara e il presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra sono contro Oliverio e, al massimo, concedono un’intesa sul nome di un indipendente slegato dai partiti, ma l’altra anima dei grillini si rende conto che più tempo passa e più si logora il loro difficile rapporto col territorio. L’abbandono della sen. Silvia Vono a favore di Italia Viva di Matteo Renzi è un segnale chiaro che la disorganizzazione del movimento (che aspirerebbe a essere partito, ma non ci riesce senza tradire l’idea di rottura col passato) sta producendo molti malumori in regione ed probabile prevedere altre “emigrazioni”.
Oliverio su tutto ciò mantiene un invidiabile ottimismo. Ritiene di avere la vittoria in tasca, anche se l’uso del simbolo – ha sottolineato il commissario Graziano ai giornalisti – «è esclusivamente in capo al commissario». Tradotto in soldoni, vuol dire che se questa “guerra” fratricida non trova immediata tregua, Oliverio dovrà farsi una lista propria e sfidare il partito. Con conseguenze che nemmeno il più esperto dei politologi potrebbe immaginare: alle passate elezioni del 23 novembre 2014, la coalizione che appoggiava Oliverio portò a casa 490.229 voti (61,41%): la lista “Oliverio Presidente” raccolse 97.618 voti, mentre quella col simbolo del partito democratico 185.209, ovvero il doppio. Una lista civica di Oliverio quanto avvantaggerebbe il centro-destra (che mostra ancora qualche disorientamento tra chi vuole Occhiuto e chi no)? Il Presidente resta imperturbabile alla domanda: «Io sono incoraggiato da una coalizione di centro sinistra che ha invitato il partito a sostenermi (all’assemblea dei circoli non era ufficialmente presente il partito democratico): mi auguro che il Pd possa ritrovare le fila di un rapporto con questa coalizione, soprattutto per evitare strappi senza ragione». (s)
P.S: Repetita iuvant. Questa intervista (quella a Occhiuto pubblicata il 22 settembre e le altre che seguiranno nelle prossime domeniche ai candidati a governatore) non sono spot elettorali: Calabria.Live non parteggia per alcuno, se non per i calabresi e la Calabria tutta. Chiunque ha idee da presentare, argomenti su cui ragionare, troverà qui una piazza aperta e disponibile a diffondere, nella dialettica del confronto, opinioni e proposte. La Calabria ha bisogno di concretezza, non di parole vuote che, ormai, per fortuna, non riescono ad incantare più nessuno. La sfida alle prossime regionale non va giocata sui nomi, ma sulle idee e su propositi realizzativi per far crescere la nostra terra, per dare finalmente un futuro (in casa) ai nostri ragazzi, per trasformare la Cenerentola del Mezzogiorno nella California d’Europa.
21 ottobre – Questa sera su Rai1 l’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano sarà ospite per un’intervista da Fabio Fazio a Che tempo che fa. Un’ospitata “scomoda”, tra i mugugni dei parlamentari leghisti della Commissione di Vigilanza che hanno chiesto in vari modi a Fazio e alla RAI di non invitare l’uomo simbolo del modello Riace nell’accoglienza ai migranti. «Nonostante la revoca agli arresti domiciliari – hanno scritto in una nota i parlamentari della Lega membri della commissione di Vigilanza – è evidente come Lucano sia accusato di aver violato norme civili, amministrative e penali sull’accoglienza. Chiediamo quindi che Fazio non chiami il sindaco in trasmissione. La tv pubblica non può divulgare modelli distorti sull’onda di strumentalizzazioni ideologiche. Sulla questione prepareremo, inoltre un’interrogazione in Commissione di Vigilanza Rai». I parlamentari della Lega in Commissione di Vigilanza sono: Paolo Tiramani, Massimiliano Capitanio, Simona Pergreffi, Dimitri Coin, Igor Iezzi, Giorgio Maria Bergesio e Umberto Fusco.
Ai leghisti ha risposto con un tweet Davide Faraone, membro della Commissione di Vigilanza, di area PD: «Secondo i parlamentari della Lega Mimmo Lucano non dovrebbe essere invitato in trasmissione da Fazio perché comunicherebbe modelli distorti e lontani dalla legalità. Se questo è il criterio, chiederei alla Rai di far sparire dagli schermi Salvini ed i dirigenti Lega». Contro la presa di posizione della Lega si è schierato anche il Partito democratico:«La Lega vuole limitare la libertà di informazione e distruggere un modello di accoglienza che ha funzionato. Per questo vuole censurare l’intervista di Fabio Fazio a Domenico Lucano. Sono metodi di altre epoche storiche, non applicabili nel 2018 e in una democrazia moderna. I parlamentari leghisti in Commissione di Vigilanza Rai dovrebbe dimettersi per inadeguatezza. E quelli del Movimento 5 stelle non hanno niente da dire?».
La Federazione della Stampa e l’Usigrai (il sindacato dei giornalisti Rai) a questo proposito hanno fatto pervenire un perentorio messaggio al governo: «Rassegnatevi, i partiti non possono e non devono decidere chi può e chi non può essere ospite di una trasmissione. Come non devono mettere bocca sui sommari dei Tg. O peggio sui direttori di reti e testate. Siamo certi che nessuno in Rai cederà al veto dei parlamentari della Lega su Domenico Lucano. La soluzione non è mai cancellare. Ma semmai aumentare le occasioni di ascolto, di confronto e di dibattito. È di questo che si nutre la democrazia liberale».
Per questo l’intervista di stasera di Fazio a Mimmo Lucano diventa imperdibile. Com’è noto, l’ex sindaco (il prefetto di Reggio lo ha sospeso dall’incarico e il Tribunale del Riesame ha disposto il divieto di dimora a Riace) continua a raccogliere tanta solidarietà in ogni parte d’Italia e non solo. In più si sono mobilitati artisti, intellettuali, esponenti politici, a sua difesa e crescono iniziative in suo favore. È importante ascoltare dalla viva voce – in diretta – di Lucano le sue idee, i suoi progetti che molti vogliono soffocare, le sue ragioni. Non dovrà difendersi (ci sono i tribunali per questo) ma raccontare pacatamente come stanno i fatti, cosa è successo prima, cosa è successo negli ultimi tempi, cosa potrebbe succedere domani. La gente deve potersi fare un’idea personale, senza obbligo di schierarsi pro o contro, ma soprattutto è giusto lasciar parlare e quindi ascoltare Lucano.
In Calabria il modello Riace ha fatto scuola: ovviamente se sono stati commessi reati i responsabili dovranno essere giudicati e subire le conseguenze, ma – una volta tanto – c’è da sperare che la giustizia non rispetti i suoi usuali tempi biblici. Occorre in questo caso che il processo, ove vi siano rinvii a giudizio, sia rapido, veloce e lontano da qualunque condizionamento. Purtroppo la tv ci ha abituati a processi mediatici che assolvono e condannano con una faciloneria che fa paura: evitiamo, questa volta, di creare presunti eroi o indifendibili “colpevoli”. Lucano è una persona per bene, parlano per lui dieci anni di accoglienza. I giudici ci dicano dove e come ha sbagliato, nel caso i fatti lo accertino, ma rispettino l’uomo e le sue idee e, soprattutto, rispettino i calabresi che sul modello di Lucano hanno mostrato, come sempre, di saper interpretare a pieno i sentimenti di accoglienza e solidarietà. E cioè facciano presto, prima che il processo mediatico che inevitabilmente verrà divida l’Italia e il Paese, tra chi stima Lucano e chi non lo approva. (s)
23 settembre – Se venissero confermate le voci, la sfida per la conquista della poltrona della Cittadella di Germaneto, il prossimo anno, diventerebbe tutta cosentina: a sfidare Oliverio (di San Giovanni in Fiore) due cosentini doc, Mario Occhiuto (attuale sindaco di Cosenza) e l’europarlamentare pentastellata Laura Ferrara.
Dopo l’ufficializzazione della ridiscesa in campo di Mario Oliverio, che punta a una riconferma come Presidente della Regione, si vanno delineando le altre candidature per la conquista di Germaneto. Con buona pace di Sergio Abramo, il centro-destra sembra voler convergere sul sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, su cui andrebbero a concentrarsi anche i voti di Lega e Fratelli d’Italia. Non c’è alcuna ufficializzazione, anche perché manca ancora un anno, ma soprattutto risulta difficile interpretare i malumori che da più parti, nel centro-destra, continuano a registrarsi. A Fiuggi, sotto sotto, in questi giorni si è sentito tutto e il contrario di tutto, con la sensazione che, nonostante le rassicurazioni e i buoni propositi, ci sia molto da ricucire tra Forza Italia e Lega, anche soprattutto a livello regionale. In Calabria, com’è noto, l’affermazione degli azzurri è stata determinante per contenere lo “sfascio” provocato dai pentastellati e la Lega (che ha eletto Salvini proprio a Reggio Calabria) lo riconosce in pieno, tanto da non avere dubbi che la poltrona di governatore dovrebbe spettare a Forza Italia. L’on. Domenico Furgiuele, segretario regionale della Lega e uomo di Salvini in Calabria, mostra, però, perplessità su una lista unica di sapore civico, dove ogni alleato possa portare l’acqua del suo mulino. In ogni caso, qualsiasi ipotesi di candidatura “forte” dovrà tenere conto delle elezioni europee di primavera e degli scenari politici che si andranno a delineare. Occhiuto, a Fiuggi, con il fratello Roberto (deputato di Forza Italia) e la coordinatrice regionale Jole Santelli, non smentisce la sua probabile candidatura «Sono tanti a sollecitarmi a correre per la Regione, ma voglio riflettere, ci devono essere le necessarie convergenze di tutti i partiti del centro-destra». L’idea, detta in soldoni, è una lista civica con un progetto di sviluppo che vede partecipi e coinvolti tutti gli schieramenti del centro-destra. Unica chance – aggiungiamo noi – per controbattere un pd lacerato e incapace di esprimere l’unità necessario per il rilancio e il Movimento Cinque Stelle che, alle politiche in Calabria, ha raccolto a piene mani tra gli elettori insoddisfatti di pd e forza Italia. L’incognita – che le elezioni europee potrebbero sciogliere – è se i grillini faranno il bis beffando, di nuovo democrat e soprattutto azzurri.
Il Movimento Cinque Stelle – secondo i rumours di Montecitorio – sembra orientato a puntare su Laura Ferrara, unica europarlamentare calabrese, che ha fatto in questi anni un lavoro serio impegnandosi anche oltre le linee del Movimento. D’altro canto l’azzardo degli sconosciuti, riuscito alle politiche, potrebbe risultare fatale nella corsa a governare la Calabria. (s)
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