A Reggio le Muse a confronto con Confcommercio e Confindustria: Tornare al dialogo tra politica e istituzioni

Si torni al dialogo tra politica e istituzioni. È stato questo il focus dei Dialoghi Metropolitani, evento organizzato dall’Associazione Le Muse di Reggio Calabria, che si è confrontata con il presidente di Confcommercio, Lorenzo Labate e il vicepresidente di Confindustria, Giuseppe Febert.

Il presidente dell’Associazione, Giuseppe Livoti, nella sua premessa ha chiarito come nella programmazione annuale di volta in volta, verranno chiamati presidenti o referenti di istituzioni importanti all’interno dell’area metropolitana proprio per capire lo stato dell’arte, ciò che è stato fatto o ciò che è un diritto sapere.  

La Città metropolitana di Reggio Calabria e la sua conseguente area è stata individuata e riconosciuta per legge solo a partire dal 5 maggio 2009 grazie alla legge delega n 42 in materia di federalismo fiscale in attuazione dell’articolo 119 della Costituzione. In base a quella legge il Governo era delegato ad adottare entro 36 mesi dalla data in entrata in vigore della legge (entro il 21 maggio 2012) un decreto legislativo per l’istituzione delle 10 città metropolitane individuate dalla legislazione italiana, tra le quali la città di Reggio Calabria.

La Città metropolitana di Reggio Calabria è stata istituita dall’ordinamento giuridico nazionale con il decreto legge 5 novembre 2012, n. 188 “Disposizioni urgenti in materia di Province e Città metropolitane”. Si è ricordato, inoltre, come dell’area metropolitana di Reggio Calabria, si discute sin dagli anni Settanta, principalmente in funzione della conurbazione con la corrispondente area metropolitana di Messina e per la istituzione dell’area metropolitana dello Stretto.

Ed ancora il territorio definito dall’Aspromonte ai due fronti costieri del basso ionio reggino e del tirreno fino alla sua conformazione lineare dal comune di Rosarno a nord al comune di Melito di Porto Salvo a sud. In evidenza i comuni di Villa San Giovanni, Campo Calabro, Montebello Ionico e Motta San Giovanni mentre  l’ area di gravitazione principale è formata da otto comuni: Calanna, Cardeto, Fiumara, Laganadi, San Roberto, Scilla, Bagnara Calabra e Melito Porto Salvo mentre i rimanenti comuni formano i “sistemi secondari aggregati” che fanno riferimento per i servizi di livello inferiore principalmente su Palmi e Gioia Tauro. 

Due confronti dunque e due ospiti importanti alle Muse ovvero il presidente di Confcommercio Lorenzo Labate ed il vicepresidente di Confindustria Giuseppe Febert. La Confcommercio di Reggio Calabria è oggi una moderna Associazione che ha come propria mission rappresentare gli interessi gli operatori del commercio, del turismo, dei servizi e delle professioni.

I principali obiettivi dell’Associazione – ha chiarito subito il presidente Labate – sono promuovere e tutelare gli interessi morali, sociali ed economici degli associati nei confronti di qualunque organismo pubblico o privato, in armonia con gli indirizzi della Confcommercio nazionale e delle organizzazioni nazionali di categoria, dare identità e voce ai settori rappresentati come soggetti collettivi, organizzare le relazioni tra gli associati per la risoluzione di problemi comuni, promuovere la formazione professionale, tecnica e sindacale degli imprenditori e degli aspiranti imprenditori, fornire assistenza e consulenza alle imprese, servizi e opportunità esclusive di risparmio nella gestione aziendale.

Labate chiamato ad intervenire sulle ultime posizioni della città sull’indagine realizzata da Italia Oggi con l’Università La Sapienza vede Reggio Calabria al 95 ° posto e al 101° nel più recente rapporto del Sole 24 ore sulla qualità della vita, ha ribadito come i sondaggi non sono mai delle verità assolute perché dipendono da vari parametri richiesti agli intervistati ed occorre sempre considerare altri riferimenti quali (sanità, pericolosità, servizi sociali ecc…).

Dunque, esaminare un territorio vuol dire avere molteplici parametri di riferimento ed attribuibili a più fasce d’età cosa che effettivamente non viene mai fatta e da questo ne scaturisce che la polemica anche nel caso di Reggio ha sempre un successo mediatico.  «Occorre tornare e parlare alla politica – ha detto – occorre che la politica faccia parte della vita di impresa non dimenticando che dal 2021 hanno chiuso 320 mila tra aziende e società. Nella nostra città e Provincia, poi, manca proprio l’educazione all’impresa ed occorre una strategia comune, una scelta comune che regioni magari come la Sicilia gestiscono meglio e con più facilità per forma mentis».

Tra le iniziative che farà per la città per Natale Confcommercio offrirà Via per Via, ovvero 10 mila euro per una pubblica illuminazione ad una zona della città (lo scorso anno fu il Viale Aldo Moro), e poi una novità ovvero la nascita di una applicazione da scaricare sul cellulare denominata Movibel utile ai turisti  per fare scaturire informazioni del territorio ed orientarli alla conoscenza dei siti storico-artistici e non solo ed infine si sta pensando ad istituire un Festival Internazionale dedicato al Bergamotto con chef da tutto il mondo.

Per Confindustria ha conversato il vice presidente Giuseppe Febert: «rappresento la principale associazione di rappresentanza delle imprese manifatturiere e di servizi in Italia a cui aderiscono volontariamente oltre 150 mila imprese di dimensioni piccole, medie e grandi, per un totale di 5.382.382 addetti», ha subito chiarito Febert.

«La mission dell’associazione – ha spiegato – è favorire l’affermazione dell’impresa quale motore della crescita economica, sociale e civile del Paese. In questo senso, definisce percorsi comuni e condivide – nel rispetto degli ambiti di autonomia e influenza – obiettivi e iniziative con il mondo dell’economia e della finanza, delle Istituzioni nazionali, europee e internazionali, della PA, delle Parti Sociali, della cultura e della ricerca, della scienza e della tecnologia, della politica, dell’informazione e della società civile. Noi puntiamo alla politica del -rimani al Sud- magari divenendo una regione attrattiva per i ragazzi del Nord, poiché la nostra città con le sue ottime condizioni meteo climatiche e la sua predisposizione al turismo potrebbe essere la California  dell’Italia».

«Strategico il Porto di Gioia Tauro – ha proseguito – unico per la sua conformazione geografica e strutturale, ecco perché Msc opera in questa importante realtà che è l’area portuale che non dovrebbe essere solo un importante riferimento per il tracking. Per Confindustria sarà decisiva la costruzione del ponte sullo Stretto che va vista non in una ottica di scelta politica ma di aspetto economico, di sviluppo del territorio, basti pensare che sarebbero impegnate alla sua realizzazione circa 120 mila persone e si creerebbe una sinergia continua con la vicina Sicilia al centro del Mediterraneo».

Tra gli interventi si segnala quello del vice sindaco di Bova Gianfranco Marino, il quale ha sostenuto che le scelte politiche devono essere sempre fatte ad ampio raggio, non limitandosi al tempo attuale, ma verificando i benefici negli anni, e questo lo si evince anche da precise volontà che storicamente hanno visto rinascere centri come Roccella o ancora lo storico borgo di Bova, esempio rappresentativo delle buone pratiche della politica.  Dunque un riscatto emotivo, sociale, economico ed umano per un’area metropolitana che ancora non ha una sua identità precisa ed unitaria. (rrc)

 

L’OPINIONE / Giusy Iemma: La politica è chiamata a dare risposte ai precari regionali

di GIUSY IEMMA – Si scrive precari, si legge uomini e donne, spesso non più giovanissimi, che da anni garantiscono servizi fondamentali per funzionamento della macchina amministrativa negli enti locali, molti allo stremo dal punto di vista finanziario. Il tema della stabilizzazione dei precari della Regione Calabria torna ciclicamente.

Anche il presidente Roberto Occhiuto sono stati rinnovati gli impegni assunti dal Dipartimento Lavoro con il decreto n. 10031 del 14 settembre 2018: lavoratori che rientrano  nella graduatoria della legge n. 1 del 2014, discendenti dalla legge regionale 28 del 2008 aspettano certezze.

La politica è chiamata a dare risposte, soprattutto in questo delicato momento storico in cui l’incertezza economica aggravata dal post pandemia e dalla guerra in Ucraina, rischia di innescare una pericolosa bomba sociale. Nella direzione delle risposte sollecitate dai precari, comunque ricordare che le Segreterie regionali delle Organizzazioni Sindacali di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl, in un recente incontro con gli assessori regionali, hanno segnato un importante passo in avanti nella trattativa. Ma tutto ciò non basta se non c’è una vera e seria volontà politica di chi governa la Regione Calabria.

Per questo è doveroso iniziare questo percorso di stabilizzazione rivedendo il Piano del fabbisogno di personale, aumentando il numero delle Categorie professionali D da stabilizzare nell’anno 2022 da 89 a 107, in modo da comprendere tutti i precari del programma stage il cui contratto scade al prossimo 3 dicembre 2022, e non più prorogabile.

Si valuti, inoltre, la possibilità di applicare la norma di cui all’art 1, comma 27 bis, del Milleproroghe 2022 anche ai dipendenti della legge 28/08.  Occorre dunque verificare quanto personale del programma stage e della legge 28 avrà superato le prove selettive per il potenziamento dei Centri per l’impiego per stabilire il numero effettivo di lavoratori di Azienda Calabria Lavoro da stabilizzare e l’ammontare delle  risorse finanziarie necessarie  per assorbire tutto il personale della 28.

Nel caso in cui i fondi disponibili non dovessero essere sufficienti, chiedo al Presidente Occhiuto ed alla Giunta Regionale, di avanzare urgentemente una specifica richiesta al Governo nazionale di integrazione del finanziamento già previsto dal Milleproroghe 2022, per almeno 5 milioni di euro per il 2022 e 10 milioni dal 2023.

Se tutte queste azioni amministrative di buon senso saranno avviate immediatamente, e cioè prima della scadenza di dicembre, i Lavoratori della Legge n. 28/2008, presenti nella graduatoria approvata con il citato Decreto Regionale di cui la legge n. 1/2014, finalmente potranno vedere riconosciuta la loro giusta stabilizzazione lavorativa. (gi)

[Giusy Iemma è presidente dell’Assemblea regionale del Partito Democratico]

L’OPINIONE / Filippo Veltri: Quando c’era la politica

Non è mai bello autocitarsi ma in questo caso lo posso fare perché il titolo del mio libro ultimo, in libreria da pochi giorni non l’ho scelto io ma la casa editrice. Merito loro di avere centrato il problema: quando c’era la politica davvero non poteva accadere quello che abbiamo sotto i nostri occhi dopo il turno delle amministrative di domenica scorsa.

Ho in mente due casi (ma tanti se ne potrebbero fare): Catanzaro e Paola, dove è accaduto, sta accadendo e accadrà di tutto e di più, con un miscuglio di alleanze spurie e impurie nel nome del civismo, sacra parola che serve ormai per coprire tutto e in primo luogo l’assenza appunto della politica. Politica nel senso più alto del termine di battaglia di idee, di sentimenti, di animus. Un tempo si sarebbe detto anche di ideologie ma cancelliamo quel termine sennò ci mettono in qualche lista di proscrizione!

Ma se non ideologie almeno di idealità comuni, di sentire comune, di afflato simile! Nulla di tutto questo: solo la ricerca del consenso purché arrivi, in modo che magari è meglio non sapere. E così nel sacro nome del civismo ecco partiti divisi su tutto, dalla tradizione all’attualità, che si presentano uniti magari mascherati da liste di vario nome, che insieme vanno alla conquista dei municipi. E spesso ci riescono pure ma a volte inciampano, si fermano per poi ripartire con altri miscugli.

Il frutto malato della situazione di oggi alla quale porre un rimedio subito, pena il riemergere sotto mentite spoglie del problema più grande: l’attacco alla democrazia e alla libertà, di cui godiamo da molti decenni e di cui non possiamo scordarci, se non vogliamo fare la fine di chi ci stava prima del 1945 dalle nostre parti. (fv)

Lo Schiavo: Su nuovo Ospedale di Vibo aumenta sfiducia dei cittadini verso la politica

Il consigliere regionale di De Magistris PresidenteAntonio Lo Schiavo, intervenendo sulle misure di rafforzamento del servizio sanitario regionale, ha evidenziato come «sulla sanità non ci si può più dividere pregiudizialmente in base alle posizioni politiche».

«Il presidente Occhiuto e la sua Giunta ne hanno fatto, giustamente, la “madre di tutte le battaglie” – ha aggiunto – e non si può non tifare per loro affinché i risultati annunciati vengano raggiunti al più presto. Così come qualunque cittadino calabrese credo auspichi la risoluzione delle problematiche di una sanità da terzo mondo. Ovviamente, però, chi si espone nei termini in cui lo ha fatto il presidente Occhiuto, si assume una grandissima responsabilità rispetto agli impegni presi».

«Ad esempio – ha aggiunto Lo Schiavo in aula –, sulla realizzazione dell’ospedale di Vibo Valentia, che il presidente Occhiuto ha fissato al 2025, devo ricordagli che i cittadini vibonesi aspettano da oltre vent’anni la costruzione di un nuovo ospedale perché tanti ne sono passati da quando è stata messa la prima pietra in quel sito. Ovviamente poi non stupiamoci se i cittadini non credono più alla politica, chiunque sia a rappresentarla. E, quindi, non stupiamoci della sfiducia, dello sfavore che i cittadini hanno nei confronti delle istituzioni preposte a garantire il diritto costituzionale della salute».

«Se entro il 2025 – ha proseguito – verrà realizzato il nuovo ospedale di Vibo Valentia, lei, presidente Occhiuto, avrà fatto una grandissima operazione politica e sarà ricordato come colui che ha realizzato una struttura così strategica per quel territorio. Però mi corre l’obbligo di ricordarle che, nelle varie riunioni fin qui svoltesi in Prefettura e alle quali io sono stato presente, si sta parlando ancora del contingentamento delle acque. Stiamo parlando ancora di opere complementari di un presidio del quale i cittadini non hanno ancora nemmeno la percezione. Noi rappresentiamo anche le ansie dei cittadini calabresi e queste ansie è giusto che vengano portate in aula, non per finalità di contestazione ma come elemento di proposta politica e io verrei meno al mio compito se non le dicessi che lei si sta assumendo una grandissima responsabilità».

«Ci ritroveremo qui nel 2025 – ha concluso – e io sarò lieto di festeggiare con lei, presidente Occhiuto, se verranno raggiunti gli obiettivi prefissati ma sarò qui anche a ribadirle quello che lei ha detto in questa giornata qualora quest’opera strategica non sarà realizzata». (rrc)

L’OPINIONE / Denis Nesci: Quell’inadeguatezza politica e istituzionale che fa male alla città di Reggio

di DENIS NESCILa città di Reggio Calabria in tuta la sua gloriosa storia, ha conosciuto il peggior governo negli ultimi sette anni, per manifesta incapacità di offrirle una visione, se pur con i tanti problemi che la gestione ordinaria ed amministrativa ha presentato.

In ultimo, solo per ordine di tempo, è arrivato un goffo tentativo di delegittimare la stampa locale, rea di evidenziare e dimostrare un’inadeguatezza politica di una classe dirigente di sinistra. Inadeguatezza che trasuda un mediocre livello istituzionale tale da motivare consiglieri comunali e metropolitani a spingersi in una reprimenda dallo stile alquanto discutibile, nei confronti degli organi di informazione, deputati con la loro attività, a comunicare e analizzare dei fatti.

Non stupisce, dunque, se questa carenza di forma e di sostanza istituzionale, accompagnata da una gestione amministrativa non all’altezza, rischia di mandare per l’aria la stabilità economica e strutturale del Comune di Reggio Calabria, per la mancata approvazioni del rendiconto nei termini previsti.

L’indipendenza e la libera posizione dei giornalisti è un contributo fondamentale per il dibattito pubblico che dovrebbe animare le democrazie compiute come quella del civico consesso cittadini. Ma a quanto pare, il centrosinistra reggino vorrebbe amministrare assegnando bavagli ai cronisti che legittimamente – e penso fortunatamente – raccontano ai cittadini la vita e le dinamiche che la caratterizzano del Comune di Reggio Calabria. (dn)

[Denis Nesci è commissario Fratelli d’Italia di Reggio Calabria]

LA DIVERSITÀ È RICCHEZZA NON UN LIMITE
DISABILITÀ: LA POLITICA NON SIA ASSENTE

di GIUSEPPE FOTI – Il nostro personale pensiero della vita morale dovrebbe fornirci strumenti utili per trattare e rispettare le fragilità nel giusto modo. La maggior parte delle persone dovrebbe, con responsabilità, occuparsi della cura degli altri, attribuendo a ciò il giusto valore. Questi ultimi concetti, negli ultimi decenni, sono stati fonte di ricerca e di studio per rivendicare il valore etico e politico legato alla cura.

La cura, così banalizzata perché ritenuta solo un sentimento, una predisposizione d’animo o semplicemente un insieme d’azioni, oggi potremmo dire che è un valore capace di allargare i propri confini, di rinformare la vita politica e sociale e di poter essere accorpata agli altri valori liberali, come i diritti, mostrandosi pienamente compatibile. Molto si è scritto e si scriverà in tal senso, ma la differenza la farà sempre l’attenzione e il pragmatismo d’intenti che si attribuiscono a certi concetti, che paradossalmente rivestono un ruolo essenziale nella società e sostengono la vita stessa.

Quello che vorrei richiamare all’attenzione della politica, e non solo, è che il cambiamento di paradigma, inteso come condotta pratica, è possibile solo se si dà valore al concetto di responsabilità e ci si attiva per essa. La responsabilità verso chi è più fragile, che non chiede attenzioni paternalistiche, ma piuttosto il riconoscimento del proprio diritto di cittadinanza che si basa su forme mature e laiche di solidarietà.

Dalle nostre parti, sfortunatamente, siamo ancora fermi in attesa che la politica, che sembrerebbe affetta da atonia morale, si occupi concretamente della questione e si attivi a sostegno delle fasce più deboli.

Non bastano, a mio avviso, vista la mia esperienza diretta da educatore psichiatrico, proclami o egocentrismi di vario genere, e ancor meno serve demandare certi compiti a burocrati che hanno esclusivamente una visione tecno economica, misurabile con indicatori di crescita e reddito.

La disabilità ha bisogno di “senso di responsabilità” che guarda oltre le frontiere tradizionali del vivere comune e che di conseguenza propone una dimensione dove la diversità è ricchezza e non limite. Vorrei che il sociale nella nostra città superasse lo sguardo individualistico, pensasse ad unirsi e ad avere la capacità di riformarsi a beneficio del prossimo. La vulnerabilità, sappiamo bene, deve costituire il fondamento di base delle scelte sociali e politiche, partendo dalla premessa antropologica che tutti siamo fondamentalmente vulnerabili.

Alla relazionalità, anch’essa sottostimata, va riconosciuto il valore terapeutico e sociale perché attraverso essa l’individuo aderisce al mondo della vita e ne fa parte. Il filosofo Martin Heidegger scrisse in merito «il linguaggio è la casa dell’essere e nella sua dimora abita l’uomo».

Mi chiedo e vi chiedo, perché non intraprendere un confronto su tali questioni? Dobbiamo ammettere che la nostra comprensione su certi temi è ancora limitata, parziale e basata su una mentalità e una prassi esclusivamente medica che è sempre stata poco abituata a leggere la dimensione esistenziale dell’uomo e le sue complessità. Il punto di partenza per una riforma della cura non può tralasciare il fatto che ogni soggettività va guardata nella sua complessità e che prima di pseudo tecnicismi di forme di riabilitazione omologanti e categoriali, va ricercata la capacità di saper ascoltare le fragilità di ogni individuo e il suo rapporto con la vita.

Ogni fragilità è una condizione preziosa che ci accomuna e che ha poco a che fare con gli ideali di perfezione che il mondo di oggi ci fa credere reali. La malattia è quella condizione umana di fragilità che ci fa assumere un ruolo di sospensione da ciò che è la norma e con essa troviamo una sorte di “fascio di luce nelle tenebre” che nella crisi illumina la verità e ci consegna la chiarezza della vita.

La cura (responsabilità-attenzione-empatia) verso ogni forma di diversità, e non solo, potrebbe essere in ogni ambito della vita sociale e politica un modello di ispirazione che offrirebbe una prospettiva democratica inedita, a mio avviso rivoluzionaria e che necessita impegno. (gf)

[Giuseppe Foti è responsabile settore psichiatrico Cisl Fp]

L’analisi post elezioni, il prof. De Luca: Sono i candidati particolarmente competitivi a muovere il voto

«In Calabria è quasi completamente inesistente il voto di opinione, ma sono i candidati particolarmente competitivi a muovere il voto». È quanto ha rilevato il prof. dell’Università della CalabriaRoberto De Luca, nel corso dell’incontro di analisi sui dati elettorali svoltosi a Lamezia e intervistato dai giornalisti Pasqualino Rettura e Maria Scaramuzzino.

Per il prof. De Luca, infatti, «le elezioni in Calabria si vincono prima del loro svolgimento perché, alla luce della legge elettorale che prevede solo la possibilità del voto congiunto, vincono le coalizioni con candidati consiglieri in grado di intercettare il maggior numero di consensi» e che la capacità dei candidati di muovere il voto «spiega perché alcune liste, in alcune circoscrizioni o in singole città, riescono ad avere anche tre o quattro punti in più rispetto al dato regionale della stessa lista».

«Impossibile per un centrosinistra, in ordine sparso – ha spiegato – vincere di fronte a un centrodestra unito, con liste formate da candidati in grado di raccogliere un gran numero di consensi. Il dato sull’astensionismo in Calabria preoccupa, benché abbiano concorso diversi fattori: la pandemia, il fatto che si sia tornati a votare meno di due anni dopo le ultime elezioni regionali, il silenzio dei media nazionali sul voto in Calabria rispetto all’enfasi posta invece sulle elezioni comunali in importanti città italiane».

Sul voto a Lamezia, De Luca registra come «preoccupante il fatto che, nel giro di dieci anni, sia calata drasticamente l’affluenza al voto dei lametini. Se prendiamo come riferimento il secondo turno delle elezioni comunali, tra il 2010 e il 2020 l’affluenza si è praticamente dimezzata. Dato che si conferma anche alle ultime elezioni regionali, con il dato sull’affluenza di Lamezia quasi tre punti sotto il dato regionale».

«Non deleghiamo ai tecnici la discussione sulla legge elettorale, nazionale e regionale, ma discutiamone perché ci siano sistemi elettorali in grado di valorizzare la rappresentanza. Più mortifichiamo la rappresentanza, più i cittadini continueranno ad allontanarsi dalle urne», ha affermato il professore Silvio Gambino nel suo intervento sottolineando la necessità di interpretare «il bisogno diffuso del voto di tanti cittadini che si esprime in un non voto».

Sullo Statuto e la legge elettorale regionale, il professore Walter Nocito ha parlato di una legge elettorale calabrese «scritta su misura, dalla maggioranza e dall’opposizione, per favorire i grandi portatori di voti e impedire il ricambio nel consiglio regionale calabrese».

«Un sistema che favorisce il feudalesimo politico – ha aggiunto –. Ma questo non è l’unico sistema elettorale possibile. Ci sarebbe la possibilità di un sistema elettorale con voto disgiunto oppure un sistema maggioritario con collegi uninominali, che ostacola i ras delle preferenze e incentiva i candidati a stabilire una relazione diretta con il proprio territorio».

Tra gli interventi, Rosario Piccioni, già candidato al consiglio regionale e consigliere comunale, ha avviato un’analisi del voto a Lamezia, soffermandosi sul dato dell’astensione alle ultime regionali, con tre punti in meno in città rispetto al dato calabrese sull’affluenza, sottolineando la significativa differenza dei risultati elettorali all’interno della stessa città. Una legge elettorale, quella calabrese, che per Rosa Tavella ostacola e nei fatti impedisce la partecipazione creando un ulteriore danno alla salute della democrazia calabrese.

Vivace il dibattito seguito agli interventi dei tre docenti, concluso con l’impegno a proseguire la discussione avviata nei prossimi mesi per riflettere sulle dinamiche in atto e le prospettive della società calabrese. (rcz)

Donne e Politica, la delusione di Lella Golfo «La politica ancora una volta penalizza le donne»

di PINO NANOLella Golfo, storica fondatrice e presidente della Fondazione Marisa Bellisario, entra nel dibattito politico nazionale a muso duro, alla sua maniera di sempre, da vecchia e imperdonabile passionaria della politica italiana, e dalle colonne della newsletter della Fondazione manifesta la sua “rabbia” contro un sistema politico che è ancora molto lontano dal pianeta femminile.

E, intanto, lancia il grande Raduno Donne e Potere il prossimo 29 e 30 ottobre all’Auditorium di Roma.

Non usa mediazione alcuna Lella Golfo, nel commentare il dato elettorale di queste ultime ore. Dice con fermezza: «Sono state due settimane intense, tanto lavoro e persino poco tempo per seguire quella politica che è la mia passione insanabile. Non credo di aver perso molto a giudicare da quelli che sono i primi risultati che si intravedono». 

Delusa, fortemente delusa la vecchia leader delle donne imprenditrici italiane

Due sole notazioni per non scendere nei giudizi politici che non mi competono. La prima è indipendente dai risultati e riguarda l’assenza quasi totale di donne dalla competizione elettorale. Poche, pochissime, in alcuni grandi città addirittura assenti nelle liste dei candidati con qualche chance per vincere. Aspettiamo la conta dei voti, i turni di ballottaggio ma ho la netta sensazione che queste amministrative sanciranno un passo indietro in tema di presenza femminile in politica. 

È la regola spietata del “maschio al comando” sempre e comunque?

Abbiamo fatto passi giganteschi alla guida delle aziende e il Pnnr promette di farcene fare altrettanti sul fronte dell’occupazione e della conciliazione, ma la politica continua a tirare i remi in barca, a dare continui schiaffi alla modernità, a rimandare il necessario cambio di passo. Noi, come sempre, abbiamo fatto la nostra parte dando spazio alle candidate iscritte alla Fondazione ma senza un impegno serio da parte dei partiti, il rischio è di continuare a parlare di democrazia dimezzata.

Qual è stata l’altra nota dolente della  campagna elettorale appena conclusasi?

La seconda notazione credo sia legata a filo doppio alla prima: queste elezioni hanno confermato in maniera drammatica il disinteresse degli italiani alla politica. L’astensionismo sarà certamente uno dei temi caldi delle prossime settimane. E io spero vivamente che se ne parli, che i partiti si interroghino su quale distanza siderale li divide orami dalla gente, anche quando in ballo c’è qualcosa di assai concreto e vicino come l’amministrazione delle proprie città. È un brutto segnale per la democrazia.

Ma la Fondazione Bellisario vedo che non si ferma mai?

Siamo una bella generazione, e io sono davvero orgogliosa di annunciare che il 29 e 30 ottobre si terrà la 21ª edizione del nostro Seminario internazionale Donna, Economia & Potere. Restiamo a Roma, dove si erano tenute le primissime edizioni e per ripartire alla grande abbiamo scelto l’Auditorium Parco della Musica “Ennio Morricone”.

“Donna, Economia e Potere”, una bella provocazione?

Il titolo l’ho “rubato” al Presidente Mario Draghi: quando durante l’Assemblea di Confindustria in un discorso applauditissimo ha usato l’espressione «il gusto del Futuro», ho capito che era un prestito lecito, perché riassumeva la nostra visione: ottimismo e pragmatismo, perché per costruire qualcosa di bello bisogna avere passione e idee, guardare al domani con la concretezza di chi non sa stare al mondo se non rimboccandosi le maniche.

Sul blog della Fondazione c’è già il programma di massima di questo nuovo happening delle donne che più contano nel Paese.

Ci sarà come sempre la presenza istituzionale e poi i temi di più pressante attualità, guardando al futuro. Economia della conoscenza: Sviluppo, Transizione, Digitalizzazione” e “Donne & Intelligenza Artificiale saranno gli argomenti al centro delle due tavole rotonde mentre il sabato metteremo in scena B-Factor: fattore Bellisario, un format per dare visibilità e opportunità a 15 startup innovative, che si “esibiranno” in cerca di sostegno economico e suggerimenti pratici da parte di imprenditori, manager ed esperti.

Come sempre, daremo vita a un confronto paritario e sfidante, da cui far emergere proposte concrete da portare all’attenzione delle istituzioni, del Governo e dell’opinione pubblica. E, poi, la novità del format “B-Factor” perché il cambiamento passa anche dalle giovani imprenditrici, ragazze di talento che hanno buttato il cuore oltre l’ostacolo e che vogliono costruire qui, nel loro Paese, la loro idea di futuro”.

Onorevole Lella Golfo, vedo che va avanti come una vera macchina da guerra…

La pandemia non ci ha fermate ma “caricate”. È stato un periodo di riflessione e oggi che il protagonismo femminile e il binomio Donne & Potere hanno dimostrato di essere una delle chiavi di volta per la ripartenza, noi siamo ancor più pronte a scendere in campo.

-In bocca al lupo!

“Crepi”. (pn)

Scarcella (Cambiamo!): Dobbiamo riscoprire l’idea pedagogica della politica

Cetty Scarcella, viceresponsabile nazionale dei Giovani di Cambiamo!, ha ribadito come «la sfida per il nostro tempo è farsi interpreti di una politica autenticamente popolare che non rinunci alla competenza e alla concretezza del fare», e che «la politica locale deve essere responsabilizzata e aggregata in un patto unitario che abbia come riferimento la nazione».

Per la Scarcella, infatti, che si è soffermata ampiamente sul concetto del “coraggio del fare” che trova ampio spazio nella sopracitata Carta dei Valori di Coraggio Italia, il nuovo movimento politico fortemente voluto da Luigi Brugnaro, Giovanni Toti, Marco Marin e Gaetano Quagliariello, «dobbiamo riscoprire  l’idea pedagogica della politica, proprio come nello sport. C’è bisogno di coinvolgere i giovani per mettere in campo le migliori energie. Nel pubblico l’impegno deve essere sempre massimo, con perizia e passione perché lo si fa per un bene collettivo, per un servizio ai propri concittadini che si fidano di chi li rappresenta».

«Si tratta – ha spiegato – di quella fides pubblica di cui parlavano i Romani, che non consente superficialità. Meritocrazia, impegno, competenze, obiettivi da raggiungere, talento, responsabilità: sono queste le parole che devono circolare nella nuova politica. Le persone di buona volontà e una gestione onesta dell’Amministrazione fatta con lo spirito del buon padre di famiglia possono dimostrare che, assieme e uniti, le cose possono cambiare. Ovviamente in meglio. Per questo Coraggio Italia sarà sempre una squadra aperta, inclusiva, pronta al confronto, e, soprattutto, determinata a far vincere i propri valori».

«I principi ed i valori sanciti dalla Carta dei Valori – ha proseguito la Scarcella – mi hanno spinta ad investire, con maggior vigore, tutte le mie energie in un progetto in cui credo fortemente. Da cittadina, le cui priorità sono il bene collettivo e la tutela del nostro territorio, ritengo importante un impegno in prima persona e la necessità di sviluppare competenze specifiche da poter utilizzare, successivamente, per la crescita. Oggi assistiamo ad un’approssimazione e ad una quasi totale assenza di programmazione e progettualità. Noi giovani abbiamo il dovere di acquisire le basi di una buona amministrazione in quanto, solo avendo una visione a 360°, potremo applicare in futuro le giuste competenze per cambiare il nostro Paese».

«La mia passione per la politica – ha concluso la viceresponsabile nazionale dei Giovani di Cambiamo – trova un forte riscontro nella storia delle donne in politica. Non tutti sanno quanto la nostra regione abbia contributo alla storia dell’Italia con le sue donne. Come non citare una delle prime donne sindaco, Caterina (Ketty) Tufarelli Palumbo, eletta nel lontano 1946 e Maria Elisabetta Alberti Casellati, attuale presidente del Senato e prima donna nella storia italiana a ricoprire la seconda carica più importante dello Stato dopo quella del Presidente della Repubblica. La Casellati è di origini calabresi in quanto il padre, Vincenzo Alberti, è nato a Palizzi, piccolo centro della città metropolitana di Reggio Calabria. Indimenticabile, altresì, la figura di Jole Santelli, primo Presidente donna della Regione Calabria, emblema di un amore viscerale per il proprio territorio e di cui, purtroppo, non abbiamo potuto apprezzare in pieno le straordinarie capacità e qualità». (rrm)

REGIONALI, MEMORANDUM PER I CANDIDATI
PUNTARE SU 5 “T” PER CRESCITA E SVILUPPO

di FRANCO CACCIA – La data del voto per il rinnovo del consiglio regionale della Calabria non è stata ancora formalizzata. Sebbene in forte dubbio, l’ipotesi di tornare alle urne il prossimo 11 aprile resta ancora in piedi, ma probabilmente si voterà il 9 giugno.  A fronte di ciò, da partiti e movimenti politici, vecchi e nuovi, arrivano segnali solo in merito a tattiche di posizionamento. Del tutto assenti contenuti e proposte per comprendere la direzione di quale idea di Calabria propongono i diversi schieramenti per i prossimi anni. La politica non può e non deve limitarsi a gestire il presente ma, in particolar modo nella nostra regione, deve assumersi la responsabilità di essere strumento per la costruzione e la condivisione di un progetto di futuro, ambizioso e concreto, in cui tutti si riconoscono e tutti s’impegnano per realizzarlo.

Come intendono, i diversi schieramenti, invertire la tendenza e fare della Calabria una regione ricca di opportunità? Un tema di così vasta portata deve vedere, tuttavia, un impegno corale e multidisciplinare. Al confronto sul  cosa e come fare è chiamata anche la sociologia, scienza preziosa per la produzione di conoscenze non solo su bisogni e criticità del presente, ma anche sulle progettualità possibili per valorizzare risorse e le opportunità disponibili nei territori. Consapevole che il cambiamento non basta pretenderlo ma che bisogna costruirlo, di seguito la sintesi di un possibile sviluppo della Calabria centrato sulle 5 T: Talento- Turismo- Tecnologia- Territory-care- Tempo.

Talento – Trattenere i giovani e frenare la fuga dei cervelli è una priorità.  Molto devono fare le istituzioni preposte alla formazione(scuole-università), ma altrettanto devono fare gli amministratori locali. Fare dei nostri territori dei luoghi in un cui ognuno possa avere la possibilità di riconoscere e far crescere il proprio talento, comporta investimenti mirati con cui realizzare, anche a livello intercomunale, spazi polivalenti e opportunità per la pratica delle diverse discipline sportive ma anche per altre espressività artistiche quali la musica, il ballo, la danza, il cinema. E’ auspicabile altresì che nei diversi comuni, anche di piccole dimensioni, si sperimentino percorsi per la condivisione intergenerazionale di conoscenze ed esperienze.

Turismo – Le tante potenzialità del settore richiedono una nuova organizzazione dell’offerta che dovrebbe essere sempre più comprensoriale ed intersettoriale. L’obiettivo è mettere il turista nelle condizioni di conoscere molte più cose del nostro territorio e di fruire delle specificità dei luoghi: gastronomia ed artigianato. È altresì necessario un piano del settore che punti ad intercettare nuove forme di fare vacanza: turismo delle radici; terza età; turismo salutare e sportivo. Fondamentale la scelta di valorizzare gli 800 Km di costa con la costruzione, in luoghi strategici, di moderni e funzionali porti turistici.

TecnologiaIl Recovery Plan destinerà ingenti risorse economiche ad interventi per la digitalizzazione e l’innovazione tecnologica. Potrebbe essere questa l’occasione per recuperare i ritardi accumulati e dotare l’intero territorio delle infrastrutture necessarie a far funzionare al meglio i servizi pubblici nonché a sostenere la domanda di sviluppo delle imprese private. Molto importanti nei prossimi anni risulteranno anche gli investimenti in tecnologia legata all’economia green.

Territory-care – Incentivare e qualificare l’offerta di servizi territoriali per la cura della salute dei cittadini è diventata un’urgenza. Spazio a servizi capaci di assicurare una più efficace prevenzione ed in grado di favorire l’adozione di stili di vita salutari, causa principale della qualità di salute delle persone.    Fondamentale incentivare servizi di prossimità, quali i servizi per la cura a domicilio per persone anziane, sole e fragili. Si tratta di sostenere una certa idea di salute e di dignità della persona, ma anche di dare spazio ad un sistema di offerta che rappresenta uno dei principali bacini occupazionali dei prossimi decenni.

TempoLe idee ed i progetti camminano con le gambe delle persone. La storia insegna, vedi tempi e modalità di ricostruzione del ponte Morandi di Genova, che è la volontà la variabile decisiva. La politica e classe dirigente del territorio deve riuscire a fare, “presto e bene”, quanto necessario per rilanciare l’immagine e la qualità di vita della nostra regione. Nei prossimi anni la Calabria sarà chiamata a giocare una partita decisiva. Questa volta dobbiamo però puntare ad un solo risultato: la vittoria.

Restando nella metafora, le partite si vincono nella logica del gruppo e della squadra. Non è neutrale però la qualità dei componenti.  Al netto delle reazioni istintive per il colore della maglia attuale, avere un giocatore come Ronaldo rappresenta un punto di forza importante per il buon esito delle sfide. Ai partiti ed alle forze politiche il compito di selezionare una classe dirigente adeguata al ruolo ed alla comunità civile la responsabilità di controllare e partecipare. Il tempo della delega è finito, la Calabria, il suo futuro, ha bisogno dell’apporto dei calabresi. (fca)