L’OPINIONE / Tilde Minasi: Stiamo facendo abbastanza per Reggio?

di TILDE MINASI – Prima un lungo articolo su Repubblica, poi una foto-notizia sul Corriere della Sera, purtroppo entrambi incentrati su degrado, carenze, commistione di interessi marci, hanno offerto al mondo, ancora una volta, una pessima immagine di Reggio.

Cosa che amareggia profondamente i tantissimi reggini che amano sinceramente la propria città e si adoperano – ognuno nel modo in cui gli compete e in cui può – per farla crescere, per migliorare ciò che non va e per tutelarla.

Duole vedere Reggio rappresentata, per l’ennesima volta e su testate di questa importanza, in maniera così negativa, anche se i fatti riportati sono per la gran parte veri. Ma proprio da questo nasce la mia riflessione, che vuole essere non un atto d’accusa verso giornalisti che hanno scelto quale taglio dare al loro lavoro, ma stimolo per una presa di coscienza collettiva, che a questo punto non può più essere rimandata, sia come Istituzioni, che come cittadini.

Cosa stiamo facendo, per evitare che si debbano leggere ancora, in futuro, reportage di questo genere sulla nostra città? Stiamo facendo abbastanza? Cosa avete provato nel vedere la vostra Reggio raccontata così?

Personalmente ho provato rabbia, mista a dispiacere e rammarico per una narrazione che fa male a tutti, demolisce tutto ciò che pian piano tanti di noi stanno faticosamente costruendo per cambiare davvero il volto alla città e che potrebbe essere diversa solo se tutti insieme decidessimo finalmente di rispettarla, restituendole la dignità che merita.

Che responsabilità ha la città – e i suoi cittadini – se l’Autostrada ex Salerno-Reggio Calabria, ora A2, è da decenni una tela di Penelope che sembra sempre pronta ad essere definitivamente completata, per poi tornare a riempirsi di interruzioni e deviazioni per lavori? Che responsabilità ha la città – e i cittadini – se il procuratore capo viene sospeso perché non poteva essere eletto in quel ruolo? Che responsabilità ha la città – e i cittadini – se la procura “sta nel silenzio”, quando è una riforma governativa che lo impone? Che responsabilità ha la città – e i cittadini – se il cantiere del nuovo Tribunale apre e chiude a singhiozzo da 17 anni?

La lettura dell’articolo di Repubblica, dunque, per alcuni versi va capovolta: molte delle mancanze di cui soffre il territorio derivano dalla disattenzione delle Istituzioni statali. Ma ciò non può comunque giustificare le mancanze di chi amministra a livello locale il territorio e di chi il territorio lo vive e lo violenta quotidianamente.

L’Amministrazione comunale, infatti, non solo non riesce a incidere sui settori di sua stretta competenza, ma ancor meno si dimostra all’altezza di attrarre l’attenzione governativa e condizionarne l’azione in senso favorevole, diversamente da quanto stiamo invece riuscendo a fare, a piccoli passi, a livello regionale, grazie all’asse politico forte che ci lega a pezzi importanti del Governo in carica.

Ma ciò non basta.

Serve un cambiamento radicale di pensiero, ancor prima che di azione. Serve un moto d’orgoglio che ci faccia recuperare il senso di appartenenza a questa città dal passato glorioso e ci spinga a pretendere efficienza, pulizia, ordine, dagli Enti e da noi stessi.

Il cambiamento deve necessariamente partire dal basso, passa necessariamente attraverso le Persone.

Già tantissime sono quelle che operano per il bene di Reggio. Troviamo il modo di coinvolgere anche tutte le altre, soprattutto ora che, grazie ai fondi del Pnrr, abbiamo un’occasione unica e non possiamo permetterci di sprecarla!

Altrimenti ogni passo in avanti che saremo riusciti faticosamente a fare verrà ogni volta e nuovamente annullato dal giornalista di turno che, inevitabilmente, continuerà ad essere “rapito” dal volto oscuro di Reggio, anziché dalla sua bellezza. (tm)

L’OPINIONE / Emilio Errigo: La bella e concretamente dimenticata Calabria

di EMILIO ERRIGO – Io mi sento Italo-Calabrese con la C maiuscola, per fortuna e grazie ai miei genitori lo sono.
Apro con questo irrituale  periodo,  la consueta  sintetica opinione, al solo fine di puntualizzare con orgoglio la mia regione che mi ha dato i natali: “la bella e concretamente dimenticata Calabria”.
Scrivo di primissima mattina, questa opinione con tristezza e amarezza, perché non ce la faccio  per mia cultura e professione a omettere di manifestare la verità. Sono arrivato da qualche giorno a Reggio Calabria e cosa mi è toccato mio malgrado vedere? Due grandi tristezze!
La prima, lo stato non accettabile, in cui versano l’ingresso e i locali di accoglienza e permanenza pazienti e accompagnatori del Pronto Soccorso dell’Ospedale Riuniti della Città Metropolitana di Reggio Calabria. La seconda,  grande tristezza e amarezza, lo stato di incuria generale e scarsissima attenzione del verde pubblico e privato, delle due rotonde veicolari, di entrata e uscita all’Aerostazione del sedicente e mal funzionante Aeroporto dello Stretto “Tito Minniti” di Reggio Calabria.
Vi prego di andare a vedere ciò che ho visto con i miei occhi e farvene una vostra opinione. Perché tutto questo?
Cosa hanno fatto di tanto male i 550 mila cittadini dei 97 Comuni della Città Metropolitana di Reggio Calabria, per meritare tanto disinteresse generale?
Comprendo che non sia cosa facile gestire la complessità amministrativa regionale e provinciale, ma dare una brutta immagine della Città di  Reggio Calabria, non credo che sia utile per non pochi  indifferenti e poco attenti, amministratori pubblici e privati.
Vi prego di visitare i locali esterni e luoghi di accoglienza e permanenza famigliari accompagnatori, “tecniche inadeguate da terzo mondo” del Pronto Soccorso dell’Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria, anche se non sono assenti delle panchine in metallo posizionate nelle immediate adiacenze del Pronto Soccorso.
Credetemi in fede, che non sia una bella immagine nel vedere tante persone famigliari dei pazienti accompagnati in Pronto Soccorso, sedute per necessità e urgenza, piangere su piccoli muretti esistenti vicino l’ingresso ambulanze dell’Ospedale Metropolitano.
Poi che dirvi dello stato in cui versa l’area esterna dell’Aerostazione dell’Aeroporto Tito Minniti, comprese le strade di accesso e uscita alla e dalla, infrastruttura pubblica aeroportuale.
Non aggiungo altro!
Invito il cortese e tanto impegnato Presidente della Regione Calabria, Commissario alla Sanità e persona notoriamente sensibile alle problematiche sociali e igienico-sanitarie, di dedicare una mezza giornata alla dimenticata Città di Reggio Calabria e visitare di persona, i luoghi e gli spazi pubblici citati, per rendersi conto de visu, ciò che ho sentito il dovere di segnalare a chi di competenza. (er)

[Emilio Errigo è nato a Reggio Calabria]

Alla Mediterranea il mini simposio “Green, Suistinable and CircularChemistry&Engineering”

Domani, alla Residenza Universitaria di Eccellenza di via Roma dell’Università Mediterranea di Reggio, è in programma il mini simposio Green, Sustainable and Circular Chemistry&Engineering che vedrà coinvolti i professori Rafael Luque (Università di Cordoba) e Joseph Samec (Università di Stoccolma).

L’iniziativa sarà un’importante occasione di confronto ed approfondimento sui temi della chimica verde e l’economia circolare per gli studenti magistrali e di dottorato delle discipline attinenti l’ingegneria ambientale ed agraria dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria.

Ordinario presso l’Università di Cordoba, il Prof. Rafael Luque è uno degli scienziati più influenti nel campo dei processi chimici ed ingegneristici sostenibili con particolare riferiremo alla valorizzazione di scarti agro-industriali per la produzione di chemicals, materiali e biocombustibili.
Il prof. Luque, a partire dal 2019, è stabilmente nella lista WOS-clarivate “Highly Cited Researchers” ovvero degli scienziati che si collocano nella top 1% di citazioni per campo e anno in Web of Science.

Il Prof. Joseph Samec è professore ordinario presso l’Università di Stoccolma ed è da anni un punto di riferimento per le attività di ricerca incentrate sulla chimica verde per la trasformazione di biomasse lignocellulosiche. Nel 2012 ha fondato RenFuel, una start-up che produce biocarburanti da lignina. (rrc)

 

L’OPINIONE / Claudio Aloisio: Un controsenso che a Reggio non si trovi personale nonostante la disoccupazione alta

di CLAUDIO ALOISIOLa difficoltà di trovare personale da parte delle aziende è un fenomeno nazionale che, però, balza maggiormente all’occhio quando ciò avviene in un territorio come quello di Reggio Calabria che ha una percentuale di disoccupazione tra le più alte d’Europa.

Un controsenso quindi, almeno così parrebbe a una prima occhiata: com’è possibile che in una provincia con un tasso di disoccupazione così alto non si trovi personale?La risposta è ovviamente complessa, non c’è un unico motivo ma, probabilmente, uno predominante si. E in questo caso ci vengono in aiuto i numeri.

I dati Istat aggiornati al 2021 ci dicono che le persone in cerca di occupazione nell’area metropolitana di Reggio Calabria sono 27.000. Un numero rilevante, ben maggiore della richiesta che proviene dal mercato. E allora?

Verifichiamo i numeri dell’Inps (anch’essi aggiornati al 2021) per ciò che concerne i percettori del reddito di cittadinanza. Sono 21.635 nuclei familiari per un totale di 52.609 persone coinvolte. Il reddito medio percepito è di 574,32 euro la tal cosa ci porta a desumere che, probabilmente, più della metà dei percettori arriva a prendere il massimo, 780 euro.

Quindi, al di là delle analisi sociologiche e antropologiche che pur servono, questi numeri forniscono una prima chiara risposta: tra i motivi principali della difficoltà per le aziende nel trovare personale, c’è il Reddito di Cittadinanza. 

Una misura di equità sociale che noi approviamo incondizionatamente negli obiettivi e nei principi, sia chiaro, ma non nella sua applicazione pratica dato che, da azione di sostegno e stimolo per riuscire a trovare occupazione si è trasformata, di fatto, nell’ennesima elemosina che nulla risolve a livello di sistema ma che, anzi, ostacola invece di agevolare il mercato del lavoro.

Perché se nella teoria i paletti previsti dalla norma avrebbero dovuto incentivare la ricerca di un posto di lavoro in pratica essi non sono attuati. I tre rifiuti previsti dopo i quali si decadrebbe dal beneficio sono una barzelletta dato che, se un imprenditore si rivolge ai Centri per l’Impiego, gli vengono forniti dei nominativi che lui stesso deve contattare i quali possono tranquillamente rifiutare l’offerta senza che nessuno ne prenda nota. 

Un esempio? Una nota imprenditrice, nostra dirigente, ha richiesto una figura specifica da assumere con contratto a tempo indeterminato. Il centro per l’impiego gli ha inviato 60 nominativi da contattare. Di questi 54 hanno immediatamente rifiutato senza nemmeno chiedere di che lavoro si trattasse, che tipo di azienda fosse e la tipologia di contratto. Gli altri 6 hanno solo chiesto qual era la mansione da svolgere e anch’essi, una volta saputala, hanno rifiutato (senza chiedere notizie sullo stipendio). Su 60 persone 60 dinieghi. Che ovviamente sotto il profilo formale non risultano da nessuna parte.

Ed allora, operiamo una buona volta affinché i centri per l’impiego divengano realmente operativi e forniamo ai “navigator”, altra figura mitologica di cui non si capisce bene il ruolo, gli strumenti per operare rendendo esecutive, inoltre, tutte le norme di controllo previste apportando ove necessario i dovuti aggiustamenti. 

Facciamo si che questa misura assolva realmente il compito per cui è nata: sostenere chi ha un reddito insufficiente istradandolo nel mondo del lavoro, garantendo al contempo i diritti ai lavoratori e alle imprese. Altrimenti, continuando così, il Reddito di Cittadinanza da strumento di supporto e sviluppo si ridurrà ad un costosissimo sistema di welfare dal quale difficilmente una volta entrati si potrà o vorrà uscire con il risultato che, l’unico lavoro che incentiverà, sarà quello “in nero”. (ca)

L’OPINIONE / Gaetano Nucera: La grave assenza di assistenza psichiatrica a Reggio

di GAETANO NUCERADue gli episodi degli ultimi giorni che testimoniano la totale assenza psichiatrica nella città di Reggio Calabria dietro i quali si nasconde la fragilità e la debolezza mentale di persone purtroppo non assistite e sempre più ‘fuori controllo’.

Il primo fatto che ha scosso i reggini è avvenuto sabato mattina quando un uomo nudo, con evidenti disturbi psichiatrici, vagava senza meta per le vie del centro. Il secondo, proprio nella giornata di ieri, quando davanti all’ufficio anagrafe del Municipio un altro uomo ha mostrato tutta la propria sofferenza con il lancio di mastelli e rifiuti per strada e sulle macchine.

Dopo le numerose segnalazioni al nostro giornale e la denuncia della mancanza di un centro diurno in città, nonostante la Regione Calabria preveda ben cinque strutture psichiatriche, la Cooperativa Libero Nocera, che da oltre 30 anni opera nella città di Reggio Calabria nel settore dei servizi alle persone con disabilità e non, intende rendere noto, ancora una volta, le problematiche che riguardano le procedure per l’autorizzazione al funzionamento e all’accreditamento della residenza psichiatrica denominata ‘Vallone Petrara‘, alla quale è stato già riconosciuto parere favorevole dalla Commissione sanitaria preposta al riconoscimento dei requisiti minimi.

Nella nostra città il blocco dei ricoveri per malati psichiatrici insiste da oltre 7 anni, favorendo così l’emigrazione verso altre Province e danneggiando le numerosissime famiglie che hanno al proprio interno persone fragili, provocando nel contempo un grave danno al legame relazionale tra l’ammalato e la famiglia, episodi come quelli degli ultimi giorni ci mostrano una città priva dei minimi servizi di assistenza alla persona.

Nonostante il piano della Regione Calabria 2021 preveda inoltre, nell’attuazione della rete territoriale al capitolo ‘Definizione del fabbisogno’, ben 5 centri diurni e 160 posti residenziali, nessun centro diurno e nessuna struttura residenziale sono stati ancora autorizzati nella nostra città.

Oggi sul tavolo della Regione ci sono le pratiche del centro diurno ‘Armonia‘ e della residenza psichiatrica di Vallone Petrara che aspettano di essere autorizzate e non si capisce perché ciò non avviene, nonostante abbiano tutti i requisiti e i pareri per essere autorizzati. (gn)

Manifico (Fai): Villa Zerbi divenga Polo espositivo e culturale

Marco Magnifico, presidente nazionale del Fondo Ambiente Italiano, ha ribadito la necessità di «riaprire Villa Zerbi» a Reggio Calabria. L’appello è avvenuto nel corso dell’incontro interregionale Calabria e Sicilia del Fai, durante il quale il capodelegazione reggino del Fondo Ambiente ItalianoRocco Gangemi, ha chiesto al sindaco f.f. della Città Metropolitana di Reggio Calabria, Carmelo Versace, di «aprire alle visite Palazzo Alvaro e andare incontro alla forte richiesta di conoscenza che arriva dalla città e dai visitatori».

Gangemi, ha espresso gratitudine «per la scelta di Reggio Calabria, perché  il nostro presidente nazionale, Marco Magnifico (che ha partecipato alla giornata in collegamento online) è legato alla nostra città per aver vissuto qui parte della sua infanzia. Ma anche perché – ha aggiunto Gangemi– questa occasione ci consente di portare a termine una promessa: quando, nel 2019, aprimmo per la prima volta alle visite Palazzo Alvaro, capimmo che c’era un profondo desiderio di conoscerlo. Abbiamo realizzato un percorso di visita e studiato opere finora anonime alle quali abbiamo ridato una identità, lo consegniamo oggi al sindaco con la richiesta formale perché questo giacimento d’arte sia a disposizione di tutti».

Proposta accolta con favore da Versace: «Oggi, insieme al Fai – ha detto – si concretizza un percorso sinergico. Nella quotidianità c’è già una collaborazione costante. Oggi la sanciamo istituzionalmente e, nel ringraziare il presidente Magnifico, chiedo al Fai di affiancarci per utilizzare i fondi del PNRR per la cultura».

Una sinergia “benedetta” dal presidente nazionale del Fondo che ha ringraziato il Capodelegazione Gangemi per quanto fatto sul territorio: “«Ho vissuto a Reggio gli anni della mia infanzia – ha ricordato Magnifico – in questa terra meravigliosa ho imparato le cose più importanti della mia vita: ho imparato a scrivere alla scuola Carducci, a nuotare a Cannitello e a sciare a Gambarie. Di Reggio è il mio più caro amico». E, rivolgendosi al sindaco, Magnifico ha aggiunto: «Il Fai nasce per collaborare con le istituzioni: come l’art. 118 della Costituzione sancisce. Reggio merita molta più conoscenza e considerazione nel Paese: è il momento di riaprire Villa Zerbi».

«È affacciata – ha spiegato – su uno dei panorami più belli al mondo ed è un polo culturale per vocazione naturale. Grazie ai presidenti FAI di Calabria e Sicilia nel Sud abbiamo fatto e faremo grandi cose. A tutti i presidenti, capidelegazione e delegati il mio più grande “Grazie”, perché è la rete territoriale la forza del Fai».

Si è dato, così, avvio alla densa giornata di lavori.

A partire dall’intervento della presidente regionale del Fai Calabria, Annalia Paravati: «Dico grazie ai nostri vicepresidenti Laura Carratelli e Gennaro Cosentino, alle nostre sei delegazioni e alla nascente delegazione di Crotone, ai nostri capidelegazione, ai delegati e ai gruppi giovani: la nostra rete è estremamente coesa – ha continuato – e ha un unico obiettivo, valorizzare la Calabria. Abbiamo eccellenze che devono essere raccontate, ancor prima che viste».

Ad Annalia Paravati ha fatto eco il presidente Fai Sicilia, Giuseppe Gini, portando alla platea l’esperienza della propria regione. Dal Vulcano alla Palermo Arabo-Normanna, dalla sfida ambientale alla valorizzazione dei territori agricoli. 

Il presidente Magnifico, dalla sua, ha risposto ai due presidenti intervenuti: «A voi donne e uomini del Sud manca e mancherà sempre quello che abbiamo noi, donne e uomini del Nord: la meraviglia e lo stupore che proviamo quando arriviamo nel Mezzogiorno, gioiello non d’Italia, ma d’Europa. Adesso dobbiamo far conoscere tutto questo agli italiani».

A fornire gli aggiornamenti sull’andamento del FAI, la relazione del direttore generale Davide Usai, con i dati estremamente positivi delle annualità 2021 e 2022: «È merito della qualità e della quantità delle iniziative messe in atto”. Di “Rete, connessione e diffusione» si è dibattuto con la relazione di Maurizio Vento, Direttore della Comunicazione FAI, con una illuminante relazione su quanto si fa per disseminare le iniziative per la Bellezza del Paese e del Sud”. La parola è, quindi andata, alla responsabile Rete Territoriale, Irene Mearelli, per parlare dell’impegno per il territorio: tra attività e divulgazione. Da qui, il viaggio nei progetti del Fondo in Calabria e Sicilia si è concentrato sulle esperienze dei territori e sulla varietà dell’offerta FAI.

Laura Carratelli, Capo Delegazione di Cosenza e Vice Presidente regionale FAI Calabria, ha ricordato il restauro del Tricolore attribuito ai Fratelli Bandiera, l’apertura straordinaria di San Francesco da Paola, come luogo di cultura, e il grande successo per il Codex Purpureus. O, ancora, l’osservazione delle stelle dal sito dei Giganti della Sila, il cielo tra i più puri d’Italia. «Adesso – ha concluso – non molliamo sulla sfida di Casino Mollo, ricordando che la tutela resta il nostro faro».

A seguire le esperienze portate alla platea dai Capidelegazione Sabrina Milone, di Palermo, Gloria Samà, Catanzaro, Giulia Carciotto, per Caltanissetta.

Il vicepresidente Fai Calabria, Gennaro Cosentino, ha voluto ribadire «L’importanza di trattare i macrotemi: i luoghi della letteratura, il brigantaggio, le isole linguistiche, la società operaia, temi – ha detto Cosentino – sui quali lavorare anche in virtù del ruolo sociale che nelle nostre regioni del Sud il Fai ricopre e svolge, contro la criminalità. Solo così passerà quel messaggio tanto caro a Carlo Levi “Il futuro ha un cuore antico”».

Per la divulgazione delle attività sul territorio, Daria Sansotta, Capo Gruppo giovani della Locride e della Piana, e Martina Palumbo, Capo Gruppo giovani di Catania, hanno incantato le delegazioni con le esperienze frizzanti realizzate con le forze più fresche del Fondo ambiente italiano. Infine, uno sguardo ai Beni e ai grandi progetti del FAI in Italia con Daniela Bruno, Vice Direttrice Generale per gli Affari Culturali, Marco Di Luccio, Direttore dei Beni FAI, e Paola Candiani, Direttore Restauri e conservazione, che hanno relazionato sui più importanti interventi, realizzati e in corso d’opera in Italia.

Con le visite culturali dei delegati nei poli culturali e al Museo di Reggio Calabria si è concluso un incontro che ha gettato le basi per nuovi anni di Bellezza e impegno, all’insegna di una missione e uno stile che connotano il Fondo ambiente italiano: «Il Fai è un’isola di civiltà, un imperativo gentile». (rrc)

La sede dell’Agenzia delle Dogane rimane a Reggio

La sede dell’Agenzia delle Dogane rimarrà a Reggio Calabria. È quanto ha stabilito il Tar del Lazio, dando così ragione alla Città Metropolitana di Reggio Calabria che, nel 2018,  su impulso del sindaco Giuseppe Falcomatà, aveva avviato un complesso iter giudiziario per contestare il nuovo regolamento che prevedeva il trasferimento della sede da Reggio a Catanzaro.

Contestualmente, mentre la Città Metropolitana ha proposto un nutrito appello alla prima sentenza, l’Avvocatura dello Stato ha invitato il Ministero dell’Economia e l’Agenzia delle Dogane a revocare il regolamento che prevedeva lo spostamento della sede. Provvedimento effettivamente adottato anche alla luce delle argomentazioni contenute nell’appello inoltrato dalla Metrocity, di fatto producendo il mantenimento della sede a Reggio Calabria. Atto al quale si è poi opposta la città di Catanzaro, che ha prodotto ricorso contro la revoca chiedendo contestualmente il pagamento dei danni.
Proprio nei giorni scorsi è giunta la sentenza definitiva sulla vicenda, con la quale il Giudice amministrativo del Tar del Lazio ha dichiarato il ricorso della città di Catanzaro, con l’opposizione dell’Avvocatura della Città Metropolitana, improcedibile in quanto ricorre il caso della cessazione della materia del contendere non avendo il comune di Catanzaro – come messo in evidenza da Palazzo Alvaro – proposto ricorso o motivi aggiunti contro il nuovo regolamento che per motivi fiscali e traffico commerciale ha ritenuto di collocare la sede sempre nel territorio metropolitano di Reggio Calabria.
«Una vittoria certamente importante per il nostro territorio – ha dichiarato il sindaco facente funzioni, Carmelo Versace – che fin dall’inizio di questa vicenda, attraverso l’impegno personale del sindaco Giuseppe Falcomatà, si è battuto con assoluta determinazione affinchè non si arrivasse allo spostamento di sede dell’Agenzia. Un presidio certamente centrale nella governance regionale, che la nostra Città Metropolitana ha difeso con le unghie con i denti, promuovendo le legittime istanze del territorio non solo a livello politico, attraverso la mobilitazione pubblica dell’opinione pubblica, ma anche dando mandato all’avvocatura dell’Ente di procedere dal punto di vista giudiziario per difendere le prerogative della comunità reggina».
«Merito della vicenda – ha concluso Versace – che dopo una fiammata iniziale è caduta in una sorta di oblio mediatico, va ascritto soprattutto a chi, come il sindaco Falcomatà, in quella circostanza si attivò con solerzia per evitare che il nostro territorio potesse subire una spoliazione di questa importante istituzione statale. La vittoria definitiva di fronte al Tar del Lazio è un segnale importanti di quanto le battaglie giuste, a difesa del territorio, vadano combattute con convinzione, cosi come a fatto Falcomatà, al di là di staccati politici. La maglietta che indossiamo, al di là delle legittime appartenenze, è sempre e solo quella amaranto della Città di Reggio Calabria». (rrc)

Domani i lavoratori delle strutture psichiatriche reggine in piazza

Domani mattina, dalle 10, i lavoratori delle strutture psichiatriche reggine, insieme a Usb, saranno in presidio sotto gli uffici della direzione generale dell’Asp di Reggio, a seguito della mancata risposta alla richiesta di incontro avanzata alla dott.ssa Di Furia il 19 maggio scorso.

A spingere verso la richiesta di incontro fatta al nuovo Commissario dell’ASP 5 sono le ben note problematiche del settore psichiatria nell’area della Città Metropolitana reggina, sia quelle generali come i cronici ritardi nei pagamenti, il mancato accreditamento delle strutture e il vergognoso blocco dei ricoveri, sia problematiche particolari di alcune cooperative che penalizzano lavoratori e utenti.

«Ancora una volta – si legge in una nota di Usb – facciamo appello alla cittadinanza a non lasciare soli questi lavoratori e soprattutto utenti e familiari: oltre cento sono infatti i pazienti psichiatrici costretti a ricorrere a strutture fuori provincia, mentre tanti altri sono costretti ad affrontare la malattia in casa, con tutto quel che ne consegue per le famiglie».

«Una società – conclude la nota – che si dice civile non può accettare che fasce deboli della cittadinanza siano impossibilitati ad accedere a cure e assistenza, mentre servizi come quelli finalizzati alla riabilitazione e alla risocializzazione cancellati e le strutture residenziali trasformate in meri parcheggi per malati. Invitiamo perciò tutte e tutti a partecipare martedì 14 giugno a questo presidio, insieme ai lavoratori, a sostegno dei malati psichiatrici e dei loro familiari». (rrc)

REGGIO – Lo scrittore Nicola Longo ai lunedì del Rhegium Julii al Circolo del Tennis

Appuntamento questa sera (lunedì 13 giugno) alle 19, al Circolo del Tennis “Rocco Polimeni”, con lo scrittore Nicola Longo autore del libro Macaone, edito da Rubbettino, secondo ospite del ciclo d’incontri A Las siete de la tarde (Alle sette della sera) La serata introdotta dai saluti del presidente del circolo del tennis Ezio Privitera  e del presidente del Circolo Rhegium Julii Pino Bova, vedrà la presentazione della giornalista Ilda Tripodi e della scrittrice Maria Rosa Falduto.

Il nome di Nicola Longo, negli anni 70, diventa ricorrente sulla stampa per le sue gesta- lo chiamavano 007  o il Serpico italiano –  e furono prodotti diversi film, in quegli anni, interpretati da Thomas Milian.

Longo conosce Tonino Guerra, ma anche Federico Fellini che colpito dal suo personaggio gli scrisse: non ho mai smesso di pensare “La valle delle farfalle”, la vita straordinaria e affascinante di quest’eroe buono che cavalca il pericolo con serena quotidianità, sacrificando gli affetti più importanti e rischiando più del dovuto nell’ostinata ricerca di giustizia e verità; spero sempre che un giorno o l’altro possa giungere lo scossone definitivo per far partire questa bella storia…  (rrc)

ANCHE QUEST’ANNO I REGGINI SENZA LIDO
CITTÀ SOFFERENTE, TRA INCURIA E OBLIO

di SANTO STRATI – C’era una volta il Lido, a Reggio Calabria. E che Lido: tra i primi in Italia, quando andare al mare cominciava ad essere un’abitudine vacanziera (e portatrice di risorse al territorio), e le spiagge attrezzate, da curiosità, stavano per diventare esigenza di molti. C’era una volta il Lido a Reggio Calabria: oggi è diventato un cumulo di immondizia, ricettacolo per senzatetto e pusher impuniti, una discarica vergognosa e immonda.

E, guarda caso, come ormai avviene da anni, l’Amministrazione comunale si sveglia a fine maggio (praticamente quando dovrebbe cominciare la stagione) e ripropone lo stanco refrain che “bisognerà sistemare il Lido”. Nessuna vergogna, ma tanta indignazione da parte dei reggini e dei (pochi) ardimentosi turisti che partono convinti di trovare un Lido e scoprono un immondezzaio, alimentato certamente da “lordazzi” (copyright Falcomatà jr) e cittadini incivili. Ma i nostri amministratori non sono meno incivili, visto che stanno facendo morire la città, in un’agonia che cresce ogni giorno di più e lascia spazio alla rassegnazione, che pure non è sentimento comune tra i calabresi. Lo hanno fatto sempre credere, perché fa comodo così, ma i calabresi – e in particolare i reggini – non cedono mai alla rassegnazione, solo che all’indignazione non riescono a far seguire fatti concreti: prevale l’avvilimento e lo scoramento, ma non la rassegnazione. Basterebbe una rivoluzione “gentile” il giorno delle elezioni e, forse, qualcuno capirebbe che la pacchia è finita (a destra, a sinistra, al centro: non si salva nessuno) e che il popolo si è veramente scassato gli zebedei e non intende più andare avanti. È un discorso lungo, che riprenderemo, oggi parliamo del Lido, di questo putridume di baracchette semidiroccate che la Sovrintendenza alle Belle Arti vuole tutelare e proteggere (bloccando di fatto, da anni, qualsiasi intervento di restauro). Per intenderci, è la stessa Sovrintendenza che autorizza la demolizione e lo sventramento di piazza De Nava, non si occupa delle scalinate storiche e permette di buttare giù palazzine Liberty della Reggio che fu senza alzare un dito.

C’è evidentemente qualcosa che non va in questa città che la storia ci racconta più volte attaccata, depredata, violentata, ma sempre rinata (probabilmente grazie alla parte buona dei suoi abitanti) e pronta, disgraziatamente, a subire nuove invasioni, nuove rapine, soprusi e sopraffazioni che non trovano alcuna giustificazione.

Il Lido era il fiore all’occhiello della Città: è lì, nel suo disastroso abbandono, a mostrare l’incapacità di spendere fondi già stanziati, arrivati (e finiti dove?) e la noncuranza totale nei confronti di una città che si consuma tra invidie, gelosie e risentimenti. I peggiori nemici di Reggio sono gli stessi reggini, incapaci di mettere da parte l’invidia, e pensare in termini di condivisione. Un vecchio detto reggino dice che l’aspirazione più grande del reggino era quello di vedere morire la capra del vicino: non ci sono più capre, ma il sentimento di rivalsa verso chi ha successo o riesce a fare qualcosa è rimasto immutato.

Fatto sta che per il secondo anno consecutivo i reggini dovranno fare a meno del loro Lido. Ma, c’è una ragione perché ci si ricordi del Lido non il giorno dopo della chiusura della stagione, bensì quello prima dell’apertura? Quale giustificazione si può avanzare quando è sotto gli occhi di tutti lo schifo in cui è stato ridotto quest’angolo di mare, sullo Stretto, che qualsiasi altra località al mondo avrebbe manutenuto con la massima cura, per offrire opportunità di svago ai reggini, occasione di turismo per i forestieri, possibilità di lavoro e affari? Questa è la città dei “nani”: scriveva il grande poeta dialettale Nicola Giunta nani su’ iddi e vonnu a tutti nani, e lo dico col cuore spezzato di reggino che vive da lontano le amarezze continue che arrivano dalla riva dello Stretto.

La vecchia Rotonda sula mare al Lido Comunale di Reggio Calabria
La vecchia Rotonda sul mare al Lido Comunale

Il Lido per l’Amministrazione comunale non esiste, come non esistono le altre “ricchezze” di Reggio: si è fatto il waterfront, con inaugurazione in pompa magna, ma si sono lasciati i ruderi delle baracchette, i cancelli sfondati , i cornicioni sbriciolati e pericolanti, le migliaia di topi che festeggiano giornalmente nei quintali di spazzatura che continua ad ammassarsi davanti, dietro, dentro e in ogni dove nel perimetro di quello che fu lo stabilimento balneare voluto dall’ammiraglio Giuseppe Genoese Zerbi, sindaco della Città, che scelse la Rada dei Giunchi come luogo da destinare a Lido comunale. Erano gli anni Venti: le baracchine una sorta di palafitte in legno, con specifica distinzione uomini/donne e una bella spiaggia di fronte allo Stretto: sarebbe nato lì il primo Lido del Mezzogiorno d’Italia. Un vanto (a primeggiare c’era quello di Venezia) che sarebbe durato poco, a causa della guerra prima e dell’inettitudine della classe politica dopo, nonostante fosse diventato il salotto mondano e culturale dei reggini. Si dovette aspettare il 1962 per creare il “nuovo” Lido, ma i lavori cominciarono solo nel 1968: mentre si accendeva la ribellione giovanile in tutto il mondo, a Reggio edificavano la bella rotonda sul mare e le aree attrezzate degne di uno stabilimento balneare serio. Quello che è successo negli anni successivi non si può raccontare senza soffrire: la Rotonda venne sostituita da quella attuale, progettata da Pierluigi Nervi, che è il simbolo stolido della mancanza di cura e manutenzione. Il bel ristorante (privato) che si affaccia sul Lido è curatissimo, pulito, elegante, ma si affaccia prima che sul mare su un cumulo (indecente) di macerie. Un’area di quasi 30mila metri quadrati abbandonata all’incuria, con un verde che solo grazie all’affettuosa attenzione di qualche giardiniere non è completamente devastato. Un bel biglietto da visita, non c’è che dire, per chi viene a Reggio: turista, forestiero, vacanziero di ritorno. Per tutti c’è solo la mestizia di un abbandono intollerabile, che è sotto gli occhi di tutti.

Il Lido Comunale di Reggio negli anni 50
Il Lido Comunale di Reggio negli anni ’50

Colpa della burocrazia, dicono, se i lavori non possono partire (vedi la “tutela” assurda della Sovrintendenza sulle baracchette in cemento), ma è una scusa che non regge più. Non ci si sveglia soltanto a ogni inizio di stagione per capire che bisogna fare non qualcosa, ma rifare tutto. E si continua a rimpallare, di anno in anno. Non servono interventi di ripristino, bisogna rifare tutto, avere una visione. Non si può immaginare il meraviglioso Museo del mare ideato dalla compianta archistar Zaha Hadid messo a fianco di un decrepito stabilimento balneare. Non è nostalgia dell’antico, è presa di coscienza che questa città è destinata a morire se i reggini, questa volta non s’incazzano sul serio. Se qualcuno ha deciso di demolire piazza De Nava i reggini organizzino un presidio su tutta l’area e impediscano lo scempio, almeno fino a quando il Ministro (Franceschini ha mai risposto al deputato Cannizzaro sulla questione?) non dirà: non facciamo fesserie. E si potrà ragionare senza far danni irreparabili.

Il sindaco “sospeso” Giuseppe Falcomatà aveva detto che voleva fare di Reggio una città “di mare” e non più soltanto “sul mare”: lo hanno fermato i giudici. Lo sviluppo di una città, però, non attiene solo al sindaco, c’è un’intera amministrazione comunale che deve fare le scelte migliori per il bene dei cittadini. Ma nessuno decide, la Città è senza governo (al di là dei rappresentanti democraticamente e legittimamente eletti) e sembra avviata verso il disastro totale. I problemi sono troppi, tantissimi: spazzatura, aeroporto, mobilità, sicurezza e vivibilità i principali. Forse sarebbe il caso di arrendersi e riconsegnare la città ai cittadini che, anche quest’anno, resteranno senza spiaggia e senza mare. (s)