Arriva la deroga all’attività venatoria sul territorio calabrese

Il commissario straordinario alla Psa, Giovanni Filippini, ha firmato la deroga che consentirà l’attività venatoria sul territorio calabrese, ai fini della sorveglianza della razza suina selvatica, allentando così i vincoli imposti dalla diffusione della peste suina africana.

Il parere autorizzatorio, infatti, è stato firmato in accoglimento dell’istanza presentata il 16 ottobre scorso dalla Regione Calabria, in seguito al lavoro svolto congiuntamente dai dipartimenti Salute e Agricoltura e ad esito del confronto svoltosi nei giorni scorsi a Roma, tra lo stesso commissario ed il direttore generale del Dipartimento Salute, Tommaso Calabrò.

In particolare, sarà possibile far ripartire l’attività venatoria in zona di restrizione I, così da consentire il prolungamento delle attività di controllo della popolazione dei cinghiali, come già avvenuto nelle settimane scorse con l’analoga decisione che aveva consentito di eliminare la zona di restrizione III per la provincia di Reggio Calabria.

«Si tratta di un provvedimento – ha spiegato l’assessore regionale all’Agricoltura, Gianluca Gallo – che fa della Calabria un’eccezione positiva in tutto il Meridione, dove invece le restrizioni continuano a permanere. Il lavoro ricognitivo del settore Veterinario del dipartimento Salute, attraverso i tecnici veterinari e gli esperti dello staff, affiancati dalle Asp e di concerto con dipartimento Agricoltura, guidato da Giuseppe Iiritano, ha dato il risultato sperato. Altrettanto essenziale è stato il contributo delle associazioni venatorie, per il raggiungimento di un obiettivo essenziale sotto diversi profili».

Nello specifico, sarà ora nuovamente possibile condurre attività venatoria al cinghiale in braccata, in selezione e controllo anche nelle zone soggette a restrizione I, con positivi ricadute in ordine al controllo della diffusione della fauna selvatica, a tutela delle produzioni agricole, fermo restando il prosieguo della campagna di monitoraggio e sorveglianza in ordine all’evoluzione della situazione epidemiologica. (rcz)

 

Tis: ok Giunta Regione a incremento risorse e a riconoscimenti economici per i 60enni

Un incremento di risorse e riconoscimenti economici per i 60 anni. Sono i due provvedimenti che la Giunta regionale, guidata dal presidente Roberto Occhiuto, ha deliberato per affrontare, in maniera incisiva, l’annosa vicenda dei tirocinanti di inclusione sociale calabresi.

Il primo, su proposta dell’assessore al Bilancio Marcello Minenna, riguarda l’incremento della dotazione finanziaria per far fronte alle esigenze finanziarie in seguito al provvedimento normativo nazionale che ha disposto la proroga, di altri 12 mesi, del termine per la realizzazione di Tirocini di inclusione sociale.

Nello specifico, è stata approvata la variazione del vigente piano finanziario del Poc 2014-2020 articolato per linee di azione, approvato precedentemente dall’Esecutivo. La proposta di incremento, per l’importo complessivo di euro 8.258.800 riguarda la dotazione della linea di azione 8.5.1. sulle misure di politica attiva, con particolare attenzione ai settori di maggiori prospettive di crescita come, ad esempio, la green e la blue economy, i servizi alla persona, i servizi socio-sanitari, la valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale.

Su proposta dell’assessore al Lavoro, Giovanni Calabrese, la Giunta ha stabilito di dare ulteriori indirizzi al Dipartimento Lavoro per l’individuazione di misure di accompagnamento per la chiusura dei percorsi di tirocinio. Nello specifico, le indicazioni approvate dall’atto deliberativo riguardano la definizione di una misura che preveda il riconoscimento di un sostegno economico da destinare ai soggetti che hanno compiuto il sessantesimo anno di età e che non hanno diritto alla misura nazionale dell’Assegno di inclusione (Adi).

Per gli under 60, si stabilisce, inoltre, di definire misure di politica attiva del lavoro per l’inserimento lavorativo attraverso la ricognizione presso i Comuni della disponibilità ad assumere, nonché attraverso la definizione di un progetto pilota che preveda la possibilità di utilizzare di tali soggetti per l’attuazione di percorsi di sostegno e accompagnamento finalizzati al supporto a persone con bisogni di cure sanitarie. 

Inoltre, su proposta del vicepresidente e assessore all’Organizzazione, Risorse umane e Valorizzazione dei beni confiscati alla criminalità, Filippo Pietropaolo, ha approvato le modifiche del regolamento regionale n. 12/2022 sull’assetto generale della struttura organizzativa.

L’obiettivo di questo nuovo modello organizzativo è di creare una struttura più agile in grado di rispondere, in maniera più efficiente a rapida, attraverso l’adozione di processi snelli e duttili, alle sfide di un contesto esterno sempre più complesso ed in rapida evoluzione. E anche di eliminare settori che hanno competenze analoghe e di valorizzare la collaborazione tra essi, garantendo unitarietà di azione su materie comuni, al fine di semplificare i processi attuativi.

Sempre in materia di valorizzazione di beni confiscati alla criminalità organizzata, sempre su indicazione del vicepresidente Pietropaolo, è stato anche approvato il Piano di settore per l’attuazione del Programma regionale Fesr Fse 2021/2027 e dell’accordo di coesione Fsc 21/27. Il Piano di settore, che è anche la mappa del fabbisogno espressa dal territorio, è stato elaborato sulla base della ricognizione delle progettualità dei Comuni propedeutica ad avviare la coprogettazione con il Terzo settore per arrivare al vero e proprio Piano di azione dettagliato.

Per l’utilizzo dell’enorme patrimonio confiscato alla criminalità organizzata, la mappa è stata costruita attraverso una rigorosa analisi di contesto, col supporto dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria e del Forum del Terso settore, con un focus sui beni confiscati di proprietà regionale. Le risultanze sono state, altresì, condivise con le cinque Prefetture calabresi e con l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc).

Su proposta dell’assessore ai lavori pubblici, Maria Stefania Caracciolo, si è stabilito di dare indirizzo al dipartimento Infrastrutture e Lavori pubblici per l’assegnazione ai Comuni delle risorse, frutto di trasferimenti statali di cui alla Legge 30/12/2018, n. 145, art. 1 commi 134 e 135 e s.m.i.
La norma prevede il finanziamento di interventi per la messa in sicurezza del territorio a rischio idrogeologico, per la messa in sicurezza di strade, di edifici anche scolastici e di altre strutture di proprietà comunale, per la messa in sicurezza e lo sviluppo di sistemi di trasporto pubblico, per progetti di rigenerazione urbana, riconversione energetica e utilizzo fonti rinnovabili, infrastrutture sociali, bonifiche ambientali dei siti inquinati, l’acquisto di impianti, macchinari, attrezzature tecnico-scientifiche, mezzi di trasporto e altri beni mobili a utilizzo pluriennale.
Nello specifico, le risorse da assegnare si riferiscono all’anno 2025 e ammontano ad Euro 5.552.700,00, più una quota parte delle risorse complessive di Euro 11.573.700,00 per l’anno 2026. Le istanze ammissibili presentate verranno finanziate con priorità per i Comuni aventi una più modesta densità di popolazione residente sulla base del censimento relativo all’anno 2021, tenuto conto della maggiore difficoltà a disporre di finanziamenti per affrontare le problematiche presenti nel territorio. Le rimanenti istanze ammissibili saranno finanziate successivamente, con quota parte delle risorse relative al 2026. (rcz)

La consigliera Straface: Da Giunta Occhiuto lavoro di razionalizzazione su Enti Strumentali

La consigliera regionale e presidente della Terza Commissione in Consiglio regionale, Pasqualina Straface, ha evidenziato come «se, sugli enti strumentali della Regione Calabria, vi è una novità avviata e portata avanti con determinazione in questi pochi primi anni dalla Giunta guidata dal Presidente Roberto Occhiuto è, tra le altre, il grande, progressivo lavoro di razionalizzazione che ha trovato un punto di sintesi e di caduta nel bilancio consolidato approvato nei giorni scorsi dal Consiglio Regionale».

Straface ha sottolineato come rispetto a quasi mezzo secolo di regionalismo rimasto di fatto in una condizione di stallo sulla dimensione del sottogoverno diffusamente usata come fonte di ammortizzatori sociali, proprio grazie all’azione riformatrice messa in campo in questi soli due anni, si sia iniziato finalmente e perimetrare un sistema contabile in grado di tracciare, all’interno di coordinate contabili e finanziarie univoche, tutta la rete degli enti sub-regionali che fino ad oggi, inutile nasconderselo, è stata sottratta ad ogni forma di controllo da parte della Regione.

«Oltre ogni tentativo di polemica strumentale letto nei giorni scorsi e che presuppone, sul punto in particolare – ha proseguito – un revisionismo storico che non è sostenibile, come si potrebbe negare che per la prima volta, proprio con la Giunta Occhiuto, sono stati approvati bilanci e rendiconti di più esercizi; sono stati accorciati i tempi di rientro dei piani di razionalizzazione già avviati; ed è stata ri-trasformata l’agenzia Calabria Lavoro nel nuovo soggetto Arpal?».

«E come negare che Calabria Verde – ha detto ancora – fonte in passato di criticità finanziarie notevoli, sta finalmente recuperando un ruolo importante, con una visione integrata del personale che viene utilizzato su più fronti: dalla Protezione Civile alla difesa del territorio? Per cinque anni non è stato approvato il bilancio di previsione e neppure i consuntivi; adesso sono stati approvati entrambi».

«O come tacere, ancora – ha aggiunto –, sulla riforma senza precedenti avviata per arrivare al Consorzio unico di Bonifica che, al pari di tutte le altre pensatissime situazioni ereditate, deve addirittura far fronte ancora a pignoramenti di 20 anni fa, lasciate dai singoli ex consorzi territoriali?».

«Avere finalmente, oggi, un unico interlocutore è circostanza largamente positiva, è un cambio di passo tangibile ed anche qui incontestabile», ha detto ancora la consigliera, aggiungendo: «Certo, anche in questo caso, l’azione riformatrice avviata non può produrre tutti i suoi effetti nel primo anno, eppure già la scorsa estate, il Consorzio unico è potuto intervenire ovunque, su tutto il territorio regionale, offrendo risposte a tutte le richieste di intervento, quasi in tempo reale; ha già riscosso, solo come bonario, il 55% ed è pronto ad emettere il ruolo ordinario; ha avviato un nucleo ispettivo su tutto il territorio per mappare tutte le anomalie ed irregolarità su cui intervenire e riscuotere; ha avviato una massiccia pulizia dei canali e per la prima volta, ha promosso un’azione di comunicazione istituzionale per informare nella massima trasparenza insieme all’informatizzazione del catasto».

«Con lo stesso criterio di razionalizzazione e di equilibrio – ha continuato – si è intervenuti, nell’ambito di una manovra di assestamento che certifica complessivamente un miglioramento della condizione finanziaria dalla Regione Calabria, per incrementare il monte orario anche di quei lavoratori precari, già assegnati ai dipartimenti regionali, attualmente collocati in Arpal, stabilizzati a 18 ore».

«E lo si è fatto, anche qui –  ha sottolineato Straface – al netto di campagne mistificatorie della realtà artatamente messe in campo in queste ore, utilizzando un residuo storicizzato di 4,5 milioni, derivante da economie dell’antico stanziamento per i lavoratori Lsu/Lpu, molti dei quali sono andati progressivamente in pensione negli anni oppure sono stati e sono usati nei e dai comuni che in questi anni li hanno in larga parte stabilizzati con risorse proprie e rispetto ai quali, in ogni caso, saranno individuate come sempre accaduto fino ad oggi, tutte le ulteriori soluzioni più adeguate ed utili, senza mai alcuna discriminazione tra lavoratori precari». (rrc)

L’OPINIONE / Carmelo Versace: I danni sull’agricoltura deve risarcirli la Regione

di CARMELO VERSACE – In Parlamento, gli esponenti della maggioranza di centrodestra, ancora dimenticano o forse disconoscono che la Città metropolitana di Reggio Calabria è l’unico Ente pubblico intermedio d’Italia al quale, ancora, non sono state conferite le funzioni, assegnate per legge, da parte della Regione.

Abbiamo ascoltato e visto, con sgomento, interventi di parlamentari della Lega che stigmatizzavano un nostro mancato risarcimento agli agricoltori reggini per i danni causati dai cinghiali sui loro terreni.

Dispiace constatare che anche ai più alti livelli istituzionali, in questo caso in Parlamento, non si riconosca, ancora, questo assurdo ritardo, unico in Italia.

Noi, pur con i nostri limiti d’azione,. abbiamo comunque cercato di restare vicini agli agricoltori reggini e ai sindaci dei territori danneggiati dai cinghiali. La caccia è stata chiusa in maniera totale, nella zona 2 del territorio di Reggio Calabria, con un’ordinanza del 2 ottobre scorso, una condizione che ha limitato notevolmente le azioni di depopolamento dei cinghiali.

Il risarcimento dei danni va, quindi, erogato direttamente dalla Regione Calabria. Gli agricoltori reggini attendono da anni, da parte del dipartimento Agricoltura della Regione, il pagamento di quanto dovuto a titolo di risarcimento danni da cinghiale, unico soggetto istituzionale al momento gravato dell’onere di provvedere.

Anche in questo caso la Città metropolitana di Reggio Calabria potrebbe procedere direttamente agli indennizzi dovuti, a patto che la Regione trasferisca le deleghe e i relativi fondi fino a oggi trattenuti presso la cittadella regionale. (cv)

[Carmelo Versace è vicesindaco della Città Metropolitana di Reggio Calabria]

A 12.835 studenti erogate le borse di studio regionale

«Sono 12.835 gli studenti e le studentesse ai quali è stato erogato l’importo della borsa di studio regionale». È quanto ha reso noto Maria Stefania Caracciolo, assessore regionale all’Istruzione, assicurando come «completeremo, a breve, i pagamenti relativi a circa altre 2.200 istanze rientranti tra quelle che, pur avendo i requisiti di ammissibilità, presentavano delle irregolarità».

Ammonta, infatti, a 16 milioni di euro la somma stanziata per due annualità con l’intenzione di finanziare nel complesso 36 mila borse di studio da assegnare in base all’indicatore

«Per altre 2.060 istanze ammesse con riserva che non hanno regolarizzato nei termini indicati, è stata prevista la possibilità di assegnare un ulteriore termine», ha aggiunto l’assessore, sottolineando come «la grande adesione  a questa iniziativa, con 19 mila domande pervenute di cui ammesse a finanziamento oltre 17 mila, rivolta agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado appartenenti a famiglie a basso e medio reddito, testimonia l’importanza della misura che interviene proprio per fronteggiare il ‘caro scuola’ e rispondere alle esigenze delle famiglie calabresi fornendo un sostegno economico concreto per le spese a cui sono andate incontro ad inizio anno scolastico».

Tis, i sindacati incontrano Occhiuto: Si va verso l’assegno di inclusione sociale regionale

Un assegno di inclusione regionale creato appositamente solo per i tirocinanti calabresi e che coinvolge circa 850 persone con un sussidio aggiornato e adeguato alla pensione minima, pari a 627 euro mensili, che accompagnerà questi lavoratori a quiescenza. È il primo risultato tangibile della vertenza dei tirocinanti calabresi ed emerso nel corso dell’incontro tra Luigi Veraldi (CGIL), Ivan Ferraro (NIdiL CGIL), Enzo Musolino (CISL), Gianni Tripoli (Felsa CISL), Mariaelena Senese (UIL) e Luca Muzzopappa (UILTemp). e il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, l’assessore al Lavoro Giovanni Calabrese, il vice capo di Gabinetto Cantarini, il direttore generale Varone.

Un incontro con l’obiettivo di garantire continuità rispetto a quanto già deciso a Roma durante l’incontro ministeriale e nei successivi incontri con l’assessorato al Lavoro. Le organizzazioni sindacali intendono mantenere un dialogo costante per assicurare che i passi avanti fatti finora trovino una veloce e concreta applicazione.

Oltre all’assegno di inclusione, è prevista l’attivazione di voucher da 25.000 euro per incentivare le assunzioni dei tirocinanti da parte dei Comuni e delle aziende, con l’obiettivo di agevolare il passaggio a contratti di lavoro stabili. I voucher riguarderanno sia le assunzioni a tempo indeterminato, sfruttando il primo emendamento sulla stabilizzazione diventato poi legge, sia le assunzioni a tempo determinato, come previsto dal secondo emendamento divenuto legge a febbraio 2024.

Nel frattempo, il presidente Occhiuto si è impegnato a richiedere ulteriori risorse al Governo, oltre ai 5 milioni di euro attualmente disponibili, che risultano insufficienti.

«Con la prossima legge di bilancio – hanno detto i sindacati – si auspica che anche il Governo faccia la sua parte, approvando i necessari correttivi all’emendamento riguardante i contratti a tempo determinato. Le modifiche già note includono la mobilità tra enti, che potrà essere sfruttata anche per le aziende sanitarie e ospedaliere con la funzione di accompagnamento nei pronto soccorso regionali, o in altre strutture sub-regionali come Calabria Verde».

«Inoltre – hanno spiegato – si punta al superamento del limite del 25% per i contratti a tempo determinato, e ad altri adeguamenti che possano garantire una maggiore inclusività e flessibilità nelle assunzioni. Le sigle sottolineano che, mentre le trattative continuano, la priorità rimane quella di garantire il rispetto degli impegni presi dal presidente Occhiuto e dai Ministeri competenti, affinché le risorse necessarie vengano trovate e le normative adeguatamente corrette nella prossima Legge di Bilancio».

Pur ritenendosi soddisfatte dell’interlocuzione avuta con il Presidente Occhiuto le organizzazioni «si dicono consapevoli che molto lavoro resta da fare – si legge in una nota – e garantiscono che manterranno alta l’attenzione su ogni passaggio della vertenza, tenendo sempre aggiornati i lavoratori sugli sviluppi. Rimanendo in attesa della concretizzazione delle misure sopra indicate, i sindacati invitano tutti i lavoratori a restare uniti per ottenere finalmente il riconoscimento dei propri diritti e la stabilità lavorativa che meritano». (rcz)

La Regione chiede al Governo lo stato di emergenza

La Giunta regionale, su proposta del presidente Roberto Occhiuto, ha deliberato la richiesta al Governo della dichiarazione dello stato di emergenza per gli eccezionali avversi eventi metereologici degli ultimi giorni.

Con una ulteriore e specifica delibera, riferita ai medesimi eventi, approvata su proposta dell’assessore all’Agricoltura, Gianluca Gallo, la Giunta ha chiesto inoltre al Ministero delle Risorse Agricole Alimentari e Forestali il riconoscimento dello stato di calamità naturale per le imprese agricole che hanno subito danni. (rcz)

«NON È MALTEMPO, MA CRISI CLIMATICA»
LA CALABRIA TRA EMERGENZA E URGENZA

di ANTONIETTA MARIA STRATILa Calabria, adesso, deve fare i conti con gli ingenti danni provocati dall’ondata di maltempo che ha mostrato, per l’ennesima volta, la sua fragilità e l’inadeguatezza delle sue infrastrutture.

L’ennesimo episodio che ha messo a nudo, nuovamente, l’insufficienza e la mancanza di risorse e strumenti capaci far fronte a un’emergenza che rende evidente la necessità e l’urgenza di attivarsi per mettere in sicurezza il territorio attraverso una politica incentrata sulla prevenzione e il miglioramento delle opere già esistenti, oltre che a tutela dell’ambiente stesso e dei cittadini.

Già il sindaco di San Pietro a Maida, Domenico Giampà, nella giornata di lunedì aveva annunciato la richiesta di stato di calamità, seguita, poi, da quella del sindaco di Lamezia, Paolo Mascaro. Il Comune, infatti, nella giornata di ieri ha dichiarato lo stato di calamità naturale e chiesto, nella delibera, alla Regione di proclamare lo stato di emergenza regionale indicando tra i comuni interessati il territorio di Lamezia Terme «al fine – è scritto in una nota dell’amministrazione comunale guidata da Paolo Mascaro – di mettere in atto i relativi provvedimenti ivi incluso un immediato intervento di carattere logistico e finanziario indispensabile per assicurare il ripristino dello status quo ante ed il ristoro dei danni subiti in tutto il territorio comunale; è stato altresì richiesto al Dipartimento di Protezione Civile della Regione Calabria l’accesso al fondo di cui all’art. 16 L. R. n 9/2023».

Anche il Partito Democratico della Calabria, nella seduta del Consiglio regionale di ieri, ha presentato un odg per chiedere al governo regionale di attivarsi per riconoscimento lo stato di emergenza e/o calamità naturale.

Per i dem, infatti, «è fondamentale avviare una pianificazione lungimirante che tenga conto della vulnerabilità del nostro territorio e della crescente incidenza dei cambiamenti climatici. È il momento di agire e di investire nel presente: lo chiede il territorio calabrese, che ha bisogno di concretezza e responsabilità, affinché si possano finalmente tradurre le parole in azioni tangibili».

La Prociv, ha riferito il dirigente generale del Dipartimento di Protezione Civile Calabria Domenico Costarella, «sta lavorando ininterrottamente dall’inizio dei gravi avvenimenti climatici che hanno investito gran parte della Calabria nel corso del fine settimana, in stretto coordinamento con tutte le istituzioni, i Vigili del Fuoco e le associazioni di volontariato, per intervenire sulle emergenze e agire sul recupero delle condizioni di normalità».

«Sono state attivate, infatti – ha spiegato ancora – le organizzazioni di volontariato dotate di moduli idrogeologici che sono intervenute sotto il coordinamento dei Vigili del Fuoco in particolare nella città di Lamezia Terme e nella sua zona industriale, dove inoltre sono state effettuate alcune evacuazioni. Grazie al supporto del Consorzio di Bonifica regionale e di Calabria Verde sono stati realizzati interventi con mezzi pesanti per facilitare il deflusso delle acque».

«Nel Comune di San Pietro a Maida la Protezione Civile – ha proseguito – con propri mezzi e con quelli di Calabria Verde, ha lavorato per ripristinare la viabilità e ha effettuato alcune evacuazioni a titolo precauzionale, operando anche con moduli idrogeologici».

«Sempre a causa delle intense precipitazioni piovose delle scorse ore – ha detto ancora – è stato fornito dal Dipartimento e da alcune associazioni di volontariato, attività di supporto nella gestione e superamento dell’emergenza al Comune di Montebello Jonico, e di carattere tecnico al Comune di Bovalino».

«Già dalla mattinata di oggi (ieri ndr), tecnici del Dipartimento regionale – ha continuato Costarella –si sono recati sui territori maggiormente colpiti per una prima valutazione dei danni, anche ai fini della predisposizione della richiesta di riconoscimento dello stato di emergenza».

«La Regione, inoltre, in sinergia con Arpacal, fin dalle prime ore dalla voragine che si è verificata sulla Ss 280 dei Due Mari – ha concluso – è al lavoro per realizzare un’analisi sulle situazioni tecniche che hanno determinato tale evento».

«I gravi eventi atmosferici che hanno colpito la Calabria negli ultimi giorni  hanno rilevato i consiglieri – mettono in luce, ancora una volta, le fragilità strutturali del nostro territorio. I comuni di Maida e San Pietro a Maida – alle cui comunità rivolgiamo la nostra vicinanza e solidarietà – sono attualmente isolati a causa dell’esondazione di un torrente, che ha provocato il crollo del ponte stradale sulla SS280. In questa stessa arteria, una voragine ha inghiottito un’autovettura, fortunatamente senza vittime, ma la situazione è drammatica: case e attività commerciali sono state allagate e la circolazione è fortemente compromessa».

«Questa emergenza non è solo il risultato di un temporale: rappresenta gli effetti tangibili della crisi climatica – hanno proseguito – la quale sta generando eventi meteorologici sempre più intensi e frequenti. Le valutazioni basate su dinamiche stagionali tradizionali non sono più adeguate ad affrontare una realtà in continua evoluzione».

«È ora di mettere in campo un piano straordinario per la manutenzione delle infrastrutture esistenti – hanno concluso – piuttosto che disperdere risorse in opere che non affrontano i problemi immediati dei cittadini calabresi. La sicurezza delle nostre strade, la tutela delle nostre abitazioni e la salvaguardia della vita dei nostri concittadini devono essere al centro dell’agenda politica».

Il segretario generale della Cgil, Angelo Sposato, ha suggerito l’idea di utilizzare i fondi del Ponte sullo Stretto (15 mld ndr), per mettere in sicurezza il territorio.

«La voragine nella strada statale 280 a Lamezia, che ha inghiottito un’autovettura è la metafora della condizione delle nostre infrastrutture e della necessità di avviare al più presto un grande piano per la sicurezza del territorio dal rischio idrogeologico, sismico, dall’erosione costiera, dal rischio incendi», ha detto Sposato, evidenziando come «un territorio in abbandono, non mantenuto e con un forte consumo di suolo rappresenta un pericolo, per questo servono investimenti in risorse umane e tecnologiche per un grande piano di messa in sicurezza».

«La voragine di Lamezia, in una delle strade più frequentate della Calabria, che poteva diventare tragedia, sia da monito e un allarme per non perdere più tempo. La Calabria, i territori, allo stato attuale, non sono nelle condizioni di affrontare emergenze alluvionali ed idrogeologiche se non si attiva da subito un grande piano per la messa in sicurezza del territorio», ha concluso, lanciando la provocazione: utilizzare quei fondi «sprecati sul Ponte per cose essenziali, per mettere in sicurezza la vita dei cittadini, la nostra rete infrastrutturale ed ambientale».

Pure la Uil Calabria, tramite il suo segretario, Mariaelena Senese, ha chiesto «con forza all’Amministrazione Regionale di assumersi le proprie responsabilità, mettendo in atto misure strutturali e urgenti per la messa in sicurezza del territorio. Non è più possibile accettare una gestione emergenziale che, oltre a mettere a rischio la vita dei cittadini, paralizza l’economia locale e compromette la vivibilità di intere comunità».

«Ribadiamo l’importanza – ha sottolineato Senese – di investimenti adeguati per prevenire i rischi idrogeologici, il monitoraggio costante delle aree più vulnerabili e l’adozione di un piano di manutenzione che garantisca la sicurezza delle infrastrutture viarie e delle opere di contenimento delle acque. Il nostro territorio, già fragile e vulnerabile, non può essere lasciato solo davanti all’avanzare di eventi atmosferici sempre più estremi e frequenti».

Michele Sapia, segretario generale di Fai Cisl Calabria, invece, suggerisce di investire sulla prevenzione e sul lavoro ambientale per superare la cultura dell’emergenza.

Ma non solo: «La soluzione più adeguata, per arginare le continue emergenze in un territorio come la Calabria che, come rileva l’Ispra, ha il primato di essere la regione italiana più esposta ai fenomeni alluvionali, è quella di ingenti investimenti in prevenzione», ha detto Sapia, aggiungendo come «occorre una pianificazione trentennale che consideri la vulnerabilità del territorio calabrese, la sua particolare conformazione, segnata da ripidi pendii e migliaia di corsi d’acqua, che con le piogge possono rapidamente ingrossarsi, ma anche contrastare la cementificazione selvaggia, evitando di costruire in aree a rischio».

«Fondamentale sarà, inoltre – ha aggiunto – un piano di riforestazione in quelle aree danneggiate, la manutenzione e il controllo dei corsi d’acqua, migliorare le infrastrutture ambientali esistenti e costruirne di nuove progettate per resistere a questi eventi atmosferici estremi, per garantire la sicurezza di popolazioni e attività produttive».

«Ma tali propositi – ha proseguito – rischiano di restare soltanto sulla carta, se non sarà valorizzato in Calabria il lavoro nei comparti del sistema ambientale e agricolo, con i lavoratori che dovranno essere i veri protagonisti di queste politiche di prevenzione e tutela del territorio calabrese, al centro di quella necessaria transizione ambientale e sostenibile, che dovrà garantire prima di tutto sicurezza e presidio umano, recupero di intere aree abbandonate, sviluppo e miglioramento delle opere infrastrutturali, nel solco di quanto fatto a partire dalla metà degli anni Cinquanta dagli operai forestali e addetti alla bonifica: interventi di sistemazione idraulica, consolidamento di terreni franosi, rimboschimento, realizzazione di infrastrutture civili con conseguente miglioramento della qualità della vita delle popolazioni, tutti interventi che hanno generato sicurezza, servizi e opportunità».

«Il dissesto idrogeologico in Calabria – ha detto ancora – rappresenta una delle principali sfide ambientali e sociali e come tale va affrontata, attivando sinergie che favoriscano il dialogo tra i soggetti interessati, con l’ausilio di università e centri di ricerca, sostenendo l’importante lavoro di chi opera per la messa in sicurezza del territorio e favorendo un indispensabile ricambio generazionale per immettere nuove energie, nuovi profili professionali e competenze, tecnologie e intelligenza artificiale al servizio dell’uomo e delle comunità».

«Solo insieme – ha concluso – in un’ottica partecipata e in una visione lungo periodo sarà possibile interrompere la “cultura dell’emergenza”, consapevoli che le risorse per la prevenzione e il lavoro agro-ambientale rappresentano investimenti per un futuro del territorio più sicuro, meno vulnerabile a fenomeni di erosione, frane e alluvioni, più green e sostenibile, aperto ad occasioni di sviluppo, specie per le future generazioni».

I danni, purtroppo, si registrano anche nell’agricoltura: Coldiretti Calabria, in un primo report, ha rilevato come sono centinaia e centinaia  gli ettari invasi dall’acqua e dal fango con danni alle produzioni . oliveti, agrumeti, serre,vivai, vigneti, ortaggi il tutto invaso dall’acqua, mezzi e attrezzature di produzione che galleggiavano e strade rurali franate.

L’Associazione, inoltre, con il presidente Franco Aceto, il direttore Cosentini, insieme al presidente zonale Notarianni, il direttore Bozzo e il segretario di zona Meringolo hanno istituito una unità di crisi per seguire l’evolversi della situazione che è destinata ad aggravarsi.

«È evidente – ha sottolineato Aceto– che quello che è accaduto, è una priorità nel contesto di una emergenza regionale e abbiamo già rappresentato alle Istituzioni la gravità della situazione per avviare le prime misure di sostegno. Ancora una volta gli agricoltori devono fare i conti non solo con un mercato in piena evoluzione ma con un clima che mette a  dura prova il coraggio e la speranza di ricominciare».

Legambiente Calabria e Circolo Lamezia: «non è maltempo, è crisi climatica»

È necessario attuare la corretta transizione ecologica e mettere in sicurezza i territori fragili, dicono da Legambiente.

«In Calabria i comuni di Maida e di San Pietro a Maida sono isolati per l’esondazione di un torrente – si legge nella nota – ed il crollo del ponte stradale che lo attraversava, sulla strada SS280, una delle principali arterie della nostra regione, si è aperta una vera e propria voragine che ha inghiottito un’autovettura. Ci sono forti disagi nella circolazione oltre a case ed immobili commerciali allagati».

Gli eventi calamitosi hanno inferto un duro colpo al comparto agricolo lametino e hanno compromesso in modo irreparabile le campagne di raccolta e le conseguenti perdite di prodotto. Nella zona di Lamezia, si riscontrano danni agli oliveti e agrumeti con i campi invasi letteralmente dall’acqua, il livello è salito sino alla chioma degli agrumi, gli oliveti invece benché preservati dalle chiome alte ritarderanno la raccolta delle olive a causa dei terreni impantanati che non consentono la raccolta meccanizzata, poiché è letteralmente impossibile pensare di addentrarsi con i mezzi. La qualità e la quantità dell’olio ne risentirà notevolmente.

Le chiome delle agrumi sono immerse nell’acqua limitando la raccolta laddove era iniziata e alterando notevolmente la qualità del prodotto e aumentando le perdite. Nel settore serricolo si registrano danni alle strutture e alle coltivazioni ortive con perdite anche del 100% nelle zone di maggiore ristagno acquoso.

Ad aggravare la situazione anche gli smottamenti che si sono registrati nelle zone poco al di sopra della piana lametina colpendo particolarmente i vicini comuni di Pianopoli, Maida, e Nocera Terinese, San Pietro a Maida,Curinga e in queste zone è molto praticato il terrazzamento delle coltivazioni tra cui vigneti, oliveti. Lo straripamento del fiume Amato nel comune di Maida ha isolato diverse aziende agricole, che nonostante l’ incessante pioggia hanno affiancato con i mezzi propri i soccorsi della Protezione Civile, del Consorzio di Bonifica e altro enti preposti nelle operazioni di ripristino della viabilità.

«Si parla di maltempo, ma siamo di fronte agli effetti della crisi climatica che stanno diventando sempre più accentuati e frequenti – ha sottolineato Legambiente – ed hanno subito un esponenziale incremento in intensità, evidente a tutti, che deve preoccuparci per la velocità di evoluzione. Dagli ultimi dati Arpacal, le piogge registrate nella stazione pluviometrica Catanzaro-Janò, dalla mezzanotte sino alle ore 17 del 19 ottobre, sono state di 102mm, una quantità di acqua pari a quella che si registra in tutto il mese di ottobre in media nella stessa area. Analizzando gli eventi climatici estremi che si sono verificati in Calabria, dal 2010 al 20 settembre 2024 si registrano 105 eventi su 2.214 totali in Italia. Tra questi, i principali riguardano 41 allagamenti da piogge intense, 28 danni da raffiche di vento e trombe d’aria, 13 danni alle infrastrutture, 9 frane da piogge intense e 18 vittime».

«I territori calabresi, come altre regioni a partire dall’Emilia Romagna, con i suoi tragici eventi alluvionali – continua la nota – stanno subendo stravolgimenti climatici che impongono di intervenire in fretta per mettere in sicurezza le persone, le attività agricole, commerciali e industriali, le scuole, gli ospedali, le infrastrutture. Soprattutto in Calabria dove spesso si è costruito troppo, male, in maniera abusiva e senza adeguati controlli per quanto riguarda le infrastrutture».

«L’obiettivo fissato dagli accordi di Parigi del 2015, di contenere l’aumento di temperatura del Pianeta al massimo 1,5, sembra già una chimera – hanno rilevato Legambiente e il Circolo di Lamezia –. I dati ci dicono che in Calabria, la scorsa estate, la temperatura è aumentata di oltre 2 gradi rispetto alla media e che quella del mare Mediterraneo ha superato i 30 gradi con la possibilità sempre più concreta di sviluppo dei Medicane, i cosiddetti uragani mediterranei».

«Si tratta di record destinati, purtroppo, ad essere superati – hanno detto –: per il futuro ci attende un’alternanza di ondate di calore ed eventi meteorici estremi. La siccità prolungata che ha colpito negli ultimi mesi gran parte della nostra regione con effetti gravi sul settore agricolo è l’altra faccia della medaglia delle precipitazioni atmosferiche alluvionali che stanno impattando sul fragile territorio calabrese. La realtà temuta che le istituzioni non vogliono vedere nella sua chiarezza, sta irrompendo con tutti i suoi effetti negativi trovando, nonostante annunci e dichiarazioni, quasi tutti impreparati agli impatti crescenti sul clima e sugli ecosistemi, sui luoghi e sulle popolazioni che vi risiedono».

«La realtà sta dimostrando che è indispensabile – hanno sottolineato – cambiare modello di sviluppo e realizzare, molto velocemente, la transizione ecologica per raggiungere, nella maniera più celere possibile, la neutralità climatica, azzerando l’emissione di gas climalteranti in atmosfera. Un obiettivo per il cui raggiungimento è essenziale il settore energetico nel quale è indispensabile uscire dalle inquinanti fonti fossili e costruire impianti di energia rinnovabile piccoli e grandi, lavorando, allo stesso tempo sulla riduzione dei consumi e sull’efficientamento energetico».

«In Calabria moltissimo deve essere ancora fatto – hanno proseguito – per la reale riduzione del rischio idrogeologico, ma servono interventi per mitigare gli effetti della crisi climatica ed adattare territori e città con appositi piani mettendo in atto competenze e tecnologie. Servono appositi programmi strutturali di finanziamento ed intervento per le aree urbane più a rischio – come Lamezia Terme – con interventi di messa in sicurezza e manutenzione che arrivino fino alla delocalizzazione degli edifici a rischio».

«In Italia, infatti – hanno detto – si continuano a correre rischi enormi, fino alla perdita di vite umane, perché le persone vivono in case e zone a rischio dove si continua anche a costruire. La situazione è molto pericolosa, basta pensare alla tombatura dei corsi d’acqua ed alle costruzioni realizzate in zone a rischio idrogeologico o in aree non consentite. Le soluzioni non possono prescindere dalle problematiche, alluvioni e siccità, con l’obiettivo di mitigare le emissioni climalteranti e favorire l’adattamento».

«In una prospettiva di adattamento al clima, ad esempio – hanno concluso – vanno vietati gli intubamenti dei corsi d’acqua e recuperati alla naturalità ovunque possibile fiumi e fossi, creando spazi per il naturale deflusso in sicurezza delle acque durante le piogge e la ricarica delle falde, occorre  favorire la permeabilità dei suoli ed il riutilizzo delle acque piovane e delle acque grigie, eliminare le isole di calore. È necessario ripensare le città ed i comuni rigenerandone il tessuto urbanistico, ad esempio con la creazione di tetti verdi, vasche e fontane per ridurre l’aumento delle temperature esterne oltre alla messa a dimora di alberi  in strade e piazze ed  alla realizzazione di boschi urbani». (ams)

Giovedì il webinar della Regione per illustrare i voucher di 10 mila euro per i master post laurea

Giovedì 24 ottobre, alle 15, è in programma un webinar organizzato dall’assessore regionale allo sviluppo Economico, Rosario Varì, per illustrare le opportunità di finanziamento pubblico disponibili per i giovani laureati residenti in Calabria per la frequenza di Master post laurea.

Con il voucher, i laureati potranno iscriversi a master universitari o a master accreditati secondo specifici standard, erogati da istituzioni italiane o estere. Oltre al voucher sarà possibile ottenere anche una ulteriore borsa di studio per le spese di permanenza presso la città che ospita la sede formativa del master scelto. La procedura garantisce specifici elementi premianti per i master che prevedano accordi con imprese del territorio e che offrano elevati livelli occupazionali al termine dei percorsi formativi.

«Questo programma di voucher formativi –  ha detto l’assessore regionale con delega al sistema universitario, Rosario Varì – rappresenta un investimento strategico nel futuro dei nostri giovani talenti. Non si tratta solo di un sostegno economico, ma di una vera e propria strategia per potenziare le competenze dei nostri laureati e anche del sistema delle imprese che si impegnano ad ospitare i beneficiari del voucher nelle fasi di stage». (rcz)

Maltempo, Filcams Cgil chiede incontro all’assessore al Lavoro

«Chiediamo al governo regionale e alle istituzioni di ascoltare le nostre richieste e di adottare misure concrete per proteggere i lavoratori e le famiglie nei vari casi di allerta meteo». È quanto ha chiesto la Filcams Cgil Calabria, chiedendo un incontro all’assessore regionale al Lavoro, Giovanni Calabrese, «convinti che sia necessario intervenire per tutelare chi, pur non avendo responsabilità, paga sempre il prezzo più alto».

«L’abbandono del territorio, la mancanza di prevenzione e la scarsa manutenzione di strade, fiumi e boschi hanno creato, ormai da anni, la drammatica situazione che stiamo vivendo oggi in Calabria», ha rilevato il sindacato, ricordando come «questa non è una tragedia limitata alla nostra regione. L’intero Paese sta subendo le conseguenze devastanti delle piogge incessanti, e ogni volta ci troviamo di fronte a scenari già visti, con danni enormi e vite spezzate».

«La Calabria, fragile e dimenticata, paga un prezzo altissimo – ha proseguito il sindacato –. La statale 280, che collega la costa tirrenica a Catanzaro, è oggi il simbolo del disastro. Ma chi può dimenticare le vittime del passato, come Stefania e i suoi bambini, travolti dalla piena in luoghi ora nuovamente devastati? Questo territorio, così esposto e malservito, fa ricadere sulle spalle dei cittadini un peso insostenibile, in termini economici e di qualità della vita».

«I danni non si limitano alle infrastrutture – si legge nella nota – che richiederanno tempo e risorse per essere ripristinate. Le vere vittime sono le persone: lavoratori, studenti, malati che, nonostante le strade insicure e i rischi crescenti, non possono permettersi il lusso di rimanere a casa. C’è chi deve procurarsi il pane per la propria famiglia, chi deve affrontare cure mediche urgenti, e in questa emergenza nessuno si può fermare».

«La tragedia che stiamo vivendo non è frutto del destino, ma della mancanza di pianificazione e cura del territorio – si legge ancora –. Le Province, abolite per risparmiare, garantivano un minimo di manutenzione. Oggi, invece, si rincorrono le emergenze, spendendo di più per riparare i danni senza mai prevenire. Questo abbandono ha sottratto anche opportunità di lavoro dignitoso, come quello per la pulizia di canali e strade, e ora tutti paghiamo il conto, con interessi».

«E se già oggi vediamo gli effetti dell’abbandono statale, cosa ci aspetta con l’autonomia differenziata?», ha chiesto il sindacando, sottolineando come «mentre contiamo i danni e le famiglie si leccano le ferite, la politica deve cercare soluzioni. Non si può continuare a scaricare la responsabilità sul sistema di protezione civile e sui cittadini. Il primo colpo lo subiscono sempre le famiglie, con la chiusura delle scuole, che per molti rappresenta un dramma. Chi ha ancora i nonni a disposizione ed in salute può ritenersi fortunato, ma chi non ha questa rete di supporto è costretto ad arrangiarsi trovando strutture a pagamento o baby sitter».

«Inoltre, chi lavora in settori legati al sistema scolastico, come il personale delle mense, paga direttamente il prezzo delle chiusure. Per loro, una “giornata di lavoro” spesso significa due sole ore retribuite, e perdere anche quelle ha un impatto devastante. Non possiamo ignorare questa precarietà», ha ribadito la Filcams Cgil.

«La Filcams Cgil Calabria ringrazia chi, in queste ore drammatiche – conclude la nota – sta lavorando per garantire la sicurezza di chi deve comunque raggiungere il posto di lavoro. Ma ora chiediamo al governo regionale e alle istituzioni di ascoltare le nostre richieste e di adottare misure concrete per proteggere i lavoratori e le famiglie nei vari casi di allerta meteo». (rcz)