INDAGINI, IL LOGORAMENTO DI OCCHIUTO
IL PRESIDENTE ASPETTA L’ARCHIVIAZIONE

di SANTO STRATI – L’immagine del Presidente Occhiuto, rilanciata su Instagram, sorridente e rilassato, dopo l’interrogatorio richiesto e ottenuto dalla Procura sulle accuse di corruzione, non basta a nascondere i tanti affanni del Governatore. Travolto da una burrasca giudiziaria che – ci auguriamo e gli auguriamo – si risolverà in una bolla di sapone, Occhiuto in poche settimane ha perso tanti punti in reputazione (e sicuramente in serenità) a cui si affianca un lento e inarrestabile logoramento, che – decisamente – non merita.

Provate a chiedere in Calabria (ma anche negli ambienti che contano a Roma) un’opinione su Occhiuto Presidente e la risposta sarà pressoché unanime: uno dei migliori presidenti in 55 anni di regioni, “però…”. Ecco l’insidia del sospetto che si manifesta nella sua diabolica interezza in quel maledetto “però…”. Ovvero anche tra i suoi più sfegatati fans qualche turbamento emerge, pur nella netta convinzione dell’assoluta estraneità del Governatore in questo ulteriore pasticciaccio giudiziario che non solo turberebbe la tranquillità anche a un rinoceronte, ma ha provocato una spaventosa crisi di immagine per tutta la Calabria.

Premesso che ribadiamo la nostra personale stima a Occhiuto, più volte espressa su queste pagine, non possiamo non sottolineare alcuni “mostruosi” errori di comunicazione che, al contrario delle aspettative, si sono rivelati un boomerang negativo per il Governatore. Ma c’è qualcuno che consiglia mediaticamente il Presidente Occhiuto o fa – sbagliando – tutto da solo?

L’avviso di garanzia – sia ben chiaro – non è nessuna conferma di colpevolezza o, addirittura, una presumibile scontata condanna, bensì una comunicazione che la Giustizia sta indagando su di te. C’è una grande differenza tra indagato e accusato (in quest’ultimo caso lo si diventa in caso di rinvio a giudizio), ma ormai è invalsa l’abitudine, dai tempi di Tangentopoli (1992) di trasformare mediaticamente in “condanna” qualsiasi apertura di indagine. La mossa di Occhiuto di annunciare sui social l’apertura di un’indagine (per corruzione) sul suo conto non è servita ad attenuare la bomba mediatica che sarebbe comunque esplosa. Anzi, le due successive mosse, l’apparizione televisiva da Porro e una francamente deleteria conferenza stampa in Regione, hanno accentuato la pratica del sospetto. Si è rivelata una excusatio non petita che, come dicevano i latini, spesso diventa una accusatio manifesta. In buona sostanza, pare evidente che la difesa via social e attraverso i media non ha fatto che ampliare la portata dell’indagine accusatoria.

Certo, data la delicatezza del tema e la gravità delle accuse, sarebbe stato utile una maggiore previdenza mediatica da parte della Procura catanzarese: un’indagine sottotraccia, in attesa di riscontri obiettivi e prove inconfutabili, ma siamo abituati in Italia alla fuga di notizie e ai processi mediatici anticipati che portano a confondere e allarmare l’opinione pubblica. Quindi, Occhiuto ha pensato di anticipare i giornali a cui qualche gola profonda avrebbe rivelato l’apertura delle indagini, ma doveva fermarsi lì. Il processo mediatico (via tv e social, sostenuto poi da una certa stampa sempre meno credibile e autorevole) crea due opposte fazioni di innocentisti e colpevolisti, prim’ancora che siano formalizzate (e documentate) le accuse, con un risultato certo: l’indagato – in quanto tale – “qualcosa di certo ha fatto…”, immagina il popolino e nessuna sentenza (che purtroppo arriverà dopo anni di gogna mediatica e di vite e carriere politiche spesso distrutte) rimetterà le cose a posto. La “macchia”, ovvero il sospetto, resterà indelebile. In questo modo si rovina non solo la vita ma anche la reputazione del politico di turno.

E non mancano i sospetti della solita macchinazione politica volta a distruggere l’avversario (o l’”amico”) politico. La lentezza della giustizia nel nostro Paese non fa che accelerare il processo di un logoramento, spesso inarrestabile, che porta all’inevitabile disfatta del malcapitato di turno. Basta guardare indietro negli anni (l’ultimo clamore viene dalla sentenza su Rimborsopoli, con le assoluzioni “perché il fatto non sussiste” arrivate dopo anni di infamanti e infondate accuse) per osservare quante volte la Giustizia ha troncato promettenti o già avviate carriere politiche, per poi scoprire – molti anni dopo – l’insussistenza del benché minimo indizio, di una prova inoppugnabile del reato.

Con il sistema giudiziario italiano si è arrivati all’assurdità che è l’imputato che deve dimostrare la propria innocenza, quando invece dovrebbe essere la pubblica accusa a dimostrare la presunta colpevolezza (poi tocca ai giudici in giudizio stabilire la concretezza delle prove): in questo modo, soprattutto, nel mondo politico, tutti gli amministratori pubblici sono in costante “libertà vigilata” e sanno che dovranno dimostrare, in caso di accuse, la propria innocenza, anche e soprattutto in assenza di riscontri precisi di aver commesso illeciti.

Basta scorrere i precedenti delle assoluzioni  in Calabria, dopo anni di ludibrio politico: il presidente Mario Oliverio (a cui è stato addirittura impedito di andare alla Cittadella a esercitare le sue funzioni, in quanto costretto alla dimora obbligata nella sua casa a San Giovanni in Fiore) poi assolto senza alcuna scusa, o l’ex senatore Marco Siclari (“il fatto non sussiste”), assolto da infamanti e strampalate accuse, “bruciato” politicamente (era il più giovane senatore d’Italia) dopo l’ovvia gogna mediatica che non ammette errori giudiziari, e tanti altri ancora, vilipesi, feriti nell’orgoglio, distrutti fisicamente e politicamente da una giustizia “non giusta” perché troppo lenta a condannare o assolvere. Chiamiamole cantonate giudiziarie (anche i magistrati sbagliano, ci mancherebbe), ma non sono più tollerabili, ormai, i i tempi di ripristino della verità cui costringe un’inchiesta giudiziaria.

Occhiuto all’uscita dell’interrogatorio (da lui richiesto e concesso dalla procura) ha detto di confidare in una celere archiviazione: «mi sento sollevato perché penso di aver chiarito ogni cosa». Ma non ignora, il Presidente, che il logoramento a cui ogni giorno è sottoposto – con continui – pur se surreali – collegamenti alla sua persona in indagini che continuamente si allargano e distillano, goccia dopo goccia, ipotesi di reato a 360 gradi in Cittadella e dintorni, finirà per distruggerlo politicamente. La sua rielezione, data per scontata fino a pochi mesi fa, ha subìto non un semplice scricchiolio, ma un vero e proprio terremoto. Il timore è che un eventuale rinvio a giudizio (pur in assenza di elementi concreti) darà il colpo finale a un faticosissimo impegno (sapete quante ore lavora il Governatore?) che avrebbe diritto di vedere risultati e non accuse prive di fondamento.

Se prevale la logica del sospetto… Occhiuto nel tritacarne mediatico

di SANTO STRATI –Non sappiamo quali saranno i riscontri dell’apparizione televisiva del Presidente Occhiuto a Quarta Repubblica, ma  permetteteci, con franchezza, di manifestare una vistosa riserva. Quella che doveva essere un’autodifesa “pubblica” rischia di diventare un autogol, alimentando – ahimè – la logica e perversa cultura del sospetto. In Calabria, e non solo, la frase più generosa che si coglie in giro è “qualcosa c’è sotto”, e già questo alimenta il circo mediatico dell’odio politico e dell’invidia sociale: nel tritacarne c’è finito Roberto Occhiuto e non per la sua instancabile (e davvero logorante) attività politica in favore della Calabria (e su questo crediamo non ci siano riserve a concordare su un impegno ai limiti, considerando anche i postumi di una difficile operazione al cuore), ma su un’indagine “vecchia”, guarda caso rispolverata dal quotidiano Il Domani il giorno dopo il suo annuncio della volontà di ricandidarsi.  Non sta a noi giudicare eventuali ipotesi di reato, ma concordiamo col Presidente che azioni giudiziarie “preventive” (ma a scoppio ritardato) di questo genere contribuiscono solo a demolire la già malconcia reputazione della Calabria. Ben vengano le indagini e si perseguano i reati, ci mancherebbe altro, ma alla magistratura, sommessamente, bisognerebbe chiedere di non dimenticarsi di applicare un po’ di buonsenso. Facile distruggere politicamente chiunque, pressoché impossibile riparare ex-post ai guasti provocati, ove risulti la magica formula “il fatto non sussiste”. Peccato che, quando arriva, troppo tempo è passato, troppe reputazioni (colpevolmente) smantellate, troppi destini cambiati e, qualche volta, vite distrutte. Finisca il cerchio mediatico del sospetto, non se lo merita l’Occhiuto di turno, né tantomeno i calabresi. (s)

OCCHIUTO IN TV, C’È RISCHIO DI AUTOGOL
QUANDO IL PROCESSO SI FA SOLO SUI MEDIA

di FRANCESCO RAO – C’è una strana regola non scritta, radicata nei comportamenti collettivi, che trasforma l’opinione pubblica in un’aula di tribunale parallela. Un atteggiamento, spesso amplificato dai media, che spinge intere comunità ad assaporare un senso di appagamento istintivo, giustizialista, quasi catartico: l’individuazione del colpevole prima e la sua condanna morale poi.

È un rito antico quanto il mondo, aggiornato alla velocità dei social attraverso i like e dei titoli della stampa urlati ai quattro venti. Ma quanto è legittimo, dal punto di vista giuridico e sociologico, il giudizio mediatico che si abbatte su una persona prima ancora che la giustizia faccia il suo corso?

La storia è piena di esempi. Il caso più emblematico – e tragico – è quello della crocifissione di Cristo: una condanna popolare, accelerata, emotiva, alimentata dal bisogno di placare l’ira di un popolo più che dalla ricerca della verità. Quella stessa logica – una forma primitiva di panoptismo emotivo, per usare un’espressione cara alla sociologia della comunicazione – torna ogni volta che una figura pubblica è colpita da un avviso di garanzia.

Tutto ciò è già accaduto in Calabria ed ha riguardato altri Presidenti di Regione.

La notizia dell’indagine che ha coinvolto il Presidente della Regione, on. Roberto Occhiuto, ha innescato – come prevedibile – una corsa alla semplificazione. Ma la Costituzione italiana, frutto della visione lungimirante dei padri costituenti, non ammette la gogna mediatica come strumento di giustizia. La colpevolezza, ricordo a me stesso, in uno Stato di diritto, è sancita solo da una sentenza definitiva, in terzo grado, passata in giudicato. Sino ad allora, la presunzione di non colpevolezza è un diritto personale intoccabile.

Ed è proprio qui che entra in gioco la sociologia del diritto. Come sottolineava Niklas Luhmann, il diritto è un sistema autonomo che funziona secondo proprie logiche, distinte da quelle dell’opinione pubblica o dei media. Il diritto non è “giustizia emozionale”, ma struttura razionale volta a garantire la coesione sociale attraverso la previsione astratta e generale delle norme. Una garanzia per tutti, anche – e soprattutto – per coloro che rivestono ruoli pubblici. L’avviso di garanzia non è una condanna: è uno strumento di tutela dell’indagato, che ha il diritto di conoscere le contestazioni a suo carico e difendersi.

Tuttavia, la sociologia della comunicazione ci ricorda che il diritto rischia di essere sovrastato dal “tribunale dell’opinione pubblica”, alimentato dai media, dai social network, dalla logica del tempo reale. La velocità con cui una notizia si diffonde, unita al bisogno collettivo di una narrazione forte, spesso costruisce storie a tesi: il potente sotto accusa diventa, in automatico, il simbolo del “male da estirpare”.

È il fascino eterno – e pericoloso – della tragedia greca. In essa, il destino dell’eroe non si gioca nei tribunali, ma nella piazza, tra passioni e premonizioni. Così oggi, nell’Italia mediterranea, si assiste a una trasfigurazione moderna di quell’antica ritualità: il sospetto diventa colpa, l’avviso di garanzia diventa sentenza, e il dibattito pubblico diventa dramma collettivo.

Ma le istituzioni devono restare salde. E chi, come il Presidente Occhiuto, ha scelto di esporsi pubblicamente – come ha fatto durante la trasmissione condotta da Nicola Porro – dichiarando la piena disponibilità a chiarire la propria posizione e a continuare il proprio lavoro per la Calabria, merita, oggi più che mai, di essere giudicato con gli strumenti della democrazia, non della vendetta sociale.

La sfida, per tutti, è restituire alla giustizia il suo tempo, al diritto il suo linguaggio e alla comunicazione il suo dovere: informare senza infiammare, educare senza erigere forche mediatiche. Solo così, potremo davvero parlare di uno Stato civile e di una società matura.

[Francesco Rao è docente a contratto Università “Tor Vergata” – Roma]

OCCHIUTO, SANITÀ IRRISOLTA IN REGIONE
OPPOSIZIONE FIACCA E NUOVI GATTOPARDI

di SANTO GIOFFRÈ  – Al punto nefasto in cui è stata buttata la Calabria, dove il tragicomico è il tratto dominante dell’andazzo, è da pidocchiosi tacere. Partiamo da Occhiuto e dalla sua maggioranza che da 6 anni governa la Calabria. L’ultimo trionfo attraverso cui il Governatore è giunto in quel posto, più che merito suo, è stato per l’inconsistenza di chi diceva di essere, sempre, altro diviso in tre: un coacervo di niente, allegrotti partenopei in weekend nel blu mare calabro, dispersi nel deserto. Una passeggiata per Occhiuto che, da subito, individua nella sanità il facile strumento del buon e redditizio governo del consenso. Chiede e ottiene poteri assoluti, in quel campo, da Draghi, il peggiore governante di tutti perché cinico e bancario. Solo che Occhiuto, quando va a mescere dentro il ritenuto ricco carniere della Sanità calabra, non solo perde il cucchiaio ma ci rimette, pure, il braccio. In Calabria, l’assistenza sanitaria, come servizio da fornire alla gran parte dei Calabresi, non esiste più (Rapporto Gimbe, The Lancet, tele Meloni…).

Nella fornitura dei servizi ai cittadini, però! In altri compartimenti dello stesso settore, il grasso cola ancora. Eccome se cola! Tanto che viene istituita l’Azienda Zero, per regimentare e governate questo grasso, mentre l’osso rimane alle Asp e, contemporaneamente, per accompagnare al meglio le azioni del governo, l’idea e la messa in orbita di un apparato mediatico di diffusione della notizia tale da far apparire i tramonti come radiose Aurore, così care a Eos dalle mani colorate. Tenendo conto che non ci sono più medici, in Calabria, e che non ce ne saranno mai più, a causa dei disastri causati dal Piano di Rientro, mai voluto risolvere, unico caso in Italia, perché risolverlo avrebbe comportato la fine dei ventennali, tranquilli saccheggi di danaro pubblico, stimo io, di ben 3 miliari dal 2000 fin ora, da parte di un protetto sistema criminale che delle dinamiche di quel Piano ne gestisce e controlla le fasi ed ne esercita il dominio assoluto, qualche conto incomincia a non tornare.

D’altronde, fin dal 2009, il Governo, con complicità in loco, ci tratta non come persone, ma alla stregua di numeri. Occhiuto, allora, inizia una serie di manovre di contenimento. La prima, intuendo l’imminente collasso del sistema, che lo esporrebbe a gravi rischi, visto il ruolo preteso e ottenuto, fa arrivare ben 343 medici dalla Repubblica Comunista di Cuba, validissimi Professionisti, lui anti-comunista da sempre, da usare come tampone nelle postazioni più sensibili: PS, emergenza/urgenza a tempo determinato e, cioè, fino alla fine del suo mandato, calmierando, così e momentaneamente, le cose. La seconda cosa, dicevo, è l’Azienda Zero; la terza, la messa in opera di una poderosa campagna, da parte delle Asp, di transazioni, principalmente con BFF, con finalità di pagare i debiti della sanità, senza, però, fare una ricostruzione rigorosa della storia delle fatture, col rischio che il debito, attraverso titoli di riconoscimento del credito, conservati in casseforti o in tasche sicure, possa ripresentarsi negli anni che verranno.

In questa operazione, è stato aiutato dal Governo con una strana legge di contabilità unica in Europa. Dire che su queste cose c’è un’inchiesta della Procura di Milano, in atto, non m’interessa proprio, perché io parlo di politica. Forse, visto il suo prestigio, al suo governo, invece delle favole, avrebbe potuto suggerire, conoscendo lo stato dell’arte e dell’abisso in cui sono precipitati i parametri vitali della Regione, di fare 2+2. Dopo aver dato ben 15 miliardi per un’opera devastante e inutile, il Ponte sullo Stretto, di ritornarci altrettanti miliardi, a noi sottratti tra ruberie e trasferimenti di risorse al Nord per curarci, al fine di poter reperire medici, invogliandoli a venire in Calabria. Parlo, per capirci, delle materie non LEP, quelle che il Nord userà per abbuffarsi di servizi e oltre, con i nostri soldi e che Occhiuto, da vice-presidente di FI, gli ha concesso, mentre ai calabri vendeva la storiella dell’essere il tosto, feroce oppositore di ciò che lui stesso ha concesso al Nord, votando, con cognizione e volontà, la legge sull’Autonomia Differenziata.

Ma non solo… Ad ogni disastro sanitario che accade in Calabria, la potente macchina mediatica, con abilità che va riconosciuta, racconta altro: di aeroporti pieni (e ferrovie abbandonate), di strade favolose, di spettacoli strepitosi di fine anno, di fiere roboanti dove l’agricoltura calabrese, si e no, compete, quasi con i ranchero texani per, poi, ritrovarla in pieno medioevo, di rigassificatori e bombe ecologiche a iosa, di finanziamenti per ogni dove, soprattutto ai consoni, di una Film Commission che tutto fa, meno che promuovere la filmografia paesaggistica calabra, come da statuto.

Solo che, però, la narrazione, di colpo, si è rotta: la gente incomincia a morire per mancanza di medici, posti letto, divisioni ospedaliere, autoambulanze, strade. Certo, bisogna pur dire che gran parte delle responsabilità sono dell’altra parte, la cosiddetta opposizione consiliare, partitica, sociale, che tace sempre, oltre qualche folkloristico, raro sussurro e grida e che ha sempre accompagnato l’agire di Occhiuto, dentro un silenzio ecclesiale.

Addirittura, arrivando a proporre leggi da lui, o dalla sua maggioranza, suggerite. Certo, qualcuno, come l’ottimo Antonio Lo Schiavo, ha cercato, in solitudine, di non essere inutile, portando avanti battaglie che tutti dovevano ed avevano l’obbligo di fare. Ora, all’avvicinarsi del formaggio, rivedo movimenti delle solite facce e faccendieri, piccoli Gattopardi, che pensano che non importa, tanto, perdere è bello. L’importante è che ci siano sempre loro ad auto-garantirsi per continuare a tradire il proprio mandato. Io, a costo di rimanere solo, con mizzicu, non starò zitto e sapete cosa vuol dire il mio non silenzio, per la miseria. (sg)

BAKER HUGHES RESTA IN CALABRIA: 26 MLN
STANZIATI PER LO STABILIMENTO DI VIBO

di SANTO STRATI – Quando tutto sembrava perduto dopo l’assurdo ricorso al Presidente della Repubblica contro l’investimento da 60 milioni della multinazionale Baker Hughes, ecco dal cilindro di Mandrake-Occhiuto il recupero. Non ha fatto illusionismi, però, il Presidente della Regione, né ipnotizzato i suoi interlocutori, ha semplicemente esercitato il suo fascino di ammaliatore di industriali e ha convinto Baker Hughes a non scappare dalla Calabria.

Non ci sarà l’investimento da 60 milioni a Corigliano-Rossano, ma la multinazionale investirà 26 milioni di euro per potenziare lo stabilimento di Vibo Valentia. Un respiro di sollievo per tutta la Calabria, affamata più che mai di investimenti importanti per la creazione di occupazione e nuovi posti di lavoro.

«La nostra mission – ha dichiarato il presidente Roberto Occhiuto – è costruire in Calabria un contesto istituzionale favorevole all’attrazione di investimenti. Sono molto contento che aziende di primaria importanza come Baker Hughes, così come altre, abbiano trovato nella nostra Regione la sede di importanti investimenti. Continueremo le interlocuzioni con Baker Hughes per tentare di recuperare anche il resto dei 60 milioni inizialmente annunciati e farli rimanere tutti nella nostra Regione».

Occhiuto aveva incontrato ieri mattina, presso la Cittadella di Catanzaro, il presidente di Baker Hughes-Nuovo Pignone, Paolo Noccioni.

Durante la riunione – alla quale hanno preso parte anche l’assessore allo Sviluppo economico, Rosario Varì, e il vice presidente dell’azienda Paolo Ruggeri – è stato affrontato il tema degli investimenti di Baker Hughes in Calabria.

La multinazionale aveva inizialmente previsto di investire 60 milioni di euro nella nostra Regione, ma nelle scorse settimane è tramontata – com’è noto – l’ipotesi che riguardava il porto di Corigliano-Rossano.

Grazie alle interlocuzioni tra la Regione e la multinazionale, Baker Hughes ha però annunciato ieri l’intenzione di confermare ed aumentare gli investimenti per Vibo Valentia: 26 milioni di euro dei 60 rimarranno, dunque, sul nostro territorio.

Il piano per lo stabilimento vibonese, recentemente rivisto dall’azienda alla luce degli eventi che hanno interessato gli sviluppi delle proprie attività nella regione, prevede per i prossimi tre anni un investimento davvero importante, per l’appunto 26 milioni di euro – maggiore del 50% di quello inizialmente stabilito -, che porterà all’espansione delle attività industriali nel sito.

In particolare, gli investimenti sono funzionali al potenziamento del ruolo di centro di eccellenza dello stabilimento di Vibo nel panorama della catena globale di fornitura di Baker Hughes e prevedono anche la costituzione di un Engineering Digital Hub, quindi anche attività di ricerca e sviluppo ingegneristico.

Il sito Baker Hughes di Vibo è da più di 60 anni un centro di eccellenza per la saldatura, per la progettazione e la costruzione di scambiatori ad aria per diverse applicazioni nel settore dell’energia, per l’assemblaggio di centraline e per la fabbricazione e lavorazione meccanica di grossi componenti di materiale pregiato che vengono utilizzati nella produzione di compressori e turbine a gas.

Anche l’assessore Varì ha espresso viva soddisfazione per l’impegno di Baker Hugues su Vibo: «Sono molto contento che Baker Hughes, anche grazie all’ottimo rapporto instauratosi con il governo regionale, continui ad investire in Calabria, sullo stabilimento di Vibo Valentia, a Porto Salvo, dove è insediata da 60 anni e dove ha creato un ottimo rapporto con la popolazione.

La decisione dell’azienda è importante non solo per le ricadute occupazionali rilevanti che un investimento da 26 milioni di euro determinerà, ma anche perché dette risorse, oltre che per accrescere la produttività e produzione, saranno impiegate in ricerca e sviluppo, un ambito che determina di per sé attrazione di nuovi investimenti e occupazione per i giovani laureati calabresi che vorranno lavorare sul territorio per una grande azienda».

La gestione dell’investimento originariamente previsto per il Porto di Corigliano-Rossano è stata a dir poco disastrosa e non è un’opinione: l’Amministrazione Stasi aveva fatto sfumare non solo l’impegno della multinazionale, ma ispirato il completo disimpegno nei confornti della regione Calabria.

Il Presidente Occhiuto non aveva però perso le speranze e ha cercato in tutti i modi di ricucire lo strappo e riannodare i fili di una complessa trattativa fatta naufragare in modo così banale e assurdo.

Il nuovo investimento, destinato a Vibo, non solo conferma l’intenzione della multinazionale di restare sul territorio, ma lascia persino il margine (è un’idea di Occhiuto) per far destinare la rimanente parte dei famosi 60 milioni iniziali (ci sono 34 milioni in ballo) sempre sul territorio calabrese.

Senza tirare per la giacchetta alcuno, ci permettiamo di segnalare la grande opportunità che è offerta da un diverso utilizzo dell’area del Porto di Saline. Un’area immensa dove peraltro sarebbe bello immaginare il trasferimento della Hitachi Rail nell’ex Officina Grandi Riparazioni delle FS: ci sono le condizioni per invetsire e valorizzare questo territorio. (s)

 

L’OPINIONE / Sergio Dragone: Nella guerra sull’autonomia, chi si schiererà Roberto Occhiuto?

di SERGIO DRAGONEE ora che è scoppiata la guerra tra i Governatori sull’autonomia, con chi si schiererà Roberto Occhiuto? La domanda sorge spontanea dopo le ultime mosse compiute dalle Regioni per contrastare (o sostenere, a seconda dei punti di vista) la legge Calderoli che trasferisce all’autonomia regionale importanti materie finora concorrenti con lo Stato. 

E mentre Sardegna, Toscana e Puglia, nelle ultime ore hanno formalizzato il ricorso alla Corte Costituzionale per ottenere la cancellazione, totale o parziale, della legge, il presidente del Veneto, Luca Zaia, ha annunciato che presenterà un controricorso. Si profilo dunque anche un conflitto molto acuto tra le Regioni.

Ho molto apprezzato, per la sua fierezza, il discorso della presidente della Sardegna, Alessandra Todde, che pure avrebbe potuto infischiarsene vista la “specialità” della sua Regione.

Riporto testualmente un passaggio della sua dichiarazione: «Sono orgogliosa che la Sardegna sia capofila in questa battaglia, in difesa di chi ha di meno e contro la volontà di questo governo di aumentare una disparità inaccettabile tra i territori. La Sardegna non può tollerare una legge che favorisce le Regioni più ricche, a discapito dell’equità e della solidarietà nazionale oltre che delle prerogative costituzionali che ci sono state riconosciute attraverso il nostro Statuto. Stiamo lottando per garantire che ogni sardo e ogni cittadino italiano siano trattati con la stessa dignità e avere le stesse opportunità, ed è nostro dovere opporci a scelte politiche che indeboliscono il nostro Paese, vorrebbero silenziare le Regioni più povere e metterci gli uni contro gli altri».

Un manifesto dell’unità nazionale, quello di Todde, che è difficile non condividere. E l’appartenenza politica della presidente sarda non c’entra nulla con l’alto valore, oserei dire “patriottico”, di un richiamo forte a tutti gli italiani.

Diventa ora interessante comprendere l’atteggiamento che vorrà assumere il Governatore calabrese che sembra sospeso tra la fedeltà al centrodestra e le forti preoccupazioni per gli effetti che potrà avere sulla martoriata Calabria una legge che è destinata ad aprire forti disparità soprattutto in materia di sanità e istruzione. Alle dichiarazioni pubbliche, molto critiche verso la Calderoli, non sono seguiti atti concreti in sede istituzionale. Anzi, abbiamo assistito ad una melina che tende a rinviare più che possibile ogni decisione, in attesa degli eventi e degli sviluppi.

Occhiuto capisce bene che se il referendum si terrà (e sarà difficile per la Consulta dire no ad un milione di firme) ci sarà uno tsunami in Calabria e dunque la sua leadership ne uscirebbe molto indebolita. Non vorremmo essere nei suoi panni. Anche perché un atteggiamento “neutrale” gli procurerebbe l’ostilità di entrambi gli schieramenti in campo e le sue pubbliche perplessità sulla legge apparirebbero solo posizioni strumentali. Si capirebbe di più una posizione favorevole all’autonomia che una tattica attendista. Si dice, giustamente, che se pretendi di piacere a tutti (o meglio non scontentare nessuno), finirai per non piacere a nessuno. E qui c’è in gioco non una semplice partita politica, ma il futuro di una terra che – se dovesse andare in porto questa legge iniqua – rischia la desertificazione entro un decennio. (sd)

Il presidente Occhiuto tra i Governatori più apprezzati: È il quarto in Italia

Roberto Occhiuto è tra i presidenti di Regione più apprezzati in Italia. È quanto emerso dalla classifica sul gradimento dei primi cittadini e Governatori, realizzata per il 20esimo anno consecutivo dall’Istituto demoscopico Noto Sondaggi per ”Il Sole 24 Ore”, che indica Occhiuto al quarto posto, (in coabitazione con Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania) ed è primo tra i presidenti di Regione del suo partito: si conferma il governatore azzurro più amato d’Italia.

Una posizione che conferma quella dell’anno precedente, ma migliorando il gradimento di 1 punto percentuale: dal 59% del 2023 al 60% del 2024. Il gradimento del governatore Occhiuto dal giorno della sua elezione è sempre e costantemente migliorato: dal 54,5% dell’ottobre 2021 al 60% odierno (+5,5%). Il presidente Occhiuto è, insieme al governatore De Luca, il presidente di Regione più apprezzato nel Centro-Sud.

«Guardo poco i sondaggi, preferisco concentrarmi sul lavoro e sulle azioni concrete per migliorare la Calabria», ha detto Occhiuto, aggiungendo come «non posso nascondere la soddisfazione per il vostro costante sostegno e per l’affetto che ogni giorno mi dimostrate».

«Essere quarto con il 60% di gradimento nella classifica governance poll 2024, realizzata dall’Istituto demoscopico Noto Sondaggi per ‘Il Sole 24 Ore’, è un gran bel risultato», ha commentato l’assessore regionale allo Sviluppo Economico, Rosario Varì.

«Siamo orgogliosi – ha aggiunto – di avere un presidente come Roberto Occhiuto che da quasi tre anni sta portando avanti in modo egregio un grande progetto di riscatto e di valorizzazione della nostra Regione. Non era mai successo prima che un governatore della Calabria avesse a livello nazionale e internazionale questo peso e questa autorevolezza».

«Fino a qualche anno fa eravamo il fanalino di coda – ha proseguito – ora finalmente la Calabria viene percepita non solo come una terra con dei problemi ma principalmente come un luogo con grandi opportunità e soprattutto dalle grandi potenzialità».

«Un governatore che raggiunge questi livelli di gradimento e questa popolarità nazionale è sintomo di buon governo e di grande fiducia da parte dei rispettivi cittadini», ha sottolineato il deputato di FI, Francesco Cannizzaro, sottolineando come Occhiuto «sta facendo registrare record su record per il regionalismo calabrese. Sono orgoglioso e felice per lui, merita queste soddisfazioni. Anche perché, di conseguenza, è la Calabria ad affermarsi tra le regioni più gradite per buone prassi».

«Oltre ad essere una riconferma in relazione al trend dell’anno passato, quello di Roberto (e quindi della Calabria) è inoltre un gradimento che cresce: 5,5% in più rispetto alle rilevazioni del 2023 – ha evidenziato Cannizzaro – come attesta il sistema di sondaggi realizzato andando a pescare campioni in ogni angolo di Calabria ed utilizzando strumenti diversi. Questo è un segnale ultra positivo, perché è sintomo di buon lavoro e di supporto al Presidente da parte dei suoi cittadini, che condividono metodi, misure e immagine. E tutto questo mentre Governance Poll fa notare un generale calo di gradimento per un governatore su due».

«Pertanto, che Occhiuto dopo meno di 3 anni di mandato sia al quarto posto in tutto il Paese, al pari di uno come De Luca che invece governa da due mandati – ha concluso – è sinonimo di fiducia da parte dei calabresi, che confermano, dopo le analisi dell’anno scorso, di credere fermamente nell’attività portata avanti dal Presidente della Calabria».

Per Michele Comito, consigliere regionale di FI, «la classifica sul gradimento per i presidenti di Regione redatta dal ‘Sole 24 Ore’ dà l’opportunità di capire quanto sia davvero notevole e importante il lavoro che il governatore Roberto Occhiuto sta portando avanti da più di due anni e mezzo».

«Il percorso intrapreso – ha concluso – per dare alla Calabria un futuro migliore è sotto agli occhi di tutti, e i cittadini stanno toccando con mano cosa vuol dire visione e buongoverno». (rcz)

Roberto Occhiuto rieletto presidente della Commissione Intermediterranea

Prestigioso incarico per Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria e vice segretario nazionale di Forza Italia, che è stato rieletto presidente della Commissione Intermediterranea, al termine della due giorni dell’Assemblea Generale della Cim, che si è svolta in videoconferenza, durante la quale si sono susseguite diverse sessioni tematiche.

L’organismo, di cui fanno parte 38 regioni di otto Stati membri dell’Unione Europea e di altri Paesi, tra cui Albania, Cipro, Francia, Grecia, Italia, Malta, Marocco e Spagna, è uno dei 6 ambiti di intervento della Crpm – Commissione delle Regioni Marittime Periferiche, il cui scopo è favorire lo sviluppo del dialogo euromediterraneo e la cooperazione territoriale sui temi di trasporti, politica marittima integrata, coesione economica e sociale, acqua ed energia.

Occhiuto era stato eletto la prima volta presidente della Commissione Intermediterranea durante l’Assemblea Generale della CIM che si era tenuta a Villa San Giovanni (Reggio Calabria) il 29 e 30 giugno 2023.

Creata in Andalusia nel 1990 per esprimere gli interessi comuni delle Regioni del Mediterraneo negli importanti negoziati europei, la Commissione Intermediterranea della CRPM affronta le principali questioni sollevate in tutte le Regioni che si affacciano sul Mar Mediterraneo come la difesa degli interessi comuni di questi territori nelle principali politiche dell’UE; l’integrazione del ruolo delle autorità regionali nel concetto euromediterraneo; la realizzazione di progetti strategici “pilota” su tematiche chiave e di forte impatto territoriale.

Quest’anno l’Assemblea Generale della Commissione Intermediterranea si è concentrata durante il primo giorno su alcune sessioni tematiche quasi interamente dedicate alle questioni climatiche tra cui la gestione dell’acqua per la resilienza idrica nelle Regioni mediterranee; desertificazione e carbon farming nelle Regioni mediterranee; la revisione della Carta di Bologna, che dal 1990 è servita come quadro di riferimento per la collaborazione regionale sulla protezione delle coste nel Mediterraneo.
Nella seconda giornata, invece, il lavoro della Commissione è stato declinato su uno specifico asse: una futura macroregione mediterranea.

In quest’ultima sessione è intervenuto il presidente Occhiuto, che attraverso la sua relazione ha sottolineato l’esigenza di raggiungere un livello sempre più coeso e rafforzato di cooperazione tra le Regioni che oggi compongono la Commissione e che si trovano ad affrontare sfide socioeconomiche e ambientali uniche come il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità, la desertificazione, la fuga dei cervelli, e che richiederebbero una risposta sempre più forte e unitaria.

Al termine dei lavori e della dichiarazione finale della Commissione, è stato, dunque, eletto il nuovo ufficio politico e riconfermato Roberto Occhiuto, quale presidente della Commissione Intermediterranea fino al 2026.

Il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, ha espresso le sue congratulazioni a Occhiuto per la sua rielezione a presidente della Commissione Intermediterranea di cui fanno parte 38 regioni di 8 Stati membri dell’Unione europea e di altri paesi.

«Oltre ad essere motivo di prestigio per la Calabria – ha spiegato – la rielezione è’ la conferma del buon lavoro fin qui svolto che consentirà ad Occhiuto di continuare nel percorso volto a favorire lo sviluppo del dialogo euromediterraneo e la cooperazione territoriale sui temi dei trasporti, della politica marittima, dell’acqua e dell’energia». (rrm)

Il presidente Occhiuto: Non c’è serenità necessaria per discutere dell’autonomia

«In questo momento non c’è la serenità necessaria per discutere questa riforma». È quanto ha dichiarato il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, in una intervista al Corriere della Sera, sottolineando come «hanno dato una brusca accelerazione alla legge. Così gli italiani la vivono come fortemente divisiva».

«Se generasse questa disparità non sarebbe una buona legge. Il testo licenziato dal Senato è un buon testo, ma deve essere migliorato», ha detto Occhiuto e, per quanto riguarda la questione dei Lep, che il segretario di Forza Italia, Antonio Tajani, ha definito fondamentale, il Governatore ha detto di pensarla come lui.

«Secondo Tajani è fondamentale anche che la legge sostenga le regioni del Sud», ha confermato, ribadendo la necessità di « rivedere la questione che riguarda proprio le materie dove non sono previsti i Lep. È un aspetto che in Calabria in Consiglio regionale è stato sollevato da tutti, anche dalla Lega. Il testo dice che per le materie dove sono previsti i Lep, prima di fare un’intesa, è necessario definirli e finanziarli, ma i soldi ancora non ci sono».

E questo non vale per le materie dove i Lep non ci sono, che per Occhiuto «è questo il problema. Perché un istante dopo l’intesa, alcune regioni potrebbero chiedere di stipulare intese per essere autonome su alcune materie. Il commercio estero, ad esempio. Cosa succederebbe per gli agricoltori di Campania e Calabria che esportano le loro merci? All’estero potrebbero scoprire che il Paese è diviso a metà».

«Propedeutica all’intesa – ha aggiunto – ci deve essere una valutazione sull’impatto dell’intesa stessa. Penso che sia necessario.
L’Autonomia a cui penso io è una legge che dà la possibilità alle regioni di fare di più senza che questo leda i diritti dei cittadini di altre regioni».

Spazio, poi, alle elezioni: «In Calabria abbiamo avuto il 18% e siamo stati il secondo partito a due punti di distacco da Fratelli d’Italia.
Nel resto del Sud non è andata così bene. Colpa dell’Autonomia differenziata», ha detto Occhiuto e, se la riforma dell’autonomia non è ancora legge, «la colpa è nostra. Abbiamo lasciato al Pd questo tema. Al Sud è stato il loro unico argomento di contestazione».

Occhiuto, tuttavia, non contesta la legge di Calderoli, ma «deve essere discussa. Non voglio mettere in dubbio gli impegni presi con il governo sulle tre riforme. Ma non devono essere bandierine delle singole forze politiche. Sulla riforma della Giustizia, che è quella a cui Forza Italia tiene di più, non abbiamo posto nessun ultimatum. Sarebbe opportuno che questo succedesse anche per altre riforme». (rrm)

Il gruppo Pd: Calabria ha bisogno di verità e risorse che non si vedono con gestione Occhiuto

« La Calabria ha urgente bisogno di verità, di risorse e di investimenti, che non si vedono con la gestione Occhiuto». È quanto ha dichiarato il Pd Calabria commentando le ultime dichiarazioni del presidente della Regione, Roberto Occhiuto, sottolineando come «stavolta il presidente ha detto il vero: lui sta governando la Regione Calabria come un videogame, cioè in maniera del tutto virtuale, senza risolvere alcun problema ma costruendo una narrazione ossessiva con cui nasconde ogni giorno i drammi reali».

«Al contrario di quanto ha vantato Occhiuto, la riforma dei Consorzi di bonifica – hanno attaccato i dem calabresi – è pura e vuota propaganda. Ancora, la riorganizzazione della sanità regionale è un fallimento, come confermano l’emigrazione sanitaria da 300 milioni all’anno, i dubbi irrisolti sui debiti e sui bilanci delle aziende pubbliche della salute, la fuga di tanti medici dagli ospedali e lo stato generale dei servizi pubblici».

«In quanto ai trasporti, la regione – hanno proseguito i dem della Calabria – è completamente a terra, nonostante l’entusiasmo posticcio di Occhiuto sul gestore del sistema aeroportuale».

Per i dem, poi, «è indispensabile lottare con forza e senza doppiezze contro l’autonomia differenziata imposta dal governo di centrodestra, che porterà al tracollo la sanità e l’economia della Calabria, come il presidente Occhiuto sa benissimo, nonostante i suoi silenzi in proposito, coperti dalle distrazioni di massa che propina via social».

«Continueremo a contestare le bugie del governo regionale e – conclude la nota del Pd regionale – a proporre l’alternativa fondata sui fatti, sull’impegno e sulla concretezza nella soluzione dei problemi». (rcz)