Medici da Cuba: Occhiuto nessun posto di lavoro sarà tolto ai calabresi

Sta diventando insopportabile la polemica, sterile e priva di fondamento, a proposito della scelta del Presidente Roberto Occhiuto di “reclutare” 497 medici cubani a supporto della disastrata sanità calabrese. Va subito chiarito che i deficit di personale vanno colmati il più presto possibile: i medici impegnati negli ospedali calabresi sono allo stremo e non ci sono meedici, in Calabria, o in altre parti d’Italia disponibili.

«I cubani – ha detto il presidente della Regione e Commissario ad acta per la Sanità calabrese in un’intervista a Radio 24 – non toglieranno un solo posto di lavoro ai medici italiani e calabresi.

«Si è arrivati al reclutamento dei medici di Cuba perché la sanità calabrese è al collasso, ma il problema del reclutamento dei medici è un problema che hanno anche tutte le altre Regioni italiane. Ancor di più ce l’ha Calabria, che ha un sistema sanitario poco attrattivo, in cui molti concorsi a tempo indeterminato – e ne stiamo bandendo tanti – sono andati deserti. 

«Abbiamo assunto tutti gli specializzandi in nostro potere, ma non bastano, per cui rischiavo di dover chiudere presidi ospedalieri e reparti di pronto soccorso. 

Io non posso stare con le mani in mano: una sola vita salvata grazie a qualche medico in più in ospedale vale più di mille polemiche.

Faremo altri concorsi a tempo indeterminato, e cercheremo di inserite inventivi affinchè questi possano essere più attrattivi. Il nostro obiettivo è quello assumere il più possibile medici italiani e calabresi: i cubani non toglieranno un solo posto di lavoro ai nostri camici bianchi.

Ma nel frattempo c’è da governare l’emergenza, e c’è da garantire il diritto alla salute ai cittadini.

E vorrei dire che questi medici di Cuba non guadagneranno più dei loro colleghi italiani: anzi, il costo aziendale medio per un medico nel nostro Paese è di 6700 euro al mese, assai maggiore di quello che pagheremo noi alla società statale del governo cubano. 

L’alternativa sarebbe stata quella che stanno praticando tante Regioni, e purtroppo anche la Calabria negli ultimi mesi, vale a dire quella di far ricorso a società di lavoro interinale che forniscono medici al costo a volte anche di 1000 euro al giorno, quindi 30mila euro al mese. 

È una situazione inaccettabile. Ho deciso che gli ospedali debbano rimanere aperti comunque, e sono contento di aver stipulato questo accordo.

Alcuni medici sostengono di aver fatto domanda e che questa non sia stata accettata. Non è così: molti di questi sono medici che non hanno la specializzazione. Quelli che devono lavorare in ospedale ad esempio nei reparti di anestesia, chirurgia o piuttosto radiologia, devono essere specializzati. Io ho fatto approvare dal Consiglio regionale una legge per avere la possibilità di inserire in corsia anche medici senza la specializzazione, perché è meglio avere medici senza la specializzazione che non averne affatto, ma questa legge è stata impugnata dal governo nazionale.

E allora che dovevo fare: chiudere gli ospedali? Le nostre aziende sanitarie hanno fatto tantissimi concorsi per le più svariate categorie mediche, e a tempo indeterminato, ma sono andati quasi sempre deserti. 

Tra l’altro, un’altra cosa che sta avvenendo in Italia è che molti professionisti della sanità scappano dal sistema pubblico per andare in quello privato, oppure in talune cooperative. 

Pensiamo a un giovane anestesista: se viene assunto nel servizio pubblico guadagna circa 2.300 euro al mese, se invece va nel privato 2.300 euro li guadagna in appena due giorni. 

È chiaro che in questa situazione è impossibile tenere aperti gli ospedali, ancor di più in Calabria. 

Io i miei ospedali non li chiudo, non privo i cittadini calabresi del loro diritto alla cura. 

Quello sottoscritto con Cuba è un accordo approfondito che personalmente ho esplorato in ogni suo aspetto. C’è una norma nazionale, approvata all’inizio dell’emergenza Covid, che dà la possibilità di utilizzare medici extracomunitari. È evidente che l’emergenza nella mia Regione purtroppo è strutturale. 

Ho raccolto il governo della sanità calabrese come commissario da novembre, ma per 12 anni questa sanità era stata commissariata da commissari che non avevano avuto la capacità né di accertare il debito, né di migliorare la qualità delle prestazioni sanitarie. 

Commissari nominati dai governi nazionali senza che gli stessi governi assegnassero grande importanza al loro lavoro. Io adesso ho il dovere di agire». 

Occhiuto convoca i rappresentanti dei medici: sui cubani posizioni strumentali

Il presidente della Regione Roberto Occhiuto afferma che è strumentale contrapporre cubani-italiani e che che  presto ci sarà un incontro con rappresentanti medici e specializzandi, 

«Ho chiesto al direttore generale del Dipartimento Salute della Regione, Iole Fantozzi, di organizzare per i prossimi giorni un incontro con i presidenti degli ordini provinciali calabresi dei medici e con i rappresentanti degli specializzandi.

Ho sempre detto che sono pronto al dialogo e al confronto, e sarà quindi positivo avere uno scambio di idee ed opinioni con questi importanti esponenti dei camici bianchi.

A loro racconterò come è nato l’accordo con i medici cubani, e ovviamente sarò pronto a ricevere proposte e consigli. Come detto in più occasioni, l’intesa sottoscritta la scorsa settimana con il Paese caraibico non è in alcun modo un’iniziativa contro i medici italiani o calabresi.

Sbaglia chi strumentalmente mette in competizione o in contrapposizione gli operatori sanitari cubani con i nostri connazionali.

I concorsi in Calabria andranno avanti nei prossimi mesi, ed anzi stiamo lavorando a nuove regole che permetteranno di costruire bandi più attrattivi per i nostri giovani e per chi opera fuori dalla Regione.

Ma nel frattempo dobbiamo affrontare il presente, e per farlo non potevo restare con le mani in mano. I concorsi e gli avvisi andati deserti in questi ultimi mesi mi hanno imposto una presa di posizione.

Avevo due strade davanti: chiudere reparti e ospedali per carenza di personale, o trovare una soluzione emergenziale per garantire il diritto di cura ai calabresi.

Ho scelto la seconda strada, ed ho deciso nell’esclusivo interesse della nostra comunità e dei nostri territori.

Ribadisco un concetto semplice, ma rivoluzionario nella sua chiarezza e linearità: una sola vita salvata per un medico in più in un ospedale vale più di mille polemiche.

I medici cubani – i primi 33 arriveranno a settembre – ci aiuteranno per sopperire alle carenze del nostro sistema sanitario, lavoreranno fintanto che le piante organiche dei nostri reparti e dei nostri ospedali lo renderanno necessario, e non ruberanno alcun posto ai medici calabresi e italiani.

Allo stesso tempo il loro supporto non rallenterà la nostra azione per assumere camici bianchi a tempo indeterminato, per aprire nuovi ospedali, per sfruttare al massimo le possibilità che avremo con il Pnrr, per riformare e ricostruire una sanità a misura di cittadino».

Ponte: da Messina una lettera-appello al Presidente Occhiuto

di GIOVANNI MÒLLICA e FERNANDO RIZZO – Egregio Presidente, sembrano esserci concrete possibilità che il Governo che nascerà dalle elezioni del 25 Settembre riavvii i lavori di costruzione del Ponte sullo Stretto. Sarebbe grave farci trovare, ancora una volta, impreparati. Quando, nel 2011, con colpevole ritardo, divenne pubblico il piano di assunzioni del General Contractor, divenne evidente come Calabria e Sicilia fossero assolutamente impreparate a trarre beneficio da quella che è un’opera “fuori scala” rispetto a ogni altra realizzata in Italia negli ultimi decenni: un’Expo di Milano, un Giubileo, un’Olimpiade lunga almeno fino al termine di questo secolo. Se saputa gestire da coprotagonisti e non da passivi spettatori. Ne prese atto pure il calabrese Luigi Sbarra, all’epoca segretario regionale e oggi segretario nazionale della CISL, quando dovette constatare che, delle migliaia di figure professionali necessarie all’impresa nei 72 mesi successivi, nell’Area dello Stretto se ne potevano reclutare ben poche.
Di là a poco sarebbero serviti decine di operatori di macchine da cantiere e di saldatori, centinaia di ferraioli e di operai: significativo il caso dei 60 operatori TBM (le gigantesche Talpe utilizzate per scavare le gallerie): dalle nostre parti non ce n’era nessuno e, ovviamente, l’impresa non avrebbe aspettato ma li avrebbe chiamati da altre regioni o da altri Paesi. Sembrava sfuggirci di mano l’opportunità più preziosa offerta dalla grande opera: il lavoro.
Non era solo la manodopera qualificata a mancare: servivano centinaia di posti letto, migliaia di pasti, avvocati e notai per gli espropri e i contratti e tecnici per avviare tempestivamente le opere connesse. Per cercare saldatori qualificati, il Capo progetto dovette recarsi a Siracusa e lì, quasi casualmente, fu condotto in un cantiere specializzato nella costruzione di piattaforme petrolifere. Scoprendo che l’impresa avrebbe potuto realizzare a pochi km dallo Stretto ciò che era programmato a mille miglia di distanza, Con risparmi di tempo e di costi straordinari e inaspettati. Ma era troppo tardi per cambiare e le ragioni della scelta di un fornitore importante, spesso non sono economiche ma, soprattutto, politiche.
Altro elemento che impone di arrivare preparati all’appuntamento.
La preparazione di un evento così imponente richiede competenza e tempi lunghi. Se è vero che la regia dev’essere politica, bisogna coinvolgere sindacati, industriali, ordini professionali, associazioni commercianti, università e, ammettiamolo, magistratura e forze dell’ordine.
Un esempio chiarisce l’importanza del fattore tempo: nel 2012 fu preso contatto con alcuni presidi di Istituti tecnici per adeguare l’offerta formativa alle professionalità che l’impresa avrebbe reclutato 12-24 mesi dopo; prevedendo fasi di alternanza scuola-lavoro.
Certo, c’è la possibilità che un tale sforzo organizzativo – per altro a costi molto contenuti rispetto ai possibili risultati – svanisca il 26 Settembre a causa della vittoria di chi ha ampiamente dimostrato di non volere l’opera, ma vale la pena tentare perché il tempo stringe e farsi trovare ancora impreparati sarebbe imperdonabile.
Un caro saluto
Avv. Fernando Rizzo e ing. Giovanni Mollica
per Rete civica per le Infrastrutture nel Mezzogiorno

PD Calabria: Attendiamo da Occhiuto presa di posizione su operato del Governo Draghi

I consiglieri regionali del Partito Democratico, hanno detto di aspettarsi, dal presidente della Regione, Roberto Occhiuto, una presa di posizione sull’operato del governo Draghi e su quanto sta avvenendo a livello nazionale».

«Il Pd – spiega la nota – lo ha fatto fin da subito in maniera coerente e decisa. La decisione di Lega e Fi di interrompere anzitempo la legislatura per biechi fini elettorali è una delle pagine più buie della storia della Repubblica, considerando la fase di emergenza che ci troviamo a dovere fronteggiare».

«Ci  aspettavamo dal presidente Occhiuto – hanno spiegato i consiglieri regionali dem – una dichiarazione netta anche a difesa delle posizioni assunte dalle sue amiche Gelmini e Carfagna e dal ministro Renato Brunetta che, dopo la deriva populista e sovranista assunta da Forza Italia hanno deciso di essere conseguenziali abbandonando il partito per il quale in questi anni avevano svolto ruoli di primo piano».

«Ci aspettavamo dal presidente Occhiuto altrettanto chiarezza. Invece ci pare  di capire che si stia aspettando la posizione più conveniente da assumere», hanno concluso. (rcz)

Romano Commissario Zes, Occhiuto difende la nomina

Ha creato non poche polemiche la nomina di Giusepep Romano a nuovo commissario della Zes. Polemiche che non hanno “scalfito” il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, che difende a spada tratta la scelta operata dalla ministra per il Sud, Mara Carfagna.

In una intervista per Il Quotidiano del Sud, a firma di Michele Albanese, il Governatore ha fatto luce sulle dimissioni del precedente commissario, Federico D’Andrea, spiegando che «probabilmente, a causa di numerosi impegni lavorativi, non ha potuto incidere in modo rilevante, e per questo ha optato per le dimissioni – si è deciso di dare una nuova svolta per questa pedina così delicata».

Per quanto riguarda Romano, Occhiuto ha evidenziato come «il ministro Carfagna ha proceduto a individuare la figura più autorevole in campo, Giuseppe Romano, che già dirige la Zona economica speciale in Campania. Una buona scelta, se analizziamo gli ottimi risultati che sono stati conseguiti in Campania. La Carfagna ha scelto per la Calabria il più bravo tra gli otto commissari Zes in Italia, colui che ha fatto più bandi e che ha movimentato più investimenti. Penso che adesso saremo in grado di realizzare al più presto tutti gli interventi indispensabili per il pieno sviluppo dell’area di Gioia Tauro».

Occhiuto, poi, ha garantito che al commissario Romano staremo a fianco nei prossimi mesi per consentire di esprimere le maggiori condizioni di operatività e per realizzare finalmente il decollo definitivo della Zona economica speciale di Gioia Tauro». (rrm)

I BRONZI, UN VERO PATRIMONIO DELL’ITALIA
SONO ATTRATTORI DI TURISMO CULTURALE

di SANTO STRATI – Possono i Bronzi di Riace diventare un marcatore identitario non della Calabria, non del Mezzogiorno, bensì dell’Italia? Possono e devono – secondo il ministro della Cultura Dario Franceschini – che, parlando al convegno alla Camera sulle celebrazioni del cinquantenario del ritrovamento, ha detto chiaramente che chi viene in Italia se non può fare a meno di vedere Roma, Venezia e Firenze, dovrà aggiungere un’altra perla al suo bagaglio esperienziale del Bel Paese: i Bronzi. Che non sono di Riace (dove sono stati ritrovati), non sono di Reggio e del suo bellissimo (da troppi sconosciuto e mai visitato) Museo archeologico nazionale, forse diventeranno patrimonio Unesco dell’Umanità, ma appartengono all’Italia e la rappresentano degnamente, come testimonianza di cultura e simbolo di bellezza, come tramandato dalla Magna Grecia.

Un’idea assolutamente condivisibile, questa del ministro Franceschini, che ha spiazzato tutti mettendo in luce una verità che da cinquant’anni è sotto gli occhi di tutti: i due bronzi, capolavoro della scultura magnogreca del V-IV secolo a.C., sono una testimonianza di civiltà che non è mai stata adeguatamente utilizzata. Uscire dal torpore in cui sono entrati dopo l’entusiasmo del loro primo grande estimatore (il presidente Pertini li volle al Quirinale, con code chilometriche di visitatori) e le tiepide iniziative per farli conoscere al mondo. 

È dunque, questo cinquantenario una sorta di anno zero, per l’avvio di una grande, eccezionale, campagna (non locale, non localizzata in Calabria) di marketing di attrazione culturale che li faccia diventare un simbolo, un altro simbolo, dell’Italia nel mondo. Al pari del Colosseo, di San Marco a Venezia, del David di Michelangelo di Firenze. 

Un marcatore identitario eccezionale, quello dei Bronzi, che richiede un impegno che dovrà coinvolgere i dicasteri della Cultura e del Turismo e non solo la Regione Calabria (dove spicca l’inesauribile e convinta passione della vicepresidente Giusi Princi) o la Città metropolitana di Reggio. I Bronzi sono l’Italia e da loro può partire (non ripartire) la sfida al mercato mondiale del turismo. Il nostro Paese risulta tra le mete più ambite dei viaggiatori di tutto il mondo: occorre far conoscere in maniera adeguata questa straordinaria ricchezza che è, al pari degli altri ultrafamosi attrattori culturali dell’Italia, una ulteriore fascinosa testimonianza di bellezza. Unica, irripetibile, da mozzare il fiato.

L’incontro promosso ieri alla Camera dalla Regione Calabria per presentare le celebrazioni, non è, quindi, da considerare una conferenza stampa per illustrare idee e progetti, bensì è diventato il pretesto per far capire ai miopi e distratti di tutti questi anni che si sono sprecate occasioni e si è perso tantissimo tempo, relegando i Bronzi a un indecoroso ruolo tutt’al più di “curiosità” che di vera attrazione. C’era (c’è tuttora) un tesoro inestimabile che nessuno ha mai saputo (voluto?) valorizzare: adesso non c’è più tempo da perdere. Bisogna muoversi, a livello di Paese, e trasformare i Bronzi in un attrattore culturale e turistico di prim’ordine. 

Ovviamente, pensando anche alle infrastrutture necessarie, ai trasporti, alla ricettività (tre aspetti drammaticamente assenti in Calabria) perché l’avventura della visita ai Bronzi (e, ripetiamo, al magnifico museo che li ospita) non si trasformi in disavventura. Va eliminato ogni provincialismo nelle iniziative immediate, attuali e future, perché Reggio diventi una “città da scoprire” e sia il traino per una ulteriormente efficace e straordinaria scoperta di tutto il territorio regionale. La Calabria ha un potenziale, in termini di arte, cultura, paesaggio, che se fosse tradotto in maniera efficace trasformerebbe tutta la regione nella California d’Europa. 

Stendiamo un velo pietoso sulla scelta di un logo insignificante (ancora peggio quello utilizzato dalla Città metropolitana per presentare il cartellone di eventi) e guardiamo al futuro con un pizzico di ritrovato ottimismo. Sia ben chiaro che i dilettantismi non potranno più essere tollerati (e il programma della Regione induce a pensarlo, visti i nomi coinvolti nelle varie iniziative), ma soprattutto occorre fare un lavoro di squadra. Ripetiamo anche a costo di diventare noiosi: i bronzi non sono di Reggio (ma devono restare a Reggio): sono dell’Italia, ma costituiscono un ottimo pretesto per valorizzare e far conoscer il meraviglioso territorio calabrese (non solo quello della provincia reggina). Le tracce dell’antica civiltà sono presenti dovunque (il presidente della Regione Occhiuto ricordava la Grotta del Romito di Papasidero con le sue testimonianze neolitiche), dimentichiamo i campanili e remiamo tutti nella stessa direzione. Con l’orgoglio e la fierezza di essere calabresi (non reggini, catanzaresi, cosentini e via dicendo) custodi di un patrimonio secolare da condividere con gli ospiti (tantissimi, in un futuro pressoché immediato?) che vorranno scoprirlo per, alla fine, innamorarsi perdutamente di questa terra. Chi scopre la Calabria – lo vediamo dalle tantissime mail che giungono da ogni parte del mondo a Calabria.Live – se ne innamora e vuole conoscerla sempre di più: tra paesaggi, cultura, mare, montagna, parchi naturali, archeologia e, persino, preistoria. C’è un mondo ancora da valorizzare e offrire al futuro visitatore, una ricchezza infruttifera, fino ad oggi, utilizzata a malapena al 5% delle sue potenzialità.

Dunque non ci possono essere più pretestuosi rinvii, ma va ideato e realizzato un rigoroso piano di marketing territoriale e culturale di altissimo livello, con le migliori teste pensanti, i migliori testimonial, gli influencer, i professionisti della comunicazione, perché c’è moltissima materia prima, grezza, da trasformare in diamanti.

Certo, non vanno sottovalutati gli errori e gli imperdonabili ritardi nel mettere insieme un progetto degno di questo nome per la celebrazione del Cinquantenario: un’occasione unica per cogliere un’opportunità fino ad oggi trascurata o, peggio, mai presa in seria considerazione. Il convegno di ieri servirà come linea di demarcazione rispetto al non fatto del passato, per costruire intorno ai Bronzi un attrattore culturale “italiano”. 

Le molte iniziative illustrate per grandi linee nella nuova bella Aula dei gruppi parlamentari di Montecitorio danno l’indicazione precisa della volontà di una svolta. Dimentichiamoci il passato, pensiamo al presente e al futuro: il cinquantenario sia semplicemente il pretesto per un percorso di cultura che non si esaurisce il 16 agosto (giorno del ritrovamento nelle acque di Riace), ma diventi leit-motiv per una campagna infinita di marketing turistico per gli anni a venire. Insomma, il ritrovamento si festeggi ogni anno, ogni giorno, perché abbiamo, in casa – e in Italia – due testimonial unici, che qualcuno scioccamente pensava di mandare in giro per il mondo, che marcano il territorio di quella che fu la Magna Grecia, la culla della civiltà per tutto il mondo. 

Siano protagonisti di questo ritorno al classico, di questa esigenza di bellezza che il nostro Paese esprime da Nord a Sud, con le sue ineguagliabili ricchezze artistiche e naturali, e diventino i Bronzi il volano di una crescita di tutto il Mezzogiorno nell’unica industria compatibile con la Calabria: quella del turismo, della vacanza esperienziale, mistica e di fede, di mare, montagna, di natura, tra spiagge incontaminate (?) e montagne innevate, sempre con la presenza  e di un fortissimo senso di accoglienza che è racchiuso nel DNA di ciascun calabrese. 

L’ospitalità è un istinto naturale per chi è nato al Sud,  ma diventa primordiale per i calabresi: ce l’hanno nel sangue. Ma, naturalmente, non basta il senso di accoglienza e la calda ospitalità: servono strutture, infrastrutture (Franceschini, con grande onestà intellettuale ha parlato della necessità del Ponte sullo Stretto insieme con le altre infrastrutture da realizzare nel Sud), organizzazione del territorio e piani di mobilità in grado di rispondere alle esigenze di chi, nel suo viaggio in Italia, vorrà scoprire i Bronzi e la straordinarietà di un territorio che promana cultura da ogni angolo. 

Non è la scoperta dell’acqua calda, ma la capacità di ammettere quella mancanza di visione che fino ad oggi è stata sovrana in questa terra bellissima e trascurata. Adesso c’è il presupposto per collegare – culturalmente e turisticamente parlando – il Nord e il Sud. Il divario, una volta tanto, non è protagonista, anzi i Bronzi – lo ribadiamo – sono l’occasione per una nuova efficace campagna di attrazione rivolta al mondo. La bellezza salverà il nostro Paese? Be’, sicuramente aiuterà a sensibilizzare e orientare le scelte del turismo, non quello mordi e fuggi (che non va comunque demonizzato) che pianifica itinerari e partenze e vuole guardare, scoprire, osservare da vicino Capri, Portofino, San Pietro e il Colosseo e non potrà ripartire dall’Italia – come ha sottolineato convinto il ministro Franceschini – senza avere visto anche i Bronzi. (s)

Sanità: Occhiuto vuole in Cittadella la centrale unica del 118

Il presidente della Regione e commissario ad acta, Roberto Occhiuto, ha annunciato che in Cittadella regionale sarà realizzata un’unica centrale operativa del 118, «così come il 112, numero unico per le emergenze».

«Sarà un lavoro complesso, anche perché abbiamo trovato un sistema con cinque centrali operative, con software diversi, in molti casi neanche collegati alla rete internet, ma ci stiamo lavorando. Credo che il lavoro di ricognizione fin qui compiuto sia già a buon punto», ha detto ancora il Governatore, a margine dell’incontro con il ministro dell’Economia, Daniele Franco.

«Ci vorranno ancora alcuni mesi – ha spiegato – perché abbiamo due software diversi e dobbiamo fare un unico software, quindi stiamo lavorando a questo, dobbiamo selezionare i tecnici che dovranno stare nella centrale regionale e poi dobbiamo organizzare bene il 118 tra ambulanze medicalizzate e mezzi avanzati non medicalizzati perché è chiaro che in un 118 che non funziona tutte le ambulanze devono essere medicalizzate perché quando un mezzo si muove in un sistema inefficiente non è facile capire che paziente va a prendere».

«I medici ci servono per il 118 – ha spiegato ancora – ma ancora di più per i pronto soccorso. La vera carenza di medici l’abbiamo nei pronto soccorso. Certo c’è anche nel 118 ma se avessimo un 118 organizzato si sentirebbe di meno perché non tutti i mezzi dovrebbero necessariamente medicalizzati. Nei pronto soccorso – ha concluso Occhiuto – abbiamo davvero la necessità di intervenire perché altrimenti, così com’è il funzionamento del sistema non è garantito».

Il Governatore, poi, ha discusso della mancanza di medici nella regione e del fatto che «il nostro sistema è, purtroppo, meno attrattivo di quelli di altre regioni e quindi abbiamo un problema nel problema».

«Ho spiegato – ha proseguito – che se i carabinieri, i poliziotti, i magistrati che vengono a lavorare in Calabria hanno il riconoscimento economico e di carriere perché la Calabria è “zona disagiata”, lo stesso dovrebbe avvenire anche per i medici. Se c’è un sistema ampiamente disagiato da 12 anni di commissariamento è proprio quello calabrese».

Sulla questione, Occhiuto ha riferito che col ministro ci si è dati appuntamento alla prossima settimana, con l’obiettivo di «stabilire delle condizioni straordinarie per il reclutamento dei medici».

«Non so se ce la faremo, è un percorso stretto, difficile – ha spiegato ancora – ma ci proviamo perché il nostro sistema sanitario ha bisogno di medici. Mi fa arrabbiare la circostanza che le altre Regioni chiedono di sfondare i tetti di spesa per assumere più medici e noi potremmo assumere circa 2.000 tra medici e infermieri e negli anni passati non è stato fatto. In questi ultimi mesi anche i bandi che si stanno facendo stanno andando deserti, anche quando sono per posti a tempo indeterminato».

Il commissario, poi, ha spiegato che si sta svolgendo una ricognizione dei bandi, in quanto «i nostri sono meno attrattivi rispetto a quelli delle altre regioni».

Un lavoro a 360 gradi per rimettere a posto la sanità calabrese, quello del presidente Occhiuto, che ha evidenziato come non sia facile «dopo sostanzialmente 20 anni di inattività». 

«Il risultato di gestione certificato al Tavolo Adduce non è – ha spiegato – dovuto, come molti dicono, all’assenza della mobilita’ passiva perche’ questa si contabilizza negli anni successivi, ma e’ dovuto al fatto che finalmente abbiamo dato risposta ai quesiti del tavolo Adduce, al quale le precedenti gestioni commissariali non avevano dato risposta».

«Quindi – ha detto –abbiamo sbloccato la premialità riferita agli anni precedenti e abbiamo rimesso in ordine i conti delle Aziende sanitarie, dimostrando di avere addirittura un avanzo di amministrazione. È una cosa buona? Secondo me no perché significa che le nostre Aziende sanitarie hanno risorse ma non erogano i servizi».

«Certo – ha aggiunto – è meglio rispetto al passato, quando non erogavano i servizi e c’era anche il deficit. Però fa arrabbiare ancora di più il fatto che ci sono risorse accantonate nei bilanci delle Aziende sanitarie e poi ai calabresi non e’ assicurato il diritto alla cura».

E, sul rischio chiusura dei pronto soccorsi periferici come conseguenza della riforma della rete dei nosocomi, il Governatore ha assicurato che ciò non avverrà, in quanto «la Calabria, in questo momento, è appresentata da un commissario alla sanità che è anche il presidente della Regione, che ha un buon rapporto con il Governo nazionale».

«Tra qualche settimana– ha spiegato – l’esecutivo dovrebbe approvare il Programma operativo che abbiamo proposto, ma intanto stiamo lavorando anche alla modifica del Dca 64, quello che fece l’ex commissario Scura, per ridisegnare l’offerta ospedaliera della regione».

«Intanto credo di poter dire – ha concluso – che sicuramente saranno inseriti nella rete ospedaliera i presidi di Praia a Mare, Trebisacce, Cariati ed anche quello di Gioia Tauro, che abbiamo aperto come ospedale Covid. Ma poiché il Governo regionale sta facendo un grande investimento sul porto di Gioia Tauro e sulla Zes, è utile che anche lì ci sia un ospedale a tutti gli effetti». (rcz)

È PRONTO IL PIANO OPERATIVO DA 350 MLN
FORSE SI SVOLTA NELLA SANITÀ CALABRESE

È un masterplan di tutto rispetto, quello redatto e pubblicato dal commissario ad acta Roberto Occhiuto e dal sub-commissario Ernesto Esposito, che vuole risollevare e far ripartire la tanto disastrata sanità calabrese. Si tratta di un Piano Operativo che, a valere della missione 6 del Pnrr, prevede un investimento di oltre 350 milioni per realizzare Case della Comunità, Centrali Operative Territoriali, e Ospedali di Comunità.

Nello specifico, sono previsti 2 milioni per le Case della Comunità e presa in carico della persona; 4 milioni per la Casa come primo luogo di cura e Telemedicina” di cui sub investimento; Implementazione delle Centrali operative territoriali (COT)per un importo di euro 280.000.000– di cui interventi COT, Interconnessione aziendale, Device per un importo di euro 204.517.588; 1 milione per il rafforzamento dell’assistenza sanitaria intermedia e delle sue strutture – Ospedali di Comunità, 2 milioni per l’ammodernamento del parco tecnologico e digitale ospedaliero, in cui è prevista la digitalizzazione DEA I e II livello e grandi apparecchiature e un investimento di 600 mila euro per rendere gli ospedali più sicuri e sostenibili. Inoltre, è previsto il rafforzamento dell’infrastruttura tecnologica e degli strumenti per la raccolta, l’elaborazione, l’analisi dei dati e la simulazione, con un investimento di 292 mila euro, «di cui intervento Reingegnerizzazione NSIS a livello locale (Adozione da parte delle Regioni di 4 nuovi flussi informativi nazionali – Consultori di Famiglia, Ospedali di Comunità, Servizi di Riabilitazione Territoriale e Servizi di Cure Primarie) per un importo di euro 30.300.000», si legge nel Piano.

E, ancora, 80 mila euro per lo sviluppo delle competenze tecniche-professionali, digitali e manageriali del personale del sistema sanitario – Corso di formazione in infezioni ospedaliere” e dal Piano Nazionale per gli investimenti complementari (PNC), 1 milione e 400mila euro per rendere sicure e sostenibili gli ospedali.

Nel Piano Operativo, poi, viene spiegato come sebbene «le linee guida e le schede di censimento di immobili e terreni predisposte da Agenas davano come indicazione principale quella di favorire la ristrutturazione e la riqualificazione di edifici pubblici, di proprietà o comunque nella disponibilità delle Azienda Sanitarie, da destinare alle suddette finalità», per «l’individuazione dei siti sul territorio della Regione Calabria, che purtroppo da lunghi anni ha subito il commissariamento della Sanità, si è dovuto tenere conto di alcuni specifici fattori di criticità. Infatti, la popolazione residente nella regione Calabria, che conta 409 comuni, molti dei quali con meno di 5,000 abitanti ed ubicati in zone montane e periferiche, sconta problemi di accesso ai servizi sanitari».

Inoltre, se inizialmente dovevano essere realizzati 57 Case della Comunità, 19 Centrali Operative Territoriali e 15 Ospedali di Comunità, è stata rilevata la necessità di implementare il numero delle strutture, prevedendo ulteriori cinque Ospedali di Comunità, 4 Case della Comunità e 2 Centrali Operative Territoriali, a valere delle risorse regionali. Quindi, in totale sono previsti i seguenti interventi:

 n. 61 Case della Comunità (Componente 1, Investimento 1.1); 

 n. 21 Centrali Operative Territoriali (Componenti 1, Investimento 1.2); 

n. 5 interventi di interconnessione aziendale delle suddette Centrali Operative Territoriali (Componente 1, Investimento 1.2); 

 n. 5 interventi di fornitura di device per le suddette Centrali Operative Territoriali (Componente 1, Investimento 1.2); 

 n. 20 Ospedali di Comunità (Componente 1, Investimento 1.3); 

 n. 11 interventi di Digitalizzazione dei DEA di I e II livello (Componente 2, Investimento 1.1) 

 n. 286 interventi per la fornitura e installazione di grandi apparecchiature (Componente 2, Investimento 1.1); 

 n. 6 interventi di adeguamento/miglioramento sismico di presidi ospedalieri (Componente 2, Investimento 1.2 – Risorse PNRR); 

 n. 7 interventi di adeguamento/miglioramento sismico di presidi ospedalieri (Componente 2, Investimento 1.2 – Risorse PNC); 

 n. 1 intervento di implementazione di 4 nuovi flussi informativi nazionali (Componente 2, Investimento 1.3.2); 

 n. 1 intervento di organizzazione ed erogazione del corso di formazione in infezioni ospedaliere ai dipendenti del SSR (Componente 2, Investimento 2.2). 

Nel Piano Operativo, viene spiegato che «Nella provincia di Cosenza sono state allocate n. 22 Case delle Comunità, da distinguersi eventualmente nella configurazione differenziata di Hub e Spoke, n. 9 Ospedali di Comunità e n. 7 Centrali Operative Territoriali» e che «i criteri di localizzazione per le Case di Comunità hanno tenuto conto di un obiettivo di baricentrismo, garante dell’equità assicurata dalla facilità nel raggiungimento da parte di tutti gli abitanti residenti nell’ambito distrettuale di competenza, e a quello della facilitazione viaria da assicurare al ricorso alla assistenza e alle cure infermieristiche di breve durata, assicurando presenze professionali adeguate».

«Per gli Ospedali di Comunità, invece – viene spiegato – si è optato per una collocazione in siti non assistiti da presidi sanitari, prescindendo se pubblici e/o privati accreditati, ma che possono assicurare ricoveri brevi a bassa intensità assistenziale soprattutto per i pazienti che necessitano di una post ospedalizzazione e/o cure periodiche continue, ponendosi ad un livello intermedio tra il domicilio e l’ospedale. Per le Centrali Operative Territoriali, che rappresentano un elemento di novità e di presumibile successo dell’attuazione del progetto Pnrr, perché di supporto e coordinamento dell’attività svolta dalla medicina di famiglia e specialistica, esse sono state previste in siti strategici».

«Inoltre per la provincia di Cosenza – viene spiegato ancora – nel processo di definizione della distribuzione delle nuove strutture di assistenza territoriale, si è tenuto doverosamente conto della necessaria e celere prosecuzione dei lavori finalizzati alla costruzione del Presidio Ospedaliero della Sibaritide, in relazione al quale la Regione Calabria prodigherà ogni suo impegno per la sua ultimazione, così come farà per programmare la costruzione del nuovo Ospedale Hub di Cosenza».

«Nella provincia di Crotone – si legge – sono state allocate n. 6 Case della Comunità, da distinguersi eventualmente nella configurazione differenziata di Hub e Spoke, n. 1 Ospedale di Comunità e n. 2 Centrali Operative Territoriali; Per la provincia di Catanzaro – continua il rapporto – sono state istituite n. 11 Case della Comunità, n. 4 Ospedali di Comunità e n. 4 Centrali Operative Territoriali», mentre nella provincia di Vibo Valentia sono state allocate n. 5 Case della Comunità, da distinguersi eventualmente nella configurazione differenziata di Hub e Spoke, n. 2 Ospedali di Comunità e n. 2 Centrali Operative Territoriali».

«Nella distribuzione delle Case della Comunità – viene spiegato nel Piano Operativo – hanno inciso fattori emergenziali, nel senso di assicurare certezza assistenziale in favore di territori e comunità sprovvisti di presidi ospedalieri, gli unici a garantire in un siffatto territorio l’offerta pubblica di salute, peraltro non di livello di prestazione esaltante, tanto da aver causato in passato penosi incidenti operatori; il tutto, tenuto anche conto dell’avviata realizzazione dell’Ospedale di Vibo Valentia che offrirà alla provincia una qualità e una quantità prestazionale di spedalità finalmente all’altezza della domanda. Per le strutture di comunità si è tenuto conto anche della marginalizzazione dei centri semi-montani assicurando loro una presenza garante di una assistenza fissa h24, con la resa del servizio notturno della continuità assistenziale ben efficientata. Per quanto concerne le COT, l’individuazione dei relativi siti è stata improntata sul principio del baricentrismo rispetto al bacino d’utenza di riferimento».

Infine, nella Provincia di Reggio, sono state allocate n. 17 Case della Comunità, da distinguersi eventualmente nella configurazione differenziata di Hub e Spoke, n. 4 Ospedali di Comunità e n. 6 Centrali Operative Territoriali.

Nel Piano Operativo, viene indicato come le Case della Comunità da edificare, nelle cinque Province, siano in totale 5 (4 a Cosenza e 1 a Catanzaro), mentre quelle da ristrutturare sono in totale 56: 18 a Cosenza, 10 a Catanzaro, 6 a Crotone, 5 a Vibo Valentia e 17 a Reggio Calabria, con un investimento pari a 84 milioni dal Pnrr e l’importo integrativo della Regione per l’efficientamento energetico di 5 mln e di 6 mln per i nuovi interventi.

21, invece, le Centrali Operative Territoriali che saranno realizzate e suddivise così: 7 per la Provincia di Cosenza, individuate tra Corigliano Rossano, Cisenza, Rende, Paola e Castrovillari; 2 per la Provincia di Crotone, di cui uno individuato a Mesoraca; 4 nella Provincia di Catanzaro, individuate a Botricello, Catanzaro, Soverato e Lamezia Terme. Nella Provincia di Vibo, due le Centrali individuate, che nasceranno a Pizzo e Nicotera. Infine, 6 nella Provincia di Reggio Calabria, tra Locri, Palizzi, Reggio, Bagnara Calabra, Cardeto e Taurianova.

20, infine, gli Ospedali di Comunità, che saranno realizzati con 37 mln dal Pnrr e un importo integrativo regionale per l’efficientamento energetico di 2 mln e 12 mln sempre per nuovi interventi.

Interventi, quelli programmati, che si rendono necessari per portare la Calabria “al passo” con le altre regioni. Come evidenziato nel Decreto, infatti, «la Casa della Comunità è il luogo fisico di riferimento per la comunità su cui insiste, è un luogo di prossimità e di facile individuazione dove la comunità può accedere per poter entrare in contatto con il sistema di assistenza sanitaria al fine di trovare risposta ad un proprio bisogno di salute. La CdC introduce un modello organizzativo di approccio integrato e multidisciplinare attraverso un’équipe multi-professionale territoriale. Costituisce la sede privilegiata per la progettazione e l’erogazione di interventi sanitari», mentre la Centrale Operativa Territoriale «è un modello organizzativo che svolge una funzione di coordinamento della presa in carico della persona e raccordo tra servizi e professionisti coinvolti nei diversi setting assistenziali: attività territoriali, sanitarie e sociosanitarie, ospedaliere e dialoga con la rete dell’emergenza-urgenza».

Infine, l’Ospedale di Comunità «è una struttura sanitaria di ricovero che afferisce alla rete di offerta dell’Assistenza Territoriale e svolge una funzione intermedia tra il domicilio e il ricovero ospedaliero, con la finalità di evitare ricoveri ospedalieri impropri o di favorire dimissioni protette in luoghi più idonei al prevalere di fabbisogni sociosanitari, di stabilizzazione clinica, di recupero funzionale e dell’autonomia e più prossimi al domicilio».

Ma non è solamente il Piano Operativo Regionale redatto da Occhiuto ed Esposito a poter rivoluzionare la sanità: il dott. Gerardo Mancuso, vicepresidente nazionale dei medici di Medicina Interna, primario all’ospedale di Lamezia Terme, e uno dei tecnici delle società scientifiche che partecipano ai tavoli ministeriali, ha rilevato, a Buongiorno Regione, come il decreto ministeriale 70/15 che sarà approvato entro l’estate, ridefinirà gli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera.

«La novità – ha spiegato –  che tutti gli ospedali saranno aperti sulla base delle performance, quelli non in grado di erogare determinati servizi saranno chiusi» e che, quindi, un ospedale di base dovrà avere un bacino d’utenza di almeno 20 mila prestazioni per 50mila abitanti: «la Calabria si ritroverebbe con 20 ospedali di base, 10 di primo livello e 3 di secondo livello».

Di tutto questo, tuttavia, «sarà la Regione Calabria – ha concluso – a decidere in merito alla eventuale chiusura degli ospedali». (rrm)

LEGGI IL DECRETO COMPLETO
DCA-n.-59-del-24.05.2022

 

Occhiuto nomina il manager Giuseppe Profiti commissario di Azienda Zero

La nomina di Giuseppe Profiti, attuale coordinatore della struttura di missione per la Regione Liguria, a commissario di Azienda Zero, la struttura centrale per la governance della Calabria è ormai ufficiale. Lo ha comunicato lo stesso presidente Roberto Occhiuto via twitter: «Ho nominato Giuseppe Profiti commissario straordinario di Azienda Zero. Avremo, in un ruolo chiave, un manager di qualità, con grande competenza tecnica e amministrativa. Un calabrese pronto a mettersi in gioco per la nostra Regione. Sono molto contento. Auguri e buon lavoro».

Azienda Zero è un’invenzione di Occhiuto (approvata con i soli voti della maggioranza del Consiglio regionale) che che punta a diventare il centro nevralgico delle strategie di intervento nella sanità calabrese. Secondo gli intendimenti del Presidente Occhiuto ci dev’essere un’unica struttura con funzioni di supporto alla programmazione socio sanitaria e di governance. Avrà come obiettivo principale la razionalizzazione delle risorse e svilupperà iniziative volte alla riduzione dei costi, senza però penalizzare le esigenze terapeutiche dei calabresi. Secondo Occhiuto «Azienda Zero è uno strumento importante, perché va nella direzione di rafforzare la capacità amministrativa del sistema della salute in Calabria. Purtroppo c’è scarsa capacità amministrativa all’interno delle aziende: a mio avviso, accentrarla in unico centro risolverà tanti problemi. Ma le aziende sanitarie territoriali non saranno cancellate: i Lea, ad esempio, saranno garantiti proprio dalle aziende sanitarie e ospedaliere. Però tutte le procedure amministrative che talvolta le aziende non riuscivano a svolgere le farà Azienda Zero».

La legge istitutiva conta 13 articoli. Tra i compiti, quello di «rialfabetizzare, processo per processo, l’infrastruttura amministrativa» del comparto sanitario calabrese. Secondo quanto prevede la legge, Azienda Zero dovrà assegnare direttive contabili alle varie Asp e agli altri enti del servizio; redigere il bilancio consolidato del comparto; gestire i flussi di cassa relativi al fabbisogno sanitario della regione e, infine, dare supporto alla giunta e al Commissario per il piano di rientro dal Debito sulle previsioni economiche del piano stesso e la sua evoluzione. Per la sua specifictà funzionerà come una centrale acquisti cui sarà affidato il compito di bandire le gare per tutte le aziende sanitarie della regione. Secondo Occhiuto, l’obiettivo è realizzare una eccellenza nel campo della contabilità e della programmazione che sgravi le aziende territoriali da compiti di gestione per permetterle di concentrarsi sui servizi.

L’”Azienda Zero” sarà dotata di «personale proprio, acquisito mediante procedure di mobilità dalla regione, dalle Aziende e dagli altri enti del Servizio sanitario regionale o assunto direttamente mediante procedura concorsuale qualora la professionalità richiesta non sia reperibile presso gli enti suddetti, previa autorizzazione della Giunta o del commissario ad acta».

Gli organi dell’Azienda previsti dalla legge istituiva sono il direttore generale («nominato dal presidente della Giunta regionale previa delibera della Giunta regionale, o dal commissario ad acta per l’attuazione del Piano di rientro, in conformità alla normativa vigente per la nomina dei direttori generali delle aziende e degli enti del Ssr», il collegio sindacale e il collegio di direzione. Il costo previsto per la nuova struttura è di 700mila euro per i primi tre anni, e – secondo quanto recita il provvedimento legislativo – «le fonti di finanziamento sono a valere sul fondo sanitario regionale del bilancio di previsione triennale 2022-24».

Su richiesta del governatore Tori, il commissario Profiti (già ex numero uno dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, ricercatore e docente universitario) proseguirà fino al 30 giugno nel suo lavoro di riorganizzazione e rilancio della sanità in Liguria, pur prestando già la sua preziosa consulenza al presidente Occhiuto (era con la sua delegazione la scorsa settimana nell’incontro al Mef). (rrm)

Grande successo a Rende del “Concours”: vetrina eccellente per la Calabria

«Abbiamo fatto conoscere un’altra Calabria», ha detto il presidente Roberto Occhiuto in visita a Render al Concours de Bruxelles, la più grande kermesse mondiale del vino, che ha offerto alla regione una magnifica ribalta, una vetrina internazionale di grande attrattiva.

I numeri sono spettacolari: cosa può fare un calice di vino? E i calici pasteggiati da 310 giurati moltiplicati per 7.376 marchi internazionali iscritti al “Concours Mondial de Bruxelles”, di scena in questi giorni in Calabria? In Calabria, hanno saputo svelare luoghi, bellezza, incontri fra culture. Per la prima volta nella sua storia, la prestigiosa competizione enologica tra le più importanti al mondo, ha fatto tappa nella regione-punta dello stivale ed ha concluso ieri, domenica, la sua strepitosa esperienza con base a Rende. Un’edizione dedicata non solo alla gara ufficiale – una gara rigorosa e autorevole – ma contestualmente alla scoperta del territorio da parte degli ospiti stranieri che hanno vissuto un’esperienza immersiva nel gusto e nei paesaggi. Il bilancio, per l’organizzazione di livello europeo e per le istituzioni che hanno contribuito allo svolgimento della manifestazione (oltre ai Comuni interessati, Arsac, Dipartimento Agricoltura Regione Calabria, Enoteca regionale), porta il segno “più” per tutti gli appuntamenti in programma che hanno accompagnato i raffinati critici del vino in tour per la regione.

Un entusiasmo complessivo talmente palpabile che è stato espresso anche dal presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, intervenuto personalmente questa mattina al palasport di Rende per la chiusura dei lavori e per il passaggio di consegne con la Croazia, dove – è stato annunciato a sorpresa – si disputerà la 30esima edizione del “Concours”. 

Il governatore Occhiuto non si è risparmiato, ha ringraziato gli ospiti e, dopo la visita al backstage che custodisce le bottiglie in gara con i marchi rigorosamente nascosti, ha partecipato a una degustazione di metà mattina che lo ha portato a rivolgersi agli esperti con una battuta simpatica: “Io non sono abituato a bere a quest’ora, ero preoccupato di non riuscire a parlare ma siccome vi sto parlando, ci tengo a dirvi che la Calabria vi aspetta di nuovo per una conoscenza ancora più approfondita”.

Grazie a questa occasione, infatti, si sono messe in vetrina le aziende vitivinicole calabresi e non solo, imprenditori, piccole e medie imprese, albergatori, ristoratori e produttori enogastronomici che hanno ottenuto un riscontro al di sopra di ogni aspettativa. 

Difficile, poi, stilare i numeri relativi al grande successo del “Wine district” che nella serata di venerdì ha portato nel centro storico di Cosenza, dalla meravigliosa Villa vecchia fino all’atmosfera d’altri tempi del Castello, migliaia di persone che, attratte dalle degustazioni, hanno ritrovato la gioia della convivialità sociale.

Il presidente Occhiuto, oggi, ha esordito ringraziando l’assessore regionale all’Agricoltura Gianluca Gallo per come è stato veicolato l’evento in termini di ritorno economico e di immagine (“è tutto merito suo”), aggiungendo: “La Calabria viene raccontata come una delle regioni più povere d’Europa ma invece, come hanno potuto vedere in questi giorni i nostri ospiti internazionali del ‘Concours’, è ricca di paesaggi straordinari, di ospitalità e di opportunità. È ricca, anche, di tante piccole cantine che negli ultimi anni hanno alimentato le produzioni calabresi. Siamo riconoscenti all’organizzazione per averci dato l’occasione di aver fatto conoscere un’altra Calabria”.

All’emozionante cerimonia di consegne dalla Calabria alla Croazia, con il passaggio di testimone dal governatore Occhiuto al presidente della regione istriana, Boris Miletić, hanno partecipato, fra gli altri, le vice presidenti delle rispettive commissioni Agricoltura sia al Senato che alla Camera dei Deputati, Fulvia Michela Caligiuri e Maria Spena, insieme al collega parlamentare Raffaele Nevi. L’orafo Gerardo Sacco ha donato al presidente istriano Miletić ed al presidente del ‘Consours’, Baudouin Havaux, una sua preziosa creazione artistica realizzata appositamente per la circostanza.

Instancabile e sempre presente agli appuntamenti collaterali del “Concours Mondial de Bruxelles”, l’assessore regionale all’Agricoltura Gianluca Gallo oltre a ringraziare i sindaci di Cosenza e Rende, la Provincia di Cosenza, i Gal (Gruppi di azione locale) che hanno animato le varie iniziative sull’intero territorio calabrese, i consorzi di tutela e le associazioni di categoria, i produttori e le aziende calabresi che hanno sponsorizzato l’iniziativa, le forze dell’ordine ed i carabinieri forestali del Parco della Sila, ai titoli di coda della manifestazione ha posto l’accento sui “meravigliosi ragazzi” dell’istituto alberghiero Mancini-Tommasi di Cosenza, dell’istituto professionale Todaro di Rende, del liceo linguistico Pitagora di Rende, dell’istituto comprensivo Leonardo da Vinci di San Giovanni in Fiore e del conservatorio Giacomantonio di Cosenza. 

Anche grazie al loro contributo, il sipario che adesso si chiude sul “Concours Mondial de Bruxelles” si apre nel contempo su una Calabria fotografata con la sua luce migliore.  (rcs)