L’AUTONOMIA ESISTE GIÀ DA PIÙ DI 20 ANNI
AL NORD PIÙ SOLDI E AL SUD SOLO BRICIOLE

di GIACINTO NANCILa spesa sanitaria delle regioni ammonta a più del 70% di tutta la spesa pubblica regionale per cui le regioni che ricevono più fondi pro capite per questa spesa sono già differenziate “avvantaggiate” rispetto alle altre.

Da più di 20 anni le regioni del Nord ricevono molti più fondi rispetto a quelle del sud perché il criterio scelto dalla Conferenza Stato-Regioni in applicazione dell’art.1 comma 34 legge 23/12/1996 n. 662 è stata quella del calcolo della popolazione pesata. Questo criterio che da pochi fondi pro capite per la giovane età e molti più fondi per la popolazione anziana ha favorito le regioni del nord che hanno avuto e hanno una popolazione più anziana.

La Conferenza Stato-Regioni per ripartire i fondi sanitari alle regioni non ha mai tenuto in conto i criteri epidemiologici (cioè la numerosità delle malattie presenti nelle regioni) pur contenuti nella sopra citata legge. Ciò ha fatto sì che per più di 20 anni sono stati dati più fondi a quelle regioni che avevano sì più anziani ma in buona salute e meno fondi a quelle regioni che pur avendo meno anziani avevano più malati cronici e quindi necessità di maggiore spesa sanitaria. Di ciò tutti erano e sono al corrente, infatti basta leggere le dichiarazioni di insoddisfazione dei governatori delle regioni del Sud all’ascita della Conferenza Stato-Regioni ogni anno alla fine del riparto dei fondi sanitari e di contro quelle di soddisfazione dei governatori delle regioni del Nord.

Ma ancora più eloquente è ciò che avvenuto nel 2017 quando, per bocca dell’allora presidente della Conferenza Stato-Regioni Bonaccini, è stato annunciata una “parziale” (per come dichiarato dallo stesso Bonaccini) modifica dei criteri di riparto dei fondi sanitari non più solo sul calcolo della popolazione pesata ma bensì su quella della “deprivazione” in rispetto della legge 662.

Ebbene nel 2017 grazie a questa parziale modifica alle regioni del sud sono arrivati ben 408 milioni di euro in più rispetto al 2016, ovviamente la modifica fatta non è stata ne ampliata ne riproposta  negli anni successivi. Se la modifica invece di parziale fosse stata inter e in rispetto della legge 662 la cifra di 408 milioni di euro si dovrebbe moltiplicare per 4 e ogni anno da 20 anni a questa parte. Per rendere l’idea di quanto ampia è la ampia la differenza di numerosità delle malattie croniche presenti nelle varie regioni basta citare ad esempio il Dca n. 103 del lontano 30/09/2015 a firma dell’allora Commissario al piano di rientro sanitario calabrese ing. Scura e vidimato per come prevede il piano di rientro prima del ministero dell’Economia e poi da quello della Salute, nel quale Dca alla pag.33 dell’allegato n. 1 si legge: “Si sottolineano valori di prevalenza più elevati (almeno il 10%) rispetto al resto del paese per diverse patologie”.

E siccome il Dca è fornito di dettagliate tabelle è stato facile calcolare che nei circa due milioni di abitanti calabresi c’erano allora (e oggi ancor di più) ben 287.000 malati cronici in più rispetto ad altri due milioni circa di altri italiani. Nonostante ciò la Calabria è la regione che, da oltre 20 anni a questa parte, è la regione che in assoluto riceve meno fondi pro capite per la sua sanità. Le altre regioni del Sud sono, anche se con meno criticità, nella stessa situazione della Calabria sia per la maggiore presenza di patologie che per il fatto di essere le regioni che ricevono meno fondi per la loro sanità. Ciò è talmente vero che questa estate il governatore della Campania De Luca ha fatto un ricorso al Tar proprio per il fatto che ritiene ingiusti i metodi di riparto dei fondi sanitari alle regioni.

Ma ancora più significativo è il fatto che il governo ha promesso che per l’anno venturo saranno rivisti i metodi di riparto dei fondi e sarà applicato il criterio della deprivazione e non con quello demografico (popolazione pesata), e lo ha fatto ancor prima della pronuncia del TAR immaginando che il ricorso è giusto e il Tar lo accetterà sicuramente.

Le regioni del Sud, a questo punto, devono far sì che nella prossima Conferenza Stato-Regioni sia applicato il criterio epidemiologico, cioè più fondi alle regioni che hanno più abitanti con patologie croniche e non come è stato fino ad adesso: meno fondi alle regioni con più malati. (gc)

[Giacinto Nanci è medico dell’Associazione Medici di Famiglia a Catanzaro]

LO SFASCIO SANITÀ CALABRIA: MALEFATTE
SCELLERATEZZE E IMPUNITÀ. COLPA DI CHI?

di MIMMO NUNNARI – Chi è responsabile dello sfascio della Sanità in Calabria iniziato quando la politica ha messo le mani su questo settore, vitale per la salute della collettività? La risposta dovrebbe darla chi è incaricato per ruolo e competenza di vigilare, controllare: cioè Stato (Ministero della Salute), Regione, comitati etici, ordini professionali.

Nel dibattito, francamente surreale, ancorché acceso e vivace sulle facoltà di medicina, o sull’arrivo dei medici cubani, l’interrogativo resta invece sullo sfondo, è bypassato.  Quanto sarebbe utile, invece, una commissione d’inchiesta promossa magari dal Consiglio regionale, per indagare sul disastro della Sanità calabrese.  Una vecchia ricerca di Demoskopica rileva che il sistema sanitario calabrese è il peggiore d’Italia. I cittadini lo sapevano già: livelli essenziali di assistenza sotto la soglia minima, debiti milionari accumulati per decenni, diciotto ospedali tagliati, servizi di pronto soccorso scoppiati, tempi infiniti, per una visita specialistica o un esame. L’elenco delle disfunzioni è infinito. Le ragioni dei burocrati, le influenze dei politici, gli affari, hanno minato la centralità del servizio sanitario. Sullo sfondo di questa situazione – anzi nel fondo, come la melma – c’è l’esercito di “impuniti”; di tutti coloro che hanno ucciso la sanità in Calabria e di cui non si riesce a conoscer volto, ruoli, nome, cognome. Nessuno è finito sul banco degli imputati; nessuno ha pagato finora per questa vergogna indicibile della sanità collassata a causa di interessi loschi, di una corruzione che prospera nella combinazione diabolica tra immoralità e opportunità criminale.

Che gli impuniti l’abbiano – salvo piccoli casi –  fatta franca, pesa come un macigno sulle spalle dei calabresi, col suo carico di malefatte, ruberie, sprechi che coinvolgono, almeno sul piano morale, quanti sono chiamati a esercitare legittime funzioni di vigilanza e controllo e non l’hanno fatto, o non l’hanno fatto bene, o non l’hanno saputo fare, o hanno chiuso un occhio, e magari due. Quella degli “Impuniti” è una categoria di cui l’Italia ha il primato, e strada facendo il termine impunito – che è chi non è colpito dal giusto e meritato castigo per aver commesso reati – ha assunto un significato leggero, di “sfrontato”, di qualcosa senza tono d’ingiuria o di oltraggioso per il colpevole non scoperto e non assicurato alla giustizia.

’A ‘mpunito”, in romanesco, più che un insulto è una specie di complimento. Ci siamo nutriti in Italia della dottrina manzoniana del “sopire, troncare…troncare, sopire…” (così parlava il conte zio nei Promessi sposi). Tanto – tagliamo italianamente corto –  ci penserà la Giustizia Divina a regolare i conti. Eppure, la professione di impunità produce frutti avvelenati nella società. Non è solo questione di reati che bisognerebbe perseguire, assicurando il colpevole alla giustizia terrena intanto che prima o dopo arrivi l’altra a cui non si sfugge e comunque non appartiene alla nostra realtà sociale. Marco Tullio Cicerone che di queste cose s’intendeva, avvertiva: “La speranza di restar impunito è l’incentivo più forte per diventare scellerato”. Ed è proprio quella speranza di ciceroniana memoria che alimenta la “vocazione” di chi delinque, fidando su fattori facilitanti che nel nostro caso specifico, del sistema sanitario, sono, almeno tra i principali, vulnerabilità della pubblica amministrazione, corruttibilità dell’organizzazione che eroga i servizi, inefficienza dei controlli, che asimmetricamente fa diminuire il rischio di essere colti con le mani nella marmellata. La questione non è solo calabrese, intendiamoci.

In Lombardia, in un “libro nero”, si parla di 30 anni di scandali, cominciati col famoso Duilio Poggiolini, presidente della Commissione per i farmaci dell’allora Comunità economica europea, che nascondeva dentro i puffi del salotto sacchi di soldi, proventi, secondo i magistrati del pool Mani Pulite, da tangenti delle case farmaceutiche. E come dimenticare le protesi in cambio di mazzette agli ortopedici o la zarina delle dentiere, che era a capo di un impero di cliniche dentarie sorte come funghi. Com’è potuto tutto questo accadere nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale? Il SSN – un bene insostituibile fondato nel 1978 – che non fa idealmente distinzione tra ricchi e poveri, per un certo periodo è stato considerato tra i migliori al mondo, ma oggi ahinoi è in preoccupante declino, e ha bisogno di urgenti correzioni.

“Va sottratto alla politica, ancorato al territorio, ha bisogno di veri esperti e di adeguate risorse per la ricerca”, dice Silvio Garattini, noto scienziato e farmacologo, autore del libro “Il futuro della nostra salute” (edizioni San Paolo), con cui spara a palle incatenate contro l’inerzia della politica che trascura la ricerca e il sistema non lo ha ancora adeguato alle nuove esigenze. Naturalmente, se ci sono preoccupazioni per le regioni dove scandali a parte si registra una presunta efficienza, per la Calabria le previsioni sono molto più nere. Stupisce, dunque, che si siano accesi i riflettori sulla seconda Facoltà di Medicina nata all’Unical e per l’arrivo dei medici cubani, e che si trascuri il dibattito (invocando magari un’inchiesta rigorosa della magistratura) sulle cause dell’inadeguatezza del servizio sanitario in Calabria, che è il nodo dove restano aggrovigliati anche i problemi più generali del mancato sviluppo della regione: ultima in tutte le graduatorie nazionali ed europee su condizioni di vita, diritti sociali, istruzione, libertà civile.

Non è certo questa la sede per riprendere abusati temi, riguardo alle cause storiche dell’arretratezza della Calabria, all’impotenza di fronte energie che vanno via (ieri braccia e oggi ricchezza intellettuale) o sulla mancanza di visione, sui conflitti e i municipalismi, sulla classe politica che è la peggiore di sempre e tutt’oggi accoglie a bocca aperta politici in corsa per segreterie di partiti che promettono questo e quello e quando erano al potere non hanno fatto né questo e né quello. Dovremmo tutti concentrarci invece sul tema degli impuniti e della nostra salute, garantita dal Servizio Sanitario Nazionale almeno fino a quando sarà così, poiché in agguato c’è l’idea secessionista di “ognuno faccia per sé” del dentista e costituzionalista per mancanza di Costituzione Roberto Calderoli, proconsole prima di Bossi e ora di Salvini.

Concentrarsi, indagare, fare luce su un argomento che sembra passare in second’ordine, come quello degli “Impuniti”, dovrebbe servire anche a sgombrare il campo dal sospetto che le polemiche – magari inconsapevolmente – allontanino la politica e le istituzioni dal dovere di far luce su ombre più pesanti: ombre che uccidono il nostro futuro. (mnu)

Dl Nato, Occhiuto (FI): Per sanità Calabria percorso virtuoso dopo anni di disastri

Il senatore di Forza ItaliaMario Occhiuto, ha spiegato che «Forza Italia vota a favore del decreto Nato – SSN Calabria, un provvedimento importante per quanto riguarda la partecipazione del nostro Paese alle iniziative internazionali della Nato, partecipazione che Forza Italia ha sempre sostenuto consapevole che la sicurezza nell’area euro-atlantica può essere garantita solo attraverso la cooperazione e l’azione comune».

«Ma, altrettanto importante – ha spiegato ancora – perché proroga per 6 mesi misure per la sanità della regione Calabria, in discontinuità rispetto ai precedenti decreti che avevano tempistiche molto più lunghe. Una sanità commissariata per 12 anni con risultati disastrosi che hanno radicalizzato i problemi esistenti invece di risolverli e hanno reso la regione una delle peggiori in Italia con il minor numero di cittadini soddisfatti dell’assistenza medica ospedaliera, la più alta mortalità infantile e il maggior numero di pazienti che si fanno curare fuori regione».

«Da qui è partito il presidente Roberto Occhiuto che, da commissario ad acta – ha proseguito – si è assunto direttamente l’onere e la responsabilità di portare la Calabria fuori da tale disastro. Ed ora stiamo finalmente assistendo ad un percorso virtuoso che sta portando ad una più efficace erogazione dei Lea, alla umanizzazione dei Servizi Sanitari, all’acquisto di nuove tecnologie e soprattutto ad un utilizzo più appropriato e più funzionale delle risorse, con ricadute altamente positive anche sul campo occupazionale, grazie allo sblocco di procedure concorsuali ferme da anni e all’immissione nel Servizio Sanitario Regionale di centinaia di operatori».

«Ci sarà da fare ancora moltissimo, ovviamente – ha concluso – ma proprio per questo il termine dei sei mesi previsti dal dl assume una rilevanza del tutto diversa, trasformando il provvedimento in una sorta di “ultimo miglio” di un percorso fondamentale». (rp)

La sanità calabrese in un film

di FILIPPO VELTRIIl 5 dicembre anteprima nazionale a Reggio Calabria e il 6 a Rossano c’è un film sulla sanità calabrese, un documentario – C’era una volta in Italia di Federico Greco e Mirko Melchiorre – che indaga le cause e i riflessi dell’austerity in Europa scegliendo come situazione simbolica lo stato della sanità in Calabria. Il docufilm è l’ideale secondo capitolo di “Piigs”, scritto e diretto nel 2017 dai due registi romani.

In questo nuovo documentario si racconta la storia della occupazione in piena pandemia contro la chiusura dell’ospedale di Cariati, svelando le conseguenze del lungo piano di rientro calabrese ai danni dei cittadini e il loro diritto alla salute.

Ma il docufilm è un’autentica miniera di clamorose scoperte: tra i personaggi che appaiono nel film ci sono infatti Santo Gioffré – che conosciamo tutti – e addirittura Ken Loach, il grande regista inglese, vincitore di premi mondiali per i sui meravigliosi film. Che cosa lega i due e’ presto detto: la comune matrice anticapitalista. 

L’incontro con Santo Gioffré è avvenuto grazie ai ragazzi dell’associazione Le Lampare di Cariati. Con lui si e’ parlato di grandi imbrogli e della corruzione e con Loach c’è anche il compianto Gino Strada, che fa parte del cast del documentario ed è citato in una provocazione dell’ex commissario dell’Asp reggina. Gioffré infatti aveva proposto un paio d’anni fa di affidare in via d’urgenza la sanità calabrese ad Emergency, ricordando la disponibilità dello stesso Strada durante il Covid. Candidatura che però non ando’ poi a buon fine.

Tra i personaggi di “C’era una volta in Italia”, narrato dalla voce dell’attore cosentino Peppino Mazzotta, figurano altri pezzi da 90: Vittorio Agnoletto, Jean Ziegler e, per ultimo ma non ultimo, Roger Waters, ex Pink Floyd e testimonial della lotta dei ragazzi delle Lampare.

«Il nostro è un film indipendente, realizzato in totale libertà creativa e politica – dice Federico Greco – abbiamo descritto senza nessuna censura e in modo imparziale la realtà di Cariati e dell’ospedale, che è una cartina al tornasole di quello che sta producendo il sistema di austerity europea». (fv)

Occhiuto chiede benefici per i medici che vengono in Calabria

Il Governatore della Calabria Roberto Occhiuto ha chiesto formalmente che vi siano benefici economici e di carriera per i medici che decidono di venire a lavorare in Calabria.

Nel corso di unintervista su SkyTg24 ha espresso il suo punto di vista e l’auspicio che venga in qualche modo incentivato e agevolato il reclutamento di medici di cui la Calabria ha un disperato bisogno.

«È importante – ha detto Occhiuto a Lavinia Spingardi durante la trasmisisone Agenda di SkyTg24 – che il governo ci stia vicino, perché la sanità della Calabria è in macerie. Oggi che il sistema sanitario nazionale vive problemi gravi in seguito al Covid, il sistema sanitario calabrese li vive in maniera ancora più consistente». 

«Faccio l’esempio del reclutamento dei medici: è difficile trovare medici per i pronto soccorso anche in Veneto e in Lombardia, in una Regione come la Calabria, che ha un sistema sanitario poco attrattivo, è ancora più difficile.  Ho chiesto al governo di fare in modo che in Calabria si possano assumere dei medici così come si assumono i magistrati, i poliziotti. Se un magistrato viene in Calabria ha, giustamente, benefici di carriera ed economici, perché siamo una zona disagiata. 

Allora io dico all’esecutivo nazionale, datemi la possibilità di fare in modo che se un medico partecipa ad una procedura concorsuale in Calabria e decide di lavorare da noi – magari in un pronto soccorso difficile come quelli di Gioia Tauro, di Locri di Polistena – due anni di lavoro gli valgono il doppio, così come per i magistrati. 

La sanità è zona disagiata in Calabria, altrimenti un commissariamento di 12 anni non avrebbe avuto ragione di esserci». 

 

Sanità: Occhiuto annuncia il bando per gli specializzandi

Il presidente della Regione Roberto Occhiuto,, come concordato con i rappresentanti degli specializzandi ha avviato una manifestazione pubblica di interesse aperta a tutta l’Italia. Praticamente è il primo bando per reclutare giovani specializzandi da ogni parte del Paese. 

«Mentre lavoriamo – ha dichiarato Occhiuto – all’integrazione dei primi medici cubani che arriveranno in Calabria a metà settembre – il progetto avviato con il governo di Cuba va avanti per superare le carenze di organico e per gestire le emergenze -, oggi la Regione – così come concordato con i rappresentanti degli specializzandi, a seguito di una loro precisa richiesta – ha pubblicato una manifestazione pubblica di interesse per reclutare giovani specializzandi da tutta Italia.

L’avviso riguarda posti per tutti gli ospedali e per tutte le strutture sanitarie calabresi: da Catanzaro a Polistena, da Cosenza a Locri, da Lamezia Terme a Crotone, da Vibo Valentia a Gioia Tauro.

Speriamo che questa nostra manifestazione possa essere presa in considerazione da tanti giovani medici provenienti dalla nostra Regione e da tutto il Paese.

Siamo pronti ad ospitare nei presidi sanitari calabresi tanti professionisti competenti, motivati, che hanno voglia di darci una mano e di mettersi in gioco».

L’avviso è rivolto ai medici in formazione specialistica, a partire dal terzo anno, regolarmente iscritti al corso di formazione specialistica nelle seguenti discipline:

• Medicina e chirurgia d’accettazione d’ urgenza

• Pediatria

• Anestesia e rianimazione

• Chirurgia generale

• Medicina Interna

• Geriatria

• Malattie dell’apparato cardiovascolare

• Ginecologia e ostetricia

• Radiodiagnostica

  Ortopedia e traumatologia

• Nefrologia

  Oncologia

  Malattie dell’apparato respiratorio

• Chirurgia Vascolare

• Chirurgia Toracica

   Psichiatria

   Neuropsichiatria Infantile.

L’avviso ha l’obiettivo di costituire elenchi di Medici disponibili a prestare la propria attività presos le Aziende del Servizio Sanitario regionale interessate da una grave carenza di risorse umane.  

A conclusione  della procedura, gli elenchi dei partecipanti saranno resi disponili dal Dipartimento “Tutela della Salute e Servizi Socio Sanitari” alle Aziende del servizio sanitario regionale interessate all’avvio di  concorsi (ex art. 1, c. 547 e seguenti della legge 145/2018), nel rispetto dell’accordo quadro relativo alle modalità di svolgimento della formazione per l’assunzione a tempo determinato degli specializzandi, con successiva assunzione a tempo indeterminato al momento del conseguimento del titolo di specializzazione.

Il   Dipartimento Tutela della Salute, tenuto conto di quanto stabilito nei punti 3 e 4 del predetto Accordo Quadro e ad esito della presente procedura, qualora dovessero essere accertate disponibilità per Aziende o Presidi non ricompresi nella rete formativa, attiverà ogni utile interlocuzione con gli organi preposti finalizzata alla stipula delle necessarie convenzioni. (rcz)

LA RIFLESSIONE / Santo Gioffrè: a proposito di Sanità Cuba e moralità

di SANTO GIOFFRÈ – Non è che bisogna possedere le facoltà di Tiresia per comprendere le gravose parole, pronunciate con il sorriso e, a volte, sfottendo gli avversari, del Presidente Occhiuto.  Nel suo messaggio mediatico, volto, ovviamente, a raggiungere direttamente il pubblico plaudente e confuso (perché, che serve interessarsi a sapere?)… ha parlato della drammaticità in cui versa la sanità calabrese e ha parlato a mamma perchè nuora intenda. 

Non potete imbrattarmi di codardia. Io, appena saputo del decreto emanato per il reperimento dei Medici Cubani, ho spifferato a mezzo mondo i veri motivi per cui Occhiuto è stato costretto a ricorrere a questo strumento, senza alcun timore di smentita. Due i motivi: una parte, la paura per l’imminente catastrofe e, dall’altra, mettere al riparo, sotto il profilo legale e politico, il suo status. 

La conferma di quanto testè affermato, è venuta a galla dalla sua stessa bocca, quando, tradito da un lapsus tipicamente freudiano, ha citato il drammatico caso di Cirò Marina. Il Governatore sa benissimo che tra un mese la sanità, in Calabria, sarà al collasso. Lui cita, a sua difesa, l’eredità ricevuta: il disastro causato da 12 anni di Piano di Rientro. La stessa cosa che io vado gridando, da 7 anni, e l’addossa, questa responsabilità, al centro-sinistra. Dice, così, una mezza verità, ma, anche, una grandissima, infamante falsità. 

I piani di attuazione previsti dal Piano di Rientro, la carne viva insomma,  li fece la destra quando, nel 2010, Scopelliti  e tal Gianluigi Scaffidi, personaggio multiforme, che, col decreto 18 e 106, (illuminante l’intervista rilasciata nell’ ottobre o novembre 2015), chiusero 18 ospedali e basta! Da lì  doveva partire tutto un processo di riorganizzazione, programmazione e, soprattutto, di lotta ai ladri al fine di ricostruire tutti  i bilanci delle Asp, dove si verificavano rapine continue, fin dal 2005. Invece, non successe niente. 

Nessun risanamento, tanto che la Calabria è l’unica Regione che rimarrà, per sempre, dentro i rigori del Piano di Rientro. Situazione aggravata dal Governo di Matteo Renzi, un vero e proprio Attila per la Calabria, personaggio ignavo, sprezzante. Disinteressato a tutto ciò che accadeva, di disastroso, nella Regione. 

Ma, torniamo ad Occhiuto e al suo video, sorridente. Occhiuto s’insedia e, vedendo la succosa carne, chiede e ottiene non solo la fine della diarchia tra Commissario di Governo e Presidente della Giunta, ma, concentrando nelle sue mani tutto il potere in capo alla Sanità, fa una serie di roboanti annunci dove perfonde, a piene mani, la fine dell’emergenza sanitaria e una nuova era di felicità sanitaria. 

Fa, anche, altro: Istituisce l’azienda Zero, attraverso la quale, in sostanza, concentra nelle proprie mani, tutto quello che di redditizio rimane della Sanità Pubblica: Concorsi, Contenziosi, Accreditamenti, alta Programmazione, Acquisti nel settore… Cose lodevoli, in Francia, Germania, a Cuba, dove la sanità è bene prezioso e pubblico, però…non in Calabria. Ma… c’è un ma! Quando va a vedere cosa c’è dentro la pignata, si accorge che la cucchiaia miscita  solo brodo. Carne non ce n’è più. 

Allora, vedendo che tutti i bandi emessi, vuoi perchè fatti male, vuoi perchè nessun medico vuol spostarsi da postazioni pubbliche protette, vuoi perchè il grande amor per la terra natia calabra dura solo il tempo del consumo di un tartufo di Pizzo, Occhiuto si accorge del collasso sanitario imminente, e che tale catastrofico evento, oltre al suo completo fallimento politico, potrebbe portare, anche, alla chiamata di responsabilità sotto tanti profili, visto che lui è uno, due e trino. 

Ecco perché l’ accordo col Governo Socialista Cubano, sapendo, anche, che il prossimo Governo amico gli metterà a disposizione gli strumenti legali necessari, con la giusta motivazione che la Calabria è terra di disastro sanitario. Certo, dal suo video, però, scopriamo altro. Qualcosa di terribile: la fine dell cultura politica e sociake del XX sec. Uno stravolgimento dei diritti Costituzionali; la fine dello Stato di Diritto. La sanità è solo un grande mercato! Una merce che si compra e si vende in base alla domanda e all’afferta. Apprendiamo, dalla candida voce del Presidente della Regione Calabria, Occhiuto, che in Italia ci sono delle Agenzie Interinali che offrono Medici a 1500 euro l’ora, per 50.000 mila euro al mese, come se si trattasse di contrattare vacche in un grande mercato. Il Malato, l’Uomo e i suoi bisogni, ridotti a merce. La fine di ogni Umanità. E, aggiunge, che i Medici Cubani, Socialisti e, altamente professionali, costano di meno. Per cui, lui, ha fatto, solo un affare, in fondo…

Io, fin dall’inizio, in difesa della povera gente che muore per mancanza di assistenza, mi sono, subito, espresso favorevolmente al provvedimento. Perchè prima viene la coscienza politica. Ma questo non vuol dire dare un colpo di spugna ai gravi reati penali e umani commessi, negli anni passati, da una banda di criminali.  A chi, tra le Istituzioni, li ha protetti e li protegge, a chi pensa che basti salvaguardare  il proprio culo e, poi, tornare a fare le porcheria che sempre hanno fatto. Rivoluzione permanente! 

Rubens Curia: sanità in Calabria e autonomia differenziata

di RUBENS CURIA – In merito al DCA 87/2022 firmato dal Commissario ad acta Occhiuto che consente alla Regione Calabria di usufruire delle prestazioni professionali di 497 medici cubani per due anni, potrei scrivere “ tanto tuonò che piovve”, infatti mi scrive un collega non più giovane, che non è in organico al Pronto Soccorso, il 17 agosto quando lo informo del DCA: “ Speriamo , perché sono in ospedale dalle 8.00 e ho già coperto il 14 e 15 agosto  due turni al Pronto Soccorso, resto perché credo in quello che faccio”.

 In un articolo del marzo del 2021 il dottore Domenico Minniti, Presidente regionale AAROI/EMAC,  lancia un allarme, inascoltato: “ In Calabria abbiamo 260 Anestesisti , ne avremmo bisogno di almeno 310 se vogliamo garantire anche gli Ospedali di montagna” e la Calabria è una regione a carattere prevalentemente montuosa ( Treccani)! Purtroppo è dal 2004, con il famigerato vincolo di spesa del personale che opera nella sanità pubblica dell’1,4% voluto dal Ministero dell’Economia e subito dal Ministero della Salute, che la sanità pubblica è sotto attacco. Altro indizio di voler affossare il S.S.N. è il finanziamento del Fondo Sanitario Nazionale pari in era prepandemica all’8,7% contro l’11,7% della Germania o il 12% della Svizzera, ciò ha comportato che tra il 2009 e il 2018 la spesa sanitaria pro-capite è diminuita dai 1.893 euro ai 1.746 euro; oggi, purtroppo, grazie alla pandemia, il F.S.N. è passato dai 112 miliardi del 2018 ai 122 miliardi di euro del 2021 valorizzando la sanità di prossimità e d’iniziativa e la telemedicina che è ben esplicitata nel PNRR.

Questa visione economicistica della sanità applicata dal MEF in Calabria dal 2010 è stata devastante, comportando  la chiusura di 18 ospedali generali senza la contestuale riconversione in “ Case della Salute”, la forte riduzione della spesa del personale che non ha compensato il turn over con una perdita di oltre 4.000 unità in 12 anni che solamente per 1/4 è al di sotto dei 50 anni, il mancato rinnovo delle attrezzature medicali, nonostante la Regione avesse a disposizione 86 milioni di euro per acquistarle, il mancato utilizzo del miliardo e duecento milioni per costruire Presidi Ospedalieri, Case della Salute e Poliambulatori all’avanguardia, tutto ciò ha collassato il Sistema Sanità che ha due vittime illustri: i calabresi e gli operatori sanitari, entrambi costretti ad emigrare chi per farsi curare, circa 55.000 all’anno, chi per lavorare, chi per continuare ad operare in trincea in Calabria( vedi turni massacranti , continue aggressioni, morti per infarto e dimissioni) ! Dal 1986 la Calabria ha più che raddoppiato l’indice di fuga dei suoi residenti per farsi curare fuori Regione arrivando anche a 308 milioni  di euro di mobilità passiva!

Quelle poche assunzioni autorizzate dal Tavolo Adduce coordinato dai Ministeri dell’Economia e della Salute a leggere il verbale del 1° agosto 2019 stupisce ed indigna :” Si rileva che dai dati emerge una grave situazione relativa alla mancata gestione del turn over del personale da parte delle Aziende sanitarie, in special modo nell’ASP di Reggio Calabria”! Queste affermazioni sono un tentativo di precostituirsi un alibi  da parte dei Ministeri o lassismo e incompetenza della burocrazia aziendale come nel caso dei finanziamenti non spesi per l’edilizia sanitaria? Queste sono risposte che i calabresi si attendono dal Commissario Occhiuto.

Se non comprendiamo, infatti, l’eziologia della malattia del nostro Servizio Sanitario Regionale andremo avanti  fronteggiando i sintomi e non curando il paziente! La presenza in Calabria dei medici cubani è una potente aspirina, aldilà degli insoliti benefit inseriti nel contratto, né può essere un cavallo di Troia per le altre Regioni per scardinare il S.S.N., però mi domando perché  non si protestava in Italia ed in Calabria quando si autorizzavano pseudo cooperative di sanitari a lavorare negli ospedali? 

Quando Il 22 maggio 2020 121 Sindaci, 100 Associazioni e oltre 5.000 calabresi inviarono un documento al  Ministro della Salute, al Commissario ad acta ed al Presidente della Giunta Regionale con cui chiedevano, tra l’altro: A) la piena attuazione del Decreto legge 14/2020 nella parte attinente la “ Rideterminazione dei Piani del fabbisogno del personale delle Aziende Sanitarie, B) l’aumento delle ore degli specialisti ambulatoriali interni fino al completamento a 38 ore che, ricordo, possono operare sia nel Territorio che negli Ospedali, C) il potenziamento delle “ prestazioni sanitarie e sociosanitarie a domicilio”: Niente si mosse! Nessuna risposta ci venne data come se non pagassimo, in quanto calabresi, 100 milioni in più all’anno perché commissariati. Inoltre nessuna risposta venne data alla lettera del dicembre 2020 inviata alla Regione in cui Emergency manifestava la sua disponibilità a lavorare in Calabria!

Il 20 luglio scorso ci siamo confrontati, come Comunità Competente, a Lamezia con il subcommissario Esposito alla presenza di 22 Associazioni e consci dell’ immediata difficoltà ad assumere il personale medico abbiamo sollecitato da subito ad attivare o rafforzare nuovi modelli organizzativi sul territorio con i Medici di Medicina Generale, i Pediatri di libera scelta, gli specialisti ambulatoriali interni, gli infermieri di comunità con ambulatori h 12 e h 24; assumere infermieri professionali, psicologi, assistenti sociali, ostetriche, personale amministrativo e tecnico di cui c’è necessità ed abbondanza attivando, come previsto prima, le procedure di mobilità; fare un unico concorso regionale per figura professionale demandando la gestione all’ Azienda Zero o ad una Azienda Sanitaria individuata dalla Regione; avviare un grande processo di partecipazione, ognuno con il proprio ruolo, delle Istituzioni, dei Sindacati, degli Ordini e  delle Associazioni dei cittadini organizzati il cui modello abbiamo discusso con la struttura Commissariale perché solo la trasparenza e le competenze potranno abbattere i molti grovigli di interessi che si muovono nelle sanità calabrese. Utilizziamo subito questo tempo perché la sanità calabrese ha già perduto molti treni e finanziamenti.

 In questa mia riflessione c’è un convitato di pietra che è “ L’Autonomia differenziata” che, qualora fosse attuata nella sanità, produrrebbe una sanità calabrese di serie c e saremmo una colonia delle Regioni economicamente più forti. (rbc)

Occhiuto convoca i rappresentanti dei medici: sui cubani posizioni strumentali

Il presidente della Regione Roberto Occhiuto afferma che è strumentale contrapporre cubani-italiani e che che  presto ci sarà un incontro con rappresentanti medici e specializzandi, 

«Ho chiesto al direttore generale del Dipartimento Salute della Regione, Iole Fantozzi, di organizzare per i prossimi giorni un incontro con i presidenti degli ordini provinciali calabresi dei medici e con i rappresentanti degli specializzandi.

Ho sempre detto che sono pronto al dialogo e al confronto, e sarà quindi positivo avere uno scambio di idee ed opinioni con questi importanti esponenti dei camici bianchi.

A loro racconterò come è nato l’accordo con i medici cubani, e ovviamente sarò pronto a ricevere proposte e consigli. Come detto in più occasioni, l’intesa sottoscritta la scorsa settimana con il Paese caraibico non è in alcun modo un’iniziativa contro i medici italiani o calabresi.

Sbaglia chi strumentalmente mette in competizione o in contrapposizione gli operatori sanitari cubani con i nostri connazionali.

I concorsi in Calabria andranno avanti nei prossimi mesi, ed anzi stiamo lavorando a nuove regole che permetteranno di costruire bandi più attrattivi per i nostri giovani e per chi opera fuori dalla Regione.

Ma nel frattempo dobbiamo affrontare il presente, e per farlo non potevo restare con le mani in mano. I concorsi e gli avvisi andati deserti in questi ultimi mesi mi hanno imposto una presa di posizione.

Avevo due strade davanti: chiudere reparti e ospedali per carenza di personale, o trovare una soluzione emergenziale per garantire il diritto di cura ai calabresi.

Ho scelto la seconda strada, ed ho deciso nell’esclusivo interesse della nostra comunità e dei nostri territori.

Ribadisco un concetto semplice, ma rivoluzionario nella sua chiarezza e linearità: una sola vita salvata per un medico in più in un ospedale vale più di mille polemiche.

I medici cubani – i primi 33 arriveranno a settembre – ci aiuteranno per sopperire alle carenze del nostro sistema sanitario, lavoreranno fintanto che le piante organiche dei nostri reparti e dei nostri ospedali lo renderanno necessario, e non ruberanno alcun posto ai medici calabresi e italiani.

Allo stesso tempo il loro supporto non rallenterà la nostra azione per assumere camici bianchi a tempo indeterminato, per aprire nuovi ospedali, per sfruttare al massimo le possibilità che avremo con il Pnrr, per riformare e ricostruire una sanità a misura di cittadino».

Medici da Cuba: secondo la Uil Sanità ci costeranno 28 milioni l’anno

Il responsabile della Uil Sanità (specialistica ambulatoriale) Vincenzo Maria Romeo, esprime il biasimo del sindacato per la vicenda dei medici in arrivo da Cuba.

«Che la Sanità in Calabria – ha detto il dott. Romeo – rappresentasse il comparto economico più importante, e pertanto quello che per anni ha creato i più significati deficit da parte delle ASP regionali non vi è dubbio alcuno, ma che all’inizio di un mandato da Governatore e alle porte di una campagna elettorale per le politiche diventasse oggetto di interesse mediatico tale per la scelta del Roberto Occhiuto di aprire all’ assunzione diretta di 500 medici cubani per coprire il fabbisogno professionale territoriale, ha davvero dell’ inverosimile». 

«Ma sono due – secondo Romeo – i passaggi significativi che in questo agosto meritano attenzione da parte dei cittadini: il Consiglio regionale approva a fine luglio la proposta di legge numero 88 (“Modifica all’articolo 65 della legge regionale del 12 giugno 2009”), che ha abrogato la riduzione del 20% del trattamento economico dei vertici di Asp e Aziende ospedaliere, stabilita nel 2009 con una norma del Collegato alla manovra finanziaria della Regione: vengono pertanto aumentati gli stipendi dei manager con un costo aggiuntivo di oltre 400mila euro per il 2022 e di circa un milione per il 2023-2024; il Governatore firma in data 18.08.22 un accordo con un’agenzia intermediaria di Cuba per arruolare 497 medici: si prevede un budget di 4.700 euro per medico, di cui 1200 euro come importo forfettario netto mensile a copertura delle spese di mantenimento: se si ipotizzasse tale possibilità a pieno organico, si prevede un esborso di oltre 2,3 milioni di euro al mese e di complessivi circa 28 milioni all’anno. Si rimane attoniti dinnanzi a tali scelte, senza capirne il senso consequenziale: i medici fuggono dalla Calabria per impossibilità ad essere contrattualizzati a tempo indeterminato (la maggior parte dei concorsi indetti sono precari tempi determinati rinnovabili semestralmente che tengono con l’acqua alla gola ogni ipotesi di sistemazione strutturale e di prospettiva), per l’inesistente tutela che hanno nei presidi territoriali dove, messi in trincea, diventano strumento alla mercé di cittadini che riversano su loro la frustrazione di servizi inesistenti e/o inefficienti ed istituzioni che li ‘strizzano’ all’inverosimile ben oltre le 38-40 ore di contratto senza alcuna riconoscenza ne retribuzione, nonché per la conosciuta impossibilità di meritocrazia che non consente di costruire carriere se non altrove, per logiche territoriali di ‘baronato’ che ben si conoscono.

Era così semplice utilizzare i soldi dati in più ai manager, nonché quelli previsti da questo scellerato accordo, per coprire bene e pagare dignitosamente il personale sanitario, rispettare gli extra e la disponibilità che viene data, nonché consentire di aumentare il rapporto numerico medico-paziente atto a poter tenere aperte o programmare unità operative semplici o ambulatori che oggi risultano a rischio chiusura, o lo sono già. Se si può derogare per il fabbisogno su procedure d’ urgenza per i medici cubani, per quale motivo non lo si può fare per quelli calabresi che annualmente completano gli studi e fuggono al Nord? Senza parlare ovviamente della valutazione di compatibilità dei titoli, dei CV studiorum, delle problematiche linguistiche, e di quant’ altro.

Non era forse Occhiuto ad aver iniziato il suo mandato dicendo che avrebbe fatto rientrare in Calabria professionisti e risorse emigrate al Nord dando loro la possibilità di dare il loro contributo verso la loro regione natia? Quale logica politica c’è dietro questa scelta?”. “Il sindacato UIL FPL – conclude Romeo – prende posizione di biasimo per quanto avvenuto, nell’ intenzione di tutelare i medici calabresi in tutte quelle forme che possano essere messe in atto per dare loro la giusta dignità lavorativa, e consentire, se davvero queste ingenti somme sono disponibili, di consentire una programmazione veloce ed efficace di servizi sanitari da presentare ai cittadini per non solo coprire il fabbisogno in urgenza, ma evitare l’emigrazione sanitaria di personale ed utenti”. (rrm)