Occhiuto convoca i rappresentanti dei medici: sui cubani posizioni strumentali

Il presidente della Regione Roberto Occhiuto afferma che è strumentale contrapporre cubani-italiani e che che  presto ci sarà un incontro con rappresentanti medici e specializzandi, 

«Ho chiesto al direttore generale del Dipartimento Salute della Regione, Iole Fantozzi, di organizzare per i prossimi giorni un incontro con i presidenti degli ordini provinciali calabresi dei medici e con i rappresentanti degli specializzandi.

Ho sempre detto che sono pronto al dialogo e al confronto, e sarà quindi positivo avere uno scambio di idee ed opinioni con questi importanti esponenti dei camici bianchi.

A loro racconterò come è nato l’accordo con i medici cubani, e ovviamente sarò pronto a ricevere proposte e consigli. Come detto in più occasioni, l’intesa sottoscritta la scorsa settimana con il Paese caraibico non è in alcun modo un’iniziativa contro i medici italiani o calabresi.

Sbaglia chi strumentalmente mette in competizione o in contrapposizione gli operatori sanitari cubani con i nostri connazionali.

I concorsi in Calabria andranno avanti nei prossimi mesi, ed anzi stiamo lavorando a nuove regole che permetteranno di costruire bandi più attrattivi per i nostri giovani e per chi opera fuori dalla Regione.

Ma nel frattempo dobbiamo affrontare il presente, e per farlo non potevo restare con le mani in mano. I concorsi e gli avvisi andati deserti in questi ultimi mesi mi hanno imposto una presa di posizione.

Avevo due strade davanti: chiudere reparti e ospedali per carenza di personale, o trovare una soluzione emergenziale per garantire il diritto di cura ai calabresi.

Ho scelto la seconda strada, ed ho deciso nell’esclusivo interesse della nostra comunità e dei nostri territori.

Ribadisco un concetto semplice, ma rivoluzionario nella sua chiarezza e linearità: una sola vita salvata per un medico in più in un ospedale vale più di mille polemiche.

I medici cubani – i primi 33 arriveranno a settembre – ci aiuteranno per sopperire alle carenze del nostro sistema sanitario, lavoreranno fintanto che le piante organiche dei nostri reparti e dei nostri ospedali lo renderanno necessario, e non ruberanno alcun posto ai medici calabresi e italiani.

Allo stesso tempo il loro supporto non rallenterà la nostra azione per assumere camici bianchi a tempo indeterminato, per aprire nuovi ospedali, per sfruttare al massimo le possibilità che avremo con il Pnrr, per riformare e ricostruire una sanità a misura di cittadino».

Medici da Cuba: secondo la Uil Sanità ci costeranno 28 milioni l’anno

Il responsabile della Uil Sanità (specialistica ambulatoriale) Vincenzo Maria Romeo, esprime il biasimo del sindacato per la vicenda dei medici in arrivo da Cuba.

«Che la Sanità in Calabria – ha detto il dott. Romeo – rappresentasse il comparto economico più importante, e pertanto quello che per anni ha creato i più significati deficit da parte delle ASP regionali non vi è dubbio alcuno, ma che all’inizio di un mandato da Governatore e alle porte di una campagna elettorale per le politiche diventasse oggetto di interesse mediatico tale per la scelta del Roberto Occhiuto di aprire all’ assunzione diretta di 500 medici cubani per coprire il fabbisogno professionale territoriale, ha davvero dell’ inverosimile». 

«Ma sono due – secondo Romeo – i passaggi significativi che in questo agosto meritano attenzione da parte dei cittadini: il Consiglio regionale approva a fine luglio la proposta di legge numero 88 (“Modifica all’articolo 65 della legge regionale del 12 giugno 2009”), che ha abrogato la riduzione del 20% del trattamento economico dei vertici di Asp e Aziende ospedaliere, stabilita nel 2009 con una norma del Collegato alla manovra finanziaria della Regione: vengono pertanto aumentati gli stipendi dei manager con un costo aggiuntivo di oltre 400mila euro per il 2022 e di circa un milione per il 2023-2024; il Governatore firma in data 18.08.22 un accordo con un’agenzia intermediaria di Cuba per arruolare 497 medici: si prevede un budget di 4.700 euro per medico, di cui 1200 euro come importo forfettario netto mensile a copertura delle spese di mantenimento: se si ipotizzasse tale possibilità a pieno organico, si prevede un esborso di oltre 2,3 milioni di euro al mese e di complessivi circa 28 milioni all’anno. Si rimane attoniti dinnanzi a tali scelte, senza capirne il senso consequenziale: i medici fuggono dalla Calabria per impossibilità ad essere contrattualizzati a tempo indeterminato (la maggior parte dei concorsi indetti sono precari tempi determinati rinnovabili semestralmente che tengono con l’acqua alla gola ogni ipotesi di sistemazione strutturale e di prospettiva), per l’inesistente tutela che hanno nei presidi territoriali dove, messi in trincea, diventano strumento alla mercé di cittadini che riversano su loro la frustrazione di servizi inesistenti e/o inefficienti ed istituzioni che li ‘strizzano’ all’inverosimile ben oltre le 38-40 ore di contratto senza alcuna riconoscenza ne retribuzione, nonché per la conosciuta impossibilità di meritocrazia che non consente di costruire carriere se non altrove, per logiche territoriali di ‘baronato’ che ben si conoscono.

Era così semplice utilizzare i soldi dati in più ai manager, nonché quelli previsti da questo scellerato accordo, per coprire bene e pagare dignitosamente il personale sanitario, rispettare gli extra e la disponibilità che viene data, nonché consentire di aumentare il rapporto numerico medico-paziente atto a poter tenere aperte o programmare unità operative semplici o ambulatori che oggi risultano a rischio chiusura, o lo sono già. Se si può derogare per il fabbisogno su procedure d’ urgenza per i medici cubani, per quale motivo non lo si può fare per quelli calabresi che annualmente completano gli studi e fuggono al Nord? Senza parlare ovviamente della valutazione di compatibilità dei titoli, dei CV studiorum, delle problematiche linguistiche, e di quant’ altro.

Non era forse Occhiuto ad aver iniziato il suo mandato dicendo che avrebbe fatto rientrare in Calabria professionisti e risorse emigrate al Nord dando loro la possibilità di dare il loro contributo verso la loro regione natia? Quale logica politica c’è dietro questa scelta?”. “Il sindacato UIL FPL – conclude Romeo – prende posizione di biasimo per quanto avvenuto, nell’ intenzione di tutelare i medici calabresi in tutte quelle forme che possano essere messe in atto per dare loro la giusta dignità lavorativa, e consentire, se davvero queste ingenti somme sono disponibili, di consentire una programmazione veloce ed efficace di servizi sanitari da presentare ai cittadini per non solo coprire il fabbisogno in urgenza, ma evitare l’emigrazione sanitaria di personale ed utenti”. (rrm)

Medici da Cuba: per Guccione (Pd) non è la soluzione giusta per la sanità calabrese

Prosegue la polemica sulla scelta del Presidente Occhiuto di far arrivare 497 medici da Cuba a supporto di una sanità calabrese sempre più in crisi, ormai vicina al disastro.

L’ex consigliere regionale Carlo Guccione, responsabile Sanità per il Mezzogiorno del Partito Democratico, interviene chiedendo che si facciano bandi e avvisi per sopperire all’emergenza.

«Siamo preoccupati – afferma Guccione – , non ci sembra che il tentativo di assumere medici cubani nella sanità calabrese sia la soluzione a un problema reale che persiste da tempo. Non è altro che una scorciatoia che rischia di fare solo rumore e di non produrre soluzioni concrete. Sono oggettive le difficoltà da superare per rendere operativo l’accordo tra la Regione Calabria e la Cooperativa cubana per come già specificato in maniera chiara dal documento dei presidenti degli Ordini dei medici e degli odontoiatri della Calabria». 

«Nel Dca numero 87 del 17 agosto 2022 – per l’approvazione dell’Accordo Quadro con la Cooperativa CSMC S.A. di proprietà dello Stato cubano per la fornitura di servizi medici e sanitari – si evidenzia come uno dei motivi della stipula dell’accordo risiede nel fatto che, in base ai dati del primo semestre del 2022, la Calabria è soggetta a una intensificazione degli sbarchi di migranti che vanno ad aumentare la pressione sulle strutture sanitarie regionali. Inoltre, come specificato nel Dca, le difficoltà organizzative del sistema sanitario regionale sono state oggetto di una apposita sentenza della Corte costituzionale (168/2021) che ha ribadito l’inefficacia della passata gestione commissariale della sanità “durante la quale si sarebbe verificato un progressivo peggioramento dei Livelli essenziali di assistenza”. A questo si aggiunge il fatto che le Aziende ospedaliere e le Asp, dopo diversi tentativi di reclutamento, sia a tempo determinato che indeterminato, non sono riuscite a reclutare il personale medico necessario alla copertura del fabbisogno. Queste sono alcune delle ragioni che hanno portato il commissario della sanità, Roberto Occhiuto, a emanare il Dca. 

Ma come si è arrivati a tutto questo? La Calabria – sottolinea Carlo Guccione – continua ad essere terra di paradossi. Siamo stati l’unica regione che durante la pandemia ha registrato una diminuzione del costo del personale pur essendo state previste risorse aggiuntive straordinarie destinate alle assunzioni. 

Le 18 Aziende sanitarie provinciali e ospedaliere hanno approvato i piani triennali del fabbisogno del personale (2019-2021) ma, come è stato sottolineato nel verbale del Tavolo Adduce del 12 dicembre 2021, le assunzioni non risulterebbero effettuate o risulterebbero in grave ritardo attuativo. 

In Calabria, in base all’articolo 1-comma 4 ter del decreto legge 150/2020, è previsto un piano straordinario di assunzioni in deroga anche ai tetti di spesa di personale sanitario, medico e del comparto. Tutto questo potrà avvenire solo dopo l’approvazione del nuovo Piano operativo 2022-2024 che registra forti ritardi nell’adozione. 

Le assunzioni – spiega il responsabile Pd Sanità per il Mezzogiorno – non sono avvenute solo per mancanza di personale? O per incapacità del sistema sanitario di bandire i concorsi e di utilizzare le opportunità derivanti dai due decreti Calabria? È mai possibile che non si è in grado di fornire i dati relativi a quanti bandi sono stati emanati dalle Asp e Aziende ospedaliere, quante assunzioni a tempo indeterminato e determinato sono state fatte e quanti bandi sono andati deserti? Si faccia chiarezza fornendo dati certi sulle assunzioni, non si può parlare genericamente di mancata partecipazione di medici ai concorsi. 

Non si può chiedere a un giovane medico di prestare servizio per tre o sei mesi, e non dare la possibilità di assumere attraverso avvisi pubblici con condizioni economiche dignitose e contratti di una durata minima di 36 mesi, almeno alle stesse condizioni dei medici cubani. 

Molti specializzandi e medici calabresi sono costretti, tra l’altro, ad andare fuori regione: l’Azienda USL di Ferrara, ad esempio, ha predisposto un avviso pubblico per le attività di Medicina dell’Urgenza-emergenza che prevede la stipula di contratti per gli specializzati con compensi di 90 euro orari, 540 euro per ogni turno di sei ore e di 1080 euro per ogni turno di 12 ore; per i non specializzati prevede compensi di 70 euro orari, 420 euro per ogni turno di 6 ore e 840 per ogni turno di 12 ore. Ecco perché per gli operatori sanitari non è attrattivo venire in Calabria. 

Il governatore ci informi su come sono stati distribuiti gli specializzandi del terzo, quarto e quinto anno assunti grazie ad accordi specifici stipulati con le università di Catanzaro, Messina e Tor Vergata e quanti di questi sono stati assegnati ai Reparti di emergenza-urgenza, tuttora drammaticamente carenti di personale medico. 

Il Dca che prevede la convenzione con i medici cubani ha ricevuto il parere vincolante dei Ministeri della Salute, dell’Economia e delle Finanze che affiancano le Regioni in Piano di Rientro?

Occhiuto ha affermato che questo accordo è stato fatto in collaborazione proprio con il Ministero della Salute a cui chiediamo che faccia chiarezza sulla vicenda e, in particolare, sui tempi necessari per le varie autorizzazioni finalizzate alla reale operatività dell’accordo.

Invece di trovare soluzioni “tortuose”, si facciano bandi e avvisi per sopperire all’emergenza, così come è accaduto tra l’altro nelle regioni Piemonte, Veneto e nell’USL di Ferrara che hanno permesso di reperire personale medico e sanitario, almeno alle stesse condizioni economiche che vengono garantire al personale medico cubano (4700 euro tra stipendio e spese) e un contratto di 3 anni».Carlo Guccione

L’OPINIONE / Ettore Piero Valente: contro la gogna mediatica, qualche riflessione

di ETTORE PIERO VALENTE – La notizia dei 500 medici Cubani, chiamati dal Presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, per colmare la carenza degli operatori sanitari nella propria regione, ha innescato unaccesa protesta degli Ordini del settore, dai sindacati ai medici calabresi sparsi per il mondo.

La decisone del Presidente Occhiuto va considerata come una sorta di extrema ratio, verso una situazione atavica ma non certo più sostenibile, e pur condannando l’inutile gogna mediatica, sono necessarie alcune riflessioni. Prima di attuare una scelta di tale portata, mi sarei sincerato che tale intervento fosse legittimo, avrei chiesto consiglio ai Presidenti degli Ordini dei Medici Calabresi e mi sarei confrontato con le sigle Sindacali, prima ancora di effettuare laccordo e non dopo.

Ormai, sono anni che la Sanità Italiana da terza eccellenza nel mondo è arrivata ad essere la tredicesima e non auto complimentiamoci per aver gestito una pandemia in un modo eccellente, il tutto è stato fatto grazie allabnegazione dell’intero personale sanitario. Il quale, già prima della pandemia, lavorava in un ambiente minato da diverse problematiche sia lavorative sia strutturali, dando vita a quello che è il fenomeno della Great Resignation, il significativo aumento delle dimissioni dei medici dalle strutture pubbliche. Tale fenomeno è dovuto ad una serie di fattori: carichi eccessivi di lavoro, la smisurata mole di burocrazia, la scarsa considerazione del ruolo sociale (vedi aggressione ai sanitari sempre più frequenti), una retribuzione non adeguata alle responsabilità (contratto nazionale in attesa di essere rinnovato), la mancanza di una progressiva carriera meritocratica. Troppe ore in più svolte, spesso in violazione delle norme senza essere totalmente o parzialmente retribuite; non poter usufruire delle ferie spettanti in maniera totale o parziale; poco tempo a disposizione per la vita familiare; lavorare in ambienti ostili e subire mobbing. Tutte problematiche reali che hanno portato al burn out e allo svuotamento degli Ospedali.

Inoltre, non è da meno il fenomeno del turnover medico, bloccato dal numero chiuso di medicina e delle specializzazione e del blocco del contratto nazionale, aggravato dellimmigrazione dei nostri giovani che vanno altrove a cercare futuro. Alcune indagini effettuate da sigle sindacali hanno fatto emergere che solo il 28,4% dei medici ospedalieri vuole rimanere in nosocomio, il resto vuole spostarsi sul privato, andare in pensione anticipata o migrare allestero (questo è più radicato nei giovani che snobbano anche il posto privato) e negli ultimi tre anni il SSN ha perso 21 mila specialisti per dimissioni volontarie, pensionamenti, invalidità e decessi.

Solo nel 2021, in Calabria la media dei medici dipendenti che ha deciso di licenziarsi è stata del 3,8% rispetto alla media nazionale del 2,9%. Quindi non è una novità che esista una carenza di medici su tutto il territorio nazionale, bisogna essere miopi per non vederlo. Per quanto riguarda i concorsi andati deserti, è necessario rimarcare che la promozione di tali bandi non è stata pubblicizzata a dovere e la maggior parte erano a tempo determinato. Inoltre, alcuni concorsi non sono stati mai espletati e degli altri addirittura alcuni colleghi non sono stati mai convocati. Io personalmente ancora sono in attesa di essere convocato da oltre tre anni per 2 concorsi Primariali a Rossano/Corigliano e Melito Porto Salvo. Per non parlare di concorsi truccati (nel passato) che hanno fatto desistere i più tornare nella propria regione. Sono sicuro che esistano altri metodi per colmare il gap medico ma bisogna riformare tutto il sistema Ospedaliero e quello territoriale, non basteranno i medici Cubani o di qualsiasi altro Paese, bisogna investire anche nelle infrastrutture e macchinari.

Nulla da togliere ai colleghi Cubani dal punto di vista professionale, ma chi e come valuterà i curriculum, i percorsi formativi e la conoscenza della lingua Italiana? Egià complicata la burocrazia e lutilizzo di  strumentazione medica per i medici italiani, figuriamoci per uno che viene da un altro setting formativo. Allora non sarebbe meglio effettuare una deregulation del sistema come fu suggerito qualche anno fa da un noto sindacato che aveva proposto di far rientrare dal quarto anno gli studenti italiani che non avevano avuto la possibilità di studiare in patria, in modo tale da permettere loro di terminare gli studi in Italia e inserirli prontamente nel Sistema Sanitario e nel contempo diventare contribuenti delle casse dello Stato. Ma i vari politici, di tutti i colori, fecero orecchie da mercante.

Esistono altre progettualità che si potrebbero esporre, ecco perché come Italia del Meridione, continuando sulla strada della collaborazione e delle battaglie portate avanti dal Movimento proprio in merito alla Sanità, siamo a disposizione del Presidente della Regione per un confronto sulla questione e per l’eventuale istituzione di un tavolo tecnico che discuta delle modalità e scelte da operare per il riordino della rete ospedaliera e quindi uscire dal commissariamento. 

Prof Ettore Piero Valente 

Specialista in Ortopedia e Traumatologia

Presidente CEO Europeo della W.A.M.S.

Responsabile Sanità L’Italia del Meridione

Medici cubani, tra polemiche (per fini elettorali) la giusta scelta di Occhiuto

Cresce la polemica sulla scelta del Presidente occhiuto di far arrivare 497 medici cubani a supporto della sanità calabrese, vista la cronica mancanza di medici e l’impossibilità di reperire personale medico in tempi brevi. Gli ordini dei medici calabresi hanno espresso forte perplessità per la decisione (che peraltro ricalca quanto fatto dalla Regione Lombardia al primo scoppio della pandemia), ma appare più che evidente che la finalità delle polemiche sia squisitamente elettorale: siamo in piena campagna per le elezioni del 25 settembre e ogni pretesto per demonizzare l’avversario risulta (anche si in modo discutibile) sempre utile.

Si pensi che, invece, da Santo Gioffrè, medico-scrittore, ginecologo nonché ex commissario ASP di Reggio Calabria, che è notoriamente un uomo di sinistra, per nulla tenero con l’attuale giunta regionale, è arrivato, via Facebook un endorsement al presidente Occhiutoper l’a decisione di chiedere aiuto ai medici cubani.

«La Calabria – scrive Gioffrè su FB – è l’unica Regione, in Italia, che è rimasta dentro i rigori del Piano di Rientro dal debito dopo 13 anni. Sapete cosa significa e quale sfacelo, questo fatto, ha comportato e comporta? Tutti questi sciacalli di rinculo, a stipendio, che per difendere miserabili e ricattatorie posizioni corporativistiche, come qualche ordine che non ha mai dato nulla alla Calabria, ma solo alle proprie tasche, stanno facendo un lavoro sporco solo per miserabili calcoli personali e di bottega. La decisione di Occhiuto di far arrivare Medici Cubani, professionisti di altissimo livello, è l’unica, immediata, via per arginare l’imminente collasso del residuale Sistema Sanitario Pubblico Calabrese. Ben vengano i Medici Cubani. Vedendo, però, i numerosi attacchi a questa decisione, compresa la stampa nazionale ed estera, che sparano sul mucchio solo per destabilizzare, non vorrei che dietro ci fossero i soliti gruppi di potere, già visti in azione quando io ricoprivo la carica di Commissario Straordinario dell’Asp di Reggio Cal. Gruppi nazionali e locali che hanno, tutti, l’interesse ad affondare quei residui di Santità pubblica rimasti, a favore del privato e delle altre Regioni. In Calabria, a causa del permanere dentro il Piano di rientro, si muore il 5% in più rispetto alle altre Regioni per malattie facilmente curabili. Sono saltate 2 generazioni di turnover di Medici e Operatori Sanitari. Nessuno vuole venire in Calabria. Stiamo precipitando verso il collasso…Sì salverà chi ha i soldi. E questo, da Comunista, lo rifiuto totalmente e lo combatto con qualsiasi mezzo». (rrm)

Medici cubani in Calabria: Occhiuto smorza i toni delle polemiche

Alle polemiche, per la verità assai pretestuose, sull’assunzione di 497 medici cubani in aiuto alla Sanità calabrese, il presidente Occhiuto replica con toni pacati.« Medici cubani? – ha detto – Tutto pur di non chiudere ospedali, e la legge è dalla mia parte.

Leggo con molta attenzione i commenti in merito all’Accordo di cooperazione che la Regione Calabria ha siglato con il governo cubano per la fornitura di servizi medici e sanitari. In queste ore sto ricevendo tantissimi attestati di stima e condivisione per questa iniziativa – l’intesa con il Paese caraibico è stata possibile anche grazie alla collaborazione con il Ministero della Salute -, la comprensione per il momento e la situazione che stiamo vivendo del presidente FNOM Filippo Anelli, la richiesta di un incontro da parte dei rappresentanti sindacali calabresi – con i quali sarò felice di confrontarmi, come spesso ho fatto in questi primi mesi del mio mandato -, e poi persino le opposizioni in Consiglio regionale, che ben conoscono la nostra realtà, non hanno potuto attaccare frontalmente l’arrivo di nuovi medici per supportare il nostro sistema sanitario: ‘ben vengano i medici cubani per tamponare le emergenze’, si legge nella prima riga di una dichiarazione firmata dai consiglieri del Pd. Allo stesso tempo ho ricevuto alcune critiche, soprattutto da parte dell’Ordine dei medici di alcune province della Calabria e da alcune associazioni di categoria dei sanitari. Anche nei loro confronti utilizzerò lo stesso approccio attuato con i sindacati: sono pronto ad incontrali e a confrontarmi.

Ribadisco quanto dichiarato ieri. Qui nessuno vuole mettere da parte i medici italiani o calabresi. Anzi, siamo pronti ad assumerli, e a tempo indeterminato. Ma nel nostro Paese e in Calabria in particolare, in questo momento, c’è un’oggettiva difficoltà a reperire e ad assumere medici. La Regione ha fatto bandi e manifestazioni di interesse, e tutti sono andati deserti. Alcuni mi chiedono interventi strutturali? Bene, li stiamo facendo, ma il sottoscritto è commissario alla sanità della Calabria da nove mesi, e in così poco tempo non si può cambiare radicalmente una situazione di degrado incancrenita da 12 anni di commissariamento. Dall’inizio del mio mandato abbiamo programmato gli investimenti da fare con il Pnrr, abbiamo fatto investimenti in nuove tecnologie, abbiamo deciso di riaprire tre ospedali – Cariati, Trebisacce e Praia a Mare – e accelerato la costruzione di altri due – Sibaritide e Vibo Valentia -, stiamo procedendo spediti per la ricognizione del debito, per i Piani dei fabbisogni delle Aziende sanitarie e ospedaliere, abbiamo ripreso ad assumere a tempo indeterminato, stiamo intervenendo sulle leve contrattuali per rendere più attraenti i nostri concorsi e per incentivare la partecipazione di giovani e meno giovani da tutta Italia, abbiamo stipulato accordi con diverse Università per assumere gli specializzandi del terzo anno, e ho dato disposizione ai commissari di trattenere i pensionandi che chiedono esplicitamente di rimanere in servizio.

Ma mentre il mio governo regionale approva le riforme per far voltare pagina alla sanità della Regione, abbiamo il dovere – con ogni mezzo – di gestire l’emergenza e garantire cure, prestazioni, servizi, e assistenza territoriale, senza chiudere reparti o ospedali a causa della carenza di personale. Ecco perché abbiamo sottoscritto questo importante accordo con i medici cubani, per avere un aiuto concreto e immediato, e per non togliere nulla ai pazienti calabresi. Qualcuno polemizza sui costi? Con l’intesa firmata ieri la Regione spenderà 4.700 euro al mese per ogni medico. In media un medico nel nostro Paese costa alla propria azienda sanitaria circa 6.700 euro al mese. Infine l’aspetto normativo dell’Accordo con il governo cubano, intesa che naturalmente rispetta la legislazione italiana in materia. A quanti non hanno prestato attenzione al tema, ricordo che l’articolo 6 bis del decreto legge 105/2021 (proroga delle deroghe delle norme in materia di riconoscimento delle qualifiche professionali sanitarie) ha spostato al 31/12/2022 il termine per il reclutamento e impiego in attività professionali sanitarie del personale medico extra Ue, così come era possibile durante l’emergenza pandemica. Per cui per un periodo di tempo limitato – mentre stiamo predisponendo gli interventi strutturali idonei a fornire a regime soluzioni definitive alle criticità – ci avvarremo degli strumenti contingenti che consentono l’utilizzo di personale medico straniero o dei professionisti che abbiano conseguito il loro titolo all’estero, come prevedono sino a tutto il 2023 e oltre le disposizioni legislative straordinarie. E proprio sulla base di questi presupposti di legge, nell’ambito dell’emergenza sanitaria che interessa la Regione Calabria, è stato adottato il decreto 3210 del 24 marzo 2022 che istituisce l’elenco regionale dei professionisti sanitari e degli operatori socio sanitari che hanno conseguito il titolo all’estero e non ancora riconosciuto dal Ministero della Salute». (rcz)

Occhiuto fa arrivare 497 medici da Cuba a supporto della sanità calabrese

Idea eccellente che risolverà in parte la spaventosa carenza di medici in Calabria: il presidente della Regione Roberto Occhiuto ha siglato un accordo con Cuba per l’invio di 497 medici cubani a supporto delle strutture mediche della regione. I medici cubani sono apprezzati in tutto il mondo per l’alta specializzazione: si ricordi che nella prima fase della pandemia era arrivato uno squadrone di medici cubani a Milano per fronteggiare l’emergenza.

«La sanità nel nostro Paese – ha detto il presidente Occhiuto – vive un paradosso che spero il futuro governo potrà definitivamente risolvere. In tutta Italia, Calabria compresa, le Aziende sanitarie cercano disperatamente medici da assumere a tempo indeterminato, ma non ne trovano. È l’effetto perverso del numero chiuso imposto alle Facoltà di Medicina. Il reclutamento è diventato un terno al lotto, difficilmente prevedibile e governabile. In Calabria – il nostro sistema sanitario in questo momento ha risorse in abbondanza per assumere – negli ultimi mesi le abbiamo provate tutte. Abbiamo fatto bandi per posti a tempo indeterminato, manifestazioni di interesse, e sono andati deserti. Stiamo lavorando – avevamo avviato un confronto serio con il ministro dell’Economia Franco – ad un pacchetto di incentivi, economici e di carriera, per rendere maggiormente attrattivi i nostri concorsi. Del resto, se analoghi problemi vengono riscontrati in Regioni d’eccellenza – dalla Lombardia alla Toscana, dal Veneto al Piemonte -, figurarsi in Calabria, con una sanità disagiata che paga il conto di 12 anni di commissariamento. Eppure, nel nostro territorio devo, con i miei collaboratori, contrastare quotidianamente le emergenze, rischiando di chiudere reparti o interi ospedali. Per impedire che ciò possa accadere devo avere tutta la cassetta degli attrezzi a disposizione.

«Da mesi ho una proficua interlocuzione con il governo cubano. I medici sono un fiore all’occhiello del Paese caraibico, ed hanno già aiutato l’Italia, in Lombardia e in Piemonte, nei mesi più caldi della pandemia. Oggi a Roma, presso l’Ambasciata della Repubblica di Cuba in Italia, ho firmato un Accordo di cooperazione con la Comercializadora de Servicios Medicos Cubanos (CSMC), la società dei medici cubani, per la fornitura di servizi medici e sanitari. Grazie a quest’intesa in Calabria potremo utilizzare temporaneamente – fino a quando non saranno espletati con esiti positivi tutti i concorsi – operatori sanitari provenienti da Cuba. Il governo caraibico può mettere a nostra disposizione 497 medici con diverse specializzazioni. A settembre partirà la fase sperimentale di questa collaborazione e arriveranno nella nostra Regione i primi medici. Inizieranno coloro che già sanno parlare l’italiano – la lingua ufficiale della Repubblica di Cuba è lo spagnolo – e gli altri, prima di prendere servizio, faranno corsi intensivi per apprendere presto e bene la nostra lingua. Ad ogni modo, i medici cubani saranno sempre affiancati dai nostri operatori sanitari. Siamo soddisfatti per la firma di questo importante Accordo, un’opportunità in più per la Calabria, un modo concreto per dare risposte immediate ai bisogni dei cittadini, per erogare in modo adeguato i servizi, per garantire su tutto il territorio regionale presidi sanitari operativi e ospedali funzionanti. Abbiamo deciso in questi mesi di mantenere riservata questa delicata trattativa anche perché, nel frattempo, altre istituzioni pubbliche e private stavano esplorando con insistenza la stessa strada. Il risultato raggiunto ci ripaga del lavoro fatto e ci consente di affrontare con maggior serenità i prossimi step per risanare e migliorare sempre più la nostra sanità regionale». (rcz)

A Lamezia Fials Calabria a confronto con i dirigenti di CZ su criticità del comparto sanitario

Un importante confronto tra i quadri provinciali di Catanzaro e la direzione di Fials Calabria sulle criticità del comparto sanitario calabrese.

Al tavolo dei lavori il segretario regionale Bruno Ferraro, il segretario provinciale di Catanzaro Dario Rizzo e i rappresentanti delle segreterie territoriali e delle aziende sanitarie catanzaresi Stefano Candido, Michele Camera, Giovanna Cavaliere, Antonio Febbraio e Irene Torchia.

Presente anche l’iscritta Emilia Cutullè e Luca Torcasio che ha deciso di lasciare la sigla sindacale Nursing per approdare in Fials.

Un ingresso che si colloca nell’ambito del processo di rinnovamento innescato dalla Federazione Italiana Autonomie Locali e Sanità e fa il paio con la volontà di altri uomini del mondo sindacale che hanno espresso il concreto intento di fare propri gli obiettivi strategici di Fials.

Sul tavolo della discussione le problematiche sanitarie che stanno investendo il precariato, le criticità dei fondi Covid, la definizione delle procedure di stabilizzazione del personale precario in tutti i suoi aspetti e la questione delle tipologie contrattuali  utilizzate nel periodo pandemico di maggiore intensità.

«Intendiamo perseguire sulla strada finora intrapresa nel rispetto contrattuale, legislativo e con la massima trasparenza», ha sottolineato Ferraro.

Il segretario regionale, tra le altre cose, ha illustrato le  criticità che investono la sanità calabrese indicando le soluzioni da perseguire attraverso un  percorso che contempla la comunicazione e la collaborazione con i  referenti territoriali provinciali, regionali e i semplici iscritti per il raggiungimento degli obiettivi sindacali.

L’obiettivo è di fare in modo che ognuno si faccia portavoce delle criticità esistenti nei “propri” territori

Ferraro, in un clima propositivo, dopo aver ascoltato le proposte emerse nel corso della discussione iniziale, ha esposto i programmi di formazione in sede territoriale con corsi specifici sia per il semplice iscritto che per i quadri dirigenziali.

Infine ha sottolineato «quanto la Fials alle ultime elezioni sia cresciuta nell’ambito territoriale di Catanzaro» ed, anche a nome anche del segretario nazionale Giuseppe Carbone,  ha ringraziato Rizzo e Torchia per i risultati ottenuti. (rcz)

È PRONTO IL PIANO OPERATIVO DA 350 MLN
FORSE SI SVOLTA NELLA SANITÀ CALABRESE

È un masterplan di tutto rispetto, quello redatto e pubblicato dal commissario ad acta Roberto Occhiuto e dal sub-commissario Ernesto Esposito, che vuole risollevare e far ripartire la tanto disastrata sanità calabrese. Si tratta di un Piano Operativo che, a valere della missione 6 del Pnrr, prevede un investimento di oltre 350 milioni per realizzare Case della Comunità, Centrali Operative Territoriali, e Ospedali di Comunità.

Nello specifico, sono previsti 2 milioni per le Case della Comunità e presa in carico della persona; 4 milioni per la Casa come primo luogo di cura e Telemedicina” di cui sub investimento; Implementazione delle Centrali operative territoriali (COT)per un importo di euro 280.000.000– di cui interventi COT, Interconnessione aziendale, Device per un importo di euro 204.517.588; 1 milione per il rafforzamento dell’assistenza sanitaria intermedia e delle sue strutture – Ospedali di Comunità, 2 milioni per l’ammodernamento del parco tecnologico e digitale ospedaliero, in cui è prevista la digitalizzazione DEA I e II livello e grandi apparecchiature e un investimento di 600 mila euro per rendere gli ospedali più sicuri e sostenibili. Inoltre, è previsto il rafforzamento dell’infrastruttura tecnologica e degli strumenti per la raccolta, l’elaborazione, l’analisi dei dati e la simulazione, con un investimento di 292 mila euro, «di cui intervento Reingegnerizzazione NSIS a livello locale (Adozione da parte delle Regioni di 4 nuovi flussi informativi nazionali – Consultori di Famiglia, Ospedali di Comunità, Servizi di Riabilitazione Territoriale e Servizi di Cure Primarie) per un importo di euro 30.300.000», si legge nel Piano.

E, ancora, 80 mila euro per lo sviluppo delle competenze tecniche-professionali, digitali e manageriali del personale del sistema sanitario – Corso di formazione in infezioni ospedaliere” e dal Piano Nazionale per gli investimenti complementari (PNC), 1 milione e 400mila euro per rendere sicure e sostenibili gli ospedali.

Nel Piano Operativo, poi, viene spiegato come sebbene «le linee guida e le schede di censimento di immobili e terreni predisposte da Agenas davano come indicazione principale quella di favorire la ristrutturazione e la riqualificazione di edifici pubblici, di proprietà o comunque nella disponibilità delle Azienda Sanitarie, da destinare alle suddette finalità», per «l’individuazione dei siti sul territorio della Regione Calabria, che purtroppo da lunghi anni ha subito il commissariamento della Sanità, si è dovuto tenere conto di alcuni specifici fattori di criticità. Infatti, la popolazione residente nella regione Calabria, che conta 409 comuni, molti dei quali con meno di 5,000 abitanti ed ubicati in zone montane e periferiche, sconta problemi di accesso ai servizi sanitari».

Inoltre, se inizialmente dovevano essere realizzati 57 Case della Comunità, 19 Centrali Operative Territoriali e 15 Ospedali di Comunità, è stata rilevata la necessità di implementare il numero delle strutture, prevedendo ulteriori cinque Ospedali di Comunità, 4 Case della Comunità e 2 Centrali Operative Territoriali, a valere delle risorse regionali. Quindi, in totale sono previsti i seguenti interventi:

 n. 61 Case della Comunità (Componente 1, Investimento 1.1); 

 n. 21 Centrali Operative Territoriali (Componenti 1, Investimento 1.2); 

n. 5 interventi di interconnessione aziendale delle suddette Centrali Operative Territoriali (Componente 1, Investimento 1.2); 

 n. 5 interventi di fornitura di device per le suddette Centrali Operative Territoriali (Componente 1, Investimento 1.2); 

 n. 20 Ospedali di Comunità (Componente 1, Investimento 1.3); 

 n. 11 interventi di Digitalizzazione dei DEA di I e II livello (Componente 2, Investimento 1.1) 

 n. 286 interventi per la fornitura e installazione di grandi apparecchiature (Componente 2, Investimento 1.1); 

 n. 6 interventi di adeguamento/miglioramento sismico di presidi ospedalieri (Componente 2, Investimento 1.2 – Risorse PNRR); 

 n. 7 interventi di adeguamento/miglioramento sismico di presidi ospedalieri (Componente 2, Investimento 1.2 – Risorse PNC); 

 n. 1 intervento di implementazione di 4 nuovi flussi informativi nazionali (Componente 2, Investimento 1.3.2); 

 n. 1 intervento di organizzazione ed erogazione del corso di formazione in infezioni ospedaliere ai dipendenti del SSR (Componente 2, Investimento 2.2). 

Nel Piano Operativo, viene spiegato che «Nella provincia di Cosenza sono state allocate n. 22 Case delle Comunità, da distinguersi eventualmente nella configurazione differenziata di Hub e Spoke, n. 9 Ospedali di Comunità e n. 7 Centrali Operative Territoriali» e che «i criteri di localizzazione per le Case di Comunità hanno tenuto conto di un obiettivo di baricentrismo, garante dell’equità assicurata dalla facilità nel raggiungimento da parte di tutti gli abitanti residenti nell’ambito distrettuale di competenza, e a quello della facilitazione viaria da assicurare al ricorso alla assistenza e alle cure infermieristiche di breve durata, assicurando presenze professionali adeguate».

«Per gli Ospedali di Comunità, invece – viene spiegato – si è optato per una collocazione in siti non assistiti da presidi sanitari, prescindendo se pubblici e/o privati accreditati, ma che possono assicurare ricoveri brevi a bassa intensità assistenziale soprattutto per i pazienti che necessitano di una post ospedalizzazione e/o cure periodiche continue, ponendosi ad un livello intermedio tra il domicilio e l’ospedale. Per le Centrali Operative Territoriali, che rappresentano un elemento di novità e di presumibile successo dell’attuazione del progetto Pnrr, perché di supporto e coordinamento dell’attività svolta dalla medicina di famiglia e specialistica, esse sono state previste in siti strategici».

«Inoltre per la provincia di Cosenza – viene spiegato ancora – nel processo di definizione della distribuzione delle nuove strutture di assistenza territoriale, si è tenuto doverosamente conto della necessaria e celere prosecuzione dei lavori finalizzati alla costruzione del Presidio Ospedaliero della Sibaritide, in relazione al quale la Regione Calabria prodigherà ogni suo impegno per la sua ultimazione, così come farà per programmare la costruzione del nuovo Ospedale Hub di Cosenza».

«Nella provincia di Crotone – si legge – sono state allocate n. 6 Case della Comunità, da distinguersi eventualmente nella configurazione differenziata di Hub e Spoke, n. 1 Ospedale di Comunità e n. 2 Centrali Operative Territoriali; Per la provincia di Catanzaro – continua il rapporto – sono state istituite n. 11 Case della Comunità, n. 4 Ospedali di Comunità e n. 4 Centrali Operative Territoriali», mentre nella provincia di Vibo Valentia sono state allocate n. 5 Case della Comunità, da distinguersi eventualmente nella configurazione differenziata di Hub e Spoke, n. 2 Ospedali di Comunità e n. 2 Centrali Operative Territoriali».

«Nella distribuzione delle Case della Comunità – viene spiegato nel Piano Operativo – hanno inciso fattori emergenziali, nel senso di assicurare certezza assistenziale in favore di territori e comunità sprovvisti di presidi ospedalieri, gli unici a garantire in un siffatto territorio l’offerta pubblica di salute, peraltro non di livello di prestazione esaltante, tanto da aver causato in passato penosi incidenti operatori; il tutto, tenuto anche conto dell’avviata realizzazione dell’Ospedale di Vibo Valentia che offrirà alla provincia una qualità e una quantità prestazionale di spedalità finalmente all’altezza della domanda. Per le strutture di comunità si è tenuto conto anche della marginalizzazione dei centri semi-montani assicurando loro una presenza garante di una assistenza fissa h24, con la resa del servizio notturno della continuità assistenziale ben efficientata. Per quanto concerne le COT, l’individuazione dei relativi siti è stata improntata sul principio del baricentrismo rispetto al bacino d’utenza di riferimento».

Infine, nella Provincia di Reggio, sono state allocate n. 17 Case della Comunità, da distinguersi eventualmente nella configurazione differenziata di Hub e Spoke, n. 4 Ospedali di Comunità e n. 6 Centrali Operative Territoriali.

Nel Piano Operativo, viene indicato come le Case della Comunità da edificare, nelle cinque Province, siano in totale 5 (4 a Cosenza e 1 a Catanzaro), mentre quelle da ristrutturare sono in totale 56: 18 a Cosenza, 10 a Catanzaro, 6 a Crotone, 5 a Vibo Valentia e 17 a Reggio Calabria, con un investimento pari a 84 milioni dal Pnrr e l’importo integrativo della Regione per l’efficientamento energetico di 5 mln e di 6 mln per i nuovi interventi.

21, invece, le Centrali Operative Territoriali che saranno realizzate e suddivise così: 7 per la Provincia di Cosenza, individuate tra Corigliano Rossano, Cisenza, Rende, Paola e Castrovillari; 2 per la Provincia di Crotone, di cui uno individuato a Mesoraca; 4 nella Provincia di Catanzaro, individuate a Botricello, Catanzaro, Soverato e Lamezia Terme. Nella Provincia di Vibo, due le Centrali individuate, che nasceranno a Pizzo e Nicotera. Infine, 6 nella Provincia di Reggio Calabria, tra Locri, Palizzi, Reggio, Bagnara Calabra, Cardeto e Taurianova.

20, infine, gli Ospedali di Comunità, che saranno realizzati con 37 mln dal Pnrr e un importo integrativo regionale per l’efficientamento energetico di 2 mln e 12 mln sempre per nuovi interventi.

Interventi, quelli programmati, che si rendono necessari per portare la Calabria “al passo” con le altre regioni. Come evidenziato nel Decreto, infatti, «la Casa della Comunità è il luogo fisico di riferimento per la comunità su cui insiste, è un luogo di prossimità e di facile individuazione dove la comunità può accedere per poter entrare in contatto con il sistema di assistenza sanitaria al fine di trovare risposta ad un proprio bisogno di salute. La CdC introduce un modello organizzativo di approccio integrato e multidisciplinare attraverso un’équipe multi-professionale territoriale. Costituisce la sede privilegiata per la progettazione e l’erogazione di interventi sanitari», mentre la Centrale Operativa Territoriale «è un modello organizzativo che svolge una funzione di coordinamento della presa in carico della persona e raccordo tra servizi e professionisti coinvolti nei diversi setting assistenziali: attività territoriali, sanitarie e sociosanitarie, ospedaliere e dialoga con la rete dell’emergenza-urgenza».

Infine, l’Ospedale di Comunità «è una struttura sanitaria di ricovero che afferisce alla rete di offerta dell’Assistenza Territoriale e svolge una funzione intermedia tra il domicilio e il ricovero ospedaliero, con la finalità di evitare ricoveri ospedalieri impropri o di favorire dimissioni protette in luoghi più idonei al prevalere di fabbisogni sociosanitari, di stabilizzazione clinica, di recupero funzionale e dell’autonomia e più prossimi al domicilio».

Ma non è solamente il Piano Operativo Regionale redatto da Occhiuto ed Esposito a poter rivoluzionare la sanità: il dott. Gerardo Mancuso, vicepresidente nazionale dei medici di Medicina Interna, primario all’ospedale di Lamezia Terme, e uno dei tecnici delle società scientifiche che partecipano ai tavoli ministeriali, ha rilevato, a Buongiorno Regione, come il decreto ministeriale 70/15 che sarà approvato entro l’estate, ridefinirà gli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera.

«La novità – ha spiegato –  che tutti gli ospedali saranno aperti sulla base delle performance, quelli non in grado di erogare determinati servizi saranno chiusi» e che, quindi, un ospedale di base dovrà avere un bacino d’utenza di almeno 20 mila prestazioni per 50mila abitanti: «la Calabria si ritroverebbe con 20 ospedali di base, 10 di primo livello e 3 di secondo livello».

Di tutto questo, tuttavia, «sarà la Regione Calabria – ha concluso – a decidere in merito alla eventuale chiusura degli ospedali». (rrm)

LEGGI IL DECRETO COMPLETO
DCA-n.-59-del-24.05.2022

 

Congresso nazionale dell’Opi, gli affanni della sanità calabrese si superano col contributo degli infermieri

Grande successo, a Catanzaro, per il Congresso della Federazione Nazionale Ordine Professionale degli Infermieri, patrocinato dal ministero della Sanità e organizzato dall’Opi Catanzaro, da cui è emersa, in maniera unanime, la consapevolezza che gli affanni della sanità calabrese «sono da superare  soprattutto (e anche) con l’essenziale contributo degli infermieri, che vanno coinvolti ai tavoli istituzionali».

Competenza, conoscenza, professionalità, prossimalità ai territori con l’obiettivo primario del benessere del paziente anche in vista della nascita degli ospedali e delle case di comunità e degli obiettivi del Pnrr i temi caldi dell’iniziativa veicolata come moderatore da Silvestro Giannantonio, responsabile della Comunicazione Fnopi.

Argomenti che hanno trovato riassunto nel titolo del convengo dal titolo Ovunque per il bene di tutti. Infermieristica di prossimità per un sistema salute più giusto ed efficace.

Nei saluti del presidente di Opi Catanzaro, Giovanna Cavaliere, l’essenza della “nuova frontiera” raggiunta dall’Ordine che «punta su formazione e comunicazione, grazie pure al Centro di Simulazione attivo alla nostra sede, come vettori per rilanciare un ruolo da protagonisti e su un rafforzato e sinergico rapporto con le istituzioni pubbliche, sanitarie e universitarie».

Non sono mancati spunti interessanti nel videomessaggio di Andrea Mandelli, vicepresidente Camera dei Deputati e presidente Fofi.

Ma anche quelli della politica locale: Roberta Gallo, vicepresidente del consiglio comunale di Catanzaro; da Filippo Mancuso, presidente del consiglio regionale della Calabria; Michele Comito, presidente Commissione Sanità Regione Calabria: Filippo Pietroparolo, assessore regionale Organizzazione e Risorse Umane che ha parlato anche a nome del presidente della Giunta, Roberto Occhiuto e Fernando Sinopoli, vicepresidente della Provincia di Catanzaro, pure in rappresentanza del consigliere regionale Francesco De Nisi.

E poi proprio il mondo degli infermieri, tanti, con i consiglieri nazionali della Fnopi Giancarlo Cicolini (Opi Chieti), Nicola Draoli (Opi Grosseto), Mariacristina Magnocavallo (Opi Campobasso – Isernia), Carmelo Spica (Opi Catania) oltre ai calabresi Stefano Moscato (Opi Vibo) e Susy Ranieri (Opi Catanzaro).

Quindi le flotte rappresentative di Opi Cosenza, Opi Crotone, Opi Vibo Valentia e Opi Reggio Calabria.

«La sfida per un nuovo infermiere è lanciata – ha evidenziato il segretario Fnopi, Barbara Mazzoleni– Competente e moderno lo è già, dobbiamo solo farlo riconoscere per tornare ad essere attrattivi per i giovani in cerca di lavoro con una nuova prospettiva di carriera che non sia solo organizzativa».

Come dire: dalla responsabilità pandemica è emerso uno schema professionale moderno e svecchiato, espressione di buone pratiche infermieristiche.

A proposito di nuove frontiere, nel corso del congresso sono stati premiati quatto progetti di buone pratiche infermieristiche: Un team Picc all’interno del Dipartimento Oncoematologico dell’azienda ospedaliera “Pugliese  – Ciaccio” di Catanzaro”, presentato da Paolo Marinaro, infermiere al Dipartimento di Oncoematologia del presidio ospedaliero “Ciaccio” di Catanzaro; “L’infermiere in Diabetologia al Pst di Squillace”, a cura di Emilia Cutullè, responsabile Comunicazione e Formazione Opi Catanzaro, dipendente Asp Catanzaro.

E ancora: “L’infermiere e la formazione in simulazione: stato dell’arte. Abstract”,  di cui ha parlato Antonio Ciambrone, responsabile del Centro di Simulazione attivo all’Opi Catanzaro, in servizio al reparto di Rianimazione e Anestesia all’azienda ospedaliera “Pugliese – Ciaccio” di Catanzaro; “Triage Pediatrico”, discusso da Rossella Scalise e Maria Pennisi, infermiere pediatriche.

Chiusura con l’invito collettivo a fare rete: «Senza unità non si va da nessuna parte con l’obiettivo di portare sempre più in alto la sanità calabrese», è stato messo in evidenza. (rcz)