di DEMETRIO CRUCITTI – Negli anni ’70 ci fu la riscoperta della radio. Infatti, con la Sentenza della Corte Costituzionale del 15 luglio 1976, veniva liberalizzato l’etere per consentire in ambito “locale” la possibilità di esercitare diritti costituzionali fino ad allora non previsti, infatti l’installazione e l’esercizio abusivo di una stazione radio o tv prima della sentenza 202 era considerato un fatto di rilievo penale.
Fu proprio un Pretore del Sud, esattamente di Ragusa, che per primo nel dover giudicare penalmente i titolari di una emittente locale siciliana registrata come periodico di stampa, pose il problema della incostituzionalità e rinviò tutto alla Corte Costituzionale con riferimento agli art. in riferimento agli artt. 3, 10 e 21 della Costituzione.
Vediamo un po’ nel merito, l’art.3: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
L’art. 10: L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute.
La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali.
Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge.
Non è ammessa l’estradizione dello straniero per reati politici. (il riferimento all’art. 10 si deve allo sviluppo delle trasmissioni ripetute in Italia da Capo d’Istra, e stesse opportunità si sono avute in Calabria con la ripetizione dei programmi della Televisione Albanese che però, poi non ha avuto seguito in quanto non fu pagata la concessione d’uso della frequenza da parte di quella comunità Arbëreshë).
“Art. 21 Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l’indicazione dei responsabili.
In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell’autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all’autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s’intende revocato e privo d’ogni effetto.
La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica.
Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.
Fatte queste premesse che sono d’obbligo se vogliamo comprendere il valore di quanto ci riporta Gennaro De Cicco nel suo libro Un curioso giocattolo. Copertina curata da un artista elevetico Lino Gabriele e pubblicato da Apollo Edizioni, Bisignano (CS).
Il 19 luglio 2023 a Spezzano Albanese la presentazione del libro carico di emozioni non solo perché ricorrono 47 anni dalla Sentenza 202 che ha liberalizzato le emittenti private sia radiofoniche che televisive ma in questi giorni incalza una grande ed importante adunanza nel Parlamento Italiano. Il 18 luglio 2023 e fino al 10 agosto 2023 Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, brevemente conosciuta anche come Commissione di Vigilanza Rai, deve decidere sul rinnovo del Contratto di Servizio della durata quinquennale 2023-2028 che si incastra all’interno della cornice rappresentata dalla Convenzione Rai-Stato (Mimi) 2017-2027 di durata decennale.
Tutti gli organi della Repubblica Italiana che abbiano competenze in merito dovrebbero farsi un esame di coscienza per sanare un Vulnus Costituzionale che si è consumato e ancora oggi non trova facile soluzione andando a discapito delle trasmissioni radiofoniche e televisive dedicate in lingua alla Minoranza Linguistica Storica della numerosa (rispetto ad altre comunità che vengono celate perché meno numerose) popolazione degli Arbereshe/Italo-Albanesi,la cui maggioranza risiede in Calabria ma è diffusa anche in altre 7 regioni: Sicilia, Basilicata, Abruzzo, Campania, Molise, Puglia e Piemonte. La riconversione di taluni che prima hanno ostacolato ( non favorito!) l’accesso alla Convenzione Rai-Stato (Mimi) nel 2017 sarà certamente un fatto positivo, ma il salto sul carro dei vincitori non ha mai portato benefici alla collettività ma solo ai singoli.
Nell’ambito del Festival della Cultura 2023 di Spezzano Albanese, domani sarà presentato il libro dal suggestivo titolo: Un crioso giocattolo di Gennaro De Cicco.
Riportiamo la bella recensione fatta da Marco Gaudioche illustra in maniera attualissima la storia di Radio Skanderberg:
«Scorrere le pagine del nuovo libro di Gennaro De Cicco – scrive Gaudio – consente al lettore di sintonizzarsi idealmente su una vecchia frequenza (103,800 Mhz) occupata, negli anni 1977-1984, da Radio Libera Skanderbeg (RLS), frutto di un sogno concretizzatosi in realtà grazie alla lungimiranza di un dinamico sacerdote bizantino, papàs Giuseppe Faraco (già fondatore della storica rivista Zjarri), e ad un gruppo di giovani intellettuali carichi di sogni e ideali e affascinati dall’antica e variegata cultura d’Arbëria.
L’emittente ebbe sede a San Demetrio Corone e De Cicco, tra i principali protagonisti di quella esperienza, racconta ‒ senza abbandonarsi a toni intimistici o a malinconie di sorta ‒ l’avventura delle trasmissioni e l’organizzazione dei palinsesti che consentirono la progressiva evoluzione di questo “curioso giocattolo”, trasformandolo da modesto strumento di svago a importante riferimento socioculturale per la comunità sandemetrese, i paesi limitrofi e l’intero bacino arbëresh della provincia di Cosenza.
Con stile asciutto e taglio giornalistico, non senza un certo effetto vagamente diaristico, l’autore richiama alla memoria i principali successi musicali della gloriosa epoca del vinile e del jukebox elencando quelle che erano le canzoni più gettonate che attraversavano l’etere ed evocando gli spazi dedicati anche a generi ‒ quali jazz, country e musica classica ‒ che, se in un primo momento faticarono ad affermarsi, ben presto divennero centrali nella programmazione radiofonica.
Grazie all’impegno costante dei suoi operatori, RLS assurse al ruolo di fedele compagna nelle lunghe giornate trascorse in bottega dagli artigiani, presso le famiglie e nell’immancabile barberia del paese che, come da tradizione, si prestava ad ambiente ideale per il pettegolezzo, il commento delle notizie e il confronto tra idee politiche contrapposte.
Tuttavia, l’emittente non limitò la sua attività alla sfera musicale ma, al fine di fornire ai propri radioascoltatori un servizio sempre più completo, mise in onda una serie di rubriche che spaziavano dall’informazione locale e nazionale alla riflessione etico-religiosa, non trascurando le interessanti radiocronache sportive e la valorizzazione del ricchissimo patrimonio linguistico e canoro arbëresh attraverso momenti dedicati alle poesie, ai proverbi, agli arguti racconti popolari, alla grammatica e all’ascolto dei vjershe.
La temperie creatasi attorno alla graduale popolarità di Radio Skanderbeg si tradusse in numerose iniziative ‒ serate da ballo, mostre di pittura, convegni, presentazioni di libri, gimkane automobilistiche ‒ che trovarono la massima espressione nella “Prima Settimana di Cultura Albanese” (aprile 1977), a cui parteciparono l’orchestra, il coro e i cantanti dell’Ansambli della RPSSH, e nella prima edizione del Festival della Canzone Arbëreshe (1980), nato da un’idea dell’avvocato Giuseppe D’Amico e presentato dallo stesso De Cicco.
Insomma, Un curioso giocattolo ripercorre un’epoca di fermenti, tratteggiando con testimonianze accurate ‒ tra cui quella del compianto Pino Cacozza ‒ il ritratto di una fucina di pensiero che prese corpo in un’emittente radiofonica che ai nostri occhi, disincantati e votati ai social e alla modernità, diventa metafora di un mondo che non è più. L’Arbëria, ormai al tramonto, stretta tra il disinteresse delle nuove leve, l’assottigliarsi drammatico del numero dei vecchi e appassionati studiosi, le fameliche incursioni della politica e le congenite tendenze alla divisione, può trovare nel libro di Gennaro De Cicco una traccia importante e uno spunto per poter riflettere su una sopravvivenza che, benché necessaria, non è scontata». (dc)