L’appello dei lavoratori delle Terme Luigiane al presidente Occhiuto: Prenda una posizione netta

di FRANCO BARTUCCI – «La tanto attesa sentenza del Tar – scrivono in un loro documento – arriva dopo aver assistito a tutte quelle ingiustizie che hanno portato alla chiusura delle Terme Luigiane e che nelle piazze, in tante sedi istituzionali, davanti alla Prefettura e davanti alla cittadella Regionale, noi lavoratori abbiamo ripetutamente denunciato».

«Nessuno ci ha ascoltati – continua il documento – siamo stati letteralmente depredati del nostro lavoro e i responsabili regionali di allora non sono intervenuti come la legge regionale imponeva loro, sostenendo pubblicamente le illegittime posizioni delle amministrazioni comunali. Ora il Tar  ha sancito quanto da noi da sempre sostenuto; ma intanto abbiamo perso mesi e mesi di stipendi, di contributi, di ammortizzatori sociali». 

«Poteva essere evitato – si chiedono i lavoratori – tutto ciò? A cosa servono le Istituzioni se quando devono esercitare legittimamente il proprio potere a tutela del bene pubblico si rifiutano di farlo?». 

«La sentenza – prosegue la nota – riconosce il nostro diritto al lavoro, ma considerarla una vittoria sarebbe un errore perché resta l’amarezza di non aver avuto il supporto da parte delle Istituzioni, che hanno strategicamente eluso i loro obblighi nei confronti dei cittadini e di noi lavoratori. Adesso ci auguriamo soltanto che da questa sentenza si possa ripartire, che gli amministratori comunali si animino di buon senso e della consapevolezza che la stagione 2022 deve essere avviata immediatamente».

«La scelta dichiarata dai due sindaci di ricorrere al Consiglio di Stato di fronte ad una sentenza del Tar così netta e dettagliatamente motivata – prosegue la nota – seminerà altro caos e incertezza  determinando l’ultimo colpo devastante nei confronti della stazione termale e di un’azienda sana che, da decenni, ci garantisce occupazione e rispetto dei diritti. Si avranno ulteriori ingenti danni economici che si aggiungeranno a quelli già determinati e di cui gli amministratori comunali e gli allora amministratori regionali dovranno in qualche modo rispondere».

«Alla luce delle dichiarazioni mediatiche rilasciate dal sindaco di Acquappesa – concludono i lavoratori delle Terme Luigiane attraverso la loro nota – ci appelliamo al neo Presidente della Regione, Roberto Occhiuto, auspicando che grazie a lui sulle Terme Luigiane la “politica del fare” spicchi finalmente il volo con una presa di posizione netta che rompa con tutte le ambiguità che, nel recentissimo passato, hanno contraddistinto la politica regionale».

La sentenza del Tar Calabria, in sostanza, alla fine accoglie il ricorso presentato dalla Sateca e annulla il verbale di acquisizione dei beni redatto il 17 febbraio 2021 ed il verbale di  apprensione coattiva dei beni redatto il 5 febbraio 2021, ordinando di conseguenza che la sentenza sia eseguita dall’autorità amministrativa, che nel caso è il Tribunale di Paola.

Ciò detto la Sateca dovrà venire ancora una volta in possesso del vecchio stabilimento comunale San Francesco con relative vasche di lavorazione dei fanghi e delle alghe, dell’area delle sorgenti termali e del ripristino dell’afflusso dell’acqua termale nelle condotte della società sub concessionaria, dell’edificio ch’era adibito ai servizi di accoglienza dei curanti e alle attività amministrative, dei laboratori utilizzati per la lavorazione dei prodotti “Pura” e del capannone adibito a deposito. Il tutto per riattivare in tempo utile la nuova stagione termale 2022.

Una sentenza che mette in dubbio anche quanto i due Comuni hanno fatto in materia del regolamento di distribuzione delle acque e dei relativi avvisi pubblici emanati per la ricerca di manifestazioni d’interesse, l’ultimo dei quali, come noto, è andato deserto.

È bene, quindi, che il Presidente della Regione Roberto Occhiuto con il nuovo assessore competente affrontino questa materia con urgenza, parsimonia, equilibrio, professionalità, a cominciare dalla verifica della quantità di acqua termale che fuoriesce dalle tre sorgenti di acqua calda e dell’unica di acqua fredda, essendone proprietaria, al fine di dare precise indicazioni su come gestire al meglio l’appalto di ricerca del nuovo sub concessionario secondo le regole fissate dall’ Unione Europea. Questo è quanto si chiedono i lavoratori in questo momento di attesa. (fb)

Terme Luigiane, il Tar dà ragione alla Sateca nel giudizio contro i Comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese

di FRANCO BARTUCCIIl Tar Calabria, con sentenza 1949/21, pubblicata ieri, ha deciso sui ricorsi prodotti da Sateca avverso i Comuni di Guardia Piemontese e Acquappesa e la Regione Calabria ed inerenti l’ormai notissima questione delle Terme Luigiane.

Il Tribunale Amministrativo, pur riconoscendo la legittimità della posizione dei Comuni, quali concessionari della risorsa termale e quindi degli atti conseguenti (regolamento di utilizzo delle acque ed avviso esplorativo per la ricerca di manifestazioni d’interesse), ha accolto il ricorso della Sateca avverso l’acquisizione coattiva dei beni e delle sorgenti, condividendo in pieno le argomentazioni esposte dagli avvocati Ivan Incardona ed Enzo Paolini per conto della Società sub concessionaria delle Terme Luigiane.

In particolare, il Tar ha valutato “elementi preponderanti che depongono nel senso della sussistenza del diritto della Sateca alla prosecuzione dell’attività fino all’effettivo subentro del nuovo sub-concessionario”, come sin dall’inizio la Sateca aveva rappresentato – invano – alle Amministrazioni Comunali.

Si tratta di quell’accordo raggiunto l’8 febbraio 2019 presso la Prefettura di Cosenza, sottoscritto sia dai due Sindaci di Aquappesa, Giorgio Maritato, e Guardia Piemontese, Vincenzo Rocchetti, nonché dai rappresentanti della Regione Calabria, della Sateca, da Federterme e del Sindacato di categoria Cisl di Cosenza, portato successivamente a ratifica dei Consigli delle due Amministrazioni comunali.

Il Tarha spiegato che, come era previsto inequivocabilmente negli accordi sottoscritti in Regione nel 2016 e in Prefettura nel 2019 – recepiti dai Consigli Comunali, ma definiti“inefficaci” dai Sindaci e dai legali dei Comuni – “il termine finale dello svolgimento dell’attività Sateca non è “comunque” il 31.12.2020, bensì, qualora le procedure di scelta del contraente dovessero eccedere detta data – circostanza poi verificatasi nel caso di specie – la ricorrente avrebbe potuto continuare a svolgere le proprie attività, rispondendo ciò a finalità anche di interesse pubblico, quali la prosecuzione della gestione del servizio pubblico; invero, si legge nello stesso Protocollo del 2016 che le finalità che ne hanno animato la sottoscrizione si rivengono non solo nel mantenimento dei livelli occupazionali, bensì anche nella continuità delle attività termali”.

A tale pattuizione, afferma il Tar, “deve essere attribuito un significato, che è appunto quello di garantire la prosecuzione dell’attività termale fino all’individuazione del nuovo sub-concessionario, ciò rispondendo non solo ad esigenze della società, ma anche all’interesse pubblico alla prosecuzione dello svolgimento dell’attività termale”.

Dunque, secondo il Tar, i Comuni “hanno comunque impedito alla società Sateca l’esercizio del diritto previsto dalla clausola dell’accordo del 2019, e relativa  prosecuzione dell’attività fino al subentro del nuovo sub-concessionario, che è riconosciuto proprio per l’eventuale periodo successivo al 31.12.2020, per il caso, verificatosi, di mancata conclusione delle procedure di selezione del nuovo sub-concessionario”.

Come ci si ricorderà, i due sindaci nel mese di febbraio dell’anno in corso adottarono un’azione di prelevamento unilaterale forzoso di alcune strutture comunali ubicate all’interno del compendio termale, come il vecchio stabilimento San Francesco con annesse le vasche di lavorazione dei fanghi ed alghe, l’area delle sorgenti, l’edificio adibito ad attività amministrative ed altro, con l’opposizione in presenza della dirigenza della Sateca e di un nutrito gruppo di lavoratori funzionali ai servizi termali, che di fatto hanno impedito alla stessa Società Sateca di dare corso ad una nuova stagione termale aggravata pure dalla deviazione dell’acqua sulfurea termale nel torrente “Bagni”.

La sentenza  del Tribunale Amministrativo Calabrese in conclusione così puntualizza: “sono senz’altro illegittimi gli atti di esercizio del potere di autotutela pubblicistica posti in essere dai Comuni ed in questa sede impugnati, poiché hanno impedito l’esercizio delle attività di Sateca, le quali certamente sono oggetto della previsione dell’accordo del 2019 anche oltre il 31.12.2020”.

«La stagione termale è saltata – dicono in una nota i legali della Sateca, avv. Paolini e Incardona – come il servizio pubblico interrotto e 250 dipendenti privi di lavoro. Emergono, dunque, le responsabilità di questo disastro: i sindaci avevano sostenuto che la restituzione dei beni, in particolare delle sorgenti, si sarebbe resa necessaria per redigere il bando. Ma anche su questo il Tar è impietosamente chiaro: “sotto questo profilo, in relazione a quanto dedotto dai Comuni al paragrafo 2 della memoria, vale peraltro evidenziare che proprio la circostanza per cui il diritto di svolgere l’attività della ricorrente fino al subentro del nuovo sub-concessionario non impedisce ai Comuni, peraltro nella loro stessa qualità di titolari della concessione, verificare lo stato di consistenza dei beni termali al fine di redigere il bando per l’individuazione del nuovo sub-concessionario. Insomma: nel caso di specie, i Comuni hanno agito unicamente ritenendo che la ricorrente non potesse più svolgere la propria attività per essere spirato il termine del 31.12.2020.- Detta circostanza è tuttavia smentita dagli atti di causa e dunque l’esercizio del potere di autotutela esecutiva non può che essere considerato illegittimo”».

«Ora – dicono sempre i due legali Paolini e Incardona – sarà necessario ritornare indietro, anche se i danni, enormi, si sono già prodotti e l’obbligo risarcitorio, imponente, ricadrà sulle amministrazioni responsabili».

Tutto questo, per di più, si inserisce nel quadro – totalmente fallimentare – della procedura annunciata dai Sindaci come risolutiva e che, se conclusa con un qualsiasi atto di affidamento, avrebbe, se non giustificato, quantomeno attenuato l’impatto devastante del pasticcio giuridico-amministrativo censurato dal Tar ed il disastro politico-sociale provocato dalle determinazioni di interrompere le attività impedendo a Sateca la prosecuzione».

La vicenda si è ulteriormente aggravata in questi giorni con la determina del Comune di Guardia Piemontese n. 418 del 4 novembre u.s. che mette nero su bianco sulla mancata presentazione di offerte entro i termini fissati, prima il 18 ottobre e  poi del 29 ottobre,  della lettera d’invito a quegli operatori economici che avevano manifestato il loro interesse nel partecipare alla gara di appalto per l’ottenimento del rapporto di sub concessione nella gestione del servizio termale utilizzando il vecchio stabilimento San Francesco con 40 litri di acqua sulfurea termale a secondo dopo averlo ristrutturato nell’arco di tre anni di lavoro. La gara, infatti, è andata deserta.

Nessuna delle sei imprese o società, tra le quali la stessa Sateca, che avevano presentato una dichiarazione di manifestazione d’interesse chiesta dai due Sindaci attraverso il ben noto avviso pubblico diramato nello scorso mese di maggio, con scadenza al 28 giugno, hanno presentato, una volta invitate con regolare lettera, a concorrere all’aggiudicazione dell’appalto di cui sopra,  che prevedeva, oltre all’attribuzione dell’acqua termale per una titolarità di sub concessione fino alla primavera del 2036, anche un finanziamento di Euro 650.000,00 più Iva per lavori di ristrutturazione del vecchio stabilimento comunale da ultimare entro un  tempo massimo di tre anni.

Come noto le sei imprese o società interessate a concorrere all’acquisizione della sub concessione del compendio termale ed in particolare dell’acqua sulfurea delle  Terme Luigiane erano, oltre alla Sateca, quattro imprese edili campane e una società torinese con esperienza nell’ impostazione e programmazione  di progetti di sviluppo, nessuna di queste con esperienza nel settore medico termale. 

Una vicenda gestita malissimo dalle due Amministrazioni comunali fin dal primo momento, a partire: dall’approvazione del regolamento di distribuzione dell’acqua termale, approvato nel mese di novembre 2020, che prevedeva una parcellizzazione della distribuzione dell’acqua termale per superare – era il concetto giustificativo  principale espresso dai due Sindaci – la fase ultraottantenne di gestione del servizio in regime di monopolio da parte della Sateca, senza avere contezza delle proprietà chimiche, fisiche e biologiche dell’acqua sulfurea termale di notevole difficoltà nel trasferimento di luoghi e posti distanti dalle sorgenti, nonché d’ingegneristica per la progettazione di detti impianti.

Dal rigetto dell’accordo sottoscritto l’8  febbraio 2019, presso la Prefettura di Cosenza,  ampiamente trattato dalla sentenza del Tar Calabria sopra chiarito; come dall’acquisizione forzosa unilaterale predisposta nel mese di febbraio 2021 dai due sindaci per gli edifici comunali ubicati nel compendio termale ed in particolare del vecchio stabilimento San Francesco, con annesse nella corte le vasche di lavorazione dei fanghi ed alghe, nonché dell’area delle sorgenti di proprietà della Regione Calabria anch’esso ampiamente chiarito nella sentenza del Tar Calabria; dalla decisione  assunta della deviazione dell’acqua delle sorgenti termali nell’adiacente torrente “Bagni” che ha interrotto il deflusso della stessa  nella condotta della Sateca, con il rischio di causare gravi danni all’impianto esistente necessario alla funzionalità dello stabilimento “Therme Novae e del Parco Acquatico “Acquaviva”.

Dalla predisposizione di un tariffario di retribuzione della fornitura dell’acqua termale non consone alla regolamentazione in essere predisposto dalla stessa Regione nel 2011 per tutti i centri termali calabresi; dalla predisposizione dell’avviso finalizzato alla ricerca di manifestazioni d’interesse per finire al risultato ottenuto  fallimentare che ha registrato un nulla di fatto finale come sottolineato in precedenza.

Una sentenza che chiama anche in causa l’atteggiamento distante e disinteressato della stessa Regione Calabria, attraverso sia la figura del presidente facente funzioni che dell’assessore alle attività produttive e del termalismo, che non si sono espressi in merito per un superamento dei contrasti sorti, lasciando ai due sindaci “carta bianca” nella gestione della materia, pur se sollecitati più volte con note scritte dal consigliere regionale Pietro Molinaro con apposite richieste di chiarimenti ed interventi finalizzati all’apertura e alla piena funzionalità delle Terme Luigiane per la stagione ormai saltata e chiusa nell’amarezza più totale sia dei lavoratori che degli innumerevoli curanti, ai quali è stato negato un diritto sacrosanto di avere le proprie cure sanitarie termali.

Tutto questo ha portato il Sindacato provinciale della Cisl cosentina, attraverso i segretari, Giuseppe Lavia e Gerardo Calabria, a prendere una dura posizione contro le due amministrazioni comunali e la stessa Regione, tramite un documento diramato agli organi d’informazione e pubblicato sabato 6 novembre, con il quale rivendicano le loro accuse e chiedono al nuovo Presidente della Regione, Roberto Occhiuto, appena insediatosi, un suo interessamento urgente nel trovare delle soluzioni concrete a preparare la stagione termale 2022.

«È urgente – dicono – porre in essere tutte le iniziative utili a salvare le Terme Luigiane, sia nell’interesse del territorio e dei lavoratori, sia per garantire ai cittadini le prestazioni che la struttura può erogare, ricordando che le Terme Luigiane rappresentano un attrattore territoriale, una risorsa importante per il turismo e per lo sviluppo del territorio, nonché per la salute di  calabresi e non, che dopo tanti anni, la scorsa estate, ha chiuso i cancelli».

All’intervento del sindacato Cisl di Cosenza si sono accodati, con una loro analisi critica, anche i consiglieri di minoranza delle due amministrazioni comunali facenti parte dei gruppi di opposizione “Cambiamenti” e “Città del Sole”, che alla luce del risultato ottenuto con la manifestazione d’interesse andata deserta, chiedono le dimissioni dei  primi cittadini dei due Comuni. 

Alla luce della sentenza del Tar Calabria intanto i due Sindaci hanno dichiarato l’intenzione di proseguire la loro azione legale presso il Consiglio di Stato ed è per questo che i lavoratori delle Terme Luigiane chiedono con urgenza un intervento del Presidente Occhiuto di non tergiversare sulla questione per come è accaduto con il suo predecessore facente funzioni, non trascurando tra l’altro la sua funzione di Commissario alla Sanità calabrese e le Terme rientrano per le forme curative sanitarie in questo specifico settore. (fb)

Francesco Boccia ha incontrato i lavoratori, curandi e imprenditori delle Terme Luigiane

di FRANCO BARTUCCI – Le Terme Luigiane sono chiuse e sono state oggetto in questo  anno  di accanite discussioni, manifestazioni di protesta e denunce da parte dei lavoratori nei confronti dei due Comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese, titolari della concessione, e della Regione Calabria, proprietaria delle sorgenti, tre calde e una fredda, dalle quali fuoriescono 40 litri di acqua sulfurea calda a secondo e 60 litri a secondo di acqua fredda.

Un patrimonio gestito dalla Sateca, quale sub concessionaria, negli ultimi 84 anni con grande successo nel senso che in otto mesi di servizio nell’arco di un anno, da maggio a dicembre, utilizzando tutta l’acqua disponibile sono riusciti ad accogliere dalle 22/25 mila curanti erogando circa 500 mila prestazioni curative.

L’idea di porre fine al monopolio di gestione dei servizi termali ad opera della Sateca ha portato i due sindaci ad adottare un regolamento di distribuzione delle acque termali secondo il principio della concorrenza tra più soggetti, utilizzando come punto di sostegno il vecchio stabilimento comunale San Francesco, se non addirittura il rilascio di sub concessione anche ai titolari degli alberghi interessati ed operativi nell’area.

Un disegno che ha portato a ricusare un accordo precedentemente assunto dalle parti l’8 febbraio del 2019 che prevedeva un trapasso dolce di passaggio tra la vecchia gestione Sateca e il nuovo sub concessionario che i due comuni avrebbero dovuto individuare con l’indizione di una gara pubblica europea. Tutto questo non è accaduto e le Terme Luigiane per la stagione 2021 sono rimaste chiuse,  impedendo ai curanti di usufruire delle loro cure, con danni economici e finanziari gravi, sia per i lavoratori che per l’indotto del territorio.

Oggi, questi luoghi sono stati visitati dall’on. Francesco Boccia, già Ministro agli affari regionali e le autonomie nel secondo governo Conte, responsabile enti locali e Commissario PD della Federazione di Cosenza, accompagnato da Maria Locanto, vice commissario e candidata al Consiglio regionale.

È stata una visita importante ed un incontro in cui sono maturati impegni strategici e nuovi mirati a salvare le Terme Luigiane, ridando la dignità di lavoro alle persone che vi prestavano servizio, come il diritto alle cure per tutti i curanti, ma soprattutto ridare forza e valore allo sviluppo dell’area e del territorio  gravitante attorno alla cittadella termale.

«Non si possono chiudere le Terme Luigiane, prima ancora di avere individuato un nuovo sub concessionario, così come prevedeva l’accordo sottoscritto dalle parti presso la Prefettura di Cosenza l’8 febbraio 2019, ma soprattutto dal buon senso delle persone rispettose delle regole della buona amministrazione in qualsiasi ente comunale», è stata la prima dichiarazione fatta dall’on.Boccia, ad apertura dell’incontro con i lavoratori delle Terme Luigiane.

Tutta la solidarietà e vicinanza è stata manifestata dal commissario provinciale del PD cosentino ai lavoratori, invitandoli ad essere uniti nella lotta finalizzata alla riapertura delle Terme Luigiane, che possono avere un futuro grazie ai finanziamenti previsti dal Pnrr per il Sud, in cui sono destinati consistenti fondi per il recupero e la valorizzazione degli antichi borghi e territori interni.

«Noi saremo molto vigili – ha proseguito – sia in caso di elezione di Amalia Bruni alla presidenza della Regione, come nel caso in cui dal voto saremo costretti a svolgere un ruolo di opposizione avendo fiducia che invece saremo premiati dall’elettorato calabrese, a cominciare dai cittadini del comprensorio territoriale termale. Noi saremo qui con dei gazebo per stimolare e sensibilizzare l’opinione pubblica e la società in genere ad occuparsi ed essere vicino alle politiche di sviluppo del territorio ed alla rinascita del complesso termale».

«È preoccupante quanto accaduto – ha concluso – che ha creato le condizioni di chiusura di questo importate complesso termale, mentre sappiamo bene quello che succede quando le crisi portano alla chiusura di un’azienda  e riportarla in vita costituisce sempre un grosso rischio ed una fatica enorme, che si supera stando uniti nelle azioni di rivendicazione e di studio delle forme del suo rilancio». (fb)

Terme Luigiane, dura presa di posizione della Sateca contro l’assessore Orsomarso

di FRANCO BARTUCCI – «Abbiamo visto il video dell’intervento elettorale in piazza del Popolo a Paola – dice subito nella nota l’avv. Enzo Paolini –  nel corso del quale il candidato Fausto Orsomarso si è indotto a parlare anche del caso Terme Luigiane. Molti degli astanti ritenevano che il candidato, che sinora è stato il responsabile del settore Turismo e Lavoro della Regione, avrebbe colto l’occasione – pubblica e diretta – per rispondere alle domande che questa estate gli sono state rivolte in più occasioni mediante organi di stampa. Invece niente. Le domande, semplici e dirette, sono rimaste ancora una volta senza risposta. Anzi dobbiamo registrare, con una punta di pena per la nostra Regione, come un candidato alla carica di consigliere regionale si sia lasciato andare ad affermazioni gravi e diffamatorie se non addirittura calunniose che ci riserviamo di denunciare dinanzi al competente magistrato penale». 

«Ma ciò che ha detto il sig. Orsomarso, il suo comportamento – prosegue la nota – travalica l’aspetto privato e giudiziario tra una azienda privata e chi utilizza una tribuna elettorale per propalare menzogne, ed assume valenza pubblica proponendo nuove, stringenti, non eludibili valutazioni su un soggetto che si presenta come dirigente politico della intera regione. Il sig. Orsomarso ha detto (testuale) chele terme sono chiuse per responsabilità di una azienda che non ha voluto fare la stagione perché voleva pagare le tariffe di ottanta anni fa”. Suscita sincero sgomento che un candidato, che peraltro sinora ha avuto responsabilità di governo, commetta simili strafalcioni comunicativi».

«Lo sanno tutti – puntualizza l’avv. Enzo Paolini – che l’azienda Sateca aveva – ed ha – un accordo siglato dinanzi a Regione Calabria e Prefetto di Cosenza che prevedeva che avrebbe potuto e dovuto continuare ad erogare il servizio “fino al subentro del nuovo subconcessionario. Lo sanno tutti che la Sateca intendeva rispettarlo, ma che i Comuni hanno inteso rinnegare tali accordi e pretendere un nuovo canone. Lo sanno tutti che per pretendere un nuovo canone avrebbe dovuto svolgersi una gara pubblica. Quella che i Comuni non sono stati capaci di (o non hanno voluto) fare.  Lo sanno tutti che il canone non può stabilirlo il sindaco ma è determinato da atti pubblici, e nel caso da una delibera regionale vigente».

«Come può il candidato Orsomarso – si chiede e puntualizza il legale della Sateca – affermare simili castronerie dunque? C’è una sola spiegazione: che quello che lui ha sempre detto in questi mesi, che ha sbrodolato in interminabili video proposti in tutte le salse – e cioè che lui non sarebbe la controparte di nessuno e che avrebbe dovuto fungere solo da spettatore attento, quasi da arbitro – semplicemente non è vero. Nella piazza di Paola, probabilmente innervosito da ciò che non è contemplato nella sua cultura politica, – cioè la contestazione, il dissenso – ha perso la testa, anzi ha gettato la maschera, scoprendo la sua vera faccia».

«Quella di un soggetto interessato, eccome, ad impedire la gestione delle Terme alla azienda che aveva reso il compendio termale “felice, sorridente, illuminato” (sono sempre parole del confuso Orsomarso, che evidentemente non si rendeva conto di parlare sempre di Sateca, gestore da ottanta anni e quindi artefice del “felice sorridente, illuminato”) per consegnarla ai Comuni in dissesto, ovvero ad aziende di altri settori, edilizio o fognario».

Sono le cinque società, oltre la Sateca che hanno risposto all’avviso pubblico di ricerca di manifestazioni d’interesse, indetto dalle due amministrazioni comunali di Guardia Piemontese ed Acquappesa, per l’affidamento della sub concessione dell’acqua sulfurea delle Terme Luigiane nella gestione dei servizi per il vecchio stabilimento San Francesco di proprietà comunale.

«Non sappiamo, sinceramente, cosa preferire», scrive l’avv. Enzo Paolini per conto della Sateca. «Certo preferiremmo interlocutori più sinceri e meno faziosi, più corretti e più competenti. Noi siamo ottimisti ma ciò che annuncia la piazza di Paola fa venire i brividi. Anche perché dove il comiziante ha raggiunto l’acme dell’invettiva è quando si è indotto ad affermare che i dipendenti della Sateca sarebbero “stati sfruttati per una miseria”, e che gli stessi sarebbero “una vergogna per la dignità”. Ora, è ben vero che la rabbia isterica fa perdere di lucidità, ma anche nel pieno del nervosismo sarebbe auspicabile intanto un italiano basico, ma comunque la presenza di spirito di accorgersi del contesto. Invece, il candidato Orsomarso evidentemente colto da una trance rabbiosa non ha realizzato che i soggetti che sarebbero stati “sfruttati per una miseria”, quelli che sarebbero una “vergogna per la dignità” erano lì, davanti a lui, a dirgli, nell’unico modo che la democrazia consente alla gente comune, cioè con dissenso espresso civilmente ed in pubblico, che no, non sono mai stati sfruttati, che hanno sempre lavorato per una azienda modello e che non si ritenevano affatto una “vergogna per la dignità” ma, anzi, chiedevano – e chiedono – alla politica la stessa cosa che da anni gli assicura la Sateca e cioè rispetto per il loro lavoro e per le loro famiglie».

«Ma il mondo di Orsomarso – si avvia alla conclusione l’intervento dell’avv. Enzo Paolini – è evidentemente un altro. E’quello nel quale le aziende modello non esistono, non esiste chi rispetta il lavoro dei propri dipendenti, chi paga regolarmente, chi non ha vertenze giudiziarie, chi non ha avvisi di garanzia, chi si batte per i diritti dei lavoratori e da essi è sostenuto. Chi insomma, parla la stessa lingua, quella della correttezza e della legalità. Questi, nel perimetro politico di quel comiziante meritano di essere sbeffeggiati e considerati il male».

«Per quel comiziante è rassicurante un mondo dove occorre sempre chiedere al potente con il cappello in mano, dove i dipendenti devono, per forza, essere contro il datore di lavoro, perché se non lo sono, se c’è una azienda per bene, allora c’è qualcosa che non quadra, qualcosa che priva di potere il politico che ha bisogno del disagio, della sottomissione, per far valere il suo paternalistico intervento e far avere al dipendente ciò che gli spetta, facendolo cadere dall’alto. Insomma la solita storia: i diritti che si trasformano in favori».

«Questa – conclude la nota della Sateca – è la morale ultima della vicenda Terme Luigiane. Orsomarso ha il merito di averla disvelata in una piazza. La querela – che arriverà – non cambierà nulla, ma servirà per ricordare, in futuro, che quel giorno, nella piazza di Paola, si è capito cosa è la “vergogna per la dignità”». (fb)

I lavoratori delle Terme Luigiane contestano l’assessore Orsomarso a un suo comizio a Paola

di FRANCO BARTUCCI – I lavoratori delle Terme Luigiane contestano a Paola, in un pubblico comizio, l’assessore regionale Fausto Orsomarso. Per un quarto d’ora, circa, un gruppo di lavoratori rimasti disoccupati per la chiusura delle Terme Luigiane lo hanno contestato in piazza del Popolo, durante un suo comizio con l’esposizione di striscioni, fischi e slogan, che hanno pure determinato un dialogo ad alta voce tra di loro e l’assessore sul loro stato di disoccupazione causato proprio  dalla chiusura delle Terme Luigiane, determinatasi per la debolezza dell’istituzione regionale che ha dato carta bianca alle due amministrazioni comunali guidate dai sindaci, Vincenzo Rocchetti e Francesco Tripicchio.

La vicenda, ormai, è abbastanza nota per l’ampia trattazione fatta attraverso i media e ciò che colpisce, su quanto accaduto a Paola in piazza del Popolo, è vedere un assessore della Regione Calabria, pur riconoscendo il valore dell’acqua sulfurea delle Terme Luigiane come “bene pubblico”, che anziché tutelare, come azione doverosa e naturale per competenza e funzione, il diritto al lavoro dei lavoratori e ancor di più il diritto alla salute per le migliaia di persone che annualmente hanno frequentato le Terme Luigine per le cure sanitarie termali, lo si è sentito difendere la posizione dei due sindaci contro la società Sateca, attribuendo a questa la chiusura della stagione termale, alla quale sono giunte “proposte capestro” di pagamento del canone per l’erogazione dell’acqua, come hanno ribattuto gli stessi lavoratori all’assessore Orsomarso definendola come “estorsione”.

Non si comprende la sua dichiarazione di aver scritto in materia una lettera al Procuratore della Repubblica di Paola, Bruni, ma ciò che incuriosisce i lavoratori è quello di sapere se come assessore al lavoro e al termalismo della Regione Calabria, proprietaria delle sorgenti termali delle Terme Luigiane, sia stato informato e abbia dato o meno l’autorizzazione ai due sindaci di deviare l’acqua delle stesse sorgenti nel torrente “Bagni”, togliendola dalle condotte della Sateca in direzione dello stabilimento “Therme Novae” e del Parco acquatico “Acquaviva”.

Altro argomento trattato dall’assessore Orsomarso, è stato l’impegno della regione nel fare una politica di sostegno a favore dei centri termali calabresi e di promessa di una nuova assunzione da parte di quella società impresa che prevarrà sull’acquisizione della nuova sub concessione relativa alla gestione dello stabilimento  San Francesco.

«Soltanto che questo – hanno fatto notare i lavoratori – potrebbe avvenire fra tre anni, dopo i lavori di ristrutturazione dello stabilimento, come previsto dalla delibera della Giunta comunale del Comune di Guardia adottata lo scorso 14 settembre, per un importo di 600 mila euro circa. Lavori necessari, scaturiti a seguito del prelevamento forzoso unilaterale avvenuto ad opera delle due amministrazioni comunali nello scorso mese di febbraio che ha costretto la società Sateca, essendone proprietaria, a smontare e portare via dalla struttura comunale del San Francesco tutte quelle postazioni e vasche utilizzate per le cure inalatorie e fanghi».

Un discorso mirato e diretto soltanto a parlare della funzionalità del San Francesco, al quale in base al regolamento di distribuzione dell’acqua termale e dell’avviso di ricerca delle manifestazioni d’interesse per l’acquisizione della sub concessione fino al 2036, è stato riconosciuta l’acquisizione di 40 litri di acqua termale a secondo, quanta ne fuoriesce, in base alla dichiarazione rilasciata dai due sindaci, dalle tre sorgenti di acqua calda, mentre dall’unica fredda ne fuoriescono 60 litri a secondo, mettendo così a nudo il concetto di estromissione di una società come la Sateca che negli ultimi 85 anni ha gestito le Terme Luigiane. Altro che «Bisogna porre termine al monopolio della Sateca», più volte posta all’attenzione dell’opinione pubblica questa affermazione da parte dei due Sindaci, con la creazione di una situazione di concorrenza libera con altri soggetti interessati all’utilizzo dell’acqua termale sulfurea delle Terme in questione.

Ma non basta questo a richiamare l’attenzione sul diverbio creatosi tra l’assessore Orsomarso e i lavoratori, quanto una sua dichiarazione molto pesante e netta rivolta  nei confronti dei lavoratori che, ancora una volta, mette a nudo il suo pensiero di uomo piuttosto che di assessore della Regione Calabria su tale argomento: «Siete la vergogna – ha detto con veemenza – di fronte allo sfruttamento di una Società che, per 85 anni, ha gestito le Terme Luigiane»”.

Una frase che ha colpito la dignità dei lavoratori, avendo ciascuno una propria storia ed esperienza di lavoro ed umanità avuta negli anni presso gli stabilimenti termali con radici che risalgono a rapporti parentali e non solo antichi. Anni in cui non sono state registrate vertenze e cause di lavoro, anche se tra i due Comuni e la stessa Sateca sono sorte delle controversie sempre superate attraverso i canali diplomatici di buona volontà.

Quello che non è successo in questo ultimo anno, nella controversia sempre più conflittuale avendo come prospettiva l’incertezza nel futuro per una immediata riapertura, salvo il risultato elettorale sia a Guardia Piemontese che alla Regione, che possano contribuire a creare un nuovo clima e soprattutto un appropriato intervento degli organi giudiziari presso i quali sono giacenti  vari ricorsi in merito a cominciare dall’udienza fissata per il prossimo 13 ottobre presso il Tar Calabria. (fb)

In attesa alle Terme Luigiane della sentenza del Tar Calabria, mentre la politica tace

di FRANCO BARTUCCI – Tra meno di un mese, ed in particolare il 13 ottobre, un giudice del Tar Calabria dovrà decidere sul presente e il futuro delle Terme Luigiane, nel senso che dovrà  questa volta emanare una sentenza su quattro ricorsi presentati dalla Sateca e che riguardano: la correttezza o meno del regolamento di distribuzione dell’acqua termale approvato dai Consigli comunali dei due Comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese; l’appropriazione unilaterale dei beni strutturali nel compendio termale; l’interruzione dell’afflusso dell’acqua delle sorgenti nelle condotte degli stabilimenti termali della Sateca e per ultimo l’avviso pubblico di ricerca delle manifestazioni d’interesse per la gestione, attraverso una sub concessione, dello stabilimento San Francesco.

Una sentenza che doveva essere emanata nello scorso mese di giugno e che una richiesta di rinvio, presentata dai legali delle due amministrazioni comunali con l’assenso della stessa Regione (Spirlì ed Orsomarso), ne ha rimandato l’intervento chiarificatore in termini di giustizia e di rispetto della legalità per la salvaguardia di una stagione termale bruciata ormai dagli eventi ben noti.

Una sentenza che giungerà a chiusura di una campagna elettorale, sia a livello regionale che locale, in quanto a Guardia Piemontese la cittadinanza è chiamata ad eleggere un nuovo sindaco e un nuovo Consiglio comunale, che ha come candidati il sindaco uscente, Vincenzo Rocchetti, e la ex vicesindaco, Antonella D’Angelis, reggente del Comune nel periodo di carcerazione dello stesso Rocchetti a seguito dell’indagine denominata “Domus“ nel 2019 e rinviato a giudizio; mentre i calabresi sono chiamati ad eleggere un nuovo Consiglio regionale ed un nuovo Presidente per la giunta di governo.

Una sentenza del Tar Calabria che arriverà con risultati ormai acquisiti e che hanno oggi una incognita su chi guiderà il nuovo Comune di Guardia Piemontese, Vincenzo Rocchetti (sotto esame per il disastro economico- finanziario oltre che sociale causato dalla chiusura delle Terme Luigiane), candidatura molto contestata dai lavoratori delle Terme, o Antonella D’Angelis, che ha raccolto le voci del dissenso in ambito politico comunale, come nella comunità stessa del piccolo comune con poco più di mille abitati residenti? Mentre per la Regione Calabria i calabresi, ci si augura nel clima di massima libertà, svincolati dai favoritismi personali e condizionamenti di sorta, sappiano scegliere il migliore presidente per il futuro della nostra Regione tra: Amalia Bruni, Luigi De Magistris, Roberto Occhiuto, Mario Oliverio.

«Staremo a vedere cosa succederà – dicono i lavoratori e  dei curanti del luogo – anche se la campagna elettorale in corso non ha sfiorato minimamente nei dibattiti pubblici, sia a livello locale che regionale, una riflessione attenta e accurata su quanto è accaduto alle Terme Luigiane».

Non si può disconoscere che per effetto del completo disinteresse messo in atto, sia dal presidente facente funzioni Nino Spirlì, che dell’assessore alle attività produttive e termalismo, Fausto Orsomarso, ai quali i lavoratori si sono appellati più volte, si è arrivati alla chiusura delle Terme Luigiane con la perdita di 250 posti di lavoro e relativo indotto, causando agli innumerevoli curanti (22/25 mila in base alle statistiche) la perdita del loro diritto alle cure e quindi al loro stato di salute.

Si è dibattuto molto attraverso i social, con interventi soprattutto dei lavoratori e di tantissimi curanti, che hanno espresso il loro stato di delusione, rabbia e sofferenza, sulla chiusura; mentre il silenzio più totale permane da parte dei leader nazionali che stanno scendendo in Calabria per le loro campagne elettorali in sostegno delle loro liste, a cominciare da Salvini, che in un incontro con gli stessi lavoratori aveva promesso di fare il suo intervento su Spirlì dopo una valutazione e uno studio attento delle “carte” relative alla questione delle Terme Luigiane; mentre la Meloni rilascia, avendo alle spalle un inquieto assessore Orsomarso, una intervista ad una emittente televisiva calabrese apprezzando il lavoro svolto dal governo regionale di centro destra uscente in materia di lavoro, sviluppo e turismo, trascurando di citare il termalismo, che pure ha rappresentato con le Terme Luigiane un punto luce di crescita e di forte richiamo sia nelle cure termali, che per l’afflusso turistico extra regionale.

«Strano – fanno notare i lavoratori – che lo stesso candidato alla presidenza Roberto Occhiuto abbia adottato una posizione di completo silenzio in questi mesi di campagna elettorale, se non quello di dichiarare in una trasmissione televisiva, coordinata dal giornalista Attilio Sabato, che in effetti esiste il problema delle Terme Luigiane».

I lavoratori, come i curanti, sono abbastanza delusi e amareggiati per questi comportamenti e si aspettano dagli altri candidati e leader, mancando ancora poco più di  quindici giorni circa alle votazioni del tre e quatto ottobre, parole di rispetto chiare e precise sul futuro delle Terme Luigiane e sul loro stato occupazionale e di salute per i tanti curanti che non hanno potuto usufruire della cifra di due milioni e trecento mila euro destinati all’Asp di Cosenza, da parte dell’assessorato alla Sanità della Regione, per essere dirottati alle Terme Luigiane quale somma da utilizzare nel rapporto di convenzione per le varie cure termali ammesse dal sistema sanitario nazionale.

Mancano pochi giorni per l’elezione del nuovo consiglio comunale, nonché del sindaco di Guardia Piemontese ed il primo cittadino uscente, Vincenzo Rocchetti, ricandidatosi,  convoca il 14 settembre la giunta composta da se stesso, il vice sindaco, Pietro Occhiuzzi, e l’assessore Sergio Sciammarella, per approvare una delibera che prevede l’approvazione di un piano di fattibilità tecnico-economica di lavori di restauro del vecchio stabilimento termale San Francesco per un importo complessivo di 628.798,97 euro compreso Iva, i cui lavori di restauro dovranno essere eseguiti entro un periodo massimo di 36 mesi, esattamente tre anni. Una delibera che manca dell’approvazione del Consiglio comunale ormai scaduto e prossimo ad una nuova sostituzione. 

Da parte sua, il sindaco di Acquappesa, Francesco Tripicchio, comunica agli organi d’informazione di essere più che soddisfatto per la predisposizione del completamento delle procedure di approvazione delle manifestazioni di interesse per quanto riguarda la ricerca del nuovo sub concessionario delle acque termali ed in particolare della disponibilità dello stabilimento San Francesco e della palazzina destinata agli uffici amministrativi con la concessione di 40 litri a secondo di acqua sulfurea termale. 

Nella sua dichiarazione comunica, altresì, che tutti gli atti amministrativi propedeutici all’approvazione della lettera di invito è stata approvata con determina n.342 del 14 settembre e che la stessa lettera di nvito è stata inoltrata  alle sei imprese ammesse, tra le quali la stessa Sateca, con richiesta di presentazione dell’offerta entro le ore 12 del 18 ottobre.

«Un passo importante – dichiara il sindaco Tripicchio – verso la svolta e verso il rilancio concreto ed effettivo delle Terme Luigiane».

Documenti e atti approvati  alla vigilia di una competizione elettorale con l’incognita del risultato e dei nuovi uomini che si dovranno succedere, sia al Comune di Guardia Piemontese che alla Regione Calabria; quando anche per l’attesa della riconsegna dello stabilimento San Francesco entro i tre anni, come previsto dall’avviso di gara,  per la ristrutturazione dello stesso e quindi della piena funzionalità dell’erogazione dei servizi termali. Scadenza in cui ha termine, dato i tempi previsti, pure il mandato dello stesso Sindaco Tripicchio eletto nella primavera del 2019.

Comunque, prima ancora ci sarà la spada di Damocle costituita dal risultato elettorale, soprattutto al Comune di Guardia Piemontese, e poi quella del giudice del Tar Calabria, la cui udienza è prevista per il prossimo 13 ottobre, sperando che questa volta a vincere sia la Giustizia. (fb)

Terme Luigiane: la Sateca replica alle dichiarazioni dell’assessore Orsomarso

di FRANCO BARTUCCI – Replica dei legali della Sateca alle dichiarazioni dell’assessore regionale Fausto Orsomarso sulla vicenda delle Terme Luigiane. Lo “scioglimento” del silenzio dell’assessore Orsomarso sulla vicenda delle Terme Luigiane, avvenuta nei giorni scorsi sulle colonne del  Quotidiano del Sud  – hanno scritto gli avvocati Incardona e Paolini –  non ha chiarito niente e non ha fornito alcuna risposta alle domande per le quali Sateca, lavoratori, curandi e opinione pubblica attendono risposte da mesi. Diciamolo chiaro e tondo, forse non se ne è reso conto ma ne ha fatto sorgere altre, alle quali ovviamente non sarà in grado di rispondere”.

“Noi le mettiamo lo stesso in fila – dicono –  perché sia sempre più evidente quanto il ruolo dell’assessore Orsomarso, o meglio il suo “non ruolo” sia stato determinante nello sfacelo che sta avvenendo di una fra le più grandi stazioni termali del meridione d’Italia: 1) perché dal 2016 i comuni non hanno fatto il bando cui erano tenuti? 2) perché hanno firmato e ratificato impegni in regione e prefettura e non li hanno rispettati? 3) Orsomarso non ritorna sulla solfa del “prezzo giusto” (evidentemente resosi conto della palese castroneria) ma dice che il prezzo chiesto dai comuni sarebbe il risultato di un “riferimento normativo “. Omette di dire quale sarebbe questa legge, non cita un numero un articolo, un comma, e soprattutto evita di rispondere alla semplice domanda: ma il prezzo di una subconcessione pubblica non va stabilito con gara pubblica? 4) L’assessore dice che la gara è stata rinviata per tanto tempo e ora non si possono fare più proroghe: ma chi l’ha rinviata? Quante volte? Perche’? Perché non vale la proroga firmata davanti al prefetto l’8 febbraio 2019? 5) Orsomarso dice, forse senza rendersi esattamente conto, che la regione può fare solo la parte di “spettatore attento”. Ma la regione non è proprietaria delle sorgenti? Non ha l’obbligo, secondo la legge 40/2009 e successivo regolamento attuativo, di vigilare sulla concessione e valorizzare la risorsa naturale? Orsomarso ritiene assolti questi obblighi precisi con la paternalistica – ma in realtà menefreghista – raccomandazione di “fare attenzione? 6) Orsomarso dice che il dirigente regionale avrebbe risposto alla domanda formalmente avanzata circa il pagamento del canone. E’ sicuro? Può citare una nota, un numero di protocollo una data di tale risposta? 7) Orsomarso comunque dice che i comuni avrebbero pagato il canone almeno nella quota fissa e avrebbero omesso quella variabile perché attendevano le informazioni sui bilanci di Sateca (alla quale non li avevano neanche chiesti come invece fecero invece nel dicembre 2019). Dunque conferma che erano morosi. Perché, quindi, la regione dovrebbe rimanere spettatrice di fronte ad un preciso obbligo normativo che comporta la decadenza? 8) che vuol dire che sarebbero cambiate le ”regole d’ingaggio dei comuni”? Non siamo né in guerra ne’ in una partita né in un gioco. Di quale ingaggio si parla dato che qui si tratta solo di rispettare, e di far rispettare, la legge? 9) In conclusione, invece di sostenere che la manifestazione d’interesse “realizzata “dai Comuni prevede la tutela dei lavoratori (frase che non vuol dire niente) non dovrebbe, lui che è assessore al lavoro, applicare adesso le norme che ci sono in difesa della cosiddetta parte debole senza attendere vaghe tutele che si dovrebbero realizzare in futuro?

A queste domande si aggiungono quelle fatte dal consigliere regionale della Lega Pietro Molinaro che in maniera puntuale ha evidenziato tutte le negligenze dell’assessore che in questi mesi ha fatto solo lo “spettatore attento”. Risposte ai quesiti posti ad Orsomarso non ne arriveranno – concludono i due legali della Sateca Incardona e Paolini nel loro intervento – ma le sue autoelogiative affermazioni spiegano tutto: E’ assessore da un anno e mezzo a sua insaputa , non c’è altro da dire”.

A far discutere i lavoratori e non solo in questi giorni è la pubblicazione di una intervista del sindaco di Acquappesa, Francesco Tripicchio, nel giornale online  I calabresi, curata da Francesco Pellegrini, con la quale in 32 domande fa emergere un quadro così complesso e contraddittorio del suo pensiero sull’attuale situazione delle Terme Luigiane da mettere realmente paura e creare una condizione di forte pessimismo sulla immediata soluzione del problema.

Il sindaco Tripicchio con il suo dire appare non tanto come titolare supremo al momento della concessione  delle sorgenti termali (tre calde e una fredda), ma quasi da proprietario, dando spiegazioni che cozzano con le reali posizioni e disposizioni passate della Regione Calabria essendone proprietaria, con la quale non ha avviato preventivamente alcun accordo d’informazione ed approvazione,  come ad esempio sul regolamento di distribuzione delle acque sulfuree termali, nel quale si prevede una distribuzione delle stesse acque parcellizzata in percentuale differente tra lo stabilimento privato della Sateca (Therme Novae e Parco Acquatico) con quello comunale (San Francesco). Al primo viene riconosciuta una fornitura di 18/20 litri di acqua al secondo; mentre al secondo se ne attribuiscono 40 litri a secondo (come indicato dell’avviso di ricerca delle manifestazioni d’interesse) non tenendo conto che nella realtà, per sua stessa ammissione, fuoriescono dalle tre sorgenti di acqua calda solo 40 litri a secondo e 60 litri dall’unica sorgente di acqua fredda. Con questo quantitativo di acque calda e fredda disponibile non ci sono le condizioni in pratica per realizzare il piano concorrenziale tra più soggetti di gestione delle acque e superare così la situazione di monopolio detenuto in questi anni dalla Sateca, che utilizzando i due stabilimenti e tutta l’acqua disponibile, con apposite campagne di marketing, è riuscita nell’arco di otto mesi di attività (da maggio a dicembre) a garantire circa 500 mila prestazioni curative a 22/25 mila curanti, dei quali il 40% proveniente da altre regioni italiane e dall’estero.

Da proprietario e non concessionario, senza alcuna autorizzazione della stessa Regione, si è assunto la responsabilità insieme al sindaco di Guardia Piemontese di interrompere, in un periodo di chiusura degli stabilimenti termali, la funzionalità della condotta di collegamento agli stabilimenti della Sateca deviando l’acqua sulfurea nel torrente “Bagni”, creando dei presupposti di pesanti danni allo stesso impianto, per la quale azione la società proprietaria ha presentato regolare denuncia e adeguata comunicazione alla Regione; come di rallentamento per una possibile funzionalità delle Terme per una nuova stagione termale.

Altro argomento conflittuale trattato riguarda il “giusto canone” stabilito dai due sindaci senza tenere in considerazione che spetta alla Regione fissarne le tariffe come stabilito dalle stesse leggi regionale in materia, facendo riferimenti al contrario a un documento della Conferenza Stato-Regioni senza saper distinguere la differente valutazione tra acque minerali ed acque termali, che sono considerate, queste ultime, un bene pubblico da tutelare nell’erogazione di servizi socio-sanitari fuori dalle logiche delle speculazioni finanziarie. Non è corretto nell’intervista – dicono i lavoratori ed alcuni curanti –  giustificare il canone stabilito di 93 mila euro chiesto alla Sateca in funzione del fatto che buona parte di questo importo è legato alla copertura delle spese dovute per la manutenzione delle strade e dei consumi elettrici per l’illuminazione dell’area del compendio termale, se questi servizi fino all’interruzione del rapporto sono state a carico della società sub concessionaria. Tanto è vero che oltre alla deviazione dell’acqua nel torrente “Bagni” si è intervenuti ad oscurare l’area di accesso al compendio termale, dove sono ubicate strutture alberghiere e una sala cinematografica e una pizzeria di proprietà della stessa Sateca.

C’è poi la giustificazione della pubblicazione dell’avviso destinato alla ricerca di manifestazioni d’interesse per l’acquisizione della sub concessione nella gestione dello stabilimento San Francesco rispetto ad un regolare bando di gara, che si è concluso con la presentazione di sei domande, da parte di soggetti impegnati in lavori edilizi-stradali in Campania e di progettazione (Piemonte) insieme alla stessa Sateca, senza alcuna esperienza in materia di termalismo ed assistenza sanitaria. “Un avviso – dicono ancora i lavoratori con alcuni curanti – che ha mostrato tutta la sua fragilità”. Non può essere considerata legale e corretta la posizione del sindaco Tripicchio quando nell’intervista si appella all’istituto “dell’avvalimento”, che consente a chi ha presentato l’istanza d’interesse di individuare e proporre, dopo la ricezione della lettera d’invito, come soggetto esperto una società specifica di propria fiducia. “Io partecipo a una manifestazione d’interesse – dice il sindaco – poi nella fase successiva posso dire con chi faccio l’avvalimento”. Tutto questo è legale si chiedono i lavoratori?

Si era partiti con un bando pubblico europeo e si è arrivati a questo grande pasticcio, che a seguito del ricorso presentato dalla Sateca bisogna attendere la sentenza degli organi giudiziari per dare seguito a qualsiasi procedura amministrativa, finalizzata a cercare il sub concessionario delle Terme Luigiane. Addirittura nell’intervista il Sindaco Tripicchio afferma pure che non è da escludere che “ad offrire cure termali possano essere i Comuni stessi, magari in società con qualche privato, con benefici per la comunità”. Una posizione a dir poco stravolgente con il Comune di Acquappesa attualmente in “dissesto finanziario”; mentre per il Comune di Guardia Piemontese la comunità residente è chiamata ad eleggere tra un mese il nuovo sindaco ed il Consiglio comunale. (fb)

 

Il Consigliere regionale Molinaro polemizza con l’assessore Orsomarso sulle Terme Luigiane

di FRANCO BARTUCCI –  La Regione, dice il consigliere regionale Pietro Molinaro della Lega, per legge ha il ruolo di “Vigilante” e non di “spettatore”, come ha dichiarato l’assessore Fausto Orsomarso nella sua dichiarazione rilasciata al Quotidiano del Sud nella giornata di venerdì scorso.

Mi permetto di formulare alcune osservazioni sullo specifico punto del «ruolo spettante alla Regione Calabria», dice il consigliere Molinaro. «Mi permetto di rilevare che l’affermazione “spettatore attento” è smentita dalla legge regionale n. 40/2009 e, da quanto scritto dal Direttore generale del Dipartimento Attività produttive, dott. Roberto Cosentino».

«La legge regionale n.40/2009 che si occupa delle “Attività estrattiva nel territorio della Regione Calabria” – puntualizza il consigliere – non prevede, per la Regione, il ruolo di “spettatore” ma di “vigilante” rispetto ad eventuali inadempienze del concessionario, in questo caso i comuni. L’art. 9, comma 7,  prevede, infatti, che “su iniziativa del Dipartimento Attività Produttive la concessione può essere sottoposta a decadenza, per accertate inadempienze del titolare nell’esercizio dell’attività mineraria».

«Quindi – ha concluso – la Regione ha, per legge, il compito di vigilare sul comportamento del concessionario affinché questi non commetta inadempienze e corrisponda alle finalità della concessione».

Nel suo intervento, Molinaro ricorda che le finalità delle concessioni debbono attenersi a quanto stabilisce l’art. 4 della legge 40/2009, ovvero: «razionalizzare lo sfruttamento dei giacimenti secondo un piano organico di attività produttiva che consenta il corretto utilizzo della risorsa mineraria regionale nel rispetto del preminente interesse pubblico, al quale l’attività mineraria va subordinata nella scelta delle tecniche di coltivazione e nelle dimensioni quantitative della produzione». Il testo della norma è fin troppo chiaro nel sancire che, per legge, la concessione ai comuni è finalizzata al corretto utilizzo della risorsa mineraria, ovvero delle acque termali, nel rispetto del preminente interesse pubblico. 

«Nel caso delle Terme Luigiane – precisa il consigliere Pietro Molinaro – al mancato utilizzo delle acque termali per l’erogazione delle prestazioni sanitarie, ed al loro spreco con lo sversamento nel fiume Bagni, la Regione avrebbe dovuto assolvere al suo ruolo di vigilante sulla concessione, attivando il comma 7, dell’articolo 9 della legge regionale n. 40/2009 ed il collegato Regolamento n.3/2011. Le acque termali sono un bene pubblico e la Regione, che è assegnataria della proprietà, ha il compito di vigilare affinché il bene pubblico non venga sprecato. Ben altro, rispetto al ruolo di mero “spettatore” a cui fa riferimento l’Assessore Orsomarso».

Il  consigliere ricorda, poi, che anche il dirigente generale del Dipartimento Attività Produttive, Roberto Cosentino, si è espresso allo stesso modo, «salvo poi a rimanere inerte – puntualizza Molinaro – dinanzi alle inadempienze dei comuni. Ma questa è storia di responsabilità personali, di cui si dovrà rispondere nelle sedi opportune. Il dott. Roberto Cosentino, con una sua comunicazione del 1° luglio 2021 indirizzata al sottoscritto, e per conoscenza all’assessore Orsomarso ed al presidente f.f. Spirlì, in risposta ad una mia richiesta del 3 maggio 2021, ricostruisce la vicenda delle Terme Luigiane». 

«La lettera si conclude – precisa Pietro Molinaro – con questa affermazione: “Tanto premesso, lo scrivente Dipartimento ribadisce, anche alla luce delle disposizioni normative e regolamentari operanti in materia, nonché dei preminenti interessi pubblici sottesi alla gestione delle risorse termali, la necessità che venga garantita la regolare continuità del servizio per cui l’Ente regionale ha rilasciato apposito atto di concessione ai Comuni”».

«“La Regione Calabria, secondo il dott. Roberto Cosentino, ha rilasciato con il provvedimento N. 16199 del 18/12/2019  apposito atto di concessione ai comuni – afferma nel suo intervento Molinaro – affinché “venisse garantita la regolare continuità del servizio”, e non perché i comuni ne facciano quello che gli pare. Pertanto la regione non può fare da spettatrice. Anzi, Cosentino, a nome del Dipartimento, ha ribadito anche  che alla luce delle disposizioni normative e regolamentari operanti in materia, nonché dei preminenti interessi pubblici sottesi alla gestione delle risorse termali, la necessità che doveva essere garantita la regolare continuità del servizio». 

«Così si spiegano i miei insistenti tentativi – conclude il consigliere Pietro Molinaro – di far rinsavire la Regione Calabria, rispetto alla necessità che svolgesse il ruolo che gli è proprio, ovvero garantire la continuità del funzionamento delle Terme Luigiane, l’erogazione delle prestazioni sanitarie e l’occupazione dei lavoratori. Finora non ci sono riuscito ma continuerò in questa battaglia di buon senso, prima ancora che di legalità». 

«Peccato – dicono i lavoratori – che né il Presidente f.f. Spirlì e neanche il leader della Lega, Matteo Salvini, alla ricerca quest’ultimo dei documenti della vicenda per inquadrarne i contenuti ed esprimere il suo parere, in occasione dell’incontro svoltosi il 12 luglio a Cosenza, non hanno finora fatto sentire il loro peso in materia. Eppure, quel giorno il consigliere Molinaro era accanto a loro e seguito con particolare attenzione lo scambio di opinioni, compreso il parroco don Massimo Aloia, intervenuto a difendere la causa dei lavoratori delle Terme Luigiane‚.

Un parroco di prima linea esposto oggi a lettere anonime e minacce sui social per i suoi interventi a tutela e difesa dello stato occupazionale dei lavoratori delle Terme Luigiane, al quale è giunta, dopo i consiglieri di minoranza del Comune di Acquappesa, Avolio e Ricca, anche quella del sindacato provinciale Cisl di Cosenza, esprimendo parole di sdegno. «Don Massimo Aloia è un esempio, un uomo di chiesa che difende chi è in difficoltà», ha dichiarato la Cisl in una sua nota. «La sua storia, il suo fare quotidiano nell’aiutare i poveri, deve essere un esempio per tutti».

La nota della Cisl prosegue affermando che la chiusura degli stabilimenti termali rappresentano un paradosso. L’acqua delle sorgenti oggi viene buttata, sprecata nel fiume, ritornando a confermare la validità dell’accordo sottoscritto dalle parti l’8 febbraio 2019 presso la Prefettura di Cosenza. In quel verbale erano presenti tutti gli elementi legati all’occupazione ed all’erogazione di quelle prestazioni sanitarie per la tutela della salute dei calabresi. 

«La Cisl ritiene – si precisa nel documento – che la Regione Calabria, proprietaria delle acque, abbia la responsabilità di intervenire per trovare una soluzione al mancato accordo tra Azienda e Comuni».

La nota sindacale prosegue, poi, nel chiedere al Commissario dell’Asp di Cosenza, Vincenzo La Regina, di intervenire, considerato che ha giacente nelle casse dell’azienda sanitaria un finanziamento di 2.300,00 milioni di euro destinati alle Terme Luigiane dall’Assessorato alla Sanità della Regione Calabria, per garantire le migliaia di cure dei calabresi e non, che ogni anno son venuti alle Terme Luigiane.

«Su questo la Cisl – è scritto nel documento – chiederà, chiarimenti rispetto a questo silenzio ingiustificato da parte dell’Asp di Cosenza. La Cisl continuerà la lotta in difesa di questi lavoratori e come si dice in questi casi: “Siamo tutti don Massimo».

«Francamente, di peggio non si poteva fare – conclude la nota del sindacato Cisl – lavoratori senza lavoro e cittadini senza prestazioni di cure termali».

Un pessimo viatico per il presidente f.f. Spirlì durante questa ormai dentro campagna elettorale che si è aperta per la scelta del nuovo Consiglio regionale ed un nuovo Presidente della Giunta.

«Il suo immobilismo – dicono i lavoratori – peserà molto come quello anche dell’Assessore Orsomarso se farà parte della competizione elettorale come sembra». (fb)

Terme Luigiane, un duro botta e risposta tra i lavoratori e l’assessore Fausto Orsomarso

di FRANCO BARTUCCI – Hanno iniziato per prima, nella giornata di giovedì scorso, i lavoratori accusando i sindaci Francesco Tripicchio e Vincenzo Rocchetti, il presidente f.f. Nino Spirlì e l’assessore Fausto Orsomarso di avere assunto presunti accordi  con qualche imprenditore senza scrupoli e per interessi di parte di soggetti masso-mafiosi per la sub concessione delle Terme Luigiane, oltre che per convenienze politiche che vanno assolutamente respinte al mittente.

«Quanto è accaduto negli ultimi mesi alle Terme Luigiane – dicono –  ha dell’incredibile, e noi lavoratori non ci stancheremo mai di denunciarlo in tutte le sedi, anche perché siamo convinti che solo facendo conoscere all’opinione pubblica i fatti, possiamo dare qualche speranza a questa nostra Calabria. Chi era deputato a curare gli interessi della collettività ha ben pensato di distruggere tutto ed è pronto a ricandidarsi alle prossime elezioni senza mostrare il benché minimo scrupolo rispetto ai danni arrecati, non solo a noi lavoratori diretti, ma alle migliaia di lavoratori dell’indotto e alle decine di migliaia di curandi».

«I motivi reali – aggiungono – che hanno portato a questa scelta li ignoriamo, e confidiamo solo nella magistratura affinché si faccia luce sulla vicenda e riveli, una volta per tutte, se siano fondate le voci che corrono, ormai da mesi, secondo le quali tutto questo scempio sia avvenuto per accordi con qualche imprenditore senza scrupoli e per interessi da parte di soggetti masso-mafiosi. Magari si scoprirà che si è trattato di “semplice”, seppur grave e colpevole, incompetenza. Ad ogni modo, l’unica certezza è che i danni sono stati arrecati da 4 soggetti ben precisi di cui conosciamo nome e cognome: il primo è il sindaco di Acquappesa, Francesco Tripicchio, soprannominato dai concittadini “ti-picchio” per quella sua aria da ducetto in fasce».

«Da quando amministra – dicono ancora – può vantare alcuni record: il comune di Acquappesa è andato in dissesto, le lamentele di residenti e turisti per tutto quello che non funziona non si contano più, ha contribuito in maniera eccelsa alla distruzione delle terme facendo perdere il lavoro a un sacco di persone e generando malcontento fra tutti gli operatori turistici e ha ottenuto grandi risultati nella desertificazione del paese. Complimenti vivissimi!».

«Il secondo attore della vicenda – riferiscono – è Vincenzo Rocchetti, sindaco di Guardia Piemontese già da ben due mandati. Balzato agli onori delle cronache per il suo arresto avvenuto il 30 luglio del 2018, con una detenzione che si è protratta fra carcere e arresti domiciliari fino a poco prima del Natale successivo. Le accuse per lui e per il capo dell’ufficio tecnico comunale Caruso sono pesantissime e si tratta di peculato, falso ideologico e materiale ed abuso d’ufficio. I due avrebbero anche tentato di inquinare le prove, falsificando il registro del protocollo e bonificando, a spese della collettività, alcuni uffici oggetto di intercettazioni ambientali da parte delle forze dell’ordine. Tutta questa vicenda è ancora da chiarire e, visto che non siamo assolutamente giustizialisti, ci auguriamo per lui e per la comunità che la giustizia faccia il suo corso il più in fretta possibile».

«Quello che sinceramente ci lascia sconcertati – dicono sempre i lavoratori nel loro documento – sono le voci di una sua probabile ricandidatura sempre come sindaco, in occasione delle prossime elezioni comunali di ottobre. Come si può solo pensare che chi ha deliberatamente distrutto le Terme Luigiane, lasciato centinaia di lavoratori a casa, mandato a rotoli l’economia della zona creando danni per i quali saranno necessari dei decenni affinché possano essere risanati, pensi semplicemente di ricandidarsi come sindaco? Lui, che ha firmato l’accordo in prefettura che prevedeva il prosieguo delle attività termali per poi rinnegarlo affermando candidamente “di essere stato costretto a firmarlo”, lui che lo ha portato in consiglio comunale dove lo stesso accordo è stato ratificato, lui che non è stato capace (assieme all’altro sindaco di Acquappesa di allora e a quello attuale) di preparare un bando dal 2016, lui che era in prima fila durante l’appropriazione forzata dei beni detenuti dalla Sateca, lui che ha provocato milioni di euro di danni che saranno i cittadini delle comunità a dover pagare».

«Se fosse vera la notizia della sua ricandidatura – dicono ancora i lavoratori – saremmo davanti all’ennesimo esempio di “attaccamento patologico alla poltrona”, saremmo davanti a una persona che pur di portare a casa uno stipendio da sindaco nega l’evidenza della sua inettitudine, non si rende conto del malcontento che regna tra i suoi concittadini e nega il suo totale fallimento reso ancora più grave da un confronto che non ha mai retto con suo padre, già sindaco di Guardia Piemontese, che invece si è sempre distinto come amministratore pubblico e come politico dimostrandosi persona seria e lungimirante».

Il documento prosegue rivolgendo l’attenzione verso l’assessore Fausto Orsomarso, terzo attore della vicenda. «Un assessore al Lavoro e alle Attività Produttive – dicono i lavoratori nel loro documento – che “vanta” il primato del non aver fatto nulla (rifiutandosi costantemente e categoricamente di applicare le normative vigenti) per contrastare la chiusura del più grande e produttivo centro termale del Sud Italia. Un assessore al lavoro che afferma candidamente e pubblicamente che “non sta scritto da nessuna parte che debba per forza esserci una stagione termale”, e poi aggiunge a seguito delle nostre contestazioni “questi lavoratori delle Terme mi hanno rotto… e non li denuncio solo perché sono dei morti di fame”, affermazione riferitaci da più parti. Affermazioni di una gravità estrema visto il ruolo politico ottenuto senza nemmeno essere stato eletto dal popolo e che chiariscono lo spessore umano del massimo esperto calabrese in fioritura algare. Cari Rocchetti e Orsomarso, non avete avuto la decenza di dimettervi a seguito degli enormi danni arrecati alla collettività, vi preghiamo, quantomeno, di farvi da parte alle prossime elezioni perché ne abbiamo abbastanza della vostra incapacità politica e amministrativa!».

In ultimo, rivolgono l’attenzione al quarto attore della vicenda, il presidente Spirlì, «che ha preso in giro noi lavoratori promettendo interventi vari e, poi, appena ottenuta dal centro destra la candidatura a vice presidente è sparito, non ha più risposto alle nostre sollecitazioni, ci ha “bannato” dai suoi social, come si usa dire, e in perfetto accordo con Orsomarso non ha fatto più nulla rifiutandosi anche lui di applicare le normative di legge vigenti. Abbiamo seriamente il sospetto di essere diventati “merce di scambio”».

Un documento ripreso oggi attraverso le pagine del Quotidiano del Sud e pubblicato nei social dall’assessore Fausto Orsomarso, che annuncia la richiesta attraverso il suo legale di un incontro con il Procuratore della Repubblica di Paola, per chiedere di fare luce sulla situazione vista la grave accusa fatta dai lavoratori.

«Le allusioni fatte dai lavoratori – dice l’assessore Orsomarso – sono gravissime e vanno chiarite». Smentisce, poi, le frasi riportate di un suo ipotetico giudizio dato sui lavoratori e sulle Terme. «Comprendo il dramma che stanno vivendo i lavoratori per il mancato avvio della stagione termale, da attribuire a Sateca e ai due Comuni, e mai sporgerò querela contro “l’anello debole” di tutta questa storia. La manifestazione di interesse realizzata dai comuni per la individuazione del nuovo gestore delle Terme prevede anche la tutela dei lavoratori, mentre il mancato avvio della stagione termale lo abbiamo subito tutti per la pandemia e il mancato accordo tra le parti. I lavoratori – dice sempre l’assessore Orsomarso – devono quindi chiedere conto all’Azienda su quanto accaduto, perché il confronto è fra Sateca e Comuni concessionari».

Nel suo intervento torna a dire che la stagione termale si poteva aprire alle condizioni finanziarie stabilite dagli Enti locali  secondo un calcolo elaborato in base a precisi riferimenti normativi nazionali. Parla di una predisposizione di un bando per la ricerca del nuovo sub concessionario, che non è più bando, ma un semplice avviso di manifestazioni d’interesse che ha prodotto la presentazione di sei domande di imprenditori e società con esperienza edilizia campane e un’agenzia piemontese che si occupa di progettazione, senza alcuna esperienza del campo del termalismo e della sanità, tranne che la Sateca.

«È legittimo il dolore dei lavoratori e chiederò – dichiara l’assessore Orsomarso – tutti gli atti per capire se sono previste misure straordinarie da attivare in seno al Ministero, anche se in tal senso nessuno ha mai chiesto nulla nell’interesse dei lavoratori, né il Sindacato né la Sateca. Ora dobbiamo attendere fiduciosi l’esito del mandato esplorativo. In questi anni il compendio l’ho visto un po’ spegnersi ed ora c,è bisogno di una stagione che rilanci il termalismo, grazie anche al principio della concorrenza. Lo spirito dei Comuni è quello di rifondare il compendio con la partecipazione degli aventi diritto, Sateca in primis».

Ai lavoratori i pensieri elaborati dall’assessore Orsomarso sono sembrati un copia e incolla dell’intervento fatto, attraverso gli organi d’informazione, dal prof. Valerio Zicaro, componente dell’equipe di legali delle due Amministrazioni comunali di Acquappesa e Guardia Piemontese, mostrando, così, di sposarne la causa; mentre come assessore regionale avrebbe dovuto mantenere una posizione equidistante e di controllo della vicenda tutelando soprattutto il bene e gli interessi pubblici, come proprietario, delle sorgenti termali. Come proprietario di un edificio non può e non deve consentire la massima autonomia ai propri inquilini se questi finiscono per fare interventi distruttivi del bene loro consegnato in affitto.

Con l’acqua termale scaturita dalle tre sorgenti di acqua calda e una fredda non può essere assicurato alcun principio della concorrenza e porre fine al monopolio della Sateca, in quanto è un bene limitato come riconosce il prof. Zicaro nel suo intervento, nonché gli stessi Sindaci, attraverso una loro dichiarazione rilasciata al Quotidiano del Sud, impedendo così la garanzia e l’obbligo di creare delle “pari condizioni”. Se con il regolamento di distribuzione dell’acqua termale, approvato dai Consigli comunali delle due Amministrazioni, senza una valutazione della stessa Regione, si riconosce alla Sateca 18 litri a secondo di acqua termale per gli impianti degli Stabilimenti “Terme Novae” e parco acquatico “Acquaviva”; mentre allo stabilimento San Francesco, di proprietà comunale, se ne riconoscono, in base all’avviso di ricerca delle manifestazioni d’interesse, ben 40 litri a secondo, allora saltano le regole del buon comportamento in materia di “par condicio”, di cui l’assessore Orsomarso n’è  probabilmente all’oscuro della materia.

Per il giusto prezzo del canone vige poi la delibera della Giunta regionale n. 183 del 26 aprile 2012, che detta norme sulle tariffe da applicare in  modo uniforme per tutti i centri termali calabresi, e che continua a non essere presa in considerazione dai due Comuni e dalla stessa Regione.

Intanto, è accaduto in queste ore un fatto gravissimo portato alla luce dai due consiglieri di minoranza del Comune di Acquappesa, Mauro Avolio e Sandra Ricco, che esprimono parole di vicinanza e solidarietà al sacerdote don Massimo Aloia, vittima di atti intimidatori sui social per essersi schierato a fianco dei lavoratori delle Terme Luigiane. Lo si è visto anche dialogare con l’on. Matteo Salvini lo scorso 12 luglio a Cosenza, nello spiegare al segretario della Lega Nord le condizioni e le speranze dei lavoratori delle Terme.

«Noi saremo al tuo fianco sempre e con noi tanta brava gente che crede ancora – dicono i due consiglieri – che l’onestà, la verità, la legalità non sono solo parole da scrivere e con cui riempirsi la bocca, ma uno stile di vita da dimostrare, ogni giorno, con i fatti  ed è quanto continueremo a testimoniare e vivere». (fb)

 

I tanti errori sulle Terme Luigiane

di FRANCO BARTUCCI – Le bugie di Spirlì e Salvini sulle Terme Luigiane, potrebbe essere il titolo di un murales da realizzare sulla parete del muro di sostegno dello stabilimento “Terme Novae”, lungo la strada che porta al compendio termale, immortalato da tre mucche al pascolo sul piccolo appezzamento  di terreno prospiciente l’edificio. È quanto hanno pensato i lavoratori delle Terme Luigiane, espropriati del loro diritto al lavoro.

Le bugie di Spirlì per il suo mancato impegno, promesso ai lavoratori nella prima parte della trattativa per il ritiro della concessione ai due comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese per inadempienze varie o, quanto meno, di predisporre un piano per la riapertura della stagione termale, che avrebbe consentito la ripresa delle attività lavorative e contestualmente la tutela di diritto alla salute per gli innumerevoli curanti frequentatori delle Terme Luigiane.

Le bugie di Salvini che, il 12 luglio a Cosenza, promise ai lavoratori e giornalisti, presente lo stesso presidente facente funzioni Spirlì, di studiarsi le carte per un suo adeguato e significativo intervento, senza che questo, dopo oltre un mese, sia stato manifestato, pur ritornando in questi giorni lungo la fascia tirrenica per una campagna elettorale priva di contenuti nuovi e costruttivi a vantaggio dello sviluppo della Calabria, in cui continua ad essere trascurata l’atavica vicenda delle Terme Luigiane.

L’immaginazione è quella di realizzare un murales dove riportare l’immagine di queste due figure che guardano le mucche al pascolo sul prato prospiciente lo stabilimento “Terme Novae”, dove sostano, appoggiati all’inferriata del terrazzamento, alcuni lavoratori che chiedono aiuto nel salvare il loro lavoro affidando a uno striscione un messaggio di forte richiamo: «Non possiamo continuare a subire – La magistratura intervenga» ed ancora «No alla morte delle Terme Luigiane».

In ultimo, le due immagini bucoliche del leader della Lega con la degustazione del piatto di pomodori, cipolle e origano mostrato felicemente a ferragosto in Calabria, insieme al murales dedicato al grande Pantani in quel di San Mango d’Aquino (in provincia di Catanzaro) che lo riprende accovacciato ed in posa.

Immagini emblematiche di una storia triste, dolorosa e vergognosa dei nostri tempi simbolo di un mondo ed un luogo dove tutto è in funzione di giochi d’interessi, con una politica asettica e fredda priva di amore verso gli altri in cui non esiste la  tutela dei beni pubblici, come le acque termali  delle sorgenti luigiane,  che meritano attenzione e  salvaguardia, che, al contrario, non è accaduto.

Dall’idea progettuale del murales all’analisi di una lettera del prof. Valerio Zicaro, docente di diritto amministrativo presso l’Università della Calabria, componente dell’equipe di avvocati difensori delle due amministrazioni comunali di Acquappesa e Guardia Piemontese, pubblicata da un giornale online calabrese il 9 agosto scorso, nella quale si ritorna a parlare di una “presunta querelle” tra i due Comuni, la Sateca e la Regione Calabria sulla vicenda delle Terme Luigiane, quale contributo ad una piena e corretta formazione dell’opinione pubblica ormai abbastanza informata della questione dai media.

Una lettera nella quale il prof. Zicaro parla del disastroso stato del compendio termale, su cui insistono immobili, fabbricati, spazi verdi, etc, gestito da oltre ottant’anni dalla Sateca, rilevati “faticosamente dopo un’apprensione coattiva”, dalle due amministrazioni comunali nel mese di febbraio 2021 «in uno stato di degrado tangibile e visibile – si precisa nel testo –  a chiunque abbia tempo e voglia di verificare con i propri occhi».

Strutture rilevate, il cui degrado è da attribuire esclusivamente al completo disinteresse della società Sateca, che nel frattempo – si precisa – «fuori dal compendio ha costruito un nuovo stabilimento dove ha esercitato tutte le sue attività con la frequenza di centinaia di migliaia di lavoratori della società, sia dall’incalcolabile numero clienti, utenti e turisti».

Chi va oggi in visita nell’area del compendio termale, a distanza di sei mesi dal prelievo coattivo delle strutture di proprietà comunale, come lo stabilimento San Francesco e relativa corte attigua con le vasche di lavorazione dei fanghi e delle alghe, l’area delle sorgenti, il capannone attiguo detto “segheria”, i due piccoli edifici adibiti a laboratorio  e deposito dei prodotti cosmetici  della linea “Pura”, collocati all’ingresso della piazza con accesso alla palazzina sede amministrativa e degli uffici di accettazione delle pratiche dei curanti e relativo bar gestito da altro privato, perfettamente funzionanti ed operativi in ottimo stato fino alla chiusura della stagione termale 2020, trova un’area abbandonata al degrado ed alla solitudine assoluta.

Un discorso a parte merita il cosiddetto centro commerciale “Il Triangolo”, inaugurato negli anni Novanta in cui tutta l’area del compendio termale e del circondario erano frequentati, non solo per le attività delle cure termali, ma per tante iniziative private di commercializzazione e socializzazione, soprattutto nelle ore serali con locali come “l’Onda verde” ed altro, punto di richiamo e riferimento per tanti giovani e famiglie residenti sulla costa tirrenica. C’era vita, oltre che per le varie attività curative e di intrattenimento, come “Zolfo e Malie” sotto il cupolone del parco termale gestite dalla Sateca, soprattutto perché erano presenti interessi di altri privati attenti nel programmare investimenti finalizzati a ricavare degli  utili finanziari; come pure l’Associazione Pro Loco e le stesse amministrazioni comunali che si occupavano di promuovere durante l’estate concerti e manifestazioni d’intrattenimento proprio nell’area del compendio termale facendo passare i migliori cantanti della musica italiana dell’epoca, tra i quali Fred Bongusto, Califano, Peppino Di Capri ed altri.

Gli attuali due sindaci, essendo troppo giovani, non hanno contezza e memoria di questo racconto che va, via, via scemando fino a quando gli interessi dei privati lasciano e si spostano sulla costa, dove man mano cominciano a sorgere altri punti di richiamo ed attrazione spostando così l’interesse dei giovani e delle famiglie. La stessa marina di Guardia Piemontese ha subìto, con il passare degli anni, il calo della frequentazione. Piazza Aldo Moro, così le due villette collocate tra la strada provinciale e la tratta ferroviaria erano piene di folle in movimento e si faceva a gara per trovare una panchina libera. Ne guadagnava l’Hotel Italia, collocato di fronte la stazione ferroviaria, che ogni sera promuoveva sul largo prospiciente momenti di svago e di balli.  Tutto questo con il passare degli anni è andato man mano diminuendo fino a portare alla chiusura dell’Hotel Italia, simbolo di un cambiamento dei tempi e delle mode.

Mentre le strutture termali  gestite dalla Sateca hanno continuato a crescere nella frequentazione dei servizi erogati attraverso i due stabilimenti San Francesco (di proprietà comunale) e “Thermae Novae” (di proprietà della Sateca) ed il Parco Acquatico “Acquaviva”, grazie ad investimenti di marketing negli ultimi anni che hanno portato ad una frequenza annuale di 22/25 mila curanti, tra i quali il 40% di provenienza extra regione e stranieri con un 60% di appartenenza calabrese. Una presenza rimasta costante fino al 2019, e rallentata nell’anno successivo per effetto della pandemia Covi-19 per rimanere bloccata e chiusa nell’anno in corso per effetto della “querelle” come definita dal prof. Zicaro. 

Finanche l’Università della Calabria, con il suo dipartimento di Difesa del Suolo ha utilizzato le strutture alberghiere  ed il parco acquatico di proprietà della Sateca, quale sede “location” del suo corso nazionale di “Tecniche per la difesa dell’inquinamento” svolgendovi circa le ultime trenta edizioni su 42, facendo arrivare numerosi docenti e ricercatori del settore di numerose Università italiane e di istituti di ricerca ed istituzioni pubbliche che hanno apprezzato le strutture, i servizi e l’ambiente. Oggi deturpato da questa chiusura “malvagia” per essere buoni nel concetto.

L’intervento del prof. Zicaro, nella seconda parte, tocca poi altri punti sensibili come l’avviso pubblico finalizzato alla ricerca di manifestazioni d’interesse per ottenere la sub concessione della gestione delle acque termali, della mancata pubblicazione del bando legata “alla complessità del problema e alle difficoltà di avviare le procedure”, così si puntualizza nella nota, della concessione regionale, del “giusto prezzo” e per ultimo delle “limitate risorse pubbliche  idrotermali disponibili”, che meritano tutti una nota a parte di approfondimento.   (fb)