EOLICO E FOTOVOLTAICO, ENERGIA PULITA
MA ARRECANO DANNI ALLE AREE AGRICOLE

di GIOVANNI MACCARRONEMolti cittadini non si stanno rendendo conto di quanto sta succedendo al nostro territorio. Sempre più società di energia solare ed eolica si stanno espandendo sui terreni agricoli della Calabria. Come già segnalato in un precedente articolo, nel novembre 2023 risultavano già attivi nella nostra regione 440 impianti eolici – il 70% si trova nelle province di Crotone e Catanzaro e sono pure in aumento le richieste di concessioni (attualmente 157 sono in corso di valutazione). Invece, come rilevato dal Rapporto sul consumo di suolo 2023 dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), nel 2021/2022 a livello nazionale risultano consumati dall’installazione di nuovi impianti fotovoltaici a terra circa 243 ettari di suolo. Per la Calabria non risultano dati certi, ma non c’è dubbio che anche nella nostra regione una parte cospicua di terreno agricolo venga consumato da fotovoltaico installato a terra. 

Con la conseguenza che negli ultimi anni si sta assistendo allo sgombero di terreni agricoli per far sempre più posto a impianti di produzione di energia elettrica da “fonti rinnovabili di energia o assimilate”.

Risulta ormai evidente (sia a livello europeo che a livello italiano) che il ricorso a tali fonti energetiche costituisca uno degli strumenti più efficaci per l’affrancamento dalle fonti energetiche fossili ‒ auspicabile anche in chiave di sicurezza degli approvvigionamenti ‒ e per il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra (sul punto si vedano i primi 5 considerando della Direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili).

Così come appare del tutto evidente che soprattutto a livello europeo, oltre ad una riduzione delle emissioni di gas serra, si voglia tendere verso un miglioramento dell’efficienza energetica con una quota di soddisfacimento del consumo energetico da fonti rinnovabili pari almeno al 27 % (cfr. la Comunicazione della Commissione Com (2014) 0015 – Quadro per il clima e l’energia 2030), 

Tuttavia, a fronte di queste valide considerazioni, c’è chi, come me, evidentemente insoddisfatto, tenta di sottolineare gli effetti negativi di un possibile ulteriore aumento dell’installazione sui terreni agricoli di impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra

È ormai acclarato, infatti, che il fotovoltaico a terra produca impermeabilizzazione del suolo e impoverimento del terreno e della biodiversità

Da qui l’idea, fatta propria dal legislatore, di impedire che quanto sopra possa concretamente realizzarsi. A questo proposito giova ricordare che con il decreto legge 15.05.2024 n. 63 (DL Agricoltura), convertito, con modificazioni, dalla Legge del 12 luglio 2024 n. 101, (contenente disposizioni urgenti per le imprese agricole, della pesca e dell’acquacoltura, nonché per le imprese di interesse strategico nazionale) è stato previsto all’art. 5, comma 1, che “All’articolo 20 del decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 199, dopo il comma 1 è aggiunto  il  seguente:  «1-bis.  L’installazione degli impianti fotovoltaici con  moduli  collocati  a  terra  di  cui all’articolo 6-bis, lettera b), del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, in zone classificate agricole dai piani  urbanistici  vigenti, è consentita esclusivamente nelle  aree  di  cui  alle  lettere  a), limitatamente   agli   interventi    per    modifica,    rifacimento, potenziamento  o  integrale   ricostruzione   degli   impianti  già installati, a condizione  che  non  comportino  incremento  dell’area occupata, c), c-bis), c-bis.1), e c-ter) n. 2) e n. 3) del  comma 8 “.

Ne consegue che, a decorrere dal 14 luglio 2024 (data di entrata in vigore della legge), non è più possibile installare i pannelli solari sui terreni agricoli. Anche se, è bene evidenziarlo, nella bozza del Dl l’art. 6 modificava l’articolo 20 del decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 199 aggiungendo le seguenti parole: “Le zone classificate agricole dai vigenti piani urbanistici sono aree non idonee all’installazione degli impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra di cui all’articolo 6-bis, lettera b) del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28. I procedimenti di autorizzazione in corso alla data di entrata in vigore del presente decreto sono conclusi ai sensi della normativa previgente”.

Invece, successivamente, è stata introdotta la possibilità di derogare al divieto di installazione di pannelli solari su terreni agricoli, Secondo quanto prevede l’art. 5, comma 1, secondo periodo, della legge 101/2024 “il divieto in questione non si applica nel caso di progetti che prevedano impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra finalizzati alla costituzione di una comunità energetica rinnovabile ai sensi dell’articolo 31 del decreto nonché in caso di progetti attuativi delle altre misure di investimento del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), approvato con decisione del Consiglio Ecofin del 13 luglio 2021, come modificato con decisione del Consiglio Eco Fin dell’8 dicembre 2023, e del Piano nazionale per gli investimenti complementari al Pnrr (Pnc) di cui all’articolo 1 del decreto-legge 6 maggio 2021, n. 59, converti to, con modificazioni, dalla legge 1° luglio 2021, n. 101, ovvero di progetti necessari per il conseguimento degli obiettivi del Pnrr”.

Quindi, se in un primo momento il decreto legge in questione vietava in maniera assoluta l’installazione di impianti fotovoltaici su terreni agricoli, in sede di conversione si è deciso di essere meno severi concedendo la possibilità di superare il citato divieto in limitate ipotesi.

Non è questa la sede per dar conto dell’ampio dibattito scaturito, soprattutto in seno alle associazioni ambientaliste nazionali, sul senso da dare a quest’ultima soluzione, anche perché, per quel che ci riguarda, dal 14 luglio 2024 in molti casi è impedito l’utilizzo del terreno agricolo per realizzare impianti fotovoltaici. E’ questo rimane un grande successo. Sta di fatto, però, che se da una parte il legislatore è intervenuto in qualche modo su tale tipo di impianto, dall’altra parte, invece, è impressionante la mappa delle concessioni di impianti industriali per la produzione di energia mediante lo sfruttamento del vento (centrali eoliche) rilasciate sul nostro territorio.

Lo abbiamo già visto sopra. Da moltissimi anni sono stati attuati in Calabria (in particolare nelle province di Crotone e Catanzaro) progetti di invasione di pale eoliche, a terra e tra qualche tempo anche in mare. 

Nessuno ne parla. Al contrario, c’è un assordante silenzio su quanto sta accadendo da noi. Ampie zone stanno ormai perdendo le loro caratteristiche naturalistiche, agricole, storico-culturali, la stessa identità, ad opera dell’accaparramento dei terreni per l’installazione di centrali eoliche da parte di società energetiche.

Sappiamo tutti che da diverso tempo vengono stipulati atti aventi ad oggetto locazioni ultra novennali di terreni agricoli e diritti di superficie su parti di terreni anch’essi agricoli allo scopo di avere la disponibilità dei terreni sui quali realizzare impianti eolici. E sappiamo pure che la costruzione di un parco eolico può avvenire non solo su un terreno detenuto a titolo di proprietà ma anche su un terreno detenuto per effetto di un contratto di locazione, oppure su un terreno sul quale sia stato costituito un diritto reale di godimento (come il diritto di superficie). 

Per quanto di interesse in questa sede risulta, però, che l’installazione di un impianto eolico costituisce a tutti gli effetti un buon investimento per tutti coloro che possiedono un terreno ma non desiderano o non vogliono coltivarlo; i rendimenti per ettaro ottenibili, infatti, sono molto elevati.

Siffatta ragione sta spingendo i possessori (a qualsiasi titolo) di terreni soprattutto agricoli ad investire nell’eolico, o meglio a cedere i propri terreni in cambio di un guadagno facile, dimenticando tuttavia che il paesaggio, i beni ambientali e culturali e la biodiversità non hanno prezzo e rappresentano un patrimonio inestimabile la cui preservazione deve essere una priorità imprescindibile.

Ricordiamo a tutte queste persone che i parchi eolici presentano problemi enormi in vari ambiti. In particolare, i parchi in questione richiedono l’installazione di infrastrutture su ampie aree di terreno sottratto all’agricoltura, agli allevamenti di bestiame e a praterie a pascolo. Decine e decine di migliaia di ettari di terreni agricoli, pascoli, boschi spazzati via, paesaggi storici degradati, aziende agricole sfrattate, questo sta diventando il panorama in larghe parti del territorio calabrese (così come nei territori della Puglia, della Tuscia, della Sicilia e della Sardegna)

Si ricordi a tal proposito che, oltre al posizionamento degli aerogeneratori, la realizzazione di parchi eolici può comportare anche opere civili quali strade d’accesso, fondazioni, piazzole per il montaggio, scavo e ricopertura linee, opere accessorie sottostazione elettrica, regimentazione idraulica, sistemazione morfologica, opere queste che potrebbero risultare incompatibili, o quanto meno gravare sulla destinazione d’uso del territorio circostante.

Non c’è dubbio, tra l’altro, che spesso i progetti per la realizzazione di questi impianti possono richiedere l’abbattimento di alberi e la raschiatura di erbe e, in molti casi, le turbine di tali impianti (alti come un palazzo di 18 piani) possono uccidere uccelli e pipistrelli (come è stato bene evidenziato “l’impatto con gli uccelli può avvenire o direttamente, per scontro con le turbine e o indirettamente per perdita dell’habitat in conseguenza della fase di cantiere, con disturbi della nidificazione e cambi di rotte migratorie”).

Altrettanto importante è l’aspetto legato all’inquinamento acustico (riferito ovviamente al rumore generato dalle pale eoliche). A questo proposito giova ricordare che il d.lgs. 42/2017, colmando quella che con tutta evidenza appariva ormai come una vera e propria lacuna, ha inserito (art.18) gli impianti eolici tra le «sorgenti sonore fisse» di cui all’art.2, comma 1, lett.c, della legge 447/1995, affidando a successivi decreti ministeriali – peraltro ad oggi non ancora emanati, malgrado il termine per l’adozione scadesse il 16 ottobre 2017 – la disciplina dell’inquinamento acustico (art.14) come pure la fissazione di criteri per la misurazione del rumore emesso dagli impianti e per il contenimento del relativo inquinamento (art.19).

È innegabile, quindi, che il rumore generato dalle pale che girano sia di forte impatto sulle popolazioni locali ed è per questo che viene esclusa la possibilità di collocare un aerogeneratore a una distanza inferiore a 400 m da ogni abitazione (qualcuno dice che anche l’effetto Flickering, ovvero l’ombra intermittente generata dalla rotazione della pala sul suolo considerando la variazione della posizione e angolazione del sole, può dare fastidio ai residenti).

Ma anche a prescindere da quanto finora detto, quello che comunque si dovrebbe tenere presente è che gli impianti per la produzione di energia mediante lo sfruttamento del vento sono pur sempre “impianti industriali”. Pertanto, le turbine eoliche, specialmente quelle di grandi dimensioni, possono avere un impatto visivo notevole sul paesaggio. Torri alte fino a 180 metri e pale lunghe fino a 100 metri possono essere visibili a grande distanza, alterando la percezione visiva di aree naturali o rurali, in particolare in zone considerate incontaminate o di particolare valore naturalistico e paesaggistico.

Insomma, siamo messi proprio bene: tra consumo di suolo, rumore, impatto paesaggistico e sulla biodiversità il nostro territorio è ridotto proprio male.

Eppure le grandi associazioni ambientaliste nazionali parlano dell’eolico come passaggio cruciale per il futuro del nostro territorio e anche per le politiche energetiche nazionali (in tal senso anche Tar Calabria n. 32/2011).

Anch’io dico sì alle fonti rinnovabili ma allo stesso tempo dico no alla speculazione energetica. Va bene la riduzione dei consumi, il fotovoltaico sui tetti degli edifici pubblici e delle zone industriali e la costituzione di comunità energetiche, ma detto questo non possiamo proprio accettare che detti impianti possano essere ubicati anche in zone classificate agricole dai vigenti piani urbanistici, In merito, corre l’obbligo di tenere conto delle norme in tema di sostegno nel settore agricolo (valorizzazione delle tradizioni agroalimentari locali, tutela della biodiversità, del patrimonio culturale e del paesaggio rurale).

È vero, dal punto di vista economico, che gli impianti eolici rendono di più della produzione agricola. Lo sappiamo benissimo. Ma in nome di quanto detto sopra non affittate il vostro terreno, con rendimenti che in un dato momento superano sicuramente quelli dell’attività agricola, dato che successivamente il terreno verrà restituito in condizioni non sane e con gli effetti devastanti che abbiamo descritto e a cui ciascun proprietario avrà purtroppo e suo malgrado sicuramente contribuito.

Tra l’altro bisogna ricordare che è possibile produrre energia elettrica senza dover necessariamente deturpare l’ambiente e il paesaggio. Si pensi all’energia elettrica prodotta dalle centrali idroelettriche. In Calabria ne abbiamo tante: la più famosa è quella di Timpagrande (situata nel comune di Cotronei) realizzata nel 1927 dalla S.M.E. (Società Meridionale di Elettricità), ma esistono anche quelle di Albi (CZ), Magisano (CZ), Orichella (San Giovanni in Fiore – CS), Calusia Nuova (Caccuri – KR). Si pensi anche all‘energia che sfrutta il calore naturale proveniente dall’interno della Terra (energia geotermica) e all’energia prodotto attraverso la decomposizione di materia organica, come rifiuti alimentari o letame animale, che rilasciano metano (Gas Naturale Rinnovabile – GNR)

Insomma, per la produzione di energia elettrica dobbiamo necessariamente pensare a queste ulteriori fonti rinnovabili e, soprattutto, alle potenzialità dei nostri territori rispetto ad alcune di esse. Così facendo si eviterà certamente di ricoprire il nostro territorio di mega costruzioni installate per lo più su terreni agricoli. 

Si noti, poi, che, paradossalmente, la Calabria non necessita in alcun modo di tutto questo fabbisogno energetico neppure adeguatamente verificato. Da noi, a bene vedere, la popolazione è poco più di 1.834.518 abitanti. Pertanto, se davvero si dovesse continuare a realizzare tutto quel quantitativo di installazioni indicato all’inizio, l’eventuale energia prodotta da queste mega costruzioni verrà utilizzata solo in pochissima parte del territorio calabrese. L’energia verrà portata in Italia, per soddisfare i bisogni del resto d’Italia, mentre la Calabria sarà una delle regioni che pagherà il prezzo sull’impatto ambientale e paesaggistico.

La Calabria è una terra meravigliosa, unica in Italia, ma di recente è risultata la seconda regione dell’Unione Europea (dopo la Guyana francese) per quote di persone a rischio povertà o esclusione sociale (dati Eurostat). Anche per questo è stata invasa e violentata da sempre. In futuro, quindi, evitiamo, che la Calabria possa essere assaltata da impianti eolici on-shore (sulla terraferma) e off-shore (a mare) per la produzione di energia elettrica. 

Difendiamo la bellezza della nostra terra, proteggiamo il nostro territorio, così come sta facendo da diverso tempo il popolo sardo.

Speriamo bene. (gm)

La Camera di Commercio di CZ, KR, VV al fianco delle imprese nella transizione energetica

Proseguono i tavoli tecnici per le progettazioni territoriali sulle comunità energetiche rinnovabili, promossi dalla Camera di Commercio di  Catanzaro Crotone Vibo Valentia, con l’obiettivo di fornire supporto tecnico e operativo alle imprese interessate alla transizione energetica.

Al tavolo erano infatti presenti come consulenti Antonio Romeo e Massimo Carbone di Dintec (Consorzio per l’Innovazione Tecnologica del Sistema camerale), Natale Arcuri e Giovanni Mirabelli del dipartimento di Ingegneria Meccanica, Energetica e Gestionale dell’Università della Calabria. Per agevolare  la consulenza personalizzata in occasione dell’incontro, così come nelle successive fasi, le imprese, preventivamente contattate, sono state invitate compilare e presentare gratuitamente un audit, predisposto dagli esperti, per far emergere tutte le informazioni aziendali utili alla valutazione dei fabbisogni e all’efficacia degli interventi. 

Questo, come hanno sottolineato Ornella Ortona e Maurizio Caruso Frezza, funzionari camerali referenti del progetto, per tracciare sin da subito, secondo il carattere pratico dell’incontro, gli effettivi parametri operativi per la costituzione delle Cer, tenuto conto che, oggi, contenere i consumi energetici oltre ad essere una necessità, è una responsabilità sociale per la sostenibilità ambientale, ma anche per il business aziendale. Per questo l’ente camerale, guidato dal presidente Pietro Falbo, ha pensato a programmi di affiancamento delle imprese tali da garantire soluzioni diverse e personalizzate in base al settore in cui l’energia verrà utilizzata, alle esigenze e agli obiettivi aziendali per aumentare risparmio ed efficientamento energetico, riduzione dei costi di esercizio in coerenza alla transizione green.

Un’attività di informazione/formazione concreta, mirata e capillare colta e apprezzata dalle imprese vibonesi che numerose hanno richiesto di partecipare al tavolo di progettazione territoriale sulle comunità energetiche tanto da dover procedere all’organizzazione di due distinte sessioni, una mattutina, dedicata ad un primo gruppo di operatori economici, e una pomeridiana specifica per il settore turistico. Il servizio offerto alle imprese, comunque, non si esaurisce in questa fase ma continua con uno sportello virtuale a cui le imprese potranno fare riferimento per dialogare costantemente con gli esperti attraverso la mail dedicata audit@smartcityinstruments.it. (rcz)

APPELLO DEI CALABRESI A MATTARELLA:
VIGILI SULLA TRANSIZIONE ENERGETICA

La devastazione del territorio calabrese s’impenna invece di arrestarsi. Così un nutrito gruppo di  associazioni immediatamente sostenuto da intellettuali, artisti, soggetti economici, amministratori, uomini e donne delle istituzioni che il degrado mette in difficoltà, ha ritenuto necessario esprimere sofferenza e al contempo proposte concrete per avviare finalmente una stagione politica orientata al recupero della qualità  ambientale e della serenità sociale nella nostra tormentata regione.

La forma comunicativa prescelta è una lettera aperta al Presidente della Repubblica, invocando «una riconversione energetica che non faccia a pugni con il rinnovato articolo 9 della Costituzione, secondo il quale la Repubblica tutela il paesaggio, il patrimonio storico e artistico, la biodiversità e gli ecosistemi». Perché, si sottolinea, «è paradossale che si continuino a costruire impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili che abbattono migliaia di alberi, alterano morfologie a volte già fragili incrementando il dissesto idrogeologico, consumano e degradano il suolo».

La lettera è stata sottoscritta da oltre 100 firmatari fra sindaci, ex senatori ed ex senatrici, situazioni territoriali, associazioni culturali, uomini e donne della cultura, del cinema, e dello spettacolo, parroci, enti pubblici, camminatori ed esploratori che hanno a cuore l’ambiente e il nostro territorio, contadini, aziende e cooperative agricole. Obiettivo della missiva aperta è quello di creare un effetto mediatico positivo oltre che un minimo comune denominatore tra le tante anime dei soggetti e dei comitati pronti a far nascere, a stretto giro, un coordinamento regionale di tutti coloro che si oppongono all’avanzata dell’eolico e del fotovoltaico stragisti, agli impianti di produzione di energia rinnovabile sostitutivi di boschi, terreni agricoli e suolo naturale.

Caro Presidente, siamo italiani della Calabria,  cittadini a vario titolo impegnati nelle vicende intellettuali, politiche, economiche, sociali e artistiche della nazione, e, spinti dallo stesso disagio, dallo stesso dolore e dalla stessa preoccupazione che hanno già prodotto fermento in altre aree del Meridione e delle Isole, ci rivolgiamo a Lei, considerandoLa un garante del buon senso oltre che della Costituzione, mentre nei territori che abitiamo vengono meno ogni giorno le precondizioni della vita, subiscono duri colpi gli ecosistemi, avanza il degrado ambientale  travolgendo il paesaggio e ogni ipotesi di sviluppo rurale e turistico fondato sulle risorse locali e sul presidio umano delle zone montane e collinari.

Questo vasto e progressivo processo di destrutturazione ecosistemica dei luoghi in cui viviamo è generato da una radicalizzazione degli approcci riduzionistici alla crisi ecologica (affrontata esclusivamente come problema energetico), che hanno creato i presupposti della proliferazione indiscriminata di mega impianti eolici e fotovoltaici. Sono passati ora vent’anni dal decreto legislativo 387 del 2003, il cui dodicesimo disgraziato articolo è dedicato alla Razionalizzazione e semplificazione delle procedure amministrative, e possiamo purtroppo constatare di avere vissuto un assalto senza precedenti alla qualità della nostra vita, siamo entrati in un’epoca che i posteri da noi danneggiati potranno legittimamente chiamare “ il Far West delle fonti rinnovabili”.

Signor Presidente noi chiediamo alla comunità nazionale una riconversione energetica che non faccia a pugni con il rinnovato articolo 9 della Costituzione, secondo il quale la Repubblica tutela il paesaggio, il patrimonio storico e artistico, la biodiversità e gli ecosistemi. Le associazioni, i gruppi, i comitati di cui facciamo parte, in questi ultimi vent’anni di attivismo civico, hanno verificato l’aumento dell’inquinamento e delle difficoltà del vivere quotidiano, e segnalano la diffusione di sfiducia, delusione e risentimento nel corpo sociale. Anche noi pensiamo dunque che la transizione ecologica debba essere ricollocata dentro una prospettiva politica e democratica; le comunità locali non possono più subire i loro paesaggi quale risultato di evoluzioni tecniche ed economiche decise senza di loro.

I nostri sindaci, i nostri rappresentanti istituzionali più prossimi, frustrati dall’impossibilità di contribuire a valutazioni così importanti per gli equilibri dei territori che amministrano, sono i soggetti più consapevoli della complessità dei problemi anche da Lei affrontati nei giorni scorsi, quando è  andato a Longarone, sessant’anni dopo il 9 ottobre del 1963,  a commemorare le vittime del disastro del Vajont, 1910 vittime del malgoverno del territorio, del desiderio cieco dell’uomo di piegare a proprio piacimento la natura per guadagnare il massimo profitto, come ha detto il Presidente Fedriga da Lei citato. Lei ha dimostrato di sapere benissimo, e dunque siamo certi di sfondare una porta aperta, che la buona salute dei suoli, insieme all’arresto del loro consumo mediante quell’intervento legislativo  tanto atteso e in fase di stallo da più lustri, è conditio sine qua  non del  contrasto ai cambiamenti climatici: per catturare l’anidride carbonica, per assorbire in sinergia con le piante l’acqua piovana rendendoci meno vulnerabili in caso di forti piogge, per produrre cibo, legna e habitat per tutti gli organismi indispensabili alle reti di vita in cui noi umani siamo impigliati.

Del resto si tratta di compiti e temi a cui ci richiama l’Ispra, con una continua produzione scientifica che dovrebbe rappresentare la bussola delle amministrazioni in materia ambientale, trovandosi in perfetta sintonia con l’Europa; compiti e temi pienamente accolti dal nostro Piano di Transizione Ecologica, che assume la necessità di individuare per gli impianti fotovoltaici ed eolici le superfici idonee coerentemente con le esigenze di tutela del suolo, delle aree agricole e forestali e del patrimonio culturale e paesaggistico in conformità ai principi di minimizzazione degli impatti sull’ambiente, sul territorio e sul paesaggio (lo stesso piano individua come soluzione migliore lo sfruttamento prioritario delle superfici di strutture edificate come tetti di edifici pubblici, capannoni, parcheggi,  aree e siti oggetto di modifica, cave e miniere cessate).

Non è paradossale, signor Presidente, che a fronte di tutti questi sforzi conoscitivi, di queste indicazioni ufficiali e di questa consapevolezza si continuino a costruire impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili che abbattono migliaia di alberi, alterano morfologie a volte già fragili incrementando il dissesto idrogeologico, consumano e degradano il suolo? Per quali ragioni il nostro sistema paese di cui Lei è il Presidente fa entrare la sostenibilità dalla porta per farla uscire subito dopo a calci nel sedere dalla finestra?

Noi ci aspettiamo da Lei una parola di sostegno nei  nostri confronti, perché abbiamo a cuore interessi generali insidiati al momento dal trionfo di interessi particolari; confidiamo in un pubblico intervento da parte Sua sulla questione di fondo da noi sollevata: l’esigenza di produrre sempre più energia rinnovabile deve essere armonizzata con altre pressanti esigenze, non può intaccare il rispetto di principi e valori su cui si fonda il patto sociale sancito dalla Costituzione. Lei il 9 ottobre 2023 ha pronunciato parole sacrosante, alle quali è necessario che seguano fatti concreti, prodotti dai vari attori delle nostre istituzioni e da noi cittadini rimessi nelle condizioni di partecipare a una dinamica democratica degna di questo nome. Presidente ci muove l’ansia di riconciliarci con il mondo che ci ospita, con la natura e l’ambiente in cui siamo immersi, e  immaginiamo che la resistenza nostra, la voglia di non arrendersi allo strapotere di chi preme con la sua forza economica sulle istituzioni per indirizzarne le scelte a proprio esclusivo vantaggio, sia considerata da Lei un’ancella dei compiti della Repubblica. 

Noi ci sentiamo, mutatis mutandis, simili a Tina Merlin, la cui attività  di informazione e denuncia avrebbe meritato l’ apprezzamento e l’appoggio dei Capi dello Stato in carica in quegli anni. Faccia valere il senno del poi, il senno del dopo Vajont, nei nostri tormentati giorni. Siamo Davide che fronteggia Golia, e ci piacerebbe salire sulle Sue spalle per avere più  coraggio e una più solida base. (rrm)

I firmatari

Pino Demasi – Parroco del Duomo di Polistena (Rc ); Margherita Corrado – Senatrice XVIII legislatura; Giulio Santopolo – Sindaco Petrizzi (Catanzaro);  Avamposto Agricolo Autonomo – Santa Caterina dello Jonio (Cz); Alberto Ziparo – Università di Firenze; Gioacchino Criaco  Scrittore; Piero Bevilacqua – Storico; Club Alpino italiano – Sezione Aspromonte (Rc); Cooperativa  di  comunità  A menzalora – Petrizzi (Cz); Azienda agrituristica Il Bergamotto  di Ugo  Sergi – Condofuri (Rc); Francesco  Pileggi – Scrittore; Associazione Culturale Sentieri d’Aspromonte; Movimento Terra e Libertà Calabria; Fattoria sociale  Terre di Vasia – Serrata (Reggio Calabria); Associazione Culturale Il Brigante – Serra  San Bruno  (Vv); Daniele  Vacca – Sindaco Soverato (Cz); Luca Gaetano – Sindaco  di San Ferdinando  (Rc); Piero Polimeni – Ingegnere ambientale; Pino Fabiano – Scrittore; Italia Nostra Soverato-Guardavalle (Cz); Arci Le Cento Città – Crotone; Coordinamento LIPU Calabria; Kalibreria  Associazione Culturale Soverato (Cz); Francesco Di Lieto – Codacons Calabria; Associazione di volontariato Cotroneinforma; Associazione Culturale Conservatorio Grecanico Reggio Calabria; Laboratorio territoriale di San Lorenzo e Condofuri (Rc); Piero  Crucitti – Musicista; Valentino Santagati – Musicista; Mara Papa – Naturalista; Arturo Lavorato – Regista; Felice D’Agostino – Regista; Michele  Conìa – Sindaco Cinquefrondi (Rc); Associazione Culturale Banda Pilusa – Bovalino (Rc); Gruppo archeologico Valle dell’Amendolea (Rc); Associazione Culturale  Sentieri d’Aspromonte (Rc); Elio Lannuti – Giornalista Senatore  XVIII  legislatura; Maria Crucioli – Avvocato  Senatrice  XVIII legislatura; Bianca Laura Granato – Senatrice XVIII legislatura; Italia Nostra – Crotone; Belvedere Borgo Antico Aps  – Belvedere  Spinello (KR); Italia Nostra – Lamezia  Terme; Giuliana Commisso – Docente Unical; Movimento 14 luglio Nicotera (VV); Antonio D’Agostino – Consigliere Comunale  Gruppo Movi@Vento  Nicotera  (Vv); Vittorio  Scerbo – Sindaco Marcellinara (Cz); Stazione Ornitologica Calabrese; Maria Adele Buccafusca – Consigliere Comunale Gruppo Movi@Vento – Nicotera (Vv); Salvatore Pagano – Consigliere Comunale Gruppo Movi@Vento – Nicotera (Vv); Caretta Calabria Conservation; Pantaleone Manno  Allevatore e musicista – Montauro  (CZ); Domenico Minuto – Storico, cittadino onorario di Condofuri per Gallicianò e di San Lorenzo del Tuccio; ASD Cuccuruta Estrema; Il tipico calabrese Museo Osteria    Cardeto (Rc); Agriturismo Seminaroti – Petrizzi  (Cz); Rossana Tassone – Sindaco Brognaturo (Vv); Associazione Culturale BookLab – Cardinale  (CZ); Giuseppe  Maio – No eolico comune di Monterosso  (Vv);

Lorenzo Labate – Guida ambientale escursionistica; Giosuè  Costa – Docente universitario – Consigliere Comunale Cardinale (CZ); Francesco Bevilacqua – Avvocato e scrittore; Azienda agrituristica Zio Nino – Condofuri (Rc); Equosud – Reggio Calabria; Raffaele Dolce – Consigliere Comunale Santa Caterina dello Jonio (Cz); Commissione Regionale Tutela Ambiente Montano del Club Alpino italiano della Calabria;

Pierluigi  Aceti – Direttore Gal Savuto (Cs); Bruno Traclò – Viticoltore e medico – Bova (Rc); Creativi Indipendenti Davolesi; Renato Fida – Responsabile Camera del lavoro di Polistena (Rc); Lara Chiellino – Attrice;

Lino Caserta – Presidente Parco diffuso della conoscenza e del benessere di Ace Medicina Solidale ETS, Reggio Calabria; Emanuele Domenico – Sindaco Palermiti (Cz); Associazione Another Beach Project – Crotone;

Cataldo Perri – Musicista e scrittore; Paolo Napoli – Musicista;  Saverio Pazzano, Consigliere Comunale – Città Metropolitana Reggio Calabria;

Gruppo Ambiente e Territorio Mongrassano Cosenza; Dora Ricca – Regista;  Associazione PietraElisa – Palermiti (Cz); Alice Rohrwacher – Regista (Con la Calabria nel cuore e lo stesso problema in Umbria); Alessandra Corrado – Università della Calabria;  Noemi Evoli – Guida Ufficiale Parco Nazionale d’Aspromonte; Italia Nostra  Palermiti (Cz); Associazione Guide delle Serre; Giovanni De Sossi – Musicista; Lele Dessì – Senatore XVIII legislatura; La Strada – Reggio Calabria; Monica De Marco – Curatrice del Museo delle Ceramiche di Calabria- Seminara (Rc); Associazione Culturale Let us dream – Caulonia Marina (Rc);

Giuseppe Bombino – Professore  Università Mediterranea Reggio Calabria già Presidente  Parco  Nazionale d’Aspromonte; Aldo Femia  Contabile Ambientale Istat; Paolo Cacciari – Associazione  Cittadini per la memoria  del Vajont. Noi 9 ottobre, giornalista,deputato nella XV legislatura;  Patrizia Surace – Avvocatessa e già docente universitaria Unical; Filippo D’Ascola – Centro Nazionale  Coste – ISPRA; Ernesto  Alecci    Consigliere Regionale Calabria; Peppe Marra – Confederazione Usb Calabria; Alfredo  Barillari – Sindaco Serra San Bruno (Vv);  Angelo Calzone – Avvocato  e delegato regionale WWF Calabria; ANPI  Sezione di  Laureana Serrata Galatro (Rc); Associazione Culturale Francesco Vuodo Alessandria  del Carretto  (Cs); Associazione culturale Totarella, le zampogne del Pollino – Alessandria del Carretto (Cs); Antonio  Larocca – Operatore culturale  Alessandria  del Carretto (Cs); Giovanni Veneziano – Operatore sanitario  centro d’accoglienza  Alessandria del Carretto  (Cs); Pino Alfano – Sindaco  di Camini (RC); Giuseppe  Olivadoti – Presidente AMA.M.I. (Associazione Apicoltori) Amaroni  (Cz); Luca Rotiroti  Dottore forestale,  titolare omonima  azienda  agricola  biologica; Silvio Greco  – Biologo marino; vicepresidente Stazione Zoologica Anton Dohrn; Casa delle erbe della Locride (Rc); Comitato Acri ProteggiAMO il territorio (Cs); Liberamente Movimento Sanvitese (Cz); Azienda agricola Donatella Vaccotti – Torre di Ruggiero (Cz); Italia Nostra Sez. Reggio Calabria; Alessia  Alboresi   Assessore  alle Politiche Sociali, Istruzione e Cultura del Comune di  Corigliano -Rossano  (Cs); Maria Salimbeni    Vicesindaco Comune di  Corigliano-Rossano  (Cs); Francesco Angilletta – Sindaco di Mongiana  (Vv); Sergio Santoro – Università  della Calabria;  Gregorio Gallello – Sindaco di  Gasperina (Cz); Biodistretto dell’Alto Tirreno cosentino  Baticós; Giovanni  Alessi – Vicesindaco Brancaleone (Rc); Associazione Primavera Andreolese – Sant’Andrea Apostolo dello Jonio (Cz); CSC Nuvola Rossa Villa San Giovanni (Rc); Walter Fratto – Architetto Paesaggista (Cz)

Giuseppe Antonio Rauti – Capogruppo Chi.Ce in Consiglio Comunale Chiaravalle Centrale (Cz); Pierpaolo Zavettieri – sindaco di Roghudi (Rc)

Domenico Penna – sindaco di Roccaforte del Greco (Rc). 

SERVE UNA TRANSIZIONE ENERGETICA CHE
NON DISTRUGGA IL TERRITORIO CALABRESE

La devastazione del territorio calabrese s’impenna invece di arrestarsi. Così un nutrito gruppo di  associazioni immediatamente sostenuto da intellettuali, artisti, soggetti economici, amministratori, uomini e donne delle istituzioni che il degrado mette in difficoltà, ha ritenuto necessario esprimere sofferenza e al contempo proposte concrete per avviare finalmente una stagione politica orientata al recupero della qualità  ambientale e della serenità sociale nella nostra tormentata regione.

La forma comunicativa prescelta è una lettera aperta al Presidente della Repubblica, invocando «una riconversione energetica che non faccia a pugni con il rinnovato articolo 9 della Costituzione, secondo il quale la Repubblica tutela il paesaggio, il patrimonio storico e artistico, la biodiversità e gli ecosistemi». Perché, si sottolinea, «è paradossale che si continuino a costruire impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili che abbattono migliaia di alberi, alterano morfologie a volte già fragili incrementando il dissesto idrogeologico, consumano e degradano il suolo».

La lettera è stata sottoscritta da oltre 100 firmatari fra sindaci, ex senatori ed ex senatrici, situazioni territoriali, associazioni culturali, uomini e donne della cultura, del cinema, e dello spettacolo, parroci, enti pubblici, camminatori ed esploratori che hanno a cuore l’ambiente e il nostro territorio, contadini, aziende e cooperative agricole. Obiettivo della missiva aperta è quello di creare un effetto mediatico positivo oltre che un minimo comune denominatore tra le tante anime dei soggetti e dei comitati pronti a far nascere, a stretto giro, un coordinamento regionale di tutti coloro che si oppongono all’avanzata dell’eolico e del fotovoltaico stragisti, agli impianti di produzione di energia rinnovabile sostitutivi di boschi, terreni agricoli e suolo naturale.

Caro Presidente, siamo italiani della Calabria,  cittadini a vario titolo impegnati nelle vicende intellettuali, politiche, economiche, sociali e artistiche della nazione, e, spinti dallo stesso disagio, dallo stesso dolore e dalla stessa preoccupazione che hanno già prodotto fermento in altre aree del Meridione e delle Isole, ci rivolgiamo a Lei, considerandoLa un garante del buon senso oltre che della Costituzione, mentre nei territori che abitiamo vengono meno ogni giorno le precondizioni della vita, subiscono duri colpi gli ecosistemi, avanza il degrado ambientale  travolgendo il paesaggio e ogni ipotesi di sviluppo rurale e turistico fondato sulle risorse locali e sul presidio umano delle zone montane e collinari.

Questo vasto e progressivo processo di destrutturazione ecosistemica dei luoghi in cui viviamo è generato da una radicalizzazione degli approcci riduzionistici alla crisi ecologica (affrontata esclusivamente come problema energetico), che hanno creato i presupposti della proliferazione indiscriminata di mega impianti eolici e fotovoltaici. Sono passati ora vent’anni dal decreto legislativo 387 del 2003, il cui dodicesimo disgraziato articolo è dedicato alla Razionalizzazione e semplificazione delle procedure amministrative, e possiamo purtroppo constatare di avere vissuto un assalto senza precedenti alla qualità della nostra vita, siamo entrati in un’epoca che i posteri da noi danneggiati potranno legittimamente chiamare “ il Far West delle fonti rinnovabili”.

Signor Presidente noi chiediamo alla comunità nazionale una riconversione energetica che non faccia a pugni con il rinnovato articolo 9 della Costituzione, secondo il quale la Repubblica tutela il paesaggio, il patrimonio storico e artistico, la biodiversità e gli ecosistemi. Le associazioni, i gruppi, i comitati di cui facciamo parte, in questi ultimi vent’anni di attivismo civico, hanno verificato l’aumento dell’inquinamento e delle difficoltà del vivere quotidiano, e segnalano la diffusione di sfiducia, delusione e risentimento nel corpo sociale. Anche noi pensiamo dunque che la transizione ecologica debba essere ricollocata dentro una prospettiva politica e democratica; le comunità locali non possono più subire i loro paesaggi quale risultato di evoluzioni tecniche ed economiche decise senza di loro.

I nostri sindaci, i nostri rappresentanti istituzionali più prossimi, frustrati dall’impossibilità di contribuire a valutazioni così importanti per gli equilibri dei territori che amministrano, sono i soggetti più consapevoli della complessità dei problemi anche da Lei affrontati nei giorni scorsi, quando è  andato a Longarone, sessant’anni dopo il 9 ottobre del 1963,  a commemorare le vittime del disastro del Vajont, 1910 vittime del malgoverno del territorio, del desiderio cieco dell’uomo di piegare a proprio piacimento la natura per guadagnare il massimo profitto, come ha detto il Presidente Fedriga da Lei citato.

Lei ha dimostrato di sapere benissimo, e dunque siamo certi di sfondare una porta aperta, che la buona salute dei suoli, insieme all’arresto del loro consumo mediante quell’intervento legislativo  tanto atteso e in fase di stallo da più lustri, è conditio sine qua  non del  contrasto ai cambiamenti climatici: per catturare l’anidride carbonica, per assorbire in sinergia con le piante l’acqua piovana rendendoci meno vulnerabili in caso di forti piogge, per produrre cibo, legna e habitat per tutti gli organismi indispensabili alle reti di vita in cui noi umani siamo impigliati.

Del resto si tratta di compiti e temi a cui ci richiama l’Ispra, con una continua produzione scientifica che dovrebbe rappresentare la bussola delle amministrazioni in materia ambientale, trovandosi in perfetta sintonia con l’Europa; compiti e temi pienamente accolti dal nostro Piano di Transizione Ecologica, che assume la necessità di individuare per gli impianti fotovoltaici ed eolici le superfici idonee coerentemente con le esigenze di tutela del suolo, delle aree agricole e forestali e del patrimonio culturale e paesaggistico in conformità ai principi di minimizzazione degli impatti sull’ambiente, sul territorio e sul paesaggio (lo stesso piano individua come soluzione migliore lo sfruttamento prioritario delle superfici di strutture edificate come tetti di edifici pubblici, capannoni, parcheggi,  aree e siti oggetto di modifica, cave e miniere cessate).

Non è paradossale, signor Presidente, che a fronte di tutti questi sforzi conoscitivi, di queste indicazioni ufficiali e di questa consapevolezza si continuino a costruire impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili che abbattono migliaia di alberi, alterano morfologie a volte già fragili incrementando il dissesto idrogeologico, consumano e degradano il suolo? Per quali ragioni il nostro sistema paese di cui Lei è il Presidente fa entrare la sostenibilità dalla porta per farla uscire subito dopo a calci nel sedere dalla finestra?

Noi ci aspettiamo da Lei una parola di sostegno nei  nostri confronti, perché abbiamo a cuore interessi generali insidiati al momento dal trionfo di interessi particolari; confidiamo in un pubblico intervento da parte Sua sulla questione di fondo da noi sollevata: l’esigenza di produrre sempre più energia rinnovabile deve essere armonizzata con altre pressanti esigenze, non può intaccare il rispetto di principi e valori su cui si fonda il patto sociale sancito dalla Costituzione. Lei il 9 ottobre 2023 ha pronunciato parole sacrosante, alle quali è necessario che seguano fatti concreti, prodotti dai vari attori delle nostre istituzioni e da noi cittadini rimessi nelle condizioni di partecipare a una dinamica democratica degna di questo nome.

Presidente ci muove l’ansia di riconciliarci con il mondo che ci ospita, con la natura e l’ambiente in cui siamo immersi, e  immaginiamo che la resistenza nostra, la voglia di non arrendersi allo strapotere di chi preme con la sua forza economica sulle istituzioni per indirizzarne le scelte a proprio esclusivo vantaggio, sia considerata da Lei un’ancella dei compiti della Repubblica. 

Noi ci sentiamo, mutatis mutandis, simili a Tina Merlin, la cui attività  di informazione e denuncia avrebbe meritato l’ apprezzamento e l’appoggio dei Capi dello Stato in carica in quegli anni. Faccia valere il senno del poi, il senno del dopo Vajont, nei nostri tormentati giorni. Siamo Davide che fronteggia Golia, e ci piacerebbe salire sulle Sue spalle per avere più  coraggio e una più solida base. (rrm)

 

Al via i webinar della Camera di commercio sulla Transazione energetica

Proseguono fitti e coordinati gli interventi della Camera di Commercio di Catanzaro-Crotone- Vibo Valentia per favorire la transizione energetica e per accompagnare le imprese in questa importante rivoluzione green, incentivandole a cogliere tutte le opportunità offerte dai piani nazionali ed europei, ed in particolare dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), realizzando innovazione e competitività.

L’ente camerale, infatti, oltre al bando per la concessione contributi a fondo perduto per la transizione digitale ed ecologica, ancora aperto, pubblicato sul sito istituzionale-sezione news https://czkrvv.camcom.it/news, ha in programma un ciclo di webinar gratuiti di carattere informativo/formativo per consentire alle imprese di comprendere appieno gli strumenti e le opportunità a loro disposizione per l’efficientamento ed il risparmio energetico, sensibilizzandole anche sull’utilità dei Cer (Comunità Energetiche Rinnovabili), promossi localmente dalle Camere di Commercio, quali modelli innovativi, partecipati e condivisi da attori pubblici e privati, capaci di generare benefici ambientali, sociali ed economici per gli aderenti e per tutto il territorio.

Il primo di questi incontri è già calendarizzato per il prossimo 7 novembre – ore 15:00 con la partecipazione, per i saluti e gli interventi introduttivi, del Presidente dell’Ente camerale Pietro Falbo e del Segretario Generale Ciro Di Leva; sugli aspetti tecnici relazionerà, poi, Dario Di Santo, esperto Fire (Federazione Italiana per l’uso razionale dell’energia) che si soffermerà in particolare su come “usare meglio l’energia nelle imprese: strumenti e opportunità”.

La partecipazione al webinar è gratuita, previa compilazione del form disponibile al link: https://forms.gle/h3xFvWsysvkJabyaA, presente, anche con ulteriori informazioni, sul sito istituzionale nella Sezione News al corrispondente avviso.

«Abbiamo voluto creare un momento di approfondimento tematico e di confronto tra imprese ed esperti di settore –dice il Presidente dell’Ente Pietro Falbo- nell’ottica di informare e formare proprio le imprese su questioni che le coinvolgono direttamente e che segneranno la loro capacità di svilupparsi e di essere competitive su un mercato, oggi, sempre più orientato e attento alla sostenibilità tanto dei processi che dei prodotti. Vogliamo che le nostre imprese siano preparate e pronte ad affrontare il cambiamento per scelte consapevoli e produttive per la loro crescita e per quella della del territorio, anche perché siano percepite, per come effettivamente sono, risorsa preziosa e irrinunciabile di sviluppo e benessere per l’intera comunità».

«Il Sistema camerale – evidenzia il Segretario Generale Ciro Di Leva – anche in questa occasione è pronto a cogliere la sfida, svolgendo un ruolo fondamentale per l’attuazione di una transizione energetica efficiente ed efficace. L’orientamento e la formazione del sistema produttivo verso forme alternative di approvvigionamento e uso dell’energia rispetto al quadro esistente, diventano strategici per creare consapevolezza e spinta verso sistemi nuovi sistemi coerenti con la sostenibilità ma anche con produttività e business. In quest’ottica si inquadra l’intervento della Camera di Commercio di Catanzaro-Crotone-Vibo Valentia a beneficio delle sue imprese e della crescita sostenibile del territorio».

Il ciclo di webinar tematici, organizzato dall’Ente camerale con il supporto della sua Azienda Speciale e del suo Punto Impresa Digitale ed in collaborazione con Dintec-Consorzio per l’Innovazione Tecnologica, si completerà con altri due appuntamenti, in corso di definizione, inclusivi di DESK operativi con le imprese per dare risposte dirette, immediate e personalizzate. (rcz)

Martedì a Catanzaro l’iniziativa della Filctem Cgil sulla transizione energetica

Martedì 19 settembre, a Catanzaro Lido, alle 9.30, al Grand Hotel Paradiso, si terrà l’attivo regionale dei quadri e dei delegati della Filctem Cgil Calabria dei settori elettrico gas e acqua, dal titolo La generazione Filctem Cgil Calabria in rete. Il ruolo strategico dei nostri settori e delle reti dentro le sfide della transizione energetica ambientale e industriale.

L’iniziativa si colloca all’interno de La via maestra, il percorso di mobilitazione della Cgil che si concluderà il 7 ottobre a Roma, e approfondirà la necessità  di un piano  di politiche industriali energetiche e ambientali  in grado di accompagnare  la transizione ecologica e la trasformazione digitale. Cambiamenti, che se governati, consentiranno un ammodernamento complessivo del Paese, del Mezzogiorno e della Calabria, non solo sotto l’aspetto industriale, ma soprattutto sociale. Il focus riguarderà il ruolo strategico dei settori Elettrico, Gas e Acqua e sui Servizi a Rete centrali per raggiungere l’obiettivo di una giusta transizione da un modello di sviluppo legato ai fossili ad uno più sostenibile basato su vettori e produzioni meno impattanti.

Interverranno Angelo Sposato, Segretario Generale Cgil Calabria, Francesco Gatto, Segretario Generale Filctem Cgil Calabria, Annamaria Palumbo, presidente A.G. Filctem Cgil  Calabria, Antonio Mangano, Segretario regionale Filctem Cgil Calabria. Conclude Ilvo Sorrentino, Segretario Nazionale Filctem Cgil settore elettrico gas e acqua. (rcz)

Transizione energetica, la Calabria più competitiva con l’auricolare

«La riduzione del costo e l’efficientamento dei consumi energetici rappresenteranno le chiavi di lettura e di azione nel governo sempre delle nostre società. Anzi, diventeranno l’unità di misura dello sviluppo durevole dei territori. In questa prospettiva, per una delle regioni con maggiore biodiversità d’Europa come la Calabria, con la sua storia e identità agricola ed agroalimentare, la via della eco-sostenibilità è obbligata. Deve essere considerata la principale strategia vincente per rendere finalmente tutto il tessuto imprenditoriale complessivamente più competitivo su scala europea e globale. Con il Bando Agrisolare 2023, ci sono oggi importantissime risorse del Piano nazionale ripresa e resilienza (Pnrr) messe a disposizione. Abbiamo il dovere di coglierle, nella consapevolezza che soltanto ammodernandoci ed allineandoci agli standard dei nostri competitor internazionali potremo poi distinguerci e vincere con la qualità delle nostre produzioni e trasformazioni».

È stato, questo, uno dei passaggi principali dell’intervento di Vincenzo D’Agostino, amministratore delegato di Omnia Energia Spa, dal 2002 prima società di servizi energetici (Esco) nel Sud Italia, con una consolidata esperienza e competenza nell’installazione di impianti fotovoltaici, prendendo la parola alla tavola rotonda promossa in collaborazione con l’Associazione Fatto in Calabria, ospitata nella cornice della Wayouth X Reunion dal titolo Viaggiare a dieci nodi, iniziativa svoltasi nei giorni scorsi a Crotone alla quale ha partecipato anche il magistrato Nicola Gratteri.

All’evento, organizzato da Wayouth aps, associazione nata in seno al Ministero dell’Istruzione che dal 2017 si pone l’obiettivo di rendere i giovani motori del cambiamento, insieme a D’Agostino sono intervenuti anche Fortunato Amarelli ad di Amarelli Fabbrica di Liquirizia, Katia Oliva presidente di Fatto in Calabria, Marco Oloferne Curti, coordinatore Ance Giovani Sud.

«Clima, biodiversità, orografia e qualità delle produzioni – ha aggiunto – rappresentano qui un formidabile valore aggiunto perché il previsto adeguamento degli impianti in termini di governo della risorsa energetica si traduca di fatto in una molla di complessivo rilancio per l’economia circolare con ricadute sociali e ritorni economici diretti ed indiretti, non solo per le imprese beneficiarie del Bando Agrisolare. Perché ridurre i costi ed anche ridurre l’acquisto di energia da altre regioni, significa non solo elevare la qualità ma anche stimolare reddito locale e moltiplicatori di crescita; una prospettiva non solo possibile ma anche dietro l’angolo, rispetto alla quale – ha concluso D’Agostino – dobbiamo però sapere esigere esperienza, merito, competenza, visione e capacità di problem solving».

Pubblicato sul sito del Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, questo secondo Bando Agrisolare, rispetto a quello 2022 prevede un contributo a fondo perduto per la realizzazione di impianti fotovoltaici su edifici a uso produttivo nei settori agricolo, zootecnico e agroindustriale. Fino al 2026 le risorse a disposizione ammontano a 1.500 milioni di euro. Le domande dovranno essere presentate tramite Piattaforma informatica del Gse, a partire dalle ore 12 del 12 settembre 2023 e fino alle ore 12 del 12 ottobre 2023. Tra le importanti novità previste vi è un raddoppio della potenza di picco massima installabile che passa da 500 a 1000 kWp ed un raddoppio della spesa massima ammissibile per i sistemi di accumulo e ricarica che passa da 50 mila a 100 mila euro. Sono soggetti a finanziamento i progetti che prevedono l’acquisto e la posa in opera di pannelli fotovoltaici sulle coperture di fabbricati strumentali all’attività dei soggetti beneficiari, compresi quelli destinati alla ricezione ed ospitalità nell’ambito dell’attività agrituristica. I beneficiari sono le imprese del settore della produzione agricola primaria con l’obiettivo di soddisfare il proprio autoconsumo; quelle della trasformazione di prodotti agricoli, della trasformazione di prodotti agricoli in non agricoli e della produzione agricola primaria, senza il vincolo dell’autoconsumo. (rcz)