SALUTE, VACCINAZIONI E LAVORO: CHANCE
PER PROGETTARE IL FUTURO CON IL PNRR

di ETTORE JORIO – Cinquantasei mesi all’alba oppure al tramonto. Questo è il tempo che ci rimane per utilizzare al meglio le occasioni che offre al Paese il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Ad agosto 2026 è, infatti, fissato il termine per la definizione dei lavori di quanto finanziato, in larga parte a fondo perduto, e della maturazione di far proprio il saldo dei relativi fondi, pena la ripetizione di quanto percepito in caso di inadempimento. Una sanzione grave, dal momento che anche tutto ciò che è stato impegnato nei processi lavorativi intermedi dovrà ritornare al mittente.

In tutto questo calendario dai termini non dilazionabili e da rispettare pertanto con assoluta puntualità, si contrappone la presenza prolungata del Covid, oggi peggiorato in aggressività dalla variante Delta-plus. È invero ovunque in agguato, tanto da lasciare verosimilmente presumere la possibilità di una quarta ondata. Un pericolo che sta portando alcuni Stati europei a prevedere lockdown lunghi.

Dunque, nasce una più che doverosa valutazione sull’obbligo di vaccinazione. Un dovere pubblico richiesto da più parti, fatta eccezione per alcuni giuristi che ne smentiscono l’applicazione legislativa, nonostante i dicta costituzionali che ne consentono il ricorso in presenza di precise ragioni scientifiche, che nel caso sembrano esserci atteso che la pratica del vaccino è da ritenersi a tutti gli effetti trattamento sanitario riconosciuto dai massimi organismi europei e nazionali.

Stante le assicurazioni offerte dalla scienza, lo imporrebbe la doverosità e la ragionevolezza politica di mettere tutta la nazione, soprattutto quella impegnata nella burocrazia e nelle professioni, nella certezza di ossequiare con puntualità e professionalità agli adempimenti richiesti al Paese, perché possa avere più chance di godere dei 208 miliardi di euro messi a disposizione dalla Next Generation Eu.

Dunque, non solo un obbligo, con la palla passata dall’Ema all’Aifa, che certamente farà canestro in questi giorni, autorizzando il vaccino obbligatorio per i bambini dai 5 agli 11 anni. Il tutto, in corrispondenza delle altre dieci vaccinazioni obbligatorie cui gli stessi sono sottoposti da decenni per andare a scuola.

Quindi: da una parte, l’art. 32 della Costituzione, che consente al legislatore ordinario di disporre l’obbligo del trattamento sanitario (tale è comunque da ritenere il vaccino anti Covid); dall’altra, il Pnrr che deve necessariamente godere di una burocrazia efficiente e certamente impegnata a lavorare in presenza e non diversamente.

Tale è il requisito di minima per stare bene nei tempi utili alla progettazione, attivazione e definizione dei lavori abilitativi della attribuzione in definitivo godimento dei ratei del Pnrr, che saranno erogati, è bene ricordare, a “stati di avanzamento”; contravvenire a questi due importanti appuntamenti significa assumersi delle responsabilità importanti, prima fra tutte quella di eliminare le pericolose discriminazioni, del tipo di obbligare gli insegnanti e non già gli studenti.

La prima colpa, sarebbe quella di non garantire, lo stato di salute alla totalità degli individui presenti sul territorio nazionale, quantomeno in via teorica.
La seconda, di utilizzare tale stato di salubrità per essere puntuali al meglio negli appuntamenti che il Pnrr impone al Paese intero.

In alternativa, chiedere all’Ue un differimento dei termini posti a decadenza dal disposto generoso finanziamento unionale. (ej)

[Courtesy Quotidiano Sanità]

Occhiuto incontra Figliuolo: convinto della necessità di tenere aperti gli hub vaccinali

Il Presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto ha incontrato a Roma il commissario straordinario gen. Francesco Paolo Figliuolo al quale ha ha ribadito di essere convinto della necessità di tenere aperti tutti gli hub vaccinali in Calabria.

«Questo pomeriggio – ha riferito il Presidente Occhiuto – ho incontrato a Roma il generale Francesco Paolo Figliuolo, commissario straordinario del governo per l’emergenza Covid. L’ho ringraziato per il prezioso lavoro fatto nel Paese, e anche in Calabria, in questi mesi, e per il suo costante impegno contro la pandemia. Abbiamo affrontato i temi della campagna vaccinale e dei prossimi passi da compiere per proseguire con vigore e decisione la somministrazione delle dosi. Ci sono ancora cittadini che devono decidere se vaccinarsi o meno – e su questo sarà importante continuare un’attenta opera di informazione – e poi ci sono le terze dosi, già partite per alcune categorie e che da dicembre interesseranno migliaia di persone. Ho informato Figliuolo della mia iniziativa per mantenere aperti tutti gli hub vaccinali della Calabria, e gli ho manifestato la necessità di rinnovare i contratti, in scadenza, al personale messo a disposizione dalla struttura commissariale e che lavora in questi centri. Operatori sanitari – questi ultimi – che sono stati e che continuano ad essere fondamentali per la buona riuscita della campagna vaccinale. Il commissario mi ha assicurato che si adopererà per risolvere questa situazione, e per rimpiazzare le figure che in questi mesi si sono dimesse dall’incarico, magari dopo aver iniziato la scuola di specializzazione o dopo aver trovato una nuova occupazione».

Prima di recarsi a Roma, il Presidente Occhiuto, che ha congelato tutte le posizioni dirigenziali in Regione, aveva scritto una lettera a tutti i direttori generali della Cittadella in relazione all’avviato processo di efficientamento della struttura amministrativa, «nella prospettiva imminente – ha sottolineato il governatore – di una più generale riforma della macchina regionale alla luce delle tante sfide – Pnrr, fondi europei 21/27 e capitolo sanità su tutte – che ci attendono e che richiederanno un adeguato impegno.
«Sono conscio che saranno tante le risorse umane da motivare e valorizzare, ed a tal proposito sarà anche vostra cura cercare di contribuire alla costruzione della migliore espressione della burocrazia regionale – scrive Occhiuto –, chiedendo “attenzione” in ordine alle molteplici scadenze di fine anno, per evitare qualsiasi forma di disimpegno di risorse che potrebbe arrecare danni all’amministrazione, “soprattutto alla luce di impegni giuridicamente vincolanti, nonché a garantire tutti gli ‘oneri’ assunti con il governo e la Commissione europea.
«Non possiamo permetterci il lusso di perdere alcuna risorsa», il ragionamento del presidente della Regione, che invita, dunque, i direttori generali a fornire «un prospetto con le attività in essere a valere sui diversi fondi della programmazione nazionale e comunitaria con specifica indicazione delle risorse previste, della spesa effettuata e di quella che si presume di completare al 31.12.2021».
Allo stesso tempo il governatore Occhiuto pretende che venga garantita una «adeguata presenza a tutti i tavoli in sede tecnica istituiti presso le diverse amministrazioni centrali, con particolare riguardo alla Conferenza Stato-Regioni», e che vengano successivamente inoltrati alla presidenza report puntuali sui vari dossier esaminati. (rcz)

La denuncia di Klaus Algieri: Vaccinati i dipendenti della Regione e le imprese ancora aspettano

Klaus Algieri, presidente di Confcommercio, ha dichiarato che «la notizia della vaccinazione dei dipendenti della Regione è inaccettabile».

«È di oltre un mese – ha spiegato – la promessa che sarebbe stato possibile partire con le vaccinazioni sui luoghi di lavoro, ma così non è stato. Nonostante l’Ordinanza del Commissario Straordinario per l’emergenza Covid-19 n. 6 del 9 aprile 2021, prevedeva che la campagna vaccinale nei luoghi di lavoro potesse avere inizio, compatibilmente con la disponibilità dei vaccini, in concomitanza con l’avvio della vaccinazione dei soggetti di età inferiore a 60 anni. Ed è ancora più frustante vedere, con tanto di foto, l’esultanza della Regione che vaccina i propri dipendenti in casa sua, quando il 70% di loro lavora in smartworking e percepisce regolarmente il proprio stipendio, mentre i cassieri del supermercato, le commesse dei negozi, i camerieri dei ristoranti, i dipendenti degli hotel che hanno vissuto la cassa integrazione e vivono quotidianamente a contatto con il pubblico, stanno a guardare. Perché questa disparità? I dipendenti della Regione sono migliori dei dipendenti del settore privato?».

«Siamo pronti da un mese – ha proseguito Algieri – e le nostre imprese avevano manifestato il proprio interesse a vaccinare i dipendenti, qualsiasi fosse stato il vaccino disponibile (a differenza di altri). Invece nulla, solo vane promesse. Abbiamo sollecitato molte volte, con lettere e incontri al Commissario Straordinario dell’Asp di Cosenza, Vincenzo La Regina, la necessità di avviare la campagna vaccinale sui luoghi di lavoro in applicazione del protocollo, soprattutto in vista della stagione estiva per la quale è previsto un boom di presenze. Il commissario ci aveva dato piena disponibilità ad agire, ma per procedere era necessaria l’autorizzazione della Regione, in particolare del Commissario Regionale, Guido Longo. Ma ancora non abbiamo avuto alcuna notizia in merito e siamo fermi. A quanto pare il presidente f.f. Nino Spirlì e il commissario Longo hanno voluto dare priorità ad altro ed evidentemente non hanno interesse verso i lavoratori delle imprese private, questi forse non fanno notizia».

«Ancora una volta – ha detto ancora – la politica cura i propri interessi di facciata e non quelli dei cittadini. Questo dimostra, come se ce ne fosse bisogno, che siamo in mano a persone prive di competenza, cieche di fronte al grido disperato del cuore produttivo della nostra terra e piegati solo alla cura dei propri interessi. Basta. Lo dico io, lo dicono le imprese. Siamo stanchi di essere trattati come il nulla di essere invisibili e privi di ogni considerazione. Chiedo, con fermezza, che pubblicamente chi di competenza, Regione in primis, già domani mattina si metta al lavoro perché nel giro di pochi giorni le imprese siano in grado di vaccinare i propri dipendenti. Lo devono come atto di serietà e rispetto verso tutti».

«Mi appello – ha detto ancora – anche ai corpi intermedi, alle associazioni di categoria e ai sindacati firmatari del protocollo perché anche loro facciano sentire la propria voce denunciando pubblicamente quanto sta avvenendo».

«Le imprese vogliono e hanno il sacrosanto diritto di lavorare in sicurezza – ha concluso –. La vaccinazione dei propri dipendenti è il tassello fondamentale perché questo avvenga, soprattutto per le imprese del turismo dove l’età media dei dipendenti è di 30 anni, fascia non ancora interessata dal piano nazionale e che forse non potrà vaccinarsi prima del mese di luglio, quando ormai la stagione estiva sarà nel vivo, come invece sta già avvenendo in altre regioni». (rcs)

 

Il sindaco Marcello Manna: Ora si pensi a vaccinare ristoratori e albergatori

Il sindaco di Rende, Marcello Manna, ha inviato una lettera al commissario dell’Asp di Cosenza, Vincenzo La Regina e al dirigente Protezione Civile Calabria, Fortunato Varone, chiedendo l’avvio della campagna vaccinale per i gestori delle attività ristorative e delle strutture ricettive cittadine.

«Atteso che la campagna vaccinale procede finalmente in maniera spedita – si legge nella lettera – raggiungendo quella parte di popolazione più fragile, vogliamo porre alla vostra attenzione la richiesta unanime che proviene dai nostri cittadini. Le istanze raccolte sul nostro territorio ci pongono dinanzi una riflessione che, come già da Voi dimostrato, saprete sostenere con la concretezza delle azioni.
Riteniamo, infatti, che in vista del ripristino della zona gialla, la ripresa economica debba essere legata a doppio filo con la sanità e la sicurezza dei luoghi di lavoro».
«Le riaperture delle attività di ristoro, così come quelle ricettive – conclude la nota – richiedono un cambio di passo: bisogna garantire a chi opera in questo settore la copertura vaccinale necessaria a svolgere in sicurezza il proprio lavoro che si svolge prevalentemente a contatto con il pubblico. Siamo certi che accoglierete questa istanza che ci permetterà celermente di procedere verso un ritorno alla normalità che tutti auspichiamo avvenga al più presto». (rcs)

Al via le vaccinazioni per gli over 50 in Calabria

Da oggi, 10 maggio, anche gli over 50, fino ai nati nel 1971, si potranno vaccinare contro il covid-19.

A comunicarlo è la Protezione civile regionale.

«A partire dalle ore 12 del medesimo giorno – è scritto nella nota della Prociv – sarà, quindi, possibile, prenotarsi sulla piattaforma www.prenotazioni.vaccinicovid.gov.it., oppure chiamando al numero verde 800 00 99 66 o mandando sms al 339-9903947 per essere ricontattati.

Per info si può contattare il centralino dedicato della Protezione civile: 0961 789775.

«Nella settimana appena conclusa – ha dichiarato il dirigente generale della Protezione Civile Calabria, Fortunato Varone – la campagna vaccinale ha segnato numeri importanti in Calabria, fino a toccare le punte di 18129 somministrazioni nella giornata di sabato 8 maggio. Quotidianamente vengono non solo raggiunte ma anche superate le soglie prefissate dal Commissario Figliuolo, a conferma che le vaccinazioni al Sud stanno accelerando». (rcz)

I medici di famiglia possono vaccinare: ecco la convenzione

Era attesa da gennaio, ma la convenzione che permette ai medici di famiglia di vaccinare in Calabria è, finalmente, arrivata.

Il protocollo è stato firmato tra la Regione Calabria, la struttura commissariale e FimmgSmiCisl.

«Insieme al commissario Guido Longo e a tutte le sigle interessate – ha dichiarato il presidente della Regione Calabria, Nino Spirlì – abbiamo dato seguito a livello regionale al protocollo firmato, il 21 febbraio scorso, da Governo, Regioni, Province autonome e organizzazioni sindacali della medicina generale. Da questo momento in poi, la campagna vaccinale può avere un’accelerazione decisiva su tutto il territorio calabrese».

Nel protocollo si premette che «le parti condividono la necessità che i medici di medicina generale possano contribuire alla campagna vaccinale, manifestando la disponibilità a effettuare le vaccinazioni anti Covid-19, per tutta la popolazione assistita, anche in considerazione del rapporto fiduciario esistente, che permetterà, fra l’altro, una più semplice compilazione del quadro anamnestico e del consenso informato, oltre a una maggiore adesione da parte delle categorie target, con enormi benefici in termini di copertura».

«Il medico di medicina generale – si aggiunge – potrà scegliere se effettuare la vaccinazione presso il proprio studio o presso le sedi uniche di Aft/Uccp sia a gestione autonoma che pubblica, o altro presidio temporaneo messo a disposizione dall’Asp di riferimento».

«Nel caso di vaccinazioni nei centri vaccinali – è scritto ancora – si esclude ogni responsabilità professionale del mmg che dovesse essere dovuta a carenze organizzative sia di personale che di attrezzature di primo soccorso».

«Per ogni centro vaccinale – riporta il protocollo – si dispone la figura di un team, costituito da un responsabile designato dal direttore del distretto e da un mmg, che pianifichi la turnazione dei medici, quotidiana e settimanale, in base alla disponibilità dei vaccini, e comunichi agli stessi in tempo utile, ogni eventuale modifica delle sedute vaccinali, garantendo la partecipazione, a rotazione, di tutti coloro che hanno dato la disponibilità e assicurando un carico di almeno 40-50 vaccini/turno per ogni mmg presente nella sede vaccinale, con una media di almeno 10 vaccini/ora».

«Al fine di garantire quanto più possibile vaccinazioni in prossimità – è scritto ancora –, si auspica l’aggiunta sulla piattaforma regionale di un numero maggiore di centri vaccinali comunali, idonei alla vaccinazione anticovid».

«Per i pazienti fragili che dovranno essere vaccinati a domicilio – è specificato – il mmg costituirà la componente medica del team mobile, insieme a un infermiere, e farà riferimento a un centro vaccinale del distretto, il cui personale amministrativo, delegato alla registrazione della vaccinazione nel sistema informativo, provvederà alla registrazione entro la stessa giornata». (rcz)

LA SOLITUDINE DEL “COMMISSARIO SANITÀ”
IL GOVERNO IGNORA IL PREFETTO LONGO

di SANTO STRATI – L’ottimistica affermazione del gen. Figliuolo, nuovo Commissario per l’emergenza, dopo la veloce visita in Calabria “Va tutto bene” purtroppo non solo non rassicura nessuno, ma rischia di buttare benzina sul fuoco delle polemiche scoppiate intorno a questa inaccettabile “passerella” del responsabile anticovid. Questa visita del tipo toccata e fuga (come si usava una volta per i ministri per i quali si preparavano scenografie umane di consenso e le piazze venivano messe a lucido alla bisogna) non è piaciuta a nessuno, o quasi, perché facilmente si presta a una maliziosa interpretazione “politica”. Il generale – è voce comune – è stato malconsigliato e utilizzato (questa volta davvero a sua insaputa) a fare propaganda elettorale alla Lega: due indizi incontrovertibili inducono a pensar male (si fa peccato – diceva Andreotti – ma spesso ci s’azzecca) non foss’altro perché Taurianova, seconda tappa del “sopralluogo” non solo è la città del presidente ff Nino Spirlì ma è anche l’unica città calabrese governata da un sindaco leghista (Roy Biasi). La mancata convocazione del sindaco della Città Metropolitana di Reggio Giuseppe Falcomatà non è soltanto un brutto episodio di maleducazione istituzionale (noi preferiremmo parlare di sgarbo), ma lascia immaginare scenari di complotto che non riescono nemmeno a far sorridere per quanto sono ridicoli. La verità, però, è che la fotografia della Calabria – che da domani – ricordiamolo – precipita in zona rossa) che è stata presentata al generale Figliuolo sembra ritoccata al photoshop, via le rughe, un po’ di ombre sugli zigomi, un ritocchino agli occhi e la racchia di turno (senza offesa per il genere femminile, scusate) riesce a diventare persino bella. La ricognizione “guidata” è sembrata troppo guidata e l’aver snobbato i sindaci e l’area metropolitana, oltre che aver rifiutato qualsiasi contatto diretto con i giornalisti (inclusi alcuni censurabili episodi di identificazione per i cronisti che facevano il loro lavoro) autorizzano un coro di grande insoddisfazione a tutti i livelli: sia tra il personale medico, sia tra gli amministratori locali, sia tra la stampa, sia tra l’opinione pubblica.

E se a tutto ciò si aggiunge la continua solitudine (forse il termine esatto sarebbe sconforto) del prefetto Guido Longo chiamato a gestire in regime commissariale la sanità calabrese s’intuisce che il quadro non è sicuramente brillante. Il commissario Longo, ottimo poliziotto, integerrimo uomo di Stato, ha accettato per spirito di servizio una “rogna” che chiunque avrebbe avuto mille ragioni di rifiutare. La sua fedeltà di servitore dello Stato non ha trovato, però, analoga rispondenza da parte del Governo: gli erano state promesse risorse e collaboratori competenti (25), gliene hanno mandati a malapena quattro (altri due sono in arrivo) e ancora aspetta la nomina dei subcommissari.

Facile comprendere l’amarezza di un funzionario dello Stato che si sente abbandonato dallo stesso Stato. Però, qui, sorge inevitabile la domanda: ma la vastissima esperienza nell’apparato statale non gli ha insegnato che a volte bisogna mettersi a urlare per farsi ascoltare? Bisogna gridare per superare i vincoli di una burocrazia che annienta anche il più robusto dei nuovi eroi del Terzo Millennio. E il prefetto Longo che, per carattere, usa toni pacati, cela la rassegnazione con una speranzosa illusione di rinnovamento. Aspetta, è uno che sa attendere, non strepita, non manda messaggi trasversali. Attende, peggio dei due del beckettiano Godot che non sarebbe arrivato mai. E qui – se ci è permessa una riflessione – sbaglia: dovrebbe lanciare urla che da Germaneto arrivino direttamente a Palazzo Chigi, senza annunciare o minacciare le dimissioni, semplicemente lasciando capire che non c’è trippa per gatti. O gli danno gli strumenti (le risorse, il personale) per operare e fare ciò che gli è stato chiesto, o saluta tutti e se ne va. D’altro canto, chi può risanare una sanità affogata da debiti ultradecennali, quando le risorse a disposizione devono compensare le voci debitorie e, solo in piccola parte, sopperire alle necessità di rinnovamento di strumentazione, di assunzione di personale, di acquisto di materiale sanitario? Nessuno potrà mai risanare la sanità se deve preoccuparsi di tappare i buchi dei debiti che i vari commissari mandati dallo Stato hanno moltiplicato anziché dimezzare. E qui, ritorna il solito refrain dell’azzeramento del debito, adesso cavalcato da Spirlì.

Sbaglia – a nostro modesto avviso – chi reputa immorale già la sola idea di un condono tombale che risani il debito dei calabresi, ma, attenzione, i debiti non li hanno fatti i calabresi che hanno subito una sanità indegna di un Paese civile: sarebbe il giusto risarcimento di uno Stato che non ha saputo controllare i suoi controllori che non hanno controllato un bel niente. Scusate il pasticcio di parole, ma rende appunto l’idea: è un brutto pasticcio dove ci sarebbe persino da ridere – se non fosse così drammatica la situazione – ascoltando la frase detta con assoluta serietà “c’era una contabilità orale”. E undici anni di commissariamento hanno prodotto una media di 300 milioni l’anno di spese mediche per ricoveri fuori della regione (senza contare i costi aggiuntivi sostenuti dai familiari per trasferte, vitto, soggiorni, etc) per l’impossibilità di avere un intervento chirurgico o una diagnostica in tempi “umani” nella propria terra. Una terra dove ci sono eccellenze non solo tra alcuni istituti privati (che sono all’avanguardia come tecnologia) ma anche negli ospedali pubblici: ci sono tante eccellenze tra medici e specialisti in Calabria, è il contorno che non funziona. Manca il personale, la strumentazione non è stata aggiornata, sostituita o quanto meno rinnovata, manca un’idea di sanità dalla parte delle gente comune. Di chi crede di poter avere gli stessi diritti di chi è nato nell’ “altra” Italia, quella che va veloce e sprizza efficienza (salvo le figuracce e la tragedia quotidiana a proposito del covid). Ecco, prefetto Longo, dovrebbe gridare, anche se non è il suo stile e non può annuire al generale Figliuolo che dice che in “Calabria va tutto bene”.

«Se il generale Figliuolo – ha detto il segretario regionale della Cgil Angelo Sposato – avesse incontrato anche qualsiasi categoria sociale o il sindacato invece di farsi accompagnare solo dal facente funzioni avrebbe visto altre realtà e magari qualcuno gli avrebbe ricordato che ci sono in giro per la Calabria 80.000 vaccini che non vengono somministrati perché mancano i punti vaccinali, mancano le terapie intensive e i posti letto Covid, mancano i medici, non si sa come sono stati spesi i fondi anti Covid e le strutture sanitarie hanno le file nei pronto soccorso”. Lo afferma il segretario generale della Cgil Calabria Angelo Sposato. «Dire “tranquilli va tutto bene” – prosegue Sposato – e la sera sentire il governo che annuncia da lunedì la zona rossa ha il sapore della beffa. Se avesse solo chiesto gli avremmo indicato anche la Calabria reale, quella che cammina ogni giorno sulle macerie sotto i bombardamenti».

In Calabria, parliamoci chiaro, non va niente bene: non andava bene la sanità prima, non va adesso con il Covid, nonostante lo straordinario e mai sufficientemente lodato impegno di medici, personale sanitario, tecnici, che passano intere giornate in ospedale per salvare vite umane, per prestare assistenza. Il piano vaccinazioni (che di fatto non c’è) non ha funzionato e va ancora messo a punto. Ma perché con tante professionalità medico-scientifiche disponibili in Calabria, capaci, competenti, aspetta il prefetto Longo che il Governo gli mandi l’equivalente di due squadre di calcio, quando potrebbe imporre le sue determinazioni? Se non è in grado di esprimerle o, peggio, non gli permettono di deciderle, allora sta perdendo tempo e sta facendo danni ai una regione per la quale ha dichiarato, in più occasioni, un sincero amore, come fosse quella che gli ha dato i natali. È antipatico, rude, come discorso, ma è verità. Si abbia il coraggio di riconoscerlo.

E, tornando alla “ricognizione” del Commissario Figliuolo non si possono non far proprie le parole di un incazzato (istituzionalmnte parlando) sindaco Falcomata: «Più che un aspetto istituzionale, questa visita sembra avere avuto un aspetto squisitamente politico. Sarebbe mortificante se la salute dei calabresi venisse messa sul piatto della imminente competizione delle elezioni regionali». Falcomatà ha sparato ad alzo zero: «Al generale Figliuolo  – ha detto Falcomatà – avremmo voluto porre tantissime domande. A che punto è il piano vaccinazione? Le dosi di vaccino arrivate nella nostra Città metropolitana sono mediamente di cinquemila alla settimana. Di questo passo ci vorranno due anni per vaccinare tutta la popolazione. Non possiamo permettercelo, anche in vista della prossima stagione estiva. Questa è una terra che vive di turismo. Dove saranno collocati gli hub per le vaccinazioni? Noi sindaci non lo sappiamo, il sindaco metropolitano non sa qual è l’individuazione del territorio sull’hub». Tutto il resto è fuffa. Come le mancate risposte ai giornalisti, messi ai margini, senza il minimo rispetto – ha scritto l’Unione cronisti calabresi – “per il ruolo delicato e di mediazione che l’informazione calabrese sta effettuando in un contesto preoccupante per i cittadini della regione».

Ahimé, inutile aspettarsi risposte che s’intuiscono facilmente. Le guerre le fanno i generali, ma se manca la truppa e gli ufficiali a guidarla, c’è solo la disfatta. Dovrebbe saperlo bene il generale degli alpini, pluridecorato Francesco Paolo Figliuolo, che dovrà faticare non poco per cancellare questa brutta visita calabrese e la totale caduta di stile che – siamo convinti – non gli appartiene. (s)


Tante le prese di posizione sulla visita-lampo calabrese del generale Figliuolo.

«Non sappiamo – si legge in una nota del Partito Democratico di Cittanova – da chi si sia fatto consigliare il commissario Figliuolo nella sua visita nella provincia reggina, a limitarsi ad una breve toccata e fuga spot al centro di vaccinazione di Largo Buzzurro a Taurianova, concedendosi alle foto opportunity con gli amministratori comunali del luogo, leghisti come l’accompagnatore unico del generale, Spirlì, ma non alle sacrosante domande dei giornalisti presenti, qualcuno dei quali, anzi, è stato inopportunamente sottoposto ad identificazione. La cosa certa è che in questa occasione è stata scritta una brutta pagina, commettendo un forte sgarbo istituzionale sia nei riguardi dei rappresentanti dei sindaci della Piana, del tutto ignorati e non invitati, che degli altri vertici istituzionali della Città Metropolitana. D’altro canto, è proprio dai sindaci pianigiani e del territorio metropolitano, in prima linea nella propria collaborazione alle deficitarie autorità sanitarie per favorire la campagna di vaccinazione, che il commissario Figliuolo avrebbe potuto apprendere il reale stato delle cose nella provincia reggina.
Tutto ciò è avvenuto mentre la pressione sulle strutture ospedaliere, ormai vicine alla soglia del rischio, diventa sempre più preoccupante e la Calabria si trova drammaticamente indietro con la campagna di vaccinazione, accumulando allarmanti ritardi riguardo all’immunizzazione di una categoria particolarmente fragile come gli over 80, vaccinati solo per il 13%, mentre 82 mila dosi di vaccino rimangono fermi nei frigoriferi. Evidenziando l’incapacità e il pressappochismo della Giunta regionale di centro destra che non ha saputo contenere i contagi, con il Presidente facente funzioni Spirlì che, tra una diretta facebook, una comparsata televisiva e dichiarazioni lunari ed autopromozionali, manda la Calabria in zona rossa per almeno due settimane, con un ulteriore colpo al già devastato tessuto economico calabrese.

Tra l’altro, a fronte di un diritto alla salute spesso negato nel nostro territorio, è di pochi giorni fa l’ennesima meritoria operazione delle forze dell’ordine e della Magistratura reggina che ha fatto emergere, ancora una volta, il livello di penetrazione delle organizzazioni della ‘ndrangheta anche nel settore sanitario pubblico, con arresti che hanno riguardato, tra gli altri, funzionari dell’Asp e un medico candidato della Lega alle scorse elezioni regionali, poi nominato da quel partito responsabile provinciale della sanità. Evidenziando con forza la necessità di una profonda azione di bonifica per recidere qualsiasi legame e collusione tra interessi criminali e quanti lucrano sulla pelle della salute dei cittadini, penalizzando anche quanti in questo settore, sia nel pubblico che nel privato, lavorano invece onestamente. Oramai, le parole non bastano più. Il vivo auspicio è che le promesse fatte dal commissario Figliuolo vengano tradotte rapidamente in fatti, cambiando decisamente passo ed accelerando la campagna di vaccinazione, attraverso il funzionamento di molti più punti vaccinali, un sistema di prenotazione adeguato, il potenziamento di personale e sufficienti dosi di vaccino disponibili per tempo, ovviando così alle palesi deficienze messe in mostra dalla Giunta regionale calabrese. Altrimenti la sensazione sarà quella di avere assistito ad una inutile vuota passerella (pro domo Lega?) senza aver fornito le tante attese risposte che i cittadini della Piana e della Calabria si aspettano».

Il sindaco Domenico Lo Polito chiede di rivedere il sistema di prenotazione dei vaccini

Rivedere, immediatamente, il sistema di prenotazione dei vaccini, «che non può prescindere dagli attori dei Territori i quali meglio, e più direttamente, conoscono le esigenze e fragilità dei propri cittadini, bisognose di accompagnamenti adeguati e dedicati». È questa la richiesta avanzata dal sindaco di Castrovillari, Domenico Lo Polito, agli organi preposti della Regione Calabria.

Nella lettera indirizzata al presidente f.f. della Regione Calabria, Nino Spirlì, al responsabile della Protezione Civile in Calabria, al commissario ad acta Guido Longo e al commissario dell’Asp di Cosenza, Vincenzo La Regina, il sindaco Lo Polito ha indicato una serie di disagi legati alla distanza, alle prenotazioni a lungo termine, per l’età avanzata di tanti cittadini che spesso non hanno a disposizione mezzi telematici per registrarsi, per non parlare delle difficoltà che incontrano i soggetti fragili.

«Fattori – si legge – che hanno messo a nudo la non convenienza del sistema adottato rispetto al bisogno, urgenza e necessità presenti contrariamente alla modalità che era stata messa in piedi da ciascun Comune del Distretto Sanitario “Esaro Pollino” con la prenotazione telefonica e la capacità di seguire, attentamente, ogni soggetto dalla compilazione della documentazione alla somministrazione del vaccino».

«Un’azione importante – ha scritto nella missiva il primo cittadino – per accompagnare le persone in questo importante percorso a tutela della loro salute. A tal proposito, era stato richiesto alla Regione, senza alcuna risposta, la possibilità di realizzare sul Territorio, a Castrovillari, un centro vaccinale utilizzando la caserma Manes dopo aver avuto le disponibilità».

«Un’occasione per rispondere in prossimità che – ha sottolineato il sindaco Lo Polito – non è stata valutata per ciò che poteva offrire in termini di assistenza. Da qui le sollecitazioni ed il richiamo per guardare più realisticamente come regolare il piano vaccinale nei Territori». (rcs)

 

Le lezioni che ci lascia la pandemia: un memorandum per il futuro della Calabria

di FRANCO CACCIA – È già passato un anno dall’inizio dell’emergenza Covid che, con le immagini e il linguaggio di guerra, ha stravolto le nostre vite, azzerato certezze ed abitudini consolidate, cancellato posti di lavoro. Un evento di tale portata è destinato ad avere pesanti conseguenze nelle fasi successive. L’agognata ripresa genera aspettative e pensieri diversi. Ritroveremo la cosiddetta normalità o dobbiamo convincerci che quanto avvenuto in quest’anno abbia tracciato un netto confine e che niente sarà più come prima?  La risposta a queste domande non è univoca e sono diversi gli insegnamenti che, come singole persone e come comunità, dobbiamo riuscire ad apprendere. Nel corso di una celebrazione liturgica del maggio scorso, papa Francesco ebbe a dire che “peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla”. Proviamo quindi a riflettere su alcuni temi, generati dai vissuti di questi mesi, da cui trarre spunti e suggerimenti su cui costruire la fase della ripresa.

1a lezione: la centralità delle competenze organizzative 

Il buon funzionamento delle organizzazioni non avviene per caso o in maniera automatica. Specie in situazioni particolarmente complesse, come nel caso della gestione di una pandemia, sono richieste competenze ed attitudini ben definite. In Calabria le note debolezze strutturali dei servizi pubblici hanno ingigantito le difficoltà incontrate per affrontare un fenomeno di certo sconosciuto, ma in cui si sono registrati forti ritardi, ingenti sprechi e messaggi discordanti che hanno creato non poca confusione tra le famiglie calabresi.  Le linee di comando erano comunque   schierate ma il loro funzionamento ha mostrato forti limiti. La ragion d’essere di una struttura organizzativa risiede nella sua capacità di garantire il raggiungimento dei risultati attesi. In assenza dei risultati tutti i castelli costruiti sono destinati, prima o poi, a crollare. Cosa possiamo imparare: Quale nuovi criteri e quali competenze è opportuno utilizzare per riuscire a gestire in maniera efficace l’evolversi della pandemia in Calabria?

2a lezione: il ruolo della comunità

Il corona-virus è apparso, per buona parte di questo drammatico anno, come un mostro a 5 teste, praticamente inattaccabile. In attesa dell’arrivo delle munizioni (il vaccino) l’unica arma a nostra disposizione è stata rappresentata dal comportamento responsabile. Abbiamo pertanto toccato con mano il reale significato di salute come “bene comune”. Una condizione questa che si conquista e si mantiene grazie alle scelte dei singoli ma anche dei gruppi che abitano all’interno dei singoli contesti. Non è stato facile, né poteva essere dato per scontato, ma, specie nella prima fase, in cui autorevoli scienziati indicavano come unica medicina l’uso della mascherina ed il distanziamento sociale, il comportamento messo in campo dagli italiani e dai calabresi, nella stragrande maggioranza dei casi, è stato esemplare. Cosa possiamo imparare. 

Come potenziare il senso di responsabilità civica dei cittadini all’interno di una rinnovata strategia di contrasto alla pandemia?

3a lezione: nessuno si salva da solo

Di fronte al rischio di contagio, ancora oggi, tutti siamo vulnerabili ed esposti al pericolo. Abbiamo pertanto sperimentato la fragilità delle nostre vite e dei nostri cari ed abbiamo visto quanto sia rassicurante il ruolo protettivo della sanità pubblica, a partire dai medici di famiglia, delle istituzioni pubbliche, del vicinato, delle organizzazioni di volontariato. In molti comuni della Calabria i cittadini si sono concretamente attivati per far fronte alle emergenze e dare una mano a chi si è trovato in difficoltà.   

Cosa possiamo imparare. Quali politiche pubbliche possono rafforzare la partecipazione attiva e responsabile del cittadino e renderlo protagonista attivo della promozione della salute come bene comune? Quali comportamenti e strumenti possono adottare le istituzioni pubbliche direttamente coinvolte sul tema della salute: aziende sanitarie, comuni, associazioni, scuole del territorio?

4a lezione: gestire le diseguaglianze digitali

Con gli obblighi scattati fin da subito, molte attività di studio e di lavoro si sono dovute svolgere direttamente da casa. E’ stato così che abbiamo scoperto che può esistere un nuovo modo di lavorare, indicato con il termine smart-working (lavoro agile), così come abbiamo sperimentato, pur con tanti limiti e difficoltà, la DAD (didattica a distanza) con cui i nostri ragazzi hanno potuto seguire le lezioni didattiche utilizzando il computer.  Pur con tutte le difficoltà e le evidenti differenze tra famiglie e territori, l’uso delle nuove tecnologie sarà sempre più esteso in futuro così da ipotizzare un’ampia gamma di attività, lavorative, formative, di intrattenimento, di tutela della salute, verrà assicurata proprio attraverso la rete. Cosa possiamo imparare. Come intervenire per diffondere fra la popolazione, specie quella in difficoltà socio-economiche, strumenti e conoscenze necessarie per l’uso delle nuove tecnologie? Quale ruolo di supporto e di promozione possono svolgere i comuni? 

5a lezione: Lo sviluppo socio-economico passa dalla salute 

Il mondo intero si è fermato a causa del corona-virus. Il numero dei morti è quello che si è soliti annotare alla fine di lunghe guerre. Dall’inizio della pandemia, a livello mondiale, si registrano ben 2 milioni e 700 mila deceduti. In Italia i morti superano i 104 mila ed in Calabria i decessi sono già arrivati a 764 (report regione Calabria del 19 marzo 2021).  I numeri sono ancora più drammatici per quanto riguarda la chiusura di aziende e la perdita di posti di lavoro. Questi scenari sono sufficienti per comprendere il valore, etico-sociale-economico, della SALUTE quale bene essenziale per la costruzione del benessere delle singole persone, dei territori, dell’intera umanità.  Quanto avvenuto deve portare a guardare al settore della salute, inteso nella moderna accezione di servizi fra loro integrati, non già come un settore che genera spese, magari da tagliare. La salute è un bene indispensabile che incide profondamente sul benessere delle popolazioni e sulla vita stessa dei sistemi economici. Cosa possiamo imparare. La Calabria saprà sfruttare questa fase di ri-costruzione dei sistemi di cura per elevare la qualità dei servizi e per ritagliarsi il ruolo di regione leader per l’innovazione dei servizi di prossimità, in particolare per la non autosufficienza e le persone fragili?  

6a lezione: Ripartire dalla salute 

Questi lunghi ed angoscianti mesi hanno fatto emergere, anche in Calabria, la presenza di risorse spesso sconosciute e tanto meno utilizzate.   Sono stati i calabresi che si sono adoperati, con dedizione e passione, a dare sostegno ai territori, ad organizzate reti di solidarietà e di aiuto. In un’epoca in cui gli interessi individuali hanno spesso avuto la meglio su azioni e progetti volti al perseguimento del bene comune e dell’interesse collettivo, la salute può rappresentare il tema su cui annodare i fili dell’identità locale e costruire la collaborazione tra quanti abitano il territorio. Servono però spazi di incontro e competenze, soprattutto di tipo sociologico, con cui portare avanti processi di crescita del welfare di comunità. La salute, lo diciamo nei convegni e lo scriviamo nelle pubblicazioni, ha soprattutto bisogno di servizi nei territori che aiutino le famiglie ad assumere stili di vita corretti, mettere in campo campagne di sensibilizzazione e di condivisione di conoscenze rispetto ai temi concreti quali l’abbandono scolastico, vecchie e nuove forme di dipendenza, la ludopatia, la solitudine degli anziani. Il territorio, come ha dimostrato questa pandemia, non è solo il luogo in cui si registrano bisogni ma anche lo spazio in cui sono disponibili o attivabili risorse preziose rappresentate dalla disponibilità e dalla competenza dei cittadini, dall’impegno delle associazioni di volontariato e dalla voglia di futuro delle nuove generazioni.  Tutto ciò è possibile se ci si apre ad un nuovo pensiero con cui progettare l’organizzazione dei servizi per la salute dei calabresi. Cosa possiamo imparare                          

I tempi sono maturi  perché le istituzioni, a partire dall’ente regione Calabria, facciano il possibile per non sprecare questa opportunità? (fca)  

REGGIO – Comune, Asp e dirigenti scolastici a confronto su vaccini

Fare il punto della situazione sulla vaccinazione dei docenti e del personale Ata. È su questo che si è focalizzato l’incontro organizzato, in video conferenza, dal sindaco di Reggio, Giuseppe Falcomatà e dall’assessore alla Pubblica Istruzione, Rosanna Scopelliti con il direttore dell’Asp di Reggio, Gianluigi Scaffidi e i dirigenti degli istituti scolastici.

«Una riunione proficua», l’ha definita il sindaco Falcomatà perché «c’è stato il modo di confrontarsi sui piani e sulle preoccupazioni espresse dai Dirigenti dei nostri istituti scolastici». «Utile – ha aggiunto – soprattutto per l’aver potuto raccogliere la disponibilità, laddove le circostanze ed i locali lo consentiranno, di poter effettuare le vaccinazioni negli stessi plessi scolastici in modo da evitare sovraffollamenti nei centri predisposti alla somministrazione del farmaco vaccinale e procedere in maniera più spedita con il piano». 

«A breve – ha concluso Falcomatà – torneremo a confrontarci con l’Azienda sanitaria ed i dirigenti scolastici proseguendo un percorso di collaborazione e sinergia fondamentale in questa fase così delicata».

Soddisfatta anche l’assessore Rosanna Scopelliti per «l’apertura dell’Asp sul renderci partecipi dei programmi da portare avanti e dei dirigenti scolastici che ci aiuteranno ad arrivare al termine di questo tragitto nel miglior modo possibile».

«La richiesta che ho fatto all’Azienda Sanitaria – ha affermato l’assessora alla Pubblica istruzione – è di condividere un calendario preciso per rendere agevole l’eventuale percorso di chiusura temporanea degli istituti. Non possiamo pensare ad ordinanze last minute che andrebbero a creare disagi agli studenti ed alle loro famiglie. Vogliamo, per quanto di nostra competenza, essere di supporto in questo percorso e per farlo c’è bisogno di una chiara definizione degli impegni di ciascuno, condividendo le informazioni e le necessità che si hanno nella gestione del piano vaccinale. Con l’obbiettivo di creare meno disagi possibile agli operatori del mondo della scuola, agli studenti e alle famiglie». (rrc)