A Vibo l’incontro “Vantaggi e opportunità per le imprese nelle aree Zes”

Mercoledì 11 gennaio, alle 16, nella sede di Confindustria Vibo Valentia, è in programma l’incontro Vantaggi e opportunità per le imprese nelle aree Zes.

Intervengono Aldo Ferrara, presidente di Unindustria Calabria, Rocco Colacchio, presidente di Confindustria Vibo Valentia, Giuseppe Romano, commissario Zes Calabria e Rosario Varì, assessore regionale allo Sviluppo Economico. (rvv)

L’OPINIONE / Emilio Errigo: Le Zes e aree retroportuali meritano più attenzione

di EMILIO ERRIGO – Se non si costituiscono almeno due Interporti e tre Piastre Logistiche, da posizionare in aree retroportuali e aeroportuali contermini alla Zona Economica Speciale, (Zes), sarà molto impegnativo per chiunque tentare di attrarre o favorire gli investimenti nazionali ed esteri in Calabria.

Il primo dei due nuovi Interporti , deve essere ideato e realizzato senza altri ritardi , in aree retroportuali al Porto di Gioia Tauro, ancora disponibili e da infrastrutturate, per consentire sia l’accesso ai moderni sistemi e mezzi di trasporto Intermodali, che impiegando tecniche innovative multimodali di trasferimento e movimentazione delle merci, che siano moltiplicatori economici della catena del valore.

In Europa e in Italia, non mancano certo modelli da replicare e nuove tecnologie da impiegare per la costituzione di una moderna area logistica Interportuale da infrastrutturare in ragione della forte domanda proveniente dal mercato dei beni e servizi internazionali.
Una Piastra Logistica Intermodale credo che si renda necessaria realizzarla nelle aree interne contermini il Porto Commerciale di Saline Joniche ex sedime Industriale Liquichimica ora in disuso da riqualificare e riconvertire ai bisogni della catena logistica multimodale.
Se esistono o si possono individuare altre aree adiacenti o contermini a porti e aeroporti, sono da valutare favorevolmente per ogni rappresentata richiesta proveniente dalle associazioni di categorie produttive di beni e servizi, presenti in ambito regionale.
Allo stato tutte le istituite Zes regionali, sono come dei portafogli privi di carta moneta e mezzi di pagamenti digitali.

Occorre pensare e ragionare seriamente, finalizzando il contributo di ragionamento e pensiero cooperante di ognuno di coloro che afferma di amare la Calabria e i Calabresi, verso scelte condivise ad alto rendimento occupazionale adeguatamente retribuito a seconda del proprio apporto professionale assicurato.

Non credo che sarebbe cosa inutile, ragionare e pensare, ampliando il coinvolgimento di rappresentanti regionali di ogni singola istituzione e autorità nazionale, Autorità Giudiziaria, Polizia Giudiziaria, Magistrati contabili, Avvocati dello Stato, rappresentante dell’ Agenzia Nazionale per i Beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, di Enti pubblici economici e non, di rappresentanti delle singole Aziende erogatrici di servizi pubblici essenziali , di protezione e difesa civile, per dirla con una calzante esemplificazione, una Commissione Tecnica Regionanale Attività Produttive, presieduta dal Presidente o Vice Presidente della Regione Calabria, tipo la struttura organizzativa della Commissione Tecnica Interministeriale per la Difesa Civile (CITDC) del Ministero dell’Interno.

Si è convinti che la leale collaborazione e cooperazione, tra le istituzioni e autorità regionali competenti per materia, possa ridurre i tempi tecnici occorrenti per la realizzazione delle deliberate progettualità a rilevanza economica occupazionale e nel contempo ricostruire la necessaria e indispensabile fiducia nel tessuto giovanile professionalizzato creando e generando forza lavoro e benessere relazionale in Calabria. (ee)

[Emilio Errigo è nato a Reggio di Calabria, Docente universitario e Generale in riserva della G.diF.]

Orsini (Confindustria): Al Sud mancano investimenti e risorse nuove per le Zes

Il vicepresidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha evidenziato come «l’interlocuzione con il Governo è in atto» ma che «in merito al Sud riteniamo che manchino investimenti mirati e non ci sono nuove risorse per le Zes».

Orsini, intervenendo all’Assemblea di Confindustria Cosenza, ha evidenziato la necessità di riattivare «le moratorie per chi ha necessità di supporto e riattivare gli aiuti per generare nuovi finanziamenti alle imprese, incrementando il plafond da cinque a dieci milioni di euro».

Fortunato Amarelli, presidente di Confindustria Cosenza, nel suo intervento ha dichiarato che «dobbiamo avere la capacità di reagire, perché senza crescita non si va da nessuna parte».

«La crescita è una responsabilità collettiva – ha continuato Fortunato Amarelli – perché le aziende creano lavoro e il lavoro sostiene la crescita. È fondamentale non perdere nessuna impresa e nessuno stipendio. Abbiamo bisogno di agevolazioni concrete perché non cessa il ritmo con il quale cresce l’inflazione e la capacità di acquisto si è ridotta del venti per cento. Una situazione che richiede una reazione di insieme».

Per il presidente Aldo Ferrara di Unindustria Calabria «il Pnrr legato al Por Calabria ed al Fondo di sviluppo e Coesione potrebbe garantire una crescita di medio lungo periodo». 

«Il Mediterraneo – ha spiegato – diventa strategico per inaugurare una nuova stagione geopolitica che possa incidere sull’economia del Paese e dei nostri territori».

Sui cambiamenti connessi ai processi di transizione ecologica, digitale, sociale ed economica, si sono confrontati, moderato dal Direttore di Confindustria Cosenza Rosario Branda –  il sindaco di Cosenza Franz Caruso che ha sottolineato come l’occasione sia stata utile a rafforzare il dialogo per contribuire ad agire nell’interesse della comunità, il docente Luiss School of Government Massimiliano Panarari, il presidente di Assafrica e Mediterraneo Massimiliano Dal Checco, il vice Presidente Ance e presidente Comitato Mezzogiorno e Isole Giovan Battista Perciaccante, il vicepresidente di Confindustria Emanuele Orsini e l’Assessore regionale allo Sviluppo Economico Rosario Varì.

Nei processi di sviluppo hanno sempre un ruolo fondamentale le infrastrutture, perché esse servono a ridurre l’impatto ambientale e favorire le interconnessioni. 

«Dal punto di vista economico – ha detto il presidente Giovan Battista Perciaccante – l’edilizia si conferma come uno dei principali motori dell’economia, tanto per le ricadute sulla filiera quanto per l’occupazione che genera». 

«Le opere previste dal Pnrr – ha aggiunto – vanno messe in cantiere da subito e in tutto questo occorrerà che i lavori prevedano il coinvolgimento delle imprese locali perché da un lato così si aiutano le imprese a crescere, dall’altro migliora l’occupazione».

«Le transazioni – ha affermato il docente Massimiliano Panarari –   caratterizzano i processi economici e sociali, l’importante è contribuire alla loro pianificazione». 

«Si può partire – ha proseguito – da una nuova narrazione del Sud, che potremmo definire ‘neomeridionalista’ ma che incrocia tutta una serie di questioni nazionali». 

«Serve costruire un’idea di cultura positiva del produrre e del fare – ha evidenziato – non ‘antindustriale’ che sia in grado di cogliere le opportunità, che rifiuti le tentazioni troppo assistenzialistiche perché quello di cui abbiamo veramente bisogno è una società basata sulla formazione continua e sulla dignità del lavoro».

Nel corso dell’Assemblea spazio ai temi di respiro internazionale, con particolare interesse ai paesi in crescita. «In una situazione geopolitica come quella attuale – ha dichiarato il presidente di Assafrica e Mediterraneo Massimiliano Dal Checco – l’Africa avrà un ruolo sempre più importante sia dal punto di vista delle forniture di gas e di petrolio che di grano e altri cerali, in sostituzione di quello che importavamo dai paesi russofoni. Su questi territori arriverà nuovo sviluppo economico con impatti positivi anche per l’Europa e l’Italia».

La giornata ha fatto registrare la consegna di riconoscimenti alle imprese aderenti a Confindustria Cosenza da 50 e da 25 anni: Azzinnari Eugenio Eredi snc di Santa Sofia d’Epiro, Cinema Teatro San Marco di Rossano, Mastrosimone Costruzioni srl di Montalto Uffugo, Parise Fratelli snc di Castrolibero, Ca.dis srl di San Marco Argentano, La Molazza sas di Corigliano Rossano, Edil s.d di Castrolibero, Calabra Maceri e Servizi spa di Rende, Italbacolor srl di Fuscaldo. (rcs)

LE ZONE ECONOMICHE SPECIALI DEL SUD
BASTA CHIACCHIERE, SERVONO RISULTATI

di ERCOLE INCALZA – Il Decreto legge 20 giugno 2017 n. 91, convertito con modificazioni dalla legge 3 agosto 2017 n. 123 e successive modificazioni, nell’ambito degli interventi urgenti per la crescita economica nel Mezzogiorno, ha previsto e disciplinato la possibilità di istituzione delle Zone Economiche Speciali (Zes) all’interno delle quali le imprese già operative o di nuovo insediamento possono beneficiare di agevolazioni fiscali e di semplificazioni amministrative. 

Ho riportato la data e le finalità del provvedimento per stigmatizzare, ancora una volta, i sette anni trascorsi praticamente inseguendo convegni, nominando e rinominando Commissari e non riuscendo però a poter misurare concretamente i risultati che, in sette anni, tali scelte strategiche siano riuscite a garantire. E pochi giorni fa, in particolare il giorno 8 novembre, si è svolto a Napoli un Convegno promosso da Intesa San Paolo. 

In tale occasione Intesa San Paolo ha presentato il nuovo piano di valorizzazione delle Zone Economiche Speciali (Zes) istituite nel Mezzogiorno e delle Zone Logistiche Speciali (Zls in fase di realizzazione nel Centro Nord. Intervenendo al Convegno il Presidente del gruppo Intesa San Paolo Gian Maria Gros Pietro ha ribadito: «il ruolo che Intesa San Paolo sta svolgendo è quello di motore dello sviluppo economico, un ruolo che svolgiamo rispetto a tutte le attività nelle quali si esplicano il saper fare e la capacità innovativa delle imprese italiane. Siamo particolarmente orgogliosi di essere stati l’unico gruppo bancario ad avere creato un centro di studi specificatamente dedicato all’economia del mare e del Mezzogiorno in particolare».

Oltre a Gian Maria Gros Pietro è intervenuto anche il Vice Presidente di Confindustria Vito Grassi che ha precisato: «È una occasione unica per il Mezzogiorno in una fase favorevole in cui cresce il PIL e gli occupati. Confindustria crede nelle Zes e lavora perché siano un sistema». Poi, sempre al Convegno di Napoli, ha parlato il Commissario della Zes Campania Romano che ha ricordato: «Lavoriamo per essere sinergici non in competizione».

Sempre nel Convegno tutti i vari altri interventi hanno precisato che bisogna riconoscere all’ex Presidente del Consiglio Draghi di aver, dopo sette anni, sbloccato la stasi in cui versava il provvedimento varato, come detto all’inizio, oltre sette anni fa e questo sblocco è avvenuto con la nomina degli otto Commissari.

Non metto in dubbio la buona fede e la convinta attenzione del Presidente Gros Pietro per una iniziativa strategica così rilevante per l’intero assetto economico del Paese ed è anche interessante l’impegno assunto sempre dal Presidente del Gruppo Intesa San Paolo nel garantire un plafond di 5 miliardi di euro dedicato agli investimenti produttivi ed alle opere di adeguamento infrastrutturale ed all’avvio di un roadshow internazionale per attrarre capitali dall’estero.

Tuttavia mi chiedo come mai non si sia ancora capito che forse uno dei limiti di tale provvedimento vada ricercato nel numero rilevanti di siti e nella completa assenza di precise strategie mirate al lancio di determinate filiere produttive e, soprattutto, alla misurabile prospettazione di sistemi logistici capaci di garantire l’immediato accesso alle aree mercato di determinati prodotti. In merito al numero di siti molti mesi fa ebbi modo di ricordare che in Sicilia, entro il 2020, sono state istituite due Zes, per un totale di 5.118 ettari in 43 aree dichiarate idonee dalla commissione di valutazione. Cioè nella sola Sicilia ci sono 43 aree elette a Zes, in tutta la Ue le aree interessate da Zes sono solo 91. 

Come anticipato, sempre tanto tempo fa in una mia nota, dovremmo compiere un vero atto di umiltà: imitare le esperienze effettuate dagli altri Paesi della Ue e cercare di imitare quelle Zes realizzate in altri Mezzogiorni di Europa. Sempre molti mesi fa ricordai ancora che il polmone industriale formato dalle provincie di Milano, Piacenza e Novara si configura come Zona Logistica Speciale. 

Sono sicuro che immediatamente le varie realtà locali, le varie Regioni del Mezzogiorno e tra queste la Sicilia da me citata prima ribadiranno che hanno già provveduto a definire e ad avviare concretamente le Zone Economiche Speciali (Zes) e che le Zone Logistiche Speciali (Zls) sono in realtà una parte chiave delle stesse Zes. Ma la grande differenza sta nel fatto che queste iniziative logistiche; questi incentivi alle attività che garantiscono ai polmoni industriali di amplificare al massimo le potenzialità produttive e, soprattutto, le interazioni tra le aree della produzione e quelle dell’accesso ai vari mercati nazionali ed internazionali, sono operative ormai da oltre quattro anni, cioè solo un anno dopo il varo della Legge 205/2017 e a tale proposi rivolsi una serie di interrogativi che riporto di seguito:

  • perché nel retroporto del sistema portuale caratterizzato dai porti di Napoli e Salerno non esistano Zone Logistiche Semplificate; cioè perché la piastra intermodale di Marcianise, lo scalo di Nola, il potenziale interporto di Benevento e le piastre logistiche di Battipaglia ed Eboli non sono state ancora elette a vere Zone logistiche semplificate
  • perché nel retroporto dei tre impianti portuali di Bari, Brindisi e Taranto non sono stati definite Zone Logistiche Semplificate quelle di Bari Lamasinata, Cerignola, Francavilla Fontana, Surbo
  • perché nel retroporto di Gioia Tauro non sono state inserite le Zone Logistiche Semplificate di Nicastro, Corigliano, Castrovillari
  • perché nel retroporto di Palermo e di Augusta non sono state inserite le Zone Logistiche Semplificate di Vittoria, Caltanissetta, Marsala
  • perché nel retroporto di Cagliari non sono state inserite le Zone Logistiche Semplificate di Assemini e di Nuoro


interrogativi che non hanno avuto alcuna risposta e che nel Convegno di Napoli del giorno 9 novembre non sono neppure state oggetto quanto meno di approfondimento critico. Ora ne aggiungo un ulteriore proprio al Gruppo Intesa San Paolo:


  • Come pensa di garantire un plafond di 5 miliardi di euro dedicato agli investimenti produttivi ed alle opere di adeguamento infrastrutturale ed all’avvio di un roadshow internazionale per attrarre capitali dall’estero, quando allo stato si dispone, dopo cinque anni dal varo di un’apposita Legge, solo di ipotesi?

Tocca all’attuale Governo mettere la parola fine alle illusioni mediatiche sulle Zes nel Mezzogiorno ed uscire finalmente da un grave equivoco: disporre solo di promesse e di impegni sistematicamente non rispettati.  (ei)

(Courtesy Il Quotidiano del Sud / L’Altravoce dell’Italia diretto da Roberto Napoletano)                                                           

CATANZARO – Giovedì l’incontro “Vantaggi e opportunità per le imprese calabresi nelle aree Zes”

Giovedì 10 novembre, a Catanzaro, nella Sala convegni “G. Papaleo” di Confindustria, è in programma l’incontro Vantaggi e opportunità per le imprese calabresi nelle aree Zes.

Intervengono Aldo Ferrara, presidente di Unindustria Calabria, Giuseppe Romano, commissario Zes Calabria e Rosario Varì, assessore regionale allo Sviluppo Economico e Attrattori Culturali. (rcz)

L’OPINIONE / Pietro Massimo Busetta: Il discorso pieno di buone intenzioni e di dubbi della presidente Meloni

di PIETRO MASSIMO BUSETTAUnderdog: una perdente poteva essere la nostra Presidente del Consiglio, ma é riuscita a cambiare il suo destino. Possiamo dire che anche il Mezzogiorno è un underdog, per definizione, ma come il Presidente ha la voglia e l’orgoglio di essere  vincente, non solo per se stesso ma per tutto il Paese. 

Settanta minuti di intervento alla Camera per un progetto di Paese, quello di Giorgia Meloni, che guarda alle nuove generazioni, in un riequilibrio tra giovani  ed adulti. Il pensiero dominante, come afferma durante il suo intervento, è quello di stravolgere i pronostici ed in questo la Presidente é accomunata al destino che sembra avere questo Sud, in genere trascurato. 

Certo il limite che ogni Presidente del Consiglio ha sempre avuto rimane. Cioè quello di considerare il Paese come fosse uno. In realtà i Paesi sono due ed una ricetta unica per entrambi non funziona. Come sempre é stato, se guardiamo alla locomotiva 1 trascureremo quella che dovrebbe essere la locomotiva 2, che per partire ha bisogno di cose diverse rispetto alla prima. 

Ritorna il leitmotiv del Mezzogiorno batteria del Paese, “paradiso delle rinnovabili”  lo ha definito, sottovalutando il fatto che il servizio che la realtà meridionale dovrebbe rendere  sarebbe opportuno avesse un contraltare in investimenti produttivi, ad alta intensità di manodopera nel manifatturiero. In realtà, in linea con quello che è accaduto spesso nelle dichiarazioni dei Governi precedenti, in questo discorso iniziale di Meloni per la fiducia alla Camera, il Mezzogiorno è molto presente:

«Sono convinta che questa svolta sia anche l’occasione migliore per tornare a porre al centro dell’agenda Italia la questione meridionale. Il Sud non più visto come un problema ma come un’occasione di sviluppo per tutta la Nazione. Lavoreremo sodo per colmare un divario infrastrutturale inaccettabile, eliminare le disparità, creare occupazione, garantire la sicurezza sociale e migliorare la qualità della vita. Dobbiamo riuscire a porre fine a quella beffa per cui il Sud esporta manodopera, intelligenze e capitali». 

Cosa si poteva chiedere di più? Con la valorizzazione della sua posizione geografica, come piattaforma logistica per attrarre merci dai traffici internazionali che passano da Suez, e con l’esigenza  simmetrica di essere adeguatamente infrastrutturato per consentire che Augusta, Gioia Tauro e tutti i porti del Sud abbiano e completino la loro vocazione commerciale. Non cita il ponte sullo stretto di Messina. Evidentemente permangono ancora alcune timidezze malgrado il ponte é all’interno del programma di Governo 

 Timidezza che invece non ha avuto quando ha  parlato  delle autonomie differenziate, per le quali c’è stato un impegno a portarle avanti, non avendo forse completamente chiaro che tale attuazione non può che portare alla spaccatura del Paese, anche se parlando“ di un processo virtuoso in un quadro di coesione nazionale“, si trova in una contraddizione in termini. 

Come i due concetti di autonomia, quello di Meloni e di Zaia, possano essere compatibili è un mistero che presto saremo in condizioni di svelare, considerato che la Lega preme sull’acceleratore,  senza alcun possibilità di frenata e certamente non pensa ad un quadro di coesione nazionale. Anzi l’obiettivo è proprio quello di passare da i diritti individuali uguali per tutti a territori che trattengano la maggior parte delle risorse che producono.

Il riferimento poi  a “Sua Santità Papa Francesco“, che sostiene che la vera dignità si acquisisce non essendo assistiti dallo Stato ma con un lavoro, necessità di una chiosa sul fatto che  queste possibilità nel nostro Sud non esistono, e che il problema non è l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, considerato che non esiste offerta mentre la domanda riguarda circa 3 milioni di cittadini, che dovrebbero avere un’occupazione per raggiungere quel rapporto esistente nelle realtà a sviluppo compiuto di uno a due, tra occupati e popolazione.

Se poi avere un lavoro significa obbligare la gente a spostarsi verso le realtà dove ancora vi è un’offerta consistente e allora non si capisce come tutto è compatibile con le affermazioni circa l’esigenza che i cervelli e le professionalità rimangano nelle realtà meridionali. 

Purtroppo la sensazione netta è che questa insistenza di quasi tutte le forze politiche sull’esigenza dell’abolizione del reddito di cittadinanza  sia in realtà una pressione per far si che riprenda in modo consistente il flusso migratorio verso Nord. Infatti recentemente si è interrotto perché evidentemente, per salari ridotti  e periodi contenuti,  come quelli estivi, molti lavoratori avendo la possibilità  di un reddito di sopravvivenza non accettano di essere sradicati e di tagliare i legami familiari.

Ma se si parla di “scommettere sull’Italia perché sia occasione di investimento ma anche di buoni affari”  bisogna considerare che le politiche devono essere differenziate per le due parti. E che se il cuneo fiscale deve essere diminuito in tutto il Paese, come è giusto, deve rimanere una differenza rispetto al cuneo fiscale esistente nelle zone economiche speciali, altrimenti la localizzazione di imprese avverrà sempre nell’area settentrionale, come recentemente è  avvenuto con la Intel. Insomma un discorso con tante buone intenzioni ma anche tanti dubbi. Ma non é poco.

Unindustria: a Cosenza oggi si parla delle opportunità delle Zes

Oggi pomeriggio alle ore 16,00 presso la sede di Confindustria Cosenza, gli imprenditori di Unindustria Calabria incontreranno il Commissario ZES Calabria Giuseppe Romano e l’Assessore regionale Rosario Varì allo Sviluppo Economico.

Sarà l’occasione per approfondire vantaggi ed opportunità che offrono le aree ZES della Calabria agli imprenditori che dovessero decidere di effettuare nuovi investimenti piuttosto che consolidare ed implementare quelli già esistenti, con i relativi tempi necessari all’espletamento degli iter autorizzativi.(rcs)

Piattaforme logistiche e sviluppo economico: il futuro del Mezzogiorno

di PIETRO SPIRITO – Siamo in una fase che dovrebbe favorire e facilitare la discussione pubblica. Le elezioni politiche, che si terranno il prossimo 25 settembre, dovrebbero costringere le forze politiche a tirare fuori il meglio delle idee e delle proposte per il rilancio del Paese. Francamente non sta andando così. Sinora anzi il livello della discussione  pubblica è piuttosto degradato, invece di orientarsi verso una maggiore qualità dell’offerta.  

Su molti temi non si discute per nulla, su altri si compiono semplificazioni drammaticamente sbagliate, su altri ancora si fanno promesse iperboliche sganciate dal vincolo di bilancio e dal confronto con la realtà.

Logistica e Mezzogiorno sono questioni che viaggiano in queste settimane tra la dimenticanza e la trascuratezza. Eppure si tratta di problematiche dense, dalle quali dipende per buona parte il futuro dell’economia italiana. Sulla logistica si concentrano molti degli aspetti che hanno determinato il rallentamento nella produttività totale dei fattori: per un Paese a forte vocazione esportatrice, non aver saputo costruire  un reticolo di connessioni competitive ed una rete di infrastrutture di elevata qualità è una debolezza che sta costando cara all’industria italiana. 

Nei programmi di tutte le forze politiche il Mezzogiorno è uno dei punti da affrontare, ma non costituisce mai l’elemento centrale per una strategia riformatrice. Dovremmo  invece sapere che il miracolo economico italiano si è realizzato quando il Mezzogiorno ha registrato tasso di crescita  superiori rispetto al resto del Paese. 

Mezzogiorno e logistica sono un incrocio che può generare una nuova politica industriale capace di trasformare l’assetto concorrenziale ed il modello operativo di funzionamento del nostro Paese.

Certamente vanno superate quelle interpretazioni, come quella del Ministro Giovannini,  ribadita nel suo intervento al Meeting di Rimini, che tendono a rappresentare il futuro logistico del Mezzogiorno solo come un punto di arrivo delle merci in transito verso destinazioni finali. Ovviamente, seguendo questo approccio non si va da nessuna parte, perché le rotture di carico saranno sempre tali da determinare scelte logistiche maggiormente orientate verso le tutte dirette alle destinazioni finali. 

Proprio questo è l’equivoco che non consente ai porti ed ai territori meridionali di avviare un processo di riconversione nel posizionamento competitivo  che è indispensabile per tracciare sentieri di cambiamento profondo. 

Le piattaforme logistiche, come è del tutto evidente, non potrebbero essere mai concorrenziali se si specializzassero solo in un flusso unidirezionale. Devono essere in grado di attivare rote e flussi di merci equilibrate, sia in import sia in export. Non ci vuole Mandrake per comprenderlo. 

È stata questa la matrice che ha costituito e determinato il successo delle zone economiche speciali, laddove si sono insediate industrie competitive che hanno modificato drasticamente il volto del sistema produttivo locale, entrando in modo integrato nelle catene globali del valore e modificando la divisione internazionale del lavoro e della logistica. 

L’Italia non si è attrezzata in questa direzione, ed anzi continua a consolidare un modello logistico a trazione nordista che non fa altro che aumentare la congestione e spingere nella direzione di investimenti infrastrutturali molto costosi ed inutili. Nemmeno la approvazione nel 2017 del provvedimento che ha istituito le zone economiche speciali nelle regioni meridionali del nostro Paese ha modificato la matrice concettuale con la quale analizziamo la logistica nazionale, che peraltro deve ormai essere letta in una chiavetta europea ed internazionale. 

È noto che il maggior progetto di investimento nei porti italiani  – nell’ambito del PNRR – è la realizzazione della nuova diga foranea nel porto di Genova. 

Si tratta di un’opera che, allo stato attuale della progettazione  defihita, reca beneficio essenzialmente solo ad una singola banchina del traffico contenitori, ma presenta al tempo stesso costi e tempi di realizzazione completamente fuori controllo, mentre alcuno dubitano anche sulla robustezza statica dell’intervento. 

Poche voci su levano a far notare la gravità di un progetto che viaggia ormai oltre i 2 miliardi di costo, senza nessuna garanzia che sia comperato entro il 2026 (anzi), con un beneficio limitato solo ad un segmento dell’offerta portuale. Neanche le dimissioni del direttore tecnico, uno dei più stimati progettisti di porti, ha finora indotto ad una revisione progettuale che sarebbe davvero necessaria.

Questa scelta è figlia non solo di una matrice ideologica  inadeguata rispetto al disegno logistico del Paese, ma costituisce anche un “inchino” verso uno dei grandi soggetti della logistica internazionale, in nome di quel nuovo capitalismo della mobilità a cui ho dedicato il mio ultimo libro. 

Si riuscirà ad avviare una riflessione seria su logistica e Mezzogiorno nella prossima fase? Ne avremmo davvero gran bisogno, ma le premesse non sono per niente positive. Toccherà continuare ad insistere, con ostinazione. In gioco c’è il futuro del Mezzogiorno e la competitività industriale dell’Italia. 

(Pietro Spirito è docente all’Universitas Mercatorum di Roma, già Presidente dell’AdSP del Mar Tirreno centrale)

CALABRIA, IL TRIONFO DI INTERIM E F.F,
ALLA ZES COMMISSARIO A MEZZO SERVIZIO

di SANTO STRATI – È la regione dove trionfa l’interim e il facente funzione è una figura tipica della geografia calabrese: non ci sono titolari, non se ne trovano (?), ma soprattutto non se ne cercano. A causa delle sospensioni provocate dalla Legge Severino o da inchieste giudiziarie, in tutta la Calabria da tempo ormai ci siamo abituati ai facenti funzioni, ovvero sostituti con poteri limitati all’ordinaria amministrazione, in attesa di nuove nomine, di nuove elezioni, o eventuale ritorno dei titolari. L’ultima scandalosa nomina ad interim è di appena qualche giorno fa: il commissario della Zes, il colonnello della Finanza Federico D’Andrea, nominato quattro mesi fa, ha dato le dimissioni per ragioni personali e quindi la ministra per il Sud Mara Carfagna, cui compete la nomina, di concerto con il Presidente della Regione Occhiuto, s’è trovata a individuare un nuovo commissario. Ci sono in Calabria decine di personalità con pagine e pagine di curriculum, competenza e capacità, e qualche volta specifica esperienza, che sarebbero in grado di assolvere all’impegnativo compito di occuparsi (finalmente, dopo sei anni di fumo senza arrosto) della Zona Economica Speciale di Gioia Tauro. Ma evidentemente ai piani alti sconoscono competenze e qualità dei calabresi.

Difatti, cosa fa la ministra, cui abbiamo in più occasioni riconosciuta brillante capacità e pragmatismo esecutivo? Mica nomina un nuovo commissario, chiama, invece, l’attuale commissario della Zes campana, avv. Giuseppe Romano, e gli assegna l’interim della Zes Calabria. Con tutto il rispetto per il commissario campano che ha già il suo da fare con la Zes campana (ma non ci sarebbe anche un evidente conflitto di interesse?) ma che cosa si fa, da parte del presidente Occhiuto – che ha un pur consolidato rapporto di cordialità e amicizia con la Carfagna da quando ricopriva il ruolo di capogruppo alla Camera per Forza Italia –, a subire un’imposizione del genere? Perché, chiamatela come volete, ma è una scelta che non può essere digerita dai calabresi e men che meno avrebbe dovuto essere accettata da Occhiuto. Forse il Presidente era distratto o è stato sepolto dai curricula degli aspiranti commissari e ha preferito lasciare il gravoso incarico alla ministra… Scherzi a parte, ci sembra doveroso rilevare che il Presidente che sta lavorando in modo pazzesco forse dovrebbe fermarsi un attimo a tirare il fiato, guardarsi intorno, cercarsi un po’ di collaboratori giusti e intelligenti (possibilmente con la sola voglia di fare il bene dei calabresi) e mettere mano a un po’ di cose trascurate nella Regione. Si rilegga il Principe di Machiavelli: senza consiglieri adeguati (e preparati) – insegna il dotto fiorentino – non si va da nessuna parte.

La Sanità è la spina nel fianco della Regione, lo sappiamo, e Occhiuto ci sta dando dentro con grande abilità, individuando le risorse giuste per risalire la china. Però, poi, succede che, senza avvisarlo, gli chiudono i punti di primo soccorso nelle località turistiche a stagione già iniziata. Qualcuno lo ha avvisato prima? Ma non è solo la sanità: la reputazione della Regione dovrebbe essere tra le priorità della Presidenza, abbinata a piani di marketing territoriale che – senza offesa per l’assessore competente – sembrano troppo legati all’improvvisazione e alla voglia di apparire più che di fare. A questo proposito, si fa un gran parlare di turismo delle radici: un modo intelligente di conciliare visitatori calabro-discendenti che hanno voglia di scoprire o riscoprire i luoghi che hanno dato i natali ai propri avi, e il gigantesco mercato turistico che quest’idea potrebbe generare in termini di incoming. Si tratterebbe di centinaia di migliaia di calabresi da attrarre a visitare i luoghi delle origini, ma servono incentivazioni serie e non gadget ricordo. Tariffe aeree scontate, buoni carburante, contributi per il soggiorno, organizzazione di visite guidate, etc. E per fare questo, quale migliore auto-promozione di quella che può venire dai calabresi nel mondo? Peccato che la Consulta (un ente ufficiale previsto da una legge regionale) che doveva essere nominata entro due mesi dalle elezioni e dall’insediamento del nuovo presidente ancora aspetta di vedere individuati i suoi componenti.

Presidente Occhiuto, abbia uno scatto d’orgoglio (che di sicuro non le fa difetto, per fortuna) e cominci da subito ad alzare la voce: trovi il commissario ideale per gestire la Zes che non riguarda solo Gioia Tauro ma lo sviluppo dell’intera regione e si prenda la briga di decidere, personalmente, una volta per tutte come comporre la Consulta dei calabresi nel mondo. Una risorsa, quella dei calabresi che vivono fuori della Calabria, che la Regione (come ente) ha sempre sottovalutato e mai utilizzato a dovere. Sono testimonial gratuiti, autentici e appassionati, pronti a offrire il loro tempo e la loro disponibilità per promuovere la loro terra. Che non è dei padri (come sostiene l’assessore Orsomarso con una discutibile campagna di marketing territoriale) ma è di tutti i calabresi. orgogliosi e fieri, specie se lontani, dei luoghi da cui sono partite le loro famiglie di origine. Serve subito un commissario per la Zes, calabrese, che conosca il territorio, e abbia a cuore il bene della Calabria e dei calabresi: persone per bene e competenti ce n’è in abbondanza. La Calabria non ha bisogno di supplenti e vergognosi interim. Di facenti funzioni ne abbiamo già troppi e ne faremmo volentieri a meno. (s)

LA RIVOLTA TRASVERSALE DI LEGA E PD CONTRO LA NOMINA DEL COMMISSARIO AD INTERIM

La nomina ad interim assegnata al commissario della Zes campana, avv. Giuseppe Romano, ha sollevato un polverone di polemiche (più che giuste) in maniera trasversale. SI ribella i democrat, ma anche la lega per voce del suo commissario regionale avv. Gianfranco Saccomanno non le manda a dire.

«Si apprende – scrive in una nota l’avv. Sacomanno – che dopo le dimissioni di Federico D’Andrea, da commissario per la zona economica speciale per la Calabria, forse il ministro per il Sud, Mara Carfagna, abbia indicato a succedere l’avvocato Giuseppe Romano, già Commissario Zes della Campania, giusto decreto del 27 ottobre 2021, registrato alla Corte dei conti in data 24 novembre 2021.

«“L’indiscrezione, dal carattere informale – dice Giacomo Saccomanno, commissario regionale della Lega in Calabria – ci lascia perplessi sia nei tempi e sia nei passaggi burocratici. Ci auguriamo, pertanto, che rimanga tale e che non corrisponda al vero. Però, sul punto una piccola riflessione è necessaria”.

«Prima la nomina – dice ancora – di un commissario che in Calabria si è visto ben poco e, quindi, si son persi mesi importanti per portare avanti un progetto di rilevante valore per la nostra regione, poi la indiscrezione sulla indicazione del commissario della Campania che, certamente, avrà tutti i requisiti e professionalità, ma non ha, sicuramente, conoscenza della Calabria, dei suoi territori, dei suoi ambienti e delle dinamiche difficili in cui bisogna operare”.

«E poi ci chiediamo: se nell’ottobre-novembre 2021- prosegue – l’avvocato Giuseppe Romano è stato nominato commissario Zes della Campania può operare anche in Calabria con possibili conflitti di interesse? Ci auguriamo che la indiscrezione sia solo tale e che, finalmente, si guardi alle risorse calabresi che sono tante e che spesso vengono dimenticate per puntare a presunti fari esterni che a volte rimangono solo luci spente”.

«La Lega – conclude – ha tante potenzialità di enorme rilievo e spera di poterle mettere a disposizioni dei calabresi e per la crescita vera della regione, anche se finora ciò non è accaduto».

Anche il gruppo del PD alla Regione ha reagito con particolare veemenza alla nomina del commissario (ad interim) della Zes Calabria.  «Lascia davvero perplessi  la nomina di Giuseppe Romano alla guida della Zona economica speciale dell’area calabrese» – sostengono i consiglieri regionali del Pd Mimmo Bevacqua, Ernesto Alecci,  Franco Iacucci, Nicola Irto e Raffaele Mammoliti che mettono in discussione soprattutto le modalità con le quali si è arrivata alla sua indicazione.

«In pratica il governatore Roberto Occhiuto, accettando supinamente la decisione assunta dalla ministra per il Sud, Mara Carfagna, ha avallato l’indicazione di Giuseppe Romano che già sta guidando la Zona economica speciale della Campania – proseguono i consiglieri regionali – Non mettiamo di certo in discussione meriti e competenze di Romano, ma è inevitabile chiedersi come mai la scelta debba essere ricaduta su un soggetto che è già impegnato in Campania e non potrà dedicarsi a tempo pieno nella nostra Regione che, invece, avrebbe bisogno di una guida stabile per avviare finalmente la Zona economica speciale».

«In Calabria non esistevano altre competenze in grado di assumere questo compito? – chiedono ancora i consiglieri dem – Procedendo in questo modo per nomine così strategiche, cercando quindi solo di compiacere i propri riferimenti politici romani, si finisce soltanto con lo svilire la Calabria e di mettere in secondo piano le sue reali necessità». (rrm)

La ministra Carfagna: Zes del Sud concreta opportunità per imprese e territori

«Le Zone Economiche Speciali del Sud sono una concreta opportunità per l’impresa e per i territori», È quanto ha dichiarato la ministra per il Sud, Mara Carfagna, nel corso del tavolo con i rappresentanti di Confindustria, spiegando che il «passo successivo sarà l’apertura di una fase di collaborazione strutturata e costante nel tempo».

All’incontro, dal titolo Le Zes per le imprese, hanno partecipato i Commissari delle otto ZES, il direttore dell’Agenzia per la Coesione territoriale Paolo Esposito e i rappresentanti di Confindustria delle regioni meridionali, guidati dal vicepresidente e responsabile per le politiche di Coesione Vito Grassi. Per la Calabria, presenti il presidente di Unindustria CalabriaAldo Ferrara e il direttore, Dario Lamanna.

La ministra, poi, ha fatto il punto sullo stato di attuazione degli interventi sulle Zes previsti nel Pnrr, dalla riforma della governance alle opere collegate, e ha confermato che il processo è «molto avanzato rispetto ai tempi italiani» e ha annunciato che la Zes Campania ha rilasciato la prima autorizzazione unica, appena dodici giorni dopo la presentazione della domanda dell’investitore interessato attraverso lo Sportello unico digitale. E le richieste “sono già decine” nelle quattro aree (Abruzzo, Sicilia Orientale e Sicilia Occidentale, oltre alla Campania) che hanno attivato gli sportelli, mentre le altre quattro sono quasi pronte a partire.

Carfagna ha indicato gli obiettivi della collaborazione con gli industriali, grazie al loro “osservatorio privilegiato” sul sistema produttivo italiano e internazionale: un miglior controllo di criticità e opportunità; un’azione comune a sostegno della ricerca di partner esteri; sinergia nella possibile riperimetrazione delle Zone e nella loro ‘specializzazione’.

«Ho verificato oggi  – ha detto la ministra – che questa visione è largamente condivisa: questo mi incoraggia ad avviare il passo successivo, e cioè l’apertura di una fase di collaborazione strutturata e costante nel tempo. Penso a un tavolo di stabile valutazione e confronto tra le parti presenti a questo incontro, sancito da un chiaro protocollo di intesa».

«Lavoriamo tutti insieme per rendere le regioni meridionali protagoniste e portare l’Italia al centro dei commerci nel Mediterraneo», ha concluso.

Soddisfazione è stata espressa dal presidente Ferrara, sottolineando che «le Zone Economiche Speciali rappresentano, indubbiamente, un importante volano di sviluppo dell’intero territorio, un tassello fondamentale per l’applicazione concreta del Piano Regionale di Ripresa e Resilienza».

«Zone Economiche Speciali rappresentano, indubbiamente, un importante volano di sviluppo dell’intero territorio, un tassello fondamentale per l’applicazione concreta del Piano Regionale di Ripresa e Resilienza» ha detto ancora Ferrara, evidenziando come «quando parliamo di infrastrutture dobbiamo, infatti, ragionare anche di infrastrutture digitali e logistiche nella consapevolezza che gli investitori arrivano solo se trovano condizioni di contesto che possano concretamente e velocemente permettere la realizzazione degli insediamenti produttivi».

«Ecco perché la Calabria, sfruttando la sua posizione strategica e l’enorme potenziale che questa terra offre – ha proseguito il presidente degli industriali calabresi – dovrà fare da catalizzatore per nuove forme di investimento, attraendo gli imprenditori che hanno deciso di investire, rendendo appetibile il territorio e configurandosi, al contempo, competitiva a livello internazionale».

«La Zes è un’opportunità da non perdere – ha sottolineato – ma deve concretamente funzionare, con tempi certi, attuando un percorso di collaborazione tra le istituzioni e i principali attori coinvolti, a cui devono seguire i necessari strumenti di semplificazione dei processi burocratici ed amministrativi e le misure di agevolazione fiscale previsti dalla normativa vigente e dalle numerose opportunità che scaturiscano dal PNRR e dalla Programmazione Unitaria. Penso ad esempio alla funzione di stazione appaltante che può essere svolta dagli stessi Commissari».

«Un progetto di sistema – ha concluso il leader degli industriali calabresi – capace di sincronizzare proposte ed azioni, ed in tale direzione è fondamentale che i Commissari inizino immediatamente ad operare con una struttura organizzativa funzionale agli obiettivi da perseguire. L’incontro si è concluso con l’impegno di sottoscrivere un protocollo di intesa che garantisca stabilità e connotazione strutturale al percorso di collaborazione avviato».

Intanto, per ragioni personali, il commissario della Zes Calabria Federico D’Andrea (nominato 5 mesi fa dalla Carfagna) si è appena dimesso dall’incarico. (rrm)