di SANTO STRATI – È guerra di cifre fra la Regione e i sindacati sull’utilizzo delle risorse comunitarie del Por (Programma operativo regionale): da un lato, la Giunta guidata attualmente dal presidente ff Nino Spirlì sostiene, trionfalmente, di avere «superato il target di spesa» per il 2020 «che era fissato a 128,2 milioni di euro portandolo a 190. Un grande obiettivo raggiunto grazie allo snellimento delle procedure a livello comunitario e nazionale». Dall’altro, il segretario generale regionale della Uil Santo Biondo non nasconde la delusione e il relativo pessimismo: «Avremmo preferito essere smentiti – ha detto – e, invece, il Comitato di sorveglianza del Por 2014/2020 ha confermato le nostre preoccupazioni. La spesa calabrese del Programma operativo regionale non va oltre il 38%: un parametro generale che è assai deludente rispetto ai reali bisogno che la regione Calabria ha sia rispetto al resto del Paese, sia nei confronti delle altre regioni del Mezzogiorno».
Chi ha ragione? È una storia antica, un film già visto: un conto sono gli impegni di spesa, un altro l’effettivo utilizzo. Quando si parla di target di spesa si fa riferimento a un documento di programmazione di spesa, ma non alla spesa reale: in poche parole è come andare al supermercato con l’idea di spendere 100 euro (cioè quello che si ha a disposizione) e poi lo scontrino finale si ferma al 38%. Il privato sarà contento di non aver consumato tutto il denaro, ma nel caso di fondi Ue si tratta di somme che, ove non spese, vengono dirottate verso altri Paesi più virtuosi (meglio, più furbi e più bravi a spendere).
Secondo Spirlì, «L’ultimo semestre del 2020 è stato caratterizzato dalla riprogrammazione dei fondi comunitari e, come amministrazione, abbiamo scelto di destinare 500 milioni di euro del Por Calabria Fesr Fse 2014-2020 verso azioni di contrasto all’emergenza sanitaria, programmando 140 milioni di euro nel settore sanitario, 180 per sostenere le attività economiche, 100 per il mercato del lavoro, 45 per l’istruzione e la formazione e altri 35 per sostenere interventi nel campo sociale». Il Documento di indirizzo strategico regionale – ha spiegato il presidente pro tempore Spirlì – «è un programma concreto di azioni per i prossimi sette anni, con una Calabria che sarà più green, più connessa, più digitale, più resiliente e che guarderà alle aree interne. Tra i nostri obiettivi c’è quello di raggiungere, con sei mesi di anticipo, il target di spesa 2021, certificando, entro giugno, altri 156 milioni di euro. Tutte risorse importanti per la coesione e lo sviluppo territoriale. Nella prossima settimana i dipartimenti regionali saranno chiamati a esporre le criticità e i successi della programmazione 2014-2020 e a fornire le possibili azioni da includere nel periodo 2021-2027».
Non va sul leggero il segretario Uil: «Questo Programma operativo, sul quale è mancato il dialogo sociale all’interno del partenariato, non brilla in trasparenza. Ancora oggi, infatti, non è possibile analizzare i dati sull’impatto che le varie misure hanno avuto rispetto alla spesa. Ancora oggi non vi è l’opportunità di portare a compimento un’analisi sulle reali ricadute che le varie misure hanno avuto e, soprattutto, di capire su se la spesa è stata scarsa anche in termini di efficacia.
«Partendo dal tema del lavoro – rileva Santo Biondo – emerge con chiarezza il vuoto programmatico delle politiche attive. Sino ad oggi non si è dato corso a nessun nuovo percorso ma, purtroppo, si è proceduto solamente ad alimentare le vecchie e poco efficaci politiche passive.
In questo settore, determinante per il futuro della Calabria, non si è intervenuti sul piano strutturale per mettere a fuoco e risolvere le problematiche decennali dei centri per l’impiego. Ad oggi, fra le altre cose, mancano la formazione e la qualificazione del personale, si fa attendere il processo di digitalizzazione e ciò rischia di dare vita ad un vulnus pericoloso per la Calabria che rischia, seriamente, la destrutturazione del suo mercato del lavoro».
La Regione Calabria, a voce del responsabile dell’Autorità di gestione del Por Maurizio Nicolai, difende i risultati ottenuti: «in questi sei mesi abbiamo realizzato una riprogrammazione pari a mezzo miliardo di euro, per la prima volta destinando risorse comunitarie anche al comparto sanitario e riuscendo a centrare comunque tutti gli obiettivi di spesa. Voglio solo ricordare – ha detto Nicolai – che al nostro insediamento il livello della spesa, nell’anno 2020, era pari a zero euro. Noi, invece, abbiamo fatto una rendicontazione finale al 31 dicembre di 190 milioni, quindi oltre il target previsto. Si può dire che, fino al 2020, è stato negato il concetto stesso di programmazione. Per questo tra i punti concordati oggi con il Comitato abbiamo inserito all’ordine del giorno anche la messa in sicurezza del programma, proprio per la complessità delle questioni che abbiamo ereditato».
Per la Uil «emerge con chiarezza «la mancanza di misure di sostegno alle attività produttive. Purtroppo – dice Biondo –, siamo ancora costretti a registrare la totale mancanza di presa di coscienza da parte della politica regionale e della politica tutta rispetto al dato di fatto che queste risorse, che lo ribadiamo sono le uniche spendibili con prontezza, debbano essere indirizzate per struttura il mondo del lavoro, per dare corso ai programmi di sviluppo economico, per realizzare interventi infrastrutturali e ammodernare il settore dell’istruzione.
Ancora una volta rimaniamo delusi rispetto alle nostre aspettative di miglioramento del ciclo integrato delle acque, lo stesso dicasi per le tematiche ambientali e per la mancata realizzazione di interventi contro il dissesto idrogeologico.
«Rimane, ancora, aperto un grosso interrogativo sulla realizzazione delle opere pubbliche messe come obiettivo da realizzare attraverso l’uso dei fondi del Por 2014/2020. Il Comitato di sorveglianza, quindi, ha confermato la bassa qualità della programmazione del governo regionale, una carenza che, lo ricordiamo ancora una volta, è dovuto, soprattutto, al mancato dialogo sociale. Per questo, con convinzione, torniamo a ribadire la necessità di riprendere il confronto con il partenariato economico e sociale al fine di programmare al meglio gli investimenti del futuro».
In altri termini, dalla Uil si contesta la genericità del programma contenuto nel documento strategico depositato dalla Giunta: «È mancato il confronto e, alla fine, ciò che è stato partorito è un programma generico, che manca di dettaglio. È un documento che dice tutto e niente e sembra un copia e incolla di altri documenti.
«Lo stesso dicasi delle proposte avanzate per lo sfruttamento dei fondi del Recovery plan che altro non è se non un sommatoria di opere incompiute e finanziate con altri fondi, che mette a rischio la loro realizzazione per la pericolosa sovrapposizione di finanziamenti che si è creata. Ciò che, invece, era necessario fare era puntare al completamento di queste opere e alla programmazione di nuove».
E c’è un aspetto da non sottovalutare: chi sono gli effettivi beneficiari delle risorse Por? Santo Biondo non ha dubbi sull’opacità della rendicontazione: «Ribadiamo, inoltre, la necessità ed urgenza di realizzare la banca dati degli utilizzatori del Por per verificare chi sono coloro che ne stanno usufruendo, riteniamo ciò sia determinante in termini di trasparenza e legalità. Non vorremmo, infatti, che dentro questa platea ci fossero imprese che non rispettano i contratti, non pagano i lavoratori o non versano i contributi
Ci preoccupa, in ultimo ma non per ultimo, la possibilità che da qui a ottobre, quando la Calabria dovrebbe tornare alle urne, si possa pensare di continuare a muoversi a fari spenti, cosa che è pericolosa per il presente e il futuro della Calabria: una regione che non può permettersi di non agganciare la ripartenza economica della nazione».
Le risorse Ue sono state fino ad oggi male e poco utilizzate: basta guardare i resoconti relativi agli utilizzi effettivi dei fondi impegnati, per capire che, anche in questo caso, qualcuno dovrà assumersi la responsabilità politica di segnare, finalmente, una svolta nella politica economica regionale nell’ottica europea. È un tema di cui, nei programmi elettorali delle ultime consiliature regionale, non si sono viste tracce consistenti. Lo tengano da conto i prossimi candidati che guardano a Germaneto: i calabresi sono stufi e stanchi di parole, ma esigono concretezza. Programmi, appunto, di cui sarà possibile seguire la realizzazione o verificare l’incapacità esecutiva. Il tempo c’è per stilare un piano programmatico da sottoporre agli elettori, ma – contrariamente al nostro abituale ottimismo – temiamo che la prossima campagna elettorale sarà, come sempre, fatta di parole al vento e promesse generiche di sviluppo futuro. Ma gli elettori – siano cauti i candidati presenti e futuri – non sarà più facile convincerli con belle parole e discorsi elegantemente (?) svolti. La Calabria non ci sta più, questo dev’essere chiaro, e i calabresi sono davvero incazzati con la politica del nulla. (s)
Il video della presentazione del Comitato di sorveglianza del Por Calabria 2014/2020