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Aspromonte in fiamme

Bruciano l’Aspromonte e la Calabria. Brucia tutto. di Giusy Staropoli Calafati

di GIUSY STAROPOLI CALAFATI – Se è vero che la felicità è un attimo appena, allora in Aspromonte è andata già tutta perduta. Consumata dentro al fuoco. Che se fino a ieri essere stati dichiarati Patrimonio Unesco era stata una festa, oggi la festa è già finita. E quel che patrimonio era, non c’è già più. 

Dieci giorni di fuoco ardente. L’Aspromonte brucia, e chi poteva cambiare le cose non lo ha fatto. 

Le faggete vetuste sono in fiamme, e quel fino a qualche giorno fa, era un sogno che avrebbe permesso a chiunque, di riveder le stelle, oggi non è altro che disperazione e lutto. Le fiamme travolgono gli alberi, i sogni, ma porto via anche gli uomini. Esse non s’alzano per avere pietà di ciò che gli sta intorno, ma circondano tutto quanto hanno vicino. Il fuoco nasce per avanzare, se istigato, anche per uccidere. 

Ma forse dell’Aspromonte non frega niente a nessuno. In fondo questa non è altro che la montagna dei sequestri di persona, dei summit di ‘ndrangheta, e delle decisioni stragiste. La montagna più latitante della terra. Eppure, chi la condanna, non sa che proprio qui, nei secoli passati, popoli e santi hanno trovato rifugio. Proprio qui, ancora oggi batte il cuore di una regione antica, dal sapore a volte aspro altre mielato come quello della Magna Grecia, che tra le fenditure più recondite dei suoi materni seni, custodisce la sua storia. E nelle pieghe della sua bellezza, l’identità. 

La Calabria brucia. 

Bruciano gli ulivi, i lecci, i mirti. 

Brucia il lupo perché qualche disonesto uomo ha profanato illegalmente la sua tana. 

Brucia l’area greca ed il grecanico. 

Bruciano le vette sacerdotali della montagna, la casa dell’uomo e il nido del falco pellegrino.

Bruciano l’identità, la capra, e brucia il pastore. Il musulupu, la ricotta e il formaggio. Il legno intagliato. I racconti, le leggi. Da Reggio Calabria a Polsi, brucia tutto. 

I sentieri, i viottoli, i panorami, le vertigini e le turbolenti fiumare. Brucia e si devasta la magnanimità del Creatore con la Calabria. I resti dei paesi appollaiati e aggrappati alla roccia, in bilico sugli spaventosi dirupi, vanno in fumo. E per colpa del fallimento sociale e politico di una terra in cui gli speculatori avanzano come il fuoco. E i disumani disfattisti accelerano la fine, non sapendo che chi brucia tutto oggi, domani non può  aspettarsi di veder spuntare l’erba verde, ma invece è necessario si prepari a vedere venir fuori dalla cenere i corpi esanimi dei propri figli. Perché in questi roghi, con la montagna, stanno bruciando anche loro. 

L’Aspromonte ha bisogno di aiuto. Chi può porti il mare alla montagna. Da solo il fuoco non si spegne. E diciamocela pure, la Calabria non è più la Fenice che tutti speravano. Dalle sue ceneri rischia di non risorgere. 

Il 3 e il 4 ottobre la Regione Calabria, andrà al voto. A chi in questo momento pensa di voler correre questa gara, oggi, e non domani, corra a gambe levate in Aspromonte, e scriva lì proprio programma. La Calabria è lassù che ha bisogno, ora. Il fuoco va domato e in fretta, oggi. Domani poi, con calma, se Dio vorrà e la vostra coscienza pure, racconterete quel che responsabilmente avete fatto per questa terra. (gsc)