Soldi veri subito alle imprese: contro il virus
difese sanitarie, ma va salvato anche il lavoro

di SANTO STRATI – Soldi veri alle imprese, subito e senza burocrazia: la Calabria rischia di pagare più degli altri anche l’emergenza finanziaria. Non servono crediti d’imposta o promesse di rinvio delle scadenze che non aiutano a pagare stipendi, affitti e utenze. Serve immettere liquidità. Lo aveva detto a chiare lettere anche Mario Draghi una settimana fa: «soccorso alle imprese, saltando la burocrazia», ma non è stato ascoltato, visto che ancora si sta traccheggiando sul da farsi e non ci sono indicazioni agli istituti di credito su come affrontare l’emergenza credito. Se si esclude il miserabile aiuto di 600 euro (che col decreto di aprile dovrebbero diventare 800) ai professionisti e agli autonomi, che da quasi un mese sono fermi, senza entrate, non s’intravvedono rapide soluzioni. Fatta salva la proposta del sottosegretario siciliano all’Economia Alessio Villarosa (M5S) sul “prestito condiviso”, ovvero un’anticipazione di 10mila euro alle famiglie e 100mila euro alle aziende in crisi, da restituire in 20-30 anni con garanzia totale dello Stato. Certo con i soli 500 milioni per la liquidità previsti dal dl Cura Italia difficile pensare che un’idea così intelligente (la famiglia restituirebbe i 10mila euro di prestito con poco meno di 42 euro al mese) possa trovare rapida accoglienza…

Dunque, oltre all’enorme gravità della situazione sanitaria, c’è l’impatto sociale della crisi che non può e non deve essere trascurato. Sono migliaia le aziende allo stremo, inattive da oltre 20 giorni, con le serrande abbassate e le attività sospese, il personale in cassa integrazione (quando possibile) o in ferie forzate, ma con tutti gli adempimenti finanziari attivi: affitti, utenze, pagamenti a fornitori, rate di mutui, stipendi (chi è in ferie va pagato regolarmente) e quant’altro costituisce un costo fisso per qualsiasi attività. Quante aziende non saranno in grado di riprendersi, quante non riapriranno più? Purtroppo, se da un lato il governo ha preso seri provvedimenti per contrastare e fermare il contagio, dall’altro sta continuando a trascurare l’emergenza economica che metterà sul lastrico non solo aziende e imprenditori, ma lavoratori e famiglie. Sembra che nessuno dei nostri governanti si renda conto cosa significa l’attesa, anche di pochi giorni, per un’azienda se potrà contare su un qualsiasi aiuto. E le banche? Aspettano istruzioni. Quello che è successo in varie parti d’Italia è vergognoso ma significativo di come molti direttori di filiale non hanno ancora capito che è in atto un’emergenza senza precedenti: in una situazione d’emergenza si sono sentiti in dovere di chiedere agli imprenditori che supplicavano credito gli «ultimi due bilanci, dichiarazione di regolarità contributiva (durc) e situazione patrimoniale aggiornata». Magari pensando pure di applicare sopra le spese di istruttoria…

No, così non va. Le banche o cambiano immediatamente atteggiamento (anche, è chiaro, su precise indicazioni – meglio ordini! – del governo per garanzie e modalità di azione) o saranno responsabili del più immane disastro economico della storia recente: andranno a rotoli imprenditori delle regioni ricche (quelle che spingevano all’autonomia diferenziata), ma coleranno definitivamente a picco aziende e operatori del Mezzogiorno dove la crisi economica è stata sempre una costante fissa. Tentare di avere credito in Calabria per chi ne ha avuto bisogno è stato abitualmente perdere tempo e tornare a casa cornuti e mazziati, con le richieste di garanzie più assurde e la negazione persino del più modesto aiuto per operare, lavorare, avviare un’impresa e così creare occupazione. No, la logica delle banche chiuse a difendere il tesoretto dei risparmiatori, investendolo in finanza creativa (più redditizia) al posto di destinare aiuti alle imprese – indipendentemente che fossero meritevoli o meno di credito – rimane la stessa, anche in tempi di coronavirus. «Faccia la domanda, le faremo sapere» è quanto si sono sentiti rispondere tanti imprenditori calabresi, quando qualcuno dalle banche si è degnato di rispondere. Non c’è bisogno di fare nomi e cognomi, gli istituti di credito calabresi sono gli stessi di tutt’Italia. E molti funzionari conservano l’ottusità di non vedere oltre la propria scrivania, neanche in tempi di emergenza.

Per questa ragione non ci possiamo permettere come Paese, come Mezzogiorno, come Calabria, di perdere ancora tempo per superare la crisid di liquidità. L’assessore al Bilancio Franco Talarico sta studiando alcune misure per immettere risorse regionali nel sistema economico calabrese che rischia di fermarsi inesorabilmente, in assenza di interventi. A questo proposito, l’ex presidente degli industriali reggini Giuseppe Nucera, che guida il movimento La Calabria che vogliamo, ha inviato a Talarico e alla presidente Santelli un promemoria  di idee per fronteggiare l’aspetto sociale della crisi. Secondo Nucera occorre pensare a una Conferenza  Programmatica di alto livello, chiamando attorno a un tavolo il mondo imprenditoriale del Nord e il capo del Governo Nazionale, con i ministri  economici. «È il momento perché il Governo Centrale dia priorità alle infrastrutture e agli investimenti produttivi nel Mezzogiorno. I meridionali negli anni ’60 hanno creato il boom economico del Paese.  Adesso, che il coronavirus ha colpito le aeree maggiormente industrializzate, è il momento di rivedere le scelte degli investimenti e la loro localizzazione. Quindi, bisogna attrezzare le aree industriali che sono prive dei servizi essenziali quali la  banda larga e la logistica. Mettere a disposizione degli imprenditori i capannoni abbandonati  e i terreni a costo zero. Offrire agli imprenditori che già operano nelle aree  industriali una sanatoria per chiudere le vertenze che si trascinano da anni. E nella futura programmazione del Por prevedere risorse sufficienti per consentire agli Enti Locali l’acquisto delle case abbandonate per darle in comodato d’uso gratuito ai giovani talenti calabresi in giro per il mondo che vogliano tornare nella propria terra, agli stranieri (il lavoro a distanza sarà prevalente) e alle imprese che decidono di delocalizzare le attività».

«I Borghi – afferma Nucera – vanno visti come delle Tecnology Innovation Hub, che valorizzano le  tradizioni locali. Ogni Borgo potrà diventare un Hub su un tema specifico (programmatori, machine learning, big data, ecc.), e dovrà essere in rete, fornendo servizi di digital trasformation alle aziende, alla sanità, al turismo e all’agricoltura. Una Calabria nuova e produttiva che esalterà la sua reputazione nel mondo. Gli effetti sull’economia saranno importanti non solo per il ritorno di cervelli calabresi e per l’attrazione di cervelli da tutto il mondo ma anche per la spinta di innovazione che tutto il sistema economico della Calabria riceverà. Questa crisi globale ci consente di ripartire su scenari nuovi e sperimentare percorsi che faranno della Calabria la Silicon Valley d’Europa».

Nucera, da imprenditore turistico ma soprattutto profondo conoscitore della realtà economica calabrese, chiede anche risorse immediate per sostenere le aziende e l’occupazione. Calabria.Live lo ha intervistato.

«Situazione di grande emergenza, provvedimenti di forte straordinarietà: è quello che il mondo economico calabrese e le famiglie oggi chiedono alla politica e alle istituzioni. Io credo che la Calabria debba andare oltre alle misure messe in campo. Sono apprezzabili le iniziative di sospensione dei pagamenti dell’ingegneria finanziaria attraverso la Fincalabra (fino a settembre sono state sospese le rate), ma oltre questo bisogna mettere da subito mano ad altri canali, mettere risorse nel sistema economico e produttivo. Gli strumenti ci sono. Il Mediocredito centrale è una garanzia fondamentale per il mondo economico calabrese: costo zero per le imprese, rischio zero per le banche. Già la Regione aveva stanziato delle risorse, ma oggi sono insignificanti. Bisogna immettere subito in questo canale di garanzia e di supporto all’azione delle banche almeno 100 milioni di euro. Un fondo per garantire le operazioni creditizie. A tasso zero».

– Dove si trovano questi soldi?

«Noi abbiamo in Calabria tante risorse non spese: dal Por, in primis. Il precedente governo calabrese aveva impegnato gli importi, ma le relative somme non sono mai state spese. Oggi queste somme devono essere messe a disposizione del sistema produttivo, del sistema bancario, della finanza, in modo tale che le imprese possano attingervi avendo la garanzia e il supporto del Mediocredito centrale. È uno strumento che garantisce le banche al 100% che quindi non corrono alcun rischio e possono facilmente erogare questi finanziamenti. Il Por va rimodulato, è vero, ma in assenza di nuove leve di spesa immediata, questa è una linea da seguire per affrontare l’emergenza».

– Quali misure necessarie per il lavoro e il welfare delle famiglie?

«Lo stesso discorso vale per la gente, le famiglie. Chi non ha avuto mai un lavoro, chi ha vissuto di precarietà, tutti quelli che hanno fatto o fanno lavori in nero e che, quindi, oggi non sono garantiti devono sopravvivere. C’è gente che non ha il pane, non ha modo come affrontare la spesa quotidiana. Anche qui, la Regione deve urgentemente destinare almeno 10 milioni di euro per queste famiglie, inviando a tutti i comuni in rapporto alla popolazione queste risorse, in aggiunta a quelle stanziate dal Governo, in modo tale che i comuni facciano arrivare gli aiuti a chi ne ha urgente bisogno. Ci sono tante famiglie, tanta gente, povera gente, che non gode del reddito di cittadinanza e occorre pensare anche a loro. L’altra misura che la Regione deve da subito mettere in cantiere è la rimodulazione del Por e quindi spostare altre risorse su canali di spesa e quindi dare la possibilità alle aziende che devono investire e devono ripartire di presentare nuovi progetti di spesa».

– E il credito? Perché le banche non concedono aiuti?

«Il sistema bancario, assieme alla politica, deve consentire alla Calabria di ripartire. Le banche, però, devono andare oltre: devono aprire le linee di credito agli imprenditori, ai correntisti. È questo uno dei sistemi per far ripartire l’economia da subito, eliminando le lungaggini burocratiche che rischiano di vanificare qualsiasi intervento urgente. La Regione – e la Santelli ha mostrato determinazione e coraggio – deve incoraggiare il sistema bancario, con tutte le garanzie che si possono mettere in campo. In questo senso, il dott. Pietro Speranza segretario dell’Abi calabrese ha concordato, in uno scambio di idee che abbiamo avuto in questi giorni, che è l’unica strada ottimale: la Calabria riparte solo se ripartono gli imprenditori, che oggi rischiano di fermarsi. Una ripresa fondamentale non solo per la nostra regione, ma un momento anche di attenzione verso il Nord che è in ginocchio. E quindi far capire che qui in Calabria si può fare impresa in tranquillità, senza pericoli. La crisi offre l’opportunità di rivedere la politica che il governo centrale ha fatto non a favore del Sud. Un Sud, quindi, che ritorna e può essere il motore di ripresa del Paese. Un Sud e un Mezzogiorno che possono diventare la locomotiva della rinascita dell’Italia. Un’Italia che si ritrova compatta col senso patriottico che in questi giorni si è manifestato a tutti i livelli.

– Cosa sta facendo la Regione?

«Con l’assessore Fausto Orsomarso la Giunta ha attuato subito l’accordo con i sindacati per la cassa integrazione in deroga: questa misura va finanziata con almeno 20 milioni perché le risorse disponibili sono poche e bisogna mettere in questo fondo ulteriori risorse per permettere alle banche di anticipare alle aziende, ai lavoratori, i soldi della cassa integrazione. La presidente ha istituito una task force, un comitato dove sono rappresentate tutte le associazioni datoriali e i sindacati: questo organismo può essere il volano di sviluppo e di coordinamento di iniziative per la ripresa della nostra regione. Vanno chiamati a coordinare, a supportare quest’azione chi ha esperienza, chi può dare un contributo di competenze e può determinare una svolta economica per la regione. Dalla crisi si esce con coraggio e con determinazione. Misure straordinarie a supporto di chi ancora ci crede e vuole rilanciare questa bellissima regione nel sistema economico e produttivo del nostro Paese». (s)

Anziché parlare di aria fritta e di Terzo settore
aiuti concreti alle imprese: non riapriranno più

di SANTO STRATI – La classica tempesta in un bicchier d’acqua: l’inutile e inoffensivo ordine del giorno votato nella prima riunione del Consiglio regionale sulla riforma del cosiddetto Terzo Settore (servizi sociali e affini) tiene banco e attizza la polemica tra maggioranza e opposizione, mentre ci sono cose più serie di cui parlare. Chiariamo subito che un odg non ha alcun valore legislativo, è una raccomandazione, nulla di più, come dire “se piove, prendi l’ombrello”, eventuali modifiche alla riforma votata lo scorso anno devono in ogni caso passare da Giunta e Consiglio. E quindi di cosa stiamo parlando? Di aria fritta, mentre migliaia di piccole aziende e artigiani sono già alla canna del gas, senza liquidità e con concreto rischio di non alzare più la serranda, quando finirà l’emergenza coronavirus.

Serve ossigeno, ovvero denaro fresco alle imprese, non rassicurazioni e promesse, né elemosine del tipo di sussidio (vergognoso) destinato ai professionisti. 600 euro a chi è stato costretto a interrompere il proprio lavoro (professionisti, operatori, autonomi) mentre a chi non lavora questo Stato (grazie alla logica populista dei 5 Stelle) ne dà 780. E alle imprese sposta di cinque giorni gli adempimenti fiscali. Possibile che nessuno si renda conto dell’enorme bomba sociale che si è innescata a seguito di questa sciagurata epidemia? Con tutto il rispetto dovuto alle vittime e soprattutto alle vittime del lavoro (medici, sanitari, infermieri) e fermo restando l’obbligo dello Stato di garantire la salute ai propri cittadini, qualcuno riesce a valutare cosa significherà in termini economici questo forzato stop alle attività produttive e alle imprese? Se in Italia i danni saranno enormi, in Calabria andrà peggio con una marea di nuovi senza lavoro (perché le aziende non riapriranno) che andranno ad aggiungersi ai tantissimi inoccupati (quelli che un lavoro non l’hanno mai visto nemmeno da lontano). Una crisi spaventosa che richiede interventi immediati: vanno messi i soldi nei conti correnti delle aziende, altro che rinviare le scadenze fiscali. Gli imprenditori che non hanno incassato un euro nel mese di marzo (e soprattutto gli autonomi: professionisti, ristoratori e baristi, artigiani, parrucchieri, estetiste, sarti, calzolai e via discorrendo) che non sanno come pagare già solo gli affitti a fine mese, figurarsi se si pongono il problema di versare con gli F24 tasse e contributi previdenziali.

Dice bene la presidente Jole Santelli che questo Governo sta prendendo in giro gli italiani: «I 4,3 miliardi di trasferimenti annunciati non sono altro che un anticipo delle risorse ordinarie che ogni anno lo Stato trasferisce agli enti locali. Tali risorse non possono essere utilizzate per il sostegno alle persone in difficoltà bensì per le spese di funzionamento dell’Ente come il personale e servizi essenziali. Rispetto all’annuncio roboante di 4,3 miliardi che rischia di ingenerare aspettative dei cittadini nei confronti degli amministratori locali, l’unico trasferimento destinato ai comuni per il sostegno alle fasce più deboli è rappresentato dai 400 milioni che la protezione civile suddividerà per gli 8100 comuni presenti sul territorio». Un’inezia, aggiungiamo noi.

E allora? Di cosa stiamo parlando se il grande carrozzone dell’INPS ha bisogno di trenta giorni (un mese!) per mettere in pagamento la miseria dei 600 euro di sussidio a chi – avendone diritto – ne farà richiesta? Neanche si dovessero compilare a mano le distinte di pagamento. Eppure così va. E le imprese costrette (giustamente, per carità) a chiudere “temporaneamente” che si sono rivolte alle banche hanno avuto la più classica delle risposte della nostra burocratica nazione: attendiamo istruzioni per erogare credito. E magari faranno compilare alle imprese i soliti questionari basati sulle norme di Basilea che non consentono di dare soldi a chi ne ha bisogno.

La Regione ha l’opportunità di mostrare a cosa serve. Può prendere e attuare provvedimenti immediati a favore delle imprese e farle respirare: servono soldi sui conti correnti, lo ripetiamo, non crediti d’imposta o contributi in conto capitale su investimenti. Qui non investe più nessuno se non torna la normalità amministrativa, ovvero si ricreano le condizioni per pagare i dipendenti, affitti e bollette, ordinare merce, e soprattutto vendere: merci, servizi, beni di qualsiasi genere. Ci vuole un blocco totale anche delle spese: zero entrate? zero costi. Questo non è rischio d’impresa, ma emergenza nazionale. Non è l’errore dell’imprenditore che paga col fallimento soluzioni che il consumatore non gradisce o non richiede, ma è il forzato blocco dell’attività per evidenti ragioni di salute pubblica. Non ci sono giri di parole: lo Stato deve intervenire sul territorio e sul territorio ci sono le competenze della Regione che deve affiancare (se non sostituire) i provvedimenti adottati, soprattutto se risultano inadeguati.

In tutto questo, invece, assistiamo all’ennesima sceneggiata dell’ “insanabile conflitto” nel Consiglio regionale appena insediato su un ordine del giorno infilato più per dare certificazione della propria esistenza di consigliere  (Baldo Esposito) che per obiettiva esigenza di chiarezza. Riassumiamo a beneficio di chi non avesse chiaro di cosa stiamo parlando: dopo l’elezione del presidente del Consiglio Mimmo Tallini e l’intervento della Presidente Santelli, il consigliere regionale Esposito chiede di votare un ordine del giorno sulla riforma del Settore delle Politiche sociali. Il presidente uscente Nicola Irto si dissocia, il centrodestra vota compatto. A parte l’irritualità dell’odg in una seduta di insediamento, occorre rilevare che il documento votato è pura fuffa in termini legislativi: non modifica (né può modificare) un bel niente. Tutt’al più – come dice l’assessore alle Politiche sociali Gianluca Gallo – «ha semplicemente fornito un chiaro indirizzo politico alla Giunta: migliorare l’esistente e correggerne le storture». E gli fa eco il consigliere d’opposizione Francesco Pitaro (Io resto in Calabria): «La divergenza di vedute circa l’ordine del giorno approvato dalla maggioranza  in Aula,  pur consapevoli che se un ordine del giorno non ha valenza amministrativa o legislativa tuttavia non è atto irrilevante, può essere volta in positivo, se, come credo, c’è l’intenzione da parte dell’assessore al Welfare Gallo, non di segare la riforma approvata nella scorsa legislatura, ma di agire affinché sia operativa e, ovviamente, perché lo diventi occorrono risorse e un approccio della politica e della burocrazia ai problemi dei cittadini del tutto rovesciato». Una dichiarazione intelligente e responsabile che dovrebbe smontare le polemiche.

Invece, c’è chi ha montato un caso. A cominciare dal commissario Pd in Calabria, Stefano Graziano che ha tuonato: «Arroganti e irresponsabili. La maggioranza di centrodestra ha gettato subito la maschera mettendo in atto un vero e proprio blitz per bloccare il regolamento attuativo della riforma del terzo settore». Per poi stigmatizzare che «La maggioranza Santelli ha paralizzato l’iter di un provvedimento atteso in Calabria da oltre vent’anni». Ma cosa raccontano a Graziano? Quale blocco? Dove sta lo stop? Graziano dice che il centrodestra ha cercato di minimizzare quanto accaduto in aula, ma cosa c’è da minimizzare? L’aria fritta? Anziché partire con uno spirito costruttivo, maggioranza e opposizione ricadono nel più avvilente gioco della politica: qualunque cosa faccia l’avversario va contrastato. I calabresi non sognano l’armonia tra le parti, ma amerebbero, in questo terribile momento, il superamento di stupidi giochetti di ruolo per un comune obiettivo. La presidente Santelli sta mostrando di fare bene sul piano sanitario, adesso pensi a risolvere i problemi di chi lavora. Con l’aiuto di tutti, nel nome dell’emergenza, ma – possibilmente – usando il dialogo e il confronto. Ne abbiamo tutti bisogno. (s)

Mimmo Tallini nuovo Presidente del Consiglio
«Dopo l’emergenza, priorità al diritto al lavoro»

di SANTO STRATI – Non c’è stato bisogno di voto a distanza e di connessioni in teleconferenza: alla prima seduta del nuovo Consiglio regionale della Calabria si sono presentati tutti e 30 i consiglieri, nonché la Presidente Jole Santelli e l’intera Giunta. Un momento importante, al di là della ritualità del voto per scegliere il Presidente e l’ufficio di presidenza, che dà un segno preciso di come l’emergenza coronavirus ci abituerà a insoliti presenzialismi di massa (nonostante il rischio contagio) ma soprattutto a un comune impegnarsi per una guerra inaspettata contro un nemico invisibile. Così, esattamente a 60 giorni dal voto del 26 gennaio, Palazzo Campanella ha potuto riunire i suoi vecchi e nuovi inquilini per avviare l’XI legislatura. Una consiliatura che si preannuncia carica di incognite ma che avrà l’opportunità di guardare avanti. Come ha detto la presidente Santelli invitata a illustrare la situazione dell’emergenza sanitaria, dietro e dopo la crisi ci stanno le opportunità: bisogna pensare alla Calabria del 2050 e qualunque considerazione sia stata fatta, qualsiasi progetto o programma di sviluppo fosse in pentola, va ripensato tutto. Con il vantaggio – ha rimarcato la Santelli – di poter imparare dagli errori degli altri, visto il ritardo con cui il virus ha aggredito il Mezzogiorno e la Calabria, e dai buoni risultati ottenuti da chi ha dovuto affrontare la drammaticità del momento.

Tutte confermate le previsioni della vigilia, Domenico – Mimmo – Tallini è il nuovo presidente del Consiglio regionale, suoi vice Nicola Irto (presidente uscente, dem) in rappresentanza dell’opposizione, e Luca Morrone (FdI), Filippo Mancuso (Lega) e Graziano Di Natale (Io resto in Calabria) segretari-questori. Non è stata un’elezione a primo colpo, si è arrivati al terzo scrutinio, ma segna ugualmente un successo per Tallini, decano di quest’assemblea, politico di lungo corso, che si farà notare per una presidenza che sceglierà molto di frequente la parola condivisione. Il suo discorso di insediamento, del resto, è stato di apertura a tutti i calabresi: ha ricordato che quest’anno sono cinquant’anni dalla nascita delle Regioni, ma non ha mancato di ricordare che sono anche cinquant’anni dalla rivolta di Reggio, eufemisticamente definita “i fatti di Reggio”, questo in un’ottica di avvicinamento e di superamento di ogni conflittualità latente tra le varie province. È l’obiettivo comune che deve coinvolgere tutti e fare in modo che l’impegno della Regione, dei suoi rappresentanti, al di là della rappresentanza politica e partitica, sia orientato al bene comune, al benessere, alla crescita di questa terra. «Il regionalismo in Italia – ha detto Tallini – è stato un elemento di modernizzazione, di coinvolgimento delle realtà territoriali, di forte rottura con l’impianto di uno Stato centralizzato e lontano dalla popolazioni. Ci sono stati errori, ritardi, storture, ma l’assetto regionale è una conquista irrinunciabile. Si tratta semmai di modernizzarne il ruolo, rendere le Regioni più autonome all’interno di un sistema solidale che assicuri a tutti gli italiani le stesse opportunità».  E quando sarà finita la pandemia – ha sottolineato – occorrerà pensare alla madre di tutte le battaglie in Calabria: il diritto al lavoro».

Tallini, nel sottolineare lo “scippo” di 61 miliardi l’anno perpetrato ai danni delle regioni del Sud, parlando di autonomia differenziata ha detto che «si ripartirà dalla mozione approvata all’unanimità dal Consiglio a gennaio dello scorso anno con l’obiettivo di realizzare un federalismo solidale che da un lato assicuri i livelli essenziali in materie come la sanità, l’istruzione, e dall’altro esalti l’autonomia regionale nei campi dell’ambiente, della cultura, del turismo, dell’agricoltura, delle energie rinnovabili». Lo sviluppo della Calabria che s’immaginava prima della pandemia va orientato ex-novo nel suo modello, puntando sulla  bio-economia, l’economia circolare, le bio-tecnologie, la rivoluzione digitale che impatta sul turismo, sull’agricoltura, sull’artigianato, sulla cultura. «Il sole, il vento e anche il mare – ha detto il presidente Tallini – possono diventare fonti inesauribili di energie pulite e rinnovabili. Le applicazioni digitali possono trasformare l’agricoltura tradizionale in ‘agricoltura di precisione’ e l’artigianato tradizionale in ‘artigianato in 3D’. Il turismo dovrà cambiare volto e puntare sulla sicurezza e sulla salubrità dei luoghi. Dalla crisi la Calabria può trarre grandi opportunità».

Il neopresidente, dopo un commosso pensiero alle vittime del virus, ai familiari e agli “eroi” di questi crisi, medici, infermieri, operatori sanitari, volontari, addetti ai servizi essenziali, ha espresso il proprio apprezzamento «per la determinazione, la serietà e l’autorevolezza con cui la Presidente della Regione sta affrontando tale emergenza che si inserisce in un contesto di generale fragilità del nostro sistema sanitario, ridotto allo stremo da anni di tagli e di politiche ragionieristiche dei Commissari nominati dai Governi. La battaglia è ancora lunga, lo sappiamo, ed ognuno è chiamato a fare la sua parte». E il primo atto del Consiglio – ha rimarcato Tallini – sarà «l’insediamento delle due commissioni più impegnate su questo fronte: la Commissione Sanità e la Commissione Bilancio alle quali chiederò uno sforzo straordinario per licenziare i provvedimenti che tutti si attendono. Il bilancio rappresenterà per tutte le forze politiche un banco di prova. Si tratterà di predisporre i primi strumenti per la ripresa sociale ed economica della nostra regione, anche in relazione alle misure contenute nel decreto ‘Cura Italia’. Quando finirà l’incubo della pandemia, niente sarà più come prima. Ci ritroveremo in un mondo diverso in cui tutti i rapporti politici, sociali ed economici saranno cambiati. Cambierà anche il rapporto tra il Nord e il Sud del nostro Paese. Dovremo essere capaci di trasformare in un punto di forza l’interconnessione che sembra emergere tra la diffusione della malattia, l’inquinamento e la densità demografica».

Non ha risparmiato critiche Tallini ai guasti dei commissariamenti in Calabria: «A questo Consiglio regionale è affidato il compito di affermare la supremazia etica e rappresentativa della politica, contribuendo a superare la cultura del commissariamento che ha inondato in questi anni le istituzioni e gangli essenziali della vita sociale della Calabria, peraltro senza l’ottenimento di risultati significativi. Dovremo tentare di incidere più in profondità sul terreno dell’autoriforma dell’Istituzione e sulla semplificazione delle procedure amministrative, combattendo le lentezze e le inadempienze di una burocrazia che in molti casi appare essere non amica ma nemica della Calabria. Un vero ostacolo allo sviluppo».

Jole Santelli vota per il Presidente del Consiglio regionale
Jole Santelli vota per il Presidente del Consiglio regionale

La prima seduta del Consiglio è stata presieduta, prima dell’elezione di Tallini, da Pippo Callipo, rappresentante dell’opposizione, nella qualità di consigliere anziano, mentre le funzioni di segretario per le votazioni sono state affidate ai due consiglieri più giovani Luigi Tassone e Pierluigi Caputo, entrambi alla prima esperienza a Palazzo Campanella, ma quest’ultimo già presidente del Consiglio comunale di Cosenza col sindaco Mario Occhiuto. Alla prima votazione Tallini aveva riportato 18 voti, contando 13 schede bianche; al secondo 17 voti, con 12 schede bianche e un voto al consigliere Giuseppe Neri e un voto annullato espresso a favore della Santelli. Al terzo scrutinio Tallini ha riportato 20 preferenze, 4 voti sono andati a Baldo Esposito, uno a Neri e sei sono state le schede bianche.

«Ci accingiamo – ha detto Callipo in apertura di seduta – a scrivere una nuova pagina del regionalismo calabrese e abbiamo il dovere di salvaguardare il prestigio democratico di questa istituzione. Il mandato che i calabresi ci hanno assegnato comporta onori ed oneri e siamo chiamati a svolgerlo nel pieno rispetto della volontà popolare e dei rapporti istituzionali tra Giunta e Consiglio. Dobbiamo migliorare il rapporto con i cittadini lavorando quotidianamente per ripristinare la meritocrazia e garantire a tutti pari opportunità; è prioritario assicurare ai nostri giovani il diritto di restare, di costruire qui il loro futuro e di vivere in una terra libera dal malaffare e dalla ‘ndrangheta. In un momento storico difficile come quello attuale è necessario che la politica tutta dimostri senso di responsabilità e unità d’intenti per affrontare con serietà l’emergenza in atto. Siamo qui – ha rimarcato – unicamente per fare gli interessi della Calabria e dei calabresi. Ci è stata data una grande responsabilità e abbiamo il dovere di adempiere al nostro ruolo dimostrando sobrietà, mettendoci al servizio esclusivo della comunità e dando voce a chi non ne ha. Da questa sede dobbiamo onorare la Calabria e renderla un posto migliore».

Da un punto di vista politico, va notato che il tentativo di Gentile e Aiello (Casa della Libertà) di portare sul primo seggio di Palazzo Campanella il loro rappresentante Baldo Esposito è naufragato con grande delusione dello stesso aspirante presidente, che non  è riuscito in ben tre interventi a dissimulare il proprio disappunto e l’amarezza, senza capire che la politica, dopo il 26 gennaio, con la Santelli presidente non rispetta a pieno obblighi di riconoscenza ingessati o ineludibili. Bisogna prendere atto che la Presidente ha messo su una squadra che, pur mantenendo equilibri difficili, rivela soprattutto competenza e capacità. Vedremo, ovviamente, se nei fatti confermerà le aspettative.

E la Santelli, chiamata a riferire in assemblea, sulla situazione dell’emergenza sanitaria – pur non essendo all’ordine del giorno – non si è sottratta a esporre con grande e disinvolta autorevolezza i provvedimenti fin qui adottati e le strategie avviate per contrastare il contagio. Ha parlato a lungo, rispondendo puntualmente ai vari interrogativi che numerosi consiglieri di entrambi gli schieramenti avevano posto. Su un punto ha spiazzato tutti: la necessità di rimarcare che i fondi europei sono aggiuntivi alle risorse dello Stato. C’è il rischio che «vengano usati i fondi del Sud per gestire l’emergenza e la Calabria, questa Giunta, questa Assemblea non possono permetterlo» – ha detto convintamente. E su questo sia maggioranza che opposizione hanno dovuto concordare in pieno. (s)

Basta rinvii: si riunisce il Consiglio regionale
Serve il Presidente. Subito a votare il bilancio

Non ci saranno ulteriori rinvii, giovedì (e se serve venerdì) il Consiglio regionale della Calabria uscito dalle urne del 26 gennaio si riunisce, finalmente, per avviare “sul serio” l’XI legislatura. C’è da votare il nuovo Presidente del Consiglio, da scegliere i due vice (uno tocca alla minoranza) e i due componenti della presidenza, un segretario e un questore.

Le intese sono ormai al dunque, il catanzarese Mimmo Tallini – che prevarrà su Baldo Esposito della Casa della Libertà nonché riferimento di Gentile e Aiello – sarà eletto dall’assemblea Presidente, il vice che tocca alla minoranza sarà quasi certamente Nicola Irto, presidente uscente, l’altro vice dovrebbe essere Luca Morrone (eletto con 8.110 voti nella lista Fdi). Ma ci sono altre incombenze nell’ordine del giorno: prima di tutto il Consiglio è chiamato a validare la surroga di Raffaele Sainato che subentra a Domenico Creazzo, sospeso in quanto agli arresti domiciliari per l’inchiesta sul voto di scambio, poi dovrà nominare le commissioni per permettere il corretto svolgimento dei lavori. E in più c’è la principale scadenza da assolvere nel più breve tempo possibile l’approvazione del bilancio, per uscire dall’esercizio provvisorio che sta bloccando ogni attività amministrativa.

«La convocazione del 26 e del 27 marzo, per quanto mi riguarda – ha detto il presidente uscente Nicola irto –, è indifferibile e non presenta altre opzioni. È urgente che la massima assemblea della nostra regione eserciti appieno le sue funzioni. Per attendere ai propri compiti istituzionali e per esprimere un messaggio doveroso di rispetto verso chi, tra medici, infermieri, forze dell’ordine, militari e lavoratori dei servizi essenziali, sta combattendo contro un nemico invisibile esponendosi a gravi pericoli per la propria salute per difendere tutti noi».

Intanto, il neoassessore al Bilancio Franco Talarico, che di professione fa il commercialista e quindi è abituato a maneggiare i numeri, sta lavorando di buona lena sul bilancio, consapevole dell’urgenza anche di fronte all’emergenza coronavirus. «Nel più breve tempo possibile – ha detto l’assessore Talarico – bisogna procedere all’adozione del documento di economia e finanza regionale (DEFR) e quindi all’approvazione del bilancio per il 2020-2022. Gli Uffici stanno già lavorando celermente per approntare il documento contabile, anche alla luce di una serie di criticità che sono state rilevate dalla Corte dei Conti nell’ultimo giudizio di parifica. Si tratta di criticità – secondo Talarico – che vanno tenute in debita considerazione e che incideranno  sulla programmazione delle risorse disponibili. Ricordo che la Regione è ancora in esercizio provvisorio e il bilancio va approvato entro la scadenza del 30 aprile, al fine di evitare la gestione provvisoria. A prescindere da ogni termine di legge è comunque vitale arrivare con rapidità all’approvazione per sbloccare risorse e pagamenti e fare in modo che la Regione possa dare le risposte che servono ai calabresi, specialmente in un momento come questo».

Talarico mostra di avere le idee chiare: «Staremo vicini – ha detto – alle imprese e alle famiglie, sfruttando anche ogni opportunità che il Decreto ‘Cura Italia’ ha messo in campo per fronteggiare l’impatto economico del Coronavirus. I 25 miliardi previsti dal governo non sono certo sufficienti, ma costituiscono comunque un punto di partenza per cominciare a fornire puntelli al nostro sistema economico. Va poi nella direzione giusta anche la decisione della Commissione Europea di sospendere il Patto di Stabilità e consentire così agli Stati di poter dare risposte efficaci alla crisi che dovremo affrontare durante i prossimi mesi. La nostra regione ha necessità di avere al suo fianco sia il Governo nazionale che l’Unione europea per evitare conseguenze pesanti per il suo già fragile sistema economico e sociale. Il Governo regionale guidato con ferma mano da Jole Santelli – ha concluso – saprà dal canto suo mettere in campo tutte le iniziative e le risorse possibili, soprattutto quelle derivanti dalla programmazione nazionale e comunitaria, per fare in modo che la Calabria superi l’attuale momento di difficoltà e possa programmare il proprio futuro».

Intanto l’attività della Giunta sta suscitando i primi sorrisi: l’assessore all’Agricoltura Gianluca Gallo ha annunciato il pagamento delle liquidazioni a favore degli agricoltori (quasi 11 milioni) nell’ambito per programma si Sviluppo Rurale e altri 7,5 milioni circa saranno disponibili a breve sia per il PSR e a saldo della Domanda unica, mentre – come già riferito in altra parte del giornale – l’assessore al Lavoro Fausto Orsomarso si sta muovendo per sbloccare i fondi a favore dei 5900 tirocinanti calabresi ex percettori di mobilità in deroga impegnati in tirocini di inclusione sociale e di natura culturali. Il Governo – ha detto Orsomarso – «si faccia carico della difficile condizione economica che si trovano ad affrontare migliaia di famiglie calabresi,  alle quali deve essere garantito il sostentamento almeno finché non sarà finita l’emergenza sanitaria e ci saranno le condizioni per far ripartire i percorsi formativi». (rp) 

Un nuovo esodo? La Santelli chiude la Calabria
Non si entra o esce dalla regione fino al 3 aprile

Fino al 3 aprile non si entra e non si esce dalla Calabria, salvo comprovate esigenze lavorative legate a servizi essenziali o per gravi motivi di salute. L’ordinanza della Presidente Jole Santelli firmata poco dopo la mezzanotte di ieri è una forma di cautela importante e coraggiosa: non è stato facile decidere un blocco totale, ma l’evolversi in negativo della situazione epidemica (chiusa anche Rogliano e Santo Stefano di Rogliano) non lascia spazio ad altre iniziative. È importante che tutti ascoltino gli appelli, ma soprattutto rispettino l’ordine (è un ordine, non un invito) a RESTARE IN CASA. C’è da fermare il contagio, chiunque può essere veicolo di infezione e il rischio è altissimo, visto che sono molti gli asintomatici che portano dentro di sé il virus.

Dopo l’ordinanza della Regione Lombardia di ieri sera che impone il fermo delle attività dei cantieri edili e la sospensione delle attività degli uffici pubblici, delle attività artigianali e degli studi professionali e prima del nuovo annuncio del Presidente Conte di ieri sera sul blocco totale, la presidente Santelli aveva lanciato un appello al «Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese e al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola de Micheli affinché blocchino un altro esodo che avrebbe effetti devastanti.» Le misure della Regione Lombardia – aveva scritto la Santelli –, «se da un lato rappresentano un’ulteriore stretta al propagarsi dei contagi in Lombardia, possono determinare indirettamente pesanti conseguenze per la Calabria e per tutte le regioni meridionali. Tanti corregionali che lavorano in questi settori, infatti, potrebbero di decidere, così come è avvenuto per gli studenti fuori sede, di rientrare in massa con conseguenze pesantissime per le nostre comunità. La maggioranza dei casi che oggi registriamo in Calabria è stata causata dai rientri dalle persone provenienti dalle zone rosse del Nord Italia che a loro volta hanno innescato il contagio sul nostro territorio».

Accorato anche l’appello rivolto ai tanti che vivono fuori della Calabria. «L’invito ai Calabresi – ha scritto la Presidente Santelli – che lavorano fuori dalla nostra regione, è sempre lo stesso: fatelo per le vostre famiglie, per i vostri cari, fatelo per voi stessi, ma non tornate in Calabria. C’è a rischio la salute di un’intera comunità e un sistema sanitario come il nostro, per quanto siano tanti e grandi gli sforzi per renderlo adeguato, non potrebbe sopportare una nuova ondata di contagi».

Sempre ieri, la Presidnete aveva comunicato che sono 340 i medici che hanno dato la propria disponibilità per essere impiegati durante l’emergenza Coronavirus in Calabria. Di questi 158 sono neo laureati in medicina, non ancora abilitati, ma che possono esercitare la professione, secondo quanto disposto dal decreto “Cura Italia” approvato dal governo.  I restanti 182 sono, invece, medici specializzati e specializzandi, molti dei quali in discipline come medicina interna, cardiologia, pneumologia, anestesia e rianimazione, particolarmente richieste nella gestione dell’emergenza sanitaria. Tali disponibilità ci permetteranno di utilizzare gradualmente il personale medico in base alle necessità e alle aperture programmate degli ospedali Covid sul territorio regionale.  Parallelamente al reclutamento del personale medico, le ASP hanno già dato avvio allo scorrimento delle graduatorie degli idonei per l’assunzione, sempre a tempo determinato, di 270 infermieri e 200 Oss oltre che a biologi e tecnici di laboratorio. «L’assunzione di personale medico e sanitario non medico – ha detto la Santelli – permette di rendere operative tutte le strutture e i posti letto aggiuntivi che la Regione Calabria sta attivando per fronteggiare l’emergenza Coronavirus. Sapere di poter contare su professionisti, molti dei quali giovani e con tanta voglia di fare, rappresenta una speranza nella lotta a questo virus e ci dà forza per proseguire in questo grande lavoro che ci vede tutti coinvolti, ciascuno per la propria parte».

Quindi, dopo il blocco totale annunciato da Conte, la presidente si è vista costretta a ordinare la “chiusura” della Calabria. Proprio qualche giorno fa, la Presidente aveva annunciato con soddisfazione l’allestimento di una struttura modulare con oltre 80 posti di terapia intensiva e subintensiva nell’area adiacente all’Azienda Ospedaliero-Universitaria Mater Domini di Catanzaro. La struttura, che sarà pronta tra qualche giorno, è realizzata con il coordinamento dell’Agenzia del Demanio e permetterà di affrontare l’emergenza sanitaria. «Grazie a questo intervento – ha dichiarato la Presidente Santelli – saremo in grado di gestire attraverso la connessione con il Policlinico ulteriori 1000 casi di possibile contagio. Questi nuovi posti letto si andranno ad aggiungere ai 141 allestiti negli scorsi giorni in tutta la regione. Stiamo rispettando il programma che abbiamo delineato nei giorni scorsi per affrontare l’emergenza che prevede in più fasi la realizzazione di Centri Covid localizzati in tutto il territorio per ospitare reparti di malattia infettiva, pneumatologia e terapia intensiva. Un ringraziamento particolare va al Commissario Straordinario del Governo per l’Emergenza COVID 19, il dott. Domenico Arcuri e al dott. Antonio Agostini Direttore dell’Agenzia Demanio per aver contribuito in modo fattivo affinché questo progetto possa vedere la luce in tempi brevi». (rrm)

Fermare il contagio: Calabresi, restate a casa!
La presidente Santelli chiede aiuto all’Esercito

Ci sono ancora troppi irresponsabili a passeggio per le strade, a trasgredire le tassative disposizioni di restare in casa e il sacrificio di tutti rischia di essere vanificato dall’imbecillità di chi non ha ancora capito quanto è grave e seria la situazione. Occorre bloccare il contagio del coronavirus e lo si può fare se tutti restano a casa, evitano contatti, non affollano le strade, le piazze, se continuano a passeggiare come se non fossimo in piena emergenza. Per questo motivo la presidente Jole Santelli ha scritto al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al Ministro della Difesa, Lorenzo Guerini chiedendo di «inviare sul territorio regionale unità delle Forze Armate a supporto delle Forze dell’Ordine che già, con grande sforzo organizzativo e di efficienza stanno garantendo il rispetto delle misure adottate su numerose aree del territorio». Scrive la Santelli: «Sono tante le famiglie, i giovani, gli anziani, i bambini calabresi che stanno rinunciando alla propria quotidianità, alla propria libertà per tutelarsi e tutelare chi gli sta intorno da questa emergenza sanitaria. Ma sono ancora troppi coloro che trasgrediscono alle prescrizioni e alle ordinanze imposte sia a livello nazionale che regionale, rappresentando un serio pericolo per la diffusione del virus». L’obiettivo – dice la Presidente – è quello di garantire un maggiore controllo preventivo e una più intensa attività sanzionatoria, con particolare attenzione a quei comuni dove sono già in vigore particolari misure restrittive.

La presidente Santelli è stata costretta a firmare un’altra ordinanza «per la prevenzione e il contenimento dell’emergenza sanitaria in corso. Sono ancora in tanti, infatti, – afferma la Governatrice –  coloro che affrontano con superficialità questo momento, mettendo a repentaglio la propria salute e quella degli altri calabresi». L’ordinanza prevede che fino al 3 aprile sono consentiti esclusivamente gli spostamenti individuali temporanei con comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità o motivi di salute ovvero le esigenze primarie delle persone, svolte nel tempo strettamente indispensabile. Nell’ordinanza è contenuto un riferimento agli spostamenti con gli animali da affezione che sono consentiti solo in prossimità della propria abitazione.

Le uscite per gli acquisti essenziali, ad eccezione di quelle per i farmaci, vanno limitate ad una sola volta al giorno e ad un solo componente del nucleo familiare. L’eventuale presenza di accompagnatori può essere consentita esclusivamente per motivi di salute o di lavoro, secondo quanto indicato. È vietata la pratica di ogni attività motoria e sportiva all’aperto, anche in forma individuale. Nel caso l’attività motoria, o la passeggiata, sia connessa a ragioni di salute, dovrà essere effettuata in prossimità della propria abitazione ed evitando ogni possibile compresenza di altre persone.

L’ordinanza prevede anche il divieto dell’uso di apparecchi da intrattenimento e per il gioco nelle rivendite di tabacchi. Tutti gli esercizi commerciali dovranno osservare la chiusura domenicale, fatta eccezione per le farmacie di turno e le edicole. Ai sindaci è lasciata la facoltà di disporre, tramite una propria ordinanza, riduzioni dell’orario di apertura al pubblico degli esercizi commerciali, fatta eccezione per chi vende prodotti alimentari e per le farmacie. Ai trasgressori, alla luce della potenziale esposizione al contagio, si applica comunque la misura immediata della quarantena obbligatoria per 14 giorni, attraverso il Dipartimento di Prevenzione dell’ASP territorialmente competente, con le modalità già previste dai precedenti provvedimenti regionali, richiamati in quest’ultima ordinanza.

Perché non è chiaro quanto è importante fermare il contagio? Perché troppi sconsiderati vogliono mettere in ginocchio la sanità calabrese che non sarebbe in grado di sostenere una forte richiesta di terapia intensiva in caso di un aggravarsi del contagio? La situazione calabrese è, grazie al cielo, ancora con numeri che allarmano ma sono microscopici rispetto all’emergenza della Lombardia: bisogna che, però, ci sia la collaborazione di tutti i cittadini. Il sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà, come abbiamo già riferito nei giorni scorsi, ha preso drastici provvedimenti negando le strade principali dello “struscio” (via Marina e corso Garibaldi) agli irriducibili della passeggiata ad ogni costo. E analoghi provvedimenti sono stati adottati dal sindaco Sergio Abramo a Catanzaro, e a Vibo, Cosenza, Crotone. Ma, evidentemente, non basta chiudere le strade, serve un’attività di controllo e di dissuasione più forte che, forse, la presenza dell’esercito per le strade potrebbe garantire.

La richiesta di poter contare sull’aiuto dell’esercito era venuta anche in mattinata dal consigliere regionale Graziano Di Natale (Io resto in Calabria) motivata dal fatto che l’impegno ragguardevole prodigato dalle forze dell’ordine presenti nella regione «risulta, tuttavia, limitato dalle carenze di organico che, quindi, non permettono di rispondere adeguatamente e contemporaneamente a tutte le emergenze e richieste che provengono da tutto il territorio.I piccoli Comuni, poi – evidenzia l’esponente politico –, sono penalizzati dalla mancata presenza in loco di unità capaci di fronteggiare la crisi. Sono già, infatti, due i Comuni isolati e controllati con le evidenti e comprensibili difficoltà degli uomini delle Forze dell’Ordine che, da soli, non riescono a garantire l’efficienza che un servizio così delicato richiede».

Il consigliere regionale Marcello Anastasi (Io resto in Calabria) propone, a questo proposito, di «Isolare al più presto i Comuni della Piana di Gioia Tauro prima che sia troppo tardi. Questa richiesta – spiega –nasce dalle notizie delle ultime  ore, che segnalano casi di soggetti positivi al coronavirus, tanto a Gioia Tauro quanto a Rosarno. È necessario prevenire e contenere il più possibile e,  fino a quando si è ancora in tempo, l’alto rischio  del diffondersi dell’epidemia e che la stessa  possa circoscrivere l’intero  territorio pianigiano  con pesanti conseguenze sugli oltre centocinquantamila suoi abitanti. Inoltre, nella Piana di Gioia Tauro, si dispongano con urgenza una tendopoli militare e un ospedale da campo operativo per fronteggiare l’emergenza, a supporto degli ospedali di Polistena, al momento l’unico funzionante, ma non in grado di rispondere totalmente ai bisogni del territorio, e  di Gioia Tauro, sotto dimensionato ormai da tempo, parzialmente  operativo, che  necessita di urgenti interventi di ripristino e di sanificazione. Propone Anastasi: «Per l’accampamento militare, può essere utilizzata  un’area di circa 7000 mq servita da acqua ed energia elettrica messa a completa disposizione da un privato cittadino del Comune di Rizziconi, logisticamente in  posizione centrale nella piana  rispetto ai restanti Comuni. Ciò comporterebbe la possibilità di   creare un Centro Operativo CoVid , per  gestire le attività di contrasto nel territorio della Piana di Gioia Tauro, migliorare la  risposta alle richieste di ogni genere e dalla Protezione civile, dalle associazioni di volontariato, dalla gente comune e soprattutto dai rispettivi sindaci. Quest’ultimi costretti ad amministrare con poche risorse i popolosi e numerosi Comuni, in questo tragico momento, rappresentano una situazione di particolare affanno, non disponendo di  sufficienti  forze per  garantire i vari servizi come quello, per esempio, della vigilanza urbana. Se vogliamo farcela, è necessario far rispettare con maggiore rigore il comportamento personale previsto per ogni cittadino a garanzia della tutela della salute pubblica».

Per contro, va registrata la grande generosità dei calabresi che si stanno impegnando a raccogliere e offrire fondi e donazioni da destinare all’emergenza soprattutto ospedaliera. A questo proposito, riferisce il consigliere regionale Domenico Giannetta (FI) che «Per i Centri Covid-19 istituiti presso i presidi ospedalieri di Gioia Tauro, Polistena, Melito e Locri è in corso la campagna di raccolta fondi #iononaspetto patrocinata dall’ASP di Reggio Calabria in collaborazione con l’Associazione di volontariato Presenza di Palmi finalizzata ad attrezzare gli ospedali delle dotazioni necessarie. Grazie alla grande generosità della nostra comunità che ha già raccolto più di trentamila euro sarà possibile iniziare ad acquistare i primi posti letto, ma la campagna è ancora in corso e intende raggiungere cifre più ambiziose per supportare in modo più incisivo l’allestimento dei presidi. Servono, con urgenza – spiega il consigliere forzista – ventilatori, posti letto attrezzati con materassi antidecubito, comodini e carrelli di distribuzione farmaci per terapia sub-intensiva, le automediche per i tamponi a domicilio e interventi urgenti. L’Asp di Reggio Calabria  – continua Giannetta – ha messo in moto la macchina amministrativa per dotare gli ospedali degli strumenti indispensabili e, parallelamente, si è appellata alla società civile che ha risposto presente nonostante la difficoltà contingente.

«È molto bello e significativo – ha fatto notare Giannetta – che, di fronte all’emergenza, sia emerso, ancora con più forza, il sentimento di appartenenza e mutuo aiuto che caratterizza la nostra cultura sociale. Stiamo attraversando  – sottolinea – uno dei momenti più difficili della nostra storia con degli scenari di crisi che ci preoccupano moltissimo. Si stanno facendo sforzi senza precedenti per attrezzare presidi sanitari decisamente inadeguati alla gestione di una crisi di tale portata, soprattutto dopo anni di commissariamento e di tagli alla sanità. Dobbiamo essere consapevoli che stiamo combattendo una guerra contro un nemico pericoloso e ancora sconosciuto che semina paura, dolore e morte. Ma abbiamo tutti almeno un’arma potente, che è la prevenzione, e poi c’è un’altra arma, quella della comunità. Il sentirsi parte di un gruppo e aiutare chi in questo momento ha bisogno. E gli ospedali, i medici, gli infermieri e tutti gli operatori impegnati in prima linea hanno bisogno di noi. Donare è quindi importantissimo e che in questo momento si stiano rincorrendo campagne di raccolta fondi da destinare agli ospedali è qualcosa che certamente non dimenticheremo di questo momento così difficile».

Anche Pippo Callipo, capogruppo in Regione di Io resto in Calabria evidenzia la grande generosità dei calabresi: «Mi arrivano notizie – ha affermato – da ogni angolo della Calabria di singoli consiglieri comunali, gruppi consiliari o intere amministrazioni locali che fanno donazioni per sostenere chi fronteggia in prima linea l’emergenza Coronavirus. Mi riempie il cuore vedere che il mio appello ha spinto chi rappresenta le istituzioni ad ogni livello a fare gesti concreti di solidarietà. È anche giusto che il politico che vuole dare un contributo, che sieda in un Consiglio comunale o a Palazzo Campanella o in Parlamento, lo faccia a favore di presìdi sanitari o di Protezione civile del suo territorio di appartenenza. A me non interessa avere la paternità di tutto questo e men che meno di gestire in prima persona le donazioni, a me interessa solo che la solidarietà si concretizzi e che ciò avvenga nella massima trasparenza possibile. Non importa quanto, non importa come e non importa dove. Quello che conta, in questo momento difficile per tutti noi, è che chi ricopre cariche pubbliche senta la responsabilità di fare la propria parte a favore della collettività. Quindi uscite allo scoperto e continuate a donare. Se migliaia di medici, di infermieri, di lavoratori, di volontari restano in trincea con coraggio e spirito di sacrificio, a maggior ragione la politica deve aprirsi all’altruismo e dare un aiuto a questo esercito senza armi che giorno dopo giorno, nei nostri ospedali e sul territorio, ci sta rendendo tutti orgogliosi di essere italiani».  (rrm)

 

La Giunta Santelli : Gallo, Orsomarso e Talarico
con l’outsider Catalfamo, Spirlì vicepresidente

di SANTO STRATI – Ed eccolo il nuovo Governo regionale. La presidente Santelli ha scelto nel rispetto degli accordi pattuiti, sparigliando comunque alcune pretese e mostrando da subito la sua non “sudditanza” alla lega. La prima notizia è filtrata stamattina presto, con l’annuncio a sorpresa della nomina a vicepresidente di Nino Spirlì, un giornalista di Taurianova, apprezzato intellettuale di destra, convintamente e dichiaratamente cattolico, ma soprattutto un calabrese profondamente legato alla propria terra. Una scelta che ha tagliato le gambe alle aspettative dei consiglieri della Lega eletti in Calabria, nella coalizione di centro-destra: Pietro Molinaro, Tilde Minasi e Pietro Raso sostenuti dal deputato Domenico Furgiuele e dall’eurodeputato Vincenzo Sofo, e Filippo Mancuso, uomo di fiducia di Sergio Abramo, sindaco di Catanzaro. Molinaro, uomo della Coldiretti, era certo della delega all’Agricoltura, convinto di surclassare anche il suo “antagonista” Filippo Mancuso della Confagricoltura, che in realtà aspirava alla Presidenza del Consiglio. Quest’ultima andrà a Mimmo Tallini, consumato protagonista di lunghe stagioni proprio al Consiglio regionale, dove nell’ultima legislatura aveva il ruolo di segretario-questore.

In buona sostanza, Jole Santelli pressata da richieste “inaccettabili” da parte della Lega (locale) ha fatto una scelta che le ha permesso non solo di salvare i rapporti con Salvini, rispettando i patti pregressi, ma di indicare anche una personalità di rilievo per il suo Governo. Spirlì è vicepresidente con deleghe importanti, a partire da quella della Cultura (e non gli mancano certo le competenze) nonché quella all’Artigianato, al Commercio e alla Legalità e sicurezza. Insomma vale per due-tre assessori e il cerchio degli equilibri partitici è risultato perfetto. Spirlì è della Lega, in amicizia diretta con Matteo Salvini, ma ha uno spirito indipendente che potrebbe riservare piacevoli sorprese alla Calabria. Appena avuta notizia dell’incarico, su Facebook ha espresso la sua devozione di cattolico praticante: «Invoco la Benedizione del Signore  ha scritto il neovicepresidente Spirlì – e mi affido alle amorevoli cure della Santa Vergine Immacolata. E mi impegno a svolgere il mio compito nell’unico interesse della mia Gente. Accompagnatemi solo con le Vostre preghiere. Grazie. Dio Vi voglia bene».

Gli altri assessori, confermano la logica della spartizione partitica, con una outsider, voluta dal deputato reggino di Forza Italia Francesco Cannizzaro: Domenica Catalfamo, dirigente del Settore Viabilità-Trasporti  della Città Metropolitana di Reggio, ingegnere civile dal 1989 con 110 e lode in indirizzo Trasporti. Nata a Reggio nel 1966, già impegnata, quando ancora c’era la Provincia, nel settore Viabilità, è sempre stata molto apprezzata per la capacità operativa e il suo curriculum mette in luce una grande professionalità e competenza. A lei va la delega alle Infrastrutture, Trasporti e Urbanistica. La donna giusta al posto giusto. Una scelta azzeccata che premia merito e competenza.

Di sapore più partitico, al di là delle indiscusse capacità dei singoli, le altre tre caselle: l’avv. Gianluca Gallo, recordman di preferenze nel centro-destra per Forza Italia (12.053), prende la delega dell’Agricoltura e Welfare. Sotto questa voce sono comprese le politiche sociali e per la famiglia. A Fausto Orsomarso (di area Fratelli d’Italia, ex consigliere regionale, rimasto fuori dalla competizione elettorale) va la delega allo Sviluppo economico, industria, piccola e media impresa. Attività turistiche, internazionalizzazione. Politiche e mercato del lavoro. Infrastrutture immateriali, innovazione tecnologica. Infine, all’ex presidente del Consiglio regionale Franco Talarico, grande tessitore del successo dell’Udc in queste elezioni, va la delega al Bilancio e politiche del personale.

La presidente Santelli trattiene le deleghe relative alla Promozione e immagine della Calabria e dei suoi asset strategici turismo, cultura, agricoltura, ambiente e paesaggio. Politiche giovanili. Spettacolo e grandi eventi, film commission, sport. Programmazione nazionale e comunitaria, agenda digitale, affari generali, Zes, sviluppo del Porto di Gioia Tauro e formazione professionale, nonché i rimanenti ambiti non delegati ai singoli assessori.

Con questo esecutivo la Santelli adesso si appresta a governare la Calabria. Ancora presto per registrare le reazioni dell’opposizione, ma già si intuiscono le variazioni nell’equilibrio regionale, in ambito di centro-destra. La figura di Mimmo Tallini, futuro Presidente del Consiglio, può non piacere a qualcuno o a molti, ma nessuno può mettere in dubbio le capacità e la profonda conoscenza della macchina regionale del politico catanzarese. La sua nomina mette fine a qualsiasi idea “colonialistica” della Lega che mostra, in questo frangente, una grande fragilità. Il gruppo locale capitanato dall’eurodeputato Sofo e supportato dal deputato Furgiuele (unico eletto in parlamento in quota leghista in Calabria) è stato ampiamente sconfessato prima dal commissario Cristian Invernizzi (oggi bloccato a Bergamo per l’emergenza coronavirus) e dal responsabile degli Enti locali Walter Rauti coinvolto da Invernizzi nella riorganizzazione della presenza leghista nella regione. Un compito non difficile, bensì arduo e complicato, visto che nonostante i risultati (modesti rispetto alle aspettative) la Calabria ha mostrato chiaramente di non apprezzare la trazione leghista. Salvini ha scelto puntando sull’amicizia e ha offerto un assist formidabile alla Santelli per uscire da una impasse ormai non più sostenibile.

Rimane fuori della Giunta Giuseppe Graziano (Udc) che puntava a un assessorato o alla Presidenza del Consiglio, resta a bocca asciutta Nicola Paris (Udc) che si sentiva ancora in gioco. Rimane fuori l’uomo forte di Abramo, Mancuso che s’immaginava a presiedere l’assemblea di Palazzo Campanella e che invece resta fuori anche dell’esecutivo. Restano fuori i leghisti Tilde Minasi, ex scopellitiana con orgoglio (ma con poca rispondenza di voti) e Pietro Raso altro uomo di Lega che pensava di far pesare i 4708 voti raccolti nella Circoscrizione Centro. Mentre i vari aspiranti di Fratelli d’Italia, “abbandonati” dalla Meloni per paura di ulteriori sorprese alla Creazzo, sono rimasti a guardare la tutto sommato corretta e apprezzabile promozione di Orsomarso.

La Santelli ha mostrato polso e determinazione, di questo bisogna darle atto. Non c’è l’assessore alla Sanità, perché – a quanto pare – la delega è del governo con il piano di rientro. Come ci ha fatto notare la deputata dem Enza Bruno Bossio con il decreto Calabria della scorsa estate è stato eliminato ogni potere alla Regione, anche quello residuale, quindi tutto deve fare riferimento al commissario generale Saverio Cotticelli, che la Santelli ha peraltro coinvolto e chiamato a far parte della task force contro l’emergenza Covid-19. La collaborazione scientifica dei tre illustri scienziati chiamati dalla Presidente, il cosentino Raffaele Bruno del San Matteo di Pavia, Paolo Navalesi dell’Università di Padova e il cardiochirurgo reggino Franco Romeo del Policlinico di Tor Vergata, sarà fondamentale per affrontare l’emergenza e combattere l’imprevista guerra contro questo nemico invisibile. L’esecutivo c’è, il Consiglio regionale col televoto ratificherà la scelta del Presidente Tallini e delle altre quattro figure apicali dell’assemblea. È tutto urgente, ma priorità, adesso, è l’approvazione del bilancio per uscire dall’esercizio provvisorio che la Calabria non si può più permettere. (s)

 

Nino Spirlì è il vicepresidente della Giunta
con Artigianato, Commercio, Cultura e Legalità

C’è già il vicepresidente del nuovo governo regionale: è il giornalista Nino Spirlì, di Taurianova. Di area leghista, indicato, pare direttamente da Salvini, previa consultazione con il commissario regionale Cristian Invernizzi e il vice responsbaile degli Enti locali Walter Rauti. Restano a bocca asciutta i consiglieri eletti in quota lega. Al vicepresidente della Giunta la presidente Santelli – che entro oggi – sembra scioglierà ogni riserva e completerà il puzzle del nuovo governo, sono affidate quattro importanti deleghe: Artigianato, Commercio, Cultura e Legalità. Spirlì è un giornalista con un profondo senso del Mezzogiorno e un forte attaccamento alla sua terra. È molto seguito sul suo blog personale. Su Facebook, dopo l’incarico, ha scritto: «Invoco la Benedizione del Signore e mi affido alle amorevoli cure della Santa Vergine Immacolata. E mi impegno a svolgere il mio compito nell’unico interesse della mia Gente. Accompagnatemi solo con le Vostre preghiere. Grazie. Dio Vi voglia bene».

Di sé dice nel blog: nato a Taurianova (RC) il 13 luglio 1961, ma romano d’adozione. È crudo, diretto, spregiudicato, tenace, sentimentale, passionale, tuttosessuale, espansivo e non perdona. Scrittore audace, comico di talento e autore di format TV e soggetti cine-televisivi. (La Fattoria, Né con te, né senza di te, Forum) Inizia giovanissimo a recitare nelle rappresentazioni delle commedie e delle tragedie greche e latine. Nel 1990 è chiamato a Parigi dal Centre Dramatique National Theatre du Campagnol: la collaborazione durerà fino al 1996. Li definisce gli anni più artistici e sensuali. Nel 1995 dirige in teatro “Ryoju – Il Fucile da Caccia” – di Y. Inoue. Nel 1996 dirige “L’uomo dal fiore in bocca” – di L. Pirandello – Unica versione autorizzata ad essere interpretata da sole donne: Che fissazione! Nel 1999 resta “vedovo” di suo padre, al quale era legato da un legame profondo. Nel 2000 crea il reality tv “La Fattoria” e ne cede i diritti a Rti. Firmerà la puntata pilota, ma non il programma… Sic! Nel 2005 cede i diritti televisivi e cinematografici del racconto “La Capitanessa”, che diventerà la fiction “Né con te, né senza di te” su Rai Uno, nell’autunno 2012. Dal 2001 a 2011 è Autore di “Forum” (Canale 5 e Rete 4). A primavera 2011, torna in scena con “PirandelloDrag”, dialogo platonico ispirato a “La morte addosso” di L. Pirandello. Novembre 2011 è il mese di concepimento del primo romanzo “Diario di una Vecchia Checca”, Premio Metauros 2012. Dal 2013 scrive per IlGiornaleOFF.it. Dal 2014, scrive “I Corsivi della Vecchia Checca” su Il Garantista. Dal 23 giugno 2014 dirige l’emittente tv SUD, “la ttivvù con l’accento meridionale”, sul canale 656 ddt.

Per meglio capire questa atipica figura di intellettuale del Sud basta leggersi queste sue considerazioni che appaiono nel blog:

Non mi è mai stato facile usare la tecnologia per scrivere.

Mi considero figlio della carta e della matita.

Amo sentire il profumo del mio taccuino coi suoi fogli di carta di Amalfi. Sento l’odore delle parole appena scritte con la punta del lapis.
Ecco perché sono cosciente di essere, ormai, una vecchia checca: perché vivo di cose da toccare, mentre il resto dell’occidente diventa sempre più virtuale.

Ma, poi, penso: le cose della vita non sono mica tanto virtuali… e , dunque, riporto sul web quella sensazione di parola e pensiero “tangibili”, appena li ho appoggiati sulla carta.
E’ come munirli di un biglietto A/R per il resto del mondo.

… e non mi sento solo…

E poi un messaggio di vicinanza ai “Bergamaschi nel cuore”:

Nella nottata fra lunedì 16 marzo e martedì 17 marzo 2020, San Patrizio. A Casa Spirlì, con la Mamma  addormentata sul divano del salotto e cagnolina e gatto sul grembo #Iorestoacasa

Nulla e Nessuno di più lontano, Fratelli miei, che le nostre terre e noi. Voi e la Vostra buonissima polenta, noi e le nostre affamate valigie di cartone legate con lo spago. Quando si incontrarono, tanti decenni fa, fecero vicendevolmente  scintille. Prima e al posto degli abbracci, partirono i muri degli uni e degli altri, e le incomprensioni. Eppure, anche Voi avevate valigie di cartone sugli armadi e anche noi preparavamo la polenta. Un po’ diversa dalla Vostra. La nostra si chiamava e si chiama ancora “friscàtole” e si prepara coi broccoletti e la salsiccia di maiale…

Anche Voi eravate e siete dei gran lavoratori. Come e quanto quei meridionali che partivano dall’unica terra che conoscevano a naso, dagli odori, dal contatto dei piedi nudi sulle zolle, per cercare pane per sé e per quella Famiglia che Voi non conoscevate, ma che loro pensavano ogni momento.

Nulla e Nessuno più lontano delle nostre Identità e di Noi, Fratelli miei che vivete a Bergamo e nelle Sue Contrade, fino alle valli e ai monti. Eppure…

Eppure… Ho un dolore, uno strazio, che nemmeno una lancia, un’alabarda nel petto potrebbero procurarmi! Mi pare di trascinarmi per le vie dei Vostri quartieri, spezzato come solo noi, tragici meridionali, riusciamo ad essere, e sentire, respirare, attonito,  il Vostro Dignitoso Contegno, il Vostro Esemplare Silenzio, la Vostra Compostezza, pur battuti, come siete, schiaffeggiati, dalla malattia e dalla spietata morte.

(rrm)

AAA Assessore Sanità, astenersi incompetenti
Subito la firma al bilancio. La Giunta verrà poi

di SANTO STRATI – Se 50 giorni vi sembran pochi, rassegnatevi ad aggiungerne qualcun altro. Non habemus papam e la fumata è inesorabilmente nera, grazie anche all’irresponsabilità dei partiti della coalizione che cercano di conquistare posizioni a conferma di un illusorio potere che, in realtà, non hanno proprio. Le beghe interne della Lega tra i “locali” (Furgiuele, Molinaro e Rauti) e gli extraterritoriali (il commissario regionale Cristian Invernizzi, bergamasco con giustamente altri problemi in questo momento) s’infrangono contro le troppe indecisioni della Presidente Santelli. Arrivano a calabria.live centinaia di messaggi del tipo “esortate il presidente ad andare oltre, con coraggio”, come se fossimo interlocutori privilegiati in questa incredibile commedia delle parti cui i calabresi avrebbero volentieri rinunciato: non siamo consiglieri del Principe (machiavellicamente parlando) né aspiriamo ad esserlo, perché il nostro compito è informare. Osservare, ascoltare, non solo i politici ma anche e soprattutto la gente, quindi riferire, senza parteggiare per alcuno. È una questione di deontologia, i giornalisti facciano (sul serio) i giornalisti e basta.

Senza inventare nulla (al contrario di quanto sostiene la Santelli nei nostri confronti) facciamo il nostro lavoro riferendo le voci ricorrenti di calabresi che usano la testa che, ribadiamo, non vedevano male (già prima che scoppiasse la crisi Covid-19), un’intesa ad ampio respiro per il governo regionale, Figurarsi ora, con l’emergenza da affrontare. Guai, però, a parlare di larghe intese, quasi fosse una bestemmia. Bene, ma allora discutiamo dell’opportunità di trovare un accordo che superi le asperità e le ruvide posizioni che abitualmente dividono, com’è ovvio, maggioranza e opposizione, col solo obiettivo di raggiungere un comune traguardo. Che non è solo, ovvero non è più, il progetto di crescita e sviluppo della regione, bensì il superamento dell’emergenza coronavirus. Il contagio potrebbe diventare inarrestabile senza una seria prova di responsabilità da parte di tutti, anche da parte politica. Callipo, a proposito di larghe intese, ha detto a calabria.live che intende perseguire il ruolo di opposizione che gli è stato affidato dagli elettori: e che dovrebbe dire? Non è la minoranza che deve offrire opportunità, semmai – se gliela offrono – potrebbe coglierla. Ma la Presidente continua a ragionare in termini di distribuzione “equa” tra la coalizione nel rispetto di impegni presi prima del 26 gennaio. Solo che prima del 26 gennaio nessuno avrebbe potuto immaginare il flagello che si è abbattuto sull’Italia e, per fortuna, in minima parte nella nostra regione. Quindi qualunque scelta “irrituale” per la coalizione può trovare mille giustificazioni. In pratica, non vorremmo ritrovarci un assessore alla Sanità fine politico, ma assoluto incompetente in materia. La politica dei partiti deve mettersi da parte, date le circostanze, e ogni scelta non dovrebbe rispondere a rigidi criteri di spettanze pattuite in precedenza.

Peraltro, Jole Santelli che non scioglie il nodo della Giunta, continua a fare cose egregie. Per esempio la task force sanitaria di tutto rispetto, che ha messo su, scegliendo tre luminari della medicina: Raffaele Bruno, originario di Cosenza, lavora al San Matteo di Pavia ed è specializzato in malattie infettive e tropicali nonché è un ricercatore di terapie del virus Hiv; Paolo Navalesi, genovese, ha al suo attivo oltre 200 pubblicazioni scientifiche, è responsabile del reparto di anestesiologia e terapia intensiva dell’Università di Padova, ed è un grande esperto di rianimazione nei casi di insufficienza respiratoria; Franco Romeo, direttore dell’unità di cardiologia al Policlinico Tor Vergata di Roma, reggino, ha un lunghissimo e prestigioso cursus honorum che lo pone tra i migliori cardiochirgurghi internazionali: «Per la nostra Calabria – ha detto Romeo a calabria.live – darò il massimo della mia esperienza e disponibilità». Una squadra di eccellenze in grado di affrontare con la giusta competenza tutti gli aspetti clinici dell’epidemia. Che potrebbe operare al meglio se ci fosse un adeguato assessore alla Sanità, in grado di mescolare competenza scientifica e capacità manageriale. Ci rendiamo conto delle evidenti difficoltà di individuare un profilo con queste caratteristiche, ma è necessario stringere i tempi. Certo se la scelta è obbligatoriamente vincolata al partitismo a tutti i costi, le difficoltà diventano insormontabili. Pressioni perché la Presidente abbia il coraggio di guardare alle capacità e alle competenze per il futuro assessore alla Sanità arrivano da tutte le parti sociali e non solo dell’opposizione.

Per esempio, secondo l’Unindustria regionale «Non è tempo di distinguo, prevalenza di appartenenze od interessi di parte, polemiche e critiche fine a se stesse. Questo è il tempo delle decisioni meditate e condivise da rendere operative in maniera efficace, efficiente e tempestiva. Alla Calabria – ha detto il presidente Natale Mazzuca – serve poter mettere in campo le energie migliori, ognuno per la sua parte, le proprie competenze e ciò che rappresenta. Serve con immediatezza una Giunta di alto profilo in grado di operare in maniera incisiva, adottando da subito una serie di interventi tendenti a fronteggiare con efficacia l’emergenza sanitaria e le criticità economiche, attenuandone gli inevitabili contraccolpi negativi sulle imprese, sull’occupazione e sui cittadini. Ogni giorno di ritardo rappresenta una colpevole miopia rispetto alla gravità della situazione ed un agire, di fatto, contrario alle esigenze ed agli interessi della collettività». Ieri mattina, la presidente Santelli ha incontrato i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Calabria, Angelo Sposato, Tonino Russo e Santo Biondo che hanno sottolineato come la questione della sicurezza sui luoghi di lavoro si ponga con estrema urgenza per tutti gli ambiti lavorativi, a partire dalla filiera produttiva agroalimentare, strategica per la Calabria. «Abbiamo evidenziato – affermano i segretari confederali regionali in una nota la preoccupazione per la mancanza di Dispositivi Individuali di Prevenzione anche per medici, infermieri e operatori della sanità in genere, esposti in prima linea; intervenire rapidamente e superare la grave carenza è quanto mai decisivo per tutelare questa persone, il cui lavoro è essenziale per contenere la diffusione del contagio da Covid-19, così come è essenziale far sì che tutto il sistema della sanità calabrese sia messo in condizione di fronteggiare la grave emergenza in atto».

Più diretto ed esplicito Pippo Callipo, leader di Io resto in Calabria: «Non possiamo più permetterci di stare ad aspettare i tatticismi dei partiti: è ora che la Calabria abbia una Giunta e un Consiglio regionale operativi. In un momento come questo – ha detto – non si può lasciare una Regione senza una squadra di governo al completo, che sia composta da assessori autorevoli e competenti, e senza un’Assemblea legislativa nel pieno dei suoi poteri. Il Consiglio regionale, seppur con le dovute e necessarie precauzioni per garantire la sicurezza di tutti, deve insediarsi subito: l’ipotesi di un ulteriore rinvio è a mio avviso impraticabile».

E poi c’è il problema – ugualmente serio e urgente – dell’approvazione del bilancio entro il 30 aprile, per uscire dall’esercizio provvisorio. La presidente Santelli, a ben vedere, la Giunta ce l’ha già: ha l’assessore all’Ambiente (il Capitano Ultimo) che ha già preso possesso dei suoi spazi in Cittadella e aveva cominciato a lavorare convocando i sindaci della regione per il problema rifiuti, iniziativa poi stoppata dall’emergenza covid-19, e l’assessore alla Ricerca scientifica, Università e Istruzione (non s’è ancora capito se la delega comprende anche la Cultura) Sandra Savaglio. Le altre deleghe sono in mano alla Presidente finché non le assegna. Quindi, ripetiamo, la Giunta anche con due soli assessori c’è già. Oliverio era partito con tre assessori perché voleva prima far approvare le modifiche allo Statuto e alcune deleghe le ha addirittura assegnate un anno prima della fine della legislatura (Cultura a Maria Francesca Corigliano), mantenendo fino alla fine per sé la delega al Turismo. Nulla di scandaloso, rientra nelle norme di legge, magari opinabile sul piano della opportunità per la  piena funzionalità della Regione e dei suoi dipartimenti. Quindi, se la presidente ritiene di traccheggiare ancora nella scelta dei suoi assessori, non rinvii ulteriormente la firma del bilancio.

La convocazione del Consiglio regionale di domani, peraltro, risulta persino discutibile se non per quietare i malumori dei cittadini che mal digeriscono un’attesa così lunga per vedere al lavoro i nuovi consiglieri. Serve un Presidente del Consiglio? Certamente sì, anche se in questo momento, al di là della rappresentanza, non avrebbe molto da fare, viste le limitazioni imposte dall’emergenza. I consiglieri regionali possono senz’altro interfacciarsi via skype o in teleconferenza, ma in questo momento emergenziale mal si conciliano le limitazioni ai cittadini con le convocazioni di gruppo a Palazzo Campanella. Senza contare che per arrivare a individuare intese per l’elezione del presidente del Consiglio, dei due vicepresidenti, dei due segretari-questori un minimo di dibattito bisognerebbe pur concederlo agli inquilini di Palazzo Campanella. Un dibattito con le mascherine? Ci potrebbe anche stare, ma chi può escludere il rischio che nella, pur sanificata al massimo, sede del Consiglio, il subdolo virus di questa epidemia non s’insinui ugualmente e allarghi il contagio a familiari, assistenti e collaboratori dei consiglieri?

Non è facile capire cosa sia meglio. Una cosa è certa, per il Presidente del Consiglio, i due vice, i questori, la Calabria può anche attendere, sperando che il contagio riesca a venire fermato, ma i calabresi vogliono un responsabile alla Sanità che possa coordinare e organizzare ogni iniziativa per per l’emergenza. Senza togliere nulla alla capacità di fare, mostrata dalla Presidente e largamente encomiabile, non è opportuno che trattenga ancora per sé questa delega. Che, attenzione, va data a un calabrese, non per campanilismo, ma perché serve una persona che conosca questa terra e ci viva stabilmente, così da saper e poter operare senza indulgenze e ritardi. Servirà un assessore che stia in Calabria e, ripetiamo, conosca la realtà di questa regione. Non possiamo permetterci un assessore incompetente, o un competente a mezzo servizio che non sa nulla della nostra realtà sanitaria, economica e sociale e avrebbe bisogno di tempo per studiarla e capirla.

Se la presidente Santelli prova a guardare negli atenei calabresi troverà l’uomo o la donna giusti per questa delega. Per la sua ricerca interpelli chi ama profondamente la Calabria e ha la competenza per indicarle qualche nome: il Rettore della Sapienza di Roma, il cosentino Eugenio Gaudio, il Rettore dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, Giovambattista De Sarro, stimato farmacologo già allievo dell’ex presidente della Regione Pino Nisticò, anche lui insigne farmacologo, e lo stesso prof. Franco Romeo, già convocato nella task force sanitaria. Tutti quanti conoscono molto bene la Calabria e le grandi risorse umane e professionali che i suoi atenei custodiscono. La presidente Santelli è una donna intelligente, faccia allora la scelta giusta e non deluda i calabresi. (s)

Con i treni del Nord è forte il rischio contagio
Chiuso lo Stretto, ma c’è ancora chi passeggia

di ANTONIETTA MARIA STRATI – Sul treno Roma-Reggio, qualche giorno fa un operatore del 118, armato di termometro-scanner ha scoperto nove passeggeri con febbre oltre i 37,5 e tosse forte. Dai treni del Nord continua ad arrivare gente del Sud che, irresponsabilmente, porta con sé il virus. La situazione è gravemente seria, ma sono ancora troppi a non averlo capito. Tanti irresponsabili che si mettono ugualmente in viaggio per raggiungere (e probabilmente) infettare le famiglie rimaste al Sud, troppi incoscienti (ma forse soltanto stupidi) che non rinunciano alla “passeggiatina”. Non è uno scherzo, non è un gioco, qui si sta rischiando di prolungare all’infinito un’epidemia che invece va stoppata al più presto, limitando le possibilità di contagio e di alzare, in modo spropositato, il numero dei positivi. A molti dei quali servirà il ricovero in terapia intensiva, ma i posti sono limitati. Come #celafaremo se stuoli di cretini continuano a sottovalutare il rischio e non capiscono che questi sacrifici – la rinuncia della propria libertà di movimento – funzionano solo se siamo tutti a farli?

Grazie al cielo, il numero dei positivi nella regione è di gran lunga limitato rispetto alle cifre spaventose di intere aree della Lombardia, ma non c’è da stare allegri, le nostre strutture sanitarie non sono in grado di fronteggiare un’epidemia in larga scala, bisogna agire, responsabilmente, tutti, nel comune personale impegno di rispettare le disposizioni del Governo. Anche se non ci piacciono, anche se ci sembrano stupide o poco efficaci: le norme non si discutono, si osservano. «Sono ancora troppe le persone che continuano a spostarsi su tutto il territorio nazionale» – da detto la deputata Wanda Ferro presentando un’interrogazione parlamentare per conoscere l’entità dei flussi.

Da oggi pomeriggio sono interrotti i collegamenti nello Stretto, solo per le persone, non per le merci, i controlli alle stazioni, negli aeroporti, nelle autostazioni sono capillari, ma evidentemente non bastano. E allora si prenda esempio dal sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà che, a fronte di pochi irrequieti “riggitani” che non rinunciano alla passeggiata in via Marina o sul Corso, ha drasticamente chiuso le strade principali. Stop al passeggio irresponsabile, stop (forse) ad ulteriori contagi. Non appaia una misura che neanche in guerra, la verità è che siamo in guerra e il nemico, purtroppo, è invisibile e subdolo e ancora non è stato individuato prima che possa fare i danni che sta provocando. Basta un esempio: il sindaco di Montebello Jonico risulta positivo: è di Montebello la prima vittima calabrese, un geometra del Comune, ma il sindaco Ugo Suraci non ha avuto alcun contatto, eppure è rimasto contagiato. E nemmeno il dipendente comunale aveva avuto contatti con persone provenienti dal Nord. Allora – ha scritto il sindaco – vuol dire che c’è un focolaio locale, bisogna rimanere a casa.

Restare a casa è un imperativo categorico se si vuole aiutare a risolvere il problema. La presidente Jole Santelli, che si sta muovendo con polso in questa drammatica situazione, ha fatto sapere che sta lavorando in squadra, senza esautorare nessuno e ha annunciato per domani la fine dei lavori di adeguamento del secondo padiglione del Policlinico universitario di Germaneto. Non ha escluso di chiedere l’intervento dell’esercito, se necessario: l’obiettivo è riuscire a contenere il contagio. Il riferimento, quando parla di squadra, è in risposta al segretario generale della Cgil calabra Angelo Sposato e al capo dell’opposizione Pippo Callipo che chiedevano dove fosse finito il generale Cotticelli, attuale commissario straordinario della Sanità in Calabria. Per la verità, in molti si domandano perché non si faccia sentire, vista la responsabilità che ricade sulla sua persona.

Callipo, con un filo di ironia, si era permesso «sommessamente di far notare che il flusso degli arrivi dal Nord forse andava arginato prima e, adesso, quando già in migliaia sono rientrati in Calabria, evocare l’intervento dell’Esercito è inutile, anche perché i militari sono già impegnati sul territorio nell’operazione “Strade sicure”. Semmai, abbiamo bisogno di un esercito di medici, di infermieri e di operatori sanitari. E abbiamo bisogno che chi governa, piuttosto che mandare messaggi poco rassicuranti, dia delle risposte e metta chi lavora nella Sanità nelle condizioni di operare in sicurezza».

Angelo Sposato
Angelo Sposato, segretario regionale Cgil Calabria

«La stragrande maggioranza dei calabresi – ha detto il cav. Callipo – sta osservando con dedizione le norme disposte dal decreto “Io resto a casa”, dunque non serve militarizzare ulteriormente il territorio. Serve invece essere pronti a fronteggiare dal punto di vista sanitario un eventuale aumento dei contagi. Servono strutture, personale e strumenti. Servono le assunzioni e serve reperire subito i dispositivi di protezione per chi lavora negli ospedali con grande spirito di sacrificio. Serve – conclude Callipo – che il commissario alla Sanità, gen. Saverio Cotticelli, faccia sentire concretamente la sua presenza perché di lui al momento non abbiamo notizie. È ora di svegliarsi».

Angelo Sposato, invece, aveva messo in evidenza in un post su Facebook che la presidente Santelli «avoca a sé ogni decisione sull’emergenza COVID-19, di fatto, esautorando il Commissario ad acta Cotticelli, di cui non abbiamo traccia, ed i Commissari delle Asp, che in questi giorni si stanno prodigando per individuare soluzioni, medici, infermieri e posti letto. Un atto di grave responsabilità che pone il presidente Santelli come unico responsabile dell’emergenza, senza tentare di costituire una cabina di regia per il governo di questa fase delicatissima. Ci preoccupano le dichiarazioni del Presidente Santelli di questi giorni, nelle varie apparizioni televisive Nazionali, nel ribadire che la nostra regione non sia pronta ad affrontare l’emergenza COVID-19, né quanto potrebbe essere il contenimento del virus». E, ancora, Sposato aveva sottolineato che «in Calabria siamo senza una guida dell’emergenza, nonostante sia passato un mese, navighiamo a vista. Intervenga il Governo centrale per ripristinare un minimo di coordinamento che garantisca la Calabria».

Tra due giorni ci sarà la prima seduta del Consiglio regionale da cui deve uscire il nuovo presidente, i due vice (uno andrà all’opposizione) e due segretari-questori (anche qui uno va all’opposizione). E contestualmente la Santelli dovrebbe sciogliere il nodo Giunta. Di certo serve urgentemente l’assessore alla Sanità, dal cui profilo devono emergere competenze scientifiche e capacità manageriali. Tra gli attuali aspiranti alle cinque deleghe rimaste libere non appare nessuno con queste caratteristiche. Sarà un altro esterno (in tutti i sensi)? Lo scopriremo presto. (ams)

Il video del sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà “Buongiorno reggini”