Il giornalista Luigi Stanizzi ricorda il prof. Saverio Grande al quale è intitolata la biblioteca comunale di Cropani.
«Saverio Grande – esordisce Luigi Stanizzi – nasce a Gasperina il 15 settembre del 1927 ma trascorre gran parte della sua vita a Cropani, dove viene chiamato ad insegnare nelle scuole elementari, che diventa così la sua seconda patria anche se lui si autodefinisce sempre “Cittadino del Mondo”. La sua didattica innovativa, rivoluziona i rigidi schemi scolastici e diventa il “Professore” più amato dagli scolari ma, subito dopo, dall’intera cittadinanza per la sua generosità, simpatia contagiosa, disponibilità verso tutti. Milita nella Democrazia cristiana, ricopre incarichi politici prima a Gasperina e successivamente a livello provinciale. Anteponendo gli interessi della popolazione a quelli personali, è sempre dalla parte dei più deboli, impegnandosi ad aiutare i più bisognosi nel più assoluto riserbo. Giornalista pubblicista, scrive per la Gazzetta del Sud dell’allora direttore Nino Calarco ed altre testate, fra cui fino agli ultimi sui giorni di vita il Giornale di Calabria diretto da Giuseppe Soluri».
«Una lunghissima attività pubblicistica mirata soprattutto alla difesa del cittadino, ai temi sanitari, alla valorizzazione delle bellezze naturali, dei beni culturali della Calabria, oltre che delle personalità prestigiose della nostra terra. Si occupa di sanità entrando nel Comitato di gestione dell’Usl e dirige la rivista del settore. Anche nelle scuole elementari di Cropani viene chiamato ad incarichi direttivi. Attraverso la Proloco promuove mille iniziative per fare conoscere le bellezze della Scogliera di Pietragrande e dell’intera Costa Jonica, fin dagli anni in cui il turismo appannaggio dell’élite comincia a diventare fenomeno di massa.
Conosciuto in tutti gli ambienti politici e culturali della Calabria – mette ancora in rilievo il giornalista Luigi Stanizzi – dona tutto sé stesso per vedere progredire la nostra terra. A Cropani, dove rimane un ricordo indelebile della sua personalità allegra e al momento giusto severa, gli viene intitolato nel 1999 l’edificio scolastico di grande bellezza (le “scuole elementari”) ubicato in via Tommaso Campanella; alla memoria gli viene anche conferito un doveroso e meritatissimo Premio Mar Jonio. Nel suo paese natio, Gasperina, nel 1999, gli viene intitolata la Biblioteca comunale tutt’ora attiva. Tutti quelli che hanno la fortuna di conoscerlo restano attratti dalla sua genialità, altruismo, felicità di linguaggio, sedotti dalle sue frasi lapidarie, dal suo carattere un po’ scanzonato, anticonformista, dal suo fascino personale “alla Domenico Modugno”. Profondi gli incontri con il compianto Padre Domenico Spinelli, un sant’uomo, nostro grande padre spirituale».
Il ricordo di Saverio Grande ancora oggi suscita in tutti un sorriso di affetto, che diventa commosso al pensiero che non c’è più. Determinante il suo apporto, il suo entusiasmo per la nascita della Filodrammatica di Cropani al Teatro del Convento dei monaci. Ed è tuttora vivo il ricordo, a distanza di mezzo secolo, dell’opera “Credo” nella quale da impareggiabile attore protagonista incarna la parte di un ateo che alla fine si converte, facendo commuovere tutti i presenti, fino al pianto. La regia? Di un suo alunno, naturalmente, diventato a sua volta maestro elementare: Francesco (Ciccio) Guzzi. La commovente voce fuori campo? Di un suo alunno, naturalmente, diventato giornalista: Antonello Stanizzi.
A scuola segna un’epoca, appunto l’Epoca del “Professore Grande”. Molti dei suoi allievi diventano professionisti e onesti lavoratori, o artisti di successo, seppure molti costretti a lasciare la Calabria falcidiata dall’emigrazione. Ma a lui fanno riferimento anche gli ex scolari rimasti a Cropani e diventati adulti. Se il “Professore Grande” viene a sapere che stanno prendendo cattive strade, va direttamente nelle loro case a dissuaderli, a redimerli, a riportarli sulla retta via, ad aiutarli anche economicamente, a consigliare i genitori. Ecco la grandezza di questo Maestro che resta una guida sicura, un punto di riferimento per tutta la vita.
Sono gli Anni Cinquanta. La sua didattica, mai vista prima e che anticipa i decenni a venire, spalanca i cancelli della scuola al mondo esterno, alla società. I suoi piccoli alunni con cappello d’ordinanza e paletta vanno in strada a fare i vigili urbani, a regolare la viabilità, a fermare le automobili in transito per fare attraversare i pedoni sulle strisce bianche. Armati di picozza, vanno nell’orticello della classe, di fronte all’edificio scolastico, fra gli ulivi e le calendule a seminare fagioli, o a piantare pomodori, alberelli, innaffiare, scoprire sotto i loro occhi i miracoli della natura: dal libro alla realtà, dalla teoria alla pratica. In un edificio di grande pregio, tenuto con grande cura, con le violette turchesi e gialle sui bordi delle finestre, lungo il susseguirsi dei vetri adornati da rondini in volo, ritagliate dalle copertine nere dei quaderni. O dai mandorli in fiore.
«Tante lezioni di cittadinanza – va avanti Stanizzi con un pizzico di irrefrenabile nostalgia – di educazione civica, mai messe in pratica prima di Grande nella scuola. L’impegno senza sosta per insegnare la lingua italiana, in un paese in cui si parla solo il dialetto cropanese. Una trovata originale per costringere gli scolari ad esprimersi in italiano, anche fuori dall’aula. Una sfida titanica, perché abituati fin dalla nascita a pensare e, naturalmente, a parlare esclusivamente in cropanese. Ci si vergogna ad esprimersi in lingua italiana, quel poco che si riesce ad imparare. Tanti e(o)rrori: “Cosa stai fando?” “Nooo, si dice facendo!!! Te l’ho detto mille volte!” Allora il maestro Saverio Grande escogita un sistema curioso ma molto efficace. A fine mattinata scolastica consegna ad uno scolaro un grande anello di metallo, denominato “oggetto”, l’allievo può disfarsene soltanto cedendolo a qualche suo compagno di classe che, uscito da scuola, viene sorpreso a parlare in dialetto. Ecco quindi gli “agguati” pomeridiani o serali ai compagni, da parte di chi ha l’oggetto, per toglierselo cogliendo l’amico in flagranza, mentre pronuncia anche una sola parola in dialetto. E chi lo riceve suo malgrado, si mette subito in azione per trovare un altro bambino che non si esprime in italiano, per disfarsi dell’oggetto “scottante”. Sì, perché sono guai per chi si presenta il giorno dopo a scuola con quell’anello. Il Professore Grande infatti infligge per punizione dieci pesanti rigate alle mani, e mai nessuno si lamenta, né alunni né genitori, perché capiscono che anche quello è un modo efficace per imparare».
«Un docente illuminato – conclude il giornalista Luigi Stanizzi – un giornalista onesto, un politico generoso, un uomo geniale che ha tracciato un solco profondo nella comunità di Cropani. E i cropanesi, grati, non lo dimenticheranno mai. Si spegne all’età di 71 anni a Roma, il 12 Marzo del 1998, a causa di gravi problemi cardiaci. Ora riposa al cimitero di Cropani». (rcz)