Vincenzo Vitale, presidente della Fondazione Mediterranea per l’Area dello Stretto e Franco Arilotta, presidente dell’Associazione Amici del Museo di Reggio Calabria, hanno scritto una lettera aperta al ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, in merito al restyling di Piazza De Nava.
«Le scriventi organizzazioni culturali di Reggio Calabria, Fondazione Mediterranea per l’Area dello Stretto e Associazione Amici del Museo – si legge nella lettera – al cui interno opera una qualificata selezione della cittadinanza reggina, recepito l’orientamento di altre strutture associative e culturali oltre che di quella comunemente definita come società civile, si permettono di disturbarla per una questione che, pur a prima vista periferica e marginale, a loro avviso è di fondamentale importanza per un Paese “antico” come l’Italia e per un Ministero, come il suo, che questa antichità intende tutelare e proteggere per una sua ottimale fruizione anche attraverso interventi di restauro e riqualificazione».
«Questa premessa è d’obbligo – continua la lettera – perché a Reggio Calabria è stato programmato, proprio dalla Segreteria regionale Mibact, un intervento che, impropriamente definito come di “restauro e riqualificazione”, nella realtà dei fatti collide con la mission ministeriale in maniera tanto plateale quanto suscettibile di sanzionamenti da parte dell’autorità giudiziaria, alla quale si adirà ove la nostra richiesta non venga presa in considerazione. L’antico di cui si parla, nella città di Reggio, non è solo quello relativo alle vestigia dei suoi antichi fasti greci e romani ma, avendo subito nel 1783 e poi ancor più nel 1908 devastanti terremoti che ne hanno stravolto la struttura primaria, è anche quello della sua ricostruzione in stile liberty e razionalista della prima metà del trascorso secolo, basato sullo schema urbanistico illuminista di fine Settecento».
«Le sue strade e le sue piazze del centro – continua ancora la lettera – come quella intitolata a Giuseppe De Nava, che della seconda ricostruzione fu uno dei principali mallevadori, rappresentano un unicum urbanistico che, pur in parte devastato dalla speculazione edilizia degli anni Sessanta e dall’inettitudine amministrativa di una classe politica non all’altezza dei suoi compiti, mantiene comunque una sua coerenza ed eleganza. La citata piazza De Nava, antistante al Museo Archeologico Nazionale del Piacentini e chiusa da un palazzo d’epoca di Camillo Autore, è stata concepita nel Ventennio, con una sua esemplare razionalità di corredo e raccordo tra i palazzi e le strade con il loro caratteristico basolato lavico. Il tutto costituisce un insieme coerente e concluso che ne fa un salotto cittadino, per come anche elogiato nel 1936 dallo scultore Francesco Jerace, autore della statua che vi troneggia».
«La Segreteria regionale del Mibact – viene spiegato – spaccia per restauro un intervento demolitivo che della struttura originaria della piazza non lascia assolutamente nulla, radendo a zero e spianando tutto ad eccezione della statua del De Nava, e chiama il suo intervento “Piazza De Nava – Restauro e riqualificazione per l’integrazione tra in Museo Archeologico Nazionale e il contesto urbano”. A testimonianza che questa lettera non deriva da un atteggiamento integralista o dogmaticamente orientato, si ricorda che: la piazza è un bene culturale da tutelare e conservare ai sensi del codice dei beni culturali di cui al DL n. 42 del 22 gennaio 2004; è stata fatta pervenire all’Amministrazione Comunale e alla Conferenza dei Servizi una serie di modifiche che, mantenendo le finalità di “riqualificazione e integrazione …”, facciano divenire il progetto realmente di “restauro” anziché di demolizione, termine esplicitamente usato dai tecnici contrattati dal Mibact».
«A sostegno delle nostre tesi – proseguono Arilotta e Vitale – si evidenzia che: non esiste un solo testo di architettura e urbanistica che avalli un simile concetto di restauro; dopo gli anni Sessanta in Italia è stato lo stesso Mibact che si è opposto a simili interventi; che proprio la Segretaria regionale del Mibact si è opposta a un progetto sulla medesima piazza, proposto dal Comune nel non lontano 2007. Non ci si dilunga ulteriormente in questa sede, rendendosi ampiamente disponibili a produrre atti e documenti per chiarire nel dettaglio tutti gli aspetti di questa mortificante esperienza, ma si ribadisce comunque: la richiesta di un suo intervento per valutare se la Segreteria regionale calabrese del Mibact, come da noi ipotizzato, abbia avallato progettualità che collidono con la mission ministeriale; l’intenzione di intraprendere le opportune azioni giudiziarie a tutela della storia della città e della memoria dei suoi cittadini, certi che comunque vi sia un insanabile contraddizione tra il titolo “restauro” e la demolizione prevista nel progetto». (rrc)