di PIETRO AMENDOLA – Con l’ordinanza N°24 del 12 aprile 2021 il tema riguardante i rifiuti in Calabria è tornato prepotentemente al centro delle polemiche. Le problematiche durano ormai da parecchi anni e l’ultima comunicazione della Regione sembra il sintomo di una totale incertezza sul futuro. Con l’attivista politico Filippo Sestito, presidente dell’associazione “Liberi per Crotone”, abbiamo analizzato in particolare la gravissima situazione nella provincia di Crotone, diventata ormai da parecchio tempo una sorta di deposito per la spazzatura di tutto il territorio calabrese.
– Nell’ultima ordinanza sono indicate le mosse della Regione per i mesi estivi, durante i quali bisognerà contrastare lo stato emergenziale del ciclo dei rifiuti. E la situazione a Crotone è abbastanza complessa, come ci spiega Sestito:
«Fino a Giugno 2021 l’abbancamento emergenziale, concesso in precedenza, rende attivo lo smaltimento presso la discarica di Columbra. Dopo quest’estate, la provincia di Crotone rimarrà scoperta. L’ultima ordinanza riguarda il nuovo allargamento della discarica di San Giovanni In Fiore, in provincia di Cosenza e attaccata al territorio crotonese di Caccuri».
– Poi un excursus sulle difficoltà del territorio pitagorico e sulle condizioni della discarica di Columbra, polo principale per lo smaltimento dei rifiuti della provincia. Una situazione tragica che si protrae dal 1997:
«La discarica di Columbra è gestita dall’azienda Sovreco dei fratelli Vrenna, in un gruppo con altre società (Envi Group n.d.r). Questa holding gestisce quasi tutto ciò che riguarda l’ambiente nel territorio. In seguito all’alluvione del ’96, ci fu la necessità di trovare un nuovo sito. Nel 1997 l’allora sindaco di Crotone consentì , in pieno centro abitato, la realizzazione della discarica di Columbra, che doveva servire per circa 20 anni a smaltire i rifiuti della nostra provincia.
Cosenza per tantissimi anni non ha avuto un impianto adatto e perciò moltissimi materiali venivano abbancati nel territorio Pitagorico, che è molto più ristretto. Noi siamo in emergenza da 23 anni. In quel sito di Columbra dovremmo avere circa 5 milioni di metri cubi di rifiuti. La capienza del polo si esaurirà a Giugno 2021 e ci sono altri 3 milioni di metri cubi di rifiuti pericolosi. Crotone ha dato tantissimo in termini di inquinamento ambientale, per lo smaltimento dei materiali della provincia ma anche quelli della Regione”
– In tutto questo un ruolo fondamentale lo ha l’ATO provinciale (Ambito Territoriale Ottimale). Le difficoltà vengono amplificate dalla scarsa presenza di questi enti, cruciali per la gestione del settore ambientale. I problemi principali sono 2: l’assenza di un piano preciso per la raccolta differenziata e la mancata individuazione di un sito per la discarica pubblica:
«Mancano anche gli strumenti di compostaggio e selezione. Di conseguenza i rifiuti tornano spesso nelle discariche, con aumenti delle spese dei cittadini. L’ATO di Crotone non è riuscita a trovare un sito per la nuova discarica pubblica da costruire. Non è neanche semplice, in quanto le popolazioni hanno paura quando si parla di rifiuti, poiché i siti della provincia diventano spesso depositi per i materiali delle altre grandi città della Regione. ATO e comuni hanno un lavoro molto importante, che include soprattutto la costruzione di impianti adatti e la realizzazione di un piano per la raccolta differenziata. Noi abbiamo una bomba ecologica, che ormai non sappiamo più come disinnescare.
– E l’ATO di Crotone? Esiste veramente? Purtroppo l’ente non ha una pagina ufficiale e si è dimostrato quasi inutile finora, come confermato da Sestito:
«L’ATO di Crotone fondamentalmente è inesistente. Hanno fatto un paio di riunioni, ma non c’è nulla. Il ciclo dei rifiuti è, purtroppo, un settore sorvegliato dalla criminalità organizzata. Uno dei motivi per cui non c’è un piano sulla raccolta differenziata è proprio la presenza di queste infiltrazioni mafiose nel processo”
– Sorprende poi la situazione della Discarica di San Giovanni In Fiore, in provincia di Cosenza e attaccata al crotonese. Il polo di smaltimento è in mano al Consorzio Valle Crati, presieduto da Maximiliano Granata. Granata è ancora a capo dell’azienda nonostante il suo passato problematico tra favoreggiamenti elettorali per il fratello Vincenzo e assegnazioni poco regolari di appalti pubblici. Con Granata, l’azienda General Construction (adesso rinominata Geko) si portò a casa ben 200 milioni per la depurazione delle acque nere di Cosenza. E la discarica di San Giovanni in Fiore presenta numerose difficoltà:
«Nella discarica di San Giovanni In Fiore ci sono stati degli incendi negli ultimi mesi, come negli altri siti. Anche qui molti vedono la mano delle organizzazioni criminali. Il polo di San Giovanni in Fiore è molto controllato e perciò è alquanto bizzarro che sia andato in fiamme, se non per bisogni precisi. In Calabria è così. Stiamo parlando di interessi, giochi di potere, che fanno male al sistema regionale».
– Altro caso critico è quello dell’impianto di Ponticelli, dell’azienda Ekrò (sempre appartenente alla holding Envi Group). La struttura doveva essere restaurata da Febbraio 2020, ma non si è ancora mosso nulla:
«L’impianto di Ponticelli ha molte difficoltà. C’era un finanziamento, che doveva garantire la restaurazione della struttura. Molte famiglie crotonesi ritengono però che l’impianto debba essere delocalizzato, vista la sua attuale posizione fastidiosa nella zona di un centro abitato. Il Ponticelli ha problemi di funzionamento ed è in estrema difficoltà. Siamo in un anno particolare, che può aver influito negativamente sul rinnovamento dell’impianto. È però una situazione che si protrae da troppo tempo».
Come rilevato da Sestito, il problema principale è che il ciclo dei rifiuti sia attualmente in mano ad un gruppo privato come Envi Group. Ciò condiziona le scelte degli enti pubblici. L’Envi Group è economicamente molto importante ed influente nella nostra Regione. Hanno costruito sulla gestione del ciclo dei rifiuti un successo enorme e sono diventati potenti anche sul piano politico. Sestito conclude chiarendo quanto sia importante adottare un piano di raccolta efficace e individuare una discarica pubblica. Poi è essenziale che i 27 sindaci ,facenti riferimento all’ATO di Crotone, si mettano d’accordo. Risolvendo queste criticità, la situazione potrebbe migliorare.
Ma attenzione all’effetto domino delle ATO. Essendo tutta la Calabria in emergenza, se l’ATO di una provincia non funziona, le altre sono danneggiate automaticamente. In questo caso il ruolo della Regione è fondamentale, perché tutte le 5 province lavorino correttamente. E ovviamente ci auguriamo che la situazione possa dare segnali di miglioramento, che in questo periodo sembrano lontani e irraggiungibili. Serve, senza dubbio, un cambiamento di rotta. (pa)