di ANTONIO ERRIGO – La sicurezza delle infrastrutture è sempre un tema molto delicato da affrontare. Lo è in Calabria così come lo è nel resto del mondo. La mia opinione, dunque, sarà improntata alla semplice condivisione di un pensiero con tutti i lettori di Calabria.live, senza voler scendere nei particolarismi tipici di questa materia che per sua stessa natura richiederebbe ben altri approfondimenti.
Vado subito al dunque: con la messa in sicurezza delle infrastrutture pubbliche, siano esse autostradali, ferroviarie, portuali o aereoportuali in Calabria – attraverso le necessarie manutenzioni protettive e conservative delle opere – non solo si si ridurrebbero moltissimo i prevedibili rischi di collasso di quelle più obsolete ma si creerebbero le giuste condizioni per generare una rilevante occupazione di personale qualificato, abilitato e specializzato e migliori condizioni sociali.
Mi spiego meglio.
Un lavoro onesto e giusto, che crei e garantisca sicurezza generale, credo che sia il meglio che una società evoluta come la nostra possa e debba attendersi. È una mia convinzione: non pensare di adoperarsi per raggiungere il bene dei singoli e della collettività significa pure ignorare che la crescita economica di un popolo sia strettamente legata alla quantità di risorse che riesce a produrre o acquisire per soddisfare bisogni sempre più eterogenei. Io, quindi, non riesco a concepire una società nella quale il benessere psicofisico ed economico sia limitato a una ristretta quantità di esseri umani. Un mondo più giusto passa da una società più equa e da una minore discriminazione nel godimento di beni individuali e pubblici primari.
Ecco allora che la Calabria, nella sua conformazione e vastità regionale dove vivono una moltitudine di individui, se non viene messa nelle giuste condizioni di sviluppo sostenibile dal punto di vista economico, sociale ed ambientale, arriverà al punto tale di vedere costantemente violato quell’ideale patto di civile convivenza che lascia spazio ad ogni tipo di violenza, corruzione e collusione.
Mi sono trovato spesso, nel corso della mia precedente esperienza professionale presso la Rappresentanza Permanente Italiana presso l’Unione Europea a Bruxelles, a presenziare a numerosi incontri di studio o dibattiti istituzionali durante i quali si cercava di decifrare il presente e ragionare su come sarebbe stato, in via di previsione, il futuro di alcune realtà economiche degli stati membri dell’UE, ma molto meno su come alcune scelte avrebbero impattato sulle società dove esistevano ed esistono delle eccessive inuguaglianze e differenze economiche reddituali pro-capite.
Allora oggi posso ben dire con cognizione di causa che gli Stati (Italia in primis) devono adoperarsi nell’acquisire e produrre le necessarie risorse economiche ma, al contempo, devono impegnarsi al fine di far giungere ad ogni individuo presente al nord, al centro, al sud e nelle isole, le necessarie opportunità di lavoro equamente retribuito, per poter accedere liberamente alle risorse necessarie per soddisfare i proprio bisogni personali e famigliari.
In Calabria questo ideale patto sociale tra lo Stato è l’individuo non mi pare garantito: una generale insoddisfazione e indifferenza si palesa nei giovani residenti delle cinque province; è altresì riscontrabile una conseguente e costante emigrazione del capitale umano (magari formatosi nelle migliori università di tutto il mondo e specializzato nei più importanti atenei e centri di ricerca esteri) verso destinazioni economicamente, civilmente e socialmente migliori della Calabria.
Sulle analogie del passato (nel 1876, i due deputati nazionali, Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino, chiesero di accertare le reali condizioni sociali ed economiche in Sicilia dopo l’Unità d’Italia) sarebbe interessante che fosse costituita una Commissione Parlamentare bicamerale avente per fine una indagine conoscitiva sullo stato e sulle condizioni di vita economica e sociale dei cittadini residenti nella Regione Calabria. Solo in seguito, eventualmente, prevedere misure legislative di necessità e urgenza ritenute utili alla creazione di uguaglianze sociali, civili e di paritetico accesso al lavoro onesto e legale, adeguatamente retribuito. (ae)