di SANTO STRATI – Mentre prende sempre più piede la probabile nomina a sottosegretario del forzista Roberto Occhiuto, il presidente Silvio Berlusconi gli rinnova la sua fiducia, prima designandolo come capogruppo vicario a Montecitorio, poi annunciando che è il candidato ufficiale di Forza Italia per la poltrona di Governatore della Calabria. Da tempo era stato indicato il nome del più giovane dei fratelli Occhiuto (Mario è l’attuale sindaco di Cosenza) come candidato ideale per Germaneto e, soprattutto, per guidare le truppe azzurre verso una vittoria quasi scontata delle destra. Quasi scontata perché non è ancora chiaro il disegno politico della sinistra che giocando per perdere facile.
I due “ragazzi irresistibili” Luigi De Magistris e Carlo Tansi hanno trovato l’intesa giusta per affrontare la contesa elettorale senza beccarsi a vicenda, sottraendo consenso l’uno all’altro: il sindaco di Napoli è il candidato presidente a capo della coalizione “arancione”, Tansi farà il capolista del suo movimento Tesoro di Calabria: uniti e con l’appoggio delle altre forze di sinistra costituiscono un’interessante base di confronto con il centrodestra, ma se viene a mancare loro l’apporto di cinquestelle e dem, potranno al massimo spuntare un paio di consiglieri regionali. Il che, tutto sommato sarebbe comunque un buon risultato per entrambi: De Magistris dal 9 giugno è ufficialmente “disoccupato” e Tansi vuole la rivincita sulle passate consultazioni.
Com’è noto, il Partito Democratico (in Calabria) ha indicato Nicola Irto, l’ex Presidente del Consiglio regionale, oggi vice, il quale pur ringraziando della designazione, mantiene ancora intatta la sua riserva. E ne ha ben ragione: l’ipotesi di tentare un accrocco per la Regione sul modello del fu governo Conte 2 (cinquestelle e dem insieme) sta trovando ostacoli seri, soprattutto in casa grillina e appare difficile immaginare, anche in presenza della più che certa spaccatura del Movimento, di trovare i voti necessario per portare a casa un risultato positivo. De Magistris da un lato (con la tentazione pentastellata di appoggiarlo senza presentare una lista propria) e i dem dall”altro significano solamente dispersione di voti e vittoria servita a tavolino al centro destra. A questo punto l’alternativa possibile per i dem è fare coalizione (accantonando il giustificato maldipancia di qualche politico calabrese) proprio con gli arancioni, al solo fine di non permettere alla triade Forza Italia-Lega-Fratelli d’Italia di riprendersi la Cittadella di Germaneto. Proprio domani sarà un anno esatto che la compianta Jole Santelli prendeva possesso di Germaneto, ma l’eredità della governatrice, scemati l’eco mediatica e l’effetto psicologico della commozione che avrebbero aiutato il centro-destra nella riconquista del potere se si fosse votato subito, è fin troppo modesta per garantire una vittoria certa. Una lezione l’hanno, però, imparata al centro-destra: se uniti rappresentano una forza temibile, ma non invincibile, quindi una qualsiasi debolezza potrebbe rivelarsi letale. Così, il ritardo nell’annuncio del candidato di centro-destra stava cominciando a impensierire il popolo che non vota a sinistra: tra disorientamento e perplessità, fin troppo facile la tentazione di non andare proprio alle urne, con le immaginabili conseguenze, tutta a favore della parte avversaria.
I movimenti civici avrebbero, obiettivamente, la possibilità – se convincono dem e cinquestelle – di ottenere un risultato sorprendente, considerato il consenso di molti gruppi affascinati dall’esperienza di sganciamento dai partiti tradizionali. il Movimento 10 idee per la Calabria, per esempio, che alle passate elezioni sosteneva Pippo Callipo, ma non riuscì neanche a raccogliere le firme necessarie per presentare una propria lista, ha lanciato la proposta di unire «le forze sane per fermare la destra e la Lega».
«Nella scorsa tornata delle elezioni in Calabria – si legge in un documento – le forze in campo che si opponevano al Centrodestra si sono presentate divise, con tre candidati Presidenti diversi e alternativi; purtroppo si è visto come è andata, con una vittoria della destra peggiore. E con il 15% di elettori che non hanno potuto vedere eletto neppure un consigliere (Liste Tansi e Aiello sotto la soglia dell’8%). È sempre difficile fare la storia con i se, ma se in quell’occasione si fosse andati uniti, la somma dei consensi di tutte le forze che si opponevano al Centrodestra, avrebbe consentito, forse, di competere per la vittoria, soprattutto con il concorso di molti elettori tradizionali del Centrosinistra che, in previsione di una sconfitta annunciata, hanno rinunciato al voto, aumentando oltremisura la percentuale degli astenuti (55,7%). Oggi, ancora una volta, la storia sembra ripetersi e, pur in assenza di una data certissima per lo svolgimento delle elezioni, ci si appresta a marciare divisi, con poche o nulle possibilità di vittoria di una delle singole componenti, ancorché in presenza di una coalizione di destra che, questa volta, appare mena vigorosa rispetto alle precedenti elezioni». E allora, dice Domenico Gattuso leader del Movimento 10 idee, «azzeriamo tutto, ritirando ogni candidatura velleitariamente avanzata» e ripartiamo con «la costruzione unitaria di un Progetto politico solido, di un Programma di governo essenziale e condiviso». E con quale candidato? Gattuso ha un’idea al femminile e propone Anna Falcone, avvocata calabrese che vive a Roma, molto vicina a De Magistris. Ma la diretta interessata, lusingata ma già invitata a sua volta dal sindaco di Napoli a mettersi in lista con lui, metterebbe in discussione la stima (reciproca) che c’è con De Magistris? Anche nel civismo non mancano dunque tentazioni di attrito a proposito di leader che si autonominano, senza ascoltare il territorio.
Per questo, l’annuncio in prima persona di Berlusconi sottintende l’esigenza di eliminare dubbi a sinistra sulla compattezza del centro-destra. Occhiuto ha le carte in regola e ha più volte mostrato, nei suoi interventi a Montecitorio, di avere a cuore le sorti della Calabria: per esempio, nel dibattito sul Recovery Plan ha vivacemente contestato la prima bozza del documento varato dal Governo Conte, ma sul suo nome dovranno esprimersi Salvini e la Meloni per ufficializzare la candidatura e avviare la campagna elettorale calabrese che si preannuncia ricca di colpi di scena.
Prima che Berlusconi, lo scorso anno, decidesse di candidare la Santelli, Roberto Occhiuto sembrava l’opzione più adeguata dopo l’obbligata rinuncia del fratello Mario, ma il fuoco amico cosentino, guidato dall’ex senatore Piero Aiello e da Pino Gentile, ha avuto la meglio. Si ripeterà lo stesso copione? E soprattutto una candidatura lanciata qualche giorno prima delle nomine di sottogoverno (viceministri e sottosegretari) non nasconde una strategia (in casa forzista) per togliere di mezzo un candidato fin troppo ideale? L’Ordine britannico della Giarrettiera ha come motto “honi soit qui mal y pense” e Andreotti l’aveva tradotto e adattato a sua misura: a pensar male si fa peccato, ma spesso ci s’azzecca. Parole sante, date le circostanze. (s)