«La Calabria ci riguarda»: a Milano il movimento spontaneo contro il commissariamento

Modesta come partcipazione, a causa del covid, ma non per questo non meno importante come momento di coesione la manifestazione milanese di sabato a favore della Calabria.

L’iniziativa è scaturita da un Comitato spontaneo di Cittadini calabresi residenti in Lombardia, contro l’attuale governo per il trattamento indecifrabile che sta attuando nei confronti di una terra che per anni ha subito commissari inadeguati e non calabresi.

«Ora basta – affermano gli organizzatori –, non solo da questa manifestazione, si chiede il rispetto della propria capacità nelle scelte, il manifesto della giornata parla chiaro. In Calabria da 13 anni lo stato si è appropriato dell’intera competenza in materia di tutela della salute, espropriando la Regione di ogni funzione e potere.

I calabresi, a differenza dei lombardi, dei piemontesi, dei toscani, etc.., non hanno la possibilità di partecipare alla gestione della sanità nella loro Regione; non hanno modo di partecipare alla gestione della sanità nella loro Regione; non hanno modo di scegliere quali siano gli obbiettivi di salute da perseguire, né le modalità organizzative, attraverso i propri rappresentanti.

Lo Stato da un lato ha fornito risorse aggiuntive alla Calabria per poter pagare i suoi debiti, dall’altro ha preteso di poterla governare, nominando un Commissario imposto dai vari governi che si sono succeduti nel tempo, su basi di criteri indecifrabili e pagato dai calabresi.

Peccato, però, che il risarcimento non ci sia stato durante la lunga gestione commissariale; al contrario la sanità calabrese è rimasta danneggiata e non ha raggiunto gli obbiettivi prefissi.

La situazione attuale, infatti, vede una Regione indebitata e priva delle strutture necessarie per garantire i livelli minimi ed essenziali di assistenza.

Mentre nel resto dell’Italia, l’azione del governo è volta a potenziare il sistema sanitario per fare fronte alle aumentate necessità derivanti dai ricoveri dei pazienti Covid-19 che si aggiungono a quelli ordinari, in Calabria accade il contrario: si tagliano tutte le strutture necessarie con il solo scopo di ridurre le spese

In Calabria, pertanto, il invece di potenziare i servizi, persevera in una sconcertante politica di tagli indiscriminati, con l’unico obbiettivo di ottenere risparmi di spesa costringendo i calabresi a subire ulteriori gravissime limitazioni dei diritti costituzionali, quali: il diritto alla libertà di circolazione, il diritto alla libertà, il diritto alla salute.

Quello che sta succedendo in Calabria è un’offesa alla dignità umana e alla democrazia.

I calabresi in questo Stato di cose non hanno diritto e cure, e, malauguratamente dovessero ammalarsi non possono neanche curarsi, fuori dai confini regionali, perché è impedito loro di uscirne». (rrm)

Covid e calabresi a Milano e in Lombardia: parla il presidente dei circoli Salvatore Tolomeo

Come stanno vivendo questa nuova ondata di pandemia i tantissimi calabresi che vivono a Milano e in Lombardia, una delle regioni maggiormente colpite dal Covid? Calabria.Live lo ha chiesto al presidente dell’Associazione CalabroLombarda, Salvatore Tolomeo, che è anche il presidente della Federazione Italiana dei Circoli Calabresi.

«Ci risiamo – dice Tolomeo –. Dopo circa 8 mesi di convivenza con l’incubo del contagio da Covid-19, l’altra Calabria che vive e lavora in Lombardia fa i conti con la realtà di dover aspettare nuovamente la domiciliazione coatta in terra lombarda, senza impegni di studio in presenza, senza lavoro e senza possibilità di mobilità.
Si dirà che così è per tutti i cittadini della Lombardia, ma  quelli di origine calabrese hanno un malessere in più. Il rammarico di non aver trovato una adeguata opportunità per restare in Calabria dove, rispetto alla Lombardia, l’incubo è meno sinistro ma sopratutto consente di stare vicino ai propri cari, agli affetti degli amici e magari creare opportunità di professioni e impresa per la crescita sociale ed economica della Calabria.
«È stato un grande motivo di orgoglio sentire che la Germania ha chiuso le frontiere a tutti gli italiani tranne che ai Calabresi. Ancora di più accresce il desiderio di tornare in Calabria per trovare quella serenità sociale che chissà quando si troverà in via definitiva in Lombardia, con le prospettive poco rosee per tempi e risultati che ci attendono.
«Fra qualche mese si tornerà al voto in Calabria. Da anni proponiamo alle Istituzioni della Regione di apportare una modifica allo Statuto (le fanno quando servono) per consentire il voto ai Calabresi fuori regione in Italia e all’Estero, come avviene per i Toscani alle regionali e a tutti gli Italiani emigrati in occasione delle politiche nazionali ed europee. Sarebbe una occasione per riconoscere in modo concreto il valore umano e professionale di tutti coloro che, lasciata la Calabria, hanno trovato collocazione altrove in Italia e nel Mondo e che hanno mantenuto un profondo legame con le origini che così potrebbe essere concretamente valorizzato con una propria rappresentanza in seno alle Istituzioni della Regione.
«Non basta pensare ai bonus per gli studenti fuori sede o alla Consulta degli Emigrati con ridicoli bilanci per dimostrare che la Calabria è attenta ai propri cittadini fuori sede. Occorre consolidare il ponte ancora in piedi tra la Calabria e le comunità sparse nel mondo come avviene per i parlamentari italiani eletti all’estero.
Prima che in futuro arrivino altre pandemie che allontaneranno sempre più i Calabresi da quella terra meravigliosa ma ingrata che hanno dovuto lasciare per un futuro migliore». (rrm)

Nella foto tre esponenti di Calabria nel Mondo: Enrico Mazzone (Toronto), Salvatore Tolomeo (Italia) e Vince Daniele (Australia)

CON LA SETTIMANA DELLA LINGUA ITALIANA
È PROTAGONISTA LA CALABRIA NEL MONDO

Le seconde e terze generazioni di calabresi che vivono lontano dalla terra che ha visto nascere i loro genitori o i loro nonni, parlano due lingue: quella locale, per loro lingua madre, e il dialetto. Conoscono poco, pochissimo l’italiano ma sono in grado di chiacchierare in dialetto, la lingua appresa in famiglia. L’occasione della Settimana della lingua italiana, alla sua ventesima edizione, che si apre oggi e si svolge fino a domenica con varie iniziative in ogni parte del mondo, può essere propizia per avvicinare le centinaia di migliaia di connazionali nati all’estero, ma italiani a tutti gli effetti, alla lingua di Dante, considerando che è in arrivo il prossimo anno il 700 anniversario della morte (1321) del sommo poeta. Sono calabresi, ma prima di tutto italiani, che amerebbero conoscere la propria lingua, ma non sempre trovano condizioni favorevoli per seguire corsi dedicati all’apprendimento dell’italiano. E per loro questa settimana di eventi può davvero diventare lo sprone per individuare associazioni, circoli e gruppi di connazionali che organizzano lezioni (quasi sempre gratuite) per diffondere l’italiano e mantenere alto il rispetto della tradizione linguistica, senza per questo svalorizzare l’utilizzo del dialetto, che è una grande risorsa di cultura popolare e di tradizioni da preservare.

Non a caso, la missione di questa XX edizione è quella di coinvolgere le comunità italiane all’estero sul tema “L’italiano tra parola e immagine: graffiti, illustrazioni, fumetti. Una tematica che potrà essere declinata sia in chiave storico-linguistica, sia ponendo l’accento su forme espressive come il fumetto, la novella grafica e l’editoria per ragazzi: in fondo, l’italiano non è solo quello scritto sui libri, ma appare nei fumetti, persino sui muri, con graffiti spesso dall’improbabile grammatica. E i social aiutano non poco alla diffusione dell’italiano nel mondo, una lingua molto amata dagli stranieri, e molto di frequente “massacrata” dai nostri connazionali che non hanno avuto modo di impararla correttamente.

Grande importanza – affermano al Ministero degli Esteri – dovrà essere data al coinvolgimento della comunità italiana all’estero, sul piano divulgativo e progettuale: a tal fine è stata discussa la possibilità di lanciare, con la collaborazione della RAI, un concorso di idee, rivolto agli italiani all’estero, sul tema della  Settimana della lingua. Naturalmente, data l’emergenza mondiale per il covid, quasi tutti gli eventi in programma saranno su piattaforma online: un incentivo in più per collegarsi e seguire cosa si dice della nostra lingua a Buenos Aires, come a San Francisco oppure a Melbourne. Nelle iniziative sono coinvolti i Comites (Comitati degli italiani all’estero) che sono presenti praticamente in tutte le città dove ci sono in gran numero le comunità di nostri connazionali, ma anche il CGIE (Consiglio generale degli Italiani all’estero) le ambasciate e gli Istituti italiani di cultura, in modo da offrire un’ampia prospettiva sulla bellezza della lingua italiana, che fa da corollario, evidentemente, alla ricchezza artistica e paesaggistica del Paese, alle sue tradizioni e, non da ultimo, alla sua lunga e sempre più apprezzata offerta enogastronomica.

Ma non solo italiani: anche se la nostra lingua, secondo la classifica stilata nel 2018 da Ethnologue, è al 21° posto come lingua parlata nel mondo (madrelingua degli emigrati italiani in 26 Paesi del mondo), in realtà risale al quarto posto come lingua studiata. Nell’Unione europea lo studia solo l’1,1% degli studenti delle scuole secondarie, ma facendo una classifica che comprende tutto il mondo la nostra lingua risulta più studiata del francese  e viene dopo l’inglese, lo spagnolo e il cinese.

Nel contesto delle iniziative della Settimana della Lingua si può dire che la Calabria ha un ruolo da protagonista: è la regione che vanta il maggior numero di emigrati sparsi in ogni angolo della terra, ma soprattutto conta oltre 200 associazioni che riuniscono i calabresi promuovendo con molte iniziative, anche staccate dalla Settimana della Lingua, per incentivare lo studio e l’approfondimento dell’italiano. Iniziative che hanno raccolto sempre un vasto interesse facendo sentire la vicinanza dell’Italia e della Calabria a svariate centinaia di migliaia di italiani ormai residenti in Australia, in Canada, in Argentina e in tutto il Sud America, senza poter contare sull’opportuno, nonché necessario, supporto della Regione Calabria. Supporto che la compianta presidente Santelli aveva in mente di assicurare per valorizzare la grande risorsa dei Calabresi nel mondo: milioni di conterranei con cui riaprire in modo organico un dialogo, lanciando un ponte di contiguità e di reciproci interessi, per il bene della regione e del suo popolo ovunque esso si trovi. C’è da augurarsi che la futura assemblea regionale e la nuova giunta che verrà prosegua su questa via, promuovendo iniziative e attività che puntando sulla lingua – dialetto e italiano – riescano a raccogliere l’attenzione di chi vive lontano e stimolare la curiosità di conoscere la terra dei propri avi e apprenderne la lingua.

Le tante iniziative sulla lingua, avviate dalle associazioni dei calabresi nel mondo, hanno trovato ampi consensi perché, come si è detto, le nuove generazioni di calabresi, figli e nipoti di quanti sono arrivati a partire dall’inizio del secolo scorso nelle Americhe e un po’ dovunque, conoscono il dialetto e troppo poco l’italiano. Ma vorrebbero impararlo. C’è da riconoscere ai tanti promotori e presidenti delle associazioni calabresi di avere sempre tenuto nella massima considerazione la responsabilità di salvaguardare l’identità linguistica degli emigrati, mantenendo le tradizioni del dialetto e delle espressioni gergali di cui c’era il rischio che si perdessero le tracce. Il dialetto è stato nobilitato negli ultimi trent’anni perché contiene le tracce della tradizione linguistica e della caratterizzazione locale, così diversa anche tra aree poco distanti tra loro, che rappresenta una ricchezza culturale da preservare e custodire.

La Settimana della lingua italiana nel mondo è stata tenuta per la prima volta nell’ottobre 2001 – anno europeo delle lingue – su iniziativa di Francesco Sabatini, allora presidente dell’Accademia della Crusca e dal maggio 2008 presidente onorario, assieme alla Direzione Generale per la Promozione e la Cooperazione Culturale del Ministero degli Affari Esteri. (dc)

 

Lo spot del Ministero degli Esteri della XX Settimana della Lingua italiana:

La Consulta dell’Emigrazione e l’impegno della Presidente Jole interrotto dal destino

La compianta presidente Jole Santelli aveva preso a cuore le istanze delle Associazioni dei Calabresi nel mondo e aveva incaricato il direttore generale della Giunta regionale, dott. Tommaso Calabrò, di predisporre tutte le procedure per la ricostituzione della nuova Consulta dell’Emigrazione. Questo organismo, secondo la legge regionale, dev’essere rinnovato a ogni nuova consiliatura con la selezione, mediante la valutazione del curriculum e dell’attività svolta, dei consultori che sono la diretta espressione delle tante (oltre 200) associazioni che raggruppano esponenti delle comunità calabresi in ogni parte del mondo.

L’improvvisa e prematura scomparsa della Presidente ha interrotto il processo di rinnovo della Consulta, che proprio il 15 ottobre – giorno della sua scomparsa – avrebbe avuto certificata e ratificata dalla Regione la composizione del nuovo esecutivo che si compone di 31 membri. Le Associazioni dei Calabresi vogliono, dunque ricordare l’impegno della presidente Santelli con una nota che esprime insieme il dolore sincero per la grave perdita per la tutta la regione e l’apprezzamento dovuto alla Presidente Jole che si stava impegnando in modo straordinario per il bene della Calabria e anche dei suoi figli che vivono lontano.

«Di fronte al destino di ognuno – si legge in una nota dei Consultori ed Esperti Emigrazione Calabrese in Italia e all’Estero, diffusa dal presidente dell’Associazione Calabro-Lombarda Salvatore Tolomeo, che è anche il presidente della Federazione dei Circoli Calabresi italiani –, nessuno elemento terreno si può opporre. Ma nel caso dell’improvvisa scomparsa della Presidente Jole Santelli,  questo destino irreversibile ha lasciato accresciuti i valori della calabresità rendendo più fieri delle proprie origini i suoi corregionali emigrati in ogni parte del mondo.
Jole Santelli aveva messo tra le priorità del suo mandato istituzionale la Reputazione nel Mondo del nome Calabria e dei Calabresi.
Per tener fede a questo impegno, non ha esitato a dare incarico e totale fiducia al suo Direttore Generale dott.Tommaso Calabrò per ricostituire la Consulta dell’Emigrazione come lei la intendeva: più dinamica e operativa e orgogliosa delle eccellenze umane, culturali, storiche e produttive sparse nel mondo alle quali non corrisponde una giusta reputazione e il rispetto conquistati con capacità e sacrifici da chi forzatamente ha dovuto lasciare questa terra meravigliosa.
La sorte ha voluto che proprio nel giorno in cui la nuova Consulta doveva essere formata, è giunta la notizia funesta del suo volo in cielo.
I Consultori e gli Esperti dell’Emigrazione in Italia e all’Estero, inermi contro il destino, saranno tutti memori di queste particolari attenzioni per loro e per quello che rappresentano ovunque e, facendo tesoro delle idee innovative programmate, la ricorderanno sempre e ovunque come la Presidente che ha risollevato l’orgoglio e la reputazione di tutti i Calabresi di Calabria, d’Italia e del Mondo». (rrm)

(Nella foto di copertina il dott. Tommaso Calabrò)

Giuseppe Nucera: i calabresi nel mondo sono un tesoro da valorizzare

Giuseppe Nucera, presidente del movimento La Calabria che vogliamo, è soddisfatto dell’incontro avvenuto in Cittadella regionale tra il direttore generale della Presidenza, Tommaso Calabrò, il presidente della Federazione dei Circoli Calabresi ItalianiSalvatore Tolomeo e il consultore uscente Stefano Scuncia per concordare la ripresa della Consulta per il prossimo quinquennio.

Nucera, ribandendo che «i calabresi nel mondo sono un tesoro da valorizzare», ha ricordato come «sin dall’origine, il nostro movimento ha puntato con decisione sul valore dei nostri emigrati all’estero. Rappresentano le nostre tradizioni, esportano la nostra cultura e le eccellenze, rimanendo intensamente legati al loro territorio. Sono radici inestirpabili e che rappresentano un tesoro da valorizzare».

«Molti dei calabresi all’estero – ha aggiunto – sono uomini del fare, imprenditori di successo o rappresentanti delle istituzioni che si fanno valere e rappresentano più che dignitosamente la nostra terra».

«Uno dei punti carine del nostro programma – ha proseguito l’ex presidente di Confindustria Reggio Calabria – prevede una intensa sinergia tra i calabresi residenti all’estero e le migliori energie produttive ed imprenditoriali rimaste sul nostro territorio. Quello che il movimento ‘La Calabria che vogliamo’ chiede è che tale legame non sia solo sentimentale e affettivo ma anche un fattore determinante di sviluppo economico. Per far si che ciò accada serve un’accurata programmazione e investimenti di risorse da parte della Regione Calabria».  

«I delegati delle varie Associazioni di calabresi all’estero – ha aggiunto – da testimoni dei nostri valori devono diventare veri e propri ‘Agenti di Sviluppo’ che mettono in relazione gli imprenditori di origini calabresi residenti fuori dall’Italia con quelli rimasti in Calabria. Da questa connessione possono e devono nascere progetti concreti, proposte di investimenti sul nostro territorio e nuove realtà imprenditoriali. Le potenzialità legate al consolidamento di una simile sinergia, anche in termini di marketing territoriale, sono enormi». 

«‘La Calabria che vogliamo – ha assicurato l’ex Presidente di Confidustria Reggio Calabria – farà la sua parte in questo processo di evoluzione. La prima battaglia da vincere è quella della burocrazia. Basta con i burocrati che ingolfano la macchina amministrativa e non si prendono le dovute responsabilità».

«La Calabria – ha concluso Nucera – ha bisogno di cambiare marcia, snellire le procedure e istituire il principio del silenzio-assenso perché progetti di questo tipo rivestono un’importanza rilevante. Non c’è più tempo da perdere, il futuro della Calabria non aspetta». (rrm)

Amareggiati i Calabresi nel Mondo: non ancora rinnovata la Consulta regionale

I Calabresi nel mondo sono una straordinaria risorsa di promozione e di mantenimento delle tradizioni e della cultura della regione. Purtroppo, nonostante siano abbondantemente trascorsi i mesi previsti dal rinnovo del Consiglio regionale per la nomina dei nuovi consultori, la Giunta regionale e la Presidente Jole Santelli sembrano intenzionati a ignorare i calabresi che vivono fuori e che, invece, vorrebbero essere partecipi e protagonisti della crescita e dello sviluppo della loro terra.

Il presidente della Federazione dei Circoli calabresi italiani, Salvatore Tolomeo, ha inviato a Calabria.Live una lettera che non nasconde l’amarezza e la profonda delusione per questa mancanza di sensibilità da parte della Santelli e dei suoi assessori. Probabilmente, lo scandalo della Fondazione dei calabresi nel mondo (che approda in tribunale nel prossimo ottobre) ha trasformato un’opportunità in una fastidiosa incombenza da tenere lontana. Ma la Fondazione (chiusa, nonostante abbia richiesto altre risorse finanziarie per la liquidazione) è stata un’esperienza negativa, sicuramente da dimenticare, ma non per questo si deve “buttare l’acqua sporca con il bambino dentro”, come dice un vecchio detto azzeccatissimo per l’occasione. Si ricostruisca, dunque, un percorso inedito e originale, per la valorizzazione delle realtà dei calabresi presenti in ogni angolo del mondo e si utilizzino i migliori e più illustri rappresentanti della nostra gente che vivono fuori della Calabria quali formidabili testimonial di una terra orgogliosa e seria, capace di formare alte personalità in tutti i campi. Gli esempi sono talmente tanti che c’è solo l’imbarazzo della scelta e servirebbero pagine e pagine per elencare i calabresi che portano e hanno portato lustro alla propria terra. Basti per tutti il Premio Nobel Renato Dulbecco (di Catanzaro), a capofila di un elenco lunghissimo, di figli illustri di cui la Calabria va orgogliosamente fierissima.

«Caro Direttore, – scrive Salvatore Tolomeo, presidente della Federazione italiana dei Circoli calabresi – dopo 3 mesi di paziente attesa fiduciosa delle rassicurazioni che a tutti i livelli ci venivano forniti su recupero del Bilancio Regionale quasi soppresso il 30 aprile scorso e destinato a mantenere il funzionamento della Consulta dei Calabresi nel Mondo, dobbiamo tornare su questa triste vicenda che sa di raggiro politico o di desiderio sempre politico di tagliare per sempre ogni rapporto istituzionale tra la Regione Calabria e le comunità dei Calabresi fuori Regione in Italia e all’Estero.
«Sorprende intanto che la Presidente Santelli abbia deciso, caparbiamente, di non tenere in considerazione alcun appello a lei indirizzato dalla Federazione Italiana, dagli Stati Uniti, dall’Australia, da Consiglieri Regionali e dai Deputati Laura Garavini e Nicola Carè, tutti univoci nel chiedere la continuità, per il suo valore sociale ma anche economico a favore della Calabria, della Consulta.
«Riteniamo che con altrettanto disinteresse risponderà all’interpellanza consiliare sul mancato rispetto dell’art.13 dela L.R. 8 del 26/4/2018, che la obbliga a nominare la nuova Consulta per il suo quinquennio di Presidenza entro 30 giorni dal suo insediamento e quindi entro l’8 marzo 2020. Finora non è stato neanche diramato l’invito alle Associazioni nel Mondo a segnalare i nominativi per formare l’elenco dei Consultori.
«È strano che si avventuri in nomine di dubbia legittimità in altri Settori sia pure importanti e non dedichi 1 minuto a disporre la regolare applicazione di una legge che non lascia ombre di legittimità.
«Ne abbiamo preso atto, con amara rassegnazione, ma da Calabresi che ovunque e sempre desideriamo mantenere valori di calabresità e orgoglio delle origini, abbiamo organizzato on line una rete di interconnessione tra i Consultori che ha visto il suo epilogo lunedì 17 agosto quando, tra i tanti partecipanti di varie nazionalità, è stato deciso di impedire la fine di una storia dell’emigrazione che ha visto i Calabresi protagonisti fin dai primi del Novecento e ancora oggi in forme diverse e moderne che ha generato la presenza in ogni parte del Mondo e in Italia di comunità di cittadini di origini calabrese.
«Ancora non lo ha fatto la Santelli per il suo silenzio, ma ogni Presidente del passato ha dato valore a questa realtà dedicando, chi più chi meno, grande attenzione a questo organismo che raggruppo quanto di meglio i Calabresi hanno saputo realizzare fuori dalla propria Regione ma sempre col pensiero e il cuore ad essa dedicato. Delle due l’una: o tutti i Presidenti del passato erano sterili adulatori oppure la neo Presidente Santelli  ritiene  sia superato il mantenimento tra la Regione e  i  Calabresi  di Australia, Americhe o Europa potendone fare a meno magari sostituendoli con grandi manager della globalità per i quali i fondi non mancano mai.
«Abbiamo ipotizzato di costituire una Fondazione che sia la Casa Calabria di tutte le realtà Associative, Culturali, Imprenditoriali e di relazioni con il solo intento di mantenere la calabresità fuori della Calabria, prima che il black out che la Presidente Santelli lascia presagire, faccia dimenticare ai figli di questa ultima generazione di emigrati ancora ancorati alle loro origini il significato di Calabria e Calabresità. Cosa che non consentiremo con ogni possibile mezzo grazie ai valori che ancora ci accomunano». (rrm)

Anastasi (Iric): Mantenere vivo il legame tra la Calabria e i suoi figli emigrati

Il consigliere regionale di Io Resto in CalabriaMarcello Anastasi, fa un appello alla Regione, affinché «tuteli i diritti dei calabresi nel mondo, i principali messaggeri pubblicitari del made in Calabria.  Sono loro i protagonisti del ‘Turismo di ritorno’ e del   consumo e della pubblicizzazione dei nostri prodotti tipici eno-gastronomici».

Anastasi, a cui è ben nota l’esperienza dell’emigrazione, ritiene che «per mantenere vivo il legame tra la Calabria e i suoi tanti figli emigrati, sia necessario dare concretezza agli strumenti previsti dalla legge regionale a favore delle comunità calabresi nel mondo» e che sia corretto dare il «giusto riconoscimento a chi chiede con orgoglio di continuare a sentirsi calabrese e a rappresentare la Calabria al di fuori della propria terra con azioni mirate a favorirne la loro inclusione e aggregazione sociale, a promuoverne  il buon nome con manifestazioni e attività varie, fra le quali anche  il sostegno a chi si trovi in condizione di svantaggio».

«Sarebbe gravemente offensivo – ha aggiunto – un errore imperdonabile, non tenere conto della richiesta della  Gente di Calabria che vive fuori Regione e che continua ad onorarci con fatica ed onesto lavoro attraverso esempi anche di altissima professionalità in ogni ambito lavorativo».

«Mi rivolgo con spirito propositivo ai vertici della Giunta regionale – ha proseguito Anastasi – perché credo che, attraverso azioni mirate a favorire l’inclusione e l’aggregazione sociale e a promuovere il buon nome della nostra regione, si possa dare il giusto riconoscimento a chi vuole con orgoglio e sincera passione continuare a rappresentare la Calabria all’estero».

E proprio per quanto riguarda l’estero, e dei calabresi che ci vivono, il consigliere di Io Resto in Calabria ha ricordato di aver presentato un’interrogazione a risposta immediata alla presidente della Regione, Jole Santelli, per la mancata nomina della Consulta regionale dei calabresi nel mondo.

«Ho voluto richiamare – ha spiegato il consigliere regionale – quanto previsto dalla legge regionale n. 8 del 26 aprile 2018 che disciplina le relazioni tra la Regione Calabria, i calabresi nel mondo e le loro comunità, prevedendo che la Consulta regionale dei calabresi nel mondo, organo consultivo e propositivo della Regione Calabria, venga costituita dal presidente della Giunta regionale entro trenta giorni dal suo insediamento».

«Ad oggi, però – ha aggiunto – ciò non è avvenuto né risulta alcuna comunicazione di avvio dell’iter procedurale previsto. Di conseguenza, si è venuto a creare un grave ritardo nell’attuazione delle misure e degli interventi previsti per tutelare, sostenere e valorizzare le comunità calabresi nel mondo» che tanto continuano a fare anche da lontano a favore della nostra terra».

«Pertanto – ha concluso Anastasi – nell’esprimere sentitamente la mia personale vicinanza a tutti gli emigrati calabresi-, mi sono rivolto alla presidente Santelli per sapere se intenda procedere alla nomina della predetta Consulta e dare concreta attuazione agli strumenti ed azioni previsti dalla legge regionale a favore delle comunità calabresi nel mondo». (rrm)

 

 

Reputazione e identità: la Calabria nel mondo.
Mai più Fondazioni, ma risorse a chi è lontano

di SANTO STRATI – Circola una voce, a Germaneto, nella cittadella regionale, sulla presidente e i vari assessori: quando sentono parlare di “calabresi nel mondo” si mettono le mani nei capelli e, immancabilmente, esclamano a una voce: Ancora!?!: Già perché la parola “calabresi nel mondo” evoca la vorace e ormai defunta Fondazione voluta e poi soppressa da Oliverio e su cui pesa una spinosa inchiesta della magistratura per spreco di danaro e malversazioni varie. Le cifre in discussione sono vicine ai dodici milioni, di cui non si conosce la destinazione né tanto meno l’utilizzo. Ebbene, la Fondazione non esiste più da cinque anni, e di essa si occuperà la magistratura, ma esiste la realtà della Consulta dell’emigrazione, un organismo che raccoglie le associazioni dei calabresi di tutto il mondo e non può in alcun modo venire confuso con la Fondazione e suoi guasti. Intanto è successo e il risultato è stato quello di azzerare ogni risorsa in bilancio, anche quelle per eventi già pianificati. La legge istituiva della Consulta regionale dei calabresi all’estero prevede all’art. 16 che entro 60 giorni dal suo insediamento il nuovo presidente della Regione debba nominare e convocare la nuova Consulta, ma l’emergenza Covid e il pregiudizio derivato dalla confusione tra Fondazione e Consulta ha di fatto spostato sine die l’adempimento.

L’equivoco, dunque, continua a ripetersi per cui Presidente e Giunta, indotti in errore, s’indignano quando sentono parlare di “calabresi nel mondo” e cercano di svicolare. Niente di più sbagliato. La presidente Santelli, durante la campagna elettorale aveva parlato di reputazione (l’ex presidente degli industriali reggini Giuseppe Nucera proponeva – ragionevolmente – un assessorato apposito) e di calabresi nel mondo: oggi cerca di non toccare nemmeno il discorso perché, probabilmente, è indotta a pensare che calabresi nel mondo e Fondazione siano la stessa cosa. Allontaniamo questo equivoco e ripensiamo, seriamente, a cosa fare per i calabresi che vivono fuori della regione.

Per cominciare, dimentichiamoci della “Fondazione Calabresi nel mondo” e si pensi a un nuovo brand (“Calabria nel mondo”?) con cui ricostruire un’importante attività che la Regione è tenuta a portare avanti. Estendere e riallacciare i rapporti con i quasi quattro milioni di calabresi sparsi un po’ dovunque potrebbe sembrare un’impresa titanica se non si facesse riferimento alle tante (oltre 200) associazioni di calabresi presenti un po’ dappertutto. Si tratta di offrire assistenza e risorse adeguate, perché la promozione della Calabria, il recupero della reputazione e dell’identità passa necessariamente attraverso il lavoro (instancabile, volontario e non retribuito in alcun modo) di centinaia di entusiasti uomini e donne che guidano piccole, medie, grandi associazioni dedicate alle comunità calabresi.

Sono tantissime le cose che in cambio si possono aspettare dal rilancio di un organismo previsto peraltro dallo Statuto regionale: solo l’aspetto del cosiddetto turismo di ritorno per i figli e i nipoti degli emigrati calabresi – cui offrire opportunità e incentivi – sarebbe una grande boccata d’ossigeno, soprattutto oggi nel post-emergenza, quando la Calabria risulta la prima regione in termini di rischio contagio (0,1) e ha bisogno di aprire il suo territorio, le sue montagne meravigliose, il suo mare incantevole non solo ai calabresi d’Italia, ma anche a quelli del mondo, per far giungere un messaggio positivo a tutti gli altri vacanzieri.

Lo scorso ottobre il congresso dei tour operator tedeschi a Reggio e in altre località della Calabria, aveva fatto immaginare chissà quale ritorno in termini di prenotazioni. Non si tiri in ballo il Covid: le prenotazioni per la stagione turistica – nei grandi numeri – si fanno a Natale e all’epoca non c’era il minimo sospetto dell’emergenza che sarebbe scoppiata in tutto il mondo. Qualcosa dunque non ha funzionato e la “vacanza” dei quasi 700 tedeschi delle agenzie di viaggio ha lasciato solo sguardi ammirati e grande interesse, che però non si sono tradotti in turismo di massa.

Ricominciamo daccapo, puntando sulla reputazione. È fondamentale che la Calabria si possa presentare non solo per la terra ospitale qual è, per la generosità e il calore della sua gente, la qualità e l’incanto dei suoi luoghi turistici, la straordinaria varietà della sua cucina e del suo vino, ma anche come immagine positiva del turismo preferenziale. Quello che arriva dal tam tam dei social, dal passaparola, dall’esperienza di chi – calabrese o no – sia stato qui in vacanza, per qualsiasi ragione. E se poi la motivazione è il senso di appartenenza, la voglia di conoscere i luoghi di origine dei padri e dei nonni, meglio ancora: gli stranieri amano l’Italia, si appassionano alla ricerca delle origini, amano le storie del “ritorno”, si lasciano incantare dai ricordi di chi ha vissuto un’esperienza di viaggio particolarmente suggestiva e ricca di emozioni e di sentimento.

Per questa ragione, ci permettiamo di insistere sulla necessità di rivedere l’attuale “riserva” sui calabresi nel mondo, ingiustificata e improduttiva. Ovviamente si tratta di ricominciare da zero, nominando e convocando i consultori, mettendo in piedi una nuova Consulta, ascoltando, percependo, valutando le richieste. Stanziando risorse adeguate, con il massimo rigore nei controlli sul loro utilizzo. Qualunque euro speso in tal senso – ne siamo convinti – avrà un ritorno straordinario in termini di utilità e, soprattutto di reputazione.

Ma com’è nato e perché si continua ad alimentare l’equivoco di confondere la Consulta dell’Emigrazione con la Fondazione? La “Fondazione” – costituita nel 2011 e cancellata nel 2015 – è stata la sciocca risposta alla crescente domanda di attenzione che veniva dai milioni di calabresi sparsi in ogni angolo della terra. Uno strumento inutile, soprattutto perché non gestito nella maniera adeguata e perché l’organismo si è dimostrato assolutamente insensibile a qualsiasi esigenza sia economica per i meno abbienti, sia culturale e di carattere sociale per gli altri. I calabresi nel mondo sono una risorsa straordinaria in termini di reputazione e identità e occorre ripartire proprio da qui. Accanto a personaggi illustri che hanno onorato e onorano col proprio nome e il proprio lavoro la Calabria che hanno lasciato per altri luoghi, per altre esperienze, ci sono centinaia di migliaia di calabresi che occupano ruoli di grande rilievo nel mondo della scienza, dell’impresa, dell’arte, dello spettacolo: sono testimonial specifici (volontari e con grande orgoglio) della “calabresità” come senso di appartenenza, come simbolo di determinazione e voglia di realizzare, come espressione di legalità e rispettabilità, di cultura e tradizione. Sono loro la forza straordinaria su cui la Regione deve puntare nel processo di recupero della reputazione e di promozione della propria immagine all’estero.

Il turismo in Calabria è pressoché un turismo di ritorno, in massima parte sono i calabresi che vivono a Roma, Milano, Torino, negli Usa, nel Canada, in Australia a passare le vacanze nel proprio paese d’origine o quello dei loro avi: e sono loro che possono determinare l’accensione di un grande interesse verso la nostra terra. Non solo viaggiatori di ritorno, per una toccata e fuga dai parenti lontani, ma testimonial diretti di una regione che è cambiata moltissimo e offre opportunità e caratteristiche di grande suggestione.

A gennaio dello scorso anno, ricordiamolo, il New York Times ha indicato la Calabria tra le località di sogno, tra quelle che i viaggiatori avrebbero voluto visitare e farne meta delle proprie vacanze. È stata un’opportunità in parte sprecata: non basta partecipare a fiere enogastronomiche (anche se l’aspetto del cibo è un’attrattiva da non sottovalutare), serve lavorare sul territorio. Quanti sono i Paesi nel mondo che ignorano l’esistenza della Calabria come meta turistica? Troppi, anche se i calabresi sparsi in ogni angolo della terra rappresentano per le comunità locali un significativo esempio di gente laboriosa, instancabile e capace.

Il lavoro sul territorio, dunque, va fatto attraverso le nostre comunità all’estero, promuovendo le loro attività che non si esauriscono nelle feste dei “calabresi” ma costituiscono un elemento di attrazione e di interesse per tutto il territorio. Il calabrese “fuori confini” ama parlare bene della sua terra e, se un tempo, qualcuno si vergognava o temeva di dichiarare le proprie origini, oggi è tutto l’opposto. C’è la fierezza e l’orgoglio dell’essere calabresi e la piena disponibilità a trasmettere un messaggio positivo ad amici e conoscenti che sono curiosi di apprendere, conoscere, sapere cose della Calabria.

Il fatto è che quando a metà marzo del 2018 scoppiò lo scandalo sull’indebita gestione dei fondi della Fondazione, scoperta dai carabinieri di Catanzaro e perseguita dalla Procura del Capoluogo, i soldi (tanti) erano già scomparsi, la documentazione svanita e decine di assunzioni di favore si trovarono a essere totalmente contestate, creando un alone di sospetti sulle associazioni che, in realtà, erano soltanto vittime di certi garbugli. Ma di questo si occuperà la magistratura che il 13 luglio aprirà le udienze del processo a carico dell’ex deputato Giuseppe Galati, già presidente della Fondazione stessa, e di altri funzionari e dirigenti della Regioni, e accerterà responsabilità ed eventuali reati.

Ma il processo a quel che rimane della “Fondazione” (al di là della sperata costituzione di parte civile di Germaneto) non deve interessare più di tanto la Presidente e la Giunta: occorre che la Regione  torni a occuparsi dei calabresi lontani, dai più famosi (e l’elenco sarebbe troppo lungo) ai meno fortunati. Offrendo a questi ultimi aiuti economici e l’assistenza necessaria, riservando per gli altri, ovvero per tutti, il caldo e insostituibile abbraccio di una madre che si preoccupa dei suoi figli lontani. Figli che hanno tutti la Calabria nel cuore. (s)

Passione, impegno, missione: il grande sogno
di quanti si dedicano ai “calabresi nel mondo”

L’incomprensibile “dimenticanza” nel bilancio regionale delle risorse da destinare alle associazioni dei calabresi nel mondo e alla Consulta dell’Emigrazione, organo istituito da legge regionale, ha portato in primo piano l’importanza di mantenere vivo il legame con i conterranei che vivono lontano. Il loro amore verso la terra che li ha visti nascere o ha dato i natali a padri e nonni, è alimentato e sostenuto, quasi sempre senza interesse e a proprie spese, da oltre 200 associazioni che raggruppano le comunità calabresi in ogni angolo del mondo. La Regione deve impegnarsi non solo a riparare all’errore, ma a varare un piano importante perché i calabresi nel mondo si sentano ancor più vicini e legati alla propria terra. Non si tratta di folclore e feste di piazza, anche se servono pure quelle, bensì di instaurare un ponte non solo ideale con quanti, pur lontani, continuano ad avere la Calabria nel cuore. Il lavoro dei consultori è stato importante e vanno ammirata la dedizione e l’impegno finanziario personale che molti presidenti e segretari dei circoli calabresi mettono con entusiasmo per organizzare, creare opportunità di incontri e scambi culturali, senza avere o avere avuto niente dalla regione. A chi chiedeva di organizzare un evento, al massimo da Germaneto, durante la presidenza Oliverio, arrivava al massimo un “obolo” di mille-duemila euro. Insufficienti persino a pagare qualche biglietto aereo. Però poi la stessa Regione finanziava delegazioni in visita ai “calabresi” nel mondo senza badare a spese. Conosciamo l’infelice esperienza della Fondazione (se ci sono state irregolarità e risulteranno responsabilità penali lo chiariranno i giudici nel processo fissato a luglio), ma non può essere tutto ciò preso a pretesto per cancellare con un colpo di spugna le risorse da destinare alla Consulta e alle associazioni. Nè il vergognoso stanziamento di 100mila euro per il 2021 e altri 100mila per il2022, possono giustificare la colpevole “distrazione” dell’aula che ha votato il bilancio.

La presidente Santelli, durante la campagna elettorale, negli ultimi giorni, dichiarò che era importante puntare sulla reputazione della Calabria e contare sui calabresi nel mondo. Non può essersene dimenticata, neanche a causa dell’emergenza coronavirus: provveda presidente Santelli, tenendo a mente le parole, straordinarie, del grande Leonida Repaci: «calabrese non è un’espressione geografica, ma categoria morale». (s)

  • Stefano Scuncia, presidente dell’Associazione Culturale Magna Grecia Pieve Emanuele e consultore uscente per l’Italia, ha inviato questa preziosa testimonianza di entusiasmo e passione che caratterizza quasi tutti coloro che sono “al servizio” dei calabresi nel mondo.

di STEFANO SCUNCIA – Parlare di “Consulta dei Calabresi” significa innanzitutto parlare di Associazionismo, Emigrazione, Cultura, Turismo. Come si può pensare di mettere in risalto una Regione, rendendola abbondantemente attrattiva e quindi valorizzandola sempre più?

La Consulta, con le sue attività, rappresenta l’organo esecutivo, attraverso cui tutte le finalità della legge regionale  del 26 Aprile 2018, n.8 vengono applicate sul territorio; un territorio vastissimo se si considera l’alto numero di calabresi emigrati all’estero.  Qui esprimo il mio pensiero, ma sono certo di poter parlare anche a nome di tutti i miei colleghi: la Consulta ha sempre perseguito l’obiettivo di rivalutare, far conoscere, diffondere la cultura, la storia e le tradizioni della Calabria e per farlo ha sempre messo in atto una strategica azione di coordinamento con tutte le associazioni diffuse in Italia ed in tutto il mondo. La finalità principale è sempre stata quella di dar voce ad una terra, molto spesso sottovalutata; una terra del cui patrimonio artistico si conosce ben poco e di cui spesso si usano connotazioni criminose, ben poco rappresentative della maggior parte dei cittadini calabresi. Una terra, a malincuore, abbandonata e mai dimenticata; una terra sempre pronta ad accogliere chiunque e, per tanto, positivamente arricchita da una pluralità di culture, tradizioni e sfumature antropologiche. Chi è oggi il cittadino Calabrese? Chi siamo noi oggi? Siamo un popolo alla ricerca di una giusta “legittimazione”; siamo un popolo, per buona parte emigrante, con il desiderio di ritornare nella nostra terra e di vivere tutta la bellezza di cui ne è innatamente ricca. Ed è proprio su questo punto che la Consulta muove i suoi passi, cercando di coniugare l’aspetto storico-antropologico-culturale a quello di sviluppo territoriale. Perché, è ben noto, di quanto tutti i calabresi emigrati all’estero (ma anche semplicemente fuori regione), nutrano il costante desiderio di rientrare e, perché no, anche di investire nella propria terra di origine. Quindi, il lavoro della Consulta si arricchisce sempre di più di stimoli ed obiettivi; l’idea di incrementare i c.d. “Pull Factors”, con lo scopo di rendere sempre più attrattiva la nostra regione, è diventata senza dubbio una delle finalità principali del nostro mandato. Ma non è affatto facile…  Riteniamo sia opportuno insistere su alcuni aspetti e per farlo abbiamo bisogno del lavoro e delle attività coordinate anche delle associazioni e delle federazioni di riferimento. Le associazioni (e di conseguenza i loro progetti), necessitano di un supporto non solo strettamente “istituzionale”, ma anche economico e concreto.

Riporto qui la mia esperienza associativa, non per vezzo personale, ma solo come esempio di attività concreta e fruttuosa (in termini di ritorno di immagine per la Calabria) svolta nel Nord Italia. L’associazione “Magna Grecia”, di cui sono Presidente, opera nell’hinterland milanese da ben 22 anni, ma con non poche difficoltà. Sin dagli arbori, il suo scopo principale è sempre stato quello di dare voce ai cittadini calabresi emigrati in terra lombarda e, tenendo sempre presente questo obiettivo, si è costantemente cercato di arricchirla di forme di partecipazione ed azioni strategiche. Ogni anno, nel Comune di Pieve Emanuele (15 km da Milano), si tiene un’importantissima rassegna di tradizioni musicali, culinarie e culturali, denominata: “Colori, sapori e musiche della Magna Grecia”. Si tratta di un evento, della durata di 5 giorni, in cui vengono messi in risalto tutti gli aspetti culturali e folkloristici della nostra regione. È un festival che ogni anno attira migliaia di persone, un appuntamento durante il quale tantissimi emigrati calabresi si incontrano, godendo di spettacoli e manifestazioni legate alla loro (nostra) terra. La rassegna non si limita solo a mega concerti di musica popolare calabrese, ma si esplica in una serie di ulteriori attività gastronomiche e culturali. Molto significativo è, ad esempio, il particolare coinvolgimento di tutte le scuole pievesi: centinaia di bambini partecipano attivamente ai laboratori organizzati al fine di far conoscere loro le attività artigianali e manuali della tradizione calabrese. L’evento rappresenta anche un’occasione per esporre stand pubblicitari raffiguranti luoghi simbolo della Calabria, dove personale specializzato illustra le modalità per raggiungere, esplorare e conoscere la nostra terra. Nella giornata di chiusura viene anche organizzato un convegno tematico con ospiti illustri ed esponenti istituzionali, deputati a interloquire e a dibattere su aspetti antropologici, storici e geografici della Calabria.

L’organizzazione dell’evento, di cui ho solo fatto una breve sintesi, è chiaro necessiti di supporto pratico, logistico e motivazionale. E, al di là dell’aspetto pragmatico, il tutto è sempre sostenuto dall’amore e dalla passione prima verso la nostra terra e poi verso l’associazione stessa. Il lavoro svolto in ambito associativo non riguarda soltanto la manifestazione, ma si distribuisce in una serie di ulteriori attività, spalmate nel corso dell’anno: borse di studio per giovani talenti calabresi; Babbo Natale e zampognari alle prese con le consegne di caramelle nelle scuole; spettacoli di cabaret con artisti del panorama televisivo; feste del tesseramento con menu a base della cucina tipica calabrese. Collaborazione e progetti con Città Metropolitana di Milano, Regione Puglia,, Regione Lombardia, Fondazione Cariplo, Università agli Studi di Milano, Dipartimento Sociologia Cattolica di Milano, Circoli Didattici del Comune di Pieve Emanuele.  Come si evince, ogni occasione rappresenta un ottimo motivo per sponsorizzare e promuovere la nostra terra, ed è per questo che risulta impensabile non tener conto di tutto l’impegno profuso nel raggiungimento di questi obiettivi.

Non si può valorizzare una regione, senza tener conto degli attori che, (ribadisco) coordinati dalla consulta, mettono in campo energie, passione e sudore per mantenere alto il nome della Calabria. È un impegno continuo, portato avanti con tanto amore. Una sfida, alla quale difficilmente, ci si vuole sottrarre. E la sfida altro non è che la continua ricerca e (successiva) realizzazione di iniziative capillari, pronte a superarsi ogni volta, destinate a migliorare sempre di più nell’ottica di uno sviluppo degno della nostra meravigliosa terra. I prossimi progetti, per ora, prevedono l’incremento dell’aspetto turistico ed il potenziamento di strategie atte a far conoscere e soprattutto ad attirare ed incuriosire qualsiasi cittadino si avvicini alle nostre iniziative. Sarebbe anche interessante potenziare il “turismo di ritorno”, inducendo gli emigrati a ritornare in Calabria e ad investire, non sottoforma di rimesse, ma sottoforma di collocamento di risorse attive e redditizie (sotto tutti i punti di vista). E per indurre un emigrato a rientrare, non bastano degli incentivi economici; servono soprattutto canali “diversi” , che puntino dritto alla curiosità, al sentimento, all’amore per la propria terra, in modo da provare quello stimolo giusto da indurre a “fare ritorno”. Bisognerebbe puntare, forse, più sul cuore che sulle tasche. E in tutto questo, il lavoro della Consulta e quello delle manifestazioni associative gioca sicuramente un ruolo fondamentale.

Alla luce di quanto ho appena illustrato, spero risulti chiara la necessità di continuare a sostenere e a promuovere i progetti della Consulta e delle associazioni e spero risulti altrettanto chiaro il bisogno di supportare anche economicamente l’operato di questi organi che, se pur nel loro “piccolo”, rappresentano sicuramente degli istituti importanti di promozione culturale e di vicinanza ai cittadini. (ssc)

Nell’immagine di copertina: un momento della festa dello scorso anno dei calabresi a Buenos Aires (courtesy foto Krysia Misa)

Consulta Emigrazione: “La Calabria che vogliamo” chiede interventi e risorse

Continuano ad arrivare prese di posizione sulla Consulta per l’Emigrazione a cui il bilancio della Regione Calabria ha tolto fondi e risorse. Interviene oggi Giuseppe Nucera, ex presidente degli industriali di Reggio e leader del Movimento “La Calabria che vogliamo”: «Il bilancio regionale della Regione Calabria 2020-2022, approvato lo scorso 27 aprile in Consiglio, ha notevolmente ridotto le risorse destinate ai ‘Calabresi nel mondo’. Previsto un contributo di 100 mila euro per il 2021, stessa cifra per il 2022. Si tratta di risorse irrisorie e insufficienti anche per l’ordinaria amministrazione.

Le associazioni dei calabresi nel mondo, riunite secondo la legge regionale del 2018, tramite la Consulta dell’Emigrazione vengono riunite almeno una volta ogni anno con l’obiettivo di valutare idee e proposte provenienti dalle varie realtà nazionali e internazionali per promuovere e mantenere attivi i legami degli emigrati calabresi con la propria terra.

Con una lettera aperta, dove sottolinea la delusione e il dispiacere per i fondi quasi completamente cancellati delle oltre 200 associazioni che in tutto il mondo si occupano si mantenere saldo il legame con la Calabria, Giuseppe Nucera chiede alla governatrice  Jole Santelli, al presidente del Consiglio regionale Domenico Tallini e all’assessore al Bilancio Francesco Talarico, di intervenire sulla decisione di tagliare i fondi alla Consulta.

«I calabresi nel mondo – afferma Nucera nel suo messaggio alla Regione – rappresentano una risorsa fondamentale e imprescindibile, non possiamo farne a meno. Sono loro i nostri primi ambasciatori e portavoce di una cultura millenaria, di valori e tradizioni che bisogna tramandare e non trascurare. La scelta di tagliare i fondi alla Consulta va in contrasto con la necessità di valorizzare il nostro brand. ‘La Calabria che vogliamo’ sin dai suoi primi passi ha messo in rilievo l’importanza di tali associazioni assieme al bisogno di costruire una forte e rinnovata reputazione del nostro territorio.

«La Calabria esprime personalità di rilievo in tutti i settori, professionisti eccezionali in giro per il mondo che rappresentano il nostro miglior biglietto da visita all’estero. Con loro, le varie associazioni e istituzioni presenti fuori dai confini regionali come Consolati e Camere di Commercio, va fatto un lavoro sinergico e propositivo in un’ottica di sviluppo.

«Comprendo che la situazione economica del bilancio regionale non sia delle più floride, ma invito la Governatrice Santelli, il Presidente Tallini e l’Assessore Talarico a valutare il reperimento e l’aggiunta di nuove somme dedicate alla Consulta, investimenti che sarebbero di notevole importanza strategica e ricaduta in termini di visibilità internazionale. La Federazione dei calabresi sparsi nel mondo può e deve rappresentare un polo di promozione che dall’estero attiri interessi e nuove possibilità nei confronti della nostra Regione». (rp)