L’OPINIONE / Emilio Errigo: La Calabria è ricca di energia: elettrodotti e gasdotti sottomarini attraversano il territorio, le coste e il mare

di EMILIO ERRIGO – Chi l’avrebbe mai solo pensato e saputo che sul territorio, le coste e il fondo del mare della Regione Calabria, grazie a un consistente impegno economico e positivi riflessi occupazionali, la Società Italiana Terna, ha realizzato una ottima e potente rete infrastrutturale di trasporto e connessione dell’energia elettrica attraversando molti Comuni della Calabria.

L’opera che transita sui territori della Regione Calabria, beneficia delle più moderne innovazioni tecnologiche presenti sul mercato internazionale e rende sicuro l’attraversamento, in parte e per tanti chilometri, via aerea attraverso robusti cavi, assicurati su alti tralicci, altri chilometri di grossi cavi sono interrati all’interno di strutture di protezione, mentre il rimanente ultimo tratto di cavi elettrici è stato inserito all’interno di cavidotti, adagiati sul fondo del mare dello Stretto di Messina.
Migliaia  di chilometri  di grossi cavi trasportano energia elettrica a corrente alternata e continua,  oltre a transitare sul territorio e il mare calabrese, permettono di diramare potenze inferiori a 150 kV, a beneficio delle industrie e popolazioni residenti in Calabria e Sicilia.
Altra opera a me in parte conosciuta perché segnalata sulle carte nautiche, riguarda la condotta sottomarina del Gasdotto Trans Mediterranean Pepeline (Transmed), meglio conosciuto con il nome di gasdotto Enrico Mattei, partendo dal territorio dell’Algeria,  attraversa la Tunisia,  lo Stretto di Sicilia, il territorio della Regione Sicilia  e lo Stretto di Messina, transita ( non saprei con quali rischi-benefici economici e occupazionali ) sulla costa e il territorio della Regione Calabria, proseguendo  sotto traccia,  verso le altre Regioni italiane.
Con questa breve mia opinione voglio solo evidenziare che in Calabria, tutte le Società pubbliche o private non importa, che hanno interesse a fare business economico-finanziario, arrivano in forze rappresentative e sono i benvenuti, importante che non dimentichino di compensare la Regione Calabria e la Popolazione residente, per godimento economico derivante dall’utilizzo del Mare, Coste e Territorio Calabrese.
Metafora più giusta chi potrebbe inquinare o rendere pericolosa la vita ai Cittadini Calabresi, contribuisca al miglioramento della vita dei Giovani e abitanti della Regione Calabria.
[Emilio Errigo, docente di Diritto Internazionale e del Mare, e Consigliere Giuridico nelle Forze Armate]

IL TRISTE DECLINO DEL NOSTRO BEL MARE
TRA SCARSA QUALITÀ E POCA ECCELLENZA

di MARIO PILEGGI –  Sui 716 km di costa disponibili sono più di 653 chilometri le spiagge naturali certificate balneabili in Calabria. Una quantità notevole che supera l’insieme di sette regioni: Veneto, Emilia Romagna, Friuli, Abruzzo, Marche, Molise e Basilicata. E, purtroppo, non adeguatamente tutelata e valorizzata perché i dati ufficiali della classificazione della qualità delle acque di balneazione evidenziano un generale peggioramento: aumenta la lunghezza delle aree con acque marine classificate di qualità “Scarsa” e diminuisce quella delle acque classificate di qualità “Eccellente”

In pratica si accentua la tendenza al peggioramento della condizione di salute dei mari certificata a partire dal 2017 dall’Agenzia regionale per l’Ambiente. Negli ultimi 4 anni nella sola Provincia di Cosenza c’è stata una riduzione di circa 40 Km della lunghezza complessiva delle aree con acque classificate di qualità Eccellente; dai 205.793 metri del 2017 si è scesi a 165.393 metri di quest’anno.

Il peggioramento emerge dagli allegati al Decreto regionale per l’annualità 2021 sulla classificazione delle acque di balneazione. Il grave ritardo della pubblicazione del Decreto, già evidenziato nel maggio scorso su questo giornale, ha impedito la tempestiva informazione e individuazione della qualità delle acque marine in ogni tratto di spiaggia e, quindi, ai cittadini interessati di chiedere di conoscere e rimuovere le cause di tale peggioramento.    

Il ritardo della Regione nel divulgare i risultati di tutte le analisi di ognuno dei punti di prelievo delle 630 aree adibite alla balneazione continua nonostante l’annuncio ufficiale del 7 luglio dell’Assessore al Turismo: “Mostreremo i dati scientifici e racconteremo quanto sia balneabile il mare calabrese” riportato sul Portale web della stessa Regione.

Dai dati resi noti si conferma che la lunghezza delle aree con acque classificate di qualità eccellente nell’attuale stagione balneare è pari a 590.732 metri complessivi; nel 2020 era di 594.841 metri, nel 2019 era di 614.683 metri e nel 2017 era di 620.543 metri.  La rilevante e progressiva riduzione di circa 30 Km delle aree con acque di qualità eccellente degli ultimi 4 anni ha fatto scendere la Regione sotto la media nazionale del BelPaese.

Nel 2017 la percentuale delle aree con qualità eccellente della Calabria era al 93%   e superava di molto la media nazionale e quella della Comunità europea. È scesa al 92% nel 2018 ed al 91% nel 2019. La percentuale è ulteriormente scesa all’88,55% nel 2020 e ancora peggio quest’anno con l’85% in netta controtendenza rispetto all’andamento nazionale ed europeo che ha visto aumentare la percentuale delle acque classificate di qualità eccellente. 

Oltre alla riduzione della percentuale delle acque di qualità eccellente gli stessi dati Arpacal evidenziano che la lunghezza complessiva delle aree con acque classificate di qualità scarsa, che nel 2020 era pari a 15,122 metri, è aumentata fino a 17.508 metri nell’attuale stagione balneare 2021 con percentuale del 3,5% quasi doppia a quella nazionale 1,81%.

Dei 671.031 metri di costa adibiti alla balneazione monitorati nella Regione, oltre a quelli classificati di qualità eccellente e scarsa, 47.293 metri sono stati classificati di qualità buona e 15.408 metri sono stati classificati qualità sufficiente.  

Altra grave inadempienza regionale in materia di controllo delle acque di balneazione è l’assenza di qualsiasi informazione e dato di analisi e monitoraggio delle acque interne come avviene in tutte le regioni dove sono presenti laghi e fiumi con aree adibite alla balneazione. Significativa in proposito la mappa della localizzazione dei punti di prelievo e della qualità delle acque adibite alla balneazione nel BelPaese contenuta nel Report EU di giugno 2021 dell’Agenzia europea dell’ambiente; nello stesso Report sono indicate le 5.520 aree adibite alla balneazione e monitorate dalle Agenzie regionali per l’Ambiente nel BelPaese e che comprendono 4.848 aree costiere marine e 672 aree interne.

Nonostante i ben noti laghi della Sila e delle altre montagne e colline calabresi e dei circa mille corsi d’acqua presenti in Calabria, nel Decreto sulla classificazione delle acque di balneazione della Regione non è riportato alcun dato sulla qualità delle acque interne perché non è stato adibito alla balneazione nessun tratto di lago o di corso d’acqua. 

Ritardi e scarsa attenzione per la condizione delle acque di balneazione anche da parte Ministero della Salute per il permanere delle carenze informative del Portale Acque già evidenziate e per la mancata pubblicazione del Report annuale sull’andamento dell’intero del BelPaese.

Riguardo le criticità e le aree sottoposte a divieto di balneazione va ribadito, come ripetutamente evidenziato dall’Arpacal, che “continuano a persistere in aree antistanti foci di fiumi e/o torrenti che risentono anche delle perturbazioni piovose, o in zone collocate nelle strette vicinanze di depuratori mal funzionanti” e riguardano alcune decine dei 112 comuni costieri monitorati.

Pertanto si può e si deve agire subito, a partire dall’autunno in corso,  per invertire la tendenza al peggioramento e avviare un generale miglioramento della qualità delle acque del Tirreno e dello Ionio utilizzando anche le risorse del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza).

La rilevantissima disponibilità di aree balneabili esistenti e l’aumento delle presenze turistiche nella Regione per le restrizioni dell’emergenza Covid-19, imponevano e continuano ad imporre la necessità di informare e far conoscere sia la qualità delle acque marine sia le specificità del patrimonio costiero diffuso lungo le coste bagnate dal Tirreno e dallo Ionio meridionali. Specificità rare come la natura e quantità delle spiagge naturali formate da frammenti di rocce di tutte le ere geologiche e che documentano la nascita ed evoluzione del paesaggio dell’intera Penisola e degli insediamenti umani dell’intero Belpaese; gli assetti idro-geomorfologici che consentono la presenza e lo sviluppo della più grande varietà di habitat e forme di vita in ambiente acquatico e terrestre; la grande varietà di prodotti enogastronomici sempre più apprezzati in tutti i continenti; i numerosi e antichi giacimenti storico-archeologici di tutte epoche. 

Lo stato di salute dei mari all’apertura della stagione balneare in ogni Provincia

Continua la progressiva riduzione del numero di aree con acque classificate di qualità eccellente si rileva nella Provincia di Cosenza dove la lunghezza complessiva è scesa a 165.393 metri rispetto ai 168.372 metri del 2020 e ai 205.793 metri nel 2017. In pratica la provincia di CS fa registrare un calo di oltre 40 km. La percentuale che nel 2017 era del 94,05% era già precipitata all’81% nel 2020 e quest’anno si abbassa ancora di molto sotto la media nazionale. 

La lunghezza complessiva della costa dell’insieme dei 36 comuni costieri del Tirreno e dello Jonio della Provincia di Cosenza è di 227.900 metri dei quali 22.107 metri non adibiti alla balneazione e, per vari motivi, con divieto di balneazione permanente. 

In corrispondenza dei 205.793 adibiti alla balneazione e monitorati con analisi mensili, la classificazione della qualità delle acque per l’apertura dell’attuale stagione è la seguente: 165.393 metri di qualità Eccellente, 27.938 metri di qualità Buona, 8.929 metri di qualità Sufficiente. La lunghezza delle aree con acque classificate di qualità Scarsa risulta complessivamente di 3.533 metri.  

Nella stessa provincia le aree con acque classificate di qualità scarsa e non balneabili per l’inizio dell’attuale stagione balneare sono localizzate nei seguenti comuni:

Fuscaldo in due aree denominate “150 MT SX Torrente Maddalena” della lunghezza di 1082 metri e “150 MT DX Torrente Maddalena” della lunghezza di 305 metri; 

– Paola in tre aree denominate “300 MT SX C.da Petraro”  di 260 metri, “300 MT Canale Fiumarella” di 180 metri e “200 MT S. Canale prosp. Depuratore” di 372 metri; 

– Praia a Mare in due aree denominate “50 MT SX Canale Fiumarella” di 777 metri e “50 MT DX Canale Fiumarella” di 408 metri; 

– San Lucido nell’area denominata “150 MT SX Torrente S. Como” di 149 metri. 

A questi divieti temporanei delle aree destinate alla balneazione si aggiungono gli altri divieti permanenti di balneazione posti per inquinamento in corrispondenza delle foci dei corsi d’acqua e per altri motivi come le aree portuali, industriali ecc. della lunghezza complessiva di poco superiore a 20 chilometri.

La Provincia di Reggio Calabria con 202,9 chilometri di costa ha adibito alla balneazione e monitorato complessivamente 186.765 metri rispetto ai 187.493 metri del 2020. Per il 2021 dal totale della costa monitorata non è stata calcolata l’estensione dell’area denominata “Spirito Santo”  nel comune di Scilla perché non idonea alla balneazione per cause diverse all’inquinamento e antistante il porticciolo turistico.

La lunghezza complessiva dei litorali certificati di qualità eccellente per l’attuale stagione balneare è di 157.715 metri; era 160.088 metri pari a 85,38% nel 2020 mentre nel 2019 era di 167.076 metri pari all’89,11%; nella stagione 2018 era di 166.892 metri, l’89,01% dei litorali adibiti alla balneazione nella stessa Provincia.

 La lunghezza complessiva delle aree classificate di qualità scarsa per l’attuale stagione balneare è 12.102 metri in aumento rispetto al 2020 quando era di 9.719 metri pari al 5,18 % mentre nel 2019 era di 9.773 metri pari al 5,21% e nella stagione 2018 era di 10.286 metri pari al 5,49% . 

Questi dati evidenziano una ulteriore riduzione della lunghezza dei litorali classificati di qualità eccellente rispetto alla stagione balneare 2017 quando risultava di167.859 metri pari all’89,92%. 

Le aree interessate dalle criticità e acque classificate di qualità scarsa sono distribuite nei seguenti comuni: Brancaleone con l’area denominata “I.D. Brancaleone” di 1668 metri e l’area “Pontile” di 1069 metri;  San Ferdinando con l’area denominata “Delta Mesima” di 369 metri, Gioa Tauro con l’area denominata “Pontile N.” di 651 metri; e 200 M. PETRACE di 867 metri;

Montebello ionico con l’area MUSA S. Elia di 1.757 metri; Reggio Calabria con le aree in gran parte localizzate corrispondenza del centro urbano e denominate: “Catone–Bar Reitano” di 905 metri,  “Gallico – Limoneto” di 1009 metri, “Circolo Nautico” 1094 metri,  “Lido Comunale Pontile N.” di 544 metri,  “Lido Comunale Pontile S.” di 169 metri, Pellaro – Lume” di 1371 metri, “500 M N TOTT. Annunziata” di 592 metri.

Nella Provincia di Vibo Valentia in corrispondenza dei 70.143 metri di costa adibita alla balneazione la lunghezza complessiva dei litorali certificati di qualità eccellente per l’attuale stagione balneare è leggermente aumentata a 60.2893 metri rispetto al 2020 quando era di 59.962 metri pari all’85,49% di quella monitorata; nel 2019 era di 62.928 metri pari al 89,71% dei litorali adibiti alla balneazione; una lunghezza superiore a quella complessiva del 2017 che era di 59.500 metri. 

La lunghezza complessiva dei litorali certificati di qualità scarsa è invece di 1.873 metri e più che raddoppiata rispetto alla scorsa stagione balneare quando era di 560 metri come nel 2019.  

Sulle criticità nella stessa Provincia le due aree classificate di qualità scarsa con divieto di balneazione temporaneo sono nel comune di Nicotera ed è denominata “200 MT a DX F. Mesima” di 560 metri e in quello di Ricadi con l’area denominata “1400 MT. Sud Torre Marina della lunghezza di 1313 metri.

Sui 113,9 chilometri di costa disponibili nella Provincia di Crotone sono adibiti alla balneazione e monitorati complessivamente 108.868 metri. I risultati delle analisi e le classificazioni effettuate dall’Arpacal per l’inizio dell’attuale stagione balneare certificano di qualità eccellente le acque in corrispondenza di 107.873 metri in crescita rispetto al 2020 quando risultava 106.467 metri di litorali pari al 97,79%; in netto miglioramento rispetto ai 100.068 metri di litorali pari al 91,92% della stagione balneare 2019, e anche rispetto alla stagione balneare 2017 quando la lunghezza complessiva delle spiagge con acque di qualità eccellente risultava di 102.859 metri con il 94,48%.

In nessuna area adibita alla balneazione nella Provincia di Crotone si è rilevata criticità e classificazione di qualità scarsa e sufficiente. La lunghezza delle aree classificate di qualità buona risultano complessivamente di 995 metri.

Sui 102.600 metri di costa della Provincia di Catanzaro le aree adibite alla balneazione, nell’insieme dei 25 comuni  costieri, raggiungono la lunghezza complessiva di 99.462 metri. Per l’attuale stagione balneare, l’Arpacal ha certificato tutte le aree di balneazione del Tirreno e dello Ionio catanzarese di qualità eccellente. Sulla qualità del Tirreno lametino e del Golfo di Sant’Eufemia va detto che le immagini con acque di colore verde e le ripetute lamentele, in particolare sui social, dei bagnati sono apparse in contrasto con la classificazione di qualità eccellente.

Nella precedente stagione 98.546 metri risultavano classificati di qualità eccellente e 916 metri classificati di qualità buona. E nella stagione balneare 2019 la lunghezza delle aree classificate con qualità eccellente risultava di 97.854 metri e gli altri 1.608 metri erano stati classificati di qualità buona.  

La percentuale delle acque di qualità eccellente nella Provincia raggiunge il 100% rispetto al 99,08% del 2020, al 98,38% della stagione 2019, al 98,15% del 2018 e al 97,30% della stagione balneare 2017. 

Un progressivo miglioramento e di particolare rilevanza se si considera che la disponibilità delle spiagge di questa sola Provincia supera quella dell’insieme di 4 Province come Rimini, Trieste, Ferrara e Forlì.

Sui litorali della stessa Provincia di Catanzaro i vari divieti di balneazione permanenti, posti sia in corrispondenza delle foci dei corsi d’acqua e canali inquinati sia nelle altre aree portuali ecc. con divieti per motivi diversi, raggiungono complessivamente la lunghezza di poco superiore ai tre chilometri. (mp)

[Mario Pileggi è geologo del Consiglio Nazionale Amici della Terra]

GOLETTA VERDE, IL NOSTRO MARE MALATO
INQUINAMENTO E DEPURAZIONE MANCATA

Il mare della Calabria è inguaribilmente inquinato. È quanto emerge dal monitoraggio di Goletta Verde di Legambiente, che ha rilevato che, dei 24 punti monitorati delle coste calabresi – di cui 12 in prossimità di foci di corsi d’acqua, 9 sono risultati oltre i limiti di legge, e 8 fortemente inquinato, e 1 inquinato.

Goletta Verde, infatti, nei giorni scorsi è stata a Crotone, dove sono stati presentati i dati del monitoraggio, il cui obiettivo è quello di «individuare le criticità dovute ad una cattiva depurazione dei reflui in specifici punti, come foci, canali e corsi d’acqua che sono il principale veicolo con cui l’inquinamento generato da insufficiente depurazione arriva in mare».

Un quadro desolante per la nostra regione, che fa del mare e i suoi 800 kilometri di costa uno dei punti più suggestivi e importanti a livello turistico, oltre che «una fonte economica troppo importante per la nostra terra», come sottolineato da Innocenza Giannuzzi, presidente di Confartigianato Imprese Turismo Catanzaro, che ha spiegato come l’inquinamento marino «rappresenta, ormai, un problema atavico della costa tirrenica: ogni estate riaffiora e nessuno, fino ad oggi, è riuscito a risolverlo, o forse non si è mai impegnato realmente per evitare che il nostro mare “cambiasse colore».

Per la Giannuzzi, infatti, il problema non dovrebbe essere affrontato solamente durante la stagione estiva, ma tutto l’anno «se veramente si vuole risolvere il problema».

Ma non è solo il mare il problema: degli 8 punti giudicati fortemente inquinati, 6 riguardano foci e 2 sono stati campionati in prossimità degli sbocchi a mare.

Le analisi, eseguite da laboratori individuati sul territorio calabrese rivelano che, negli anni, i punti critici, soprattutto nelle foci dei fiumi, continuano a rappresentare una criticità del sistema di depurazione regionale. La presenza di batteri di origine fecale (enterococchi intestinali ed escherichia coli) è un marker specifico di inquinamento dovuto da scarsa o assente depurazione.

I punti fortemente inquinati riguardano 6 foci e 2 punti in prossimità a mare; si tratta della spiaggia presso il torrente Passovecchio e la foce del fiume Esaro a Crotone, la spiaggia fronte lo sbocco del canale a destra del Castello a Isola di Capo Rizzuto – località Le Castella (KR), la foce del torrente Annunziata presso il lido comunale di Reggio Calabria, quella del torrente presso il campo sportivo a Bagnara Calabra (RC), la foce del fiume Mesima a San Ferdinando (RC), quella del torrente Ruffa a Ricadi (VV) e la foce del torrente Murria a Briatico (VV). La foce del Petrace a Gioia Tauro (RC) è risultata inquinata.

«Purtroppo ancora una volta constatiamo i problemi legati a mala depurazione e non lo dice solo Legambiente, ma anche la Commissione Europea. Allo stato attuale l’89% degli agglomerati presenti in Calabria ricadono in procedura di infrazione per la depurazione: si tratta di 188 agglomerati non conformi con impianti che servono oltre 3,1 milioni di abitanti equivalenti. – ha dichiarato Anna Parretta, Presidente di Legambiente Calabria –. La nostra regione deve affrontare il problema, enorme, della depurazione. Per superare lo stato di infrazione sono stati messi in campo sostegni economici per gli investimenti infrastrutturali e strutture commissariali per supportare le amministrazioni locali, ma la situazione non migliora».

«Sappiamo – ha concluso Parretta – che la depurazione dei reflui non è l’unico problema della Calabria Mare Monstrum 2021 ha evidenziato che le forze dell’ordine e le Capitanerie di Porto hanno accertato 458 reati legati al ciclo dei rifiuti e in genere a fenomeni di inquinamento marino che costituiscono il 6,6% del totale nazionale: oltre a depuratori inesistenti o mal funzionanti anche scarichi fognari abusivi e sversamenti illegali di liquami e rifiuti con 635 persone denunciate e arrestate e 275 sequestri. Ci auguriamo che le amministrazioni si impegnino a lavorare per l’efficientamento dei sistemi depurativi, per la lotta all’illegalità e per mettere in campo azioni risolutive per la drammatica situazione degli scarichi abusivi».

I dati nel dettaglio dei campionamenti effettuati

In provincia di Cosenza, tutti i 6 punti campionati risultano entro i limiti di legge: la spiaggia di fronte al Canale del pescatore a Villapiana Lido, quella presso la Foce del fiume Crati a Laghi di Sibari a Cassano Jonio, la spiaggia di fronte al torrente Coriglianeto a Marina di Schiavonea a Corigliano Calabro, la foce del torrente Colognati a Marina di Rossano, la spiaggia presso la foce del fiume Bagni vicino via Cristoforo Colombo al confine tra le località Pantana – Santa Rosalia – Macchia e Marina di Guardia Piemontese al confine tra i comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese, e la spiaggia presso la foce del fiume Noce a Tortora Marina.

A Crotone, tutti e tre i punti sono risultati fortemente inquinati. La spiaggia presso la foce del torrente Passovecchio e la foce del fiume Esaro a Crotone, la spiaggia presso il canale a destra del Castello a Le Castella, Isola di Capo Rizzuto.

I punti campionati nella provincia di Reggio Calabria, che sono risultati entro i limiti, sono: la spiaggia presso la Fiumara Torbido a Marina di Gioiosa Ionica, la spiaggia presso la foce del fiume Pantano Grande in località Sabbie Bianche a Brancaleone Marina, la quella libera ad Annà di Melito a Melito di Porto Salvo.

Tre i punti risultati fortemente inquinati: la foce del torrente Annunziata sul Lido Comunale di Reggio Calabria, quella del Torrente presso il campo sportivo a Bagnara Calabra e la foce del fiume Mesima a San Ferdinando.

Unico punto risultato inquinato nella provincia di Reggio Calabria è la foce del Petrace a Gioia Tauro.

A Vibo Valentia, i punti risultati fortemente inquinati sono due: la foce del torrente Ruffa in località Turiano a Ricadi e quella del torrente Murria a Briatico presso la spiaggia Torretta. La foce del Torrente Britto a Marina di Nicotera, la spiaggia presso la foce del fosso Sant’Anna a Bivona e la foce del fiume Angitola a Pizzo sono risultati nei limiti di legge.

In provincia di Catanzaro, i tre punti campionati, la foce del torrente Spilinga al confine tra Lamezia Terme e Gizzeria, quella del fiume Savuto a Nocera Terinese e la spiaggia presso il fosso Beltrame al confine tra Montepaone Lido e Soverato sono risultati entro i limiti di legge.

Inoltre, è stato rilevato come i volontari e le volontarie di Legambiente non hanno rinvenuto né cartelli di divieto di balneazione né cartelli informativi sulla qualità delle acque, obbligatori già da qualche anno, in nessuno dei 24 punti monitorati. 12 dei 24 punti non sono campionati dalle autorità competenti, essendo di fatto delle acque abbandonate e di conseguenza non balneabili, e altri 3 punti, secondo il portale acque (un’applicazione realizzata dal Ministero della Salute che offre informazioni aggiornate sullo stato di balneazione di tutte le coste italiane), sono temporaneamente inibiti alla balneazione per inquinamento.

Una disinformazione verso i cittadini e i turisti che non è più giustificabile, anche in virtù del fatto che la foce dell’Esaro a Crotone, la foce del torrente Annunziata presso il lido comunale di Reggio Calabria, la foce del Mesima a Gioia Tauro e la foce del torrente Ruffa a Ricadi sono state giudicate costantemente oltre i limiti di legge dal 2010 ad oggi. Questi fiumi sono malati cronici di inquinamento, che minano la qualità ambientale delle acque in cui sfociano e, soprattutto, la salute dei bagnanti.

«Goletta Verde solca i mari italiani da 35 anni, denunciando ancora una volta la mala depurazione. Dobbiamo attuare una gestione razionale delle risorse idriche – ha dichiarato Stefano Ciafani, Presidente nazionale di Legambiente – perché il trattamento delle acque reflue è un passaggio fondamentale per assicurare la salute e la protezione dell’ambiente. Due delle quattro procedure di infrazione  europee per il mancato adeguamento alla direttiva europea sui reflui si sono già tramutate in condanne che ora stiamo pagando con multe salatissime che ammontano a 60 milioni di euro all’anno: una cifra che potremmo spendere molto più utilmente aprendo cantieri e creando nuovi posti di lavoro per il ciclo integrato delle acque».

«Continuiamo – ha proseguito – a non essere in grado di migliorare l’efficientamento dei sistemi depurativi e il nostro Paese registra un ritardo cronico dal momento che ben 1 cittadino su 4 non è servito da un sistema di depurazione efficiente. Dobbiamo lavorare per correre ai ripari, attraverso una pianificazione e una programmazione di investimenti importanti per efficientare i depuratori già esistenti, costruirne di nuovi e contrastare con ogni mezzo l’illegalità. È una delle grandi opere pubbliche necessarie per il Paese e non più rinviabile da realizzare anche con le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza».

Goletta Verde a Crotone, serve la bonifica e riqualificazione del Sito di Interesse Nazionale Crotone – Cassano – Cerchiara

Un altro punto su cui si è incentrata Goletta Verde, è stato chiedere la bonifica e la riqualificazione del sito di interesse nazionale Crotone-Cassano-Cerchiara che, nonostante nel 2002 sia stato incluso nell’elenco dei siti di bonifica di interessa nazionale, da 20 anni aspetta di essere bonificata. Un gravissimo ritardo che rappresenta «un pericolo per l’ambiente, per l’economia sana della regione ma anche, e soprattutto, per la salute della popolazione. I progetti di messa in sicurezza approvati finora, a distanza di 20 anni, riguardano solo il 25% dei suoli e il 13% della falda».

«In questi 20 anni si sono tenute 54 Conferenze di Servizi, 25 istruttorie e altrettante decisorie e 4 decisorie in regime semplificato. Lo stato di attuazione degli interventi di caratterizzazione e bonifica per le aree comprese nel S.I.N. è ancora in una situazione di stasi inaccettabile – ha spiegato la presidente Parretta –. Le aree su cui sono stati presentati i risultati della caratterizzazione sono solo il 50% del totale, i progetti di messa in sicurezza approvati riguardano il 25% dei suoli e addirittura solo il 13% della falda, mentre la bonifica è conclusa solamente per il 13% dei terreni e l’11% delle acque sotterranee. Non possiamo più aspettare, lo dobbiamo al popolo inquinato che da vent’anni aspetta di poter vivere in territori bonificati».

«Lo studio Sentieri – ha spiegato ancora – accerta che vi è un nesso tra i territori contaminati e il tasso di mortalità, con un eccesso di malattie respiratorie nella popolazione femminile, e ospedalizzazione, con eccessi di malattie degli apparati digerente, di malattie dell’apparato circolatorio negli uomini e tumore maligno del colon retto nelle donne. Questi dati sono reali, e queste persone sono reali. Le istituzioni devono dare delle risposte chiare, e devono farlo ora».

«Non smetteremo mai – ha detto il presidente di Legambiente, Ciafani – di gridare a gran voce che le bonifiche devono essere portate avanti, e che abbiamo bisogno di una transizione ecologica per i molti  territori dimenticati per decenni. Lo dobbiamo ai 6 milioni di cittadini e cittadine che vivono in territori da bonificare nel nostro Paese».

«Il Piano Nazionale Ripresa e Resilienza – ha spiegato – dimentica molte situazioni che non possono essere lasciate a sè stesse, dobbiamo finalmente affrontare il problema dei territori da bonificare per tutelare la salute delle persone che continuano da anni a convivere con una situazione di inquinamento preoccupante. Anche a Crotone bisogna passare dalle parole ai fatti. Deve essere chiaro che non ci può essere transizione ecologica se non chiudiamo le ferite ancora sanguinanti sul territorio. Bisogna mettere in campo un’azione seria ed efficace che riparta dai territori, che gli dia protagonismo, utilizzando le risorse europee e nazionali per permettere al Sud di recuperare quel gap che ha nei confronti del Centro-Nord, a partire da un inadeguato sistema dei controlli da parte delle Agenzie Regionali causato delle carenti risorse messe a disposizione dalle Regioni».

«Vanno rafforzati i controlli su tutto il territorio – ha concluso Ciafani – con azioni di prevenzione e repressione: dobbiamo utilizzare gli strumenti della legge sui delitti ambientali, la legge 68 del 2015, che prevede anche il reato di omessa bonifica, da utilizzare sempre meglio, anche per accelerare i processi di risanamento ambientale». (rrm)