Un Sud diverso e migliore di Nicola Irto

di FILIPPO VELTRI – Nicola Irto è un politico a tutto tondo. È del Pd, tradizione Margherita, cioè democristiana sostanzialmente. Ha fatto il consigliere regionale, poi il Presidente del Consiglio Regionale ed ora di nuovo in Consiglio da capogruppo del suo partito, che è rimasto sempre il PD.

Di lui si dice che potrebbe essere il nuovo segretario regionale del partito di Letta,  se e quando si farà il congresso regionale dopo anni e anni di commissariamento. 

In  soldoni è questa la bio di Irto, che ora ci consegna inaspettatamente un libro, un bel libro, che Rubbettino ha mandato in stampa e in distribuzione con un titolo evocative e positivo, che è già tutto un programma di questi tempi.

Cosa dice, dunque, Irto? Proviamo a riassumere le quasi 150 pagine del saggio di colui che alcuni mesi fa era stato proposto per fare il candidato presidente della Regione del centrosinistra, da opporre a Roberto Occhiuto, ma poi lui stesso ha preferito mollare la presa, viste le tante contorsioni e incertezze del suo stesso partito.  

«L’assistenzialismo – scrive il giovane politico – ha prodotto solo distorsioni. Lo hanno dimostrato le politiche degli anni ’70, quando si voleva importare il modello settentrionale al Sud senza tenere conto delle specificità del territorio: un fallimento e un notevole spreco di risorse pubbliche. In quella fase abbiamo perso un’importante occasione di sviluppo per il Mezzogiorno. L’Italia necessita di una visione strategica, non di molti progetti, ma di pochi e realizzabili in tempi “normali”».

Ad un certo punto Irto scrive così: «…Sono consapevole che il Sud o, meglio, i Sud abbiano delle potenzialità enormi. Lo si dice e ripete da decenni, lo so, ma è su questo che bisogna puntare, con idee concrete, che guardino alle specificità del territorio, ma anche al futuro e all’innovazione: beni culturali, risorse ambientali e paesaggistiche, Ict, infrastrutture da realizzare (aeroporti, porti, alta velocità, strade)».

Ma che cosa è il Sud di Irto? È un luogo, il Mezzogiorno, che racchiude in sé cultura, storia, ambiente, paesaggio, mare, montagna, prodotti enogastronomici di alta qualità: un patrimonio immenso nella sua unicità. Partire dai tanti giovani intraprendenti e onesti, che sono la stragrande maggioranza, ricordando a Roma e a Bruxelles che quella un tempo battezzata Questione meridionale è invece una Questione comunitaria.

«Insomma – aggiunge ancora Irto –voglio rileggere i fatti e la storia con l’obiettivo di superare la sfiducia, perseguendo la strada del possibile, del necessario, del concreto, guardando sì alle specificità, ma anche alle innovazioni, le quali potrebbero consentire di creare delle attività legate all’economia dei servizi, del benessere e della cultura. Bisogna guardare alle necessità vecchie e attuali con spirito innovativo e futuristico. Si è spesso caduti, così, nel “paradosso del lampione”, attraverso il quale lo psicologo Paul Watzlawick sottolinea il fatto che spesso si cerca di risolvere i problemi nel modo più facile».

La complessità del tema della condivisione è il baricentro della visione comunitaria, ma va ricordato che, in un’epoca di sovranismi, è difficile far accettare a tutti l’idea di uno sforzo di solidarietà comune. È evidente che stiamo attraversando una fase della storia complessa e difficile.La fase immediatamente successiva alla prima ondata di emergenza sanitaria ha innescato tutta una serie di problematiche concomitanti, latenti da tempo, che questa situazione ha fatto risaltare in tutta la loro evidenza.

In molti Paesi la gente scende in piazza per chiedere maggiori diritti e più libertà. Gli Stati Uniti d’America – cartina di tornasole dell’Occidente – ne sono l’esempio più eclatante. L’Europa, come sempre, pare trovarsi in una dimensione quasi sospesa, in attesa di decidere il proprio futuro. 

Sarebbe questo il momento di risposte nuove a problemi nuovi e vecchi.

La conclusione di Irto è per sua esplicita ammissione aperta. «Ritengo che sia un esercizio molto complesso – scrive – offrire delle conclusioni a un argomento come quello al centro di questa pubblicazione. Numerose sono state le tematiche affrontate ma altrettanto numerose sono le questioni che restano aperte. Una conclusione è ben lontana dall’essere intravista, poiché complessi sono i problemi e difficili le soluzioni. Lo sappiamo bene. Uno dei temi più importanti è senza dubbio quello del futuro dell’Unione europea. Unione che a tratti è sembrata arrancare di fronte alle necessità di trovare soluzioni concrete, e soprattutto immediate, ai tanti problemi che la attanagliano, soprattutto in questo particolare momento storico, aggravato dalla crisi scatenata dalla pandemia del Covid-19. Fondi strutturali, Next Generation Eu (Recovery Fund), Mes, sono strumenti che però necessitano di un accompagnamento politico forte e deciso. L’emergenza sanitaria con i conseguenti lockdown si è trasformata in emergenza economica, in particolare per i Paesi che hanno un debito pubblico elevato e quindi gli scostamenti di bilancio per far fronte agli aiuti per famiglie e imprese in difficoltà, faranno sentire i loro effetti soprattutto in tali realtà.Vi è la necessità di investimenti concreti e immediati. Dobbiamo rilanciare l’economia: Europea, Italiana e del Mezzogiorno.La storia del mondo sin da quando esiste l’umanità è caratterizzata da fatti ed eventi che ne determinano il percorso, lo condizionano, lo modificano, lo deviano. Nella mente di ognuno di noi ci sono date che per vissuto personale o perché studiate sui libri di scuola hanno scolpito degli eventi che rimarranno per sempre indelebili nei nostri ricordi, date che segnano la fine di una fase e l’inizio di un nuovo corso della storia del mondo, ma anche delle nostre vite. Ma non bastano le risorse economiche ed è questo il punto cruciale. Occorre un progetto di lungo periodo, che individui la vocazione del Mezzogiorno, anzi, dei Mezzogiorno d’Italia, e che porti all’utilizzo delle enormi risorse nazionali ed europee sulla base di un criterio chiaro. Bisogna investire sulle giovani generazioni e sulla loro istruzione, sulla ricerca scientifica e sulla cultura nel senso più ampio del termine: insomma bisogna investire nel capitale umano e sociale’’.

UN SUD DIVERSO E MIGLIORE
di Nicola Irto
Rubbettino Editore, ISBN 9788849867435

Elezioni / Irto incontra universitari e giovani professionisti

Il candidato al consiglio regionale per il Pd, Nicola Irto, nell’ultimo giorni di campagna elettorale ha incontrato una delegazione di studenti universitari e giovani professionisti « che mi hanno chiesto un impegno per fare in modo che la nostra terra diventi accogliente per loro e un luogo dove potere lavorare e costruire la propria vita».

«Un momento importante che ci proietta al futuro e alla Calabria che vogliamo» ha detto Irto, che ha evidenziato come «per immaginare una Calabria diversa, un futuro migliore e una reale prospettiva di sviluppo, non si può che partire dai giovani».

«Anche per questo – ha spiegato – ho più volte indicato, durante questa campagna elettorale, la necessità di ripensare il rapporto tra Università e Regione e fare in modo che si possano creare contatti proficui tra il mondo degli Atenei e quello del lavoro. Servono poi investimenti straordinari nelle politiche occupazionali e un piano di assunzioni nella Pubblica Amministrazione che ha bisogno di avere le piante organiche al completo e burocrati di nuova generazione, nativi digitali, in grado di accelerare le procedure e rendere la macchina amministrativa efficiente».

«L’entusiasmo dei giovani è contagioso – ha concluso Irto – siamo noi a doverlo trasformare prima in prospettiva futura e, subito dopo, in concreta azione politica». (rrc)

Elezioni / Irto (PD): Appello degli operatori è una preziosa traccia per il dibattito politico

Il consigliere regionale uscente, e candidato capolista nel Pd nella Circoscrizione Sud, Nicola Irto, ha sottolineato come «l’appello lanciato dal Forum del Terzo Settore della Calabria merita la massima attenzione da parte degli schieramenti politici. Le richieste in esso contenute dovranno essere priorità per il prossimo governo regionale e per il Consiglio, nella nuova composizione che sarà determinata dalle elezioni regionali del 3 e 4 ottobre».

«La necessità di procedere ad una maggiore condivisione espressa dagli operatori del Terzo Settore – ha spiegato Irto – è certamente da valutare positivamente. La co-programmazione richiesta, poi, rappresenta l’unica strada per evitare le difficoltà che si sono registrate anche durante l’ultimo anno, quando l’Amministrazione regionale ha spesso alzato un muro invece di predisporsi all’ascolto e a una reale concertazione».

«L’utilizzo ponderato e intelligente dei fondi del Pnrr  – ha detto ancora – deve essere una priorità, così come l’obiettivo di arrivare finalmente ad un welfare comunitario, portando a compimento la riforma del sistema dei servizi sociali calabresi, essenziali per la Comunità, che è in ritardo di circa 20 anni».

«E, poi – ha aggiunto ancora – la giusta attenzione per la Sanità e i Livelli essenziali d’assistenza, nonché la rimozione delle differenza tra le classi più abbienti e i poveri, sempre più insopportabili e ancora aggravate dopo la pandemia».

«Il documento del Forum del Terzo Settore della Calabria –  ha concluso Irto – è sicuramente una traccia utile per la fase finale della campagna elettorale, ma dovrà essere tenuto in grande considerazione anche nella fase iniziale della prossima legislatura che sarà cruciale per il futuro della Calabria». (rrm)

Incendi / Nicola Irto: si continua a temporeggiare

di NICOLA IRTO – La Calabria brucia e non è più tollerabile che si perda ancora soltanto un minuto. La giunta regionale non può limitare la sua azione a quella di mero osservatore degli eventi che procede alla conta dei danni, con la speranza che l’emergenza possa rientrare solo grazie allo sforzo, immane, degli uomini dei Vigili del Fuoco che da giorni, in maniera encomiabile, si battono senza sosta per contenere le fiamme.

Invece si continua, inspiegabilmente, a temporeggiare, mentre la situazione si aggrava sempre di più e l’Aspromonte rischia davvero di trasformarsi in cenere con danni incalcolabili.

Se non vogliamo che la Calabria pianga altre vite umane e che si riesca ad arginare l’emergenza roghi serve, dunque, un deciso intervento. Occorre chiedere, da subito, al governo nazionale un aiuto immediato e concreto, in termini di mezzi, uomini e logistica, che possa aiutare la Calabria, in evidente difficoltà, a fronteggiare il momento più acuto della crisi.

Superata la fase di emergenza dovrà poi farsi luce sulle diverse responsabilità che hanno contribuito a determinare questa immane tragedia. È evidente che chi doveva controllare e prevenire non lo ha fatto e che gli interventi di manutenzione per proteggere il patrimonio boschivo calabrese sono stati insufficienti. Lo stesso ruolo di Calabria Verde va ripensato, così come dovrà essere fatta luce sulle risorse che l’Azienda non avrebbe utilizzato per potenziare il proprio parco mezzi. Adesso, però, è necessario uscire dalla crisi nel più breve tempo possibile e il governo Draghi, senza alcun tentennamento, deve dare un segnale alla nostra Regione e farla diventare priorità assoluta della propria agenda politica.

[Nicola Irto è vicepresidente del Consiglio regionale della calabria]

 

Conte e Letta in Calabria la prossima settimana: viaggio della speranza?

di SANTO STRATI – A qualcosa, alla fine, il gesto di ritiro della candidatura di Nicola Irto, è servito: il viaggio (della speranza?) dell’ex premier Giuseppe Conte e del segretario dem Enrico Letta della prossima settimana in Calabria è certamente frutto della necessità di fare chiarezza in una sinistra calabrese in piena caos. L’annuncio – che dovrebbe trovare la conferma ufficiale domani sabato – del candidato unitario del centro destra (Roberto Occhiuto, attuale capogruppo di Forza Italia alla Camera) spariglia ancor di più i giochi della sinistra: litigiosa, divisiva e a forte vocazione suicida. Ci sono stati, con la massima discrezione, contatti con De Magistris e l’attuale sindaco di Napoli, che domani apre a Cosenza la sua segreteria elettorale, dopo la rottura insanabile con Tansi deve valutare le opzioni che la prossima tornata elettorale gli offre.

Da solo Luigi De Magistris, che pur sta raccogliendo un consenso superiore alle previsioni, non va da nessuna parte, al massimo farà il consigliere regionale (d’opposizione) e nulla più. Di fronte alla coalizione coesa (?) di centrodestra i dem devono schierare una forza straordinaria fatta di consensi, anche trasversali, per portare numeri importanti. La soluzione ideale sarebbe semplice: dimenticarsi di conflitti, contrasti, risentimenti e insulti e fare un’ammucchiata (di tipo governativo) che metta insieme dem, 5 stelle, sinistra radicale, riformisti, De Magistris, Tansi, liste civiche e chiunque possa essere utile alla causa. Questo significherebbe fare una scelta politica, pagando qualche inevitabile (e gravoso) obolo ai “rinunciatari”. Se a De Magistris viene offerta la vicepresidenza della Giunta regionale (in caso di vittoria) in cambio del ritiro della candidatura a presidnete (mantenendo comunque una più liste di sostegno), come farà a rispondere no? Se a Tansi viene offerto un assessorato (Protezione Civile) in cambio del ritiro della candidatura a presidente (col mantenimento delle liste, che fanno sostegno), come farà il geologo cosentino a dire no? Soprattutto se il leit-motiv sarà quello di “uniti contro la destra”. È un bel problema, diciamo la verità. Ma la politica, ricordiamolo, è l’arte del possibile – come ci hanno insegnato Machiavelli e Guicciardini – basta sapersi fermare in tempo, alla bisogna. In una situazione di questo genere non ci sono vie d’uscita. È fin troppo evidente che 5 stelle, tansi e De Magistris, a loro volta, possano imporre la necessità di un nome nuovo, al di sopra delle parti, rappresentativo e in grado di attuare una spinta unitaria a sinistra. Ma all’orizzonte, escluso il buon Nicola Irto, non si vedono leader o aspiranti tali (il nome dello storico saggista antimafia Ciconte è suggestivo, ma non trova larghi consensi: c’è il rischio concreto di ripetere l’esperienza Callipo) e l’unico nome spendibile rimane quello di Antonio Viscomi, oggi deputato dem e già vicepresidente della Regione con Mario Oliverio, oppure, in alternativa, Franco Iacucci, attuale presidente della Provincia di Cosenza, che ha il vantaggio di conoscere a menadito tutti gli anfratti della Regione (è stato il segretario operativo di Oliverio, e questo non l’aiuta certo), ma conta pochi fans in Calabria. Irto, dunque rimane, l’unica carta spendibile (non dimentichiamo che è stato il più votato il 26 gennaio dell’anno scorso: 12.568 preferenze), ma su di lui pesano le perplessità dei 5 stelle, che in Calabria non contano nulla, però bisogna salvare l’impresa impossibile di Giuseppe Conte di dar vita a un nuovo Movimento 5Stelle 2.0. Quindi?

Tansi con un comunicato si è rivolto ai suoi followers: «Ai candidati delle liste di Tesoro Calabria – ha detto – che, dopo l’addio definitivo a de Magistris, mi chiedono di fare un passo indietro per assecondare “un’ampia costruenda coalizione con lo scopo di vincere le prossime elezioni regionali”, io rispondo di “sì”, ma a due condizioni fondamentali e improcrastinabili: 1) il candidato a presidente della regione dovrà essere una figura credibile che rappresenti il reale cambiamento; 2) il candidato a presidente non dovrà essere soltanto una bella copertina utilizzata per coprire candidati – di qualsiasi lista in appoggio al presidente – che rappresentano il vecchio sistema responsabile del fallimento della Calabria e che cercano, direttamente o indirettamente (tramite loro portaborse o prestanomi), una candidatura in vista delle prossime elezioni regionali. I candidati dovranno essere persone “nuove” e competenti. Se tali condizioni saranno accettate sarò disposto a fare non uno ma cento passi indietro, per amore di una Calabria che per cambiare deve decisamente voltare pagina con una proposta politica che deve mostrare ai suoi elettori una cosa sola: la credibilità. In caso contrario, continuerò a rappresentare un polo civico concretamente alternativo al PUT (Partico Unico della Torta)». È un segnale di apertura a Letta e Conte?

De Magistris non dice nulla a proposito di un’intesa a modello del Governo Draghi (ma solo a sinistra), ma non si sbaglia a dire che ci sta pensando. La sottosegretaria al Sud Dalila Nesci, non paga della delusione della passata tornata elettorale, con la sua candidatura bocciata crudelmente dal Movimento, insiste a proporsi, dichiarando a destra e manca la sua totale disponibilità. L’arrivo di Letta e Conte in Calabria forse farà un po’ d’ordine, a sinistra. (s)

REGIONE, SALVINI SMONTA I SOGNI DI SPIRLÍ
E IRTO RIMETTE IN GIOCO LA CANDIDATURA

di SANTO STRATI – I sogni muoiono all’alba? No, un po’ più tardi, in quel di Zambrone agli Stati generali della Lega, quando Matteo Salvini spiazza gli entusiasmi registrati l’altro ieri con l’indicazione di Nino Spirlì “candidato ideale” a presidente della Regione. Salvini – che sta preparando il “trappolone” della fusione a Berlusconi – non ci ha pensato due volte a spegnere il sogno di Spirlì che si è affezionato all’ottavo piano di Germaneto: «l’indicazione del candidato presidente della Calabria spetta a Forza Italia», secco secco il segretario della Lega salvaguarda così il tentativo di intesa per far un partito unico Salvini-Berlusconi che sta facendo inorridire gran parte degli azzurri. È facile trovare un riferimento preciso a quando Berlusconi fagogitò la destra di Fini, assorbendola nel Partito della Libertà, per poi farla scomparire. A Salvini pesa il crescente consenso che Giorgia e i suoi Fratelli stanno continuando a mietere senza nemmeno tanta fatica. E la Meloni lo sa benissimo, tanto che ha liquidato l’ipotesi di centrodestra “unico” con un tranchant «sono fatti loro». Del resto come può Salvini tendere le braccia Berlusconi (un abbraccio probabilmente assai mortale) e poi mettere in discussione la priorità acquisita dagli azzurri sulla scelta del presidente regionale? Quindi tanti elogi a Spirlì, «orgoglioso del suo lavoro – dice Salvini –, ma il candidato lo sceglie Forza Italia». Spiegando le ragioni della bocciatura: «Ho proposto una federazione dove si valorizzino le identità e si mettano insieme i valori comuni perché il mio avversario non è in casa ma è la sinistra, la sinistra delle tasse, a Reggio Calabria come a Roma, come a Milano. Ragioneremo intorno ad un tavolo».

Queste elezioni, lo abbiamo detto già troppe volte, non smetteranno di offrire colpi di scena o presunti tali, con annunci a effetto, ritiri di candidature, disponibilità non richieste, e via discorrendo. C’è una gran confusione sotto il cielo elettorale calabrese: Nicola Irto, forte delle sue 12.568 preferenze (il 26 gennaio 2020) ha ritirato la candidatura per poi rimettersi in gioco dopo le assicurazioni di Francesco Boccia mandato a ricucire un partito a pezzi. «La mia candidatura alla presidenza della Regione – ha dichiarato ieri all’Ansa – è e resta condizionata all’impegno che a livello nazionale si avrà sulla Calabria». Boccia gli ha organizzato – su sua esplicita richiesta – un tavolo romano con Enrico Letta e Giuseppe Conte dove si dovrebbe discutere del futuro della Calabria. «Ho posto delle questioni nazionali al mio partito sul tema della Calabria e sul ruolo del Pd nel Mezzogiorno e in questa regione. Problemi molti dei quali rimangono tutti e per intero sul tavolo, che, attenzione, non deve essere chiuso a una logica della tattica, a una logica dei nomi. O c’è un governo concreto, oppure, per quanto mi riguarda, sarà una battaglia politica che si farà, e nessuno dica che le decisioni passano sopra la testa dei calabresi. Come si è dimostrato con la venuta di Boccia qui, in Calabria decidono i calabresi. In Calabria decide una classe dirigente calabrese che deve e si può assumere le sue responsabilità – ha detto Irto –. Sembra che della Calabria non interessi niente a nessuno. Da qualche giorno abbiamo riportato la discussione al centro del dibattito politico nazionale. Mi è stato chiesto di fare questo percorso. Lo farò a nome del Pd calabrese ed a nome di quel centrosinistra che mi ha chiesto di mettere in campo un progetto di cambiamento. Ribadisco, io misurerò il mio impegno diretto solo ed esclusivamente rispetto agli impegni che il tavolo porterà sulla Calabria, non sui tatticismi, sulle sigle, sulle candidature e le questioni autoreferenziali. Serve un impegno serio sulla Calabria».

Certo, non è passata inosservata la pesante lettera di Mario Oliverio al segretario Letta: l’ex presidente contesta l’assenza di attenzione sul territorio e, di fatto, fa da sponda alle richieste di Irto, ma non è detto che – improvvisamente – svaniscano come per incanto i risentimenti e le divisioni. Tre anni di commissariamento del partito in Calabria hanno certamente provocato dei guasti difficilmente sanabili sono con le buone intenzioni. Né può bastare il ragionamento che occorre fare fronte comune per impedire alla destra di rivincere, perché il problema riguarda proprio il “fronte comune”. quale? La lite – facilmente prevista per tempo – tra Luigi De Magistris e Carlo Tansi non aiuta a ricompattare la sinistra “civica” che non pare intenzionata a lasciarsi lusingare da una probabile unione Pd-5Stelle. Conte ha i suoi grattacapi, ma da buon politico (ha imparato in fretta!) ha capito che una eventuale questione Calabria non farebbe che accentuare lo scollamento in corso tra gli ortodossi del Movimento che fu e le nuove leve del Movimento che sarà. L’intesa, probabile, con partito democratico potrebbe portare a qualche vantaggio a livello nazionale, soprattutto, in alcune consultazioni amministrative (Milano, Torino, Roma, Napoli) dove i giochi sono largamente aperti. Che la Calabria diventi il gioco di risulta di decisioni “romane” per patteggiare numeri e consensi non può, però, essere accettato dai calabresi che hanno già spalancato gli occhi e non resteranno inermi.

Indubbiamente, la mancanza di leader pesa non poco là dove il consenso non segue sempre pedissequamente le indicazioni dei partiti: a sinistra l’unico leader spendibile è Nicola Irto e le sue chances di successo dipendono dalla capacità di neutralizzare lo “straniero”: De Magistris sta facendo una buona campagna elettorale e raccoglie consensi, soprattutto a sinistra. Non toglie voti alla destra ma li sottrae all’ala progressista di cui si dice portavoce “unico”. In realtà, i numeri sono più modesti di quanto venga dichiarato, però potrebbero essere determinanti, soprattutto se da qui a settembre la destra e il centro continuano a cercare il modo migliore per perdere.

Anche a destra non è che ci sia affollamento di leader e Roberto Occhiuto, con la sua attuale carica di presidente dei deputati azzurri mostra quanto meno una rispettabilissima posizione politica: se riuscisse a non farsi condizionare da interessi di bottega di larghe frange della coalizione, potrebbe essere un ottimo presidente con una visione strategica di grande respiro. Ma il fuoco cova sotto la cenere: l’assessore Fausto Orsomarso (Fratelli d’Italia) ha puntualizzato che il suo partito rispetta i patti ma ha lanciato una frecciatina al veleno: «Noi abbiamo un grande candidato presidente perché c’è una donna, Wanda Ferro, che potrebbe essere in continuità, ma non facciamo a cazzotti nel senso che ci sarà un tavolo nazionale. La sintesi è mettere in campo gli uomini e le donne migliori. Se sarà Forza Italia a indicare il nome saremo in campo con la sintesi di Forza Italia, ma se mi si pone la domanda dico che fino a quando non si decide Wanda c’è, in continuità con la compianta Jole Santelli, se dovessi decidere io sarebbe la scelta migliore». Orsomarso ha ribadito che «il nome di Roberto Occhiuto è un’altra ipotesi autorevole. Visto che ancora non si è chiuso, ognuno rivendica le proprie posizioni, e noi abbiamo una figura che è una delle scelte migliori che può essere messa in campo in Calabria. Non è una liturgia il tavolo romano, non è inutile, è una sintesi della sensibilità diverse, ma noi riteniamo che Fratelli d’Italia con la leader Meloni oggi abbia una marcia in più: comune alla fine noi crediamo nei valori del centrodestra unito. Il tavolo romano è la migliore sintesi per tenere tutto in equilibrio. Speriamo che nella prossima settimana si chiuda».

E la Ferro che dice? «Se dovessi essere chiamata io – mette in chiaro la deputata meloniana – ovviamente non mi tirerei indietro, perché si può togliere un calabrese dalla Calabria ma non la Calabria da un calabrese. Lo farei con grande piacere, ovviamente con una richiesta unica: quella di avere carta bianca nelle scelte. Sono convinta che la risposta ci sarebbe anche perché l’affetto dei calabresi non è mai venuto meno soprattutto perché a Wanda Ferro qualche piccola ingiustizia dalla politica è stata fatta».

Di Salvini e del sogno sfumato del presidente ff Nino Spirlì di tornare a Germaneto con piene funzioni si è detto prima. Ma se l’ipotesi del partito unico Lega-Forza Italia – com’è immaginabile – non dovesse trovare seguito, potete scommettere che ci sarà un altro giro di giostra. Anzi, tanti altri giri di giostra, nonostante i calabresi siano stufi di accordi sulla loro testa, a destra, a sinistra, al centro. Lo hanno capito tutti, tranne i politici di mestiere: ma qualcuno che tenti di spiegarglielo una buona volta? (s)

Regionali / Il Pd cerca di ricomporre la frattura: Torna a casa, Irto!

Se non si conoscessero gli arcani misteri che pilotano, sempre più spesso, scelte politiche che si possono definire suicide, si potrebbe dire che a proposito della candidatura di Irto il Pd candidamente afferma “abbiamo scherzato”. È un appello (una supplica?) quello che a Irto rivolge il responsabile degli Enti Locali, ex ministro Francesco Boccia, da Gizzeria, in compagnia del commissario regionale Stefano Graziano ed altri maggiorenti del partito.

«Torna a casa, Irto»: volendo cazzeggiare, è questo il senso delle dichiarazioni austere che sono partite dal tavolo calabrese. «Il Pd – ha detto Boccia – unitariamente e la coalizione di centrosinistra unita ad esclusione di art. 1 si rivede in Nicola Irto guida politica di questo processo che è un processo che noi vogliamo completare vincendo le elezioni in Calabria. Non vogliamo che la Calabria possa essere governata da questa destra che non sceglierà qui il candidato. Lo sceglieranno come candidato di risulta, purtroppo, lo dico per la Calabria, a Roma, dopo avere definito la spartizione delle candidature decise in un palazzo i leader del centrodestra. Noi non siamo la destra, la destra dei fili spinati antieuropea, sovranista. Noi la combattiamo, siamo la sinistra, il centrosinistra, progressisti e riformisti insieme. Un anno e mezzo fa Callipo ha dato un contributo importante al centrosinistra, unì alcune forze politiche ed il Pd ottenne un ottimo risultato ma non fu sufficiente perché tutte le forze politiche non si unirono. Ecco perché facciamo un appello a tutti, con l’io non si va da nessuna parte, con l’io, io, io che è quella che sta caratterizzando ancora in questi giorni le scelte di de Magistris, si fanno solo danni e lo dimostra l’ennesima lite con Tansi».

Nicola Irto – puntualizza Boccia – «unisce i riformisti e i progressisti e sarà il nostro leader calabrese che siederà col segretario Letta al tavolo chiesto dal Giuseppe Conte. Il tavolo del presidente Conte è una buona notizia per unire riformisti e progressisti e penso sarà importante per Irto non solo esserci ma sapere di esserci rappresentando il 100% del Pd calabrese e tutto il centrosinistra che oggi è rappresentato in Consiglio regionale e che con oltre 250 mila calabresi ottenne il consenso che poi ha consentito a Callipo di rappresentare l’opposizione in consiglio». La scelta di citare Callipo non è, obiettivamente, delle più felici, visto poi la ritirata poco onorevole del re del tonno dal Consiglio regionale e la conferma che le scelte “romane” quando non tengono conto del territorio rischiano di fare danni.

Irto ha fatto bene a mettere i puntini sulle i, parlando di feudi e intenti divisivi e, con molta buona probabilità, tornerà sui suoi passi, soprattutto dopo la mano tesa da parte dell’ex premier Conte che, a nome del nuovo Movimento 5 Stelle che ancora stenta a far partire, ha mostrato un apprezzato interesse per le cose calabresi. L’invito di Giuseppe Conte («l’appuntamento elettorale di ottobre merita il massimo impegno da parte di tutte le forze politiche realmente interessate ad assicurare un futuro di riscatto sociale, culturale e di rilancio economico a tutta la comunità calabrese e, in particolare, alle nuove generazioni») per un tavolo di confronto tra tutte le forze progressiste si scontra con la crescente litigiosità dei cinquestelle calabresi che insistono sulle necessità di “rinnovamento”. Irto, se non gli faranno altri sgambetti, è l’unica soluzione possibile (in assenza di leader, calabresi e di sinistra) e ha sicuramente molte più chances dello storico Enzo Ciconte che, dando la propria disponibilità, ha escluso di voler accettare eventuali primarie. Questa parola fa storcere il muso a troppi: le snobbano perché le temono? La risposta è fin troppo evidente. (s)

REGIONALI, LA SOFFERTA RINUNCIA DI IRTO
CAOS A SINISTRA E DE MAGISTRIS GONGOLA

di SANTO STRATI – La sofferta rinuncia di Nicola Irto alla candidatura a presidente della Regione disvela ulteriormente una verità incontrovertibile nella sinistra calabrese: l’assenza di leader e di personalità in grado di presentare alternative valide nel caos che ora, più di prima, sta consolidandosi nello scenario delle prossime elezioni. Avevamo anticipato nell’edizione di ieri l’insofferenza di Irto, una personalità di spicco che avrebbe potuto convogliare consensi anche trasversali, e ieri mattina non ha indugiato ulteriormente, annunciando con un’intervista sulle pagine online de L’Espresso l’intenzione di ritirarsi dalla competizione.

Irto non lo fa sottovoce, anzi mette in evidenza le incongruenze di questa strana candidatura piaciuta solo a metà della sinistra calabrese: «per mesi ho – ha scritto su twitter – ho lavorato al mio programma per cambiare la Calabria, coinvolgendo giovani, società civile, imprenditori, mondo universitario. Ora ho preso atto che non ci sono le condizioni per andare avanti e l’ho scritto ad Enrico Letta». Nell’intervista a Susanna Turco di Espressonline, Irto dice una verità già nota a molti: ««Appare di continuo una volontà di mettere in discussione le decisioni prese da molto tempo dal partito democratico calabrese e dagli alleati di centrosinistra: ma continuando a perdere tempo si lascia terreno alla destra e a De Magistris. Rinuncio quindi all’incarico e chiedo a Enrico Letta di trovare una soluzione per non continuare a svilire la dignità degli elettori e dei militanti del Pd in Calabria».

La mossa di Irto arriva il giorno dopo dell’annuncio del sindaco di Diamante, il senatore Ernesto Magorno di Italia Viva, di voler scendere nella competizione, rifiutando però, a priori, qualsiasi ipotesi di primarie. Un’idea lanciata dalla sottosegretaria al Sud, la pentastellata Dalila Nesci  che si è detta pronta a correre – e bocciata dal “Tan-Dem“ De Magistris-Tansi e presa con atteggiamento poco convinto dagli altri grillini calabresi. Anzi per qualcuno di loro (come Melicchio e Tucci) il ritiro della candidatura di Iro dovrebbe aprire la strada a un nuovo confronto a sinistra. Sì ma quale sinistra?

Irto è molto diretto nelle sue dichiarazioni: «Il Pd deve cambiare, non solo per poter mettersi in gioco alle elezioni, ma con una nuova generazione che c’è, anche se viene vissuta con fastidio da chi pensa solo a fare carriera: ma non possiamo ridurci ai feudi, dobbiamo essere una comunità aperta. Non possiamo solo pensare con chi ci alleiamo: il Pd deve dire cosa vuol fare, se vuol parlare agli elettori». Da mesi – ha detto all’Espresso – il confronto politico resta avvitato su se stesso: parlano tutti di coalizione prescindendo dai programmi. La Calabria è allo stremo, per gli atavici problemi strutturali e per l’ulteriore anno di pandemia, eppure sembra non importare a nessuno. A volte mi sembra di essere l’unico che cerca di dare una visione di futuro, a pensare sia indispensabile un quadro netto di progetti, chiarezza per attuarli. Non basta infatti vincere, bisogna governare, altrimenti torniamo alle sabbie mobili, che poi sono la storia anche di questa terra: la melma dove si impantanano le coalizioni senza identità.

L’attacco al partito è senza esclusione di colpi: «Un partito che vuole essere attrattivo non può suddividersi in piccoli feudi che giocano a pare gli strateghi per garantirsi una poltrona. Né in Calabria, né altrove. Purtroppo intravedo questo schema anche al livello di governo: c’è troppa timidezza. Da mesi mi sgolo, ad esempio, affinché si affronti il tema della sanità in regione. Siamo ancora fermi, salvo l’ultimo confuso decreto che ci fa passare da uno status di regione commissariata, a quello di super commissariata, senza ovviamente alcun impegno economico vero per superare il debito sanitario. Intorno al tema sanità c’è il capitolo infrastrutture, ma neanche su quello si muove nulla. E al governo c’è il Pd: non da mesi, da anni. Ho visto stallo e tatticismo. E ho anche visto che c’è un trasversalismo, in pezzi del centrosinistra calabrese, dovuto ad interessi comuni con pezzi del centrodestra. Ho steso un programma in questi mesi, l’ho condiviso con il vero motore della regione: studenti, imprenditori, terzo settore, professionisti. Sarebbe stato bello concentrarsi su questo. Ma nessuno vuol discutere di contenuti: solo di tattica, credendo di prendere un voto in più».

La deputata Enza Bruno Bossio ha condiviso in pieno la posizione di Irto: «Le dichiarazioni di Nicola Irto – ha detto – impongono una riflessione critica, senza veli, sul modo in cui il PD nazionale ha inteso, finora, affrontare la vicenda elettorale calabrese. Ha ragione Irto: è richiesto un cambio di passo. Bisogna uscire dalla palude nella quale è stato condotto lo schieramento calabrese delle forze progressiste. Non è possibile che le dinamiche di potere tra le correnti romane del Nazareno possano impaludare o addirittura, come afferma Irto, mettere in discussione le decisioni prese da molto tempo dal PD calabrese. È stato un grave errore politico aver voluto inseguire De Magistris e legittimarlo, di fatto, come una parte del campo di centrosinistra».
«Si è disperso così – secondo la deputata dem – il potenziale vantaggio competitivo rispetto ad un centrodestra ancora oggi senza candidato. Invece di investire sul profilo innovativo e riformista della candidatura di Nicola Irto, il gruppo dirigente nazionale ha preferito blandire populismi ed espressioni politiche tanto massimaliste quanto minoritarie. È auspicabile che la reazione di Nicola Irto possa, pertanto, prima di tutto essere utile a rilanciare un progetto di governo capace di competere alle elezioni per vincere e governare bene ma anche per spezzare la spirale di una concezione feudataria che da tempo il PD nazionale va esercitando sulla Calabria e i calabresi».

Tirato in ballo il vicesegretario dem Peppe Provenzano ha detto subito di non aver mai aperto a De Magistris: «Ho lavorato – ha detto – e siamo al lavoro per un campo democratico e progressista più largo e competitivo. Tutto il Partito democratico dev’essere protagonista di questo percorso. La destra in Calabria va battuta, non è tempo di isolarsi. Non possiamo dare nessuna terra per perduta». Un’idea, quest’ultima, condivisa dal segretario Enrico Letta che giovedì manda Francesco Boccia in Calabria, da Irto, per tentare di fargli cambiare idea.
In questo scenario, ovviamente la coppia Tansi-De Magistris si sente ancora più forte e lo stesso sindaco di Napoli (segretamente) gongola dello sfascio dem nell’illusione che la sinistra calabrese possa vedere in lui la soluzione ultimativa per fermare la pressoché certa vittoria del centrodestra. Ma le cose non sono così come sembrano apparire: la figura di De Magistris è maldigerita in ampie parti della sinistra calabrese e, se da un lato, trova il consenso di molti primi cittadini abbagliati dal colore arancio, possibile simbolo di rinascita, dall’altro la situazione reale del consenso esprime numeri fin troppo bassi per determinare una strategia vincente.

De Magistris con i voti dei movimenti civici e di Tansi a essere generosi non supera la soglia del 18%: dove può andare? A fare il consigliere di minoranza, magari con Tansi e qualche altro consigliere regionale, ma la Cittadella di Germaneto appare come un miraggio. Di sicuro la presenza di liste divise nel centrosinistra significa solamente una dispersione – inutile – di voti e la consegna del governo regionale nuovamente al centrodestra. La sinistra calabrese non riconosce a De Magistris il ruolo di leader e l’unica chance che rimane spendibile è offrire a De Magistris – in cambio di un ritiro della candidatura – la vicepresidenza regionale (in caso, ovviamente, di vittoria). In tale ipotesi la “rottura” con Tansi più volte sfiorata troverebbe una più che vadida giustificazione.
Ma chi guiderebbe la coalizione di centrosinistra se Irto non cambierà idea anche se sarà pregato (supplicato?) di tornare sui suoi passi? Non ci sono profili degni di nota: a sinistra non riluce nessun protagonista, né vecchio (Mario Oliverio è fuori gioco) né nuovo, salvo a stuzzicare l’orgoglio di Antonio Viscomi (deputato dem e già vicepresidente con Oliverio) che in caso di necessità è pronto a tornare in Calabria. Con quali chance? Non molte, per la verità, e non perché non piace molto ai grillini (per quel poco che ormai contano), ma perché non troverebbe il consenso necessario a superare atteggiamenti divisivi e suicidi dei dem calabresi. E poi? L’unica donna “spendibile” potrebbe essere Anna Falcone (ma è invisa a buona parte del pd) già consulente di De Magistris, avvocata di Cosenza stabile ormai a Roma e vigorosa esponente della sinistra che guarda lontano (l’infelice esperienza con Tomaso Montanari alle passate politiche l’ha messa contro la nomenklatura dem). (s)

Irto ritira la candidatura alla presidenza della Regione e il Pd è nel caos

Nicola Irto ha ritirato la sua candidatura, con il PD, per la presidenza della Regione Calabria. Lo ha reso noto L’Espresso, in un articolo a firma di Susanna Turco, dove Irto ha denunciato che «appare di continuo una volontà di mettere in discussione le decisioni prese da molto tempo dal partito democratico calabrese e dagli alleati di centrosinistra: ma continuando a perdere tempo si lascia terreno alla destra e a De Magistris», chiedendo a Enrico Letta «di trovare una soluzione per non continuare a svilire la dignità degli elettori militanti del Pd in Calabria».

«Il Pd deve cambiare, non solo per poter mettersi in gioco alle elezioni, ma con una nuova generazione che c’è, anche se viene vissuta con fastidio da chi pensa solo a fare carriera: ma non possiamo ridurci ai feudi, dobbiamo essere una comunità aperta. Non possiamo solo pensare con chi ci alleiamo: il Pd deve dire cosa vuol fare, se vuol parlare agli elettori» ha proseguito Irto, aggiungendo che «da mesi il confronto politico resta avvitato su se stesso: parlano tutti di coalizione prescindendo dai programmi. La Calabria è allo stremo, per gli atavici problemi strutturali e per l’ulteriore anno di pandemia, eppure sembra non importare a nessuno».

«A volte – ha spiegato a L’Espresso – mi sembra di essere l’unico che cerca di dare una visione di futuro, a pensare sia indispensabile un quadro netto di progetti, chiarezza per attuarli. Non basta infatti vincere, bisogna governare, altrimenti torniamo alle sabbie mobili, che poi sono la storia anche di questa terra: la melma dove si impantanano le coalizioni senza identità».

«Un partito che vuole essere attrattivo – ha spiegato ancora – non può suddividersi in piccoli feudi che giocano a pare gli strateghi per garantirsi una poltrona. Né in Calabria, né altrove. Purtroppo intravedo questo schema anche al livello di governo: c’è troppa timidezza. Da mesi mi sgolo, ad esempio, affinché si affronti il tema della sanità in regione. Siamo ancora fermi, salvo l’ultimo confuso decreto che ci fa passare da uno status di regione commissariata, a quello di super commissariata, senza ovviamente alcun impegno economico vero per superare il debito sanitario. Intorno al tema sanità c’è il capitolo infrastrutture, ma neanche su quello si muove nulla. E al governo c’è il Pd: non da mesi, da anni».

«Ho visto stallo e tatticismo – ha spiegato ancora –. E ho anche visto che c’è un trasversalismo, in pezzi del centrosinistra calabrese, dovuto ad interessi comuni con pezzi del centrodestra. Ho steso un programma in questi mesi, l’ho condiviso con il vero motore della regione: studenti, imprenditori, terzo settore, professionisti. Sarebbe stato bello concentrarsi su questo. Ma nessuno vuol discutere di contenuti: solo di tattica, credendo di prendere un voto in più. E intendiamoci: allargare la coalizione è una cosa giusta e intelligente, ma non possiamo condannarci a muoverci con il bilancino. La Calabria ha bisogno di iniziare a correre verso il futuro, con un governo chiaro che provi a realizzare ciò che dice».

Sulle dichiarazioni di Irto, tramite una nota, è intervenuto il vicesegretario del Pd, Giuseppe Provenzano, precisando che «non ho mai parlato di Calabria con Luigi de Magistris, tanto meno dunque lo avrei inseguito, come alcune ricostruzioni giornalistiche lascerebbero intendere».

«Ho lavorato e siamo al lavoro – prosegue – per un campo democratico e progressista più largo e competitivo. Tutto il Partito democratico dev’essere protagonista di questo percorso. La destra in Calabria va battuta, non è tempo di isolarsi. Non possiamo dare nessuna terra per perduta». (rrm)

Regionali: anche Magorno dice no alle primarie, ma i dem insistono

L’annuncio della scesa in campo, per Italia Viva, del senatore Ernesto Magorno che si candida a presidente della Regione Calabria squilibra ulteriormente lo scenario a sinistra: i il sindaco di Diamante si dice contrario alle primarie, ma i democrat calabresi insistono, sperando di condurre il confronto senza esasperare i toni. A nome del Pd parla il capogruppo in Consiglio regionale Mimmo Bevacqua: «Se vogliamo davvero offrire un’alternativa ai calabresi, la partecipazione democratica, la più ampia possibile, rappresenti l’unica risposta; e ciò al fine di stimolare e motivare, anche, il più ampio numero di cittadini calabresi. In attesa della necessaria ed auspicata prospettiva di un progetto riformista aperto, plurale e coinvolgente». Il rischio – secondo Bevacqua – è che diversamente si offrirebbe un aiuto al centrodestra.

Ettore Rosato, nel suo tour calabrese durante il quale ha annunciato la candidatura di Magorno aveva peraltro fatto intendere che Italia Viva non vuole primarie: «Saremo in campo con una lista e un candidato a Presidente. Puntiamo sul senatore Ernesto Magorno, un Sindaco che rappresenta un esempio virtuoso di buona amministrazione. La Calabria ha uno straordinario patrimonio di ottimi sindaci e amministratori locali e siamo convinti che con il loro lavoro si può costruire un futuro migliore». Magorno che – ricordiamolo – è stato anche segretario del Pd in anni passati, ha espresso un fiducioso ottimismo sulla sua candidatura, al di fuori di primarie che “non servono”:  «C’è una Calabria bella – ha detto – fatta di tanta gente onesta e operosa con numerosi sindaci e amministratori che ogni giorno sono in campo, a mani nude, per dare risposte alle esigenze della gente. La Calabria è una regione ricca di eccellenze, di patrimoni da valorizzare. È per questo che scendo in campo come candidato Presidente con Italia Viva. Serve un Sindaco della Calabria che agisca per donare un futuro diverso alla nostra regione, un futuro che abbia come bussola la legalità».

L’ex candidato governatore alle elezioni del 2020 Francesco Aiello (due liste civiche col sostegno del M5S), ordinario di Politica Economica all’Unical, ha commentato drasticamente la posizione di Magorno, in una dichiarazione all’Adnkronos: «La candidatura del senatore Ernesto Magorno a presidente della Regione Calabria è interpretabile in due modi alternativi. Se è una candidatura solitaria sostenuta da Italia Viva è inutile, perché alimenta il frazionismo del centrosinistra calabrese a tutto vantaggio del blocco unito del centrodestra. Se, al contrario, la decisione di Italia Viva è di mettersi al servizio dell’intero centro sinistra, la candidatura di Magorno è utile perché alimenta inizialmente il pluralismo delle posizioni da cui poter successivamente scegliere con qualche metodo il candidato unico del centro sinistra. Dalle prime dichiarazioni del Presidente di Italia Viva, Ettore Rosato, e dello stesso Senatore Magorno sembra, purtroppo, che valga la prima interpretazione. Se fosse vera questa ipotesi la candidatura di Magorno sarebbe uguale a quella di De Magistris: entrambe saranno funzionali alla vittoria certa del centro destra calabrese. L’esperienza delle regionali in Calabria indica, infatti, che è matematicamente verificato come la dispersione dei voti a sinistra avvantaggi inequivocabilmente il centro destra. L’auspicio è che Magorno e De Magistris decidano di scendere in campo assieme al Partito Democratico in un’ampia alleanza delle forze moderate e progressiste della regione e non essere, al contrario, co-responsabili di una nuova giunta regionale a guida centro-destra».

Come si ricorderà, contro le primarie si è espresso l’attuale sindaco di Napoli Luigi De Magistris che si è detto convinto della validità del progetto “TanDem” (Tansi+De Magistris) per la conquista della Cittadella di Germaneto: «Le nostre primarie – ha dichiarato – saranno le elezioni». L’affermazione a seguito dell’invito della sottosegretaria al Sud Dalila Nesci di prendere parte alle primarie proposte dal Partito Democratico. «Ho letto – aveva detto De Magistris – l’appello dell’onorevole Nesci del Movimento 5 Stelle di partecipazione alle primarie, che mi chiede di dare conto delle nostre posizioni. È un tema che non si pone: noi non partecipiamo al patto fra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle. Noi siamo un movimento popolare, una coalizione civica. I 5 Stelle e la Nesci dovrebbero ricordare quando parlavano alla gente, al popolo, fuori dai partiti, tanto tempo fa. Noi stiamo tra la gente, le nostre primarie saranno le elezioni. Lavoriamo dal basso, parliamo alle donne e agli uomini di Calabria, non solo allo schieramento tradizionale di centro-sinistra. Anzi, siamo noi che facciamo un appello alla Nesci e a chi come lei crede ancora nel fresco profumo di libertà, nella rottura del sistema, nella rivoluzione. Mi pare invece che lei si chiuda in quel recinto che noi dobbiamo superare per garantire rottura di un sistema che da quarant’anni governa male dal punto di vista regionale la Calabria, e capacità di governo. Quindi non è quella la strada: la strada è stare tra la gente, fra le donne e gli uomini di Calabria per il cambiamento, per la rivoluzione, per il buon governo. Venga con noi chi non è compromesso col sistema. Le primarie saranno le elezioni; e speriamo che si voti quanto prima».

In questo scenario, il candidato dem Nicola Irto, vicepresidente del Consiglio regionale, rimane basito a guardare il conflitto permanente M5S e democrat che si sta sviluppando a livello nazionale, soprattutto per il Comune di Roma, e secondo alcuni sussurri sarebbe pronto a rinunciare se dovesse continuare questo scontro inspiegabile tra ex alleati (prima) e attuali alleati (oggi) di un governo di unità nazionale. Di sicuro c’è che ancora non è stata indicata la data delle elezioni, salvo il ventaglio temporale indicato a suo tempo dal Ministero dell’Interno. I giochi sono aperti e si preannuncia una campagna elettorale “bollente” e non solo per le temperature agostane… (rp)