Papa Francesco e San Francesco di Paola in unione per la Pace

di FRANCO BARTUCCIÈ la terza volta che Papa Francesco negli ultimi due anni ha inviato un messaggio ai frati del Santuario di San Francesco di Paola, la cui benedizione è estesa alla Comunità dei Padri Minimi e a quanti prendono parte, in preparazione del Santo Natale, all’evento Natale in Santuario Note di Pace e a tutti i pellegrini del Santuario Regionale.

In precedenza, gli altri due messaggi li inviò in occasione del centenario dell’elevazione della Chiesa del Santuario a Basilica minore celebrato nel mese di ottobre del 2021 con la proclamazione dell’anno Giubilare; nonché alla chiusura dello stesso ch’ebbe termine l’anno dopo sempre nel mese di ottobre del 2022. In questo terzo messaggio Papa Francesco ha scritto: «Desidero farmi presente tra voi in occasione della manifestazione Natale in Santuario – Natale di Pace, che avete organizzato nell’approssimarsi delle Festività natalizie. Mi compiaccio per il tema scelto, la pace, che è della massima attualità ed urgenza; sono lieto che abbiate voluto proporlo nella cornice di una rappresentazione artistica, perché l’arte è sorgente di pace. In questo tempo di crisi e di guerra vi raccomando di continuare ad essere costruttori coraggiosi di fraternità e di riconciliazione, sull’esempio di San Francesco di Paola, che raccomandava: “Amate la pace perché è migliore di qualsiasi altro tesoro”. Il Santo della carità esorta tutti a lasciarsi trasformare e rinnovare dal mistero di luce di Gesù, che nel Natale è salutato come “Re della Pace”».

«Vogliate anche essere sensibili alla cura e alla salvaguardia della nostra casa comune, per la quale il Santo paolano ha avuto speciale predilezione vivendo una relazione armonica con il creato. Mentre invoco la protezione della Vergine Santa e di San Francesco di Paola, di cuore benedico la comunità dei Padri Minimi, quanti prendono parte all’evento e tutti i pellegrini del Santuario Regionale. Per favore ricordatevi di pregare per me, io prego per voi. Preghiamo insieme per la pace nel mondo!».

Come non condividere le parole e le considerazioni di Papa Francesco e soprattutto «essere costruttori coraggiosi di fraternità,  di riconciliazione  e di pace, da vivere in ogni manifestazione della vita e nel tempo per fermare l’obbrobrio delle guerre in Ucraina, in Palestina ed in altre parti del mondo nello spirito e sull’esempio del nostro San Francesco.

Quanta verità troviamo nelle parole di San Francesco di Paola che amorevolmente ci ha ricordato: «Amate la pace perché è migliore di qualsiasi altro tesoro».

Un pensiero che tocca tutti ed in particolare coloro che hanno il peso del potere di governare gli uomini e le società, che pur di conquistare “tesori”, non guardano al sacrificio di innumerevoli vite umane in guerre fratricide e violente. In questo momento l’appello di invocazione è rivolto a Putin ed Hamas, accomunati da un’azione di aggressione che alla luce di quanto sta accadendo non ha senso per ciò che hanno creato in forma deflagrante e distruttiva e lasceranno alle generazioni a venire.

È noto che la figura di San Francesco di Paola è la più diffusa, conosciuta  e celebrata nel mondo cristiano cattolico, in ogni continente. Un motivo in più perché questa famiglia di religiosi minimi e fedeli abbiano un comune atteggiamento di preghiera e promuovere quanto Papa Francesco ci ha chiesto.

Intanto sabato 13 gennaio prossimo in India e precisamente al Seminario di Poltaran sette giovani fratelli indiani, quattro dei quali, hanno seguito un periodo di preparazione al collegio romano dell’Eur, verranno ordinati sacerdoti ed entreranno a far parte dell’Ordine dei Minimi di San Francesco di Paola, dando l’immagine internazionale del Santo paolano, Patrono della Calabria e della gente di mare.

Questi i loro nomi: dn Savio Palakuzha, dn Sachin Puthidathuchalil, dn Aljo Kunnan, dn Abin Illickal, dn Godson Maippan, dn Abin Vettickappillil, dn Susai Antony Raj(fb)

Giusy Versace da Papa Francesco per i 120 anni dell’Unitalsi

Era presente anche Giusy Versace all’udienza con Papa Francesco in Vaticano, organizzata e promossa dall’Unitalsi (Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali), in occasione dei festeggiamenti per i 120 anni della fondazione dell’Associazione, e di cui la Versace è volontaria.

Il Pontefice ha rivolto agli unitalsiani un discorso in cui ha tracciato le linee guida dell’operato dell’Associazione, ha tratteggiato lo stile del servizio e definito, partendo dal pellegrinaggio e dai simboli del pellegrino raffigurati nel logo del 120°, la dimensione di quella “relazione di aiuto” che è la base del carisma della nostra associazione.

Al termine dell’incontro il presidente nazionale, Rocco Palese, ha espresso a nome di tutta l’Associazione il ringraziamento al Pontefice per il sostegno che da sempre offre all’Unitalsi, per l’ispirazione che dalle parole del santo Padre l’Associazione quotidianamente trae per essere strumento di pace, di amore, di giustizia e di speranza e per diventare sempre più operatori e testimoni credibili. Un saluto affettuoso il Presidente lo ha voluto rivolgere in particolare anche a Giusy Versace, Carlotta Mantovan e Annalisa Minetti amiche e testimonial che non hanno voluto mancare a questo importante anniversario.

«Dopo aver saltato il pellegrinaggio di settembre a Lourdes per via dell’intervento alla gamba che mi ha costretta in ospedale, non potevo e non volevo mancare a questo importante appuntamento, seppur con le stampelle. E’ stato un incontro magico, un’emozione fortissima – ha dichiarato la Versace – Non è la prima volta che incontro Papa Francesco, ma ogni volta è sempre un’emozione nuova perché quest’uomo ha un carisma naturale. Anche se è apparso sofferente, mi ha colpita la generosità con cui si è offerto a tutti noi, facendo persino il giro in sedia a rotelle per salutare tutte le persone presenti in carrozzina. Ringrazio per quest’opportunità l’Unitalsi, con la quale entrai in contatto per la prima volta nel 2006, l’anno dopo l’incidente, quando decisi di andare a Lourdes in pellegrinaggio. Ho conosciuto questa splendida realtà e subito è scattata in me la voglia di mettermi a loro servizio. Ho compreso che aiutare gli altri aiuta principalmente noi stessi, e sono davvero felice quando riesco ad unirmi ai volontari, occasioni ormai purtroppo davvero rare per via dei moltissimi impegni che mi vedono coinvolta. Anche questa giornata, che sono felice di aver condiviso con due donne straordinarie come Annalisa e Carlotta, mi ha regalato nuova linfa e ha impreziosito questi giorni di festa che ci approcciamo a vivere. Il mio auspicio è che con il Natale tutti possano imparare ad aprire i propri cuori». (rrm)

La risposta di Papa Francesco alla locride

di GREGORIO CORIGLIANO – La locride scrive, il Santo Padre risponde. Non capita tutti giorni, proprio no. Saranno migliaia le lettere che Francesco riceve tutti giorni, per i più disparati motivi ed è ovvio che pur con i Suoi collaboratori il Bianco Padre non può non attendere, pur tra impegni interplanetari, alla volontà dei fedeli.

Stavolta però – sarà che la missiva indirizzata a Santa Marta- era partita da Bianco ecco che il Bianco Padre ha voluto dar cenno di aver recepito l’istanza di due cittadini della provincia jonica reggina ed ha risposto, con enorme e giusta sorpresa dei mittenti.

«Sogniamo che la nostra Locride, l’ultimo territorio della Calabria, che a sua volta è l’ultima regione d’Italia, possa trovare una speranza di vita ed un futuro per i suoi figli», scrivono Salvatore Zoccali e Tommaso Marvasi. La Locride, sottolineano è un territorio coltissimo e con tremila anni di Storia (con la S maiuscola) e con tradizioni profonde e significative, geloso di se stesso, ma felice di se stesso quando si scoprono i suoi autentici tesori.

Quando soffiano i venti del quadrante Nord- il maestrale soprattutto- ha il mare tra i più belli del mondo, il vento scende addolcito dopo aver superato la barriera dell’Aspromonte e pettina le acque rendendole una tavola azzurra e trasparente, aggiungono Zoccali e Marvasi.

Continuando con toni poetici, i nostri corregionali vogliono colpire l’attenzione del Santo Padre dicono che l’aria pulita del vento allontana l’orizzonte che sembra addirittura più alto come se il mare sovrastasse la terra: da sempre, sottolineano ancora, ci mettiamo qui e guardiamo verso Est da dove sorge il sole, lontano sul mare Jonio. Ricordando Alvaro, Zoccali ed il suo coautore ricordano che l’Aspromonte significa monte lucente, dal greco apron, bianco, superbo con boschi millenari e che nel suo cuore conserva lo spirito di un Santuario millenario che la fede della gente ha dedicato alla Madonna, c’è poi il famoso Santuario di Polsi, un luogo di culto e di fede che non ha strade, ma che, come noi sappiamo, viene raggiunto, anche a piedi, da decine di migliaia di fedeli. Dopo aver ricordato che non si è ancora registrato il progresso e l’attenzione che merita tutta la locride, nonostante gli sforzi di molti amministratori, e che si è relegati tra gli ultimi, anche se è un luogo di “gente onesta e laboriosa che ogni giorno ripete il “Laudato sì”, ma che non riesce ad offrire una adeguata condizione di vita.

E qui i lamenti- verità: dissesto idro idrogeologico, strade sconnesse, millenari luoghi di culto e di memoria. Insomma tutto un cahier di doleance che riflette la verità e che, qui come altrove, costringe la gente a fuggire, verso il Nord del paese, quando non fuori dai confini d’Italia. Insomma Zoccali e Marvasi fanno propria la desolazione di questo lembo d’Italia, che tutti noi conosciamo e apprezziamo. E quindi gli ideatori della lettera a Francesco si rivolgono al Santo Padre perché “ispiri da Pastore, soprattutto degli ultimi, quanti hanno in mano le sorti del territorio per sottrarlo al degrado ed alla povertà: che faccia da ispiratore e da precursore di un mondo da conservare e rendere al servizio dell’uomo. Non manca – e come avrebbe potuto- il richiamo alla strada trasversale Jonio Tirreno «che ci collega al resto del mondo».

Fin qui, non senza le scuse, i ringraziamenti, la fede e la speranza di rinascita. Da umili fedeli che vogliono sognare. Una tra migliaia, questa lettera al Santo Padre che, dopo qualche tempo, incarica l’Assessore – si chiama così- della Segreteria di Stato, mons. Roberto Campisi (fosse calabrese?) di dare una breve ma intensa risposta. «Il Santo Padre è partecipe dell’apprensione della questione sociale» che avete sottoposto alla Sua attenzione. «Ribadendo che si tratta di un problema sociale e globale intimamente legato alla dignità della vita umana ha apprezzato l’atto di spontanea confidenza ed esprime vive compiacimento per l’impegno cristiano nonché il desiderio di bene per la tutela ed il riscatto del territorio della Locride. E chiude scrivendo come la Santa Sede costantemente interviene a sostegno di simili tematiche proponendo il Magistero del Sommo Pontefice a loro sostegno. Ed anche anche presso organismi internazionali».

Fin qui il Papa. Accanto alle sofferenze enormi per le guerre di oggi, Francesco non ha lasciato cadere l’appello di noi ultimi, fedeli e devoti, come Zoccali e Marvasi. Grazie Santo Padre, a nome della Calabria ed in questo caso della locride! (gc)

Gli alunni della Aldisio-D’Errico hanno incontrato Papa Francesco

Un incontro che difficilmente potranno dimenticare. Lunedì, 6 novembre 2023 una rappresentanza di bambini delle classi V Aldisio e D’Errico, emozionati e sorridenti, hanno salutato i loro genitori e sono saliti sul treno con le loro maestre “direzione Roma”: si va a conoscere Papa Francesco! L’iniziativa, promossa dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, Usr Calabria, è stata fortemente voluta dal dirigente scolastico dell’Ic Pascoli – Aldisio, prof. Raoul Elia, e realizzatasi grazie alla disponibilità delle docenti Donatella Barberio e Fortunata Franco, che hanno con entusiasmo accompagnato i bambini in questo viaggio inaspettato quanto meravigliosamente emozionante regalando loro un’occasione unica che porteranno nel cuore per sempre.

L’incontro con il Santo Padre è avvenuto nell’aula Nervi e i bambini e le bambine presenti hanno potuto dialogare con lui ponendo domande semplici su temi purtroppo difficili da spiegare a cuori e menti così innocenti e puri. Il Papa ha toccato temi come l’ereditare, il condividere, connettere e donare e, rivolgendosi alle migliaia di bambini e ragazzi accolti nell’Aula Paolo VI, ha parlato dicendogli «Io vorrei accogliere tutti voi così, uno per uno, ma siete in tanti, e allora a tutti insieme vi dico, voi siete una cosa meravigliosa, la vostra età è meravigliosa!!!«, ha continuato ricordando che «tanti bambini stanno soffrendo per i disastri climatici, per la guerra e la povertà, non dimentichiamoli» e ha poi concluso chiedendo ai bambini di ripetere il suo messaggio più importante e cioè «La vita è un dono stupendo».

Le maestre presenti con i loro alunni raccontano di quanto l’esperienza vissuta sia stata ricca di emozioni e di contenuti educativi che Sua Santità ha saputo magistralmente comunicare con semplicità e profondità espressiva. I bambini sono stati felici di poter vivere e condividere un viaggio così emozionante; i loro occhi pieni di stupore, i cappellini colorati baciati dal sole, le loro mani tese a sorreggere i loro disegni e, soprattutto i loro cuori colmi di vivo entusiasmo e i sorrisi pieni impressi sui loro volti hanno illuminato di speranza quanti, anche se attraverso uno schermo, seguendo da casa la diretta tv, si sono inebriati guardandoli e trovando conferma che è dai più piccoli e dai loro sguardi pieni di sogni che bisogna far ripartire questo mondo che deraglia ogni giorno di più, preda di futili ambizioni. (rcz)

250 bambini calabresi in visita dal Santo Padre in treno

Saranno 250 i bambini calabresi che lunedì 6 novembre raggiungeranno Roma per incontrare Papa Francesco, nell’Aula Paolo VI, in Vaticano, in occasione de “I bambini incontrano il Papa”. All’evento prenderanno parte oltre 7 mila bambini provenienti da 84 Paesi.

Il Gruppo Fs, attraverso Trenitalia e Busitalia – società del proprio Polo Passeggeri – sarà il vettore principale dell’evento: 8 i treni straordinari (con circa 4000 bambini) e 30 gli autobus speciali (con 1450 bambini) che accompagneranno i giovanissimi protagonisti della giornata verso l’incontro con il Santo Padre.

I bambini, provenienti da tutta la Calabria, partiranno alle ore 7.22 dalla stazione di Lamezia Terme Centrale a bordo di una Freccia di Trenitalia per giungere a Roma alle ore 13.10; il rientro è invece previsto alle ore 23.55.

«La giornata sarà un’onda di pace, un sorriso di pace. Un momento speciale in cui i bambini saranno al centro – ha dichiarato padre Enzo Fortunato, coordinatore dell’evento – ma anche un’opportunità per tutti gli adulti di crescere, di riscoprire l’importanza della purezza, dell’innocenza e dell’amore che solo i più piccoli possono portare nel mondo. Sarà un appuntamento dedicato a nutrire la speranza e a costruire un futuro migliore per tutti noi attraverso l’ispirazione che i bambini possono offrire».

Durante l’evento, dove si esibiranno sul palco il Piccolo Coro dell’Antoniano e il cantante Mr. Rain, 14 bambini di diverse nazionalità rivolgeranno alcune domande al Santo Padre sui temi a loro più cari: ambiente, pace, fratellanza universale e diseguaglianze sociali.

L’incontro è organizzato in sinergia con il Dicastero per la Cultura e l’educazione della Santa Sede, la Comunità di Sant’Egidio, la Cooperativa Auxilium, Trenitalia e Busitalia (società del Gruppo Fs Italiane), gli Uffici scolastici regionali e con il sostegno del mondo francescano, della Fondazione PerugiAssisi e della Federazione italiana giuoco calcio. (rrc)

Papa Francesco riceve la Piccola Opera Papa Giovanni di Reggio

Papa Francesco nel corso di un’udienza privata rivolta ai soci Aris, associazione religiosa degli istituti socio-sanitari, ha incontrato anche il Presidente della Piccola Opera Papa Giovanni, Pietro Siclari.

Si sono susseguiti momenti di grande commozione ed intensità all’interno della sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, che hanno visto Sua Santità salutare personalmente tutti i partecipanti. Un incontro importante, racchiuso nelle parole del Pontefice, nella raccomandazione di accompagnare le persone accolte con particolare attenzione, non trascurando nessuno, perché nessuno deve sentirsi solo nella malattia. Al contrario, ciascuno sia sostenuto nelle sue domande di senso e aiutato a percorrere con speranza cristiana la strada, a volte lunga e faticosa, dell’infermità. Il richiamo all’importanza di una sanità no profit che abbia a cuore la cura delle persone più fragili, degli ultimi del Vangelo, non è mancato. Una sanità dalla forte spinta etica, che possa farsi carico di coloro che faticano ad avere accesso ai servizi sanitari, che non hanno le risorse economiche per curarsi.

«La sanità di ispirazione cristiana ha il dovere di difendere il diritto alla cura soprattutto delle fasce più deboli della società, privilegiando i luoghi dove le persone sono più sofferenti e meno curate, anche se questo può richiedere la riconversione di servizi esistenti verso nuove realtà – ha dichiarato Papa Francesco – Ogni persona malata è per definizione fragile, povera, bisognosa di aiuto, e a volte chi è ricco si trova più solo e abbandonato di chi è povero».

Il Presidente Siclari ha ricordato che «il Papa ha definito l’ARIS come la locanda del buon samaritano, perché da sempre impegnata nella gestione delle strutture sanitarie e socio-sanitarie di ispirazione cristiana. La Piccola Opera, da diversi anni, aderisce all’ARIS e presiede a livello regionale il coordinamento, nella consapevolezza di portare avanti una missione molto delicata quanto complessa. In ambito sanitario e socio-assistenziale la cultura dello scarto può mostrare più che altrove le sue dolorose conseguenze.  A volte per via un welfare deficitario, a volte per via di logiche che dimenticano la centralità della dignità umana. Il mondo della disabilità e delle fragilità tutte merita la massima attenzione per potere cambiare il corso di tante storie».

Sono stati diversi i passaggi del discorso di Papa Francesco in cui ha esortato i partecipanti a percorrere strade nuove, a rischiare, a supportare la domanda emergente di cure, partendo dalla considerazione che fare rete è imprescindibile al giorno d’oggi. Efficienza e professionalità sono alla base dell’agire degli operatori, ma la passione e l’umanità non possono mancare nell’incontro con l’altro. Curarsi è un diritto. (rrm)

PAPA FRANCESCO AI VESCOVI CALABRESI
AFFIDA UNA TERRA CHE NON SA CRESCERE

di PINO NANO – «A voi, vescovi, è stato affidato un compito importante, che richiede la fatica quotidiana dell’accompagnamento e del discernimento; grazie per tutto il lavoro, a volte nascosto e sofferto, che fate per i seminaristi. Grazie!»: a Roma, nella Sala del Concistoro Papa Francesco incontra in udienza privata la Conferenza Episcopale Calabra.

Ci sono i vescovi di tutta la regione. Con loro, i seminaristi che oggi in Calabria si stanno preparando a diventare i sacerdoti del futuro. Un’occasione solenne, unica, forse irripetibile, ma per Papa Francesco è anche il luogo ideale per dire quello che pensa davvero e anche in questa occasione il Papa non conosce nessuna mediazione.

Papa Francesco parla della Calabria come se ci fosse nato e cresciuto, con una consapevolezza e una determinazione che sono ormai tipiche del Santo Padre, e ai “fratelli di Calabria” indica la strada da seguire. È un monito forte per i sacerdoti presenti, una “strigliata amichevole” ai vescovi, una “preghiera accorata” per questa regione che non va da nessuna parte perché non cresce in nessun modo. 

Per riprendere a respirare, questa regione – dice il Papa – ha bisogno di una nuova Chiesa, che non vuol dire “seminari dovunque”, o “seminari aperti a pochi seminaristi”, o peggio ancora seminari da tenere aperti in nome di un principio che non resiste più a nessuna giustificazione morale possibile. In una terra come la vostra, fa capire il santo Padre, ne basterebbe uno, al massimo due, non di più.

E più che di seminari, aperti o semiaperti, la Chiesa – aggiunge Papa Francesco – ha bisogno invece di sacerdoti moderni, preparati, convinti, consapevoli del proprio ruolo, che sappiano essere pastori fedeli alle regole della carità e della solidarietà, che “rifiutino le mollezze e le comodità che il loro ruolo spesso comporta”, che si interroghino sul futuro delle nuove generazioni, che spronino i giovani a credere nella speranza, che si guardino attorno, che vadano per strada e che diventino padroni del territorio per cui sono chiamati ad esercitare il ruolo di pastori. 

L’analisi del Papa è a tratti impietosa.

«Basta con questo eterno provincialismo», basta con questo sentirsi a tutti i costi lontani da tutto e da tutti, basta con questo eterno piangersi addosso, qui serve più che mai la consapevolezza di poter cambiare le cose e di saper accompagnare il rinnovamento delle coscienze. 

«Anche se la vostra terra a volte sale alla ribalta della cronaca portando alla luce vecchie e nuove ferite, mi piace ricordare che siete figli dell’antica civiltà greca e ancora oggi custodite tesori culturali e spirituali che uniscono l’Oriente e l’Occidente. Omero, nell’Odissea, narra che Ulisse, verso la fine del suo viaggio, approdò ad un lembo di terra da cui poté ammirare la bellezza di due mari. Questo fa pensare alla vostra terra, gemma incastonata tra il Tirreno e lo Ionio. Ed essa brilla anche come luogo di spiritualità, che annovera importanti Santuari, figure di santi e di eremiti, nonché la presenza della Comunità greco-bizantina. Tuttavia, questo patrimonio religioso rischierebbe di restare solo un bel passato da ammirare, se non ci fosse ancora oggi, da parte vostra, un rinnovato impegno comune per promuovere l’evangelizzazione e la formazione sacerdotale».

Duro, rigoroso, quasi iconico l’appello che il santo Padre rivolge ai tanti seminaristi presenti.

«Questa è la vostra vocazione: fare strada con il Signore, l’amore del Signore. Stando attenti a non cadere nel carrierismo, che è una peste, è una delle forme di mondanità più brutte che possiamo avere, noi chierici, il carrierismo».

Papa Francesco va dritto all’obbiettivo come un macigno che rotola dalla rupe e il suo saluto ai “fratelli calabresi” si trasforma in una lezione di teologia morale.

«Qual è il desiderio che vi ha spinto a uscire incontro al Signore e a seguirlo sulla via del sacerdozio? Cosa stai cercando in Seminario? E cosa cerchi nel sacerdozio?» Dobbiamo chiedercelo, perché a volte succede che «dietro apparenze di religiosità e persino di amore alla Chiesa», in realtà cerchiamo «la gloria umana e il benessere personale».

È molto triste quando trovi sacerdoti che sono funzionari, che hanno dimenticato l’essere pastori di popolo e si sono trasformati in chierici di Stato, come quelli delle corti francesi, “monsieur l’Abbé”, erano chierici di Stato. È brutto quando si perde il senso sacerdotale. Magari cerchiamo il ministero sacerdotale come un rifugio dietro cui nasconderci o un ruolo per avere prestigio, invece che desiderare di essere pastori con lo stesso cuore compassionevole e misericordioso di Cristo. Ve lo chiedo con le stesse parole di uno dei vostri Annuari: «volete essere sacerdoti clericali che non si sanno impastare con la creta dell’umanità sofferente, oppure essere come Gesù, segno della tenerezza del Padre?” .

Papa Franceso ridiventa per un giorno pastore tra i pastori.

«Non dimenticatelo mai, il Seminario è il tempo in cui fare verità con noi stessi, lasciando cadere le maschere, i trucchi, le apparenze. E in questo processo di discernimento, lasciarvi lavorare dal Signore, che farà di voi pastori secondo il suo cuore. Perché il contrario è il mascherarsi, il truccarsi, l’apparire, che è proprio dei funzionari, non dei pastori di popolo ma dei chierici di Stato».

Papa Francesco non lesina domande ai fratelli calabresi, e rivolgendosi ai Vescovi presenti chiede: «Che cosa desiderate per il futuro della vostra terra, quale Chiesa sognate? E quale figura di prete immaginate per il vostro popolo?».

«Il prete non possiamo più pensarlo come un pastore solitario, chiuso nel recinto parrocchiale o in gruppi di pastori chiusi; occorre unire le forze e mettere in comune le idee, i cuori, per affrontare alcune sfide pastorali che sono ormai trasversali a tutte le Chiese diocesane di una Regione. Penso, per esempio, all’evangelizzazione dei giovani; ai percorsi di iniziazione cristiana; alla pietà popolare – voi avete una ricca pietà popolare –, che ha bisogno di scelte unitarie ispirate al Vangelo; ma penso anche alle esigenze della carità e alla promozione della cultura della legalità».

In sala il silenzio assoluto, si avverte solo il respiro del Papa, che ad un certo punto apre un file che nessuno immaginava potesse mai aprire e lo fa anche questa volta con una domanda che è un pugno nello stomaco al Paese.

«Come vanno i vostri tribunali? Come va l’esercizio della giustizia nella vostra diocesi?».

Volete una ricetta utile? Ecco che Francesco prova a darla ma per chi segue l’incontro è un altro pugno nello stomaco alla tradizione del passato.

«Tutto ciò chiama a formare preti che, pur provenendo dai propri contesti di appartenenza, sappiano coltivare una visione comune del territorio e abbiano una formazione umana, spirituale e teologica unitaria. Perciò, vorrei chiedere a voi Vescovi di fare una scelta chiara sulla formazione sacerdotale: orientare tutte le energie umane, spirituali e teologiche in un unico Seminario. Dico unico. Possono essere due ma sommati: orientare verso l’unità, con tutte le variabili che ci possono essere ma arrivare lì. Questo non vuol dire annientare i seminari; vedete come fare questa unità».

«Un seminario di 4, 5, 10 non è un seminario, non si formano seminaristi; un seminario di 100 è anonimo, non forma i seminaristi… Ci vogliono piccole comunità, anche dentro un grande seminario, o un seminario a misura umana; che sia il riflesso del collegio presbiteriale. È un discernimento non facile da fare, non facile. Ma si deve fare e si devono prendere decisioni su questo. Non sarà Roma a dirvi cosa dovete fare, perché il carisma lo avete voi. Noi diamo le idee, gli orientamenti, i consigli, ma il carisma lo avete voi, lo Spirito Santo lo avete voi per questo. Se Roma incominciasse a prendere le decisioni sarebbe uno schiaffo allo Spirito Santo, che lavora nelle Chiese particolari».

Papa Francesco ha lo sguardo pesante, il corpo non lo aiuta più di tanto, ma la sua lezione va avanti come un treno in corsa e non concede sconti a nessuno.

«Abbiamo bisogno di occhi aperti e cuore attento per cogliere i segni dei tempi e guardare avanti! Raccomando a tutti, non solo ai vescovi, raccomando di discernere cosa vuole lo Spirito Santo per le vostre Chiese. E questo lo devono fare i Vescovi – la decisione –, ma lo dovete fare tutti voi per dire ai Vescovi cosa sentite e come, le idee… È tutto il corpo della diocesi che deve aiutare il Vescovo in questo discernimento. Poi lui si assume la responsabilità della decisione».

L’appello finale Papa Francesco lo dedica ai Vescovi presenti.

«Per favore, non lasciatevi paralizzare dalla nostalgia e non restate prigionieri dei provincialismi che fanno tanto male! E voi, Vescovi emeriti, non fate mancare nel silenzio e nella preghiera il vostro sostegno a questo processo. Dico nel silenzio e nella preghiera perché, quando un Pastore ha concluso il proprio mandato, emerge il suo profilo spirituale e il modo in cui ha servito la Chiesa: si vede se ha imparato a congedarsi «spogliandosi… della pretesa di essere indispensabile», oppure se continua a cercare spazi e a condizionare il cammino della diocesi. Chi è emerito è chiamato a servire con gratitudine la Chiesa nel modo che si addice a questo suo stato».

«Non è facile congedarsi; a tutti è richiesto uno sforzo per congedarsi. Ho scritto una lettera sull’argomento che incominciava con queste parole: “Imparare a congedarsi”, senza tornare a ficcare il naso, imparare a congedarsi e mantenere quella presenza assente, quella presenza lontana, per cui si sa che l’Emerito è lì ma prega per la Chiesa, è vicino ma non entra nel gioco. Non è facile. È una grazia dello Spirito imparare a congedarsi».

Applausi scroscianti alla fine della lezione del Papa, e in dono al Pontefice un cesto di arance e di limoni delle nostre terra. Ma stando in fondo alla sala, lontani da tutto, si coglie perfettamente bene il senso della sfida che Francesco affida oggi ai Padri della Chiesa calabrese. Una nuova rivoluzione, insomma, che Papa Francesco, questo lo si coglie bene dalla lezione di oggi, accompagnerà fino in fondo e fino all’ultimo. (pn)

L’appello dell’Università delle Generazioni: Papa Francesco, venga a Crotone

È un invito a venire a Crotone, a seguito della tragedia dei migranti a Steccato di Cutro, quello che l’Università delle Generazioni ha rivolto a Papa Francesco.

«Pochi mesi prima che tu fossi eletto Pontefice il 13 marzo 2013, lo scrittore calabrese Salvatore Mongiardo aveva pubblicato per l’Editore Gangemi di Roma un libro che adesso ci sembra addirittura “profetico” sia per il titolo che per i contenuti: Cristo ritorna da Crotone. Semplice coincidenza? Adesso tu, immediatamente dopo i tanti morti nel mare di Cutro del 26 febbraio scorso, ti sei detto molto addolorato ed hai espresso la tua vicinanza e la tua preghiera. E questo ha confortato i parenti delle vittime, i superstiti di quel terribile naufragio ma pure noi calabresi, in particolare coloro che sono tanto impegnati nel salvataggio e nell’accoglienza dei profughi».

«Sicuri di interpretare l’aspirazione di tutti i calabresi, ma anche di tutti i migranti e dei cosiddetti ultimi del mondo – si legge – noi dell’Università delle Generazioni ti chiediamo di venire a Crotone, come sei già andato a Lampedusa lunedì 8 luglio 2013 nella prima assai significativa uscita del tuo Pontificato. Vieni a a rafforzare il sostegno ai sofferenti, ma anche ai volontari e a quei servitori dello Stato che cercano in tutti i modi (spesso eroicamente) di aiutare e salvare specialmente i disperati e coloro che fuggono da troppe e invivibili situazioni esistenziali. Vieni ad incoraggiare la grande umanità della Calabria la quale è una terra di sbarchi da oltre quattromila anni ed ha ospitato genti e popoli in fuga dall’inferno di dittature, guerre, persecuzioni e calamità naturali».

«Torna in Calabria, fratello Francesco, dopo quasi dieci anni, sulle orme di San Paolo e di tanti altri santi, per sostenere quel cristianesimo che qui ha premesse e radici culturali già nei “sissizi” di Re Italo di 3500 anni fa e nella filosofia di Pitagora, come ha dimostrato Salvatore Mongiardo, scolarca della Nuova Scuola Pitagorica di Crotone nel suddetto libro “Cristo ritorna da Crotone”».

«Torna in Calabria, terra di approdo dal Sud del mondo e di passaggio verso l’Europa – si legge – pure per dare coraggio a coloro i quali dovranno ancora sostenere sfide difficili nell’accoglienza, poiché possiamo immaginare che gli approdi continueranno a ritmi sostenuti per chissà quanti decenni! Torna in Calabria, in una terra sofferente essa stessa, dimenticata, snobbata e vessata per millenni, depredata e in particolare spogliata dei tantissimi suoi figli dispersi (a loro volta) per le tante vie del mondo! Noi te ne saremo grati per sempre e il Signore Iddio benedirà i tuoi passi. Specialmente se Crotone divenisse sede di un incontro tra tutte le Religioni per l’Umanità». (rrm)

 

 

Il vescovo Milito consegna un dono del Papa ai bambini orfani di Taurianova

Il vescovo della Diocesi di Oppido-Palmi, mons. Francesco Milito, ha portato ai bambini orfani di Taurianova un dono di Papa Francesco. Si tratta di una croce da lui benedetta con l’auspicio di «riacquistare la serenità interiore per vivere la vita ricolmi di gioia spirituale assieme alle persone care».

Un dono che è stato fatto dopo che il Pontefice è venuto a conoscenza de L’Arte che accarezza, un progetto che coinvolge tutti i bimbi di Taurianova con uno o entrambi i genitori in cielo, portato avanti dalle Associazioni Fraternamente e Mammalucco che,  dopo aver vissuto l’esperienza della morte di Nilla Macrì e Salvatore Muratore, hanno compreso l’urgenza nel far qualcosa di concreto per i loro figli e per tutti i bambini della città che vivono con questo grande dolore nel cuore, affinché incontrandosi e crescendo insieme riescano a scoprire di non essere soli nel loro dolore.

Il Santo Padre, inoltre, ha scritto loro incoraggiandoli ed esortandoli «a perseverare con fiducia in Gesù misericordioso nella certezza che i nostri cari ci guardano dal cielo e sono sempre vicino a noi».

Il saluto dei ragazzi è stato letto da Piergiorgio (7 anni), che a nome di tutti i bambini, dopo aver chiesto e ottenuto dal vescovo l’autorizzazione di rivolgersi a lui con il “tu” che rompe tante barriere, ha confidato la grande sofferenza: Sai, ogni tanto ci viene da piangere perché i nostri genitori che sono in cielo ci mancano tanto, però li sentiamo forti nel nostro cuoricino e siamo sicuri che da lassù ci guardano sempre… anche adesso”. Ma al vescovo hanno rivolto anche una richiesta e una promessa: “Lo sai che a maggio due di noi faranno la prima comunione? Sono Giorgia e Gaetano! Ricordali nel tuo cuore quando vivrai le prime comunioni con altri bambini della diocesi e noi non ci dimentichiamo di pregare per te! Ti vogliamo bene, amico Vescovo!”

Nel ringraziarli per questa visita, il vescovo ha consegnato solennemente a ciascuno la croce inviata da Papa Francesco: «Questo dono te lo manda il Papa», ed ha abbracciato commosso ogni bambino.

Quindi in un clima molto sereno ha scambiato carezze con i più piccoli e ha voluto conoscere i lori sogni e desideri. Dopo aver regalato a ciascuno un angioletto, con uno strumento musicale in mano, che potesse aiutarli a sentire una dolce melodia ogni qual volta il loro cuoricino abbia bisogno di coraggio, il vescovo gli ha affidato il compito di pregare per tutti i bambini del mondo ed essere con la loro grande forza dei piccoli missionari tra i coetanei e, soffermandosi sull’importanza dello studio, e aver ricordato giocando insieme ai bambini tutte le materie scolastiche, ha donato loro l’immagine della Madonna del Libro di Botticelli, spiegando nei dettagli il dipinto e la certezza del sostegno di Maria anche nelle fatiche dello studio.

I bambini, accompagnati dai volontari del progetto e da alcuni familiari, si sono dimostrati essere molto contenti dell’incontro e dopo il momento della foto, il vescovo ha svelato la sorpresa del buffet preparato per l’occasione. Il pomeriggio si è concluso con un caloroso “1,2,3 Ciao Amico Vescovo” e la promessa di ritornare. (rrc)

Il Grazie di Papa Francesco a Luigi Carnevale

di PINO NANO –  Commovente, solenne, avvolgente, quasi intima la cerimonia che Papa Francesco dedica a Luigi Carnevale e alla sua famiglia nel giorno del commiato definitivo dell’alto funzionario della Polizia di Stato dai Palazzi Vaticani. 

Per quattro lunghi anni Luigi Carnevale è stato in realtà l’ombra fedelissima del Papa nei suoi spostamenti fuori dalle mura e in giro per l’Italia. Capo Responsabile riservatissimo e sofisticato dei massimi apparati di sicurezza del Ministero dell’Interno in Vaticano, Luigi Carnevale è stato per Papa Francesco l’ombra fedelissima di questi anni, una sorta di angelo custode perenne, un body-gard personale con cui Papa Francesco ha anche legato un rapporto di grande afflato e di grande complicità.

Un superpoliziotto al servizio della Chiesa, a difesa del Pontefice, e soprattutto alla guida di un team di poliziotti e agenti speciali di altissimo profilo professionale, alla stregua dei marines americani o forse anche di più. E nel corso di questo saluto di commiato, il Papa ha voluto rendere onore non solo a questo “Uomo di Stato” che ha origini calabresi, ma a tutta la sua famiglia, alla moglie e ai suoi due figli, famiglia che più di tutti forse ha pagato lo scotto di avere un padre e un marito al servizio del Pontefice. 

Da domani Luigi Carnevale non sarà più in Vaticano, da qui lo hanno mandato a guidare un altro Nucleo speciale della Polizia di Stato, questa volta nei palazzi della Repubblica, a Palazzo Madama, Sede del Senato della Repubblica, incarico anche questo di massima attenzione istituzionale. Dalla padella alla brace, in Vaticano il Papa, al Senato della Repubblica invece il Presidente del Senato che è la seconda carica dello Stato e i duecento senatori che vivono il Palazzo. Per questa Eccellenza tutta italiana una carriera di prima grandezza, ma forse soprattutto un Natale finalmente di riposo, e in Calabria, dopo quattro lunghi anni al servizio della Chiesa. (pn)