Con i treni del Nord è forte il rischio contagio
Chiuso lo Stretto, ma c’è ancora chi passeggia

di ANTONIETTA MARIA STRATI – Sul treno Roma-Reggio, qualche giorno fa un operatore del 118, armato di termometro-scanner ha scoperto nove passeggeri con febbre oltre i 37,5 e tosse forte. Dai treni del Nord continua ad arrivare gente del Sud che, irresponsabilmente, porta con sé il virus. La situazione è gravemente seria, ma sono ancora troppi a non averlo capito. Tanti irresponsabili che si mettono ugualmente in viaggio per raggiungere (e probabilmente) infettare le famiglie rimaste al Sud, troppi incoscienti (ma forse soltanto stupidi) che non rinunciano alla “passeggiatina”. Non è uno scherzo, non è un gioco, qui si sta rischiando di prolungare all’infinito un’epidemia che invece va stoppata al più presto, limitando le possibilità di contagio e di alzare, in modo spropositato, il numero dei positivi. A molti dei quali servirà il ricovero in terapia intensiva, ma i posti sono limitati. Come #celafaremo se stuoli di cretini continuano a sottovalutare il rischio e non capiscono che questi sacrifici – la rinuncia della propria libertà di movimento – funzionano solo se siamo tutti a farli?

Grazie al cielo, il numero dei positivi nella regione è di gran lunga limitato rispetto alle cifre spaventose di intere aree della Lombardia, ma non c’è da stare allegri, le nostre strutture sanitarie non sono in grado di fronteggiare un’epidemia in larga scala, bisogna agire, responsabilmente, tutti, nel comune personale impegno di rispettare le disposizioni del Governo. Anche se non ci piacciono, anche se ci sembrano stupide o poco efficaci: le norme non si discutono, si osservano. «Sono ancora troppe le persone che continuano a spostarsi su tutto il territorio nazionale» – da detto la deputata Wanda Ferro presentando un’interrogazione parlamentare per conoscere l’entità dei flussi.

Da oggi pomeriggio sono interrotti i collegamenti nello Stretto, solo per le persone, non per le merci, i controlli alle stazioni, negli aeroporti, nelle autostazioni sono capillari, ma evidentemente non bastano. E allora si prenda esempio dal sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà che, a fronte di pochi irrequieti “riggitani” che non rinunciano alla passeggiata in via Marina o sul Corso, ha drasticamente chiuso le strade principali. Stop al passeggio irresponsabile, stop (forse) ad ulteriori contagi. Non appaia una misura che neanche in guerra, la verità è che siamo in guerra e il nemico, purtroppo, è invisibile e subdolo e ancora non è stato individuato prima che possa fare i danni che sta provocando. Basta un esempio: il sindaco di Montebello Jonico risulta positivo: è di Montebello la prima vittima calabrese, un geometra del Comune, ma il sindaco Ugo Suraci non ha avuto alcun contatto, eppure è rimasto contagiato. E nemmeno il dipendente comunale aveva avuto contatti con persone provenienti dal Nord. Allora – ha scritto il sindaco – vuol dire che c’è un focolaio locale, bisogna rimanere a casa.

Restare a casa è un imperativo categorico se si vuole aiutare a risolvere il problema. La presidente Jole Santelli, che si sta muovendo con polso in questa drammatica situazione, ha fatto sapere che sta lavorando in squadra, senza esautorare nessuno e ha annunciato per domani la fine dei lavori di adeguamento del secondo padiglione del Policlinico universitario di Germaneto. Non ha escluso di chiedere l’intervento dell’esercito, se necessario: l’obiettivo è riuscire a contenere il contagio. Il riferimento, quando parla di squadra, è in risposta al segretario generale della Cgil calabra Angelo Sposato e al capo dell’opposizione Pippo Callipo che chiedevano dove fosse finito il generale Cotticelli, attuale commissario straordinario della Sanità in Calabria. Per la verità, in molti si domandano perché non si faccia sentire, vista la responsabilità che ricade sulla sua persona.

Callipo, con un filo di ironia, si era permesso «sommessamente di far notare che il flusso degli arrivi dal Nord forse andava arginato prima e, adesso, quando già in migliaia sono rientrati in Calabria, evocare l’intervento dell’Esercito è inutile, anche perché i militari sono già impegnati sul territorio nell’operazione “Strade sicure”. Semmai, abbiamo bisogno di un esercito di medici, di infermieri e di operatori sanitari. E abbiamo bisogno che chi governa, piuttosto che mandare messaggi poco rassicuranti, dia delle risposte e metta chi lavora nella Sanità nelle condizioni di operare in sicurezza».

Angelo Sposato
Angelo Sposato, segretario regionale Cgil Calabria

«La stragrande maggioranza dei calabresi – ha detto il cav. Callipo – sta osservando con dedizione le norme disposte dal decreto “Io resto a casa”, dunque non serve militarizzare ulteriormente il territorio. Serve invece essere pronti a fronteggiare dal punto di vista sanitario un eventuale aumento dei contagi. Servono strutture, personale e strumenti. Servono le assunzioni e serve reperire subito i dispositivi di protezione per chi lavora negli ospedali con grande spirito di sacrificio. Serve – conclude Callipo – che il commissario alla Sanità, gen. Saverio Cotticelli, faccia sentire concretamente la sua presenza perché di lui al momento non abbiamo notizie. È ora di svegliarsi».

Angelo Sposato, invece, aveva messo in evidenza in un post su Facebook che la presidente Santelli «avoca a sé ogni decisione sull’emergenza COVID-19, di fatto, esautorando il Commissario ad acta Cotticelli, di cui non abbiamo traccia, ed i Commissari delle Asp, che in questi giorni si stanno prodigando per individuare soluzioni, medici, infermieri e posti letto. Un atto di grave responsabilità che pone il presidente Santelli come unico responsabile dell’emergenza, senza tentare di costituire una cabina di regia per il governo di questa fase delicatissima. Ci preoccupano le dichiarazioni del Presidente Santelli di questi giorni, nelle varie apparizioni televisive Nazionali, nel ribadire che la nostra regione non sia pronta ad affrontare l’emergenza COVID-19, né quanto potrebbe essere il contenimento del virus». E, ancora, Sposato aveva sottolineato che «in Calabria siamo senza una guida dell’emergenza, nonostante sia passato un mese, navighiamo a vista. Intervenga il Governo centrale per ripristinare un minimo di coordinamento che garantisca la Calabria».

Tra due giorni ci sarà la prima seduta del Consiglio regionale da cui deve uscire il nuovo presidente, i due vice (uno andrà all’opposizione) e due segretari-questori (anche qui uno va all’opposizione). E contestualmente la Santelli dovrebbe sciogliere il nodo Giunta. Di certo serve urgentemente l’assessore alla Sanità, dal cui profilo devono emergere competenze scientifiche e capacità manageriali. Tra gli attuali aspiranti alle cinque deleghe rimaste libere non appare nessuno con queste caratteristiche. Sarà un altro esterno (in tutti i sensi)? Lo scopriremo presto. (ams)

Il video del sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà “Buongiorno reggini”

Covid-19 – Callipo ai consiglieri regionali: ognuno doni 6000 euro. Molinaro dice sì

Il cav. Pippo Callipo, capo dell’opposizione in Consiglio regionale, ha lanciato un appello a tutti i nuovi consiglieri per devolvere parte dello stipendio di marzo all’emergenza coronavirus. Il primo ad accogliere la proposta è stato Pietro Santo Molinaro (Lega).

L’altro ieri, Callipo aveva fatto una proposta precisa: «In un momento difficile e straordinario come quello che l’Italia tutta sta vivendo è necessario dimostrare una concreta sensibilità istituzionale verso le esigenze pressanti che pervengono soprattutto dal mondo della Sanità. Ed è per questo che voglio lanciare una proposta che spero ardentemente sia accolta. In considerazione del fatto che dalla proclamazione fino ad oggi il Consiglio regionale non si è mai riunito, propongo che tutti i consiglieri regionali donino, alle strutture sanitarie pubbliche calabresi, la quota mensile relativa alle “spese di esercizio del mandato”, corrispondente a 6mila euro, senza intaccare l’indennità di carica. Ove questa proposta venisse accolta dai miei colleghi potrei occuparmi personalmente di coordinare la donazione alla Task force istituita dalla Regione per l’emergenza Covid-19, garantendo la massima trasparenza di ogni passaggio, con un conto corrente appositamente aperto e dedicato. È doveroso che la politica calabrese dia un pur minimo segnale di sacrificio e di sobrietà».

Come già detto, Molinaro della Lega ha accolto subito la proposta. E il cav. Callipo ha voluto mostrare il suo apprezzamento, rinnovando l’invito agli altri consiglieri regionali. «Ringrazio – ha scritto sul suo profilo  Facebook – il collega Pietro Molinaro per aver accolto la mia proposta. Donare una quota del nostro compenso mensile per sostenere chi fronteggia l’emergenza Coronavirus rappresenta un gesto concreto di sensibilità istituzionale. Mi auguro che gli altri consiglieri regionali non abbiano ancora risposto al mio appello solo perché distratti da altre notizie che riguardano l’emergenza e non perché non siano pronti a fare la loro parte. Forza, uniti ce la faremo». (rp)

Callipo contrario a Governo di salute pubblica
Pregiudiziali distinguo sul ruolo di opposizione

di SANTO STRATI – Si sarebbe potuto definire ottimisticamente “tentativo di prova tecnica” per un governo di salute pubblica l’incontro svoltosi ieri a Germaneto per fare il punto sull’emergenza coronavirus, ma l’esperienza insegna che l’ottimismo in politica difficilmente aiuta. La presidente Jole Santelli ha avuto l’ottima idea di convocare nella Cittadella regionale i rappresentanti di tutte le forze politiche calabresi e chi non ha potuto ha partecipato in teleconferenza via telefono: un segnale di come, davanti a una crisi emergenziale come questa del Covid-19, sia necessario unire gli sforzi, al di là dei singoli schieramenti, per un impegno anche trasversale.

La Santelli aveva, in mattinata, raccolto l’endorsement da alcuni parlamentari Cinque Stelle, del Pd e di Leu. Un appello a supportare le azioni messe in campo dalla regione Calabria per fronteggiare il rischio contagio, firmato dai pentastellati Massimo Misiti, Anna Laura Orrico, Federica Dieni, Elisa Scutellà, Giuseppe D’Ippolito, Riccardo Tucci, e dai dem Enza Bruno Bossio e Antonio Viscomi e da Nico Stumpo (Liberi e uguali). «L’emergenza epidemiologica – si legge nell’appello – sta dimostrando, in modo pregnante e significativo, la radicale interconnessione tra le azioni individuali ed il benessere della comunità di riferimento. Mai come ora dovrebbe essere a tutti evidente quanto sia necessario vivere la politica come ricerca del bene comune al di là e oltre le differenti opinioni e scelte di schieramento». Una chiara dichiarazione di disponibilità che la stessa Presidente non si sarebbe mai aspettata.

L’aver riunito tutte le forze politiche, inclusi i due candidati a presidente bocciati dal voto Carlo Tansi (Tesoro di Calabria, Calabria Libera e Calabria Pulita) e Francesco Aiello (M5S e Calabria Civica), è stato un gesto apprezzato da tutti, anche se con alcuni distinguo. In particolare, Pippo Callipo, capo dell’opposizione e guida di Io resto in Calabria, pur mostrando apprezzamento, difende il ruolo di opposizione assegnato dagli elettori al suo schieramento politico. «Proprio nelle scorse ore – ha dichiarato a Calabria.Live – ho apprezzato e accettato di buon grado l’invito rivolto dalla presidente della Regione Jole Santelli a tutte le forze politiche regionali per un confronto sull’emergenza Coronavirus. In questa fase storica particolarmente difficile è necessario che tutti facciano la loro parte, non è evidentemente il momento in cui ci si può permettere di perdersi in polemiche sterili. Ma è altrettanto chiaro che la maggioranza dei calabresi che hanno votato alle elezioni regionali ha dato fiducia al centrodestra e alla presidente Santelli e quindi a loro adesso spetta il compito di governare la Regione. A noi gli elettori hanno assegnato il ruolo di opposizione ed è ciò che faremo con fermezza, senso di responsabilità e spirito costruttivo. Se ci saranno provvedimenti della maggioranza che a nostro giudizio vanno nell’interesse della collettività non avremo problemi a sostenerli, ma sempre mantenendo ben chiaro il rispetto dei rapporti istituzionali e continuando a esercitare il ruolo di opposizione che il mandato popolare ci ha conferito».

In poche parole, il cavaliere Callipo non si scalda più di tanto a una qualsiasi ipotesi di governo di salute pubblica, idea che però viene accarezzata da molte teste pensanti in Calabria. È evidente che il momento spinge a considerare la formazione del nuovo governo regionale al di là delle tradizionali logiche di partito e che la scelta dei responsabili di assessorati chiave come Sanità, Turismo e Attività produttive debba rispondere a criteri di assoluta competenza e capacità. È necessario fare squadra, magari in modo trasversale ove ci siano i presupposti, per garantire solidità alle scelte strategiche che la Regione è inderogabilmente chiamata a indicare, sia per affrontare dal punto di vista sanitario la crisi del coronavirus (che, grazie a Dio, in Calabria è limitata a poche decine di casi), sia per pianificare le opportune iniziative per poter gestire la conseguente, ugualmente spaventosa, crisi economica che deriva e deriverà dall’emergenza. Non si tratta di gestire l’emergenza, cosa che la presidente Santelli sta mostrando di saper fare in modo egregio, ma di programmare il futuro, pensando che niente sarà più come prima.

Occorre tener presente, però, che le crisi economiche aprono un ventaglio di opportunità e un’adeguata programmazione di risorse, investimenti e strategie di sviluppo, possono efficacemente ricevere, post-crisi, una spinta in più. I progetti di rilancio della Calabria del 26 gennaio, da qualunque parte venissero, non stanno più in piedi: c’è da fronteggiare una crisi emergenziale che ha sconvolto qualsiasi idea di sviluppo: superata la drammatica situazione sanitaria – #celafaremo, non va considerato solo un hastag ottimistico – bisognerà rimboccarsi le maniche a ricostruire aziende, attività commerciali, progetti di crescita stoppati o annientati dalla crisi del coronavirus. Che, ricordiamolo, non è un problema solo italiano, ma mondiale.

E allora, più che mai urge gettare le fondamenta per una cabina di regia che governi non soltanto l’emergenza, ma anche il futuro. Il presidente del Consiglio Nicola Irto, come abbiamo riferito ieri, ha riconvocato per il 18-19 marzo la prima seduta dell’assemblea regionale uscita dalle urne del 26 gennaio. Ci auguriamo che l’emergenza non faccia trovare ulteriori intralci alle importanti scadenze che incombono: va eletto il presidente del Consiglio regionale, due vicepresidenti (un posto va all’opposizione) e due consiglieri segretari-questori (anche qui un posto va all’opposizione). La base per organizzare il lavoro dell’assemblea che dovrà, per prima cosa varare entro il 30 aprile il bilancio, e quindi legiferare, approvare le scelte della giunta, ratificare provvedimenti e pianificare il lavoro attraverso le varie commissioni.

C’è un altro delicato punto all’ordine del giorno che prevede la temporanea sostituzione del consigliere regionale di Fratelli d’Italia Domenico Creazzo (8033 voti), che – come si sa – è ancora agli arresti domiciliari a seguito dell’inchiesta Eyphemos sul voto di scambio: secondo la prassi subentrerà il consigliere Raffaele Sainato (3897 voti). Senza contare che la presidente Santelli con le dimissioni dalla Camera dei Deputati lascerà il posto libero a Mimmo Giannetta, che, peraltro, è stato eletto consigliere regionale e dovrà scegliere tra Montecitorio e Palazzo Campanella.

A norma dello statuto (art. 20) per eleggere il presidente del Consiglio regionale, a scrutinio segreto, serve la maggioranza dei due terzi nelle prime due votazioni; se serve un terzo scrutinio, da tenersi il giorno successivo, è sufficiente la maggioranza dei votanti, con eventuale ballottaggio se nessuno raccoglie la maggioranza richiesta tra i due candidati che hanno ottenuto più voti nel precedente scrutinio. In quest’ultimo caso, a parità di voti, viene eletto il consigliere con più anni d’età.

La prima seduta del 18 marzo – salvo imprevisti da Covid-19 – sarà presieduta da Pippo Callipo, in quanto consigliere più anziano. Non è in tale occasione che la Presidente Santelli è obbligata dalla statuto (art. 33) a presentare il programma di governo e comunicare la composizione della Giunta, ma nella prima seduta successiva all’elezione del Presidente del Consiglio. Qui, la pur solerte ed efficientissima Presidente Santelli è, per la verità, in torto: lo statuto richiede entro dieci giorni dall’insediamento (avvenuto il 17 febbraio) la nomina del vicepresidente e degli altri componenti della Giunta. La presidente ha nominato, con un colpo di teatro, l’assessore all’Ambiente Sergio De Caprio, alias Capitano Ultimo, e quello all’Università, Ricerca scientifica e Istruzione (con delega anche alla Cultura?), ovvero l’astrofisica cosentina Sandra Savaglio. Poi si è fermata, fermata dalle beghe partitiche e dall’irrefrenabile litigiosità degli alleati o presunti tali.

Adesso, però, non c’è più tempo da perdere: va scelto subito l’assessore alla Sanità, una personalità che racchiuda competenza, capacità ed esperienza in organizzazione sanitaria. Per quanto ci si sforzi con l’immaginazione, ci rendiamo conto che non è un compito facile. Per questo, cercare larghe intese potrebbe aiutare non poco a una scelta indovinata. Dieci anni di commissariamento nella sanità sono anche il frutto di una politica che ha fallito il suo mandato, è il momento di invertire la rotta. (s)

Callipo: «La presidente della Regione non è il nemico da abbattere ma l’amico da aiutare»

Il cav. Pippo Callipo ribadisce il suo intento “rivoluzionario” di fare politica in Calabria e non smette di stupire, mostrando come l’opposizione possa ritagliarsi un ruolo determinante per il futuro della regione. Nell’incontro di Catanzaro di Io resto in Calabria, promosso dal neoconsigliere regionale Francesco Pitaro, non ha risparmiato un ulteriore endorsement nei confronti di Jole Santelli, dopo l’apprezzamento espresso per la scelta dei due primi assessori, Sergio De Caprio (il Capitano Ultimo( e l’astrofisica Sandra Savaglio.

«È stata – ha detto Callipo – una campagna elettorale molto intensa, ho visitato quasi tutta la Calabria e non è stato certo un giro turistico, ma una presa di coscienza, ho visto tante piccole isole, ognuna con le sue peculiarità ed esigenze. Non è stato certo tempo perso perché ora sento di poter affrontare con coscienza il ruolo di opposizione. Stare all’opposizione non vuole dire fare la guerra, bocciare ogni cosa per partito preso. Noi vogliamo essere un pungolo per chi governa perché proprio così pensiamo di essere d’aiuto alla Calabria. Lo faremo esercitando le prerogative legislative dei consiglieri regionali ma lo faremo anche sul territorio, continuando ad ascoltare le persone e portando alle Regione i loro bisogni. Questo ruolo mi affascina e ora vogliamo farlo nel migliore dei modi. Abbiamo detto di voler rivoluzionare il modo di fare politica in Calabria e possiamo farlo anche dall’opposizione. La presidente della Regione non è il nemico da abbattere ma l’amico da aiutare».

All’incontro di Catanzaro, moderato dalla giornalista Rosita Mercatante, hanno partecipato alcuni candidati della circoscrizione Centro tra cui Mario Deonofrio e Danilo Ferrara.  (rp)

Callipo sui due neoassessori: premiato il merito
Santelli apprezza e punta su impegno comune

di SANTO STRATI – Non è soltanto fair play, ma un segnale di dialogo che non va sottovalutato. Il capo dell’opposizione in Regione Pippo Callipo plaude alle prime due nomine della neopresidente Jole Santelli e la governatrice ringrazia, rilanciando sull’esigenza di un impegno comune. È evidente che ciascuno dovrà svolgere al meglio il suo ruolo, ma è importante che l’opportuna dialettica maggioranza-opposizione non debba ridursi a continui scambi di insulti, insinuazioni e attacchi reciproci (come sta avvenendo ogni giorno a livello nazionale). L’undicesima consiliatura calabrese non è ancora iniziata (entro due settimane la prima convocazione del Consiglio regionale) e i segnali, consentiteci l’ottimismo, non sono cattivi. Sarebbe magnifico che, soprattutto sulle importanti iniziative che dovranno urgentemente essere adottate, prevalga la voglia di fare per un comune obiettivo: quello di rendere la Calabria una “regione normale”, quello di aiutare i calabresi a uscire dalla profonda crisi che non è irreversibile, quello di pensare finalmente e unicamente al bene comune. Se il merito sarà il segno distintivo di questa consiliatura tutta la Calabria avrà davvero serie opportunità di crescita e di sviluppo. Quello che serve a questa nostra terra è un impegno a “fare”: servono concrete azioni per sbloccare ciò che burocrazia e indifferenza hanno fino ad oggi mortificato o addirittura bloccato. L’agenda del fare è stracarica di punti, ma non ci si fermi all’elencazione delle cose che si dovranno fare: si facciano, e in fretta. A cominciare dal risanamento della sanità e dalla realizzazione del binario di Gioia Tauro che permetta l’intermodalità del Porto, per il serio utilizzo della Zona economica speciale (Zes) per finire alle opportunità di formazione, lavoro e occupazione per i giovani, senza dimenticare che crescita e sviluppo in Calabria si realizzano attraverso cultura, turismo, agricoltura e innovazione tecnologica.

«Quando si premiano il merito e la competenza, – ha dichiarato il cav. Callipo – quando si dà lustro alla propria terra, chi vuole davvero bene alla Calabria non può che essere contento. Per questo apprezzo la nomina della professoressa Sandra Savaglio ad assessore regionale all’Università, alla Ricerca scientifica e all’Istruzione, che, al pari di quella del colonnello Sergio De Caprio all’Ambiente, è garanzia assoluta di capacità e rigore. Ora però la presidente della Regione Jole Santelli riconosca che non si può governare da Roma e abbia il coraggio di continuare a volare alto».
«In campagna elettorale – prosegue Callipo – ho ribadito più volte quello che è stato un principio cardine di tutta la mia storia personale e imprenditoriale: il merito, la qualità, il valore acquisito sul campo devono avere sempre la meglio. Penso che ciò valga ancora di più nella gestione della cosa pubblica. Per questo – ha detto – non ho difficoltà a riconoscere che le prime due scelte della presidente Santelli per la Giunta vanno nella direzione opposta alle logiche della vecchia politica perché affidano settori importanti della Regione a personalità di riconosciuto prestigio. D’altronde, avevo promesso di fare proprio questo se fossi stato eletto alla guida della Regione e non cambio idea ora solo perché sono all’opposizione. Anzi, proprio in questa ottica costruttiva – è l’appello di Callipo – invito la presidente Santelli ad andare avanti su questa strada anche per gli altri assessorati e a non cedere alle pretese dei gruppi di potere indirizzate a premiare i portatori di voti e non la qualità. Se lo farà, se nominerà una giunta che sia tutta al livello di Savaglio e De Caprio – conclude – dimostrerà di agire solo nell’interesse della collettività, l’unico che, seppur da opposti ruoli, siamo chiamati a tutelare»

È un discorso, questo di Callipo, che merita attenzione e rispetto. La presidente Santelli gli ha immediatamente replicato, per ringraziarlo. «Ho apprezzato  – ha detto la neopresidente – le parole di plauso espresse da Filippo Callipo rispetto alle nomine di Sandra Savaglio e Sergio De Caprio. Un commento positivo che riguarda due personalità importanti che hanno deciso di impegnarsi per la Calabria. Relativamente alle mie parole circa l’impegno romano, credo che sia ovvio che la Calabria non possa essere governata da Roma, altrettanto vero è, però, che è indispensabile che la Calabria partecipi ai processi decisionali, abbia un ruolo in Conferenza Stato-Regioni e nei luoghi di concertazione negoziale in cui la Regione deve poter far valere la propria voce ed i propri diritti. Altrettanto necessario è il raccordo con il Governo nelle sue diverse articolazioni. Insomma, il governo di una Regione è materia complessa, che necessariamente impone un lavoro sul territorio, a Roma e Bruxelles. Dobbiamo tutti impegnarci affinché la Calabria riconquisti il ruolo che merita».

È una buona base di partenza, lo ribadiamo. Certo, non si pensi a un improvviso “innamoramento” reciproco tra i due avversari, ma è un buon inizio perché la maggioranza ascolti le proposte di chi sta dall’altra parte e la minoranza non faccia vuoto ostruzionismo su qualunque tema. Indubbiamente, il discorso Roma merita qualche annotazione aggiuntiva: la Regione Calabria ha due sedi fuori dal territorio, a Roma e a Bruxelles (anzi ne aveva anche una a Milano di cui si sono perse le tracce, ma magari si continua a pagare l’affitto dei locali) ed è corretto immaginare che possano svolgere quel ruolo di congiunzione con il governo centrale e l’Unione Europea. L’intento della Santelli, per Roma, è quello di approfittare di una sede pressoché inutilizzata, fino ad oggi, al di là di qualche impegno di rappresentanza, per avviare un processo di costante monitoraggio degli impegni governativi. Alla luce del nuovo Piano per il Sud la scelta di rendere finalmente utile la sede di piazza Campitelli non è da considerare banale: non si porti avanti il discorso della residenza romana della Santelli e quindi della “comodità” di governare da Roma, sarebbe semplicemente miserabile. Non è la presenza fisica a Germaneto o in qualunque altro posto a dettare l’agenda operativa, salvo a non volere un Presidente arroccato giorno e notte nel palazzone della Regione, il che – oltretutto – non sarebbe nemmeno produttivo. La Santelli, a ben vedere, punta a sfruttare la profonda conoscenza della politica (romana) per portare innegabili vantaggi alla Calabria, dando nuovo vigore agli uffici romani. Inutile stare a questionare sulle dichiarazioni («governerò tre giorni da Roma») ma si guardi e si verifichi l’azione del governo regionale e l’impegno del nuovo presidente. I calabresi non staranno solo a guardare, esigono concretezza e soluzioni, non parole e promesse da campagna elettorale. Avremo tutti modo di riscontrarlo, senza indulgenze o favoritismi: la Calabria si deve svegliare, il tempo delle attese è finito: lo tengano a mente i nuovi consiglieri regionali, non lo dimentichino i parlamentari mandati a Roma e a Bruxelles.

E, a proposito, non va trascurato l’impegno con l’Europa: l’eurodeputata grillina Laura Ferrara ha lanciato l’allarme sul mancato utilizzo della sede di Bruxelles che costa comunque 50mila euro l’anno di soli affitti. Occorre una presenza della Regione Calabria con una sede in Europa? Se sì, mettiamola in condizione di essere utile. (s)

Piano per il Sud / Una lettera di Pippo Callipo a Conte: assicurare legalità ed efficienza

L’imprenditore Pippo Callipo, capo dell’opposizione in Regione col movimento Io resto in Calabria, ha fatto pervenire al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, dopo la presentazione del Piano per il Sud, una lettera con cui richiede siano assicurate legalità ed efficienza.

«Durante la recente campagna elettorale per le Regionali – scrive Callipo – ho detto più volte, in vari incontri pubblici in cui mi hanno affiancato diversi esponenti del governo venuti in Calabria a sostenere la coalizione che ho avuto l’onore di guidare, che apprezzavamo tale vicinanza ma che avremmo avuto bisogno di atti concreti da parte dell’esecutivo nazionale soprattutto dopo le elezioni. Come non indugiavo in quella fase nella retorica elettorale, così mi tengo alla larga dai trionfalismi adesso, ma è indubbio che il Piano Sud 2030 che è stato presentato oggi a Gioia Tauro da Lei e dai ministri Lucia Azzolina e Giuseppe Provenzano rappresenti un’occasione unica che non può non destare speranza in chi crede in una Calabria nuova, libera dalla vecchia politica e dalle pastoie di quella parte malata di burocrazia che da anni definisco “mafia con la penna”.

«Si sta investendo moltissimo sui giovani, sull’inclusione, sull’innovazione, sull’occupazione femminile, sulle aree interne, sulle infrastrutture. Si stanno combattendo i luoghi comuni con i fatti. È insomma finalmente realtà un piano strutturale decennale basato su un investimento che il governo sta facendo per far rialzare il Paese attraverso il Mezzogiorno. Si tratta di una vera e propria svolta, io però non Le scrivo per manifestare mera gratitudine, bensì per sollecitare un impegno altrettanto serio e concreto nella gestione dei fondi assegnati alla Calabria in termini di rispetto della legalità, di efficienza e di snellimento burocratico. Le Sue parole sincere sul Sud e la competenza pragmatica dimostrata dai ministri Azzolina e Provenzano ci consegnano un’attenzione nuova di cui siamo contenti ma a ciò, comunque, va aggiunta la consapevolezza che tutti noi per primi dobbiamo fare la nostra parte per far sì che non sia l’ennesima occasione sprecata. Perché ciò avvenga occorre però da un lato vigilare sull’intero percorso degli investimenti del Piano Sud mantenendo dritta la barra della legalità, dall’altro garantire la piena efficienza e celerità delle procedure affinché tutto non rimanga imbrigliato in lentezze burocratiche, come quasi sempre è successo nella storia della Repubblica quando sono state stanziate misure straordinarie per il Mezzogiorno. In un Paese e in una Regione normale non ci sarebbe neanche bisogno di sottolineare queste esigenze, ma è inutile nascondere che non è normale la nostra situazione e che anzi viviamo in una condizione di emergenza sociale dovuta alla pervasività dei metodi criminali infiltratisi fin dentro il cuore delle articolazioni dello Stato».

«Abbiamo grande fiducia nell’operato di questo governo e sappiamo già quanto l’amore verso il Sud di cui Lei ha parlato venendo in Calabria non sia un mero esercizio retorico ma una dimostrazione concreta di sostegno che apprezziamo con altrettanto vigore. Ciò però non ci esime, guardando anche ai prossimi appuntamenti legislativi relativi all’Autonomia differenziata, dall’essere propositivi e vigili nel dare voce ai tanti calabresi onesti che, troppo spesso, hanno subìto decisioni politiche calate dall’alto che hanno contribuito ad aumentare il gap del Sud rispetto alle altre aree del Paese». (rp)

Callipo, candidato indipendente, ma con i dem: «Resto in Calabria per la libertà dei calabresi»

di SANTO STRATI – Il quartier generale del candidato Governatore Filippo Callipo, per tutti Pippo, è in uno dei tanti stabilimenti che l’industriale ha impiantato in Calabria. Un uomo del fare, non-politico, imprenditore antimafia, a capo di un impero che fattura, in Calabria, oltre 60 milioni. Chi gliela fa fare a mollare gli agi di un’avviatissima attività, oggi guidata dal figlio Giacinto (lo stesso nome del capostipite) per scendere nell’agone di una competizione elettorale a dir poco al vetriolo?

Lo confessa con straordinaria sincerità (e autentica commozione) durante l’intervista che ha concesso a Calabria.Live. Aveva detto no ai CinqueStelle e ribadito la sua indisponibilità alla proposta partita direttamente dal segretario dem Zingaretti. Poi durante una delle tante visite dei giovani nelle sue aziende, un ragazzo catanzarese gli ha domandato: “Ma perché non si mette a capo della rivoluzione di cui abbiamo bisogno in Calabria?” Una rivoluzione incruenta, fatta di idee ma soprattutto di determinazione e di concretezza. «Non serve un programma, tutti, a parole, sono capaci di proporre tutto e il suo contrario, io penso – ha detto a Calabria.Live – che si debba invece attuare “il” programma. Quello che non sono riusciti a realizzare quanti si sono succeduti in questi quindici-venti anni. Serve la volontà e la capacità di fare, non  bastano le idee, occorre saperle realizzare e portare a compimento. La burocrazia ha frenato se non impedito del tutto la realizzazione di tanti buoni propositi, per questo è necessario mettersi all’opera non a programmare, ma a finalizzare i progetti, farli diventare realtà. È questa la sfida, è questa la vera rivoluzione, quella che serve alla Calabria».

https://youtu.be/TfRlw6DUqpw

– In questo momento i calabresi hanno bisogno di programmi e di idee. Qual è il suo progetto?

«Io credo che i calabresi non abbiano bisogno di progetti, di programmi e di idee. Io credo che la Calabria, i calabresi hanno più bisogno, hanno necessità di attuazione dei programmi. Quando mi chiedono del programma dico che lo stiamo facendo naturalmente, però potrei anche prendere l’ultimo programma che è stato fatto dall’ultimo governatore o quello precedente ancora o quello dei cinque anni precedenti ancora: sono dei programmi validissimi, scritti da professori universitari molto bravi. Il problema che noi abbiamo avuto in questi ultimi quindici-venti anni è stato soprattutto l’attuazione del programma. È mancata l’attuazione del programma e io su quello mi impegno. Il programma? Io sono convinto che qualsiasi cittadino intervistato riesce a fare il programma. Che vuol dire il programma? Evidenziare quelle che sono le priorità, le necessità dei servizi o di altro che mancano ai calabresi. E quindi è una cosa facilissima da fare. Quello che noi ci stiamo battendo di far capire è che ci impegneremo nell’attuazione di questo programma, nel realizzare il programma. E quindi dare quei servizi che oggi mancano, innanzitutto restituire quella libertà che non hanno i calabresi, perché oggi sono succubi, assoggettati a raccomandazioni, a onorevoli e a tutto il resto per poter ottenere uno dei diritti o tanti diritti di cui la popolazione o il cittadino avrebbe necessità e ha diritto per costituzione di avere. Invece deve chiedere il favore, il piacere per ottenere… mi riferisco alla sanità, mi riferisco alla burocrazia, e tutti questi ostacoli oggi li superi se ti rivolgi al politico. Io, invece, vorrei – questo sarebbe il mio desiderio, questa la mia promessa d’impegno – di ridare la libertà ai calabresi per questi diritti riconosciuti».

– Parliamo della sua candidatura. Il 30 novembre ha dato l’annuncio che si sarebbe candidato e la settimana successiva il segretario Zingaretti ha ufficializzato la candidatura. Una candidatura che nasce in maniera un po’ conflittuale con i Cinquestelle. De Masi aveva indicato lei che è idealmente vicino ai Cinquestelle, però è successo qualcosa. Questo feeling non ha sortito una candidatura che poteva essere vincente. Cosa è successo?

«Questo me lo chiedo anch’io. Il mio contatto con i Cinquestelle risale all’estate ed è stato tenuto in stand-bye. Poi c’è stata l’Umbria. Quindi c’è stata la cena tra il segretario Zingaretti e Di Maio. Poi lì si è bloccato tutto, non si è capito cosa è successo. I deputati e i senatori calabresi, i parlamentari pentastellati al 50% avrebbero voluto una mia presenza con loro, all’altro 50% – non ho mai capito per quale motivo, se non da quello che ho letto sui giornali e ascoltato dalle voci che circolavano – non era di gradimento la mia figura. Di Maio non ha mai preso una determinazione o una decisione in un senso o nell’altro e quindi… Poi quando è venuto l’on. Parentela per chiedermi se io ero disponibile io ho detto di no perché c’era questa spaccatura: l’on. Nesci che si riteneva candidata e quindi in quella grande confusione, le dico la verità, non ho ritenuto di mettermi in gioco. Poi c’è stato un pour parler con il PD, però anche lì vedevo questa situazione che c’è ancora tra il governatore uscente e il resto del partito, e niente. Ho avuto, poi, degli incontri con la società civile che mi hanno sensibilizzato in questo senso, di non abbandonare, di non uscire fuori dai giochi, di dare una speranza. Poi c’è stato un ragazzo di Catanzaro che mi ha toccato particolarmente, quando io dicevo già di no. Un ragazzo di una scuola che è venuta a trovarmi in azienda per una visita di studio. Hanno fatto delle domande e questo ragazzo mi ha chiesto se io mi sentissi responsabile o meno di questa situazione per cui partono i giovani, di questo disastro che c’è in Calabria. E io lì ho avuto molta riflessione, ho avuto una crisi di coscienza e appunto, giorno 30, alle 11.10 ho diramato un comunicato in cui dicevo: io ci sono e apro alla possibilità di collaborare con me a tutti i partiti, alle liste civiche e alle associazioni. Ho aperto a chiunque condividesse questo percorso di cambiamento, ma io aggiungo qualcosa in più, di “rivoluzione”.

– Lei, generosamente, ha aperto la porta a Di Maio, ancora una settimana fa dicendo ‘aspetto una sua chiamata’, ma evidentemente il suo gesto non è stato gradito. Al contrario, il PD si è schierato quasi unanimemente, almeno a livello di Direzione, nei suoi confronti e lei in questo momento, al di là delle conflittualità con Oliverio e la minoranza che lo sostiene, è apparentemente il candidato ideale non solo del PD ma diciamo di un’area…

«Io sono il candidato di Io resto in Calabria e poi delle altre coalizioni politiche, sociali, civiche che condividono questo discorso che affiancheranno questa lista e questo presidente. Il segretario Zingaretti, dopo un’ora dal mio comunicato, mi ha mandato a dire “noi ci siamo. A noi piace Callipo, affianchiamo Callipo”. Poi è venuto 10 Idee per la Calabria e adesso ci sono altre liste che vorrebbero affiancarmi.

– La sua posizione di autonomia nei confronti del PD non crede che possa creare una sorta di seria ipoteca per quello che sarà il governo regionale, nel caso in cui lei venga eletto presidente?

«Guardi che è il contrario: la mia autonomia mi fa stare libero, non mi crea un assoggettamento al Pd o ad altri».

– Mi permetta, riformulo la domanda. Nella scelta del governo futuro questa adesione, quest’endorsement del PD  potrebbe crearle delle situazioni con indicazioni di personaggi che magari a lei non vanno bene?

«No, assolutamente no. Ho carta bianca, come si suol dire, dal PD, ho carta bianca da Dieci Idee per la Calabria. Del governo non se ne parla, sarò il solo responsabile, perché lì ci sarà l’attuazione di quel programma che stiamo andando a scrivere e che negli anni non è mai stato tenuto in considerazione».

– A suo avviso, questa competizione elettorale che vede tanti gruppi  separati, anche se in realtà ci sono diversi punti in comune, è una cosa che sicuramente non porterà bene ai calabresi. Per esempio, gli indipendenti della “società civile”: ci sono l’ex capo della protezione civile Carlo Tansi e l’ex presidente degli industriali di Reggio Giuseppe Nucera. Il suo gruppo, la sua lista ha ipotizzato di coinvolgere queste ed eventualmente altre liste civiche “senza partito” che abbiano punti in comune col suo programma?

«Secondo me, i punti sono davvero in comune perché il bene della Calabria è il punto trainante, è il filo conduttore e poi tutto il resto. Io sono aperto, ma non ho avuto nessun contatto. Se venissero e chiedessero di affiancarci, come altri, noi saremmo disponibili ad accettarli».

– Cavaliere, il male peggiore della Calabria è la burocrazia, che, come ha detto prima, annienta qualsiasi iniziativa. Quali sono le sue idee per vincere questo mostro che non è solo calabrese ma fa danni in tutta Italia?

«Chi fa danni letali proprio allo sviluppo e all’emancipazione della Calabria è quella che io ho definito da anni “la mafia con la penna”. E questa è peggio, crea delle difficoltà e degli ostacoli più grossi di quella che crea la mafia con la pistola. Cosa fare? Bisogna riorganizzare l’amministrazione pubblica, bisogna vigilare, bisogna creare degli automatismi e non dare l’autonomia al funzionario di gestire determinate cose e poi chiedere eventuali motivazioni per delle cose fatte in deroga. Io quello, per esempio, che voglio creare – è un mio pallino – e dare la possibilità ai cittadini di interloquire direttamente col presidente, senza barriere , senza dogane, senza raccomandazioni. Quindi creare una linea diretta: oggi con i sistemi informatici che ci sono si può creare una, due mail dirette al presidente che vede solamente la persona più vicina a me e che ci sarà alla Regione, dove mi possono dire, raccontare o denunciare alcune cose. Perché, vede, oggi al cittadino che subisce un’ingiustizia l’unica cosa che gli resta sono le forze di polizia, i carabinieri, la questura, la magistratura. Magari per piccole cose non lo può fare se non saremmo qui, come si diceva una volta a lottare con la carta bollata, allora quando ci sono delle piccole cose, delle ingiustizie, dei disservizi, io vorrei dare la possibilità al cittadino di arrivare direttamente al Presidente, in modo che le cose si possano analizzare e sicuramente snellire, in modo da dare soddisfazione alle persone. Anche in questo, il cittadino non è “libero” perché subisce determinate cose e non ha la possibilità nemmeno di sfogarsi».

– Legalità e lavoro sono due elementi fondanti per lo sviluppo della Calabria. Dal punto di vista della legalità lei è un rappresentante al di sopra di ogni sospetto che ha preso posizione quando è stato presidente della Confindustria calabrese ed è stato uno dei primi a denunciare situazioni di mafia gravissime ed è un impegno che non ha mai fatto mancare. Quali sono, a suo avviso, le ulteriori iniziative che occorre mandare avanti proprio per assicurare la legalità che i calabresi richiedono. La quasi totalità dei calabresi è fatta da persone per bene…

«Sicuramente, sicuramente. Fortunatamente! Io chiedo innanzitutto ai calabresi un cambiamento anche di pensiero, la possibilità di vedere le cose in un altro senso: di lasciare le scorciatoie e come scorciatoie mi riferisco al rivolgersi al potente di turno dei paese, al capomafia o al capobastone del paese. Se ci fosse questo sforzo da parte dei cittadini calabresi… però, devono essere tutelati. Ci deve essere la possibilità di sapere che se si rivolgono non al mazzettista di turno ma ad un ufficio pubblico devono essere ascoltati, devono essere in grado di bypassare quell’ostacolo per poter avere una soddisfazione su quelli che sono i loro diritti. Io credo che l’unica cosa che c’è è la legalità. Io è da tantissimi anni che sono sul territorio calabrese, da quando sono nato eccetto, dicevano scherzando alcuni amici, qualche piccola assenza per qualche giorno di ferie. Il mio riferimento sono sempre stati i carabinieri, è stata sempre la Questura, non ho mai pensato di trovare una scorciatoia per risolvere un problema. Perché è vero che magari altre cose ti risolvono il problema, ma tu perdi la libertà. E la libertà è la cosa più bella che dobbiamo mantenere. Quindi io chiedo anche ai cittadini calabresi uno sforzo di aiutarmi in questo senso».

– Alle elezioni del 2010 raccolse oltre 100mila voti e soprattuto l’adesione di un’ottantina di associazioni: questo significa che ha un contatto con il territorio.  Adesso, senza fare previsioni inutili, quali sono i suoi timori per la sua candidatura che appare brillante e forte…

«Rispetto al 2010 abbiamo dieci anni in più di esperienza, di sofferenze, di emigrazione al Nord sanitaria e di tante problematiche che, secondo me, la gente è satura. La gente oggi è matura per fare questo salto, per dire non mi rivolgo più alla solita politica che per vent’anni ci ha tenuto oppressi, ci ha tenuto sudditi, ci ha tenuto schiavi, quasi, del bisogno. Perché la gente che ha bisogno doveva risolvere il problema e glielo risolveva solamente questo modo di fare. Io mi auguro che la gente calabrese capisca che noi dobbiamo riacquistare la dignità di essere cittadini italiani. Lo ha detto anche il ministro De Micheli in visita a Reggio: ha detto che noi dobbiamo riacquistare quella dignità, quella presenza, quella importanza che hanno gli altri cittadini italiani. E lei non è calabrese, ma è di Piacenza.  Ecco, io mi auguro che ormai i calabresi possano avere fiducia: facciamo questo cambiamento, tanto, peggio di così… Diamo fiducia a questa persona, Pippo Callipo, che non ha problemi economici e quindi non lo fa per avere una postazione, ho avuto tante soddisfazioni nella vita (ero amministratore fino a questa discesa in campo di quattro società), godo della stima delle persone. Voglio dire, non lo faccio per uno scopo, lo faccio – nonostante sia un grosso sacrificio – per questa terra. Perché non meritiamo questa graduatoria che fanno a livello regionale: noi siamo sempre gli ultimi o agli ultimi posti. Noi calabresi siamo stati la fortuna e abbiamo determinato la ricchezza delle regioni del Nord. Perché non dobbiamo ribellarci a questo stato di cose? E la nostra intelligenza e la nostra voglia del fare e di lavorare perché non la dobbiamo mettere a disposizione della Calabria?».

– Salvini, la scorsa settimana a Reggio ha fatto un discorso da colonizzatore che lei, giustamente, ha respinto. Secondo lei, perché alcuni calabresi si lasciano incantare dalle fantasie salviniane?

«Guardi, fino al 29 novembre, quando si prevedeva la scesa in campo dei soliti partiti, forse lo capivo, perché vedevano il nuovo, vedevano questo che promette che fa presa sulla gente, ma oggi a queste persone le inviterei a ragionare e a vedere in Pippo Callipo la persona che potrebbe veramente risolvere, cioè iniziare a risolvere, cominciare a lavorare per intraprendere una nuova strada. Non credo che abbiamo bisogno che venga Salvini in Calabria – con tutto il rispetto per la persona – a risolvere i problemi nostri, dei calabresi. Per esempio, per la sanità calabrese, come una delle prime cose, chiamerò a raccolta i maggiori esperti che sono in Calabria, calabresi, esamineremo cosa dobbiamo fare per la sanità calabrese. Ma non lo facciamo con la gente del Nord: sentivo dire che una regione del Nord dovrebbe “adottarci” per risolvere i problemi. Siamo proprio al paradosso. E noi calabresi non facciamo niente? Noi veniamo adottati per risolverci il problema che poi magari sono i medici nostri calabresi che sono lì, io ne conosco tantissimi in tutt’Italia che occupano delle posizioni di primo piano».

– Un ultima domanda: che ne pensa del movimento delle sardine, al di là delle facili battute…

«Non facciamo battute, io ho rispetto di tutti. Per me è una dimostrazione di questa ormai intolleranza verso la politica: diciamo che si è arrivati al limite della sopportazione. È un movimento silenzioso, mi auguro che si organizzi: con i movimenti silenziosi facciamo notare che ci sono determinate carenze, che si sono determinate esigenze, però il problema bisogna affrontarlo, bisogna lavorarci, non solo dimostrare così che c’è il problema». (s)

P.S: Repetita iuvant. Questa intervista (quella a Occhiuto pubblicata il 22 settembre, quella a Oliverio del 29, quella a Nucera del 6 ottobre, quella a Carlo Tansi il 13 ottobre, a Dalila Nesci il  21 ottobre e le altre che seguiranno ai candidati a governatore) non sono spot elettorali: Calabria.Live non parteggia per alcuno, se non per i calabresi e la Calabria tutta. Chiunque ha idee da presentare, argomenti su cui ragionare, troverà qui una piazza aperta e disponibile a diffondere, nella dialettica del confronto, opinioni e proposte. La Calabria ha bisogno di concretezza, non di parole vuote che, ormai, per fortuna, non riescono ad incantare più nessuno. La sfida alle prossime regionale non va giocata sui nomi, ma sulle idee e su propositi realizzativi per far crescere la nostra terra, per dare finalmente un futuro (in casa) ai nostri ragazzi, per trasformare la Cenerentola del Mezzogiorno nella California d’Europa.

Calabria, il Pd rilancia Callipo e cerca alleati. Dubbi M5S su Aiello. E a destra Wanda Ferro…

di SANTO STRATI – La notizia arriva a metà mattinata, in una Calabria graziata momentaneamente dal maltempo. Ma la burrasca – sulle elezioni regionali – si annuncia comunque: mentre da Roma rimbalzano le perplessità dei vertici CinqueStelle sulla candidatura del prof. Francesco Aiello, è lo stesso Pippo Callipo ad annunciare la sua candidatura a governatore, col simbolo del PD. Attenzione, non è lui a provocare la burrasca, l’imprenditore è una persona per bene, vanta un’ottima reputazione e ama spesso dire «io resto in Calabria» per riaffermare quanto creda nella possibilità di riscatto di questa terra, ma è la posizione irremovibile di Mario Oliverio, governatore uscente, di candidarsi comunque, che agita i dem. Oliverio vanta il sostegno di numerosi circoli dem e di oltre 150 sindaci e sarà una spina nel fianco nella raccolta dei voti per Callipo.

L’imprenditore di Vibo, quindi, spariglia ancora una volta il risiko di queste consultazioni. Aveva più volte annunciato la disponibilità, per poi ritirarla. Aveva dato ascolto all’amico imprenditore antimafia Antonino De Masi, che si è speso molto in questa settimana per tentare di ricucire lo strappo pentastellato nei confronti di un’intesa elettorale dem-grillini, per poi rinunciare nuovamente, dopo l’intransigenza dimostrata dal responsabile elettorale calabrese M5S Paolo Parentela. Ha cambiato di nuovo parere e si è presentato ufficialmente candidato del pd.

«Esponenti della società civile, delle organizzazioni sindacali e datoriali – ha dichiarato Callipo – mi chiedono un impegno diretto, forte e convinto per avviare un cambiamento reale, tangibile che sia in grado di mettere la nostra Regione al centro dell’agenda politica del Paese. In queste settimane ho molto riflettuto sull’opportunità di un mio impegno politico diretto e sono giunto alla conclusione che non posso non fare questa battaglia, non posso non ascoltare la voce di una nuova generazione che vuole essere protagonista di una rivoluzione pacifica ma decisa e non più procrastinabile.

«Sempre più giovani Calabresi – dice Callipo – chiedono di non lasciare,  per mancanza di opportunità di lavoro e di prospettive di futuro, la terra dove sono nati e cresciuti. Ho deciso quindi di ascoltare il mio cuore, il mio profondo desiderio di aiutare la mia terra perché da sempre coltivo il sogno di vederla cambiare, evolversi e dare opportunità a tutti. Sento inoltre un dovere morale verso i tanti giovani che incontro quotidianamente e che mi chiedono di diventare garante delle loro aspettative».

Il Pd, dunque, presenta finalmente un candidato da opporre a Oliverio e da sottoporre nuovamente ai grillini per una possibile intesa, ma questo gioco al massacro, vista la ristrettezza del tempo a disposizione, non gioca certo a favore della sinistra. Il popolo dem, già vittima di una inspiegabile quanto acuta forma di divisività assoluta che ha frantumato il partito, si chiede giustamente se sia lo stesso Callipo che a marzo 2010 era schierato contro il PD raccogliendo con le liste di Di Pietro un modesto 10% (per la cronaca vinse Scopelliti col 57,80% dei voti). Lo stesso imprenditore che oggi lancia «un forte appello a partiti e movimenti civici: uniamoci e portiamo avanti questa battaglia di legalità, trasparenza e rinnovamento, facciamolo con coraggio senza badare a rendite di posizione e tatticismi», troverà ampia accoglienza tra i dem che non vanno con Oliverio? Su questi ultimi c’è odor di scomunica del pd, ma non sarà certo questo a convincerli a ripudiare l’impegno espresso all’ex governatore.

Callipo vanta già entusiastiche prese di posizione a suo sostegno. Il prof. Domenico Gattuso –  ha detto che il movimento di cui è a capo «ha lavorato tanto affinché un imprenditore del valore di Pippo Callipo decidesse di offrire il suo coraggio in una discesa in campo che spiazzasse la superbia delle vittorie facili in una terra di confine vilipesa e offesa. Il Movimento 10 idee per la Calabria che per primo ha auspicato un rinnovamento della classe dirigente calabrese  e si è fatto promotore di una iniziativa tesa a sollecitare una alleanza pro Calabria, sostiene convinto la candidatura di Callipo. Da domani inizia il nuovo corso calabrese… un respiro nuovo e vitale». E Antonino Castorina, capogruppo dem al Comune di Reggio e consigliere metropolitano con delega al Bilancio (vicino ad Anna Ascani)  ha detto che «Callipo rappresenta un nome di una Calabria che vuole riscatto e dignità» ma allo stesso tempo affida «al Partito Democratico della Calabria ed al Commissario regionale Graziano il compito di fare chiarezza su come sarà rappresentato il vero rinnovamento del Pd con Callipo in Calabria per come ha annunciato Nicola Zingaretti, a partire dal fatto che chi non seguirà questo percorso starà fuori dal Pd senza se e senza ma».

Insomma, Callipo rappresenta la ciambella di salvataggio di un naufragio annunciato, ma gli serviranno anche le “scialuppe” di un territorio che al momento sembra più frastornato che mai e, soprattutto, disorientato da una politica frutto di improvvisazione e superficialità. A rimetterci non sarà Callipo che ci mette la faccia e rischia l’impopolarità in caso di sconfitta, ma tutta la Calabria. Già, perché, se da un lato sembra schiarirsi l’orizzonte a sinistra (pur con la bufera minacciata da Oliverio), dall’altro si complica ogni giorno di più lo scenario di queste regionali e appare difficile immaginare un governo di coalizione per Germaneto.

Secondo la deputata Enza Bruno Bossio la scelta di Callipo è «un errore politico marchiano. Quello che sta facendo Zingaretti è aberrante. Callipo è tutto tranne che un candidato civico. Nel 2010 si è candidato e di fatto, con la sua candidatura, ha fatto perdere il candidato del Pd, Agazio Loiero, favorendo la vittoria di Giuseppe Scopelliti. Nel 2014 ha sostenuto la candidata del centrodestra Wanda Ferro. Ci sono tanto di foto di Callipo con Ferro in campagna elettorale. Nemmeno i 5 Stelle lo hanno voluto. E noi che facciamo? Ci prendiamo l’usato insicuro per non candidare Oliverio che, almeno, è l’usato sicuro. È qualcosa di veramente folle che il Pd sostenga la candidatura di un signore di 73 anni, un perdente, un antipolitico e che mai è stato a sinistra. Ma dov’è il rinnovamento?».

Di parere opposto il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà: «Callipo è un nome che convince, soprattutto perché è garanzia di una prospettiva riformista improntata al pragmatismo e al rinnovamento. È un simbolo di una Calabria sana e vincente – ha detto Falcomatà – una candidatura che parte dal civismo e che spero potrà attrarre le forze politiche democratiche nella nostra regione. In questo senso accolgo l’invito giunto dal Segretario Zingaretti affinché attorno alla figura di Callipo si aggreghi il sostegno di tutto il Partito Democratico calabrese e di tutte le forze civiche che lavorano nella direzione del cambiamento».

Il prof Aiello, stimato docente Unical, subito attaccato per una lontana vicenda di abusi edilizi, non è nel cuore dei grillini che decidono e a fronte della sua accettazione non risulta nessuna ufficializzazione della candidatura. Se, come pare, Luigi Di Maio e company sono intenzionati a scartare il suo nome, cosa faranno i Cinque Stelle in Calabria? La cosa più probabile, per salvare (?) la faccia senza dover ritornare sulle posizioni più volte espresse di chiusura al pd, sarà saltare il turno e non presentarsi. Con buona pace degli attivisti e di quanti operano sul territorio. La rinuncia alle liste sarebbe sicuramente meno traumatica di una disastrosa débacle alle urne.

Analoga situazione di estrema incertezza regna nel centro destra che, nei sondaggi, sembrava destinato a vincere, facilmente, la partita. I fratelli Occhiuto – visto che ormai si parla dell’alternativa (folle) di candidare il deputato Roberto al posto dell’ “indesiderato” Mario –  non disperano e aspettano l’incontro decisivo che dovrebbe tenersi in settimana. Salvini non ha un candidato di riserva (il calabro-milanese Vincenzo Sofo – 20mila preferenze in Calabria alle ultime europee ed eurodeputato in pectore in caso di brexit – è più conosciuto per il fidanzamento con Marion Le Pen che per la sua attività politica), ma non vuole cedere sugli Occhiuto.

Forza Italia, ormai vicina alla canna del gas, non ha alternative “importanti” da mettere in pista: il sindaco di Catanzaro Sergio Abramo rischia non solo di non farcela, ma di perdere soprattutto le due preziose posizioni in Comune e Provincia, quindi non dovrebbe accettare. E il deputato Francesco Cannizzaro, attivissimo a far crescere il numero dei tesserati azzurri, altra apprezzabile chance, capisce bene che il poco tempo a disposizione lo metterebbe in una posizione di grande svantaggio. Unica via d’uscita per salvare il salvabile sembra Wanda Ferro, già avversaria di Oliverio alle elezioni del 2014, oggi deputata di Fratelli d’Italia. Secondo gli accordi, la Regione Calabria toccherebbe a Forza Italia, ma l’intesa sempre più vicina Meloni-Salvini potrebbe far cambiare idea. La Ferro, in cuor suo ci spera molto e si rimette a quanto deciderà l’assise degli alleati, ma sa bene che, date le circostanze, la sua è l’unica candidatura che potrebbe risolvere la quasi certa insanabile frattura Berlusconi-centro destra, in caso di mancata intesa sul nome.

Il re delle cravatte, Maurizio Talarico, che aveva annunciato la sua disponibilità con o senza il pd, ha già rinunciato. I candidati civici Carlo Tansi e Giuseppe Nucera, invece, continuano a guardarsi attorno, spiazzati dalla candidatura di Callipo, ma continuano a restare isolati, ognuno per proprio conto. Cosa succederà? Attenzione: i colpi di scena, cui queste elezioni ci stanno abituando non sono finiti… (s)

 

Elezioni regionali: torna in campo Pippo Callipo se nasce l’intesa PD-M5S

Queste elezioni regionali non sono prive di continue sorprese. Torna in campo l’imprenditore vibonese Pippo Callipo, re del tonno, con un’apertura all’eventuale intesa PD-M5S. Il Movimento 10 Idee per la Calabria, affacciatosi lo scorso maggio, in un comunicato ha affermato di guardare «con interesse e favore alla formazione di una coalizione tra  M5S, PD e liste civiche. L’obiettivo è quello di non consegnare l’amministrazione regionale nelle mani di chi, negli ultimi decenni, ha fatto conquistare alla Calabria ogni possibile primato negativo in Italia e in Europa. La nostra priorità – affermano dal Movimento 10 Idee per la Calabria – è la formazione di una nuova classe dirigente».

«Il cambiamento – si legge nella nota – necessita, a nostro avviso, di due  condizioni. La prima: che le forze politiche mettano al centro dell’azione amministrativa l’attenzione del governo centrale sulla esigenza, non più rinviabile, di investimenti nella nostra regione finalizzati a:

  1. strade e trasporti efficienti che scongiurino  l’isolamento mortale a cui sembrerebbe destinata la nostra regione, la più svantaggiata d’Italia;
  2. iniziative economiche per favorire l’occupazione dei giovani calabresi e assorbire il precariato;
  3. riforma della sanità regionale per  ridurre la mobilità fuori regione;
  4. difesa del nostro ambiente naturale, nostra unica reale risorsa economica, che non può prescindere dalla prevenzione  dei rischi idrogeologici.

«La seconda   condizione si traduce nella nostra convinzione che la sola persona oggi in grado di assumere efficacemente ed autorevolmente la guida della coalizione di governo regionale sia Pippo Callipo, per la sua personale credibilità, le sue competenze e per l’impegno effettivo manifestato a favore della nostra regione. A queste condizioni 10 Idee per la Calabria darà sostegno  alla prossima competizione elettorale mettendo a disposizione della coalizione studi e progetti avviati e donne e uomini che rappresentano il meglio della società civile calabrese».

È utile ricordare che all’indomani della presentazione della nuova piattaforma politica era tramontata l’ipotesi di una candidatura di Callipo per i Cinque Stelle, cui l’imprenditore vibonese piaceva molto. Non c’erano le condizioni, ma probabilmente mancava la convinzione di una reciproca convenienza e opportunità. Contatti riservati tra Callipo e qualche nome forte dei Cinque Stelle, in primavera avanzata, non avevano prodotto risultati (i pentastellati avevano anche offerto ad Antonino De Masi, l’imprenditore di Rizziconi nel mirino della mafia la candidatura per la Cittadella regionale, che però aveva fermamente respinto la proposta). Dopo la nascita del Movimento politico animato dal prof. Domenico Gattuso, la candidatura dell’imprenditore del tonno era, però, venuta meno (c’era ancora il governo lega-stellato). La nascita del movimento era stata indicata come «L’aggregazione di un gruppo consistente di promotori accomunati da un comune sentire, persone libere, responsabili, credibili, competenti, aperte al dialogo, attive nel sociale, con storie limpide e dignitose; l’elaborazione di idee, programmi e proposte, a partire dalle competenze ed esperienze possedute; l’innalzamento della qualità del dibattito politico regionale attraverso il coinvolgimento di personalità autorevoli, di associazioni e movimenti credibili; la composizione di un fronte unitario di liste elettorali, attraverso l’aggregazione di persone di elevato profilo e riconosciute qualità, che intendano mettersi al servizio della regione, senza scopi di carriera, capaci di assumere responsabilità di governo della cosa pubblica in modo autorevole».

Oggi il Movimento 10 Idee per la Calabria cambia strategia e solletica l’intesa PD-M5S spingendo il miglior nome spendibile sul territorio. Callipo alle regionali del 2010 si era presentato contro Giuseppe Scopelliti e Agazio Loiero con la lista civica Io resto in Calabria con Callipo, abbinata a Italia dei Valori e Lista Bonino-Pannella, prendendo oltre 100mila voti (10,02%) contro i 614mila di Scopelliti (57,76%) e i 342mila di Loiero (32,22%). Ma allora si  recarono alle urne 1.887.078 calabresi (il 59,27%), oggi c’è lo spettro di una fortissima astensione. E, come se non bastasse, a fine settembre c’è stata una netta chiusura di numerosi esponenti pentastellati locali a replicare l’attuale intesa governativa anche in Calabria. A firmare il documento in cui affermavano che «in Calabria escludiamo categoricamente ogni ipotesi di accordo con il Partito Democratico o liste civetta in cui sono coinvolti direttamente o indirettamente esponenti dello stesso partito» sono stati i deputati Paolo Parentela, Dalila Nesci, Riccardo Tucci, Francesco Sapia, Elisabetta Barbuto e Alessandro Melicchio e i senatori Rosa Abate, Bianca Laura Granato, Margherita Corrado e Nicola Morra. Ciononostante, Pippo Callipo (con il medico ambientalista Ferdinando Laghi) rimane tra i favoriti dei grillini, anche se Dalila Nesci insiste a proporre la sua candidatura, mettendo a disposizione l’attuale incarico alla Camera.

Il tempo stringe e l’ufficializzazione delle candidature richiede decisioni rapide: il PD confermerà la netta chiusura a Mario Oliverio (che a questo punto si candida con una lista civica a suo nome)? La Lega continuerà il gioco al massacro contro Mario Occhiuto, mettendo in forse la vittoria quasi scontata del centro-destra? Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio troveranno un’intesa accettabile per entrambe le formazioni politiche? Troppi interrogativi sui tradizionali partiti politici. E se questa bizzarra confusione tra le parti in causa favorisse alla fine un outsider? (s)

 

GIZZERIA: I PREMIATI DEL “CAPOSUVERO”, NEL NOME DI MATTEO VINCI

4 settembre – Conclusa, con successo, la quinta edizione del Premio Caposuvero, che si è svolta, nei giorni scorsi, alla Torre dei Cavalieri di Gizzeria.
La serata, condotta da Massimo Mercuri e Piera Dastoli, ha visto la presenza di Rosaria Scarpulla, madre del biologo Matteo Vinci, ucciso il 9 aprile scorso in un agguato della ‘ndrangheta, insieme al marito Francesco e all’avvocato Giuseppe Pace, che sta seguendo i coniugi. A Loro, una targa ricordo, mentre all’avvocato è stato consegnato il Premio Caposuvero dall’on. Mario Tassone.

Massimo Mercuri, Klaus Davi e Francesco Chindemi

Presente, anche il giornalista Klaus Davi, che da tempo si sta occupando della Calabria e dei suoi problemi con la criminalità organizzata, che ha annunciato di volersi candidare a sindaco del Comune di San Luca. Anche al giornalista è stato consegnato il Premio Caposuvero dal collega Francesco Chindemi, direttore di Reggio Tv.
Il Premio per lo sport è stato consegnato ad Eugenio Guarascio, presidente del Cosenza Calcio, dalla giornalista Nadia Donato. Premiata anche l’oncologa Teresa Calimeri, ricercatrice presso il San Raffaele di Milano.
Riconoscimenti particolari sono stati, poi, consegnati a Antonio Butera, primario della Divisione di Cardiologia dell’Ospedale di Lamezia, a Giacomo Muraca, titolare dell’azienda “Antichi Sapori” di Cicala e al giovane regista Ernesto Censori.
Anche a Carlo Tansi, responsabile della Protezione Civile calabrese, è stato consegnato un riconoscimento dalla giornalista Maria Scaramuzzino.
A Floriano Noto e a Nuccio Caffo, titolari di realtà imprenditoriali, eccellenze della Calabria, è stato consegnato il Premio Caposuvero dal giornalista Pasquale Roppa e dall’imprenditore Pippo Callipo, padrino della manifestazione insieme al magistrato Francesca Garofalo.
Giuseppe Buffone, nell’organico del Ministero di Grazia e Giustizia, originario di Gizzeria, è stato consegnato un riconoscimento dal dirigente scolastico Teresa Goffredo.
Tra i premiati, anche il giornalista de “La Stampa” di Torino Antonio Barillà, e l’ex calciatore Salvatore Miceli, premiati dalla giornalista sportiva Maria Rosaria Bazzano.
La serata, inoltre, è stata arricchita dall’esibizione della cantante Chiara Palaia e dalla sfilata di moda della giovane stilista calabrese Debora Isabella.
Nel corso della serata, inoltre, Martino Ceravolo, padre di Filippo, ucciso a 19 anni a Soriano, ha annunciato la presentazione, per il 25 ottobre, a Soriano, in occasione del sesto anniversario dell’assassinio del figlio, di un libro che racconta un crimine ancora impunito. (rcz)