Gli scout di Calabria alla scoperta del Porto di Gioia Tauro

È stata una giornata all’insegna dell’entusiasmo e della voglia di conoscere il porto di Gioia Tauro, quella che i ragazzi di Agesci, l’associazione Guide e Scout Cattolici Italiani della Calabria hanno trascorso con il presidente dell’Autorità di Sistema portuale dei mari Tirreno meridionale e Ionio, Andrea Agostinelli, che ha illustrato loro la bellezza di una infrastruttura da guardare con gli occhi del futuro. I ragazzi sono stati accompagnati al referente del Clan di Formazione Fabio Caridi.

Nell’ambito del loro incontro regionale, la “Route di Branca”, dal tema “Custodi di Comunità su Strade di Speranza”, nata dall’esigenza di fare incontrare tutti i clan Agesci calabresi per vivere percorsi di partecipazione e conoscenza della propria regione, i cinque gruppi del Clan Formazione, provenienti da Locri, Serra San Bruno, Rosarno, Lamezia Terme e Montalto Uffugo, hanno voluto scoprire le peculiarità del porto di Gioia Tauro.

Dopo un tour all’interno dello scalo, nel corso del quale gli scout hanno potuto toccare con mano la maestosità dell’infrastrutturazione, le sue navi, i cosiddetti giganti del mare, lunghe quanto quattro campi di calcio, e gli infiniti piazzali stracolmi di container colorati, provenienti da tutto il mondo attraverso lo scalo portuale calabrese, posto al centro del Mediterraneo, si sono spostati nella sala consiliare del Comune di San Ferdinando dove il presidente Andrea Agostinelli ha illustrato, nel dettaglio, l’intera programmazione di sviluppo posta in essere dall’Autorità di Sistema portuale dei mari Tirreno meridionale e Ionio per definire e sostenere la crescita del porto di Gioia Tauro, primo scalo portuale di transhipment in Italia. 

Nel corso dell’incontro, Agostinelli si è soffermato sulla illustrazione delle opere completate e di quelle in corso d’opera, per poi dare spazio alla programmazione futura fondamentale a garantire il primato dello scalo per i prossimi decenni.

Dalla fervida curiosità dei ragazzi sono giunte al presidente Andrea Agostinelli diverse domande che hanno toccato varie tematiche, dalla capacità di gestione e sistemazione dei container nel piazzale, in base all’ordine di arrivo e di partenza, alle misure adottate dalle forze dell’ordine per contrastare le ingerenze della malavita, fino alla possibilità di ulteriori sviluppi mirati a garantire occasioni di lavoro e di vita ai giovani in Calabria. 

La giornata si è conclusa con una colorata foto di gruppo insieme al presidente dell’Autorità di Sistema portuale dei mari Tirreno meridionale e Ionio, Andrea Agostinelli, e al sindaco di San Ferdinando, Luca Gaetano. (rrc)

PORTO DI GIOIA, 50 ANNI FA L’INIZIO LAVORI
OGGI UNA GRANDE REALTÀ MEDITERRANEA

Nessuno, quando venne messa la prima pietra del Porto di Gioia, avrebbe potuto immaginare uno sviluppo così forte e, diciamolo, anche inaspettato. Ma il Porto sta esprimendo solo il 20% del suo potenziale: la Calabria deve adottarlo e farlo diventare il volano della crescita del territorio per l’attrazione di investimenti (c’è un retroporto vastissimo e inutilizzato). E – quando si farà – per il Ponte Gioia può rappresentare una sede logistica eccezionale dove stoccare (e perché no? lavorare) i “pezzi” che andranno allestiti e montati. Non ci vuole un genio, ma solo buonsenso, quello di cui la Calabria ha davvero tanto bisogno. Presidente Occhiuto non sottovaluti questa ulteriore opportunità per Gioia Tauro. Il futuro è lì, tra quelle banchine e il retroporto. (s)

di MICHELE ALBANESE – Ricorrono oggi (ieri ndr), 25 aprile, i 50 anni dalla posa della prima pietra per la costruzione del porto di Gioia Tauro. Fu GiulioAndreotti, all’epoca Ministro alla Cassa per il Mezzogiorno, presente anche Giacomo Mancini, ad inaugurare il cantiere che costruirà il porto.

In occasione della visita, un po’ oscura e misteriosa tanto che pochi giorni prima nessuno tra i dirigenti provinciali della Dc sapeva della presenza del Ministro e della cerimonia che molti anni dopo farà parlare di se anche per l’imbarazzante presenza, al rinfresco, di esponenti del clan mafioso dei Piromalli, Andreotti diede prova del suo proverbiale senso dell’ironia commentando la sfiducia delle popolazioni locali nei confronti delle promesse del governo.

«I calabresi hanno ragione di diffidare», disse, «perché spesso alla prima pietra non segue la seconda».

La cava dei Mancuso e il ruolo dei Piromalli

Ma in quella circostanza non an­dò così. Alla prima ne seguirono altre e poi altre ancora, molte delle quali provenienti da una cava tra Nicotera e Limbadi che abilitò i Mancuso di Limbadi alla conquista del vibonese. Si scrisse che i Piromalli di Gioia Tauro per mettere le mani sulle quelle pietre diedero dei soldi a don Ciccio Mancuso per comprare e poi sfruttare quel pezzo di montagna di granito fatta saltare con la dinamite. Un’opera­zione che fece con volare i Mancuso ai tavoli che contavano della ‘ndrangheta calabrese. Il comple­tamento del porto avvenne ben 13 anni dopo con un costo stimato di quasi mille miliardi di vecchie lire. Una cifra mostre per allora. Quel 25 aprile il palco era stato allestito dal comune di Gioia Tauro in C.da Vota proprio davanti alla distesa di agrumeti già espropriati e da­vanti al piccolo paese di Eranova che nonostante la tenace resistenza degli abitanti verrà spazzato via dalle ruspe. Si dava quindi il via a quella che veniva ritenuta essere l’avvio dell’industrializzazione calabrese. Il porto costituiva l’asset principale per la realizzazione del Quinto Centro Siderurgico partorito dopo i moti di Reggio Calabria del 1970.

Le resistenze dell’Iri e di Confindustria sul Quinto Centro Siderurgico

Allora c’era da combattere, per avere ragione delle ultime resistenze sulla strada della realizzazione dell’impianto siderurgico, provenivano dall’Iri, dalla Confindustria e da alcuni settori delle forze politiche di Governo e di opposizione. Il porto fu finito, ma del siderurgia che avrebbe all’impiego di 7500 posti di lavoro non si vide nemmeno l’ombra. Il Cipe aveva deliberato per la costruzione del porto 178 miliardi di lire che, presto, a suon di perizie e varianti, si moltiplicarono. Nonostante tutto, tra le potreste della gente di braccianti e operai già allora dubbiosi che la siderurgia effettivamente si realizzasse, che issarono cartelli “Non basta la prima pietra, il quinto centro non ce lo darà nessuno”.

«Tutte le preoccupazioni e le perplessità della popolazione della zona e, allo stesso tempo, la piena consapevolezza che quanto finora sia è ottenuto è frutto delle lunghe lotte popolari (anche contro le provocazioni fasciste che qui spalleggiano gli agrari) – scrisse nella sua cronaca sull’Unità Franco Martelli allora – sono state espresse a nome della Cgil, della Cisl e della Uil dal compagno Alvaro il quale ha, anche, chiaramente indicato l’esigenza che la lotta prosegua per battere tutte le resistenze e avviare veramente la costruzione del Quinto Centro Siderurgico. Né – ha aggiunto ancora Alvaro – il conto coi lavoratori calabresi da parte del Governo può chiudersi qui, dal momento che anche altri impegni assunti sono ancora in gran parte da realizzare».

Una passerella per tutti

Durante la cerimonia presero la parola i dirigenti locali del Pci, del Ps, della Dc e della Psdi e il presidente della Regione Ferrara e il sindaco di Gioia Tauro Gentile. Come sospettavano gli operai, il Quinto Centro Siderurgico sparì ben presto e le sole opere realizzate furono il porto, la Diga sul Metramo e la Superstrada Jonio-Tirreno. Perché? Primo perché, allora, la siderurgia era già in crisi per cui realizzare un altro impianto siderurgico era praticamente inutile e, secondo, perché quelle opere civili servirono ad altro e cioè a far dare alle famiglie di ‘ndrangheta il salto di qualità, trasformando la loro dimensione agro pastorale in vere e proprie imprese criminali: nacque in quel modo la “‘ndrangheta imprenditrice”, che cominciò a mettere le mani sui cantieri con le guardianie e successivamente, grazie ai subappalti, a divenire unici fornitori di servizi ai mega Consorzi edili che stavano per realizzare il porto imponendosi con le forniture di cemento, movimento terra, ferro e altro. I boss divennero “imprenditori”, comprarono camion e ruspe e misero le mani sulla montagna di miliardi destinati alla costruzione del Porto, della Diga e della strada tra i due versanti della Provincia reggina.

Il progetto del Porto

Il progetto per la costruzione del porto prevedeva la realizzazione di “un canale della larghezza di galleggiamento variabile da 250 a 350 metri e della lunghezza di 3200 metri, che doveva avere regine dal bacino d’ingresso proteso a mare e protetto a due moli foranei convergenti. I quali formeranno un’imboccatura della larghezza di 300 metri al galleggiamento e di 220 metri a quota meno quindici metri. Il molo Nord, lungo 950 metri, raggiungerà con l’unghia della scarpata esterna il fondale di meno 50 metri, mentre quello Sud si spingerà fino a 440 metri dalla battigia raggiungendo un fondale di 35 metri. L’avamporto avrò un cerchio di diametro di 800 metri per l’evoluzione del naviglio all’attracco, mentre il banchinamento è previsto per oltre cinque chilometri, di cui tre saranno adibiti alle necessità del Centro siderurgico. Per le sue caratteristiche, il costruendo porto consentirà l’attracco di navi fino a 80mila tonnellate.

Tutte le infrastrutture al servizio dell’agglomerato di Gioia Tauro interessano una superficie di oltre 500 ettari; il consorzio industriale ha, fino a oggi, acquistato la disponibilità dell’area interessata alla realizzazione della prima fase dei lavori del porto, la cui ultimazione è prevista entro 40 mesi.

Per l’esecuzione dell’opera si calcola che saranno impegnate oltre duecentomila giornate lavorative. Si prevede che, entro il 1978, il complesso delle opere portuali e delle altre infrastrutture generali (con un ulteriore investimento globale di oltre 200 miliardi di lire) sarà completamente ultimato. Di tempo per finirlo ci sono voluti non 40 mesi, ma quasi 160 e quella somma totale di 200 miliardi in totale non bastò manco a realizzare meno di un quarto delle opere previste. La “grande piscina”, come veniva troppo affettuosamente chiamata in zona, nella quale brulicavano le cozze e le ostriche, restò tale per alcuni anni, prima che qualcuno pensò di utilizzarlo come terminal carbonifero, osteggiato per anni dalla popolazione. Poi arrivò il transhipment! Ma questa è un’altra storia. (ma)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud]

 

 

L’OPINIONE / Giuseppe Falcomatà: Il porto di Gioia Tauro non è un ring sul quale inscenare regolamenti di conti per vicende personali

di GIUSEPPE FALCOMATÀ – Ultimamente il porto di Gioia Tauro sembra più un ring che un’infrastruttura vitale per il futuro della Calabria. È assurdo che si utilizzi uno dei principali snodi commerciali e trasportistici di tutta Europa come terreno di scontro per beghe di piccolo cabotaggio, che nulla hanno a che vedere con l’interesse generale e con lo sviluppo del nostro territorio.

I risultati di questi anni ci parlano di un’infrastruttura in crescita, grazie all’ottimo lavoro promosso dal Presidente dell’Autorità Portuale Andrea Agostinelli. Un percorso di innovazione ed efficientamento che deve proseguire, rappresentando un valore aggiunto determinante per lo sviluppo della nostra area metropolitana, della Calabria e dell’intero Mezzogiorno.

È in questi termini che va assunta la questione, ben lontano da posizioni personalistiche che non dovrebbero trovare spazio nel dibattito pubblico e che rischiano di fare del male ai tanti, e metto per primi i lavoratori portuali, che operano ogni giorno per far funzionare al meglio l’infrastruttura.

La dialettica di parte non ci appassiona, è grave che si tenti di utilizzare le istituzioni come strumento per ciò che appare come una sorta di regolamento di conti, rispetto ad una vicenda del tutto personale, fuori da qualsiasi interesse pubblico. Ciò che dovrebbe preoccupare invece delle istituzioni responsabili, è ad esempio la difficoltà ad operare, da parte di un Ente di programmazione strategico come la Città Metropolitana, per via del mancato trasferimento delle funzioni da parte della Regione Calabria.
O ancora l’assenza sostanzialmente strutturale dell’Ente regionale dalle dinamiche di sviluppo del porto e soprattutto del retroporto, che versa da lungo tempo in una condizione di abbandono, o la penuria di risorse provenienti dai trasferimenti statali e regionali nei confronti della Città Metropolitana, che determinano l’impossibilità di programmare strumenti di trasporto intermodale connessi all’area portuale, con un sistema di trasporto pubblico destinato alla mobilità degli stessi lavoratori portuali, in grado di favorire quel tanto anelato meccanismo di indotto che potrebbe generare un effetto moltiplicatore sul territorio, in termini commerciali ed occupazionali.
In queste settimane ho avuto modo di ascoltare le rimostranze di tanti operatori portuali, e credo sia giunto il momento di ritornare a parlare di una programmazione efficace per lo sviluppo del nostro porto, così come di un percorso di sviluppo che coinvolga pienamente la comunità della Piana di Gioia Tauro e dei suoi Comuni. A partire dal tema dei trasporti e della mobilità interna, ad esempio con la rivitalizzazione del sistema delle vecchie linee taurensi. Su questi temi attendiamo di poterci confrontare con chi ha davvero a cuore le sorti di questo territorio. (gf)
[Giuseppe Falcomatà è sindaco di Reggio]

La Giunta di Gioia Tauro chiede la rimozione di Agostinelli dalla guida dell’Autorità Portuale

La Giunta comunale di Gioia Tauro, guidata dal vicesindaco Totà Parrello, ha approvato all’unanimità una delibera con cui chiede al Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture la rimozione immediata del presidente dell’AdSP, l’ammiraglio Andrea Agostinelli, e il commissariamento dell’ente. La richiesta include anche l’annullamento del provvedimento disciplinare e la sospensione dei membri dell’Ufficio procedimenti disciplinari.

Una delibera che arriva come risposta a un’ulteriore contestazione arrivata a Simona Scarcella, sindaco di Gioia Tauro, attualmente in aspettativa dal suo ruolo di responsabile dell’area legale presso l’Autorità di Sistema Portuale, e che potrebbe portare al suo licenziamento.

Nella delibera tra le motivazioni – si legge – «gravissimo attentato alla Costituzione Italiana ed alle prerogative politiche e amministrative», «gravissimo attentato alla libertà delle istituzioni e un atto offensivo nei confronti del Sindaco di Gioia Tauro e dell’intera comunità vilipesa e oltraggiata, nel tentativo di intimidire il primo cittadino».

Per la Giunta «il Presidente dell’Autorità Portuale ha inteso esercitare un’attività di condizionamento illecita del componente del Comitato di gestione, minando all’autonomia, alla libertà e alla situazione familiare e personale del sindaco di Gioia Tauro e sottoponendolo ad una pressione ingiusta e contraria ad ogni disposizione di legge».

«Questa amministrazione mai chinerà il capo di fronte a tentativi di condizionamento illecito, di prevaricazione, di minaccia delle istituzioni e di violenza di fronte alla di tutelare gli interessi del territorio», si legge ancora nella delibera.

Muraca (PD): Non si utilizzino le Istituzioni per fini personali

«Esprimo il mio fermo sostegno ad Andrea Agostinelli – ha detto Giovanni Muraca – che sta svolgendo il suo lavoro con serietà e competenza. Le accuse mosse nei suoi confronti, che riguardano provvedimenti disciplinari che non fanno altro che rispondere a dinamiche interne dell’Ente, non devono diventare terreno di scontro politico».

«È preoccupante che una questione amministrativa – ha aggiunto – venga strumentalizzata per fini politici, mettendo a rischio la stabilità dell’Autorità di Sistema Portuale».

Muraca ha sottolineato come la vicenda sia frutto di un conflitto che si trascina da anni e che ha coinvolto, in passato, la Scarcella stessa, quando ricopriva il ruolo di responsabile dell’Ufficio Legale e Anticorruzione. Le denunce e le accuse che la stessa aveva presentato nei confronti dell’Autorità Portuale, però, sono state tutte archiviate dalla Procura di Palmi. 

«Eppure – ha specificato Muraca –, nonostante i provvedimenti disciplinari nei suoi confronti siano stati legittimi e giustificati, oggi assistiamo a un tentativo improprio e strumentale di mettere in discussione la legittimità dell’operato di Agostinelli. Le Istituzioni non possono essere utilizzate come strumento per risolvere conflitti personali».

Arruzzolo (FI): Procedura disciplinare contro Scarcella «un oltraggio inaudito»

Per il deputato di FI, Giovanni Arruzzolo, «l’avvio di una procedura disciplinare nei confronti del sindaco di Gioia Tauro, Simona Scarcella, all’atto dipendente in aspettativa dell’autorità portuale, avviata dal Presidente Andrea Agostinelli per atti e fatti riconducibili al primo cittadino nell’espletamento del mandato istituzionale che lei ricopre, rappresenta senza dubbio un oltraggio inaudito nei confronti della prima e più alta istituzione della città».

«Bene ha fatto la giunta comunale – ha detto – a richiedere con forza non soltanto alcuni precisi chiarimenti su atti e condotte del Presidente Agostinelli, ma anche un intervento del ministero competente». 

«Riteniamo Simona Scarcella – ha proseguito – rea di aver semplicemente svolto i propri compiti professionali con ferma scrupolosità, mentre Agostinelli la attacca per aver esercitato nell’ambito del Consiglio comunale di cui lei è sindaco – quindi al di fuori di ogni attività lavorativa dell’autorità stessa – le proprie funzioni e prerogative istituzionali riconosciute dalla costituzione italiana». 

«Un attacco così violento nei confronti di un primo cittadino nell’espletamento delle sue funzioni non lo ricordiamo. È molto grave. Pertanto – ha concluso – la nostra totale solidarietà al sindaco di Gioia Tauro, oltraggiato e vilipeso nelle sue funzioni istituzionali, è piena ed incondizionata. Metteremo in campo tutte le forze politiche e istituzionali necessarie affinché questa prevaricazione ingiusta non vada avanti». (rrc) 

 

LA CALABRIA ADOTTI IL PORTO DI GIOIA: È
UN’ESSENZIALE OPPORTUNITÀ PER FUTURO

di SANTO STRATI – La Calabria adotti il Porto di Gioia Tauro: non è una preghiera o un’invocazione, quella lanciata da Pino Soriero a San Ferdinando di Rosarno nel bel convegno promosso dal PD e dal sindaco Luca Gaetano.

È un auspicio e, insieme, la constatazione di come ancora oggi manchi la giusta sensibilità nei confronti di un “gioiello” in grado di trasformare radicalmente, anche in termini occupazionali, l’economia e lo sviluppo non solo del territorio della Piana o dell’intera Calabria, ma anche del Paese.

Il Porto di Gioia Tauro è diventato il numero uno nel transhipment, che sarebbe la movimentazione dei container che arrivano da tutto il mondo e la loro veicolazione con consegna tramite gomma o ferrovia. E Gioia Tauro ambisce a fare molto di più, punta a “lavorare” i contenuti dei container attraverso processi di lavorazione e trasformazione industriale che possono trovare ampio spazio nell’immensa area del retroporto, pressoché inutilizzata. Perché ciò si realizzi occorre una visione industriale di tutta l’area portuale con lo sviluppo delle relative competenze di lavoro.

A cominciare  da quella che si chiama “piastra del freddo”. L’esempio più concreto lo porta il “re del tonno” Pippo Callipo che ha superato i 100 milioni di fatturato annuo, il quale, a San Ferdinando di Rosarno ha spiegato come lo stoccaggio della materia prima proveniente da tutto il mondo nel Porto, negli appositi capannoni industriali che l’azienda ha realizzato, ha permesso di incrementare la produzione e ottimizzare i tempi di lavorazione, con il conseguente incremento della manodopera e dell’occupazione.

Il Porto va considerato, dunque, come un’essenziale opportunità per la sua centralità nel Mediterraneo che andrebbe ulteriormente valorizzata mediante interventi strutturali che, ad oggi, sono stati realizzati solo con investimenti dell’Autorità di Sistema Portuale. Il suo presidente, ammiraglio Andrea Agostinelli, ha raccontato con sanguigna e autentica passione cosa ha trovato quando arrivò da Commissario a Gioia Tauro e cosa lascia, al termine del suo mandato (che sarebbe auspicabile venisse rinnovato senza alcuna perplessità, visto l’ottimo lavoro e i risultati ottenuti).

Da una situazione fallimentare con centinaia di operai mandati a casa dalla sera alla mattina e prospettive più che cupe, a uno straordinario rilancio di tutta l’attività portuale, con investimenti milionari da parte dei concessionari subentrati (MSC e Automar-Grimaldi) e una rivitalizzazione straordinaria di tutte le potenzialità Porto. I numeri parlano da soli. siamo arrivati a quasi 4 milioni di teus nel 2024 (l’unità di misura dei container) e nuovi record di preannunciano anche per quest’anno. Consideriamo che il Porto, nato sulle ceneri di quello che avrebbe dovuto servire il mancato V Centro Siderurgico (del famigerato pacchetto Colombo che avrebbe dovuto pacificare i rivoltosi reggini del 1970) ha un pescaggio così ampio da avere superato come operatività persino Genova: possono attraccare le gigantesche supernavi portacontainer la cui altezza richiede grandi profondità che solo Gioia, nel versante italiano del Mediterraneo, è in grado di offrire. Solo che, mentre per Genova vengono stanziati e messi a disposizione centinaia di milioni, al Porto di Gioia, fino a oggi sono state destinate soltanto briciole.

Per questa ragione, Soriero, che è stato sottosegretario nel Governo Prodi proprio ai trasporti e che conosce perfettamente le problematiche del Porto di Gioia ha lanciato l’appello perché la Regione si faccia portavoce delle esigenze di sviluppo del suo Porto, il più grande del Mediterraneo. Un Porto che potrebbe attivare migliaia di nuovi posti di lavoro, al pari di quello che è successo a Tangeri, a Port Said (sulle coste dell’Africa) o addirittura nella spagnola Algesiras. Soriero, che alla realtà di Gioia ha dedicato un corposo e documentato libro (Andata in Porto, Rubbettino), ha vissuto da esponente del Governo tutte le problematiche del Porto di Gioia, attivandosi, in maniera intelligente e con larga visione, affinché le soluzioni arrivassero nei tempi giusti (per esempio l’istituzione della Capitaneria) e tante altre soluzioni ottimali per rendere lo scalo attrattivo e funzionale.

Adesso è una realtà che identifica un’idea di sviluppo che ancora non ha raggiunto il suo traguardo immaginato, ma esistono tutte le condizioni perché questo “gioiello” possa costituire il volano di rilancio del Mezzogiorno, sfruttando la sua posizione nel Mediterraneo. Sono, in realtà, poche ma impegnative le cose da realizzare: ci scapperebbe da ridere se non fosse una vicenda grottesca, la mancanza della necessaria illuminazione per ampliare le movimentazioni anche di notte. Sono lavori di poco conto, ma il Governo centrale (quello che destina grandi risorse a Genova) fa orecchie da mercante.

E poi c’è la ferrovia: un tratto di pochi chilometri che ha dovuto aspettare vent’anni per vedere realizzato il collegamento diretto con il Porto. Il Presidente Agostinelli è uno che non le manda a dire: «I maggiori porti italiani – ha evidenziato – hanno un grave problema per mancanza di aree di stoccaggio, mentre Gioia Tauro ha dietro di sé ben 477 ettari: a fronte delle opportunità di sviluppo del Porto per il quale basterebbero forse solo 150 milioni, lo Stato destina appena 50 milioni riservando un miliardo e mezzo a Genova».

Non servono commenti, è necessaria la non più rinviabile e netta presa di posizione della Regione sul Porto di Gioia. Un investimento sul futuro dei giovani, sul futuro dell’area ma anche di tutta la Calabria.

Il Mediterraneo è il nuovo protagonista dell’economia e il Porto di Gioia, come la Calabria, ne sono al centro. Occhiuto non se lo dimentichi. (s)

Porto e Calabria: dagli industriali reggini un’idea di sviluppo

di DOMENICO VECCHIO – Parlare ancora oggi solo di Porto di Gioia Tauro diventa fortemente riduttivo per quelli che sono invece gli interessi della Calabria e più in generale del Sud.

Infatti, la nostra attenzione dovrebbe essere semmai rivolta all’Area Portuale nel suo complesso, dedicando particolare attenzione all’immensa area retroportale che dovrebbe, invece, essere sviluppata aiutando e incentivando le aziende a venire a investire nel retroporto e creare quindi posti di lavoro a vantaggio, in particolare dei nostri giovani, contribuendo in maniera determinante alla diminuzione del processo migratorio.

Il porto di Gioia Tauro è ormai una realtà riconosciuta a livello mondiale, ed è uno dei pochi, a livello europeo, dove possono entrare le “Navi più Grandi del Mondo”, e questo è ovviamente merito dei grandi investimenti fatti dalla società TIL del Gruppo Aponte a cui indubbiamente va riconosciuto questo merito, oltre ovviamente al grande lavoro svolto dall’Autorità Portuale di Gioia Tauro, sapientemente guidata dall’Ammiraglio Andrea Agostinelli, a cui va riconosciuto sicuramente il merito di aver risolto egregiamente una seria infinita di problemi che assillavano il Porto, ma che limita, ovviamente la sua attività al solo scarico dei container dalle grandi navi per poi smistarli e quindi farli ripartire su altre navi ma di ridotte dimensioni in modo da poter entrare in tutti i porti di limitate dimensioni.

Questo è assolutamente una grande conquista per Gioia Tauro ma si potrebbe fare molto di più facendo in modo che i container  scaricati al porto di Gioia Tauro  vengano aperti e le merci in essi trasportati vengano lavorate nelle aree industriali del retroporto.

Sarebbe certamente la soluzione importante per dare sviluppo al nostro territorio e contribuire in modo sostanziale a una rinascita economica e sociale di tutta la regione.

Sarebbe necessario a parere di Confindustria Reggio Calabria, che la classe politica tutta, senza schieramenti di partiti, ma avendo a cuore lo sviluppo sociale ed economico del nostro territorio collaborassero insieme per arrivare a questo risultato, mostrando amore per il proprio territorio, facendo una politica anche protezionistica delle proprie identità, dei propri interessi, tralasciando l’interesse di bottega, finendola anche la politica dell’opposizione demagogica, a ogni costo e contro ogni proposta che arriva da una delle parti, ma collaborando insieme, anche con spirito critico ma costruttivo.

Noi industriali di Confindustria Reggio Calabria ci auguriamo esattamente questo e per raggiungere questi obbiettivi ci stiamo adoperando affinché si capisca bene la ricchezza in termini di ricadute occupazionali e di conseguenza di crescita culturale ed economica del nostro territorio, che il porto con il suo retroporto rappresenta per la Calabria intera. (dv)

(Domenico Vecchio è il Presidente di Confindustria Reggio)

Da San Ferdinando l’urlo del riscatto

di CATERINA RESTUCCIA – Si alza da San Ferdinando l’urlo dell’ennesimo riscatto della terra di Calabria.

Il piccolo comune marino, fortemente attratto dalle politiche portuali e imprenditoriali che gravitano intorno al noto Porto di Gioia Tauro, si fa tavola rotonda per un incontro che dia ampio respiro a tutte le visioni intorno alla realtà ultradecennale del porto.

Ed è così che a San Ferdinando si è vista una sala consiliare incredibilmente stracolma e si è registrato un pubblico interessato e attento per un incontro – dibattito molto attrattivo dal titolo: Al centro del Mediterraneo – Porto e territorio, una sfida possibile.

Il convegno ha sintetizzato l’unione di numerosi enti compartecipanti per l’organizzazione dell’evento: Comune di San Ferdinando, l’Autorità di Sistema Portuale dei Due Mari Tirreno Meridionale e Ionio, M.A.S.K. ITS Academy, Automar, Callipo Group, Rubbettino, l’Accademia delle Belle Arti di Roma, il Partito Democratico.

Con la moderazione della giornalista Barbara Panetta la serata ha goduto di un susseguirsi di nomi insigni di relatori e relatrici, che hanno delineato sulla scorta del proprio ruolo, e soprattutto di tutti i compiti svolti negli specifici ambiti, una fisionomia completa della realtà portuale.

L’incipit è stato, come la regola vuole, istituzionale. Non sono mancati, difatti, i saluti istituzionali e i ringraziamenti del Primo Cittadino di San Ferdinando Luca Gaetano.

E lungo le direttrici del convegno sono emerse senza retorica sia tante criticità quante altrettante fiducie e prospettive future verso una realtà portuale che ancora ha molto da offrire e sviluppare.

È stata così una vera e propria batteria di interventi, che hanno manifestato varietà di intenti e soprattutto di stati d’animo. Ha immediatamente evidenziato la sua soddisfazione l’Ammiraglio Andrea Agostinelli, Autorità Portuale, che, pur manifestando un certo entusiasmo per i risultati raccolti dal lavoro svolto dal Porto, non ha taciuto qualche amarezza per le annose questioni di numerosi ettari di Retroporto in fase stagnante.

Infatti, il Porto di Gioia Tauro, che ha sempre attirato l’attenzione di autorità e di società, rimane al centro delle discussioni su apertura e chiusura di un territorio ancorato a retaggi e miti, ad angosce ed attese imprenditoriali ancora difficili da risolvere così come anche esprime la stessa Rosy Ficara di Automar S.p.a. La stessa, pur riportando dati importanti della società, ha oggettivamente denunciato le carenze strutturali e di servizio, che impediscono l’esplosione imprenditoriale del territorio. E lungo la stessa linea si sono trovati il grande imprenditore calabrese Pippo Callipo e il presidente di Confindustria di Reggio Calabria Domenico Vecchio, convogliando, criticamente insieme, sulle tortuosità burocratiche e politiche della questione “Porto di Gioia Tauro”.

Proprio per questo è Gregorio Pititto della CGIL che, con tono pacato e speranzoso, invita, invece, le forze politiche a incidere più positivamente sul caso Porto di Gioia Tauro, auspicando maggiore comunicazione tra le parti al fine di un ulteriore decollo territoriale.

«La Calabria è una terra che ha tutte le condizioni per superare ogni limite e ogni barriera», grida in chiusura e dirittura d’arrivo dell’incontro l’Onorevole Giuseppe Soriero, già Sottosegretario e autore del testo “Andata in porto”, cronistoria della questione portuale gioiese che racconta una sfida e ne celebra una riuscita.

Sono spettate, infine, ad Antonio Misiani, già Viceministro dell’Economia e delle Finanze, le conclusioni positive e costruttive del dibattito “Ai calabresi e alla Calabria non mancano le potenzialità e non mancano i numeri per un rilancio non solo di uno dei porti più importanti al mondo, ma anche per una ricostruzione territoriale, bisogna, pertanto, attirare investimenti e imprese” chiude sinteticamente e spinge ad altre riflessioni non meno importanti sulla storia del grande Porto di Calabria. (cr)

L’OPINIONE / Giacomo Saccomanno: Rigassificatore Gioia Tauro non può essere condizionato dai “no”

di GIACOMO SACCOMANNOLa Calabria ed il Sud non hanno bisogno di continui “no”, ma la inderogabile necessità, invece, di percorrere strade di progresso e di investimenti per sviluppare economia, crescita ed occupazione.

Il rigassificatore, per come progettato, non ha, assolutamente, ragioni di preoccupazione e potrebbe dare una spinta rilevante per creare un polo di sviluppo nell’area portuale. Si legge, inverosimilmente, che “l’autorizzazione alla costruzione a Iren e Sorgenia è del 2012, ma c’erano dubbi già nel 2008, nella prima relazione parlamentare sulla ‘ndrangheta che raccontava «la capacità delle cosche di utilizzare le strutture portuali. Se non si pone rimedio, tale situazione è inevitabilmente destinata ad aggravarsi in relazione agli ingenti investimenti …».

Primo nell’elenco «… l’impianto per la rigassificazione …», cui «… si accompagnerebbe la cosiddetta piastra del freddo …». A testimoniare l’interesse delle cosche sono alcuni fascicoli processuali. In un processo a Locri c’è un verbale di interrogatorio del collaboratore di giustizia Marcello Fondacaro che il 6 dicembre 2018 ai PM fa i nomi di alcuni imprenditori della Piana che «… stavano portando avanti un progetto … di questa cosa all’interno del porto …».

Mi chiedo e chiedo ai tanti giornalisti o politici che scrivono queste cose se stanno in terra o su Marte! È noto, elementare, chiarissimo che dove vi sono dei flussi di denaro, risorse e lavori, la ‘ndrangheta, come tutte le mafie, accendono la lampadina per cercare il guadagno facile e condizionare le imprese ed i lavori. Ma, questo non vuol dire, non può far considerare, non è tollerabile, solo pensare che un’opera di tale rilievo non si debba fare perché ci potrebbe essere l’interessamento della ‘ndrangheta!

Questa è follia pura! Può uno Stato civile e democratico piegarsi a tali logiche perverse? Può rinunciare allo sviluppo di un territorio per paura? Può abbandonare i cittadini perché teme il condizionamento delle mafie? La risposta è una sola e deve essere gridata: no. Lo Stato non si piega e va avanti con coraggio ed assumendo tutte le necessarie contromisure. Seguire una logica indicata dalla sinistra vuol dire lasciare un territorio nell’arretratezza, nella povertà, nella disoccupazione, nel degrado sociale e tecnologico, in sostanza proseguire nel percorso di abbandono che finora il Sud e la Calabria hanno subito.

E, proprio per queste ragioni, il rigassificatore, come tutte le altre opere infrastrutturali, devono essere realizzate al Sud e in Calabria, per dimostrare che lo Stato esiste, che non ha paura di nulla, che tali territori devono essere salvaguardati, tutelati e aiutati a crescere.

La ‘ndrangheta si combatte decisamente, con forza e coraggio, e non si convive supinamente per paura o altro. Bisogna, quindi, andare avanti e continuare a sostenere il coraggioso lavoro del Ministro Salvini e del Presidente Occhiuto che non temono e combattono a viso aperto per sconfiggere il malaffare e per dare al Sud e alla Calabria ed alla Nazione intera quella normalità che è stata negata, finora, dalla sinistra, che vorrebbe lasciare questi territori nel degrado, in povertà e senza alcuna speranza.  (sc)

[Giacomo Saccomanno è avvocato, già Commissario regionale Lega e sindaco del Comune di Rosarno]

Porto di Gioia Tauro, rinnovata concessione a Heidelberg Materials

L’Autorità di Sistema Portuale portuale dei mari Tirreno meridionale e Ionio ha rinnovato la concessione demaniale marittima alla società Heidelberg Materials Italia Cementi Spa, terminalista nel porto di Gioia Tauro per la movimentazione di cemento alla rinfusa.

Operante da oltre 25 anni nell’area portuale, svolge un’attività di deposito e ricarico sfuso del cemento nel porto di Gioia Tauro. Approvata dai membri del Comitato di Gestione, la concessione rimane invariata nella sua estensione per una superficie di oltre 6,9 mila metri quadrati, mentre passa da quattro a dieci anni, con scadenza a fine 2034. 

Ad avvallare il riscontro positivo del rilascio della concessione, anche, le ottime performances raggiunte dal Terminalista nel corso degli anni. Presente in porto con due silos, ubicati lungo la banchina di ponente, rispettivamente di 9 mila e 4 mila tonnellate di stoccaggio e organizzati per due diverse tipologie di cemento, ha registrato una crescita costante dei movimenti. Nell’anno appena concluso sono stati movimentati 40 mila tonnellate di cemento alla rinfusa, registrando l’arrivo di 10 navi. 

Si tratta di un trend in crescita che ha visto consolidare la posizione di Heidelberg Materials Italia Cementi Spa nello scalo calabrese, con ottime previsioni di crescita anche nell’anno in corso. (rrc)

Si è riunito l’Organismo di partenariato della risorsa mare dell’Autorità di Sistema Portuale

Si è riunito, a Gioia Tauro, l’Organismo di partenariato della risorsa mare dell’Autorità di Sistema portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio.

L’Organismo è composto, per legge, da 13 membri con funzioni di confronto partenariale tra le autorità pubbliche e il mondo delle imprese che operano in porto.

Tra gli argomenti posti all’ordine del giorno, la ratifica della variazione d’urgenza del Bilancio 2024 che ha previsto, tra le varie misure, lo stanziamento di 1 milione di euro da destinare al rimborso delle tasse d’ancoraggio alle compagnie di navigazione, linee o consorzi d’armamento che svolgono l’attività di trasporto merci in relazione alla propria tipologia di traffico nei porti di competenza.  

Tra gli altri punti affrontati, di particolare rilievo, l’approvazione della variazione del Programma Operativo Triennale che ha ampliato a 66 milioni di euro il finanziamento del progetto di elettrificazione della banchina di levante del porto di Gioia Tauro, dei quali 18 milioni già assegnati all’Ente e, inizialmente, derivanti dal Fondo di Coesione.

I restanti e attuali 48 milioni di euro sono stati destinati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che ha così stanziato la copertura dell’intero pacchetto finanziario, facendolo però derivare dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. 

A tale proposito, il presidente Andrea Agostinelli, nel ringraziare i membri dell’Organismo per la relativa approvazione, ha sottolineato l’importanza della sfida accolta dall’Ente: «Abbiamo finalmente ottenuto il finanziamento di questa infrastruttura, per la quale erano stati stanziati solo 18 milioni di euro, insufficienti al completamento dei lavori».

«Ora, con lettera ufficiale del Mit, datata 22 gennaio 2025 – ha aggiunto – abbiamo ricevuto ulteriori 48 milioni di euro che, complessivamente, ampliano il valore del finanziamento a 66 milioni di euro. Mi preme, però, evidenziare un particolare: il finanziamento non grava più sul Fondo complementare ma sul Pnrr, che significa dover procedere al relativo collaudo entro il mese di marzo 2026. Si tratta, evidentemente, di una sfida difficilissima che noi abbiamo accolto, per la quale abbiamo già destinato, in emergenza, l’impegno di metà del personale dell’Ente».

«Siamo decisi a vincere anche questa sfida – ha concluso – ma è evidente che non potremo accettare una eventuale mancanza di collaborazione da parte delle Amministrazioni – in specie quelle Locali – chiamate a partecipare al completamento dei procedimenti istruttori, perché – si tratta – di una opera che determinerà la sopravvivenza del porto di Gioia Tauro».

Si è, quindi, passati alla discussione relativa al recepimento della contrattazione di II livello del personale non dirigenziale dell’Ente, scaduta nel 2009, il cui rinnovo è stato più volte sollecitato dal Collegio dei revisori e dalla Corte dei conti, che è stata sottoscritta dalle associazioni sindacali lo scorso giugno e approvata dal Mit nel novembre del 2024. 

Stessa ricezione per la contrattazione di II livello del personale dirigenziale, scaduta nel 2012 e sottoscritta lo scorso 20 dicembre. 

Infine, come atto dovuto, è stato altresì recepito il Ccnl Porti del personale dipendente delle Autorità portuali approvato di recente a livello nazionale. (rrc)